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Sala da tè per i visitatori e negozio
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da Zoé » 03/12/2015, 12:18
Certo certo, figurati.
Ti ringrazio!
Le sorrise cordiale, anche se l'altra ancora non la stava guardando. Sembrava stremata, la collega. Non c'era da stupirsene. Il San Mungo era sempre stato pieno di pazienti, fin da quando ci aveva messo piede. Essendo l'unico ospedale magico di Londra, probabilmente era anche plausibile una tale affluenza... Ma se il personale mancava -o scarseggiava- la vita lavorativa poteva diventare alquanto sgradevole, per alcuni più che per altri. L'aria stravolta della ragazza, la sua giovane età e il non averla mai vista in giro, infatti, fecero pensare a Zoé -I/P 26- che fosse una Guardia Medimagica o una Medimaga di Pronto Soccorso. Erano i due step lavorativi nei quali si sgobbava di più, perché era lì che tutte le incombenze più sgradevoli -pazienti intolleranti, incidenti di poco conto, parenti lamentosi- finivano sempre. Anche lei ci era passata, un po' come tutti. E solo ora che era una Medimaga di base aveva un po' di respiro. Inoltre, lavorare part-time le dava una maggiore libertà. Era l'Underground il suo primo luogo di lavoro, e il San Mungo... una sorta di volontariato retribuito. Tranne quando andava a trovare pazienti rimasti soli, ovviamente. Intanto, la ragazza aveva alzato lo sguardo su di lei, assumendo una posa più umana. Se l'avesse fatta stare meglio, la francese le avrebbe anche detto di rimanere seduta come più preferiva. Ma così si chiacchierava più facilmente, in effetti.
Diciamo che son sempre sommersa di lavoro e sto poco in giro, spesso mi spediscono fuori per le emergenze extraospedaliere. Piacere mio! A me chiamano “Nerwit” per far prima, Alex va bene.
Le strinse la mano a sua volta. Una presa decisa, non forte ma nemmeno molle, di quelle di chi sembrasse aver paura di toccare l'altro. Nessuno le aveva mai detto come si stringesse una mano altrui, aveva preso spunto dalla propria considerazione. E visto che odiava chi si presentasse con la stretta di una medusa viscida, si era regolata di conseguenza. Sorrise ancora ad Alex Nerwit, notando quel bicchiere di caffè che pareva quasi la sua salvezza.
Riesce a rimetterti al mondo, vero?
Le domandò, indicandole proprio la bevanda.
Però funziona meglio se ci mangi qualcosa insieme, te lo dico per esperienza personale.
Ovvero turni di notte a profusione, per anni.
Se vuoi ci dividiamo la mia fetta di ciambellone! È leggera ed ottima, puoi fidarti della bravura di Russell!
Se avesse dovuto prepararlo lei, il dolce... No, decisamente meglio che si limitasse ai soli cocktails dell'Under.
È da tanto che lavori qui? Chi è il tuo referente?
Ovvero il Medimago più anziano da "usare" come punto di riferimento. Anche Zoé ne aveva avuto uno, Rick Shapiro, uno stronzo dentro, fatto e finito. Sperava che alla ragazza fosse andata un po' meglio. Lo sguardo della Bourgeois era curioso ma gentile, e il sorriso continuava a danzarle sulle labbra. Si poteva definirla felice, come fosse contenta di quella nuova conoscenza. La voce tradiva un leggero accento francese, mai del tutto scomparso nonostante l'inglese perfetto con cui si esprimeva.
Comunque, se ti fanno lavorare troppo... protesta in direzione. Io ci ho messo mesi per capire che potevo anche lamentarmi di qualcosa se non mi stava bene, che tonta!
Auto-ironica, ma aveva ottimi motivi per prendersi in giro. Qualche anno prima era ancora ingenua, a tratti sprovveduta. L'Under l'aveva svezzata, per così dire, e quello svezzamento si era rifatto anche sul suo secondo lavoro. E per rimanere in tema...
Sei una Medimaga a tempo pieno, o svolgi anche qualche altro lavoro? Io, ad esempio, faccio anche la Bartender all'Underground Pub... lo conosci? Ah... ovviamente se sono troppo invadente ed indiscreta fammelo presente, mi sembri già abbastanza stressata di tuo senza che debba arrivare io con le mie chiacchiere senza senso!
Le fece l'occhiolino, amichevole e forse solo un po' imbarazzata. Era strano, per lei, rapportarsi con qualcuno senza un bancone di mezzo. Ed era ancora più strano che conoscere qualcuno normalmente la mettesse tanto in agitazione.
"Ho decisamente bisogno di più amiche femmine."
Si rimproverò, con uno sbuffo mentale. E possibilmente non impiegate all'Under, le amiche. Altrimenti era tutto inutile.
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da Alex Nerwit » 03/12/2015, 15:31
Era bello sentire qualche frase cordiale dopo una valanga di lamentele e notizie di morte, ferite e deturpazioni accompagnate da piagnistei, imprecazioni o accuse. «Figurati...»Si limitò a dire tranquillamente e senza badare a quel che stava succedendo. La stretta di mano dell’altra era altrettanto decisa e le mani erano quelle tipiche di un medico, anche se leggermente più indurite. Era proprio vero, si poteva capire molto da una stretta di mano anche se lei non aveva ricevuto molte informazioni. Doveva migliorare anche in quel campo, ma la sua carriera da spia era ancora agli inizi e necessitava decisamente di un bel addestramento. La bionda stava indicando il suo caffè, che si stava raffreddando mentre lei si distraeva con la conversazione. Dopo averlo guardato di sfuggita, tornò a dare la sua attenzione all’intelocutrice. «Puoi dirlo forte. Ah, tranquilla, ho già mangiato un bel po’ di donuts ma non posso rinunciare ad un pezzetto di ciambellone. Codice morale.»Era palesemente ironica ma allo stesso tempo sincera. Amava le ciambelle e tutti i loro vari parenti. «Non molto a dire il vero, qualche anno di gavetta iniziale e ora altra gavetta, immagino non finisca mai. Il mio referente dovrebbe essere il Capo reparto del Quarto piano ma, ti dirò, mi affido spesso a Dilys Derwent, ha sempre qualche trucco da insegnare... se si ha la pazienza di ascoltare i suoi racconti su Hogwarts.»Il quadro appeso nella hall dell'ospedale rappresentava una famosa guaritrice. Appena arrivata la ex Serpeverde non sapeva nemmeno dove recarsi ed era rimasta all’ingresso sperduta e impanicata. Nuova vita, nuova routine, così tanto da imparare, così poco tempo per rientrare nel nuovo flusso. Quella donna aveva riconosciuto la sua sciarpa Verde-Argento, sommergendola di consigli, racconti, domande sulla condizione della sua amata scuola, così cambiata nei secoli ma ancora capace di donare bei ricordi e tante conoscenze. Anche dopo mesi dalla sua assunzione non aveva mai smesso di fermarsi da lei appena ne aveva tempo, discutendo di incanti di guarigione, tecniche e tutto quello che quel ricordo impresso su tela aveva da dire. «Ma no, figurati, spesso sono io che mi rendo disponibile. C'è una continua evoluzione con gli incanti e se non imparo ora a riconoscerli e contrastarli tutti rimango indietro. Oggi è stata una giornata massacrante per tutti.»Alex amava quel lavoro, adorava imparare e spesso era lei a sommergere i più esperti di domande o richieste di collaborazione. Osservare, mettersi alla prova, migliorare. Era sempre stata così e non si era mai fermata. Ricerche, esercitazioni, corsi di aggiornamento. La sua vita procedeva in salita da quando era piccola, dalle prime ricerche su incanti basici, sugli antichi Egizi, alle letture su mostri e creature magiche. Calibrò bene la sua risposta, pensandola per qualche secondo. Lei aveva un impiego di cui non avrebbe mai parlato a nessuno. Era una spia, dilettante, ma comunque infognata col Ministero che l’avrebbe seguita e addestrata. Quegli occhi azzurro appartenevano a qualcuno che amava parlare anche con sconosciuti, o così sembrava. “Sei brava a far dire le cose alla gente, vero?”Le parole di una sua vecchia conoscenza le balenarono in mente, strappandole un mezzo sorriso nostalgico che apparve sul suo viso per qualche istante. Bevve un sorso di quella bevanda scura e rigenerante, mentre ritornava al presente. «E' il mio primo impiego, quello in cui investo più tempo, ma a volte suono in giro, quando riesco a trovare dei clienti che apprezzano un po' di rock e simili. Non ci son mai passata, ma l'ho sentito spesso nominare, com'è? Tranquilla comunque, fino ad ora tutto quello che hai detto ha un senso.»Un sorriso gentile e un’espressione che voleva essere il più confortante possibile accompagnarono le sue parole. Era abituata ad aver a che fare con tanta gente, anche con creature come Mezzigiganti e Goblin, la sua adolescenza nel pub più malfamato di Hogsmeade le aveva insegnato molto. Poteva sentire un accento strano, non molto diffuso, nelle parole dell’altra. Gli inglesi lo percepivano subito, molti si offendevano anche se sbagliavi qualche parola, alcuni si schifavano se l’accento non era come il loro. Lo sapeva bene la Gallese che, nei primi anni ad Hogwarts, aveva faticato con quel suo mix di costrutti. Per sua fortuna la scuola era sempre stata molto "multietnica". “Poi torni in Galles e tutti rompono perché hai un accento misto, immagino che sia ovunque così.”«Da dove vieni? Se posso chiedere.»Quella sua stessa domanda la portò indietro coi ricordi, a quando aveva parlato della Russia con quella donna che le aveva cambiato la vita. Le pareva sempre strano il come certe persone le rimanevano accanto pur essendo sparite dalla sua vita.
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da Zoé » 03/12/2015, 18:05
Puoi dirlo forte. Ah, tranquilla, ho già mangiato un bel po’ di donuts ma non posso rinunciare ad un pezzetto di ciambellone. Codice morale.
Se conosci un posto che li fa buoni, ti prego, portamici!
A dispetto del fisico -quasi- perfetto, Zoé di schifezze ne mangiava parecchie. Solo che poi, coi suoi due lavori, smaltiva. Però di posti dove facessero dei veri donuts americani non ne aveva mai trovati a Londra. Certo, non li aveva mai nemmeno cercati con fervore e dedizione, c'era da ammetterlo. Ma magari, in questo, Alex Nerwit poteva anche esserle utile.
Non molto a dire il vero, qualche anno di gavetta iniziale e ora altra gavetta, immagino non finisca mai. Il mio referente dovrebbe essere il Capo reparto del Quarto piano ma, ti dirò, mi affido spesso a Dilys Derwent, ha sempre qualche trucco da insegnare... se si ha la pazienza di ascoltare i suoi racconti su Hogwarts.
Gran bella comodità i quadri nella hall, vero?
Sorrise all'altra, divertita e complice. Come se stessero condividendo un qualche segreto.
Sono stati i miei soli amici per almeno i primi tre mesi qui. Poi ho capito che se volevo fare carriera, almeno un po', dovevo cominciare a far sentire la mia voce... la scelta più saggia che abbia mai fatto.
Era stato strano. Passare dall'Ospedale di Lione in cui lavorava il padre al San Mungo, completamente sola, in una città sconosciuta. Una bella botta. Fortuna che di pelo sullo stomaco, la Bourgeois, ne avesse parecchio.
Ma no, figurati, spesso sono io che mi rendo disponibile. C'è una continua evoluzione con gli incanti e se non imparo ora a riconoscerli e contrastarli tutti rimango indietro. Oggi è stata una giornata massacrante per tutti.
Sono contenta che fosse la mia giornata libera, allora... anche se sono comunque qui. Sai, una paziente doveva effettuare un intervento importante, e nessuno è mai venuto a trovarla da quando è stata ricoverata, perciò...
Fece spallucce.
... ho pensato le facesse piacere trovare una faccia amica, quando si fosse svegliata.
Era fondamentalmente di animo buono, Zoé. Certo, col tempo aveva appreso quando essere buona e quando, invece, non lasciarsi abbindolare. Ma la signora Aveclyff le aveva fatto una tenerezza... e il resto era storia.
Comunque, ogni tanto, seguo dei corsi di aggiornamento al Ministero... a volte per studiare meglio un incantesimo pericoloso, altre per apprendere nuove tecniche di guarigione. Se ti va, la prossima volta che ce n'è uno ti avviso, e lo seguiamo insieme!
Era disponibile, sempre, specie coi colleghi. E poi, di sicuro, a quei Seminari non poteva andarci con Margaret o con Bree. Ma Alex sembrava presa dal proprio lavoro. Avrebbero potuto trovare molti punti in comune, loro due.
E' il mio primo impiego, quello in cui investo più tempo, ma a volte suono in giro, quando riesco a trovare dei clienti che apprezzano un po' di rock e simili. Non ci son mai passata, ma l'ho sentito spesso nominare, com'è? Tranquilla comunque, fino ad ora tutto quello che hai detto ha un senso.
Ti intendi di musica? Forte! Potresti suonare all'Underground ogni tanto, sono certa che Liv -la proprietaria- ti pagherebbe bene!
Non amava spendere, Liv. Ma non aveva problemi a farlo, non per un servizio di primo livello.
Comunque, per risponderti, l'Under è il pub più famoso di Londra, è un ritrovo sia per maghi che per babbani, con ottimo cibo, ottima musica, serata a tema e drink eccezionali... e non lo dico solo perché lavoro lì! Se ti va passaci qualche volta, ti farò assaggiare i cocktails più buoni della tua vita, garantito.
Le fece un occhiolino, dividendo a metà la ciambella. Una parte la allungò verso Alex, l'altra invece la tenne per sé.
Da dove vieni? Se posso chiedere.
Lione. Si sente molto l'accento, vero?
Fece un sorrisetto, arrossendo appena. Anche se in realtà, quel "appena" sulla sua pelle diafana si tramutava in "vistosamente".
I miei sono Purosangue, ho studiato a casa fino a prendere il Diploma, dopodiché ho cominciato a lavorare all'Ospedale magico della città fino ad arrivare qui, al San Mungo. Però non volevo fare solo la Medimaga nella vita, e quando ho scoperto la mia vocazione per il bartendering... l'Under era lì ad aspettarmi!
Aveva sintetizzato molto la propria vita, ma non voleva annoiarla coi particolari. Non quando si erano appena conosciute, perlomeno.
Tu, invece, sei nata in Inghilterra? Hai frequentato Hogwarts?
Ipotizzando che fosse di origine europea, aveva automaticamente scartato la Cyprus e la Musashi. Ma poteva pure sbagliarsi. Non sarebbe stata la prima volta.
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da Alex Nerwit » 03/12/2015, 21:10
Alex non amava parlare molto e per niente, diventava quasi muta o assente se un discorso non le interessava o, peggio, l’annoiava. Se la disgustava, invece, si rischiavano battute raramente velate, quasi istiganti, strafottenti. Non era quello il caso. Quando sapeva di conoscere qualcosa, che la sua parola valeva qualcosa, quando un argomento le piaceva e la compagnia idem, mutava, diventando quasi logorroica. Parlava con trasporto, felice di dare la sua opinione, condividere la sua conoscenza con qualcuno che (per lei) meritava di sapere e ascoltare. Non che si sentisse superiore, solo non apprezzava il parlare a vanvera con gente a caso che non chiedeva per reale interesse. «Solo uno? E' da quando son venuta a Londra per i primi acquisti a Diagon Alley -diciamo nove anni fa circa- che mi avventuro in ogni via per cercare i posti migliori. Per esempio, c'è la "Dunkin'Donuts" a Powis Street e la "Dum Dum Donutterie" a Bethnal Green Road. La prima è una catena che vende prodotti americani, però nelle panetterie trovi dolci fantastici, basta avventurarsi e seguire lo stomaco!»Se c’erano dubbi sul suo amore per le ciambelle potevano anche volatilizzarsi. Da quando aveva provato la sua prima ciambella glassata in una gita con i suoi genitori, non aveva più smesso di cercarle, mangiarle e amarle. Il discorso era poi slittato sui quadri che abbellivano le mura di quello che, seppur magico, rimaneva un ospedale pieno di soddisfazioni/delusioni per i magimedici e di sofferenze/sollievi per i pazienti e i loro cari. Quelle tele dipinte, a quanto pareva, erano la compagnia dei nuovi, gli elementi di riferimento per molti. Sempre presenti con la loro storia, la loro esperienza. Era sempre stata affascinata da quella magia viva e pensante, anche se sapeva che erano solo ricordi impressi nel momento in cui erano stati creati. Rimanevano comunque affascinanti. Se c’era un'altra cosa che Nerwit adorava, era quando si creava complicità con qualcuno. Quando riusciva a farsi capire, a comprendere un’altra persona, a introdurre qualche legame, ne era soddisfatta. Anche se era solo per delle ciambelle e per dei quadri, avere qualcosa in comune con l’altra rivelava che valeva la pena fermarsi a parlarci. E ciò attivava il suo lato curioso. «La mia voce la sentono fin troppo mi sa, ho sempre da chiedere e da dire.» In effetti si comportava esattamente come a scuola, domande su domande, voglia di provare a mettersi in gioco. Doveva essere davvero insopportabile, ma non le importava, era lì anche per imparare dai migliori. Sorrise in modo sentito e rispettoso quando l’altra le disse di esser lì per una paziente. Se c’era una cosa che aveva da sempre evitato, un atteggiamento pericoloso per una come lei, era proprio il vedere i pazienti come amici, o comportarsi come se fossero tali. Un avvicinamento era pericoloso, rivelava grande cuore ma anche grande resistenza. Perché lì dentro, più che aldilà delle mura, poteva succedere di tutto. Chi aveva accanto doveva essere bella dentro quanto fuori, o forse di più. Non chiese chi era perché non voleva sapere, non voleva farsi coinvolgere. Paziente, collega, lei: tre cose distinte. «Mi farebbe molto piacere, davvero.»Rispose con fermezza, non erano solo belle parole come potevano essere quelle di un: “Ma certo, rimaniamo in contatto!” detto prima di sparire, era quasi una promessa a rendersi disponibile. Perché tanta sicurezza? Quella donna aveva fatto una buona impressione e ciò le bastava. Se poi stava sbagliando, non ci voleva nulla a tornare semplici conoscenti da salutare quelle volte che ci si incrociava per i corridoi. «La musica è la mia passione da quando ho nove anni. Ho iniziato con lezioni di mio padre, ho proseguito coi suggerimenti del capo coro della scuola, poi con un mio gruppo e ora sto provando a fare l'autodidatta per trovare un mio stile. Mi farebbe piacere, non molto per i soldi, ma per mettermi alla prova. Tendo a separare l’arte dal guadagno, la si corrompe.»Si fermò nel notare quante cose private stesse dicendo. Era da tanto che non parlava con qualcuno di musica e si era fatta sfuggire troppo di lei. Forse era l’empatia che l’altra sembrava avere, la complicità che si stava lentamente formando. Non le interessava, il suo "Io" doveva rimanere dietro a solide mura. Stop alle fughe non necessarie. «Allora devo passare per forza. Quando sei di turno? Se trovo uno spiraglio fuggo da questo Magimanicomio e vengo a bermi un bicchierino o due. »“O tre, da quanto non mi faccio una bella bevuta? Il proprietario del Testa di Porco sarebbe molto deluso da questo mio comportamento da salutista, bisogna rimediare!”Ricambiò l’occhiolino con un’espressione ambigua, interessata, per poi arrossire lievemente per quel mostrare parte di se stessa senza i soliti veli. Che razza di spia era? Prese il dolce sorridendo, ascoltando quello che l’altra le stava dicendo senza interromperla. Mentre la giovane Medimaga stava parlando, non poté far a meno di palesare il suo gradimento per quella ciambella semplice ma allo stesso tempo deliziosa. «Cavoli! Complimenti a Russell! Chiunque sia è davvero un’ottima cuoca. Ehm, scusa.»Disse per poi passarsi il polpastrello del pollice sulle labbra per ripulirle da eventuali briciole. «Il tuo accento va bene così, solo che non si sente spesso. Di dove sei? Francia? Ora che mi ci fai pensare, da "Krispy Kreme" in Joiner Street vendono le ciambelle fatte con una ricetta di uno chef francese che abitava a New Orleans. Sono secoli che le fanno, ormai ci son succursali ovunque, se non le hai mai provate devo portarti, assolutamente. Io... sono Gallese e sì, ho frequentato Hogwarts. Superati gli esami son finita qui. Per il discorso accenti, passando molto tempo tra gli inglesi, quando torno a far visita ai miei, i compaesani mi additano come straniera. Fanno quasi ridere. Quindi non farti problemi, non con me perlomeno.»“In realtà mi fan pena quei mer**** nazionalisti bigotti.”Per qualche istante si mise a fissare il liquido nerastro nel suo bicchiere, assalita dai ricordi della scuola, di Caernarfon, della sua famiglia. Si riprese in fretta, tornando al presente e a chi le stava parlando.
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da Zoé » 03/12/2015, 21:58
Solo uno? E' da quando son venuta a Londra per i primi acquisti a Diagon Alley -diciamo nove anni fa circa- che mi avventuro in ogni via per cercare i posti migliori. Per esempio, c'è la "Dunkin'Donuts" a Powis Street e la "Dum Dum Donutterie" a Bethnal Green Road. La prima è una catena che vende prodotti americani, però nelle panetterie trovi dolci fantastici, basta avventurarsi e seguire lo stomaco!
Okay, mi devi portare in tutti questi posti... E sappi che sono appena diventata la tua migliore amica!
Lo disse scherzando, naturalmente. Eppure gli occhi scintillavano, e poco ci mancava che le venisse la bava alla bocca. Sì, era golosa. E allora? Poteva largamente permetterselo, lei che aveva tutte le curve al posto giusto. Mai stata eccessivamente magra, ma non se n'era mai fatta un problema. Anzi, aveva provato in prima persona come ai maschi piacesse toccare un po' di carne, oltre alle ossa. E lei di carne ne aveva in abbondanza.
La mia voce la sentono fin troppo mi sa, ho sempre da chiedere e da dire.
Sei decisamente più furba di quanto fossi io quando ho cominciato. È un bene.
Non vedeva motivi di non auto-criticarsi, quand'era necessario. Era oggettivamente vero che, nel suo primo anno al San Mungo, fosse stata troppo timida. E che se fosse stata più sveglia, si sarebbe fatta avanti molto prima. Certo, il passato non si poteva cambiare, ma le andava bene così. Alla fine, di strada ne aveva fatta comunque, anche se magari in minor tempo. Alex Nerwit, però, era diversa. Più furba, appunto. E anche loquace, più di quanto Zoé avesse immaginato ad una prima occhiata. Il che non era un male, anzi. Se avesse dovuto tirarle le parole con le pinze, probabilmente avrebbe desistito, sentendosi invadente. Così, invece, il dialogo era fluido. Spontaneo. Del tutto piacevole.
Mi farebbe molto piacere, davvero.
Andata allora! Sono contenta, di solito ci vado da sola, e ti confesso che mi annoio da morire...
Anche solo per fare un commento ogni tanto, era bello avere qualcuno vicino. E poi andare a bere qualcosa dopo il Seminario era la prassi. Ma quanto era deprimente bere da soli? Alex sarebbe stata la sua salvezza, ed insieme si sarebbero divertite. Ne era sicura.
La musica è la mia passione da quando ho nove anni. Ho iniziato con lezioni di mio padre, ho proseguito coi suggerimenti del capo coro della scuola, poi con un mio gruppo e ora sto provando a fare l'autodidatta per trovare un mio stile. Mi farebbe piacere, non molto per i soldi, ma per mettermi alla prova. Tendo a separare l’arte dal guadagno, la si corrompe.
Di sicuro troverai un pubblico bello numeroso, parola mia.
Vista l'affluenza di gente, specie nel weekend.
Comunque è bello che tu abbia questa visione della musica... la condivido, in parte. Insomma, io sono meno "aulica" di te riguardo al mio lavoro qui, lo faccio perché comunque devo arrotondare le entrate... ma aiutare il prossimo lo sento più come una vocazione, che come una mera fonte di guadagno.
Che poi fosse anche quello, era un altro discorso. Probabilmente anche per Alex sarebbe stato lo stesso, se avesse vissuto solo di musica. Almeno, questo era ciò che pensava Zoé, giusto o sbagliato che fosse.
Allora devo passare per forza. Quando sei di turno? Se trovo uno spiraglio fuggo da questo Magimanicomio e vengo a bermi un bicchierino o due.
I miei turni variano in base alla disponibilità che dò quando non sono qui, comunque di solito il Venerdì sera sono fissa, dalle 20 fino alle 2. Vedrai quanto ti piaceranno i drink che ti servirò, ti manderanno in estasi... e a fine serata sarai completamente innamorata di me e della mia bravura, ahahah!!
Le fece pure la linguaccia, mentre rideva. Divertita, bonaria, assolutamente ironica ed amichevole. Era brava nel suo lavoro come Bartender, ma forse non così tanto. Però le piaceva definircisi, specie quando vedeva i clienti -maschi- fare la fila per poter bere uno dei suoi cocktails. Probabilmente -sicuramente- lo facevano soprattutto per l'aspetto fisico della Bourgeois... ma non aveva molta importanza. Lei si divertiva a prepararli, loro si divertivano a berli. Tanto bastava.
Cavoli! Complimenti a Russell! Chiunque sia è davvero un’ottima cuoca. Ehm, scusa.
Oh beh, ti ci puoi complimentare di persona, eheheh!
Rise di nuovo, Zoé. Non di lei, non la stava prendendo in giro, quanto per ciò che aveva detto. Con aria complice, si sporse leggermente verso Alex, indicandole Russell. Ovvero un uomo attempato, bassetto, un po' in carne, con una testa pelata e folti baffi grigi. Il quale, sentendosi osservato, sorrise ad entrambe ed alzò la mano in segno di saluto. Sì, era sempre felice il vecchio Russell. Veniva quasi voglia di chiedergli la ricetta, della sua felicità.
Il tuo accento va bene così, solo che non si sente spesso. Di dove sei? Francia?
Le confermò la sua provenienza. Sì, era francese. Di Lione. Andava fiera della sua città, forse perché quando diceva di essere nata in Francia, tutti si aspettavano che fosse di Parigi. Come se quella fosse l'unica città francese della nazione. Che stupidaggine.
Ora che mi ci fai pensare, da "Krispy Kreme" in Joiner Street vendono le ciambelle fatte con una ricetta di uno chef francese che abitava a New Orleans. Sono secoli che le fanno, ormai ci son succursali ovunque, se non le hai mai provate devo portarti, assolutamente.
Te l'ho già detto che ti amo, vero?
Un'altra cosa in comune oltre alla professione e ai quadri nella hall? L'amore per i dolci, decisamente.
Io... sono Gallese e sì, ho frequentato Hogwarts. Superati gli esami son finita qui.
In quale Casata stavi? Mi sarebbe piaciuto studiare ad Hogwarts, ma i miei hanno preferito farmi seguire da un tutor privato... te lo immagini che strazio?
Mai qualcuno con cui chiacchierare, con cui divertirsi, mai un'avventura. Era una fortuna che fosse venuta su tanto bene.
Per il discorso accenti, passando molto tempo tra gli inglesi, quando torno a far visita ai miei, i compaesani mi additano come straniera. Fanno quasi ridere. Quindi non farti problemi, non con me perlomeno.
Io non sono mai riuscita a togliermi di dosso l'accento francese, e dire che ci ho pure provato! Ma alla fine non è un male, no? Avere qualcosa di diverso dalla massa è sempre una cosa positiva.
Distinguersi. Anche per qualcosa di piccolo, di stupido. Era come sottolineare la propria identità, ribadire il proprio "io".
E se i tuoi compaesani ti additano come straniera, che vadano a quel paese, vuol dire che non hanno capito nulla. E chissà quanta ne conoscerai di gente che non ti capirà!
Le fece un altro occhiolino. Complice. Come se avesse di fronte un'amica. Era tanto sbagliato?
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da Alex Nerwit » 04/12/2015, 0:04
Finalmente qualcuno con del gusto. Non stavano parlando di moda o nouvelle cuisine, bensì di ciambelle, eppure era contenta che c’era qualcuno come lei. Tanti preferivano i biscotti, le torte o non amavano proprio i dolci (casi disperati secondo lei), i veri intenditori erano pochi, tanti nemmeno sapevano cos’era una vera donuts. Assurdo. Si era ritrovata in una conversazione leggera, divertente, di quelle che non faceva dai tempi della scuola. Un chiacchierare con una donna adulta e non con ragazzini, eppure era a suo agio. Era una cosa molto rara per lei, che stava cercando di assorbire il più possibile, di studiare chi aveva di fronte come poteva, così da capire se aveva preso un abbaglio, era in balia di allucinazioni o, forse, aveva davvero trovato qualcuno che la capiva. “Piano. Mai correre in discesa con la confidenza se si è un orso dei rapporti sociali.” Frasi da Testa di Porco, rozze ma vere, senza fronzoli.
«La magia delle donuts!»
Sorrise, senza prendere sul serio quella frase. Non si conoscevano, non sapeva se dopo quel pomeriggio l’avrebbe davvero rivista. Le belle parole rimanevano tali, lei doveva vedere coi suoi occhi i fatti. Ridacchiò a quel complimento/auto-critica sulla furbizia. Non per niente era finita tra i “discepoli” di Salazar, sebbene avesse qualche caratteristica che l’avrebbe fatta star bene anche in altre casate, non era mai stata per il catalogare le persone in base allo smistamento. Però amava le Serpi, il carattere sicuro, l’astuzia, la voglia di migliorare, la mancanza di finti moralismi. Poi c’erano i fissati col sangue, quelli li ignorava semplicemente.
«Mi sopravvaluti, una che fa tante domande potrebbe essere malintesa.»
Poteva passare per un’idiota, per una che chiedeva come era meglio richiudere uno squarcio in pieno petto, come se il vederlo non le provocasse nulla, come se fosse priva di anima. Così non era, solo che era lì per lavorare, non per farsi amici tra le persone da curare, non era quello lo scopo di un Medimago. Rispetto, cordialità, pazienza ma sempre sangue freddo, un leggero distacco, senza quei capisaldi sarebbe crollata il primo anno. Si avvicinò leggermente, sporgendosi dalla poltrona verso Zoé.
«Ti confesso che prendo appunti per non distrarmi ma, per il trenta percento, son scarabocchi e divagazioni, pezzi di spartito improvvisati e liste di cose da fare dopo la fine del corso. Quindi ben venga se c’è qualcuno che sta “soffrendo” come me.»
Un sorriso diverso, furbo e divertito, apparve su quel volto stanco, come se la maschera da diligente medimaga fosse caduta per qualche istante, facendo apparire quello che era. Aveva imitato con le dita le virgolette alla parola “soffrire”. Alla fine andava a quei corsi per imparare, solo non amava le troppe divagazioni o le interruzioni delle teste di legno. Per non parlare dei racconti personali del solito insegnante in cerca di pubblico -non volontario- ai racconti della sua vita privata.
«Siamo più o meno in situazioni simili. Io riesco a mantenermi solo con questo lavoro, quindi la musica la lascio quasi “intoccata”. Ovviamente a volte ci guadagno, non sono una musicista così pura.»
Per non parlare dei lavori per il Ministero e del fatto che usasse i Galeoni per libri, strumenti musicali e poco altro. Non essendo una fissata col vestiario né un’amante dello shopping a casaccio, usava pochi di quei soldi guadagnati. A dirla tutta nemmeno aveva il tempo per pensare a come spenderli.
«Chissà che ci metti in quei drink per far impazzire i clienti! Ora son curiosa. Aspettati una mia apparizione, prima o poi.»
Quando scoprì che la “cuoca” era un piccoletto dall’aria simpatica, sollevç un pollice in segno di approvazione, arrossendo leggermente per quello sbaglio.
«Scusa, non conosco Lione. Son sempre stata una frana in geografia. Sarà che per i gallesi solo il Galles era degno di nota e al castello non era tra le materie affrontate.»
"Per sua fortuna" avrebbe dovuto aggiungere visto che era sempre stata pessima in molte delle materie studiate fino agli undici anni nella scuola babbana. Non aveva dalla sua nemmeno un pizzico di orientamento. Il mondo per lei era un posto dove perdersi in cerca di dolci, creature magiche e nuovi incantesimi. Nessuno le aveva mai detto quelle parole, nemmeno per scherzo, quindi si limitò a sorridere, palesemente imbarazzata, spazzandosi le briciole di ciambella dai pantaloni.
«Ho vissuto tra i Serpeverde, in effetti non baratterei i miei professori per un tutor, anche se alcuni erano dei bacchettoni allucinanti.»
Si appoggiò ad un bracciolo della seduta con il gomito, accomodando il mento sul palmo aperto rivolto verso l’alto, scrutando l’altra con aria pensosa.
«Questa è decisamente una frase da Serpeverde, saresti stata bene tra noi. O tra i Dragargento, anche loro son ben determinati. Non sai quante volte ho incontrato gente che non capiva né voleva farlo. Non ci ho mai avuto a che fare se non da piccola.»
E quante volte era tornata con un occhio nero o tanta rabbia addosso perché qualcuno le dava della stramboide, del maschiaccio e altre cavolate da bambini. Ad Hogwarts tutto era cambiato, anche se qualche tradizionalista lo aveva incrociato anche lì… gli idioti erano come i funghi in zone a clima umido.
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da Zoé » 04/12/2015, 18:01
La magia delle donuts!
Sai che potrebbe diventare lo spot per un negozio di donuts? Se poi lo si usasse in un negozio per maghi, il gioco di parole sarebbe grandioso!
Rise, come una bambina. In effetti non si poteva proprio dire che quello fosse un discorso serio, adulto. Ma Zoé non ci vedeva nulla di male. Quando era in servizio doveva mantenere un certo contegno. E quando lavorava all'Under, comunque, il ritmo era frenetico, e per le chiacchiere leggere c'era poco tempo. In quel momento, invece, erano solo due colleghe che si prendevano una pausa, e ne approfittavano per conoscersi. Anche parlando di donuts.
Mi sopravvaluti, una che fa tante domande potrebbe essere malintesa.
Forse. -concesse lei- Ma non mi sembri una stupida, né una di quelle rompiscatole petulanti il cui unico scopo pare sia quello di far uscire di senno i loro superiori...
E sì, aveva conosciuto anche persone di quel genere.
Quindi rimango dell'idea che tu sia furba. Ovviamente sei libera di smentirmi in qualsiasi momento... ma sarebbe un gran peccato.
Avrebbe perso un sacco di punti, insomma. Passare da furba a rompicoglioni era come, per dirla in modo babbano, passare "dalle stelle alle stalle". Insomma, un vero schifo. Ma la Bourgeois rimaneva dell'idea che Alex Nerwit fosse davvero una furba. E poi la Casata di Serpeverde -quella in cui, lo venne a sapere dopo, l'altra aveva studiato- era quella dei furbi, o si stava sbagliando?
Ti confesso che prendo appunti per non distrarmi ma, per il trenta percento, son scarabocchi e divagazioni, pezzi di spartito improvvisati e liste di cose da fare dopo la fine del corso. Quindi ben venga se c’è qualcuno che sta “soffrendo” come me.
Una volta ho ideato l'intera preparazione di un cocktail durante un Seminario sulle Pozioni Rinvigorenti...
Le confessò con un sorrisetto furbo. Birichino. Da bambina monella, sostanzialmente. In effetti, a volte, sembrava molto più giovane della sua età reale. Vuoi per i lineamenti, vuoi per quei sorrisetti. A Zoé non importava poi molto, anzi. In momenti come quello, le piaceva sentirsi complice col proprio interlocutore. Le sembrava che lei ed Alex, in qualche modo, si capissero. Era una bella sensazione.
Siamo più o meno in situazioni simili. Io riesco a mantenermi solo con questo lavoro, quindi la musica la lascio quasi “intoccata”. Ovviamente a volte ci guadagno, non sono una musicista così pura.
Scommetto che a maggior parte dei galeoni li usi per la tua musica... vero?
Non ci voleva un Veggente, per capirlo. Per una che amava così tanto la musica, forse la gioia più grande era acquistare spartiti e libri a tema. Lei, ad esempio, alcuni risparmi li spendeva per comprare liquori pregiati o provenienti da diverse parti del mondo, così da esercitarsi a casa. E sì, anche per fare shopping. Ma solo -o quasi- perché Liv richiedeva un certo abbigliamento, all'Under.
Chissà che ci metti in quei drink per far impazzire i clienti! Ora son curiosa. Aspettati una mia apparizione, prima o poi.
Ovvio che me l'aspetto, anzi, ci conto proprio! E pretenderò anche un parere sincero, sappilo, quindi preparati ad essere molto severa!
Le sorrise ancora. Divertita, decisa, accattivante. Era anche per quel sorriso che gli uomini perdevano la testa per lei. Ma nonostante lo usasse spesso per convincere i clienti a lasciarle una mancia più cospicua, in quel momento il sorriso era sincero. Spontaneo, come le sue parole, pronunciate non per conquistare, ma per il gusto di dire la sua.
Scusa, non conosco Lione. Son sempre stata una frana in geografia. Sarà che per i gallesi solo il Galles era degno di nota e al castello non era tra le materie affrontate.
Questa è stata una cosa che non ho mai capito. Perché nel mondo magico non si è mai studiata la geografia? Non è forse importante conoscerla, visto che viviamo sullo stesso pianeta dei babbani?
Era evidentemente perplessa. Ed evidentemente desiderosa di conoscere il parere dell'altra. Al di là che le potesse non piacere la materia... non trovava strano l'assenza di quella materia, nel programma di studio di Hogwarts? Il tutor di Zoé era stato un'autentica piaga, ma almeno l'aveva preparata su tutto. Geografia compresa.
Ho vissuto tra i Serpeverde, in effetti non baratterei i miei professori per un tutor, anche se alcuni erano dei bacchettoni allucinanti.
E non ti biasimo! Era orribile...
Si mise dritta con la schiena. Arricciò il naso e corrugò la fronte, in una smorfia. Ed infine modulò la voce per imitare la voce dell'uomo -Monsieur Trudeau- che l'aveva seguita ed istruita per anni.
Mademoiselle Bourgeois! Un peu d'attention, s'il vous plaît!
Sorrise, scuotendo il capo. Aveva calcato l'accento francese apposta, quasi storpiandolo. Come aveva fatto a sopportare per anni senza sbottargli a ridere in faccia, nemmeno lei lo sapeva.
Ero sempre distratta, ma come biasimarmi? Una quindicenne costretta a studiare a casa... non so chi dei due, tra me e Monsieur Trudeau, fosse più esaurito alla fine.
Lei scommetteva su di lui. Era stata decisamente sopra le righe, da ragazzina. E di sicuro con una tempra più forte di quella del pomposo insegnante. Ma almeno il suo lavoro l'aveva svolto bene.
Questa è decisamente una frase da Serpeverde, saresti stata bene tra noi. O tra i Dragargento, anche loro son ben determinati. Non sai quante volte ho incontrato gente che non capiva né voleva farlo. Non ci ho mai avuto a che fare se non da piccola.
Che differenza c'è tra le due Casate? Scusami, non sono affatto preparata in materia...
Un po' come Alex in geografia.
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da Alex Nerwit » 05/12/2015, 16:06
«Non ci avevo mai pensato... in effetti hai ragione.» Da piccola, senza che se ne accorgesse, usava spesso giochi di parole dovuti più a un'incomprensione dei detti/vocaboli inglesi che a una sua abilità specifica. Col tempo la cosa era andata affievolendosi, ma certe cose non se ne andavano mai veramente. Le piaceva far ridere le persone che apprezzava, nel senso buono, l'aiutava a rilassarsi e a creare un clima piacevole. «Quelle le odio. Non apprezzo il blaterare senza fine né scopo, soprattutto quando accompagnato da una voce sgradevole.» Fece una smorfia, ripensando a tutte le oche che aveva incontrato nella sua carriera scolastica e lavorativa. «Spero di non deludere le aspettative allora... e ti ringrazio, anche tu mi sembri sveglia.» Era sempre stata impedita coi complimenti, in realtà ne faceva pochi, non erano necessari dato che si capiva benissimo quando apprezzava qualcosa o qualcuno, non si faceva problemi a palesarlo fin da subito. Ridacchiò dopo la rivelazione dell'altra che, più parlavano, più entrava nelle sue "grazie". Adorava le persone sincere e non totalmente assoggettate al ruolo che gli veniva imposto. Il rispetto per i colleghi e l'impegno secondo lei bastavano, non era necessario diventare zombie totalmente invasati col lavoro, talmente tanto da dimenticarsi di avere una personalità propria. Arrossì in modo più vistoso quando l’altra ci prese in pieno, le succedeva sempre quando veniva fuori parte della sua vera sé. I suoi vizi, le sue passioni, la sua ideologia, era come se le persone arrivassero a leggerle nella mente quando scoprivano qualcosa di lei. E la sua più grande paura era proprio quella, un qualcosa che aveva già sperimentato e aveva lasciato un segno profondo dentro la sua mente. «Esatto, ho appena speso un patrimonio per un nuovo basso elettrico, un flauto di Pan un amplificatore, un bel po' di libri e qualche spartito, ne è valsa la pena, non avevo mai messo piede in un negozio di musica per maghi. Anche se ci ho lasciato lo stipendio in pratica.» “Più di uno stipendio a dire il vero.”Assunse un aspetto serio e composto, atteggiandosi a gran maestro. «So essere molto severa, si prepari a un esame signorina.» Persino il tono era stato cambiato per sembrare più vecchia e cattiva. Quel suo atteggiarsi a qualcun altro in scenette varie non le era mai passato, anzi era diventato talmente naturale che il suo avvicinamento allo spionaggio era stato quasi ovvio. Per qualche anno aveva seriamente pensato di darsi alla recitazione, ma il mondo dello spettacolo non faceva per lei. Se proprio doveva esibirsi, al massimo lo faceva per donare un po’ di sana musica al popolo magico e babbano, niente più. Non le importava avere fans o notorietà. Preferiva essere una medimaga qualunque con un po’ di passioni e muoversi in posti più o meno degradati in cerca di informazioni. «Me lo sono sempre chiesta. Alla maggior parte dei maghi sembra interessare solo il mondo magico, per fortuna c’era Babbanologia al castello, o alcuni andavano avanti a pensare che le papere di gomma per il bagno dei bambini fossero metodi di comunicazione o chissà che tipo di tecnologia avanzata.»
Un mezzo sorriso le apparve sul volto mentre si ricordava le facce scioccate di alcuni Purosangue in balia di quelle lezioni per lei facilissime. Alcune volte il docente ne sparava grosse, quando un mago si appassionava del mondo non magico si rischiava di idealizzarlo. “In realtà è una gran noia, musica a parte”Ascoltò l’altra raccontare della sua adolescenza privata di qualcosa di così importante come anni fuori da casa, tra coetanei e maghi, in un edificio antico pieno di segreti, quadri chiacchieroni e creature nascoste qui e là. Le dispiaceva per lei, ma non sapeva come dirlo, quindi si limitò a rispondere con un mezzo sorriso amaro, comprensivo, evitando di far pesare quella mancanza ulteriormente. Le era piaciuta l’interpretazione di quello che doveva esser stato un tutor noioso, rallegrandosi di aver trovato qualcuno di così simile a lei. Quella giornata non era stata solo un massacro mentale e fisico dopotutto. «Dunque… ti dico la mia, molti non la pensano così. La divisione in casate era inutile. Siamo tutti ricchi di varie sfumature, dividere undicenni in “coraggiosi”, “ambiziosi”, “pazienti”. “determinati”, “creativi”, “Intelligenti” e via dicendo, non ha mai avuto molto senso, per me. Ho conosciuto Grifondoro senza spina dorsale e Corvonero stupidissimi... Ancora meno senso aveva quel rivaleggiare con certi solo per il colore della divisa… comunque, tornando alla tua domanda, i Serpeverde, da quel che dicono, sono astuti, furbi, dai buoni riflessi e abili nei duelli, buoni amici secondo me, senza finti moralismi. I Dragargento sono calcolatori sempre pronti a farsi sotto, sono molto fissati con la competizione, mentre i Serpeverde non ne hanno bisogno, son già i migliori…e non lo dico perché sono di parte.» Dal tono si capiva che stava scherzando. Secondo lei nessuna casata era la migliore, semplicemente si capitava in una e si conosceva gente di tutti i tipi, sebbene certi fossero stereotipi viventi, ma non aveva mai approfondito la conoscenza con gente del genere.
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da Zoé » 05/12/2015, 17:36
Non ci avevo mai pensato... in effetti hai ragione.
Sai, potremmo mettere su una società fantastica! Tu inventi slogan fantasiosi ed originali, ed io mi preoccupo di venderli al miglior offerente!
Le piaceva scherzare, sempre. Le piaceva immaginare cosa avrebbe mai potuto fare di diverso, nella vita. Chiaramente erano sogni, spesso semplici battute. A volte non aveva nemmeno il tempo per respirare, figurarsi per mettere energie e concentrazione in un altro lavoro. Però sarebbe stato divertente lavorare in quel senso con Alex Nerwit. Inoltre, essendo anche un'artista, era convinta fosse una persona con molta fantasia, molta originalità. E lei adorava le persone di quel tipo.
Quelle le odio. Non apprezzo il blaterare senza fine né scopo, soprattutto quando accompagnato da una voce sgradevole.
Allora attenta quando giri nei corridoi... sono dappertutto!
Lo disse con aria decisamente melodrammatica. Quasi come se le suddette oche fossero una piaga del San Mungo. Un po' lo erano. Ma non solo dell'Ospedale, a parer suo. Alcune sapevano anche "nascondersi" bene. E a volte erano anche dei maschi, giusto per non confermare stupidi stereotipi sulla superficialità femminile. In ogni caso, bastava stare attenti ed essere fermi nel rimettere quelle figure -di qualsiasi sesso fossero- in riga. A lei era già capitato un paio di volte. Solitamente bastava un'occhiataccia, in realtà. E anche se non sembrava, la Bourgeois le occhiatacce sapeva lanciarle molto bene.
Spero di non deludere le aspettative allora... e ti ringrazio, anche tu mi sembri sveglia.
Tranne quando ho il turno qui la mattina presto e vengo da un'intera serata all'Under...
Allora sì che "sveglia" non lo era per niente. Una battuta che sperava avrebbe strappato un sorriso all'altra. E poi le piaceva essere definita in quel modo. Sveglia. Di solito la gente di lei diceva che era bella. Alcuni la definivano simpatica. Molti sexy. Qualcuno anche intelligente. Ma "sveglia" ... era un complimento originale. Sì, le piaceva. Sorrise quindi ad Alex. Con riconoscenza, e forse un pizzico d'imbarazzo. Dopotutto, anche se non sembrava, persino Zoé era sensibile ai complimenti sinceri.
Esatto, ho appena speso un patrimonio per un nuovo basso elettrico, un flauto di Pan un amplificatore, un bel po' di libri e qualche spartito, ne è valsa la pena, non avevo mai messo piede in un negozio di musica per maghi. Anche se ci ho lasciato lo stipendio in pratica.
Ma dai, anch'io suono il flauto! Beh, quello dolce, che non è proprio la stessa cosa... però abbiamo un'altra cosa in comune!
Ne stavano avendo parecchie di cose in comune. E questo non poteva che farle piacere.
So essere molto severa, si prepari a un esame signorina.
Wow, lo sai che sei minacciosa se ti ci metti?
Un complimento, il suo. In un mondo come quello, fingere era tutto. Anche quando si fingeva qualcosa che non si era. A volte era l'unico modo per sopravvivere.
Me lo sono sempre chiesta.
Allora anche tu lo trovi assurdo, meno male!
Alla maggior parte dei maghi sembra interessare solo il mondo magico, per fortuna c’era Babbanologia al castello, o alcuni andavano avanti a pensare che le papere di gomma per il bagno dei bambini fossero metodi di comunicazione o chissà che tipo di tecnologia avanzata.
Ahahahahah!!
Alex sorrise velatamente. Lei, invece, la risata se la concesse piena. Come Purosangue, trovava ironico -e purtroppo decisamente veritiero- che i maghi pensassero certe cose degli oggetti babbani. E che alcuni ne avessero addirittura paura. Ma si sapeva. Ciò che non si conosceva, spesso, spaventava i più.
Dunque… ti dico la mia, molti non la pensano così. La divisione in casate era inutile. Siamo tutti ricchi di varie sfumature, dividere undicenni in “coraggiosi”, “ambiziosi”, “pazienti”. “determinati”, “creativi”, “Intelligenti” e via dicendo, non ha mai avuto molto senso, per me. Ho conosciuto Grifondoro senza spina dorsale e Corvonero stupidissimi...
Uhm. Forse la divisione in Casate si basa su una caratteristica preponderante di ciascuno studente?
Ipotesi, le sue. Sarebbe stato bello chiedere il perché della divisione direttamente alla Preside. O al Cappello Parlante, magari. Dicevano che per quanto vecchio, non avesse mai sbagliato uno Smistamento. Ma su quale base?
Ancora meno senso aveva quel rivaleggiare con certi solo per il colore della divisa…
Qui si rientra nel concetto di "gente stupida"... avrebbero trovato un modo per rivaleggiare anche senza colori della divisa diversi, secondo me.
Sempre parlando da profana, ovvio.
Comunque, tornando alla tua domanda, i Serpeverde, da quel che dicono, sono astuti, furbi, dai buoni riflessi e abili nei duelli, buoni amici secondo me, senza finti moralismi. I Dragargento sono calcolatori sempre pronti a farsi sotto, sono molto fissati con la competizione, mentre i Serpeverde non ne hanno bisogno, son già i migliori…e non lo dico perché sono di parte.
Sicura?
La stuzzicò lei. In modo bonario, s'intendeva. Le sarebbe piaciuto studiare ad Hogwarts. Chissà se sarebbero finite nella stessa Casata, e chissà se sarebbero andate d'accordo. Zoé pensava di sì.
Medimaga Bourgeois!
La voce di un'Infermiera la fece voltare quasi all'istante, pur essendo il suo giorno libero. Deformazione professionale, senza dubbio.
Mi scusi, volevo solo informarla che la signora Aveclyff sta per tornare nella sua stanza...
Molto bene, grazie.
Era ora di tornare dalla donna, dunque. Zoé era sicura che sarebbe stata felice di vederla.
Devo andare... però tu vedi di non sparire, d'accordo? Ci vediamo in giro per i corridoi, e ti aspetto all'Under quanto prima, altrimenti ti verrò a cercare per tirarti le orecchie!
Le fece un occhiolino. E una linguaccia. Il tutto accompagnato da un sorriso sincero.
Sono contenta di averti parlato, sei davvero forte... Ci vediamo in giro allora, a presto Alex!
No, lei non l'avrebbe mai chiamata "Nerwit", come gli altri. Perché, lo aveva deciso arbitrariamente, loro due erano amiche. E prima o poi le avrebbe trovato anche un soprannome adeguato, parola di Zoé Bourgeois.
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da Alex Nerwit » 06/12/2015, 15:42
Assunse un’aria pensosa, come se la stesse prendendo sul serio. Un introito extra facile non era da scartare alla leggera. C’era del potenziale, il problema era il tempo. Farlo per scherzo era anche divertente, ma quando c’erano di mezzo i soldi tutto diventava stressante, un peso. Ridacchiò annuendo all’esclamazione dell’altra. «Una piaga, e certi sembrano anche apprezzare, li reputo individui col carattere debole che han bisogno di lecchini per sentirsi qualcuno.»E lì si fermò anche se di critiche ne aveva molte, anche meno educate e molto variopinte. Non li apprezzava proprio né le idiote né chi le usava per sentirsi chissà chi. «Posso capire, anche se penso che rare volte mi si può trovare conciata peggio di oggi. Concerto di beneficenza serale, turno di notte da coprire e un favore di un paio di ore. Penso che dormirò per una settimana, se riesco ad arrivare al letto.»Sorrise per poi farsi sfuggire un sospiro di rassegnazione. Favore per favore, non era una samaritana, avrebbe trovato il modo per far ricambiare le sue fatiche. «Anche il flauto dolce ha un bel suono! Il mio lo uso per rilassarmi, è più comodo del basso in certi posti.» A quello che lei prese come complimento rivolto alle sue abilità di cambiare atteggiamento, arrossì leggermente portando una mano ai capelli, un gesto che la aiutava a sconfiggere imbarazzo o stress. Il discorso si spostò sulle Casate e, in effetti, Zoé aveva ragione, solo che non lo trovava completamente sensato. «Non penso che una persona abbia delle caratteristiche più marcate fisse e a gruppi prestabiliti. Si potrebbe essere coraggiosi e intelligenti, così come competitivi o pazienti. Da quel che ho studiato i primi fondatori han creato casate su gusti personali. “A me piace il coraggio.”. “A me l’ambizione.”. Ma non ha senso, perché creare divisioni simili? E farne anche motivo di gare. Sarà motivante ma per me si crea solo qualcosa di ghettizzante, non so se mi spiego… non mi è mai piaciuta questa cosa.»Annuì, seria e pensosa. «Esatto, non c’è bisogno di dare agli stupidi altri motivi per palesarsi.» Un mezzo sorriso divertito riapparve sul suo viso, facendo sparire il lato irritato da quel discorso che aveva sempre preso sul serio. Fece un occhiolino veloce alla nuova conoscenza. «Chissà.»La conversazione fu interrotta dall’arrivo di un’infermiera, a quanto pareva la collega era finalmente libera di far visita a quella paziente. “Chissà se la conosco, meglio non sapere.”Decise di non far domande, né di informarsi in merito a quella persona ricoverata per, da quel che aveva capito, un intervento importante. Era raro che la sua curiosità non prendesse il sopravvento, ma non era più questione di ricerche, non voleva essere coinvolta. «Mi farò sicuramente viva allora, ci tengo alle mie orecchie!»Un tono divertito e un cenno del capo per saluto. Era contenta di averla conosciuta, anche se la sua abilità di farle dire cose private/personali la spaventava un po’. «Anche a me ha fatto piacere, a presto!»Non le rimaneva che finire la pausa, tornare a lavoro e poi correre (trascinarsi) a casa per una bella dormita. -FINE ROLE.-
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