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Tokyo

Messaggioda Kirie » 23/09/2017, 15:35

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Procedeva con un passo molto svelto, guardandosi intorno con in volto i segni della preoccupazione e dell'ansia di trovarsi lì. All'esterno le temperature erano più fredde, per questo Kirie si stringeva ancora di più intorno al collo il cappotto lungo color bianco crema, respirando aria pungente. I rumori delle strade trafficate di Tokyo le impedivano di sentire uno strano ronzio sopra di lei, ignorando dunque di essere seguita. Aveva avvisato Hank con un fax poche ore prima, a mezzogiorno in punto, rassicurandolo che andasse tutto bene e che a breve sarebbe rientrata a casa. Non vedeva l'ora di scrollarsi di dosso quella sensazione di costante pericolo, di poter riabbracciare i dolci cagnoloni affettuosi del Muscle e d poterlo rivedere, di poter respirare il suo odore, di potersi sentire protetta e al sicuro fra le sue braccia.
Le sarebbe piaciuto poter camminare ancora fra le strade affollate, ma l'albergo da lei scelto era un Hotel magico, situato in una zona più nascosta che prevedeva l'utilizzo di una viottola praticamente deserta, in quanto presente un incantesimo di respingimento dei babbani. Imboccò quella strada, continuando a camminare svelta, l'ansia che cresceva sempre di più. Aveva lo sguardo chino al suolo, la Nonomiya, ma fu costretta a rialzarlo quando di fronte a lei apparvero quattro uomini dall'aspetto occidentale e vestiti con giacca e cravatta. Arrestò il suo incedere di colpo, ma non c'era traccia di sorpresa nei suoi occhi scuri, solo astio nei confronti dei nuovi arrivati. E dispiacere nel constatare che le sue speranze di non avere a che fare con la sua famiglia continuavano ad essere disattese. Di questo passo, probabilmente, avrebbe dovuto iniziare a chiamarle illusioni.

Non così in fretta, Kurosawa-san.

Watashi wa Kurosawa janaimou.
[Io non sono più una Kurosawa.]


Apparentemente non dimostrava paura. Aveva uno sguardo duro, che guardava con malcelata sufficienza i quattro uomini di fronte a lei. Manteneva la testa alta, ma non accennava a prendere la propria bacchetta dalla borsa. Sapeva che sarebbe stato inutile, che l'avrebbero schiantata prima ancora di permetterle qualunque mossa. Persino fuggire era inutile. Avevano scelto il momento perfetto per bloccarle ogni via di fuga, ma Kirie non sembrava affatto intenzionata a fuggire. Li fissava, con odio, sfidandoli ad osare toccarla.

Ike!
[Andatevene!]


Sua madre pensa sia decisamente il momento di rientrare e adempiere ai suoi doveri.

I miei doveri non contemplano più il compiacere mia madre.

Rispose a tono, secco, duro. Chiunque l'avesse vista in quel momento avrebbe quasi faticato a riconoscerla per la Kirie di ogni giorno, la Kirie che si dimostrava sempre dolce e tenera, sempre bisognosa di protezione. Eppure, quando undini anni prima aveva preso la decisione di andarsene via di casa, lo aveva fatto esibendo quella stessa espressione, quella stessa forza di volontà e quella determinazione a non permettere mai più a sua madre di controllare la sua vita.

Abbiamo ricevuto disposizioni per le quali non ci bloccheremo in caso di una sua resistenza.
È stata via da casa troppo a lungo e la Capofamiglia è stanca di rincorrerla e cercarla ovunque.
Quindi le consigliamo di non tentare la fuga e seguirci.
Anche perché non le servirebbe a nulla.


La mia risposta è e sarà sempre no.
Portatemi pure da lei, ma questo non servirà a nulla.
Ritornerò libera, lo stesso non posso garantire per voi che seguite ciecamente le follie di quella donna.


Hank sarebbe venuta a cercarla. Forse non sarebbe riuscita a trovarla, forse avrebbe fallito, ma Kirie aveva fiducia nell'uomo e aveva fiducia nel fatto che qualunque cosa avesse in mente sua madre, non sarebbe mai riuscita a scalfire la sua volontà, a piegarla nuovamente ai propri voleri. Non avrebbe voluto fuggire nemmeno la prima volta. Era stata convinta da Ruka e Jean-Drew a farlo e per il loro bene aveva mal sopportato di abbandonare la propria casa a Londra, per trasferirsi in America. Non era mai stata quella la sua intenzione, ma lo aveva fatto per compiacere le persone a cui voleva bene. Adesso però era arrivato il momento di finirla, una volta per tutte.
Era rimasta ferma al proprio posto, non accennando la benché minima volontà di volersi muovere, spingendo gli uomini ad innervosirsi e a fare il primo passo. Avrebbe voluto poter essere migliore nei combattimenti, soltanto per potersi difendere ed impedire che osassero toccarla. Tuttavia, se non lei direttamente, c'era chi per lei era disposto a mettersi in mezzo e a sacrificarsi per garantirle ancora una volta libertà e protezione. Un ragazzo, un uomo che non vedeva da tantissimo tempo. Non lo riconobbe nemmeno, quando le sue parole la spinsero ad alzare gli occhi al cielo, sul muro di un balcone dove lui se ne stava, in piedi, recitando parole di un vecchio dramma shakespiriano. Ma quando pronunciò il suo cognome -Amakura- fu ben chiaro alla ex-Morimoto che gli antichi difensori delle Capofamiglia Kurosawa esistevano ancora. Lei era la prossima in linea di successione diretta. Ed Itsuki, se le cose fossero andate come sarebbero dovute essere, sarebbe stato la sua guardia del corpo per tutti gli anni a venire.

Oh Kirie-chan, Kirie-chan, perché sei tu, Kirie-chan?
Rinnega tua madre, rifiuta il tuo nome, o se non vuoi, giura che mi ami e non sarò più un Amakura.
Solo il tuo nome è mio nemico: tu sei tu.
Che vuol dire "Kurosawa"?
Non è una mano, né un piede, né un braccio, né un viso, nulla di ciò che forma un corpo.
Prendi un altro nome.
Che cos'è un nome?
Quella che chiamiamo "rosa" anche con un altro nome avrebbe il suo profumo.
Rinuncia al tuo nome, Kirie-chan, e per quel nome che non è parte di te, prendi me stesso!


Arretrò di qualche passo con la bocca spalancata dallo stupore quando vide l'italo-giapponese fiondarsi giù da quello che sembrava il quarto piano, atterrando come se nulla fosse di fronte a lei. Si stava frapponendo fra la giapponesina e gli uomini che volevano rapirla, senza alcuna paura del numero e della loro forza. Kirie, in quel momento, era troppo allibita per riuscire ad emettere una sola parola, un solo fiato. Se ne stava ferma a fissarlo, a fissare ciò che di lì a breve si sarebbe trasformato in uno scontro iniqui ed impari.

Un altro Amakura?!
Il vostro compito è terminato da un pezzo!
Levati dai piedi e lasciaci ricondurre la ragazza dalla Capofamiglia.
Non rischiare più di quanto tu non stia già facendo!


... Fight.

Le urla di dolore degli uomini in giacca e cravatta la spinsero a coprirsi il viso con le mani, in un sussulto di spavento. Credeva che Itsuki stesse rischiando troppo, stesse mettendo a repentaglio sé stesso, ma nell'arco di quattordici secondi fu chiaro che gli unici a rimettere erano stati gli uomini inviati da sua madre. L'ex-erede Kurosawa aveva il respiro veloce e i battiti del cuore accelerati. L'Amakura stava bene, lo stesso non poteva dire degli altri ma, nonostante la pena che provava per loro, Kirie non si precipitò a controllare che le loro ferite non fossero gravi. Era ancora troppo sotto chock per fare qualunque cosa.

... C'è qualcuno che passa da quella parte?

Andò a controllare, muovendosi come un automa con il cuore ancora in gola, facendo poi segno di diniego ad Itsuki. Questo permise all'uomo di agire indisturbato, cancellando la memoria dei quattro per far cì che nessuno potesse risalire a lui o alla stessa Nonomiya. Fu un lavoretto facile e pulito, che permise ben presto all'altro di rivolgere completamente la propria attenzione sulla bella cuginetta.

Andiamo verso il tuo albergo, fammi strada. Una volta in camera ti spiegherò tutto, promesso.

Sembrava aver perso la capacità di parlare, Kirie, ma non quella di intendere. Annuì in silenzio, distanziandosi da Itsuki di qualche passo e cominciando a camminare in direzione del suo albergo, con un passo mediamente svelto ma non troppo. Non si voltò nemmeno una volta a fissarlo, perché in quel momento il suo unico obiettivo era raggiungere quanto prima possibile un luogo sicuro. Una volta all'interno dell'albergo, la MagiDottoressa accompagnò il lontano parente all'interno della stanza 223, una matrimoniale -l'unica disponibile al momento della prenotazione- dallo stile tipicamente giapponese, con tanto di parquet in legno e arredamento minimalista.

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Lasciò le scarpe all'ingresso, scoprendo i piedi fasciati dalle calze trasparenti. Il cappotto venne appeso sull'apposito attaccapanni, invitando con un gesto Itsuki a fare altrettanto. Soltanto una volta che i due si fossero messi comodi -per modo di dire- Kirie si avvicinò di qualche passo all'Amakura, osservandone bene i lineamenti, ricercando in essi qualcosa dei suoi ricordi di scuola. Sì, non poteva che essere lui, quel bambino che, con ostinazione, le portava sempre delle crostatine per merenda, sperando che ella smettesse di rifiutarle e le accettasse. In parte gli era rimasto qualcosa di quel bambino, ma tutto il resto era mutato. Cambiato. Era diventato un uomo, almeno nell'aspetto.

Arigatougozaimasu...

Fu la prima cosa che disse, facendo un lungo inchino con le braccia strette lungo i fianchi ed i capelli che scivolavano delicatamente in avanti.

Mi hai salvata e protetta... Avrai la mia eterna gratitudine...

Mentre ancora rimaneva ferma in quella posa, delle lacrime sfuggirono dagli occhi della dolce Kirie, insieme ad un silenzioso singhiozzo mentre ella proseguiva a ringraziare Itsuki per ciò che aveva fatto.

Non meritavo... sniff... L'aiuto e il supporto di un Amakura...
S-sumimasen Amakura-san!


Aveva provato a trattenersi, ma non ci era riuscita. Si era rimessa in su con il busto, provando ad asciugare le lacrime con il dorso della mano, non osando incrociare lo sguardo del ragazzo.

Mi assento per qualche istante... Puoi attendere per favore?

Gli chiese, dirigendosi poi in bagno dove lavò con acqua fresca e limpida il propri viso, cercando di riprendersi e di darsi una calmata. Lo spavento, l'insieme di emozioni negative subite e infine la paura -quella che in teoria aveva tenuto nascosta per tutto il tempo- avevano alla fine trovato una via per uscire fuori, anche se la ex-Morimoto non le aveva sfogate completamente. Avevano così tanto di cui parlare lei ed Itsuki, lui doveva spiegarle che cosa ci facesse lì e perché fosse intervenuto per salvarla. Troppo strana la coincidenza per crederci, ma che fosse dipeso da casualità oppure no, a prescindere la giapponesina era contenta della presenza dell'Amakura.

Amakura Itsuki... È passato così tanto tempo, non trovi?

A lei sembravano secoli, ma forse anche per lui sarebbe stata la stessa cosa. Kirie non era più la timida bambina che correva via spaventata ogni volta che lui le rivolgeva la parola. Non lo faceva apposta, non era certo colpa dello stesso Itsuki bensì della madre e dell'influenza che esercitava sulla giovane Kurosawa quando aveva solo dodici anni.

Perché sei qui, Amakura-san?
Perché mi hai salvata?


Una domanda legittima, dal momento che gli Amakura erano caduti in disgrazia e banditi per sempre dal loro ruolo di Guardie del Corpo della Capofamiglia. Una storia molto brutta e per motivi insulsi e ingiustificati. Era stata la stessa nonna di Kirie ad emettere quel bando, dopo che la sorella di lei si era innamorata perdutamente -ricambiata- dell'allora guardia del corpo di Hisoka. Di fronte all'ostinazione della sorella nel voler proseguire quella storia, la Kurosawa si era ritrovata costretta ad esiliare lei e l'intera famiglia, ponendo fine ad una tradizione che andava avanti da secoli e secoli.
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Messaggioda Itsuki » 23/09/2017, 21:38

Arrivarono all'albergo anche abbastanza in fretta, considerando che la Nonomiya più che camminare, correva direttamente.
Itsuki non le dava torto, sapeva che in verità si fosse spaventata e tanto, per quell'improvvisata per nulla gradita da parte degli scagnozzi della madre.
Giunti lì, si fece dare la tessera magica della porta della stanza, lasciandosi ancora seguire dall'uomo fino al quarto piano.
Una volta dentro, si tolse di riflesso le scarpe come da normale educazione e quando l'Amakura abbassò lo sguardo, deglutì un po' sonoramente.

Eh?
Cosa?
No no, niente...
... Bella stanza!


Sorrise di cortesia, anche se non esageratamente, immaginando che tanto per il momento non avrebbe ricevuto risposta ai suoi atteggiamenti più "solari".
Infatti, non appena la porta fu chiusa ed anche ben sigillata e Kirie fu certa di non essere più in uno status di pericolo, si rivolse a lui solennemente.
Lo ringraziò una volta, inchinandosi, con una voce non completamente normale, per forza, le stavano cominciando a salire le lacrime.
L'Ignis rimase in silenzio, fissandola e aspettando che terminasse.

Non meritavo... sniff... L'aiuto e il supporto di un Amakura...
S-sumimasen Amakura-san!


Forse non lo meriterà tua madre, ma tu ne hai tutto il diritto...
Non c'è bisogno di scusarsi, immagino non sia stato semplice mantenere il sangue freddo così, all'improvviso.


Lei chiese di potersi assentare qualche istante e lui ovviamente non ebbe alcun problema ad accordare quel permesso.
Si prese quindi dei secondi per affacciarsi alla finestra, controllare la situazione, usare le tende per coprire la visuale.
Sembrava quasi voler trasformare quella camera in un luogo più intimo quando semplicemente voleva fare in modo che fossero il più possibile coperti.
Non appena al sentì tornare, si volse ancora a guardarla, sorridendo appena più convinto.

Amakura Itsuki... È passato così tanto tempo, non trovi?

Altroché, Kirie-chan...

La chiamò così, con quella confidenza dolce sempre avuta nei suoi confronti, anche quando non poteva proprio permetterselo.
Si aprì di più il giubbotto ed andò ricercando qualcosa all'interno di esso, nella tasca opposta a quella dove teneva la bacchetta.
Una espressione vittoriosa si dipinse sul suo viso non appena constatò che il movimento fisico non avesse compromesso l'oggetto portato con sé.
Oggetto che porse proprio alla ex Kurosawa, immaginando l'effetto malinconico che potesse farle.

... Ma le vecchie abitudini sono due a morire, come puoi vedere.

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Ce la farò questa volta a sentirti accettare con un sorriso?

Le fece un occhiolino, aspettando che ella prendesse la crostatina al cacao portata appositamente per lei.
Successivamente, individuò una poltroncina non troppo distante, verso la quale si diresse e si sedette.
La ragazza poteva optare per il letto, per la sedia o anche per il piccolo divanetto lì vicino.
Era ovvio che ci fosse da parlare e di certo Itsuki non poteva averle dato una mano al solo scopo di offrirle un dolce.

Perché sei qui, Amakura-san?
Perché mi hai salvata?


... Ti devo chiedere scusa, Kirie-chan, profondamente scusa.

Iniziò così, fissandola molto più serio.

In questi anni ti ho tenuta d'occhio affinché potessi essere sicuro che stessi bene.
Praticamente da quando sei andata via di casa, ti ho individuata ed utilizzato le mie risorse mi sono sempre accertato della tua libertà.
So che la mia famiglia non ha più questo compito da un bel po', ma tanti anni fa, mia nonna e tua nonna tornarono in rapporti pacifici.
Ella chiese alla sorella di avere riguardo nei tuoi confronti come se gli accordi tra il nostro e il tuo clan non si fossero mai spenti.


Una notizia davvero scottante per la MagiDottoressa, quello era indubbio, ma presto o tardi sarebbe dovuta venirlo a sapere.
Itsuki avrebbe voluto preservare quel segreto, aspettando che tutto andasse al suo posto, che lei trovasse la sua dimensione, la sua vita.
Ma la madre era davvero un osso duro, non riusciva proprio a farsi andare giù la questione, quindi alla fine l'Amakura si era dovuto esporre per forza.
C'era ancora tanto da dire, ma non voleva andare troppo di fretta, rischiava di farla cedere sotto il peso delle verità.

Ho ricevuto l'addestramento standard fin da bambino. Mio nonno si curò della mia formazione come Ninja del Clan Amakura.
Venni informato però del mio compito e della tua situazione solo dopo essere andato via da scuola... O meglio, dopo essere stato cacciato via a causa di tua madre.
Sì, lei si occupò di far conoscere certe mie attività poco onorevoli avvenute durante l'Estate, utilizzandole per farmi espellere e così allontanarmi da te.
Ma non basta così poco per togliermi di mezzo, sono un osso duro io, sai?


Fece un leggero ghigno, leccandosi le labbra e sbattendo le palpebre celanti quegli occhi scintillanti e scuri che non smettevano un attimo di fissarla.

Tra l'altro, complimenti per il tuo avvicinamento al Mana, io sono un Ignis del Fuoco!
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Messaggioda Kirie » 24/09/2017, 16:04

Quale strana coincidenza aveva portato Itsuki a salvarla, quel giorno? Forse coincidenza non era e c'erano molti fattori a supporto di quella ipotesi. Una volta rientrata nella camera d'albergo, Kirie aveva avvertito un senso di vuoto dentro la testa, come una sorta di black out momentaneo che le impediva di agire e reagire in alcun modo. Fin da subito aveva saputo quali rischi stesse correndo nel ripresentarsi in Giappone, ma lo aveva fatto per poter stare vicina ad un'amica. Era una cosa normale, naturale, spontanea. Innocente e anche doverosa, calcolando quanto bene volesse a Ruka e quanto ne volesse a suo padre. Dunque perché le veniva negata anche quella libertà? Perché sua madre si ostinava così tanto con lei, si ostinava con quella stupida, assurda, ignobile tradizione? Di fronte a tali quesiti, fu facile per la Morimoto perdere il controllo di sé e piangere, inchinata di fronte ad Itsuki, chiedendogli scusa per il comportamento che stava assumendo.

Non meritavo... sniff... L'aiuto e il supporto di un Amakura...
S-sumimasen Amakura-san!


Forse non lo meriterà tua madre, ma tu ne hai tutto il diritto...
Non c'è bisogno di scusarsi, immagino non sia stato semplice mantenere il sangue freddo così, all'improvviso.


Non fece nulla, né per smentire né per confermare le sue parole. Gli chiese solo qualche minuto di tempo per assentarsi, tempo che impiegò in bagno a lavarsi via le lacrime con l'acqua fredda, provando a calmarsi. L'Amakura era stato fin troppo gentile con lei pur non avendo lei mai fatto nulla per ricambiare la sua gentilezza. A scuola lo evitava come si evitava la peste, temendo le conseguenze dello stringere un rapporto più intimo con lui. Non sentiva proprio di meritarsi un trattamento d'onore come quello da parte sua, ma non poté fare altro che accettarlo e ringraziarlo per la sua incredibile bontà. Una volta ritornata nella zona letto, scoprì che l'italo-giapponese aveva tirato le tende per impedire a sguardi indiscreti di osservare all'interno. Creando, senza volerlo, un'atmosfera molto intima ma anche sicura, dove ci si sentiva molto più liberi di parlare e di esprimersi come si preferiva.

Amakura Itsuki... È passato così tanto tempo, non trovi?

Altroché, Kirie-chan...

... Mi è mancato sentirmi chiamare in quel modo.

Si era fermata di nuovo di fronte a lui, guardando Itsuki che, con quel semplice nomignolo, le aveva fatto uscire un sorriso spontaneo sul suo dolce viso. Era bello vedere che certe cose non cambiavano mai, nemmeno la propensione dell'Amakura a prendersi certe confidenze con la Nonomiya. Ma a lei non era mai dispiaciuto quel suo modo di fare, soprattutto a scuola quando, durante i primi anni, Ruka e lei non erano ancora amiche e Itsuki sembrava essere l'unico bambino pronto ad offrirle la propria amicizia ed il proprio supporto. Stava ancora riflettendo su quanto fosse cambiato, su quanto fosse cresciuto, quando lo vide armeggiare in maniera piuttosto strana con un oggetto che si trovava all'interno della tasca del giubbotto. Da lì, estrasse quella che era a tutti gli effetti una crostatina al cioccolato, la tipica merenda che l'uomo le offriva quando erano bambini.

... Ma le vecchie abitudini sono dure a morire, come puoi vedere.

... Amakura... san...

Ce la farò questa volta a sentirti accettare con un sorriso?

Non era facile comprendere quante emozioni stesse scatenando quel semplice gesto in Kirie. Quella crostatina la riportava indietro, nel suo passato, quando ancora bambina veniva spesso messa da parte dai suoi compagni di scuola. Si sentiva triste, si sentiva sola e nessuno le rivolgeva la parola o voleva giocare con lei. Tranne Itsuki, un Amakura, che non capiva il disagio e la paura di Kirie o se ne fregava delle volontà di sua madre. Lui cercava di fare per lei un bel gesto e lei scappava, puntualmente ogni volta, timorosa che qualcuno potesse vederli e riferire tutto alla Capofamiglia. Eppure lo apprezzava. Dentro di sé, apprezzava quel gesto come se fosse la cosa più coraggiosa e più buona che avesse mai visto. C'erano volte che era stata tentata di accettare, di essere anche lei coraggiosa come il cugino. Ma alla fine perdeva sempre quella battaglia e si allontanava, fino a quando Itsuki non era stato direttamente espulso dalla Musashi. Una brutta faccenda che l'aveva rattristata tantissimo all'epoca. Adesso, chiaramente, era rimasto soltanto l'eco di quel dispiacere.

Hai... Arigatou, Amakura-san.

Fu quasi un gesto simbolico quello di allungare le mani ed accettare la merendina, mentre il sorriso veniva impreziosito da qualche lacrima calda di commozione. Scartò subito l'incarto e ne prese un pezzetto, che mise in bocca. Quel dolciume aveva il sapore della nostalgia e della gentilezza di Itsuki, un connubio dolce amaro che scaldava il cuore della ex-Kurosawa.

Avrei sempre voluto poter accettare, quando andavamo a scuola...
Ma avevo tanta paura di mia madre... Di quello che mi avrebbe fatto se avessi disobbedito ai suoi ordini...
Gomene...

[Mi dispiace...]


Ora avrebbe potuto farle anche di peggio, eppure quella paura riusciva a controllarla e ad affrontarla. Kirie terminò la crostatina seduta sul letto, commentando con un <Mmmh... oishii!> quel breve pasto. Si pulì le briciole rimaste e qualche traccia di cacao dagli angoli della bocca, poi assunse un'espressione un po' più seria, rivolgendo finalmente la domanda che le era premuto fare fin da quando l'Amakura era ricomparso d'improvviso nella sua vita.

Perché sei qui, Amakura-san?
Perché mi hai salvata?


... Ti devo chiedere scusa, Kirie-chan, profondamente scusa.

Eh?

In questi anni ti ho tenuta d'occhio affinché potessi essere sicuro che stessi bene.

..........

Praticamente da quando sei andata via di casa, ti ho individuata ed utilizzato le mie risorse mi sono sempre accertato della tua libertà.

Doushite?
[Perché?]


So che la mia famiglia non ha più questo compito da un bel po', ma tanti anni fa, mia nonna e tua nonna tornarono in rapporti pacifici.
Ella chiese alla sorella di avere riguardo nei tuoi confronti come se gli accordi tra il nostro e il tuo clan non si fossero mai spenti.


Shinjirarenai...
[Non è possibile...]


Non ricordava nulla di sua nonna. Non ricordava come si comportasse con lei, se era buona e gentile, se le rivolgeva la parola di tanto in tanto. Quando aveva provato a chiedere a sua madre, la risposta era sempre la stessa: ormai è morta, smettila di seccarmi. Come poteva quindi credere alle parole dell'italo-giapponese? Non era così semplice, ma Itsuki aveva ancora tanto altro da dire e interpretò il silenzio della Morimoto come un assenso per andare avanti.

Ho ricevuto l'addestramento standard fin da bambino. Mio nonno si curò della mia formazione come Ninja del Clan Amakura.
Venni informato però del mio compito e della tua situazione solo dopo essere andato via da scuola... O meglio, dopo essere stato cacciato via a causa di tua madre.


Eeeeeh?
N-nani?

[Che cosa?]


Sì, lei si occupò di far conoscere certe mie attività poco onorevoli avvenute durante l'Estate, utilizzandole per farmi espellere e così allontanarmi da te.
Ma non basta così poco per togliermi di mezzo, sono un osso duro io, sai?


Lui sorrideva, ma lei aveva un'espressione intristita e colpevole in volto. Aveva sempre pensato alle conseguenze per sé stessa, ma non si era mai soffermata a riflettere su quelle che ci sarebbero potute essere per chi le stava intorno. Era avvilente e sconfortante, venire a conoscenza di determinate cose. Kirie si rigirava le mani, che odoravano e sapevano di vaniglia e biscotto -l'odore della merendina appena mangiata- non sapendo bene cosa dire, cosa fare. Sapeva solo che la verità le stava procurando un'immensa tristezza. Non era arrabbiata con l'Amakura per averle tenuto nascosto un segreto del genere per tanti anni. Ma dispiaciuta sì. Sì, provava molto dispiacere, dispiacere e rimpianto che le fosse stata tolta la possibilità di non sentirsi e di non essere più sola.

... Il mio cuore sta piangendo per quello che ti è stato fatto dalla mia famiglia.
Non ho parole per esprimere il mio dolore e non ho parole per esprimere il sentimento che mi suscita venire a conoscenza di queste verità.
Ciò che hai detto mi appare impossibile, perché non conservo alcun ricordo di mia nonna né del suo volermi bene.
... So soltanto che sento dentro un immenso dispiacere per non aver saputo subito che tu c'eri ed eri presente per me.
Sicuramente sapere della tua presenza mi avrebbe fatto sentire un po' meno sola a questo mondo...


Fece un sorriso malinconico, ma non accusò Itsuki né gli diede del bugiardo. La sua indole, in parte, era rimasta quella del bambino che aveva conosciuto e questo le bastava per credere -pur trovandolo assurdo- alle sue parole. Ora le mani si stringevano in grembo, mentre lei ferma rimaneva in silenzio a riflettere. Fu sempre l'Amakura ad interrompere momentaneamente le sue riflessioni, rivelandole dell'altro che la lasciò piacevolmente sorpresa.

Tra l'altro, complimenti per il tuo avvicinamento al Mana, io sono un Ignis del Fuoco!

A quelle parole, lo sguardo della MagiDottoressa si abbassò sulla cavigliera di colore verde che portava sulla caviglia sinistra, proprio sotto la calza trasparente. Poi li rialzò, ricercando l'anello il cui colore avrebbe dovuto contraddistinguerlo come Ignis. Ne trovò uno, sul pollice della mano destra, ma chiaramente per lei sarebbe stato impossibile vederne il colore.

Non c'è alcun dubbio che Amakura-san meriti di essere stato scelto per servire e proteggere l'Equilibrio.
Spero di poter dimostrare anche io di esserne degna e all'altezza.


Pur facendole male pensare di non avere la stessa affinità, considerava l'elemento un dono talmente tanto prezioso che fra l'averlo e il non averlo affatto trovava ci fosse una differenza abissale. Per questo era grata alla persona che le aveva permesso di diventare una SemiGildata. E il sorriso felice che esibì ad Itsuki ne era la prova più concreta, senza considerare che questo stringeva il legame fra di loro che per anni e anni era sempre stato mantenuto allentato e separato.

Posso fare una domanda ad Amakura-san?
Perché non ti sei ribellato alla promessa che tua nonna fece alla mia?
Non avevi alcun dovere nei miei confronti... Avevi la possibilità di essere libero.


Non come lei, che invece si sentiva intrappolata dalla fitta trama tessuta da sua madre e dalla sua famiglia ogni singolo giorno.

... Adesso che hai assolto al tuo compito, che cosa farai?
Te ne andrai di nuovo via?


"E non ti farai più vedere?" era il sottointeso. Le sarebbe dispiaciuto, ma non avrebbe mai obbligato l'italo-giapponese a rimanere, sapendo che egli potesse avere una propria vita, una propria compagna magari ed anche un lavoro diverso da quello di guardia del corpo di una ragazza che mai sarebbe riuscita a prendere il posto di Capofamiglia. Un fallimento pre-annunciato, per la quale non valeva affatto la pena battersi fino alla morte.
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Messaggioda Itsuki » 26/09/2017, 22:58

Amakura Itsuki... È passato così tanto tempo, non trovi?

Altroché, Kirie-chan...

... Mi è mancato sentirmi chiamare in quel modo.

Non l'avrei mai detto, sai?

E non era affatto una battuta, sul serio Itsuki mai avrebbe pensato che per lei quello fosse un appellativo bello, da ricordare col sorriso.
Spesso e volentieri a scuola, quando veniva chiamata così, fuggiva alla velocità del suono, ma comunque lui era anche piccolo per capire certe dinamiche.
Adesso che stava analizzando meglio il suo atteggiamento, il suo comportamento più adulto e meno legato al gioco familiare, le differenze si notavano.
Era all'effettiva una giovane donna, Kirie, non più la bambina spaventata e ansiosa. Al massimo solo un po' fragile, delicata, quello sì... E non era un male.

Hai... Arigatou, Amakura-san.

E finalmente la ex Kurosawa, dopo anni ed anni, accettò quella merenda, facendo felice il cuore bambino dell'Amakura, che tanto aveva insistito, riuscendo alla fine.
La vie andare ad accomodarsi, scartare il dolce e cominciare a mangiarlo, anche perché dopo quel brutto incontro, un po' di zucchero faceva bene.
Era strano osservarla con la crostatina in mano, più che altro ripensando a tutte le volte nelle quali aveva "fallito" da piccolo, credendo che a lei non piacesse.
Restò quindi a fissarla, un po' rapito, un po' malinconico e commosso, aspettando prima di portare avanti il discorso sulla verità.

Avrei sempre voluto poter accettare, quando andavamo a scuola...
Ma avevo tanta paura di mia madre...
Di quello che mi avrebbe fatto se avessi disobbedito ai suoi ordini...
Gomene...


L'ho capito solo dopo un po', crescendo, maturando, imparando tante dinamiche prima a me sconosciute.
Non preoccuparti, alla fine eri ancora troppo giovane per saperti opporre o anche solo concepire di farlo.
L'importante è che tu sia riuscita a farti forza nel tempo, da sola, perché dimostra una grande energia d'animo.
Non sembrerà il migliore complimento del mondo ma... Hai il sangue della tua famiglia, si nota!


Senza prendersi in giro, ogni femmina dei Kurosawa si era sempre distinta per il coraggio, la caparbietà e la serietà.
Kirie aveva dimostrato quelle qualità in maniera differente rispetto alla nonna o alla madre, ma si vedevano ed anche pienamente.
Dal loro canto gli Amakura erano spericolati, coraggiosi, sicuri e impulsivi... Ad ognuno la propria somiglianza, giusto?
Sorrise ancora, Itsuki, nel vederle finire il piccolo pasto, per poi finalmente passare agli argomenti "pesanti".

... Il mio cuore sta piangendo per quello che ti è stato fatto dalla mia famiglia.
Non ho parole per esprimere il mio dolore e non ho parole per esprimere il sentimento che mi suscita venire a conoscenza di queste verità.


Sono finiti i tempi in cui le colpe della famiglia ricadevano su tutti i suoi componenti.
Quel che è fatto è fatto e tu non c'entri nulla, lo penso ora e l'ho pensato anche più di dieci anni fa.


Ciò che hai detto mi appare impossibile, perché non conservo alcun ricordo di mia nonna né del suo volermi bene.
... So soltanto che sento dentro un immenso dispiacere per non aver saputo subito che tu c'eri ed eri presente per me.
Sicuramente sapere della tua presenza mi avrebbe fatto sentire un po' meno sola a questo mondo...


Qualora volessi fare quattro chiacchiere con mia nonna, lei sarebbe sicuramente felice di raccontarti qualcosa sulla tua.
Adesso è in Italia con il resto dei miei familiari e puoi contare sul fatto che saresti sempre a prescindere la benvenuta!
Per il resto... Meglio tardi che mai, no?
Sono tornato al momento giusto!


Con immensa dolcezza, l'uomo le sorrise di nuovo, osservandola attentamente in ogni sua sfaccettatura.
Era cresciuta davvero molto bene, quella femmina, rinnovando le promesse di bellezza intuite già dalla piccola età.
Oh sì, perché l'Ignis aveva occhio per le "Cresci Bene che Ritorno", altroché!
Ed a proposito di Ignis...

Non c'è alcun dubbio che Amakura-san meriti di essere stato scelto per servire e proteggere l'Equilibrio.
Spero di poter dimostrare anche io di esserne degna e all'altezza.


Si dimostra di essere degni e all'altezza semplicemente non tradendo il Conflux, Kirie-chan.

Se ne uscì in quel modo con un tono leggermente più serio e importante, segno distintivo di quanto fosse legato alla causa.

Posso fare una domanda ad Amakura-san?

Tutte quelle che vuoi!

Perché non ti sei ribellato alla promessa che tua nonna fece alla mia?
Non avevi alcun dovere nei miei confronti... Avevi la possibilità di essere libero.


... Altri quesiti, prima che risponda?

... Adesso che hai assolto al tuo compito, che cosa farai?
Te ne andrai di nuovo via?


A quel punto, l'Amakura si alzò in piedi, invitandola a fare lo stesso, così che potesse avvicinarsi a lui, così che potesse guardarla più intensamente negli occhi.
Le posò le mani ai lati delle braccia, stringendo appena, con quel sorriso sempre presente ma sporcato da una espressione più virile, da uomo fatto e finito.
Itsuki era una persona alla mano, allegra, un po' pazza, ma aveva pur sempre quasi 30 anni ormai ed era cresciuto come tutti, anzi, forse anche più di molti.
La differenza di altezza era notevole, in effetti quante possibilità c'erano di beccare un giapponese alto quasi un metro e novanta?!

Io non ho affatto assolto il mio compito.
Non intendo neanche andarmene via.


Immagine

... Ho accettato questo destino perché è da quando ti ho vista lì, in mezzo alla Musashi, che capii di non volerti vedere più rattristata.
La mia missione è far sì che non ti accada nulla di male, sorvegliare non solo sulla tua vita, ma di riflesso anche sulla tua felicità.
Fino a quando sarai in pericolo e tua madre non ti lascerà in pace, io continuerò a proteggerti, specie ora che posso farlo alla luce del Sole.
Che possa il mio Fuoco allontanare e spaventare coloro che oseranno avvicinarsi a te con intenti ostili... E scaldare il tuo cuore tremante di solitudine.


Detto ciò, attese qualche secondo, osservandola ancora, sbattendo piano le palpebre.

... Sei bellissima, Kirie-chan...

Qualora lei non l'avesse fermato, mosso proprio da quel famoso impulso Ignis dentro al suo Spirito, l'Amakura avrebbe tentato di attirarla a sé, per darle un bacio sulle labbra.
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Messaggioda Kirie » 27/09/2017, 22:06

... Mi è mancato sentirmi chiamare in quel modo.

Non l'avrei mai detto, sai?

Mi metteva molta allegria sapere che tu mi consideravi così tanto amica, ma non potevo dimostrartelo.

Lo disse con un lieve accenno di risata, ricordando i tempi in cui tremava al solo pensiero che l'Amakura potesse davvero chiamarla per nome di fronte ad un insegnante. L'influenza della sua famiglia si estendeva anche fra le mura scolastiche, dove era possibile che il corpo docente riferisse alla Capofamiglia ciò che accadeva alla sua unica erede e quali giri frequentasse. Avere Itsuki vicino equivaleva a renderla molto scontenta e a scatenare la sua ira. Sebbene Kirie non avesse mai riflettuto che essa potesse abbattersi non direttamente su di lei. Quasi a voler rivivere quei ricordi, l'Ignis estrasse dalla tasca del giubbotto una crostatina che finalmente la Nonomiya accettò, gustandosela. Era un gesto quello che le aveva sempre scaldato il cuore, così come la perseveranza di Itsuki nel volergliela offrire a tutti i costi. Vederlo ora, sulla soglia dei trenta, speranzoso di sentire un sì da parte sua la fece commuovere. Non si era mai arreso con lei, era questo ciò che la ex-Morimoto leggeva fra le righe.

L'ho capito solo dopo un po', crescendo, maturando, imparando tante dinamiche prima a me sconosciute.
Non preoccuparti, alla fine eri ancora troppo giovane per saperti opporre o anche solo concepire di farlo.
L'importante è che tu sia riuscita a farti forza nel tempo, da sola, perché dimostra una grande energia d'animo.
Non sembrerà il migliore complimento del mondo ma... Hai il sangue della tua famiglia, si nota!


Vero, non sembrava un complimento, ma la MagiDottoressa non ricordava assolutamente nulla della nonna materna, se non quelle poche informazioni centellinate che le aveva passato sua madre. Se avesse dovuto giudicarla per le decisioni prese in gioventù, l'avrebbe considerata una persona priva di cuore e compassione, per ciò che aveva fatto alla sorella e al marito di lei. Eppure c'era molto altro sotto, molto dolore celato, sofferenze che aveva patito e la volontà -in tarda età- di riscattarsi per gli errori commessi in passato. Forse per questo motivo Hisoka Kurosawa aveva scelto la strada del perdono e della riappacificazione con sua sorella. Una strada però che non aveva portato a nulla, dal momento che i Kurosawa continuavano a disprezzare gli Amakura nonostante fossero passati ormai anni. La dimostrazione palese di quanto poco rispetto avesse la propria famiglia le venne data dalla sconvolgente rivelazione della vera e unica responsabile dell'espulsione di Itsuki da scuola. Mai avrebbe potuto immaginare che dietro ci fosse davvero sua madre, eppure non c'era motivo per lei di dubitare delle parole dell'Ignis. Che, vedendola così affranta, cercò di rassicurarla.

... Il mio cuore sta piangendo per quello che ti è stato fatto dalla mia famiglia.
Non ho parole per esprimere il mio dolore e non ho parole per esprimere il sentimento che mi suscita venire a conoscenza di queste verità.


Sono finiti i tempi in cui le colpe della famiglia ricadevano su tutti i suoi componenti.
Quel che è fatto è fatto e tu non c'entri nulla, lo penso ora e l'ho pensato anche più di dieci anni fa.


Ciò che hai detto mi appare impossibile, perché non conservo alcun ricordo di mia nonna né del suo volermi bene.
... So soltanto che sento dentro un immenso dispiacere per non aver saputo subito che tu c'eri ed eri presente per me.
Sicuramente sapere della tua presenza mi avrebbe fatto sentire un po' meno sola a questo mondo...


Qualora volessi fare quattro chiacchiere con mia nonna, lei sarebbe sicuramente felice di raccontarti qualcosa sulla tua.
Adesso è in Italia con il resto dei miei familiari e puoi contare sul fatto che saresti sempre a prescindere la benvenuta!
Per il resto... Meglio tardi che mai, no?
Sono tornato al momento giusto!


Non proprio. Il momento giusto sarebbe stato quando Kirie ancora si sentiva malata di solitudine, subito dopo la morte dello zio o poco prima di incontrare Hank. Adesso che c'era il Muscle nella sua vita, le veniva più spontaneo non provare più quelle dannose sensazioni, riuscendo a trovare in lui un punto di riferimento molto forte e soprattutto fermo. Ciò non significava certo che non fosse felice di poter avere anche l'Amakura come persona a lei vicina: lo aveva allontanato più di una volta non per propria volontà ma per paura, che adesso sentiva il bisogno di rimediare, sentiva il bisogno di riaverlo vicino. Per questo motivo annuì, ringraziandolo per l'invito di andare a trovare sua nonna. L'unica parente in vita in grado forse di fare un po' più di luce su quel mistero. Dopo aver scoperto la reciproca appartenenza alla Gilda Ignis e Terran, venne il momento per la Nonomiya di porgere altre domande all'Amakura, di saperne di più sulla sua condizione di Guardia del Corpo della giovane donna. L'ultima domanda venne posta anche con un velato tocco d'ansia, temendone la risposta. Perché per lei era chiaro che non volesse perderlo ora che era riuscita -finalmente- a stabilire con lui un contatto sincero. In risposta, l'Ignis si alzò in piedi, avvicinandosi a lei e invitandola a fare lo stesso. La differenza di altezza era abissale, tanto che Kirie teneva il viso rivolto in alto, per cercare di guardarlo negli occhi. Occhi buoni, occhi dolci, occhi caldi soprattutto. Sì, riusciva quasi a percepire un immenso calore provenire dall'uomo che le stava di fronte, dal suo sguardo e dalle mani che, con delicatezza, si erano posate sulle sue spalle, stringendo appena in un contatto più intimo.

Io non ho affatto assolto il mio compito.
Non intendo neanche andarmene via.


Doushite?
[Perché?]


... Ho accettato questo destino perché è da quando ti ho vista lì, in mezzo alla Musashi, che capii di non volerti vedere più rattristata.

Gli occhi divennero lucidi, nel ricordo del passato, nel ricordo della sofferenza patita e di quanto sollievo avesse provato stando vicino a Ruka, l'unica amica che avesse mai avuto. Se soltanto avesse saputo prima quella verità, se soltanto avesse trovato prima il coraggio di accettare la mano che Itsuki le aveva offerto, più e più volte, forse non avrebbe patito così tanto nella propria vita e sarebbe riuscita a liberarsi prima dal giogo della Capofamiglia. Aveva un sorriso velatamente triste perché le sembrava che fosse meraviglioso e bellissimo il pensiero dell'Amakura, ma in ritardo. Anzi, no, non era colpa dell'uomo, ma unicamente sua per non aver saputo cogliere l'attimo nel momento opportuno. Come era già accaduto con Nigel. Come le stava insegnando anche Hank Muscle.

La mia missione è far sì che non ti accada nulla di male, sorvegliare non solo sulla tua vita, ma di riflesso anche sulla tua felicità.
Fino a quando sarai in pericolo e tua madre non ti lascerà in pace, io continuerò a proteggerti, specie ora che posso farlo alla luce del Sole.
Che possa il mio Fuoco allontanare e spaventare coloro che oseranno avvicinarsi a te con intenti ostili... E scaldare il tuo cuore tremante di solitudine.


La fece sorridere quell'ultima frase. Lei non tremava più, non ne aveva motivo. La solennità del momento però la spinse a rimanere in silenzio, mentre Itsuki -accorgendosi forse di qualcosa- la fissava con sguardo nuovo, con sguardo diverso. Per poi concludere con una semplice frase che sorprese la Nonomiya.

... Sei bellissima, Kirie-chan...

... Mh?
...!!!


In un primo momento non replicò nulla. Lo vide chinarsi su di lei -anche troppo per la sua altezza- con le mani che continuavano a stringerla sulle braccia. Lo video chiudere gli occhi e infine sentì le sue labbra sfiorare le proprie in un dolce contatto, impossibile da travisare. Si lasciò baciare per quei cinque secondi scarsi, non reagendo in alcun modo, né in senso positivo né in senso negativo. Riusciva soltanto a sentire il calore dell'Amakura, che tentava di trasmetterle qualcosa, di suscitare qualcosa nel suo cuore, un cuore che in parte aveva ricominciato a battere per un altro. Non era innamorata di Hank, ma si sentiva legata a lui in maniera molto forte. Questo la portò, quando Itsuki si staccò da lei, a versare qualche lacrima, lacrime di tristezza e rimpianto.

S-sumimasen, Amakura-san...

Si allontanò da lui, con delicatezza, andando a sedersi sul letto e nascondendo il volto fra le mani, rossa sulle guance bagnate da altre lacrime salate. Non riusciva a smettere, non riusciva a capacitarsi di cosa le stesse accadendo. Da un lato c'era Hank, l'uomo che l'aveva salvata nel suo momento più buio, che le aveva dato un sostegno e al quale ella sentiva di starsi legando lentamente; poi però era riapparso Itsuki nella propria vita, l'aveva sconvolta, stravolta, rigirata sottosopra, offrendole tutto ciò che avrebbe sempre voluto: una persona che la proteggesse in ogni istante e che l'amasse. Forse Itsuki non l'amava, ma quel bacio lasciava intendere che provasse qualcosa per lei. E questo stava mandando in confusione la giovane donna, incapace di prendere una decisione, di scegliere verso chi dovesse essere fedele il proprio cuore.

Vorrei poter tornare indietro nel tempo.
Vorrei poter accettare tutte le merendine che mi offrivi.
Vorrei poter vivere con te le esperienze migliori e le esperienze peggiori della mia vita.
Vorrei poter avere l'opportunità di cogliere l'occasione che non ho mai colto, quando ancora c'eri tu.
Non l'ho fatto. Non sono stata capace di sceglierti al momento giusto.
E adesso c'è un'altra persona verso la quale mi sono legata, che mi ha protetta, che mi ha aiutata quando ne avevo maggiore bisogno.
Perdonami se puoi, Amakura-san.
Per non averti accolto prima nella mia vita.
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Messaggioda Itsuki » 30/09/2017, 17:00

S-sumimasen, Amakura-san...

No, purtroppo per lui, a differenza di quanto detto, non era arrivato proprio proprio nel momento giusto, anzi, forse quello era il più sbagliato.
In realtà lui si stava riferendo al momento giusto per salvarla, ma quel tipo di affermazione poteva ricoprire un significato molto più vasto e complesso.
Quel bacio che le diede fu sentito, fu autentico, fu morbido, senza imprimere troppa aggressività o passione, ma ugualmente venne rifiutato.
Sì, in quel modo si percepì Itsuki, rifiutato, perché la ragazza non ebbe una reazione tanto positiva, facendosi indietro con difficoltà e profondo imbarazzo.

Cosa ti succede?
Sono stato forse troppo impulsivo?
È il mio Fuoco...
... Poi con te faccio ancora più fatica a controllarlo!


Cercò di rimediare, cercò di essere quasi scherzoso e lusinghiero verso di lei, ma nulla, ormai parve essere troppo tardi: Kirie era rossa in viso ed anche in lacrime.
Poteva un bacio provocare così tante sensazioni negative? L'Amakura scosse appena la testa, iniziando davvero a percepire un bel po' di disagio e dispiacere.
Che fosse già impegnata? O magari sposata? Ad essere sinceri non è che l'avesse mai potuta spiare troppo, ma con tutti gli spostamenti effettuati, com'era possibile?
Fino all'Inghilterra nessun partner, poi poche settimane e New Orleans e altrettante poche a Denver... Quindi, dov'è che aveva sbagliato?

... Vorrei poter vivere con te le esperienze migliori e le esperienze peggiori della mia vita.
Vorrei poter avere l'opportunità di cogliere l'occasione che non ho mai colto, quando ancora c'eri tu.
Non l'ho fatto.
Non sono stata capace di sceglierti al momento giusto.


Però potresti adesso, o sbaglio?

Le chiese soltanto pensandolo, ancora guardandola, aspettando che ella proseguisse, perché doveva esserci un problema di fondo.

E adesso c'è un'altra persona verso la quale mi sono legata, che mi ha protetta, che mi ha aiutata quando ne avevo maggiore bisogno.

Immagine

Ci fu una grossa esplosione di Fuoco nel suo Spirito, un'esplosione potente, un'esplosione che ebbe quasi la forza per scuoterlo all'interno, destabilizzandolo.
Era da tanto che non gli succedeva, perché ormai il suo controllo sull'Elemento era tale da permettergli di tenerlo a bada senza eccessivi sforzi.
Ma non era affatto una cosa da tutti i giorni ricevere una notizia del genere, non dopo anni a coltivare dei sentimenti, non dopo anni passati a prendersi "da lontano" di qualcuno.
Sospirò, chiudendo gli occhi, inspirando, raccogliendo le energie per rimettere a posto le Fiamme, mentre ella proseguiva a parlare, scusandosi sempre in lacrime.

Perdonami se puoi, Amakura-san.
Per non averti accolto prima nella mia vita.


Qualora Kirie fosse rimasta a fissare il pavimento, sempre con gli occhi bagnati e l'espressione sofferente, ad un tratto, avrebbe potuto notare l'avvicinarsi dell'Italo-Giapponese.
Itsuki si fermò a meno di dieci centimetri da lei e si mise in ginocchio, così da poter incontrare il suo sguardo, fissandola con aria morbida, con aria tranquilla.
In realtà il suo Fuoco era abbastanza in subbuglio ma la meditazione e gli allenamenti portati avanti negli anni lo avevano portato ad essere molto capace di trattenersi.
Cercò di posarle una mano sulla guancia morbida, facendo una piccola carezza, portando via col pollice la lacrima colata per ultima.

Come sempre cerchi di affliggerti e darti ogni colpa, Kirie-chan.
Ma la verità è che la colpa sia anche la mia, quella di non aver saputo gettarmi, quella di non aver saputo approfittare del tempo a disposizione.
Tu allora non trovasti la forza per avvicinarti a me, ma anche io dopo, in questi anni, non l'ho trovata per espormi e dirti chi fossi, mettendo avanti i miei doveri come Amakura.
Quindi le colpe sono dalla parte di entrambi, chi prima, chi dopo...


Alla fin fine, sotto sotto Itsuki era pur sempre un trentenne con una buona percentuale di maturità e coscienza.
Non poteva starsene buono vedendola fustigarsi metaforicamente senza sentire il bisogno di intervenire, mettere in chiaro le cose, con onestà e saggezza.
L'aveva protetta a distanza per troppi anni, anni nei quali si sarebbe potuto presentare a lei spiegandole tutto e chiedendole di stare vicini.
Ma la voglia di fornirle la libertà sempre richiesta e voluta lo aveva bloccato dal metterla davanti alla realtà, ovvero l'inseguimento perenne della famiglia, della madre.

Ho sempre sperato che presto o tardi tua madre gettasse la spugna, smettesse di inseguirti in lungo e in largo.
A quel punto, con te finalmente libera da ogni giogo o costrizione, avrei potuto fare la mia mossa, avvicinandomi, presentandomi solo come il vecchio compagno di scuola.
Lo so, sarebbe stato un po' come prenderti in giro, ma l'avrei fatto solo per proteggere il tuo cuore stanco e malconcio, facendogli vivere un bel sogno eterno.
Una strategia interessante ma ahimè... Ideata senza tenere da conto il fatto che tu potessi avvicinarti ad altre persone nel corso della vita, non sapendo della mia esistenza.


A quel punto fu lui a far cadere una lacrima lungo la propria guancia destra, abbassando un momento gli occhi, fissando un punto vuoto, con un sorriso amaro.

... Da un lato però sono felice che tu abbia incontrato una persona capace di starti vicino, capace di fornirti conforto e sostegno.
In questa maniera, pur non essendo mia, potrò avere la tranquillità che tu non sia sola, che tu sia al sicuro...
Troppe volte sono stato col patema d'animo quando non riuscivo a passare dalle tue parti per più di un tot tempo...
Mi dicevo "Ecco, se adesso non la trovassi, fosse stata presa o fosse in pericolo, dovrei incolpare solo me stesso!", mentre così...


Così se non altro quell'altra persona avrebbe modo di starle sempre vicino, non perdendola mai di vista.
Non lo disse, ma il senso delle sue parole fu comprensibile, un senso triste, per l'Amakura, un senso malinconico.
Perché per un attimo aveva sfiorato l'idea di essere finalmente lui quel qualcuno. Una vita riorganizzata e il potersi sentire, senza segreti o misteri.
Tornò ad alzare lo sguardo, volendo incontrare i suoi occhi un'ultima volta. L'orologio correva e non era affatto l'ideale restare lì ancora per molto.

Lascia che ti accompagni alla Passaporta che hai richiesto, tanto so dov'è...

Le fece un mezzo sorriso vagamente divertito: già, era proprio capace nel suo "lavoro".

Ma ovviamente non possiamo camminare assieme, se mi vedessero con te sarebbero guai.
Sarò nella mia forma Animagus. Hai un cappello? Mi metterò fra i tuoi setosi e morbidi capelli scuri.
Lascia che possa inebriarmi del tuo odore ancora una volta, Kirie-chan...
... Ti spiace?


Si avvicinò di più col viso al suo, poi, spostandosi sulla sinistra, cercò di darle un bacio sulla guancia, quindi casto, quasi di saluto.
Non si sarebbero potuti salutare bene una volta arrivata lei a destinazione, quindi era meglio farlo adesso, senza problemi di mezzo.
Tornò quindi in piedi, aspettando che ella facesse lo stesso, prendendo di seguito dalla tasca dei pantaloni un bigliettino.
Su di esso c'era segnato un numero di MagiFax e due indirizzi.

Il primo indirizzo è quello della mia abitazione, il secondo quello del mio luogo di lavoro.
Sia il numero, sia gli indirizzi che leggi sono criptati magicamente, ovvero quelli che vedi non sono veri.
Per far sì che lo diventino, devi intingere il bigliettino in una tazza bollente di maccha.
Non si rovinerà, non subito. Per attivare il processo di visualizzazione ci vorranno circa quattro secondi, ma oltre i sette, il biglietto si bagnerà e diverrà illeggibile.


Il tè preferito dalla Nonomiya. Una coincidenza? Andiamo su, non prendiamoci in giro.

Ti aspetto giù nella hall...
Scendi senza il cappello.
Quando vedrai avvicinarsi un calabrone, tranquilla, sarò io.
Mi metterò sulla tua testa e potrai coprirmi.


Si avviò quindi fino alla porta, aprendola piano, con un bel respiro.
Poi però, si volse ancora, a fissarla negli occhi.
Rimase in silenzio alcuni secondi.
Infine, ancora una volta il Fuoco gli impose di non demordere, non subito.

... Tra una settimana troverai una crostatina sul tavolino, nello tuo studio MediMagico, dentro la Caserma.
La mattina seguente, prima del tuo arrivo, tornerò a vedere: se ci sarà solo la carta nel cestino, vorrà dire che l'hai mangiata... Che vorrai darmi una possibilità.
Se invece la troverò ancora lì, intatta, allora rinuncerò e mi metterò l'anima in pace.
... A prescindere da tutto, è stato bello vederti, è stato bello parlarti, è stato bello tornare bambini per qualche secondo...


Un altro mezzo sorriso, un piccolo sguardo in basso, un po' di saliva mandata giù. Si leccò le labbra, risalendo nuovamente con gli occhi su di lei.

... Hai delle labbra buonissime...

Quella fu davvero l'ultima cosa detta, prima che la figura del Ninja Ignis scomparisse dietro l'ingresso della stanza, lasciando la MagiDottoressa da sola.
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Messaggioda Kirie » 01/10/2017, 0:07

Cosa ti succede?
Sono stato forse troppo impulsivo?
È il mio Fuoco...
... Poi con te faccio ancora più fatica a controllarlo!


Scosse la testa, mentre le lacrime scendevano lungo le guance, non riuscendo a parlare tanto soffocanti erano le emozioni che stava provando. Il bacio di Itsuki era stato dolcissimo, lieve, delicato. Non l'aveva schiacciata l'impetuosità del gesto, ma quella dei suoi sentimenti, che si sentivano oppressi da tutta quella situazione. In vero erano molte le situazioni che avevano contribuito a rendere Kirie fragile emotivamente. Dallo stress di dover cambiare casa ogni pochi mesi al più recente tentativo di rapimento. Fino a giungere poi a lui, l'Amakura, che le aveva rivelato cose sconvolgenti e aveva fatto qualcosa di ancor più sconvolgente, confessando palesemente i suoi sentimenti per lei. Non fu in grado di mentirgli, né a parole né a gesti: piangeva per tanti motivi, si scusava per non essere riuscita a cogliere prima quel momento fra di loro e perché nella sua vita adesso c'era Hank, la persona verso cui si era rivolto il suo cuore, pur non avendo ancora iniziato a battere. Poteva esserci ancora speranza per l'Ignis, ma quella speranza era molto flebile, molto tenue se messa a confronto dell'ascendente che il Muscle era riuscito a conquistarsi in quei due mesi sulla Nonomiya.

Perdonami se puoi, Amakura-san.
Per non averti accolto prima nella mia vita.


Forse il rimpianto più grande. Non aver avuto quel coraggio di averlo accanto come amico e poi chissà, magari in futuro come compagno. Era sempre stato quello il suo problema: la poca intraprendenza. Aveva perso Nigel per quel motivo e adesso -pur inconsapevolmente- stava scoprendo di aver perso anche Itsuki. Per l'Amakura però non era così che stavano esattamente le cose. Lei era seduta sul letto, con il viso -pieno di lacrime- nascosto fra le mani, ma lo sentì arrivare e mettersi di fronte a lei. Riusciva a sentire il suo profumo e questo la spinse ad abbassare le mani, anche se ancora non osava guardarlo in volto. Fu il suo tocco delicato sulla guancia che la spinse a sollevare lo sguardo, oltre a buttare giù altre lacrime, lacrime che bagnarono le dita dell'uomo.

Come sempre cerchi di affliggerti e darti ogni colpa, Kirie-chan.
Ma la verità è che la colpa sia anche la mia, quella di non aver saputo gettarmi, quella di non aver saputo approfittare del tempo a disposizione.
Tu allora non trovasti la forza per avvicinarti a me, ma anche io dopo, in questi anni, non l'ho trovata per espormi e dirti chi fossi, mettendo avanti i miei doveri come Amakura.
Quindi le colpe sono dalla parte di entrambi, chi prima, chi dopo...


Amakura-san... non ha colpe...
È stato tenuto... lontano da me... per causa mia...


Parlava in giapponese, fra i singhiozzi, socchiudendo le palpebre che si riempivano di altre lacrime nuove, mentre Itsuki proseguiva a parlare, proseguiva a tentare di alleviare di poco la sofferenza provata in quel momento dalla ex-Morimoto.

Ho sempre sperato che presto o tardi tua madre gettasse la spugna, smettesse di inseguirti in lungo e in largo.
A quel punto, con te finalmente libera da ogni giogo o costrizione, avrei potuto fare la mia mossa, avvicinandomi, presentandomi solo come il vecchio compagno di scuola.
Lo so, sarebbe stato un po' come prenderti in giro, ma l'avrei fatto solo per proteggere il tuo cuore stanco e malconcio, facendogli vivere un bel sogno eterno.
Una strategia interessante ma ahimè... Ideata senza tenere da conto il fatto che tu potessi avvicinarti ad altre persone nel corso della vita, non sapendo della mia esistenza.


Vide quella singola lacrima scendere dal suo viso e fu lei, in quel momento, a posargli la mano sulla guancia, per raccoglierla. Era sensibile al dolore e alla sofferenza altrui, motivo per cui lo zio spesso si preoccupava per lei e per la sua carriera come MagiDottoressa. Non riuscire a vivere quella carriera col giusto distacco l'avrebbe portata infine a soffrire troppo e a perdere il suo talento nel guarire il prossimo. Fu un tocco gentile quello della giapponesina, anche dolce, una dolcezza però fugace perché la mano ritornò presto al suo posto -nel grembo di lei- come se si sentisse colpevole persino di quell'unico gesto d'amore.

... Da un lato però sono felice che tu abbia incontrato una persona capace di starti vicino, capace di fornirti conforto e sostegno.
In questa maniera, pur non essendo mia, potrò avere la tranquillità che tu non sia sola, che tu sia al sicuro...
Troppe volte sono stato col patema d'animo quando non riuscivo a passare dalle tue parti per più di un tot tempo...
Mi dicevo "Ecco, se adesso non la trovassi, fosse stata presa o fosse in pericolo, dovrei incolpare solo me stesso!", mentre così...


Lui non concluse la frase e lei non proseguì al posto suo. Era chiaro ad entrambi che la presenza di Hank rendeva meno indispensabile l'impegno preso dall'Amakura nel voler proteggere l'erede dei Kurosawa. Il silenzio cadde fra di loro, lasciando spazio soltanto all'echeggiare del tempo che richiamava la giovane donna ai suoi doveri. Ben presto si sarebbe attivata la Passaporta per tornare in America per cui era il caso che lei si sbrigasse. Avrebbe potuto rimanere lì ancora delle ore, in verità, ma fu lo stesso Itsuki a farle presente che l'ora fosse quasi giunta ed era il momento di andare via.

Lascia che ti accompagni alla Passaporta che hai richiesto, tanto so dov'è...
Ma ovviamente non possiamo camminare assieme, se mi vedessero con te sarebbero guai.
Sarò nella mia forma Animagus. Hai un cappello? Mi metterò fra i tuoi setosi e morbidi capelli scuri.
Lascia che possa inebriarmi del tuo odore ancora una volta, Kirie-chan...
... Ti spiace?


Fece segno di no con la testa, le mani che stringevano la gonna formando delle pieghe fastidiose. L'Ignis volle incontrare ancora una volta il suo sguardo e lei lo sostenne, questa volta, non scostandosi quando si chinò nuovamente per darle un bacio ma sulla guancia, un altro segno di tenerezza nei suoi confronti. Le sembrava di sentire la pelle infuocarsi ad ogni contatto con l'Amakura, ma poteva essere semplicemente una reazione spontanea al suo elemento. Si alzò anche ella in piedi, stendendo le pieghe fatte prima iniziando a rivestirsi lentamente. Aveva una valigia molto piccola, già pronta che tirò fuori da dentro l'armadio. Non c'era altro da dire per lei, perché i pensieri si accavallavano così come le sue emozioni, in subbuglio e indomabili.

Il primo indirizzo è quello della mia abitazione, il secondo quello del mio luogo di lavoro.
Sia il numero, sia gli indirizzi che leggi sono criptati magicamente, ovvero quelli che vedi non sono veri.
Per far sì che lo diventino, devi intingere il bigliettino in una tazza bollente di maccha.
Non si rovinerà, non subito. Per attivare il processo di visualizzazione ci vorranno circa quattro secondi, ma oltre i sette, il biglietto si bagnerà e diverrà illeggibile.


Era la sua qualità di té preferita, quindi sarebbe stato difficile dimenticare quale processo seguire. Prese il bigliettino dalle mani dell'uomo, sistemandolo accuratamente dentro la propria borsa. Era arrivato il momento di andare, ma era meglio non scendere insieme. Itsuki sarebbe andato per primo e dopo qualche minuto Kirie lo avrebbe raggiunto, lasciando che lui -in forma Animagus- si annidasse fra i suoi capelli per essere poi nascosto sotto il cappello. Anche in quel caso, la Nonomiya non emise un fiato, limitandosi semplicemente ad annuire e guardando l'altro darle la schiena per uscire fuori dalla stanza. Tuttavia, fermo sulla soglia della porta, si rigirò verso di lei un'ultima volta, parlandole con l'ultimo barlume di speranza rimasto ancora acceso.

... Tra una settimana troverai una crostatina sul tavolino, nello tuo studio MediMagico, dentro la Caserma.
La mattina seguente, prima del tuo arrivo, tornerò a vedere: se ci sarà solo la carta nel cestino, vorrà dire che l'hai mangiata... Che vorrai darmi una possibilità.
Se invece la troverò ancora lì, intatta, allora rinuncerò e mi metterò l'anima in pace.
... A prescindere da tutto, è stato bello vederti, è stato bello parlarti, è stato bello tornare bambini per qualche secondo...


Amakura-san...

... Hai delle labbra buonissime...

Le guance si colorirono e la giapponesina sobbalzò quasi, abbassando di nuovo gli occhi per non incrociare quelli dell'altro. Attese che se ne andasse per poterlo rialzare quello sguardo, soffermandosi sul vuoto lasciato dalla presenza di Itsuki dentro la stanza. Non poteva dargli certezze, non poteva dargli nemmeno speranza, perché non ne era in grado. Kirie agiva solo quando certa di ciò che provava, della forza dei propri sentimenti ed in quel momento nulla era chiaro, nulla era al suo posto. C'era soltanto il caos e nel caos era facile, per una come lei, perdere completamente la bussola.

... Anche tu...

Sussurrò al vuoto, asciugandosi le ultime lacrime rimaste e prendendo le sue cose. Tempo qualche minuto e la Morimoto si ritrovò nella hall dell'albergo, con il conto già pagato e Itsuki nascosto fra i suoi capelli, sotto il cappello indossato dalla ragazza. La Passaporta distava lì soltanto qualche metro. Presto sarebbe tornata a casa, al sicuro, permettendole così di mettere da parte uno dei suoi tanti problemi.
Permettendole di riflettere con attenzione su chi volesse veramente il suo cuore.

終わり
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Kirie
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