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da Lindë » 03/10/2012, 19:51
[Lunedì - ore 17.23]
Quanto si sentiva stupida. Non si erano visti per tutta l'Estate, e una volta tornati non l'aveva cercata. Un modo come un altro per farle capire che quell'episodio al Lago non avrebbe avuto un seguito? Forse, ma Lindë Vilvarin non era tipo da lasciare le cose in sospeso. Non così. Non dopo un momento come quello vissuto un paio di mesi prima. Non quando aveva sentito il suo cuore battere di nuovo. Per questo si era data una ripulita veloce prima di prendere passo verso il Castello. Non era quasi mai presente al suo interno, perché passava il suo tempo alle Serre. Persino dormire era un'attività che la donna svolgeva nel posto che più sentiva congeniale a sé. Ed ora, invece, eccola camminare per i corridoi di Hogwarts, in direzione del sesto piano. Gli studenti che le passavano accanto sgranavano gli occhi, straniti ed increduli nel vederla lì. Già, quasi non ci credeva nemmeno lei. Stivali al ginocchio scuri, di quelli che di tacco hanno poco o niente perché non sono di certi portati per bellezza quanto per comodità, un vestito a maniche lunghe di colore nero appena sopra il ginocchio, capelli lisci e sciolti sulle spalle e sulla schiena e quegli occhi particolari che erano adombrati ora, come un velo che li rendeva tristi. Si fermò proprio di fronte alla porta dell'ufficio di Irvyne, sospirando appena. Voleva davvero bussare? Voleva davvero ritrovarselo davanti? Per dirgli cosa, poi? Che aveva pensato spesso a lui nei suoi viaggi? Che si era chiesta se anche lui l'avesse pensata? Che avrebbe voluto vederlo aprire la porta delle Serre per sorriderle, e che ci era rimasta male visto che tutto questo non era successo?
Sono proprio stupida.
Si disse con un altro sospiro, scuotendo il capo e scostandosi i capelli dal viso. Cosa voleva fare lì? La figura della donnina patetica in balìa di un uomo? Volse il corpo, pronta ad andarsene e tornare alle Serre. Probabilmente si era solo illusa. Probabilmente sarebbe stato meglio per lei darsi una svegliata.
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da Irvyne » 03/10/2012, 22:11
Una volta rientrato presso la scuola era stato quasi immediatamente richiamato in Olanda per una importante scoperta astronomica di proporzioni storiche, difatti poteva anche trattarsi della scoperta di una nuova galassia. Fuori per altri quindici giorni dunque, aveva deciso di attendere il suo effettivo ritorno ad Hogwarts prima di dirigersi verso le serre ed andare quindi a trovare la ragazza che qualche mese prima aveva fatto scattare le sottili corde del proprio cuore, facendole vibrare come quelle di un violino, o forse come quelle di una viola, il suo strumento preferito. Paradossalmente però, la sua paura più grande era che lei avesse dimenticato quel loro attimo di insospettabile bellezza, viste le settimane ormai trascorse nel completo silenzio per via degli impegni dell'uno e dell'altra. Una paura dunque reciproca, per quanto purtroppo nessuno dei due poteva sapere una realtà così sorprendente.
Lindë...
Nemmeno tre ore che aveva posato il proprio corpo sulla poltrona dell'ufficio in pelle nera e subito meditava come trovare la maniera di presentarsi a lei per poter parlare un poco, avere un minimo dialogo, insomma, riprendere da dove avevano interrotto, sperando con vivo spirito che davvero lei non avesse fatto che proseguire oltre con la sua vita ipotizzando loro due così diversi seppur in molti lati, così vicini. Picchiettava con le dita a ritmo sul bordo di legno della scrivania in mogano, fissando un punto vuoto, vestito con quelle vesti semplici ma a loro modo eleganti e sempre in linea con il suo stile classico. Un maglioncino color grigio perla a coprire una canottiera bianca, poi sotto un pantalone nero classico e ai piedi delle scarpe da passeggio lucide, in cuoio nero. Cinta di egual colore del pantalone con fibbia in argento in accostamento alla tonalità del maglione, occhi scuri e profondi e capelli tirati appena su a donare quel piccolo lato più giovanile del suo essere, reso misterioso dal viso espressivamente serio e maturo. Alla fine, decise che forse era meglio evitare di rimanere lì, imbambolato come uno stoccafisso, indeciso su una cosa così stupida come una semplice visita di cortesia, che si poteva rivelare comunque bella e appagante dal punto di vista professionale.
Chi voglio prendere in giro...
No, in effetti non riusciva ad essere calmo nemmeno con una cazzata simile. Il suo migliore amico, Logan Sykes, se fosse stato lì l'avrebbe preso a calci nel sedere spingendolo fuori dalla porta con il chiaro intento di convincerlo a seguire un poco di più l'istinto e non farsi mille problemi, lui, così calmo, pacato, intento a calcolare ogni minima cosa. Però in effetti era stato davvero maleducato a non scrivere nulla, nemmeno una piccola lettera. Non poteva rimanere impunito a quel modo, doveva per lo meno scusarsi, ed utilizzare quella scusante per poter parlare ancora una volta con lei. Si alzò in piedi, annuendo, prendendo un oggetto molto particolare dal cassetto della propria scrivania, un oggetto che a tutti gli effetti aveva preso proprio per la professoressa di Erbologia, iniziando a camminare verso la porta, posando la mano sul pomello ed agendo quindi, aprendola e trovandosi davanti una sorpresa a dir poco assurda e fulminante. Lindë era giunta fino a lì, scegliendo poi di allontanarsi probabilmente, infatti gli stava dando le spalle mentre camminava a passo svelto, ma forse avrebbe rallentato ascoltando il rumore di una porta che veniva aperta, tanto alla fine, se non fosse stato quello a bloccarla, ci avrebbe pensato la voce calda, bassa e virile del professore di Astronomia a farle intendere che doveva per forza bloccarsi, per sentire quello che aveva da dire, in fondo, era arrivata fino a là per quello probabilmente, no?!
Lindë... Cioè... Professoressa Vilvarin, aspetti!
In quello stesso istante, Irvyne Trigger si stava focalizzando solamente sulla speranza che la ragazza si voltasse e gli concedesse ancora una volta di ammirare i suoi bellissimi occhi di quel colore a dir poco indefinibile. Se ella l'avesse fatto allora, avrebbe di certo notato il dono che il ragazzo stava portando con se, verso chi, beh, ancora lo doveva capire e scoprire. Comunque, nella mano destra del ragazzo era tenuta salda una confezione di cioccolatini al latte a forma di cuore, un dono particolarmente romantico e... Dolce, beh si, decisamente dolce, il tutto incorniciato con eleganza da un fiocco di stoffa leggera e sobria. Per alcuni secondi ci fu il silenzio, si stavano finalmente rivedendo e lui percepiva di nuovo lo stesso battito accelerato di quella notte, piena di stelle, nuvole chiare, riflessi acquatici e calore. Fece un passo in avanti, per non esserle troppo lontano, mentre la porta del proprio ufficio era rimasta aperta, pazienza, non era affatto importante in quel momento. Se non altro non girava anima viva a quell'ora, evidentemente per molti era ancora periodo di lezione. Un leggero sorriso in direzione della ragazza, e finalmente altre parole piccole, significative ed importanti ad uscire dalle sue labbra sottili contornate dal velo di una barba incolta di appena un giorno o forse anche meno.
Ecco beh io... Questo... Questo te lo stavo portando... Cioè, glielo stavo portando... Adesso.
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da Lindë » 03/10/2012, 22:43
Aveva dato le spalle alla porta dell'ufficio di Irvyne per prendere a camminare velocemente lontano da quel corridoio e fuori dal Castello. Sapeva che era rientrato a scuola. Sapeva che aveva fatto lezione agli studenti. Sapeva che sarebbe stato libero di andarla a trovare, se l'avesse voluto. Ma se nulla di tutto ciò era accaduto, probabilmente c'era un motivo. Ed il motivo era che a lui non interessava, che non voleva rendere il loro incontro penoso per entrambi. Forse aveva voluto evitare attraverso il silenzio di doverla scaricare e farla morire d'imbarazzo. Gentile da parte sua.
Ma in fondo... perché avrei dovuto piacergli.
Si disse Lindë, quasi prendendosi in giro da sola. Non era bella o simpatica. Non era brillante o spiritosa. Non era solare o loquace. Non possedeva nessuna di queste qualità, al massimo i difetti opposti. Diffidente, chiusa, criptica ed inarrivabile per tutti. No, con lui era stato diverso, ma chi diceva che al professor Trigger bastasse questo per desiderare di voler rivivere ancora un momento come quello al Lago? Un momento che avrebbe potuto condividere con tante altre donne molto più espansive di lei, tra l'altro. Si passò una mano tra i capelli, con fare quasi rabbioso. Come aveva potuto illudersi così tanto? Avrebbe dovuto rimanere concentrata sulle sue piante, e nient'altro. Sapeva che le piante non l'avrebbero mai fatta soffrire, che non le avrebbero mai dato false speranze. Eppure aveva comunque deciso di avvicinarsi ad un essere umano, di aprirgli in parte il proprio cuore. Ed ecco il risultato.
Lindë... Cioè... Professoressa Vilvarin, aspetti!
Non si era accorta dello scatto della porta. Troppo immersa a maledirsi mentalmente. Ma quella voce, quella fu impossibile da ignorare. Fermò il suo incedere di colpo, sentendo il respiro mozzarsi nella sua gola. Non era pronta ad incontrarlo, non quando stava per scappare da lui fino a qualche istante prima. Sì, aveva preferito fuggire invece che affrontarlo, come avrebbe fatto una volta, prima di quei tre anni di vuoto. Ma quel vuoto aveva cambiato tutto, anche il suo modo di fare, al punto da non riuscire a farla tornare indietro. Per questo, voltandosi lentamente verso di lui, nessun suono uscì dalle sue labbra. Avrebbe potuto insultarlo, o perlomeno congedarlo con qualche frase lapidaria delle sue. Ma non lo fece. Rimase in silenzio, a fissarlo dritto negli occhi, fino a che lui non le porse qualcosa.
Ecco beh io... Questo... Questo te lo stavo portando... Cioè, glielo stavo portando... Adesso.
Osservò quel suo lieve sorriso coi propri occhi, più spenti di quella sera al Lago, ed abbassò poi lo sguardo sul regalo di Irvyne: cioccolatini, a quanto sembrava. Lindë allungò la mano e prese quella scatola, rigirandosela tra le dita. Non sollevò subito lo sguardo su di lui, non era sicura di cosa si sarebbe sentita di fare se l'avesse fatto. Una parte di lei voleva voltarsi ed andarsene, ma un'altra sentiva che bisognava fare almeno uno sforzo. Se l'avesse voluta mollare e troncare sul nascere ciò che tra loro c'era stato, gliel'avrebbe dovuto dire in faccia. Anche se iniziare un discorso del genere con una scatola di cioccolatini come regalo sarebbe stato forse un po' controproducente, per lui.
Grazie.
Mormorò comunque, alzando finalmente gli occhi sul suo viso. La voce fu atona, priva d'inflessioni particolari. Non voleva fargli pena, non voleva sembrare più patetica di quanto già non si sentisse. Si stava facendo paranoie assurdo per un uomo. Un uomo che aveva baciato. Un uomo che non le aveva scritto nemmeno una volta, per tutta l'Estate. Certo, nemmeno lei l'aveva fatto, ma almeno aveva l'attenuante del caratteraccio. Lui che scusa aveva?
Come sono andate le sue vacanze?
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da Irvyne » 03/10/2012, 23:40
A dirla tutta, Irvyne non avrebbe proprio voluto che il loro primo incontro fosse lì, in mezzo a quel corridoio, nella completa solitudine di un luogo che era chiaramente molto poco consono ai gusti della ragazza, ma d'altronde non si poteva certo prevedere cosa avrebbe riservato il destino in futuro, quindi era necessario accostarsi a quello che conferiva limitandosi ad agire secondo lo stesso impulso che l'aveva condotto ad uscire così velocemente dal proprio ufficio per dirigersi alle serre. Uno di fronte all'altra, quella situazione aveva una leggera punta di surrealismo su molti fronti, ma gli occhi di lui, quelli di lei, pronunciavano molte più parole di quante in realtà adesso ne stessero dicendo, in particolare la professoressa di Erbologia, che scelse di liquidare l'osservazione del dono del docente con un semplice ringraziamento veloce, facendo uscire aria dai suoi polmoni che sapeva di puro inverno, un inverno che ricco di neve, grandine e vento imperversava ora sul corpo e sull'anima di Irvyne Trigger che adesso rivedeva in lei, per qualche istante, dopo quell'incontro al lago, la stessa ragazza conosciuta il primo giorno ad Hogwarts.
Grazie.
Lindë sapeva esattamente come mettere a disagio gli esseri umani, o forse le veniva così spontaneo che nemmeno se ne accorgeva pienamente. Probabilmente era così, la seconda ipotesi, ed Irvyne non faceva così fatica a crederlo, visto che comunque lei aveva scelto di rimanere lì e non andarsene, quindi evidentemente questo le veniva da dire al momento e questo aveva detto, senza porre vicino delle altre parole inutili o semplicemente non adatte a quel momento che di magico non possedeva nulla, forse per il contesto, forse per le sensazioni, forse per il momento. Inspirò appena a quel ringraziamento, visto che era la prima volta dopo una lunga Estate che non ascoltava la sua voce, e il cuore che ancora una volta galoppava furioso, come se fosse in preda ad un infarto da un momento all'altro. Impossibile concepire quanto lei lo facesse sentire vivo. ... Per poi farlo secco pochi secondi dopo.
Come sono andate le sue vacanze?
Mi sei... Mi è mancata...
Quella risposta arrivò di getto come se fosse stata preparata con mesi di anticipo. Non sapeva bene come poterla chiamare, se con un "lei" o con un "tu", non sapeva quanto poteva permettersi con quella ragazza così onirica, così bella e dannatamente misteriosa da togliere il fiato al suo spirito. La cosa certa fu che anche per lui, quella fu la volta di dire semplicemente quello che voleva senza mettere nulla intorno di inutile o privo di importanza. Magari stava decidendo di seguire la stessa linea della ragazza per renderla maggiormente a suo agio, questo non lo si poteva di certo comprendere così, adesso, senza una dovuta attesa di ulteriori minuti di conversazione, ma era comunque sicuro che gli occhi del ragazzo erano rimasto tutto il tempo imbambolati a guardarla e ad ammirare il modo con il quale aveva scelto di vestirsi e di abbellire ulteriormente il suo corpo perfetto ed armonioso esattamente come la natura che tanto lei amava.
A parte questo... Sono andate come al solito, tra qualche ricerca in più, qualche possibile scoperta e tanto lavoro che stando qui non posso concedermi. Si, per me il lavoro è una concessione della mia vita, forse lo trova alquanto assurdo...
Una sottile risata a ripensare a quelle parole che ogni persona avrebbe reputato come quelle di un folle. Utilizzare l'Estate per lavorare ancora, si certo, in un altro settore, ma comunque lavorare, darsi da fare. E il mare? La montagna? Il bel mangiare e il relax? Possibile che per lui tutto questo passasse in secondo piano per qualche stella alta nel cielo che avrebbe comunque continuato a brillare anche dopo due mesi? Per Irvyne evidentemente era così, perché ogni giorno speso nel fortificare il suo rapporto con quel lavoro, la sua vita, era un giorno speso bene, ed era inutile che trovasse un espediente di divertimento come un bagno in mare quando davanti ad un telescopio poteva vivere tutta la tranquillità e la pace che ricercava sempre dopo i lunghi periodi di stress o di nervosismo. Si morse appena il labbro superiore, ma si doveva fare ancora una volta forza, per lei, per non rimanere lì, per continuare a portare avanti quel parlare con lei. Quello non era come il loro primo incontro, ma nemmeno come il secondo, quello era qualcosa di nuovamente diverso, diverso ma bello, almeno per lui. Bello, perché come protagonista c'era lei.
Perché non entra nel mio ufficio? ... Possiamo passare qualche minuto insieme e poi quei cioccolatini si gustano ancora meglio con del tè, non crede? Vorrei sapere se ho fatto la scelta giusta per la marca ed il gusto, ho passato svariato tempo nel negozio pensando a quali potessero essere le sue preferenze in materia di dolci, sempre se i dolci sono di suo gradimento, si intende... So che non sarebbe come recuperare tre mesi ma, farò del mio meglio, in fondo, lo stupido che è scomparso oberato di lavoro sono io, giusto?
E così, le tese la mano, fissandola intensamente negli occhi.
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da Lindë » 04/10/2012, 20:26
Mi sei... Mi è mancata...
Quelle parole le provocarono una contrazione allo stomaco. Sbatté le palpebre, deglutendo sonoramente. Non disse niente, semplicemente cercò d'incamerare quanto più fiato possibile. Una parte di lei, quella più profonda nel suo animo, urlava. Perché, perché se gli era mancata non le aveva mai scritto? Perché non l'aveva cercata, in qualche modo? Perché se ne usciva solo ora con quelle parole che le facevano battere il cuore? Inutile dire che esternamente non diede sentore di ciò che stava provando, rimanendo inespressiva sia nello sguardo che nelle reazioni del corpo.
A parte questo... Sono andate come al solito, tra qualche ricerca in più, qualche possibile scoperta e tanto lavoro che stando qui non posso concedermi. Si, per me il lavoro è una concessione della mia vita, forse lo trova alquanto assurdo...
Anche io ho passato l'Estate a fare delle ricerche. In Malesia. E' stata un'esperienza meravigliosa.
Perché dover mentire? Aveva adorato ogni singolo giorno di quei mesi estivi. Circondata dalle piante, dai fiori, dalla Natura, quello era stato bellissimo. Ma era vero, aveva pensato anche a lui. Che stupida. Eppure aveva detto che gli era mancata, no? Quindi forse anche Irvyne l'aveva pensata. Rimase in silenzio dopo quella parole, sentendosi palesemente a disagio. Avrebbe dovuto alzare i tacchi - per modo di dire - ed andarsene. Ma non ci riusciva. Come se aspettasse la sua prossima mossa. Come se sperasse... in una sua prossima mossa.
Perché non entra nel mio ufficio? ... Possiamo passare qualche minuto insieme e poi quei cioccolatini si gustano ancora meglio con del tè, non crede? Vorrei sapere se ho fatto la scelta giusta per la marca ed il gusto, ho passato svariato tempo nel negozio pensando a quali potessero essere le sue preferenze in materia di dolci, sempre se i dolci sono di suo gradimento, si intende...
Non ne ho mai mangiati.
Replicò lei subito freddamente, ad occhi bassi. Ecco, questa era lei. Gelida, lapidaria. Però... Però....
Però mi andrebbe di assaggiarli.
Aggiunse, un poco a disagio e la voce strana, quasi non fosse abituata ad usarla. Il che era strano, perchè con lui quella sera al Lago l'aveva usata eccome. Già, peccato che poi ne avesse fatto a meno per tutta l'Estate. Ed ora riprendeva ad usarla... con lui. Stupida, stupida, stupida.
So che non sarebbe come recuperare tre mesi ma, farò del mio meglio, in fondo, lo stupido che è scomparso oberato di lavoro sono io, giusto?
Giusto.
D'accordo, forse non avrebbe dovuto essere così diretta. Ma era quello il suo carattere, che ci poteva fare? E poi era vero, era stato lui a non farsi sentire, ed erano gli uomini a dover fare il primo passo. ... o almeno così credeva. Lo fissò dunque, in attesa che lui prendesse passo verso il proprio ufficio per assaggiare i cioccolatini... e sì, per quanto sembrasse assurdo, anche parlare un po'.
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da Irvyne » 04/10/2012, 21:41
Non ne ho mai mangiati. Però mi andrebbe di assaggiarli.
Irvyne Trigger non era un uomo sprovveduto o poco incline ad intuire quando le cose erano sistemate in una buona ottica. Chiunque avrebbe potuto dire che la risposta data dalla docente fosse piuttosto carente di speranze di portare avanti un discorso o quell'incontro fortunato, ma il ragazzo aveva appreso come la donna non fosse minimamente uguale a tutte le altre, anzi, aveva una caratteristica fondamentale che la differenziava da ogni altra femmina sulla faccia del pianeta: in una sola parola ne sapeva contenere un miliardo. Sorrise, quando ella disse che le sarebbe piaciuto assaggiarli, comprendendo che evidentemente desiderava che quel loro piccolo momento andasse ancora un poco avanti, magari per diversi minuti, o forse anche delle ore. Fu così quindi, che Irvyne le tese la mano, facendole presente che il suo desiderio era farsi perdonare per quella lunga assenza senza essersi fatto sentire, pieno di impegni e pochissima esperienza con le donne, e Lindë scelse di rispondere nella maniera più sincera e lapidaria possibile, in contrasto puro con il suo gesto successivo di prendere la mano di lui per farsi condurre in ufficio.
Giusto.
Più che giusto...
Fu quella la risposta che subito diede alla ragazza, senza attendere oltre e sorridendole con un velo di divertimento, sorridendo, come a volerle far capire che non gli aveva fatto del male e che lui era pronto a capirla, a comprendere i suoi silenzi e la sua sincerità e ad apprezzarla, nel modo migliore possibile, per far si di esserle più vicino di chiunque altro. La accompagnò fin dentro la stanza, lasciandole la mano così da fornirle libertà di sedersi, qualora avesse voluto. Quella stanza era proprio la stanza che uno avrebbe sicuramente accostato alla vita e alla persona di Trigger: un soffitto totalmente blu scuro fatto con stelle dipinte che si potevano illuminare al buio, varie cartine dello spazio disseminate in cornici e attaccate al muro, una scrivania di legno chiaro con una poltrona di pelle nera, un telescopio di buona fattura vicino alla finestra e per concludere, diversi libri deposti in una grande libreria sulla destra con letture di ogni tipo, dal romanzo, al saggio, al giallo, al settore di ricerca.
Questo è il mio piccolo regno, lei si circonda di piante ed io di stelle, curioso, non trova?
Disse lentamente e con dolcezza, mentre si avvicinava alla zona di ristoro dove iniziava a preparare del tè caldo e dal profumo intenso di vaniglia e cannella, una accoppiata molto forte, dolce e rilassante, da accostare per forza ad un sapore zuccheroso come quello del cioccolato. Nell'arco di pochissimi minuti dunque, furono pronte due tazze fumanti e dall'aroma profondo e delizioso, che l'uomo condusse fino alla scrivania con una delle tazze in perfetta direzione verso il corpo della sua ospite, più che gradita e sognata spesso durante quella Estate. Era così felice che lei fosse lì ed era dispiaciuto che non si trovasse forse molto a suo agio, avrebbe voluto che quella stanza per lei rappresentasse come un luogo sicuro, un posto tranquillo e dove potersi rifugiare ogni momento qualora l'avesse voluto, ma ogni cosa per gradi, a cominciare prima di tutto dalla realtà riguardo il suo rapporto con il mondo femminile, forse era proprio da quello che era meglio iniziare, per far capire a Lindë con che razza di uomo stava avendo a che fare.
Mi dispiace per... Il poco contatto tra noi. Immagino avrà compreso che non sono molto pratico nei confronti delle ragazze e lei è ben oltre la qualsiasi fortuna che un uomo può sognare, quindi credo di aver agito male anche a causa della forte emozione che mi ha sempre trasmesso, fin dal primo giorno.
Un velo di tristezza e timidezza allo stesso tempo si dipinse sul volto di Irvyne che, nel frattempo, aveva preso la tazza porgendola a Lindë in modo gentile e premuroso, per non volerle far muovere un muscolo, come se lei lì fosse non solo una semplice ospite, ma una autentica principessa.
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da Lindë » 04/10/2012, 22:07
Più che giusto...
Finalmente le sue labbra, proprio come quella sera al Lago, decisero di collaborare. Sentì gli angoli della bocca incurvarsi verso l'alto e così, mentre gli prendeva la mano per lasciarsi condurre nel suo ufficio, riuscì a sorridere. Un sorriso piccolo certo, ma pur sempre un sorriso. Forse perché era stata così diretta nell'ammettere che era colpa sua, ma lui non se l'era presa. Anzi, le aveva dato ragione, sorridendo in sua direzione come se fosse divertito. Lindë non riusciva davvero a comprenderlo. D'accordo, era stata colpa sua, ma perché non se l'era presa? Lei al suo posto si sarebbe offesa. E molto. Ma in fondo, era palese che Irvyne fosse molto, molto diverso da lei. Entrò all'interno del suo ufficio, guardandosi intorno senza la minima discrezione: al contrario, volse il capo più e più volte ed alzò la testa verso l'alto, come a voler studiare ogni dettaglio.
Questo è il mio piccolo regno, lei si circonda di piante ed io di stelle, curioso, non trova?
No.
Replicò lei lapidariamente, sedendosi di fronte alla scrivania del docente. La postura era abbastanza rigida, forse perché non era abituata ad ambienti come quello. Figuriamoci, lei stava sempre alle Serre. Persino quei pochi studenti che si azzardavano a domandarle qualcosa la trovavano lì. E adesso si trovava in un ambiente che non le era affatto congeniale, non c'era quindi da stupirsi se si sentiva a disagio. Accavallò le gambe in un gesto che di sensuale non aveva nulla, almeno volutamente: lei l'aveva fatto per comodità. Chissà che Irvyne non ne cogliesse sfumature maliziose, magari.
E' normale circondarsi di ciò che ci fa sentire bene.
Aggiunse, riprendendo il discorso di poco prima. Discorso, diciamo più quell'unica sillaba pronunciata in risposta al suo commento. Lo osservò muoversi, lo studiò silenziosamente mentre preparava il té, non sapeva con quale miscela, fino a posarle davanti una tazza fumante. Il profumo era ottimo, anche se Lindë era abituata al classico té al limone. La scatola di cioccolatini era posata sulla scrivania, poco distante da lei. Non sapeva bene se fosse il caso di aprirla. Alla fine decise che, essendo un regalo per lei, poteva farci ciò che preferiva. La aprì, lasciandola così per dare modo anche ad Irvyne di prendere un cioccolatino, se l'avesse voluto.
Mi dispiace per... Il poco contatto tra noi. Immagino avrà compreso che non sono molto pratico nei confronti delle ragazze e lei è ben oltre la qualsiasi fortuna che un uomo può sognare, quindi credo di aver agito male anche a causa della forte emozione che mi ha sempre trasmesso, fin dal primo giorno.
Anche a distanza di mesi l'effetto che Trigger aveva su di lei non era cambiato. Sentì le guance scaldarsi, e sicuramente non era colpa del té. Anche se, visto quant'era bollente, lo avrebbe potuto usare come scusa. Abbassò lo sguardo, annuendo appena. Nemmeno lei era pratica, forse anche meno di lui. E nemmeno lei gli aveva scritto, anche se non sarebbe stato proponibile pensare che potesse farlo, visto il suo carattere.
Dammi del "tu". Questo formalismo è... irritante.
Commentò, anche se non c'entrava niente con quello che l'altro aveva appena detto. Se non altro però aveva fatto un piccolo passo verso di lui, e questo non era un avvenimento da sottovalutare. Si portò la tazza alle labbra, soffiandoci sopra. Infine bevve un sorso, lasciando che quel liquido dolce le scaldasse la gola ed infiammasse ancora di più le sue guance nivee.
E' buono.
Mormorò, alzando lo sguardo. Fissò gli occhi nei suoi e sorrise appena, cercando di recuperare familiarità con lui. Di sciogliersi, insomma, anche se non era semplice.
Hai fatto scoperte interessanti, durante questi mesi?
Gli domandò poi, interessandosi alla sua vita. Certo, non aveva commentato le sue parole. Ma forse quella domanda valeva molto di più di qualsiasi altro commento avrebbe potuto fare.
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da Irvyne » 04/10/2012, 23:02
E' normale circondarsi di ciò che ci fa sentire bene.
Allora credo di aver sbagliato tutto questa Estate, forse avrei dovuto chiederle di accompagnarmi in ogni viaggio...
Altra risposta dettata dall'istinto, lo stesso istinto che Logan gli aveva sempre raccomandato di usare con le donne. L'amico gli aveva detto che spesso comportarsi in maniera molto naturale aiutava le donne a stare più tranquille, a loro agio, ed in più contribuiva al fatto che loro denotassero la sincerità altrui e dunque rimanessero piacevolmente sorprese da essa. Di certo il dragoniere aveva molta più esperienza di lui in materia femminile e quello lo si notava pienamente dalla differenza di vacanze dei due, ma questo non dava alcun problema ad Irvyne che ormai conosceva benissimo i suoi modi di fare, i suoi tempi per arrivare alle cose e troppo spesso aveva avvertito Logan di non provare ad immischiarlo in qualche appuntamento strano combinato perché la donna per lui prima o poi sarebbe giunta senza la necessità di andare a cercare in lungo o in largo, ed infatti...
Dammi del "tu". Questo formalismo è... irritante.
Irritante darsi del "lei". Un passo avanti per loro, o forse un passo che li facesse tornare più vicini allo standard di quella notte al lago. Lindë per quanto apparisse come una ragazza chiusa e senza la minima intenzione di conversare ed avere un rapporto sociale, con lui cambiava e riusciva a tirar fuori un lato di se così bello, spontaneo, genuino, puro, forse un lato che nessun altro fino ad allora aveva avuto il piacere e l'onore di osservare. Indubbiamente, quale altra persona poteva darle del "tu" adesso a parte lui? Nessuno, no, Irvyne pensava proprio che non ci fosse nessun altro sul suo stesso piano e ammettendola tutta... Desiderava che fosse così, altrimenti sarebbe stato geloso di quel qualsiasi altro. Gelosia, che strana sensazione, mai provata prima forse, una sensazione che molto spesso gli era stata presentata da Logan come il desiderio di "prendere a calci nel culo con violenza qualsiasi altro individuo di sesso maschile intorno alla tua donna", testuali parole sue, ovviamente. Tralasciando comunque certe cose, forse era meglio che il ragazzo adesso si soffermasse sui gesti della ragazza che adesso stava aprendo la confezione di cioccolatini e prendeva a seguito la tazza che lui gli porgeva, mentre Irvyne si limitava ad annuire alla richieste sull'entrare maggiormente in confidenza.
E' buono.
Oh, grazie... Non sono un grande estimatore del tè, a dire il vero preferisco di gran lunga quello al limone, freddo o caldo che sia, ma questa volta ammetto che volevo preparare qualcosa di consigliatomi da mia nonna appositamente per fare colpo su di te.
Un uomo che amava la famiglia, in particolare la figura della nonna, forse. Questo si poteva dedurre da quelle parole e dal suo sguardo di quando aveva nominato la vecchietta che ricopriva il ruolo di consigliera sulle miscele di tè più sofisticate a dai gusti più particolari e gustosi, in accompagnamento di quei cioccolatini che l'uomo fissava di tanto in tanto, aspettando solamente che lei ne assaggiasse uno. Gli occhi però, impossibili da controllare del tutto, tornavano sempre a guardare il viso della ragazza, di quella erbologa così bella, incredibilmente affascinante e meravigliosa in ogni forma ed armonia, dalle labbra, alle guance alle gambe che così slanciate, avevano soltanto eseguito quel piccolo movimento accavallandosi per aumentare il battito del suo cuore a pompare sangue ovunque, lasciando che quel tenue calore di una accennata eccitazione lo pervadesse, da semplice e normale uomo che osserva una donna attraente e che ispira fisicità. Cercò comunque di portar via l'attenzione da certe cose, adesso nella condizione di dover e voler rispondere subito alla domanda posta da lei, che gli stava facendo capire che magari, seppur leggermente, il dispiacere per il non essere stata contattata stava svanendo assieme al vapore sollevato dal calore della tazza di tè.
Hai fatto scoperte interessanti, durante questi mesi?
Ho scoperto di desiderarti come fidanzata...
... Oh beh si, si si. Sembra che presso la costellazione del Toro a distanza di forse quaranta o cinquanta anni luce si nasconda una serie di tre stelle che forse verranno battezzate "La triade naturale", in onore dei nomi che verranno conferiti a queste splendenti protagoniste dello spazio: "Acuan, Terran ed Ignis", dal latino "Acqua, Terra e Fuoco". Pare che queste stelle saranno chiamate così per via delle loro colorazioni tendenti all'azzurro, all'arancio rossastro e al verde smeraldo, incredibile, le uniche stelle fin'ora scoperte ad avere dei colori differenti dal bianco o dal giallo solare... Hanno una ipotesi di nascita che risale a poche migliaia di anni fa, sono giovanissime ed ora mi sto preoccupando di osservarle e studiarle per provare a capire se hanno un qualche influsso magico o mistico sul nostro pianeta, sarebbe bellissimo fare una scoperta del genere, non trovi?
L'entusiasmo con il quale spiegava quei dati e quegli studi era secondo soltanto all'entusiasmo mostrato nel volerle preparare il tè poco prima e condurla nel proprio studio e ufficio. Forse le due cose si livellavano, erano sullo stesso piano, alla pari, una cosa altamente assurda, visto che una semplice persona sembrava prendere tanta attenzione da parte di Irvyne quanto degli studi risalenti ad un sogno nato fin da bambino. Quella professoressa era molto speciale per lui, chissà se se ne sarebbe accorta presto o tardi, o forse se ne fosse già perfettamente consapevole, incapace di ammetterlo apertamente a se stessa.
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da Lindë » 04/10/2012, 23:34
Allora credo di aver sbagliato tutto questa Estate, forse avrei dovuto chiederle di accompagnarmi in ogni viaggio...
Questa volta le venne più facile sorridere. Forse anche per il complimento che lui le fece. In realtà non era propriamente un complimento, a pensarci bene. Era più l'ammissione di averla voluta accanto. Certo, cozzava un po' col modo in cui Irvyne si era comportato, ma lui stesso aveva ammesso la sua stupidità. E a Lindë andava bene anche così. Assaggiò quel té di una miscela diversa da quella abituale e lo trovò buono, stranamente. La scatola di cioccolatini era lì, aperta, e sembrava che Trigger volesse vederla assaggiare per prima. Per questo, l'Erbologa allungò la mano e ne prese uno, mordicchiandone circa metà coi denti. Sulla lingua si dissolse subito un dolcissimo sapore di cioccolato, che le fece socchiudere gli occhi per un momento. Era delizioso. E lo era anche lei, probabilmente, in quella posa sensuale ed erotica quanto involontaria, con la lingua che andava ad umettare le labbra. Riaprì gli occhi qualche istante dopo, facendo sparire anche l'altra metà del cioccolatino.
Hai ottimi gusti.
Ammise, incurvando le labbra in un piccolo sorriso. Era il massimo che potesse dirgli, almeno per il momento. E poi gli aveva anche fatto i complimenti per il té. Considerata la persona, era quasi un miracolo.
Oh, grazie... Non sono un grande estimatore del tè, a dire il vero preferisco di gran lunga quello al limone, freddo o caldo che sia, ma questa volta ammetto che volevo preparare qualcosa di consigliatomi da mia nonna appositamente per fare colpo su di te.
Anche io lo prendo al limone, di solito. Ma sono contenta di aver provato qualcosa di nuovo.
Commentò Lindë, con voce sincera. Già, che cosa strana per lei provare delle novità, uscire dalla routine. Si era circondata di gesti rituali da quando era tornata a casa dei suoi, dopo quei tre anni di buio. Non voleva cambiare per paura di dimenticare. Eppure ora aveva cambiato. Era uscita dai suoi schemi anche se solo per una tazza di té. Poco? Per la Vilvarin era persino troppo. Gli chiese delle sue ricerche, era curiosa. S'interessava a lui, forse per dimostrargli che ci teneva davvero. Anche se mai l'avrebbe ammesso ad alta voce, almeno al momento.
... Oh beh si, si si. Sembra che presso la costellazione del Toro a distanza di forse quaranta o cinquanta anni luce si nasconda una serie di tre stelle che forse verranno battezzate "La triade naturale", in onore dei nomi che verranno conferiti a queste splendenti protagoniste dello spazio: "Acuan, Terran ed Ignis", dal latino "Acqua, Terra e Fuoco".
Non sentì più niente, dopo quelle parole. Acuan, Terran, Ignis. Quei nomi. Quei simboli. Abbassò lo sguardo, che si fece vitreo. Un luogo. Delle persone. Un titolo. Terran Verdigris.
... non trovi?
La tazza le sfuggì dalle dita, scivolando lentamente fino a terra dove s'infranse. Lindë rimase ferma, immobile, come imbambolata. Non riusciva a muovere un muscolo, nemmeno volendo. E poi non voleva. La sua mente sembrava altrove, e non sapeva tornare indietro. Era l'unica cosa che riusciva a ricordare. L'unica cosa che le rimbombava nel cervello. Terran Verdigris.
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da Irvyne » 05/10/2012, 0:12
Anche io lo prendo al limone, di solito. Ma sono contenta di aver provato qualcosa di nuovo.
Quelle parole erano pura musica per le sue orecchie. D'accordo, per molti esseri umani dotati di buon udito quelle sarebbero risultate delle frasi dette per comune e tranquilla tendenza al pacifismo, al quieto vivere e alla circostanza, ma Irvyne ancora una volta si trovava in disaccordo col mondo che non contemplava nemmeno quanto la donna di fronte a lui fosse incredibilmente differente da ogni altra esistente, una realtà impossibile da comprendere per chi non la conosceva affatto. Quello che accadde dopo poi, fu un susseguirsi di sorprese, piacevoli e spiacevoli insieme, visto che i pochi secondi successivi videro la ragazza cibarsi di quella cioccolata che mai lei aveva assaggiato in vita sua, assumendo una posa altamente erotica ed eccitante che non lasciò affatto il professore indifferente, anzi, dovette fare molto appello al suo autocontrollo per non fare una faccia stupefatta da così tanta femminilità espressa in pochi, semplici gesti. L'erbologa fece capire che aveva gradito quel gusto, ed anche molto, visto che lo percepiva al palato con tanta intensità e lentezza da apparire quasi come calcolata apposta per farlo morire lentamente di bruciore e passione. Irvyne era praticamente nelle sue mani e lei nemmeno se ne rendeva conto, assurdo, davvero assurdo. Purtroppo dopo però, accadde qualcos'altro che lasciò di sasso nuovamente Irvyne, ma questa volta non per un avvenimento tutto sommato bello da vedere, ma per qualcosa di terribile e preoccupante. Poco dopo aver concluso di parlare di quei suoi ultimi progressi nel campo astronomico, quel famoso viaggio in Olanda, per intenderci, la ragazza mostrò un improvviso stato di smarrimento totale, accompagnato da uno sguardo perso nel vuoto, vitreo, ed una tazza di té che lentamente andava cadendo al terreno, lasciata andare senza la minima resistenza delle dita di lei che adesso morbide sembravano appartenere ad una bambola.
Lindë!
Esclamò subito Irvyne, muovendosi dalla sua posizione raggiungendo immediatamente la collega ed ospite, fregandosene del té rovesciato a terra e dei pochi cocci venuti fuori dal forte attrito della ceramica con il pavimento. Si inginocchiò davanti a lei, posando le mani sulle spalle della ragazza, con aria preoccupata, estremamente preoccupata, provando a trovare il suo sguardo, anche solo per un secondo, scuotendo appena il capo non capacitandosi di quello che era appena successo. Le mani istintivamente protettiva e gentili, presero a farle qualche carezza sulle braccia, mentre il respiro dell'uomo si faceva più veloce mentre tentava ancora di capire cosa poteva aver detto di tanto sbagliato da farla sentire così, o forse qualcosa nel suo té, ma la miscela era la stessa per entrambi, quindi impossibile che qualcosa avesse potuto farle male. Il secondo pensiero andò al dono dei cioccolatini, forse era allergica o intollerante al latte, al cacao o agli zuccheri composti, insomma, qualunque cosa che facesse ricadere la colpa su di se, per qualcosa che involontariamente aveva sbagliato, ma non poteva di certo saltare a conclusione affrettate senza esser prima riuscito a comunicare con lei per farsi dire effettivamente cosa le stava succedendo.
Cos'hai? Parlami per favore... Ti ha fatto male qualcosa? Lindë...
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