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da Saana Leyla » 15/12/2011, 20:33
[GIOVEDI', INIZIO DELLA SERA- ORE 19:44]  La sera era appena calata insieme ad una leggera coltre di nebbia ad Hogwarts. Forse perché non c'era abituata, forse perché la nebbia per lei era una cosa fastidiosa, ma Saana si sentiva stranamente infastidita da quella situazione. Era da poco uscita dal castello, avvolta nel suo mantello bianco di pelo, le labbra quasi viola per il freddo. Lei odiava il freddo. Usa al caldo dell'Egitto quel gelo la scocciava, le penetrava nelle ossa come fosse fatta di velo, la faceva rabbrividire come se mille aghi le penetrassero la carne, squarciandola. Era voluta scappare dalle mura di quell'enorme edificio antico per riflettere, per pensare, per capire cosa sarebbe successo di lì al futuro. L'incontro avuto con...non voleva definirlo fratello, perché tale ormai non era più, ma quella era l'unica parola che le veniva in mente per definire Aleph. Aleph, il guardiano dei Sigilli. Il solo nome le fece rizzare i corti capelli sulla nuca, scuotendole l'anima ancor più di quanto già non lo fosse. Per tanti anni era stato suo fedele compagno, suo fedele amico...e amante. Le vennero in mente le notti passate di nascosto nei sotterranei del Castello di Amr, tra le lenzuola, il dolce profumo del legno e delle spezie a circondarli, le parole che si erano detti, e le promesse che si erano fatti, giurando di non romperle...tutto questo, solo un vecchio ricordo infranto dal tempo e dalla cattiveria. E adesso era consapevole che proprio lui l'aveva messa in guardia dal pericolo, proprio lui che col tempo aveva imparato a odiare. Sua madre era tornata. Era pronta, da qualche parte, lì vicino, per sferrarle il suo attacco ultimo. Sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma non credeva così in fretta, e non pensava che sarebbe accaduto così tanto vicino ad un luogo pieno di persone. Dio, se solo avesse immaginato...non avrebbe mai messo piede in quella scuola, non sapendo che un demone avrebbe potuto distruggerla da un momento all'altro...non che ci fosse qualcuno a cui tenesse lì dentro, ma erano pur sempre persone innocenti, senza colpe, e non voleva che perdessero la vita per uno stupido capriccio del suo passato. Non era giusto. Non sapeva da dove venisse quel suo senso del dovere, ma sapeva che non poteva permettere che altri innocenti morissero, non stavolta. La testa di Saana era affollata da mille pensieri mentre i suoi stivali di cuoio falciavano l'erba umida delle sera. Bastet era rimasta in camera, dormiente sul cuscino del suo morbido letto. E lei si sentiva sola più che mai. Si fermò davanti ad un grande albero, uno dei più maestosi di tutto il giardino. Buttò uno sguardo all'orizzonte, verso il castello, le luci della Sala Grande accese per illuminare i giovani studenti, quelli già veterani, gli insegnanti. Persone che non si meritavano di morire. Forse qualcuno sì, ma non di certo per mano sua. Si sedete sull'erba, appoggiando dolcemente la testa sulla dura corteccia dell'albero e guardando la luna in tutta la sua bellezza. Piano piano nella sua testa si formò il pensiero di una canzone, che le suonavano tanto tempo prima per farla addormentare, e che adesso le sembrava solo un ricordo lontano. La musica dell'Universo la chiamavano. Estrasse la bacchetta e la agitò in aria, facendo in modo che degli strumenti invisibili la suonassero per lei. Piccole lacrime iniziarono a scendere sulle sue guance intorpidite, e gli occhi si chiusero ad immaginare come sarebbe stata la sua vita se fosse nata in un altro posto, in un altro momento. Se l'Universo le avesse regalato quella musica e l'avesse tenuta fra le anime del cielo, togliendola da tutta quella sofferenza. Dopo qualche minuto i suoi occhi si riaprirono. La musica era cessata. Si guardò intorno, gli occhi ancora lucidi. Purtroppo era ritornata alla dura realtà. Sdraiò le gambe e decise di rimanere lì ancora per un po', il caos non faceva per lei, non in quel momento. Sarebbe ritornata più tardi, in quel luogo che rischiava di distruggere per il solo fatto che fosse nata.
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Saana Leyla
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da Nadal » 20/12/2011, 23:59
Il sole era ormai da tempo tramontato ed il buio, quasi geloso della luce diurna, aveva coperto con un manto nero l’intero castello che, in quello stato, poteva apparire quasi spettrale. Per Nadal tutto ciò era una consuetudine; il giovane uomo conosceva bene anche quel lato a prima vista oscuro di Hogwarts, che tanto incuteva terrore nei giovani studenti. Erano pochi i coraggiosi che osavano uscire fuori dalle accoglienti mura durante quelle notti. La sera aveva portato con sé anche un clima gelido ed una coltre di nebbia fittissima che limitava la vista e che aveva causato non poche difficoltà all’insegnante di Trasfigurazione e in particolar modo al suo ritorno al castello. Se non fosse stato per la sua approfondita conoscenza di Hogwarts e per l’aiuto di Spiro e Helios, di sicuro l’uomo avrebbe passato tutto la notte sul limitare della Foresta Proibita dove si era recato per una passeggiata. Proprio mentre stava per varcare l’ampio portone d’ingresso, Nadal, seguendo le indicazioni del suo falco col quale aveva sviluppato ormai una sinergia incredibile, vide una donna seduta ai piedi di un albero. Avvicinandosi Nadal riconobbe Saana Leyla, una delle insegnanti che aveva incontrato durante la riunione del Corpo Docenti nonché sua compagna di stanza. Lì per lì Nadal fu tentato di fare ritorno nelle sue stanze infischiandosene della donna sebbene avesse colto sul suo viso un chiaro segno di sofferenza, ma alla fine la sua coscienza, che ormai aveva quasi assunto le fattezze di Corinne, lo costrinse a fermarsi. Sembrava uno di quei personaggi dei film d’animazione babbani che, indecisi sul da farsi, si ritrovavano ad avere un angioletto su una spalla e un diavoletto sull’altra. Da tempo, però, il diavoletto si era arreso; non c’era nulla da fare contro la voce di Corinne che lo incitava a dare il meglio di sé in ogni occasione e a cogliere il buono in ogni persona. Durante il loro primo incontro, infatti, Saana non si era di certo dimostrata gentile ed educata nei confronti di Nadal, ma ciò poteva anche non significare nulla. Non sempre le apparenze, infatti, corrispondevano alla realtà. In quel momento gli tornò in mente una frase che Corinne ripeteva spesso quando Nadal, testardo, iniziava a nutrire rancore nei confronti di qualcuno.
“Anche la rosa più bella possiede delle spine; anzi le spine sono una caratteristica propria della rosa. Non si può pretendere che una rosa non abbia spine così come non si può pretendere che una persona non abbia un suo lato oscuro. ”
Ho capito, andrò a parlarle..
Si arrese il giovane inginocchiandosi alla propria coscienza. In realtà il dolore che aveva visto celarsi negli occhi di Saana lo aveva scosso a tal punto che la sua indole protettiva si era risvegliata senza che lui potesse far nulla per fermarla.
Voi tornate in stanza però.. Non voglio vedervi gironzolare nel castello a quest’ora!
Esclamò poi rivolgendosi a Spiro e Helios che lo attendevano ancora sulla soglia dell’ingresso.
Tornerò subito non preoccupatevi..
Aggiunse avvicinandosi ancor di più alla donna e palesando la sua figura. Fu in quel momento che vide una lacrima solcare il suo viso, una lacrima che conteneva una sofferenza quasi disumana. Senza rivolgerle direttamente la parola per far si che la donna non si sentisse né osservata né attaccata, Nadal si accomodò a pochi metri da Saana e dopo alcuni secondi disse:
A quanto pare non sono l’unico che sceglie le serate migliori per una passeggiata al chiaro di luna.
Il suo tono era senza alcun dubbio ironico dal momento che con quella nebbia la luna era invisibile e la serata non era delle migliori.
E’ proprio in queste notti che il pensiero può vagare nei meandri più remoti della nostra mente. Paradossalmente sembra che il buio riesca ad illuminare i nostri ricordi.
Disse quasi sussurrando come se stesse parlando a se stesso.
E lei, come mai è ancora qui fuori a quest’ora? I ricordi non la lasciano dormire?
Chiese infine volgendo lentamente lo sguardo verso Saana e lasciando a lei la scelta di confidarsi con Nadal oppure di fingere un benessere palesemente inesistente. Gli occhi del giovane penetrarono quelli di Saana alla ricerca della verità; voleva aiutarla a liberarsi di quel macigno che portava su di sé e parlarne con qualcuno era il modo migliore. All’uomo parve, infatti, che il semplice sederle accanto fosse servito a renderlo partecipe della sua sofferenza e sperava che le sue parole potessero in qualche modo lenirla.
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da Jorge » 13/01/2012, 20:59
[Sabato dopo le vacanze natalizie – 11.00] Siiii…la neve!Esclamò Jorge, correndo giù per le scale travolgendo qualsiasi cosa incontrava lungo il tragitto, unico obiettivo il giardino o meglio la distesa di neve che lo ricopriva. L’unica cosa che gli era mancato durante le vacanze natalizie era la neve, e sentire le previsioni del tempo e sapere che invece la Scozia ne era ricoperta ovunque l’aveva fatto rosicare non poco. Per non parlare della tortura di dover stare chiuso in un aula a sentire vecchie streghe e maghi cianciare di cose strane come incantesimi di levitazione o pozioni restringenti mentre dalla finestra poteva vedere una distesa di morbida neve. Così quel sabato mattina il giovane Delfino si era alzato presto, per i suoi standard e, indossato gli abiti pesanti, inclusi cappello, guanti e sciarpa, si stava precipitando fuori. Ah che bella aria fresca.Commentò, appena messo il naso fuori, respirando a pieni polmoni, gli occhi raggianti per la felicità. Si mise a camminare per un po’ in tondo, solo per il gusto di lasciare le sue impronte sul manto nevoso, mentre il suo cervello iniziava a lavorare febbrilmente alla ricerca di un qualche modo per divertirsi con la neve. Ma certo… anche se sono nel Mondo Magico non è detto che non si possa fare…Mormorò tra sé, abbassandosi a raccogliere un po’ di neve e facendo una palla dalla forma perfetta. Probabilmente i suoi compagni magici avrebbero utilizzato la bacchetta e , se si fosse sforzato un pochino, anche lui ne sarebbe stato capace, ma gli piaceva modellare la neve con le mani, sentirla diventare compatta. Con un sorriso giocosamente infantile, Jorge preparò un po’ di palle di neve e le fece levitare con un colpo di bacchetta dietro a un grosso albero, dove si nascose anche lui, in attesa della sua prima vittima. Speriamo che la prima persona che uscirà dal Castello non sia un professore…Pensò, spostando con attenzione la palla di neve da una mano all’altra, non vedendo l’ora di iniziare una bella battaglia con qualcuno.
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da Flavienne Evelyne » 15/01/2012, 16:40
Non si era ancora abituata al cambiamento. Tanto per essere sinceri, non era abituata a nulla in quel luogo. Neanche alla maglia. E pensare che sua madre le diceva continuamente di scriverle. Aveva dimenticato di farlo, completamente. Evelyne era una ragazza sveglia, astuta, nonostante l'età e il viso d'angelo che si ritrovava. Tutto lasciava pensare che con i suoi parenti avesse un rapporto consolidato, indissolubile, e lei si sforzava di far credere che fosse così. Ma in realtà non lo era. La nobile casata dei serpeverde. Riteneva fosse la più adatta a lei, non solo per il suo carattere, ma anche per chi la costituiva. Era sempre stata attentissima ai particolari.
Non era passato molto dal suo smistamento, eppure continuava a considerarsi una sconosciuta fra quelle mura. Dedicava molto tempo a se stessa e le piaceva stare da sola. Non come i suoi coetanei, immersi nella follia, negli giochi sfrenati e nelle allegre chiacchierate di gruppo. Si sentiva una bambina strappata alla sua infanzia molto prima del dovuto.
Indossò il cappellino, premurandosi che la frangetta corvina continuasse a scivolarle sulla fronte, ad un palmo dagli occhioni verdi. La neve non le piaceva, così come qualsiasi altra cosa gelida o umida. Era abituata ai climi dell'Arizona, per quanto la sua pelle potesse dimostrare il contrario. La carnagione candida, albina, tendeva a far credere che fosse una nordica. Lei? un pò si sentiva l'eccezione, per quanto stramba potesse essere.
Gli stivaletti sprofondarono nella neve appena mise piede in giardino. Ipotizzava si trattasse di 5 centimetri scarsi. La sensazione la fece ribollire, mentre procedeva nel cammino. Un libro di dcao stretto in grembo, le labbra leggermente screpolate a causa del freddo. L'unica cosa a rovinarle il viso perfetto erano le lentiggini. Le odiava, nonostante non potesse far nulla per nascondere.
Si bloccò improvvisamente, lasciando scivolare lo sguardo sul basso, con fare scettico. Altre impronte sul tappetino bianco, quasi del tutto uniforme. Il che stava a significare che qualcun'altro fosse con lei. Qualcuno di cui al momento non vedeva nulla.
Increspò le labbra, seguendone il percorso, fino a qualche metro dall'albero incriminato. Non proseguì oltre, non perchè non fosse curiosa, semplicemente non le andava di essere motivo di scherzo di qualche altro alunno agli anni superiori. Si strinse il mantello attorno alle spalle e ciondolò sul posto, curvando leggermente un sopracciglio.Chi è la?Sbottò con un motto di irritazione. La vocina canzonatoria e l'aria sapiente. Si sa infondo, di Flavienne ne esiste una sola...grazie al cielo!
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da Jorge » 15/01/2012, 22:54
Jorge non stava più nella pelle al pensiero di poter iniziare una vera e propria battaglia a palle di neve. In un angolino della sua mente una piccola vocina fastidiosa gli sussurrava che probabilmente quello che stava per lanciare sarebbe stato il primo e ultimo colpo. Figurarsi se i giovani di quella scuola, così schifosamente fissati con la magia, si abbassavano a sporcarsi le mani con della candida neve per divertirsi in un sano modo babbano. Su forza…. Venite fuori a prendere una boccata d’aria…Pensava il ragazzino, gli occhi fermamente puntati sul portone. Quegli stessi occhi che, non appena l’agognata figura fece la sua comparsa sul portico, si sgranarono sorpresi. Per tutto il tempo che era rimasto lì a fantasticare su cosa fare non aveva minimamente pensato che ad uscire per prima in giardino a prendere una boccata d’aria potesse essere una ragazza. Quella scoperta lo lasciò imbambolato per un paio di minuti, permettendo così all’altra di spostarsi dalla sua linea di tiro e avvicinarsi al suo nascondiglio, guidata dalle impronte che lui stesso aveva lasciato sulla neve fresca. In quel breve arco di tempo Jorge scrutò la ragazzina da capo a piedi, soffermandosi suoi lineamenti delicati ma storcendo un po’ il naso quando si accorse che i suoi occhi erano intonati con il colore della Casata di appartenenza: Serpeverde. La prima cosa che aveva imparato sul Mondo Magico non appena giunto a scuola era che i nati babbani come lui erano considerati e trattati al pari di un parassita e questo concetto alcune serpe degli anni successivi avevano fatto in modo che non lo dimenticasse tanto facilmente. Questo spiegava il suo atteggiamento diffidente nei confronti della ragazzina e il ghigno cattivo di superiorità che si stampò sul viso. Chi è la?Il tono irritato con cui Flavienne gli si rivolse non contribuì per nulla a renderlo più ben disposto nei suoi confronti e per la prima volta da quando era in quella scuola Jorge non pensò a come blandire la ragazzina in modo da farsela amica e cercare di ottenere da lei qualcosa, dai compiti a qualche dritta sul Mondo Magico e Ignorò i suoi occhi verdi anche se, incorniciati da quella frangetta, erano così carini o le lentiggini che, a suo parere, erano una sorta di monile sul viso di una ragazza. Fece quindi lo stesso errore che commettevano gli studenti che lo prendevano in giro o peggio per il suo status di sangue, si dimenticò che quella era una persona a se stante e la considerò solo ed esclusivamente una serpe velenosa. Un nato babbano sul piede di guerra.Rispose quindi, irriverente, lanciando contro la ragazza la palla di neve che aveva in mano, mirando dritto al petto. Certo quello non era il modo migliore per fare conoscenza, ma purtroppo Jorge era il tipo che portava rancore e aveva appena fatto di tutta l’erba un fascio. [
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da Flavienne Evelyne » 16/01/2012, 17:20
Osservò con accuratezza il viso del ragazzino che aveva difronte. L'irritazione lasciò posto alla meraviglia e alla perplessità in un solo secondo. Si, perchè ancora non riusciva a spiegarsi il ghigno malefico di questo, e il perchè avesse una palla di neve in mano. Curvò il capo con fare interrogativo.Un nato babbano sul piede di guerra.Rispose di colpo, armeggiando con la pallina di neve e lanciandola nella sua direzione. Flavienne, d'altro canto, prima ancora di aver capito la situazione, alzò il libro di dcao sul viso, che molto fortunatamente attutì l'impatto. L'espressione sul suo volto cambiò ancora una volta. Ed era tutt'altro che piacevole, considerando la fronte aggrottata e il sopracciglio alzato.
Osservò la pallina di neve scivolare sulla copertina lucida, prima di cadere a terra, lasciando un'impronta umidiccia, bagnata. Storse il naso con irritazione, facendo scorrere l'indice sulla parte bagnata, nel vano tentativo di asciugarla. Fortunatamente indossava un paio di guanti, non l'avrebbe mai fatto a mani nude.Ti è andato in pappole in cervello?Domandò, rialzando fugacemente lo sguardo in quello del ragazzo. E se prima poteva risultare sulle sue, adesso era soltanto una ragazzina arrabbiata, in preda alla furia, nonostante il suo viso continuasse a mantenere un'aria perfettamente innaturale e spenta. Lasciò che qualche altro minuto di silenzio trascorresse, dopo si chinò sul manto nevoso, afferrando una manciata di neve nel palmo destro. L'arrotolò senza molta cura e la scagliò con forza verso il ragazzo, cercando di centrarlo in pieno viso.
Non era abituata al clima, ne ai giochi babbani. Ma sicuramente alla vendetta si. Abbozzò un sorrisino soddisfatto, curvando le labbra all'insù nella più cinica e strafottente delle espressioni che riuscisse a trovare.E GUERRA SIA ALLORA!Esclamò, scostandosi le ciocche corvine dietro alle orecchie. Non stava esagerando. Ad essere sinceri, era il minimo che avesse potuto fare. Nella sua testa era già scattato un meccanismo di autodifesa che difficilmente sarebbe andato in frantumi. Si ciondolò sulle punte dei piedi, lanciando un'altra occhiatina al ragazzo, in attesa della sua prossima mossa. L'avrebbe prevista, o quanto meno evitata. Era o non era una serpeverde?
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da Jorge » 16/01/2012, 23:17
Subito dopo aver effettuato il lancio, Jorge rimase immobile ad osservare la palla di neve volare verso il petto della ragazzina e schiantarsi contro il libro che questa aveva in mano. Adesso che aveva scaricato la tensione e una parte della frustrazione che aveva accumulato nei confronti delle serpi, si sentiva una sciocco per quello che aveva fatto. Per quanto malfamato il quartiere in cui era cresciuto, gli avevano insegnato che le donne, nel suo caso le ragazzine, andavano trattate bene con educazione e un pizzico di cavalleria. Tutte cose che lui si era dimenticato non appena aveva visto quei dannati colori verde argento. Ti è andato in pappole in cervello?Aprì la bocca per scusarsi ma quello il tono di voce furioso di lei lo spinse a chiuderla di scatto e fare un passo indietro, verso la sua scorta di palle di neve e all’albero che rappresentava la sua trincea. Che termine carino pappole… è una caratteristica del Mondo Magico o lo usate solo voi purosangue?Chiese quindi, con un tono di voce ironico, rompendo il silenzio che era calato tra di loro. In ogni modo no, il mio cervello è tutto integro e ben funzionante, grazie per l’interessamento. Mi spiace di averti fatto impensierire.Aggiunse poi, irriverente, gli occhi puntati in quelli di lei, tornando piano piano ad essere se stesso, un po’ bullo, un po’ cascamorto, un po’ infantile, un po’ macho. Visto il modo insistente con cui la stava guardando, quasi volesse farle una sorta di radiografia, non potè sfuggirgli il movimento che fece nel chinarsi a prendere della neve. Il suo lancio, in questo modo, non lo prese alla sprovvista anche se fu lento nello schivare il colpo che si infranse contro la sua spalla. Quando riportò l’attenzione sulla ragazza sul suo viso non vi era rabbia o rancore ma un enorme sorriso come se il gesto di lei l’avesse fatto felice e così era. Complimenti per il lancio, hai un buon braccio… anche la forza non è male… devi solo migliorare la mira.Disse, rimettendosi in piedi e scrollandosi con le mani guantate la neve dal mantello. E GUERRA SIA ALLORA!Siiiii Guerraaaaaaa!!!!Le fece eco Jorge, saltellando sul posto ed evitando di battere le mani come un imbecille solo perché aveva i guanti e il suono che facevano non gli piaceva. Mentre faceva quella pantomima si abbassò un po’ di più, prendendo una palla dalla sua scorta personale e lanciandola verso Flavienne senza smettere di saltellare, incurante di dove la palla si sarebbe schiantata. La cosa importante per lui era che aveva finalmente la sua battaglia di neve. Posso sapere contro chi ho l’onore di combattere?Chiese subito dopo il lancio, con un tono di voce che avrebbe dovuto essere sensuale e dolce ma che suonò molto ridicola.
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da Flavienne Evelyne » 21/01/2012, 18:23
Continuò a fissarlo in attesa. Le braccia piegate in grembo, e le labbra ancora curve su di un lato. Ora; si sarebbe aspettata di essere contrattaccata all'istante...invece no. Il ragazzo saltellò sul posto in preda all'euforia, lasciando Flavienne scossa per qualche secondo. Dischiuse leggermente le labbra con fare sorpreso, e aggrottò la fronte, come era solita fare tutte le volte in cui era sovrappensiero. Siiiii Guerraaaaaaa!!!!Le lanciò contro un'altra pallina. Fortunatamente la giovane serpeverde ebbe il tempo materiale di schivarla, considerata la mira. Si, perchè effettivamente preso dall'entusiasmo del momento, il suo "nemico" aveva completamente sbagliato direzione, così che la pallina di neve le sfiorasse il mantello e si infrangesse sul manto nevoso.Posso sapere contro chi ho l’onore di combattere?Osservò la sua espressione con fare perplesso, e sbatté due volte le palpebre, facendo mente locale sul come avrebbe dovuto agire. Era una sua caratteristica lasciare sorprese le persone, sia pure con battutine di sarcasmo e provocazioni. Fece spallucce, arrotondando fra le mani l'ennesima palla di neve. Lo sguardo perso in quell'elaborazione che si sforzava di essere perfetta. Devo pensarci.Biascicò, soffocando un sorrisino. Fletté il busto in avanti e scagliò la palla in direzione del ragazzo con maggiore forza rispetto alla precedente. Barcollò leggermente sul posto dopo essere ritornata in posizione eretta. Si umettò le labbra rosee e sfiorò le guance arrossate con le dita. Il freddo la stava lentamente congelando. Sentiva le ossa intorpidite e molto probabilmente si sarebbe tramutata in una lastra di ghiaccio di lì a poco.Evelyne. Tu sei?Affermò qualche minuto dopo, sfregandosi le mani nel vano tentativo di riscaldarle. Sospirò, stringendosi nelle spalle e avanzò lentamente verso di lui, cercando di non provare irritazione tutte le volte che i suoi piedi sprofondavano nella neve. Si bloccò a qualche passetto da lui, curvando il capo su di un lato in meditazione.
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da Jorge » 22/01/2012, 18:24
Anche il suo secondo lancio andò a vuoto, l’euforia gli aveva fatto prendere male la mira o forse la ragazza stava in allerta aspettando la sua prossima mossa, fatto sta che la pallina andò a schiantarsi a terra schizzando neve ovunque. Ma non se ne prese a male, quello non era uno di quei duelli di magia di cui aveva sentito parlare gli studenti più grandi ma una semplice scaramuccia: non ne andava del suo onore o di quello della sua Casata, serviva solo per divertirsi.
Devo pensarci.
Quella risposta lo lasciò basito mentre il sorrisino che Flavienne Evelyne fece subito dopo lo ammaliò: come faceva una ragazzina così carina ad essere anche così …
Perfida
Pensò Jorge e si dovette trattenere per non urlare quella parola e non perché aveva paura di offenderla ma perché poi avrebbe dovuto spiegare il perché di quell’epiteto. E la cosa era abbastanza semplice: incantato dal sorriso non aveva visto la palla arrivare che lo colpì in pieno tra il collo e la spalla, facendo colare lentamente giù lungo il suo petto un piccolo rivolo di acqua gelata.
Evelyne. Tu sei?
Morto congelato se non entro a riscaldarmi tra cinque secondi…
Rispose di scatto, agitandosi e incassando la testa per cercare di liberarsi dal grosso della neve, le guance e il naso rosso per il freddo.
E il nome del cadavere che dovrai identificare è Jorge… con la J… per favore non sbagliare se non vuoi che il mio spirito ti venga a perseguitare per il resto dei tuoi giorni.
Aggiunse poi, con un sorrisetto impertinente, avvicinandosi a lei come a decretare una tregua tra di loro. Non le tese la mano, non era nel suo stile, ma le rivolse una lunga occhiata indagatrice, come a volerla soppesare, uno sguardo intenso che si era esercitato a fare mille volte davanti allo specchio, copiando i suoi amici più grandi.
Potrei sempre appellarmi al tuo buon cuore e chiederti di accompagnarmi in Sala Grande… sono certo che i cos… gli elfi domestici saranno felici di far apparire per noi della cioccolata calda.
Propose, ricordandosi appena in tempo il nome degli esserini che preparavano costantemente da mangiare: non voleva fare la figura del babbano ignorante con quella che poteva essere una snob serpe purosangue sotuttoio.
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da Saana Leyla » 03/02/2012, 16:15
[CONTINUO RUOLATA SAANA-NADAL]Saana era ancora lì quando lui si avvicinò e si sedette accanto a lei. Non fosse stato per la sua incredibile memoria non lo avrebbe nemmeno riconosciuto e avrebbe estratto la bacchetta per attaccarlo. Era Nadal, uno degli insegnanti del corpo docenti di Hogwarts, suo collega e compagno di stanza, a quanto pareva. Quella confidenza che si era preso sedendosi accanto a lei l'aveva spiazzata letteralmente. Voleva stare da sola in quel momento, eremita nella sua mente e nei suoi pensieri. Ma lui si era seduto lì, senza chiederle niente. Fece per alzarsi quando lui aprì bocca per parlare. Lo guardò di sbieco e si rimise seduta. Sarebbe stato da gran maleducati alzarsi proprio all'inizio di una conversazione. A quanto pare non sono l’unico che sceglie le serate migliori per una passeggiata al chiaro di luna.Saana non mancò di notare il tono ironico della frase. Quella sera, con quel tempaccio, la sua tanto amata Luna era rimasta nascosta, invisibile ai suoi occhi ma non al suo cuore. Sorrise leggermente a quella frase e annuì, passandosi una mano fra i lunghi capelli e lavandosi dal viso quell'ultima traccia del suo dolore. E’ proprio in queste notti che il pensiero può vagare nei meandri più remoti della nostra mente. Paradossalmente sembra che il buio riesca ad illuminare i nostri ricordi.
Saana fu sorpresa da quella affermazione. Sembrava quasi che il giovane le avesse letto nella mente, estrapolando da un solo sguardo tutto quello che di più profondo si celava in lei. Si girò lentamente verso di lui e lo fissò per qualche istante. Vide un essere quasi sovrumano, un affascinante spirito che cercava di capirla, quasi avesse una missione da compiere. Un serafino quasi. Ancora lui parlò, e questa volta erano due domande. E lei, come mai è ancora qui fuori a quest’ora? I ricordi non la lasciano dormire?Ancora una volta Saana si sorprese. Quegli occhi, quegli occhi così intensi le stavano parlando, le stavano chiedendo di aprirsi a lui, come uno scrigno, e di rivelare il contenuto dei suoi pensieri, delle sue emozioni. Gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime salate, e per la prima volta in vita sua, qualcuno la stava guardando piangere. Vogliate perdonarmi questo scoppio, non avrei dovuto. E' solo che...il mio passato è tornato per uccidermi. La storia della mia vita è lunga e complicata da spiegare...un susseguirsi di tragedie, di catastrofi, di aneddoti che farebbero rizzare i capelli a chiunque. Tutto adesso sta tornando, è come se delle ombre mi stessero afferrando e mi volessero far sprofondare nell'abisso. E' tutto un gran caos...forse un giorno le parlerò di tutto questo, ma credo che questo sia il momento meno adatta a farlo. Ho solo bisogno di qualcuno che mi stia accanto, ora più che mai...e lei ha deciso di sedersi qui, accanto a me, senza pretendere niente. E la ringrazio...anzi, ti ringrazio, permettimi di darti del tu...visto che siamo anche compagni di stanza.
Deglutì sonoramente prima di continuare a parlare. Quella era la prima persona a cui mostrava le sue deolezze, oltre ad Amr...e ad Aleph. E non era sicuramente facile parlare così direttamente. Dicevo...che ti ringrazio per essere venuto qui...sai che non ho un carattere facile, te ne avranno sicuramente parlato. Sono un po' scontrosa, acida, sarcastica...caratteristiche non buone per fare amicizia, ma ho provato a lenire molti di questi aspetti prima di entrare in questa scuola, nonostante sia sempre difficile contrastare me stessa...e tu...tu perché sei qui, fuori, con questo freddo, a parlare con una perfetta sconosciuta?
Saana lo guardò ancora curiosa e rimase a fissarlo per qualche istante prima di respirare e sorridere nel modo più gentile possibile, nonostante fosse per lei difficile affrontare quella conversazione.
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Utente |
Tipo Dado |
Risultato |
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2015-06-11 22:23:44 |
Tisifone |
d20 |
7 |
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2015-03-07 16:57:14 |
Vergil |
d100 |
13 |
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2015-03-07 16:43:28 |
Vergil |
d100 |
40 |
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2014-07-24 13:31:56 |
Caroline Priscilla |
d30 |
24 |
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2013-07-30 22:53:00 |
Jorge |
d20 |
11 |
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2013-07-30 22:51:16 |
Melia |
d20 |
5 |
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Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 0 ospiti
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