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da Lucas » 16/05/2013, 0:35
[Giovedì - ore 10.20 - Alhambra Café - Manly Beach]
Dopo aver parlato, per modo di dire, con Tisifone, si era smaterializzato a Londra, doveva aveva vagato senza meta per alcune ore, la mente immersa in mille pensieri diversi e contorti che non facevano altro che confonderlo sempre di più: verso mezzanotte, passando di fronte ad una vetrina di un'agenzia di viaggi, aveva letto un nome, quello si "Manly Beach, Sydney, Australia"; un posto che, a giudicare dalla foto, sembrava bellissimo, un vero e proprio paradiso, un luogo pieno di relax e di pace, lontano da tutto ciò che per lui era familiare.
Era stato quello, forse, l'idea di serenità che quel luogo trasmetteva, a spingerlo a smaterializzarsi nel primo vicolo disponibile per lasciare Londra e ritrovarsi in meno di cinque minuti dopo a Sydney, materializzandosi in posti intermedi perché raggiungere l'Australia in una volta sola sarebbe stato chiedere decisamente troppo: lì, il fuso orario era dieci ore in avanti, perciò erano circa le 10 del mattino quando Lucas, un poco stordito da tutto quello sparire e riapparire, mise piede a Manly Beach, respirando l'aria salmastra e godendosi il Sole caldo ma non bollente che splendeva sul mare, sulla sabbia fine e dorata, e sulla parte della spiaggia adibita allo shopping e alla ristorazione. Un altro mondo, insomma, ma era esattamente quello che serviva al giovane uomo, estraniarsi dal proprio mondo ed abbracciarne uno diverso, nuovo, che non avesse niente a che fare con lui: sorrise tra sé, sentendosi meglio, come se scappare da Hogwarts avesse fatto allontanare da lui, almeno per il momento, ogni pensiero negativo o problema. Si rimise la bacchetta nella tasca dei pantaloni, uscì dal vicolo deserto nel quale era apparso e prese a camminare per i negozietti e i vari bar in zona, con la spiaggia di fronte a sé e il vento che gli solleticava la pelle, portando l'odore del mare fino a lui: avrebbe anche potuto fare il bagno ma al momento non ne aveva voglia, preferendo invece prendersi un bel caffé in uno dei bar coi tavolini all'esterno che stava oltrepassando lentamente, mentre camminava; c'era veramente l'imbarazzo della scelta vista la quantità di posti dove fermarsi a consumare qualcosa, ma alla fine Lucas scelse il "Alhambra Café", poiché il nome lo ispirava.
Nonostante l'interno fosse accogliente e fresco grazie all'aria condizionata babbana, Turner preferì scegliere uno dei posti all'esterno, sedendosi così ad un tavolino vuoto ed ordinando una tazza di caffé; mezz'ora dopo non solo l'aveva finito, ma aveva anche consumato un paio di Lamingtons, dolci tipici australiani, e aveva ordinato una seconda tazza di caffé, tanto per non farsi mancare nulla.
Aveva persino fatto amicizia con la cameriera, Nancy, una donna un po' rotondetta sulla quarantina un po' pettegola e curiosa che gli aveva servito il caffé e i dolci, chiedendo intanto vita, morte e miracoli del turista che si era presentato quella mattina. Finalmente l'australiana l'aveva lasciato un po' in pace, dando tregua alle sue povere orecchie, e questo portò Lucas ad estranarsi per un momento, le mani intorno alla propria tazza di caffé e l'espressione di chi era perso nel vuoto, immerso nei propri pensieri.
Peccato che la calma non durò molto: meno di un paio di minuti dopo, infatti, Nancy lo affiancò nuovamente, con un bel sorriso solare ed allegro sulle labbra. Ancora caffé, signor Turner?No, grazie Nancy... e ti prego, chiamami Lucas. Mi fai sentire terribilmente vecchio.Ohoh, ma che birbantello che sei!Esclamò di rimando la donna, allontanandosi ridacchiando; l'altro la fissò un po' stranito e poi sbuffò appena con ironia, alzando le spalle e scuotendo il capo prima di tornare a fissare il vuoto di fronte a sé. Almeno la faccio ridere...
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Lucas
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da Indigo » 16/05/2013, 16:21
[Giovedì - ore 10.27 - Alhambra Café - Manly Beach]
L'Australia le piaceva. In realtà alla Druida piaceva qualsiasi posto del mondo dove potersi ritrovare almeno un po' a contatto con la natura, ad eccezione di quella che una volta era casa propria, del posto dov'era nata e cresciuta e che l'aveva rinnegata, perché risvegliava in lei brutti ricordi; decisa come sempre a non rimanere ferma in un posto troppo a lungo, Indigo aveva scelto un posto a caso sulla mappa e vi si era diretta senza alcun problema né pensiero, poiché non doveva rendere conto a nessuno di dove si muoveva né aveva impegni che la costringessero in un luogo piuttosto che in un altro. Solo Dominique era stata avvisata tramite un biglietto, visto il rapporto che le due avevano e che la donna era l'unica che la giovane figlia del Mana ritenesse in dovere di dover informare. La scelta fortunata era dunque caduta su Sydney, ed Indigo aveva optato per una spiaggia del luogo, così da poter mantenere il contatto non solo col caldo Sole che riscaldava la sua pelle, vista la giornata meravigliosa che l'aveva accolta, ma anche con l'acqua nella quale il suo sguardo si perdeva, avendola praticamente a qualche metro di distanza; anche lei aveva optato per il caffé all'aperto, e vi si trovava già seduta quando Lucas decise di fermarvisi. Aveva ordinato una tisana alle erbe, rimanendo piacevolmente stupita dal fatto che il Café ne fosse provvisto, e si stava godendo il panorama mozzafiato che le riempiva lo sguardo, beandosi dello sciabordio delle onde sulla riva, del vento leggero che le accarezzava la pelle, e dei raggi caldi che le baciavano il viso: sì, sembrava decisamente beata, con la gamba sinistra accavallata sulla destra, una mano posata in grembo e l'altra che avvolgeva la tazza tiepida, accostata alle labbra che di tanto in tanto vi soffiavano sopra; gli occhi si socchiudevano a tratti, come se non riuscissero a rimanere aperti quando l'odore delle erbe proveniente dalla tazza di porcellana le riempiva le narici, e le palpebre contornate da lunghe ciglia nascondevano così le iridi color cioccolato allo sguardo di chi passava, magari lanciandole un'occhiata incuriosita. Stava proprio bevendo una sorsata della sua tisana, godendosi il calore e il sapore non troppo dolce di essa, quando due voci poco più in là attirarono la sua attenzione.
Ancora caffé, signor Turner?
No, grazie Nancy... e ti prego, chiamami Lucas. Mi fai sentire terribilmente vecchio.
Ohoh, ma che birbantello che sei!
Lucas Turner. Il nome le diceva qualcosa, eppure era sicura di non averlo mai incontrato prima, poiché con la sua memoria visiva era certa di non perdersi nemmeno una persona, quando le si presentava o se la trovava di fronte; ma allora dove l'aveva già sentito? Riaprì gli occhi, posandoli sulla figura poco distante da sé, fissandone il profilo fino a che qualcosa - Elab. 25 - scattò nella sua mente. E così hai ritrovato l'uomo della tua vita, eh Julie?
Diciamo che ci sto lavorando, ma il fatto che si sia appena lasciato agevola parecchio i miei piani.
E tu non c'entri niente con la rottura, vero Sanders?
Io? Ragazzi, credete davvero che possa essere così cattiva da mettermi in mezzo a due piccioncini innamorati? - risate - Ho semplicemnete deciso di cogliere l'occasione, tutto qui.
Già, ora ricordava. Aveva sentito pronunciare quel nome da una Mangiamorte al servizio della Setta, il giorno prima, Julie Sanders; aveva ascoltato quella conversazione per caso, non veramente interessata a ciò di cui spettegolavano i tirapiedi di Marcus, Dominique e gli altri, ma ora ringraziava il Fato per averle permesso di incamerare in memoria quello scambio di battute; ora che se lo trovava a poca distanza, capiva perché la Sanders volesse il giovane uomo tutto per sé. Era molto bello, anche se le sembrava che avesse lo sguardo un po'... spento, forse perché si era lasciato da poco con la fidanzata, a quanto aveva sentito: quel particolare bastò a stuzzicare Indigo, curiosa per natura, spingendola ad alzarsi in piedi, prendere la tazza con la tisana quasi finita ed avvicinarsi a lui; l'intento era provare ad intavolare una conversazione con l'altro, capire se fosse soltanto bello o ci fosse altro nella sua persona che avesse attratto Julie Sanders, ma non era detto che Lucas avesse voglia di conversare.
Credo tu piaccia molto alla cameriera.
Esordì dunque con un lieve sorriso sulle labbra, la voce alta quel tanto che bastava per farsi sentire da lui: il tono era divertito, nessuna malizia per ora nelle sfumature di quel timbro comunque caldo, musicale, piacevole all'udito; se Lucas si fosse voltato alla propria destra, avrebbe trovato Indigo in piedi accanto a lui. Indossava un vestito color blu notte senza maniche ma con spalline larghe ed una profonda scollatura, stretto sotto il seno così da sottolinearne la forma e poi più morbido, fino alle ginocchia, con una gonna a balze; i capelli erano lunghi, lisci e vaporosi, lucenti e castani come gli occhi con le iridi color cioccolato. Nessun orpello ad abbellire la sua figura fresca, giovane, se non un paio di orecchini a cerchio ai lobi delle orecchie, così come non vi era traccia di trucco sul suo volto. I piedi, invece, erano nudi, come spesso accadeva che lei li portasse, ma essendo la spiaggia a pochi passi di distanza, quel particolare non destava nemmeno troppa perplessità negli altri.
Sembra una signora molto simpatica, ma forse è il caso di farle capire che non ha speranza con te... potrei aiutarti, se vuoi. A meno che tu sia interessato a lei, ovviamente.
Aggiunse, aprendo il viso ad un'espressione ora divertita, un divertimento che le illuminò gli occhi e fece distendere le labbra così da mettere in mostra parte dei denti bianchi e regolari che si armonizzavano benissimo col resto della sua figura apparentemente perfetta.
Posso farti compagnia?
Gli domandò infine, indicando il posto vuoto di fronte a Lucas con un cenno della mano sinistra ed attendendo che l'altro le facesse un qualsiasi segno di assenso col capo o con la voce prima di accomodarsi, posando la tazza sul tavolino che li separava ed accavallando poi le gambe per portarsi infine i capelli dietro l'orecchio destro con la mano corrispondente, l'altra già posata in grembo.
Mi chiamo Indigo.
Si presentò, senza però allungare la mano verso di lui o altro: stando ai suoi standard, anzi, il fatto che avesse pronunciato per prima il suo nome senza attendere la domanda di rito da parte del suo interlocutore era ben più che sufficiente.
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Indigo
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da Lucas » 16/05/2013, 20:13
Bevve un altro sorso di caffè, passandosi la lingua sulle labbra con fare pensieroso: era buono, ma gli faceva un po' strano pensare che a casa sua, ad Hogwarts, era mezzanotte passata ormai, e che probabilmente il mattino dopo avrebbe avuto uno sfasamento totale dovuto al fuso orario; e tuttavia stava bene lì, sotto il sole, con la voglia di dolce non ancora del tutto sopita e quel caffè tra le mani, il secondo. Se avesse avuto ancora sete avrebbe dovuto cominciare, da quel momento in poi, a bere del succo di frutta, altrimenti sarebbe diventato nevrotico. Si appoggiò allo schienale della sedia con un sospiro, passandosi una mano tra i capelli ad occhi socchiusi, quando una voce femminile lo raggiunse di punto in bianco.
Credo tu piaccia molto alla cameriera.
Una voce calda, melodica, ma non smielata, di un inglese perfetto, improbabile da sentire in un posto come quello: aprì gli occhi, Turner, voltando il capo verso il punto da cui era provenuta la voce; la donna che gli si parò davanti era davvero molto bella, scura di capelli e di occhi, dalla carnagione olivastra, vestita con un abito corto e di un colore che di recente all'altro non piaceva molto, poiché gli ricordava gli occhi di Tisifone, e con in mano una tazza - caffè anche lei o qualcosa di più leggero, forse? - intenta a sorridergli. Lucas la fissò, cercando di capire se si conoscessero, cosa non del tutto impossibile visto che al momento era piuttosto deconcentrato e certi dettagli gli sarebbero potuti facilmente sfuggire: eppure, osservandola meglio, era alquanto sicuro di non averla mai vista prima - a meno che non fosse una delle ragazze conosciute nel pub con Julie, ma sarebbe stato assurdo ritrovarla in Australia.
Sembra una signora molto simpatica, ma forse è il caso di farle capire che non ha speranza con te... potrei aiutarti, se vuoi. A meno che tu sia interessato a lei, ovviamente.
Quell'ultima affermazione lo fece sorridere, non perché Nancy fosse una brutta donna, ma non era esattamente il suo tipo: scosse il capo, dunque, riuscendo ad incurvare leggermente le labbra in quella che doveva essere l'ombra di un sorriso.
Il mio interesse per lei si ferma al caffè e ai dolci che mi ha premurosamente servito finora, ma ti ringrazio per esserti dimostrata così disponibile.
Replicò lui, portandosi la tazza alle labbra per finire del tutto il caffè e posare il contenitore ormai vuoto sul tavolino, certo che la cameriera di cui stavano parlando non sarebbe tardata ad arrivare per riempirglielo di nuovo con la bevanda che Lucas avrebbe preferito in quel momento.
Posso farti compagnia?
La domanda lo prese un po' in contropiede, tanto che non rispose subito: una parte di lui, quella predominante in realtà, non aveva una gran voglia di fare conversazione; l'altra, quella gentile ed educata, replicava dentro la mente del professore di Hogwarts che sarebbe stato oltremodo scortese rifiutare un invito del genere, e visto che lui maleducato difficilmente lo era, ci si doveva impegnare parecchio, alla fine vinse la seconda partizione, manifestandosi con un cenno del capo che Turner fece verso la sedia vuota. La osservò sedersi, studiando il suo corpo per qualche istante prima di tornare al viso, notando che continuava a sorridergli con aria... curiosa?
Mi chiamo Indigo.
Lucas.
Si presentò a sua volta, evitando il cognome non perché avesse qualcosa da nascondere, ma perché si era semplicemente accodato al modo di fare dell'altra: in fondo era piuttosto visibile dal suo modo di fare che non fosse di molta compagnia, quindi sperava che il suo malumore tangibile fosse una giustificazione abbastanza valida per un modo di fare forse non propriamente galante, come sarebbe stato invece di solito.
Hai già finito il caffè? Ma sei proprio assetato, mh? Vuoi che te ne porto un altro?
La voce squillante di Nancy interruppe bruscamente il silenzio che era sceso tra lui ed Indigo, e le parole dell'altra di poco prima sul fatto di piacere alla cameriera lo fecero sorridere, questa volta più ampiamente, ma probabilmente l'inserviente avrebbe scambiato quel sorriso come un gesto gentile verso di lei.
Niente più caffè per oggi, ma un succo di frutta all'ace e un altro dolce lo prendo molto volentieri. Grazie Nancy.
Oh, ma non mi devi nemmeno ringraziare caro! E per la tua amica?
La donna spostò lo sguardo su Indigo, e Lucas lasciò che fosse lei, se voleva, ad ordinare qualcosa, aspettando che fossero di nuovo soli per lanciarle uno sguardo più attento: se non voleva deprimersi del tutto, forse fare un po' di conversazione gli sarebbe tornato utile.
Indigo... - pronunciò quel nome a bassa voce, come a volerne saggiare il suono sulla punta della lingua - Non è un nome di queste parti... a dire il vero non credo sia un nome molto comune. Da dove viene?
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da Indigo » 16/05/2013, 21:40
Si lasciò studiare senza dare segni di fastidio, dimostrando una serenità invidiabile, soprattutto da lui che, stando al suo sguardo, di serenità ne aveva parecchio bisogno, un sentimento che invece sembrava mancare nella sua figura; aveva provato a rompere il ghiaccio, Indigo, con una battuta relativamente tranquilla, quel tanto che bastava per capire se l'altro avesse o meno voglia di fare conversazione con lei. Il sorriso che sfiorò le labbra di Lucas le bastò per capire che sì, forse una piccola parte di lui non era così infastidita all'idea di scambiare due parole con lei... oppure era una persona molto educata - I/P 38 - a cui non piaceva comportarsi in modo poco simpatico e rispettoso, soprattutto con un'estranea.
Il mio interesse per lei si ferma al caffè e ai dolci che mi ha premurosamente servito finora, ma ti ringrazio per esserti dimostrata così disponibile.
Perché spezzare un cuore innocente quando si può farne a meno? Ho solo evitato il peggio.
Un'affermazione non del tutto casuale, quella della Druida, che seppur non conosceva alla perfezione i dettagli della rottura tra Lucas e la sua compagna, aveva origliato abbastanza per capire che ne era innamorato, e a giudicare dalla tristezza dei suoi occhi era ipotizzabile - I/SS 32 - che fosse stata la sua "lei" a lasciarlo e a fargli male, e non viceversa. Attese fino a che l'altro non le diede il permesso di sederglisi di fronte, sentendosi nuovamente osservata: gli piaceva quello che vedeva, e soprattutto, che gli piacesse o meno avrebbe fatto differenza nel modo di porsi con lei, o non avrebbe avuto alcuna importanza?
Lucas.
Nemmeno lui pronunciò il proprio cognome, ma Indigo non avrebbe saputo dire se fosse dovuto ad un'abitudine o ad una semplice imitazione del comportamento di lei: non che per la Druida fosse rivelante, conosceva già quale esso fosse e tutto grazie ad una Mangiamorte che, forse, aveva parlato troppo e a voce troppo alta; tutto a vantaggio dell'altra, comunque, incuriosita più che mai da quel giovane uomo non più fidanzato il cui cuore Julie sembrava voler disperatamente conquistare. Ma perché? Era bello, indubbiamente, ma cosa c'era di così speciale in lui da far incaponire una donna oggettivamente bella come la Sanders, che avrebbe potuto avere chiunque? La mano destra, gemella di quella appoggiata sulle gambe, sfiorò distrattamente la porcellana della tazza ormai vuota di fronte a sé, accarezzandone il bordo ancora tiepido, quello su cui aveva appoggiato le labbra, col polpastrello del pollice; gli occhi, invece, erano posati su di lui, intenti a studiare ogni lineamento del suo volto, la profondità dei suoi occhi e il velo di sofferenza che li scuriva, rendendoli malinconici. Julie credeva di poterlo legare a sé, ma Indigo non era sicura che fosse così facile, non stando alla tristezza che Turner sembrava emanare ad ogni singolo respiro.
Hai già finito il caffè? Ma sei proprio assetato, mh? Vuoi che te ne porto un altro?
Niente più caffè per oggi, ma un succo di frutta all'ace e un altro dolce lo prendo molto volentieri. Grazie Nancy.
Oh, ma non mi devi nemmeno ringraziare caro! E per la tua amica?
L'arrivo della cameriera interruppe lo studio silenzioso e piuttosto discreto della Druida, che alzò lo sguardo su di lei, muovendo anche il capo così da poterla guardare meglio, per sorriderle gentilmente: che si fosse o meno presa una specie di cotta per Lucas, era comunque molto gentile e sapeva trattare coi clienti, facendoli sentire coccolati.
Un'altra tisana la prendo volentieri. E se Lucas me li consiglia, credo mi azzarderò a provare uno dei vostri Lamingtons, sembrano deliziosi.
Rispose dunque all'inserviente, seguendola con lo sguardo fino a che non si allontanò da entrambi, rientrando nel Cafè e sparendo dunque dal loro campo visivo; ciò nonostante, lo sguardo di Indigo rimase fisso sulla porta per diversi istanti, il capo che s'inclinava leggermente di lato in una posa riflessiva, quella che aveva sempre quando qualcuno o qualcosa la incuriosiva più del normale, e le palpebre che venivano sbattute lentamente, nascondendo per alcuni millesimi di secondo le iridi color cioccolato alla vista di Lucas e al Sole che le illuminava più di quanto non lo fossero già di loro.
Credi che si senta triste? - domandò improvvisamente al proprio interlocutore, senza però voltarsi subito a guardarlo, come se fosse ancora concentrata in chissà quale intenso ragionamento - Incontra ogni giorno persone nuove, eppure nessuna si ferma mai abbastanza a lungo da potersi affezionare a lei, che è costretta a rimanere ferma nello stesso luogo, sempre, osservando gli altri che invece vanno e vengono, si muovono e viaggiano...
Sbatté ancora le palpebre un paio di volte, poi lentamente tornò eretta col capo, abbassando lo sguardo per qualche istante sulla tazza vuota di fronte a sé, che Nancy ancora non aveva portato via.
Ho sentito qualcuno dire che è quando il corpo è tra quattro mura che lo spirito fa i suoi viaggi più lontani...
Mormorò poco dopo, alzando gli occhi su Lucas per ricercare i suoi ed alzare appena le spalle, in un gesto che poteva dire al contempo tutto e niente, e a cui sarebbe toccato all'altro dare un significato concreto; lo sguardo di Indigo, tuttavia, pervase sul volto del proprio interlocutore, l'espressione ora seria, come se stesse dicendo una cosa piuttosto importante e non stesse ponendo quindi la conversazione ancora su un piano scherzoso e superficiale, come poco prima.
Per me è una stupidaggine. Se il corpo non si può muovere, se gli occhi non possono vedere cose nuove, se il cuore non può battere in petto perché emozionato da una nuova libertà... lo spirito sarà sempre destinato a morire.
Concluse così quel discorso, lasciando che cadesse e che fosse lui, eventualmente, a riprenderlo per dargli nuova vita, per portarlo avanti: non amava imporre il proprio pensiero, di solito anzi non lo esprimeva con facilità, perché la maggior parte della gente tanto non riusciva a capirlo, a comprenderlo; veniva etichettata come strana, diversa, un discorso che aveva fatto anche con Ferdy, lo studente di Hogwarts conosciuto nella Foresta Proibita. Non le dispiaceva, per lei essere considerata fuori dal comune era motivo di vanto, ma spesso la spingeva a non esporsi troppo nei pensieri come faceva, invece, con la propria presenza, o con la voce in argomenti piuttosto futili.
Indigo...
Ti piace come suona?
Gli chiese quasi in automatico Indigo, notando - I/P 38 - che Lucas aveva pronunciato il suo nome con un tono di voce piuttosto basso, come se volesse capire che suono potesse avere se detto da lui; non le dava fastidio, anzi, tanto che un sorriso divertito e sì, ora tinto di malizia, comparve sulle sue labbra, tingendole di ironia.
Non è un nome di queste parti... a dire il vero non credo sia un nome molto comune. Da dove viene?
E' druidico - rispose la giovane donna, lo sguardo che si intensificava appena mentre pronunciava quelle parole, come volesse esser pronta a saggiare una qualsiasi reazione da parte dell'altro - Se invece vuoi sapere da dove vengo io... sono nata in Bulgaria, ma sono diversi anni che non ci metto più piede.
Aggiunse, scoccandogli un sorriso complice mentre la mano destra lasciava la tazza ed il suo bordo per portarsi delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro.
Tu non sei di queste parti, vero? - chiese a sua volta, inclinando il capo poiché si stava entrando in un campo di conoscenza più approfondita, sempre che lui avesse accettato di rispondere - Sei scappato da qualcosa, o volevi semplicemente rilassarti in un luogo diverso da casa?
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da Lucas » 16/05/2013, 22:53
Perché spezzare un cuore innocente quando si può farne a meno? Ho solo evitato il peggio.
... già, perché...
Sussurrò Lucas, adombrandosi ancora di più per qualche istante: Indigo non lo sapeva, almeno per il suo punto di vista, ma aveva toccato un tasto ben più che dolente, per lui, visto che Tisifone aveva fatto esattamente ciò che l'altra aveva pronunciato... gli aveva spezzato il cuore. Sospirò, in difficoltà perché non voleva dimostrare quanto quelle parole l'avessero toccato e al tempo stesso perché sapeva di non essere un granché bravo a mentire, a nascondere i propri sentimenti che, spesso, erano perfettamente leggibili nei suoi occhi. Fu forse anche per questo che le fece segno di sedersi, per concentrarsi su qualcos'altro e non pensare alle sensazioni che le parole di lei, unite alle immagini di Tisifone con un altro uomo e poi di qualche ora prima, al giardino di Hogwarts, gli avevano suscitato. La studiò per qualche istante, sì, un po' come lei studiò lui: un'osservazione reciproca dunque, silente e forse più incuriosita dalla parte di Indigo che dalla propria, e che fu prontamente interrotta dall'arrivo di Nancy e del suo sorriso solare, premurosa nel chiedere ad entrambi se desiderassero ancora qualcosa.
Un'altra tisana la prendo volentieri. E se Lucas me li consiglia, credo mi azzarderò a provare uno dei vostri Lamingtons, sembrano deliziosi.
Signor Turner, sentito? Che aspetti, forza, fammi buona pubblicità, o rimarrò tremendamente offesa!
Come potrei mai dire qualcosa di diverso dal fatto che i tuoi dolci sono i migliori che si possano ricercare in zona? - replicò Lucas, riuscendo a farsi strappare una risata dal tono serio della donna, come se per lei fosse una questione di principio - Devi assolutamente provarli, ti prometto che non te ne pentirai.
Disse dunque alla ragazza che aveva di fronte, posando gli occhi su di lei e concedendole un sorriso, breve ma sincero, quasi a volersi scusare del suo modo di fare freddo e distaccato usato fino a qualche momento prima; non gli piaceva essere così, antipatico, non era proprio nelle sue corde, nemmeno quando era arrabbiato, soprattutto perché lei, Indigo, non c'entrava niente con quello che era successo ad Hogwarts, con Tisifone.
Credi che si senta triste?
Come?
Non si era accorto che Nancy si fosse allontanata, e non si era nemmeno reso conto che l'altra stava fissando la porta dietro la quale la cameriera era sparita, con uno sguardo assorto ed il capo piegato lateralmente: un modo strano di porsi, agli occhi di Lucas, il cui sguardo sembrò liberarsi per qualche secondo, farsi più lucido e presente.
Incontra ogni giorno persone nuove, eppure nessuna si ferma mai abbastanza a lungo da potersi affezionare a lei, che è costretta a rimanere ferma nello stesso luogo, sempre, osservando gli altri che invece vanno e vengono, si muovono e viaggiano...
Quelle parole lo colpirono, anche se non si sarebbe saputo spiegare il perché: forse il tono serio con cui erano state pronunciate, forse per la semplice profondità che racchiudevano, forse per il fatto che a lui non sarebbe mai venuta in mente una riflessione del genere, mentre a lei era bastato così poco per porsi una domanda di quel tipo; in quei brevi momenti di dialogo, Lucas aveva giudicato Indigo come una donna bellissima, indubbiamente, ma niente di più. Ora, invece, la sua figura si tingeva di un'intensità più profonda, di uno spessore interessante. Aveva fatto scattare qualcosa, in lui, forse una curiosità viva, qualcosa che nelle ultime 48 ore gli era mancata: non era come con Julie, con lei semplicemente smetteva di pensare; colei che aveva davanti, invece, lo aveva appena sfidato a pensare, senza rendersene conto, ma a pensare a qualcosa che esulasse completamente dai suoi problemi, e che riguardasse invece qualcun altro.
Forse... non le importa - mormorò Turner dopo alcuni istanti di silenzio nei quali si concentrò sulla domanda di lei, sulle sue riflessioni - Forse la sua felicità sta proprio nel rimanere ferma, viaggiando con la mente grazie agli incontri con persone sempre diverse.
Aggiunse, il docente di Trasfigurazione, cercando di accantonare ogni pensiero negativo, malinconico o triste per concentrarsi su una conversazione che gli aveva appena fornito un vigore nuovo, inaspettato; anche la postura cambiò, facendosi più dritta, e lo sguardo si focalizzò davvero per la prima volta sul viso dell'altra, che però era leggermente reclinato verso il basso, in una posa ancora pensierosa.
Ho sentito qualcuno dire che è quando il corpo è tra quattro mura che lo spirito fa i suoi viaggi più lontani...
E cosa ne pensi?
Le chiese Lucas di rimando, curioso ora, davvero curioso, di conoscere il suo parere.
Per me è una stupidaggine. Se il corpo non si può muovere, se gli occhi non possono vedere cose nuove, se il cuore non può battere in petto perché emozionato da una nuova libertà... lo spirito sarà sempre destinato a morire.
Non commentò subito quelle parole, assorbendole ed analizzandole attentamente: aveva praticamente espresso il concetto opposto a quello da lui formulato poco prima, e non riusciva a decidere quale dei due fosse più corretto, o meglio, non era sicuro che il proprio rispecchiasse appieno il suo pensiero; viaggiare con la mente, poteva davvero valere la libertà del proprio spirito? Ma lui non aveva sentito forse il bisogno fisico di scappare da Hogwarts e da Tisifone, nonostante avesse potuto ripiegare sul chiudersi nella propria stanza, chiudere gli occhi e viaggiare semplicemente con la fantasia? Aveva dato, con le sue azioni, ragione ad Indigo senza che questa lo potesse sapere, e questo particolare lo colpì per la seconda volta in quella mattinata/nottata, a seconda dei punti di vista: la giovane donna che aveva di fronte aveva segnato un altro punto immaginario contro le ombre che avvolgevano la mente di Turner, costringendolo ad attivarla, a pensare, a riflettere, a non rimanere come un automa come invece avrebbe fatto se lei non gli avesse chiesto di poterglisi sedere di fronte. Che il destino, ammesso di voler credere ad esso, gli avesse mandato la donna a mo' di tregua per il suo animo tormentato?
Ti piace come suona?
Aveva pronunciato il nome di lei a bassa voce, ed in effetti era un suono piacevole, musicale, un po' come la voce di lei; sorrise, in modo più sincero e deciso di prima ed annuì col capo in un segno di assenso.
Sì, molto. Ti farei la stessa domanda, ma dubito che ci sia qualcosa di particolare nel mio, di nome.
Rispose l'uomo, proprio mentre Nancy l'interrompeva nuovamente posando il succo di frutta di fronte a lui, la tisana di fronte a lei ed in mezzo alle due tazze un piatto con due dolci australiani e due forchette, accompagnando il tutto con un sorriso gentile.
Ecco qui ragazzi, godeteveli, sono i Lamingtons migliori di tutta Manly Beach!
Esclamò soddisfatta, prendendo le tazze vuote ed allontanandosi così da lasciarsi soli ancora una volta: Lucas prese la sua tazza per bere una sorsata del proprio ace, fresco e non troppo zuccheroso, invitandola ad assaggiare per prima il dolce tanto pubblicizzato da Nancy prima di chiederle informazioni sull'origine del suo nome.
E' druidico.
Due parole che bastarono per fargli aggrottare la fronte in un'espressione assorta, pensierosa: conosceva poco delle comunità druidiche, per lui anzi si erano tutte estinte da molto tempo, ma forse i genitori di Indigo erano ancora legati a quel tipo di concezione del mondo e della natura.
Se invece vuoi sapere da dove vengo io... sono nata in Bulgaria, ma sono diversi anni che non ci metto più piede.
Grazie per avermi informato, mi hai risparmiato la fatica di dover porre la domanda.
Replicò Turner, il sorriso che gli si accentuava sulle labbra, addolcendo i suoi lineamenti fino a quel momento contratti e tirati; non era il suo solito sorriso sghembo, quello no, ma sicuramente l'altra si sarebbe dovuta sentire soddisfatta nell'essere riuscita a strappargliene uno, per quanto normale.
Tu non sei di queste parti, vero?
Si nota così tanto, eh?
Chiese di rimando con uno sbuffo lieve, prendendo a sua volta la forchetta per rompere il dolce e portarsene un pezzetto alle labbra, riflettendo tra sé che avrebbe dovuto portarsene qualcosa a casa, a Maya sarebbero piaciuti da impazzire e a lui stesso non sarebbe dispiaciuto poterli mangiare ancora, magari nel pomeriggio durante l'ora di merenda.
Sei scappato da qualcosa, o volevi semplicemente rilassarti in un luogo diverso da casa?
Il primo istinto dell'insegnante di Hogwarts fu quello di non rispondere o di dare una risposta evasiva a quella domanda, raggirando la verità... ma per qualche motivazione non lo fece, quasi come se sperasse che, essendo sincero, Indigo potesse in qualche modo alleviare il suo dolore - che pensiero stupido, da vero ingenuo.
Entrambe le cose. Sono scappato da una situazione spiacevole e sono venuto qui per rilassarmi, non potendolo fare a casa - ammise dunque, passandosi una mano sulle labbra per togliere eventuali briciole di dolce da esse - Ti è mai capitato di non sentirti bene, viva, nel posto in cui hai passato tanto tempo, e che ha riempito la tua mente di bei ricordi? Di sentire il bisogno di andartene perché ogni minuto passato in quel luogo equivale ad una pugnalata in pieno petto?
Le domandò lui, più serio in volto ora, segno che voleva davvero la sua opinione e che la risposta che le aveva dato era stata sincera, totalmente.
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da Indigo » 17/05/2013, 0:12
Sapeva di aver colpito nel segno, ma non l'aveva fatto con cattiveria, con la volontà di ferirlo, piuttosto con l'intento di sottolineare ulteriormente l'errore di chi l'aveva ferito, e scoprire poi se ci fosse modo di lenire il dolore che l'altro stava provando; era curiosa, Indigo, curiosa del modo di porsi, di vivere, di ragionare e di soffrire, di gioire, di provare emozioni di chi era diverso da lei, che spesso si percepiva quasi come una creatura a sé stante, involucro per il Mana e i suoi Elementi che nulla aveva da spartire col resto del mondo, eccezion fatta per i propri simili. Eterea, astratta così era stata appellata diverse volte, e trovava che quegli aggettivi si rifacessero bene al suo modo di essere, al suo carattere. Aveva fatto in tempo a sedersi che subito la cameriera, Nancy, si era materializzata accanto a loro, pronta a prendere altre eventuali ordinazioni: Indigo mise appositamente di mezzo Lucas per spingerlo a sorridere, sicura che l'inserviente le avrebbe dato manforte senza nemmeno rendersene conto, come in effetti avvenne.
Signor Turner, sentito? Che aspetti, forza, fammi buona pubblicità, o rimarrò tremendamente offesa!
Sorrise, divertita da quelle parole, scoccando a Lucas un'occhiata che sembrava quasi di sfida, una sfida a negare la bontà dei dolci venduti nel Café.
Come potrei mai dire qualcosa di diverso dal fatto che i tuoi dolci sono i migliori che si possano ricercare in zona? Devi assolutamente provarli, ti prometto che non te ne pentirai.
Secondo Indigo, l'uomo non aveva la benché minima idea di come fossero i dolci venduti negli altri bar della zona - I/P 38 - ma non aveva importanza: con le sue parole aveva fatto felice Nancy e tanto bastava a giustificare anche quella che si sarebbe potuta rivelare una piccola bugia a fin di bene.
In questo caso, se me lo prometti non posso far altro che tentare. Un dolce anche per me, grazie.
Ordinò dunque la Druida, sorridendo alla cameriera prima di lasciarsi andare a quella riflessione affatto programmata e calcolata, come aveva potuto essere la sua prima affermazione precedente sul cuore spezzato: osservandola allontanarsi, le era venuto spontaneo porsi domande sulla donna, sul suo modo di vedere e di vivere la vita, di percepire la propria rispetto a quella degli altri; non c'era nessun secondo fine in quel ragionamento se non la volontà di esporsi per un momento, magari volendo cogliere una reazione, ammesso che ci fosse stata, nel proprio interlcutore; e la reazione ci fu, forse anche più forte di quanto Lucas stesso si sarebbe potuto aspettare, ma sul momento Indigo non potè farci caso perché il suo sguardo era posato verso il basso, sulla tazza che aveva ancora di fronte, il cui bordo stava venendo metodicamente accarezzato dal polpastrello del pollice della mano di lei, un gesto che sapeva molto di automatismo, un po' come il capo che si inclinava di lato quand'era intenta a riflettere su qualcosa o a studiare qualcuno.
Forse... non le importa. Forse la sua felicità sta proprio nel rimanere ferma, viaggiando con la mente grazie agli incontri con persone sempre diverse.
Qualcosa nella voce di Lucas la spinse ad alzare lo sguardo, percependo in essa sfumature nuove, non udite precedentemente: e quando il viso si alzò e gli occhi si posarono sulle iridi dell'altro, una luce nuova la colpì, un'attenzione che prima non c'era; l'aveva destato dal torpore dal quale si era fatto avvolgere, questo fu il primo pensiero che le balenò nella mente - I/SS 32 - e tutto il suo corpo sembrò giovare di quest'effetto. La sua postura cambiò, così come la luminosità dei suoi occhi che diede un tono diverso a tutto il viso, rendendolo più interessante, più curioso da studiare; probabilmente non era ancora il Lucas di una volta, per quanto Indigo non lo potesse comprendere appieno, le ombre di ciò che l'aveva ferito erano ancora lì, ma la Druida sembrava averle dissipate almeno in parte con le sue parole. Per questo gli diede il suo parere senza indugio, sentendolo sinceramente curioso di conoscerlo: non seppe quali riflessioni le sue successive parole avessero scatenato in Turner, ma non era per forza importante; l'obiettivo era stato, ed era tutt'ora, scuoterlo, allontanare il dolore da lui provato semplicemente parlando, grazie alla sua presenza. Che poi una vittoria in tal senso fosse esplicitata all'esterno o meno, era qualcosa di cui la giovane donna poteva anche fare a meno. E in fondo le andò bene anche così, visto che Lucas si concentrò su altro, sul nome di lei per la precisione.
Sì, molto. Ti farei la stessa domanda, ma dubito che ci sia qualcosa di particolare nel mio, di nome.
I latini dicevano "Nomen omen", "Il nome è destino" ... io dico che i nomi si adattano proprio bene alle cose che indicano. Il tuo non sarà il nome più originale del mondo, ma è quello che ti sta meglio addosso, e tanto basta... non credi?
Replicò Indigo, spostando le gambe per cambiarne la posizione, posando questa volta la sinistra sulla destra prima di tornare perfettamente ferma, immobile come una statua a parte le spalle che si alzavano e si abbassavano a ritmo dei battiti del cuore che le premeva contro il petto.
O forse, la domanda che volevi pormi era se mi piace come suona il tuo nome pronunciato dalla mia voce - proseguì la Druida, velando la voce di delicata malizia, curiosa di sapere se lui l'avrebbe colta o meno - In quel caso si tratterebbe di un quesito ben diverso... per quanto la risposta sarebbe sempre positiva.
Concluse, facendo in tempo a sorridergli per qualche secondo, complice e divertita, forse, poiché era difficile carpire le sfumature delle sue espressioni, prima che Nancy sopraggiungesse tra loro, posando le ordinazioni sul tavolo che li separava.
Ecco qui ragazzi, godeteveli, sono i Lamingtons migliori di tutta Manly Beach!
La ringraziò con un sorriso, osservandola nuovamente nel suo allontanarsi da loro, prima di accettare l'invito di Lucas con un ulteriore sorriso e prendere con la forchetta un pezzo di dolce così da farselo sparire tra le labbra: lo masticò lentamente, deglutì ed infine si passò la lingua sul labbro superiore, annuendo un paio di volte con espressione soddisfatta.
Non so se siano i migliori della zona, ma avevi ragione, è buonissimo.
Convenne Indigo, prima di spiegargli sia l'origine del proprio nome, una risposta che gli fece aggrottare la fronte senza spingerlo però a porre ulteriori domande, sia l'origine di se stessa, il luogo in cui era nata anche se vi si era allontanata ancora adolescente, per cause di forza maggiore se si poteva definire così il suo diventare una Rinnegata.
Grazie per avermi informato, mi hai risparmiato la fatica di dover porre la domanda.
Prego, anche se il vero quesito è se l'avresti posta o meno, la domanda...
Replicò lei, sorridente come sempre, come se nulla scalfisse la sua tranquillità, e al tempo stesso così precisa nel rispondere ogni volta con una frase misteriosa, volta a sorprendere il proprio interlocutore, a spingerlo a porsi delle domande su chi avesse davanti, e su come porsi con lei per poterla comprendere di più, ammesso che gli andasse naturalmente.
Si nota così tanto, eh?
Non sei abbastanza abbronzato per essere uno di queste parti.
Piccolo scambio di battute, quello tra i due, sulle rispettivi origini, che secondo Indigo poco avevano a che fare, entrambe, col luogo dove si trovavano ora, a consumare dolci, succhi di frutta e tisana; e fu proprio la tisana che la ragazza decise di bere, portandosi alle labbra la tazza nuovamente calda e colma proprio mentre Lucas rispondeva alla sua ultima domanda.
Entrambe le cose. Sono scappato da una situazione spiacevole e sono venuto qui per rilassarmi, non potendolo fare a casa.
Ci aveva doppiamente azzeccato, dunque, ma era ipotizzabile, conoscendo per sommi capi la sua situazione emotiva e sentimentale.
Ti è mai capitato di non sentirti bene, viva, nel posto in cui hai passato tanto tempo, e che ha riempito la tua mente di bei ricordi? Di sentire il bisogno di andartene perché ogni minuto passato in quel luogo equivale ad una pugnalata in pieno petto?
Fu lei, questa volta, a non rispondere subito alla sua domanda, concendendosi qualche attimo di riflessione: lo sguardo, abbassato verso il liquido nella tazza che stava bevendo, si alzò lentamente sul volto dell'altro, mentre la mano che teneva la tazza vicino alle labbra la scostò da esse, e il braccio si abbassò così da posarla sul tavolino. Si umettò il labbro superiore, sentendo il sapore delle erbe sopra di esso, e fece un piccolo sospiro, alzando ed abbassando velocemente le spalle, sbattendo le palpebre un paio di volte e passandosi la mano tra una ciocca di capelli al lato sinistro del viso, portandola dietro l'orecchio, prima di parlare.
Intendi la sensazione che hai quando tutto ciò che un momento prima ti era familiare, improvvisamente ti opprime e ti ferisce? Quando le persone a te più care che hanno vissuto con te in quel luogo, le uniche dalle quali non avresti mai pensato di doverti difendere, ti tradiscono senza ritegno? Quella percezione di dolore sordo, in fondo al cuore, che te lo schiaccia contro il petto, quasi impedendoti di respirare?
Sorrise, Indigo, ma senza ombra di divertimento, senza sfumature ironiche nella voce: era piuttosto ovvia quale fosse la risposta alla domanda di lui, ma la Druida la palesò comunque.
Sì, mi è capitato... e me ne sono andata - confermò dunque con una leggera alzata di spalle - E' stata una scelta sofferta, molto, ma è stata anche la migliore che potessi prendere per me stessa: quando qualcosa o qualcuno ti delude al punto da toglierti ogni briciolo di felicità, speranza e vita che hai in corpo, rimanervi vicino è come infliggersi una tortura infinta... andarsene e ricominciare, è come nascere una seconda volta e riaffrontare il mondo con una maggiore consapevolezza, con più esperienza, che poi altro non è che il nome che le persone usano per definire i propri errori.
Si fermò un momento, scoccando un'occhiata più intensa al proprio interlocutore prima di permettere alla mano destra di prendere nuovamente la tazza e portarsela alle labbra, soffiando sul liquido caldo al suo interno prima di berne un sorso ad occhi socchiusi ed infine tornare a guardarlo.
E io non ripeto mai due volte lo stesso errore.
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da Lucas » 17/05/2013, 21:10
Indigo aveva accettato di provare i dolci serviti nel Café dietro suo consiglio - non che potesse dirle il contrario, comunque, con Nancy a due passi di distanza - ed avevano avuto un interessante scambio di opinioni sull'ipotetica vita della cameriera, e su quanto potesse pesarle dover rimanere ferma a servire persone che erano invece libere di andare e venire a loro piacimento. Era stato quel discorso, in particolare, a stuzzicare la curiosità di Lucas, dipanando le tenebre presenti nella sua mente per spingerlo a dare più attenzione all'altra e a seguirla nei suoi ragionamenti; probabilmente la ragazza non poteva rendersene conto, ma aveva appena compiuto un piccolo miracolo su Turner, rendendolo meno apatico e più simile a ciò che era un tempo, prima che il dolore s'impadronisse del suo spirito. Poco dopo cambiarono il tema della conversazione, però, forse perché c'era ben poco da aggiungere e, paradossalmente, Lucas si era ritrovato a dare silenziosamente ragione a lei e alle sue argomentazioni, quindi cos'altro avrebbe potuto dire? No, non era uno di quelli che voleva essere dalla parte del giusto per principio o che non ammetteva di avere torto, e lei gli aveva dimostrato, col proprio ragionamento, che in effetti lui si era comportato proprio nel modo da lei descritto, chiudendo definitivamente la questione.
I latini dicevano "Nomen omen", "Il nome è destino" ... io dico che i nomi si adattano proprio bene alle cose che indicano. Il tuo non sarà il nome più originale del mondo, ma è quello che ti sta meglio addosso, e tanto basta... non credi?
Non solo bella e profonda dunque, ma anche colta. Quante altre sorprese sembrava avere in serbo per lui quella giovane donna dagli occhi scuri ed intensi?
O forse, la domanda che volevi pormi era se mi piace come suona il tuo nome pronunciato dalla mia voce.
Malizia. Non avrebbe scommesso al cento per cento di averla percepita nella sua voce, ma era piuttosto sicuro di non essersela immaginata, ed in effetti le sue parole in sé la racchiudevano già di loro, anche senza un aiuto vocale: era la prima volta dopo tanto tempo che qualcuno gli si rivolgeva in quel modo, e non sapeva come ribattere; una parte di lui, quella che Julie tanto aveva cercato di far uscire all'esterno la sera prima, lo spingeva per rispondere a tono, come sapeva fare generalmente, ma c'era ancora quell'apatia di fondo a bloccarlo, quell'incapacità di essere se stesso per il dolore sordo che sentiva in fondo al petto. La squadrò per qualche secondo, poi fece un sorriso leggero, quasi divertito.
Cosa cambierebbe, nel caso?
In quel caso si tratterebbe di un quesito ben diverso... per quanto la risposta sarebbe sempre positiva.
Non seppe che altro commentare dopo la sua risposta, e questo lo portò a rimanere fermo, silenzioso, con gli occhi fissi su quelli dell'altra: Indigo lo stava prendendo in contropiede, più di quanto si sarebbe mai aspettato, e se da una parte questa era una piacevole sorpresa, dall'altra lo metteva nella condizione di non sapere come comportarsi, come se non fosse più sicuro di quale fosse la cosa giusta da fare. Fu Nancy a venirgli in aiuto questa volta, portando le loro ordinazioni e togliendo dal tavolo le tazze vuote: Lucas, da gentiluomo qual era, la invitò ad assaggiare per prima il dolce, osservandola con attenzione mentre si portava la forchetta alle labbra.
E' bella.
Si ritrovò a pensare il docente di Trasfigurazione, lo sguardo appena più intenso mentre studiava i lineamenti del suo viso, gli occhi di lei, gli zigomi e poi le labbra che venivano umettate dalla lingua; da quando stava con Tisifone non aveva più guardato altre donne, non intensamente, non con attenzione. Era la prima volta che gli succedeva, nemmeno con Julie si era dimostrato così sensibile alla bellezza femminile.
Non so se siano i migliori della zona, ma avevi ragione, è buonissimo.
Visto che hai fatto bene a fidarti? Mi fa piacere ti sia piaciuto.
Un piccolo sorriso verso di lei mentre si permetteva di assaggiare a sua volta il proprio dolce, prendendolo con la forchetta per masticarlo lentamente e goderselo, essendo un sapore così diverso da quello a cui lui era solitamente abituato; la conversazione però non finì, anzi, proseguì cambiando ancora argomento, per la precisione le origini del nome della ragazza e quelle di lei stessa, informazioni che Indigo gli diede senza che nemmeno lui le chiedesse, e per questo la ringraziò con ironia bonaria, ricevendo nuovamente in cambio una risposta che lo lasciò interdetto.
Prego, anche se il vero quesito è se l'avresti posta o meno, la domanda...
La studiò per un minuto buono, come a soppesare sia lei che la risposta che avrebbe voluto darle: sembrava quasi che avesse paura di esporsi, che considerasse come sbagliata la sensazione di sentirsi più leggero in sua compagnia, più incline anche a scherzare, a sorridere, come se ci fosse qualcosa di male in questo.
Non sei abbastanza abbronzato per essere uno di queste parti.
Una breve risata gli sfuggì dalle labbra, un suono che lo lasciò sorpreso, felice e contrariato al tempo stesso: non sapeva come interpretare quelle reazioni che lei gli procurava, non capiva se fossero da considerarsi positive o meno per se stesso. Doveva esserne soddisfatto? Doveva considerarle un bene? O, al contrario, dovevano preoccuparlo ed infastidirlo? Si sentiva come sballottato senza ritegno da una parte all'altra, senza riuscire a trovare un equilibrio che gli permettesse di rimanere in piedi: ed era lei a farglielo perdere ogni volta, ma con una dolcezza che gli impediva di farsi male quando cadeva; fu forse per quello, per quel modo di fare dell'altra, che Turner si spinse a chiederle un parere, a domandarle più che altro se ciò che lui provava verso Hogwarts e soprattutto Tisifone fossero sensazioni che lei conosceva o meno.
Intendi la sensazione che hai quando tutto ciò che un momento prima ti era familiare, improvvisamente ti opprime e ti ferisce? Quando le persone a te più care che hanno vissuto con te in quel luogo, le uniche dalle quali non avresti mai pensato di doverti difendere, ti tradiscono senza ritegno? Quella percezione di dolore sordo, in fondo al cuore, che te lo schiaccia contro il petto, quasi impedendoti di respirare?
Sbatté gli occhi, sorpreso dal modo in cui lei aveva descritto perfettamente come si sentisse lui dentro: com'era possibile che l'avesse capito così bene? No, probabilmente era tutto frutto di un'esperienza vissuta in prima persona, ma questo non gli impedì di rimanere colpito dalla cosa, attendendo che lei proseguisse anche se la risposta, a quel punto, appariva piuttosto ovvia.
Sì, mi è capitato...
E cos'hai fatto?
... me ne sono andata.
Andarsene. Un'alternativa che lui, in realtà, non aveva ancora davvero preso in considerazione, perché lasciare Hogwarts sarebbe stato sbagliato, un insulto verso chi gli aveva offerto quel posto meraviglioso. Ma andarsene nel senso di lasciare Tisifone? Quella era un'opzione che Lucas era pronto a prendere seriamente in esame? Al momento, sicuramente, non la considerava la sua compagnia, ma sarebbe stato pronto a far diventare la cosa permanente?
E' stata una scelta sofferta, molto, ma è stata anche la migliore che potessi prendere per me stessa: quando qualcosa o qualcuno ti delude al punto da toglierti ogni briciolo di felicità, speranza e vita che hai in corpo, rimanervi vicino è come infliggersi una tortura infinta... andarsene e ricominciare, è come nascere una seconda volta e riaffrontare il mondo con una maggiore consapevolezza, con più esperienza, che poi altro non è che il nome che le persone usano per definire i propri errori.
Andarsene, voltare pagina, ricominciare, azzerare tutto e ripartire. Lei l'aveva fatto, a quanto pareva, e la serenità che traspariva da ogni poro del suo corpo non poteva essere falsa, almeno non secondo lui: era questo, dunque, l'unico modo per ritornare ad essere felice? Anche se significava rinunciare al sogno di passare la sua vita con Tisifone, di costruire una famiglia con lei? Poteva davvero mettere da parte l'amore che provava per lei, attendendo che svanisse, e cercare al tempo stesso di riprendere in mano la propria vita da solo?
E io non ripeto mai due volte lo stesso errore.
Nessuno dovrebbe farlo...
Mormorò Lucas, passandosi una mano sul viso con fare pensieroso prima di sospirare e portarsi la tazza alle labbra, trovando un insolito conforto nel sentire sul palato la freschezza dell'ace: socchiuse gli occhi, mentre beveva, come se cercasse di riordinare le idee; quando li riaprì, essi si posarono sul volto della ragazza, come se avesse preso una qualche decisione.
Quando sono arrivato qui ero... depresso, spento, vuoto. Poi ho cominciato a parlare con te, e tu... non lo so, è come se avessi riacceso qualcosa, in me. Ti devo ringraziare, Indigo, anche se ammetto che sentirmi così... vivo, rispetto a prima, è qualcosa che mi riesce a stranire.
Si fermò un momento, mordendosi il labbro inferiore un secondo con un sorriso divertito, prima di scuotere il capo e correggersi, in un certo senso.
Tu mi riesci a stranire, per le sensazioni che mi spingi a provare, per la voglia di sorridere che mi fai venire anche se sento che non dovrei volerlo fare. Come fai?
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da Indigo » 17/05/2013, 22:09
Indigo aveva espresso esattamente ciò che aveva provato Lucas nell'ultimo periodo, nelle ultime 48 ore più che altro, e non si era nemmeno dovuta sforzare per farlo; aveva semplicemente attinto dalla propria esperienza, dal proprio passato, illustrando ciò che aveva vissuto sulla propria pelle anni prima, quella sensazione di tradimento ed abbandono da cui lei aveva deciso di allontanarsi, preferendo chiudere i ponti col proprio passato per crearsi un nuovo presente, lontano da ciò che le aveva fatto del male e dandosi una nuova possibilità di vita. L'aveva detto senza rimorso nel tono di voce, senza rimpianto: questo non voleva dire che non provasse nostalgia per i luoghi della sua infanzia, naturalmente, era normale provarla nel momento in cui era cresciuta in quei posti, con quelle persone; ma la consapevolezza di essersi liberata di un peso, di un dolore inutile, aveva fatto sì che la sua ferita man mano si rimarginasse, e seppur la cicatrice le sarebbe rimasta sempre, all'altezza del petto, era un segno ormai sbiadito, chiuso totalmente, che non provocava più fastidio, che non faceva più male.
Nessuno dovrebbe farlo...
Vale anche per te?
Gli domandò Indigo, sbattendo le palpebre così da proteggere di tanto in tanto gli occhi dal Sole caldo dell'Australia: la mano sinistra permaneva posata in grembo, mentre la destra stringeva la tazza vicino alle sue labbra, che vi soffiavano all'interno di tanto in tanto seppur, in realtà, non ci fosse alcun bisogno di farlo, Come Druida infatti, come figlia del Mana, non poteva scottarsi né ghiacciarsi alcuna parte del corpo, palato compreso; e tuttavia soffiava comunque, così come, ad esempio, mangiava lentamente il gelato. Il tutto era volto a fingersi più normale di quanto non fosse, non perché si vergognasse del suo modo di essere, anzi, ma perché era molto più comodo confodersi tra la massa, di tanto in tanto, perché se doveva mostrarsi per ciò che era, allora sarebbe dovuto venire alle sue condizioni e coi suoi tempi. Nei brevi istanti in cui Lucas rimase in silenzio, la Druida bevve la sua tisana e mangiò un paio di pezzi del proprio dolce, senza alcuna fretta, masticando lentamente e godendosi ogni singola briciola del Lamington australiano: la mano libera, intanto, era corsa tra i capelli della ragazza, andando ad intrecciare distrattamente una ciocca di capelli lucenti e scuri intorno al dito indice in un gesto molto femminile e del tutto naturale; l'altro sembrava preso in qualche riflessione importante, seria, e lei non aveva motivo per disturbarlo, soprattutto quando aveva davanti un dolce e una tisana che aspettavano solo di essere consumati da lei. Alla fine, lo sguardo del suo interlocutore la raggiunse, e la Druida alzò quasi all'istante il proprio così da incontrarlo a metà strada, come a volerlo aiutare nell'esprimere ciò che, evidentemente, premeva nella sua gola per uscire.
Quando sono arrivato qui ero... depresso, spento, vuoto. Poi ho cominciato a parlare con te, e tu... non lo so, è come se avessi riacceso qualcosa, in me. Ti devo ringraziare, Indigo, anche se ammetto che sentirmi così... vivo, rispetto a prima, è qualcosa che mi riesce a stranire.
Non disse nulla, non rispose nemmeno a quel ringraziamento, non per maleducazione, fastidio o altro, ma perché aveva intuito - I/P 38 - dal modo di fare dell'altro, dal suo sguardo, che c'era ancora qualcosa che voleva dire, che si sentiva di esprimere.
Tu mi riesci a stranire, per le sensazioni che mi spingi a provare, per la voglia di sorridere che mi fai venire anche se sento che non dovrei volerlo fare. Come fai?
Questa volta sorrise verso Lucas, la forchetta tra le mani che giocava con ciò che era rimasto del Lamington nel suo piatto in modo distratto, come se fosse un modo come un altro per tenere impegnata la mano più che un bisogno o un'intenzione di fare qualcosa.
Ho sempre pensato che non ci sia nulla che avvicini le persone più in fretta di una triste e malinconica comprensione...
Mormorò la Druida, inclinando leggermente il capo verso la sua destra mentre parlava, gli occhi luminosi ma un'espressione meno divertita e scherzosa sul viso, anche se in fondo tutto quel discorso meritava una serietà vera, diversa dalla leggerezza con cui avevano parlato fino a quel momento.
Forse ci capiamo perché abbiamo vissuto le stesse esperienze, perché siamo stati feriti nello stesso modo... e chissà, magari anche perché ci piacciono gli stessi dolci - proseguì Indigo, illuminando il proprio viso con un sorriso leggero prima di proseguire, tornando nuovamente seria - Non devi ringraziarmi, non sto facendo niente che vada al di là del mio normale modo di essere. Forse devi ringraziare te stesso e quella parte di te che ti sta spingendo a cercare un po' di serenità, invece che permetterti di rimanere immerso nel tuo dolore, crogiolandoti in esso per infliggerti ferite più profonde di quanto non siano quelle che già hai.
Aggiunse la ragazza, lasciando la forchetta per allungare leggermente la mano e posarla con fare delicato su quella dell'altro, o almeno tentare di farlo visto che Lucas si sarebbe sempre potuto rifiutare di assecondare quel gesto: in quel caso non si sarebbe offesa, l'avrebbe semplicemente capito e avrebbe comunque espresso il proprio pensiero con gentilezza, voce pacata e sguardo fermo, intenso.
Non c'è niente di male nel voler sorridere, nel voler ricercare un po' di felicità quand'essa ti è strappata via con la forza; è lo spirito di sopravvivenza che ha la tua anima a spingerti in quella direzione, non è nulla per cui tu ti debba vergognare. Non posso dirti cosa fare, né posso importi di fare la stessa scelta che ho fatto io... ma posso tenderti la mano, posso proporti di camminare un po' con me, al mio fianco, con tutta la libertà di allontanarti appena lo vorrai. Ma chissà, forse potresti scoprire che seguire una sconosciuta amante dei dolci e capace di farti sorridere potrebbe essere una buona scelta per il tuo spirito.
Sorrise nuovamente, questa volta con un'espressione più decisa, serena, mettendo in mostra i denti candidi e regolari: sciolse la posizione in cui era stata ferma per tutto quel tempo e si alzò lentamente in piedi, muovendosi di qualche passo per affiancarlo e tendergli la mano, la stessa di cui aveva parlato poco prima, con un bagliore negli occhi che sapeva di sfida.
Che ne dici?
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da Lucas » 17/05/2013, 22:48
Vale anche per te?
Bella domanda. Teoricamente sì, ma la pratica, si sapeva, era ben altra cosa. Lui amava Tisifone, l'amava nonostante tutto e non poteva farci niente, non era qualcosa che poteva controllare, non era un sentimento che poteva spegnere a comando. Non rispose, perché non avrebbe saputo dare una risposta decisa, ferma, che rispecchiasse nitidamente il suo pensiero: l'amore per la compagna che l'aveva tradito si scontrava con la delusione ed il dolore per il suo gesto, una battaglia che ancora non aveva trovato un vincitore dentro di lui.
Ho sempre pensato che non ci sia nulla che avvicini le persone più in fretta di una triste e malinconica comprensione...
Ancora una volta, le sue parole lo colpirono, facendolo rimanere silente con lo sguardo appena più intenso, luminoso, fisso su di lei: non era sicuro di aver mai incontrato una persona tanto profonda in tutta la sua vita, quasi sembrava che vivesse da secoli e non da una ventina d'anni - perché era questa l'età che Lucas le aveva dato mentalmente.
Forse ci capiamo perché abbiamo vissuto le stesse esperienze, perché siamo stati feriti nello stesso modo... e chissà, magari anche perché ci piacciono gli stessi dolci.
Sorrise con lei a quell'ultima affermazione, un piccolo sbuffo divertito che, malgrado tutto, gli sfuggì dalle labbra.
Non devi ringraziarmi, non sto facendo niente che vada al di là del mio normale modo di essere. Forse devi ringraziare te stesso e quella parte di te che ti sta spingendo a cercare un po' di serenità, invece che permetterti di rimanere immerso nel tuo dolore, crogiolandoti in esso per infliggerti ferite più profonde di quanto non siano quelle che già hai.
Era giusto, dunque, sentire la voglia di sorridere tornare a crescere in lui, seppur non prepotentemente come prima? Non era sbagliato, non doveva essere motivo di vergogna, riuscire anche a ridere di tanto in tanto, nonostante la ferita fosse ancora aperta dentro il suo petto? Mentre si poneva queste domande, un tocco inaspettato lo fece trasalire, lo sguardo che si spostò sulla mano di lei, delicata, ben curata e fresca nonostante il caldo, posata ora sulla propria: un contatto strano, per certi versi sbagliato... eppure non si scostò, non si privò del tocco di Indigo, lasciò la mano esattamente dov'era, sotto quella di lei, tornando lentamente con lo sguardo sul suo viso.
Non c'è niente di male nel voler sorridere, nel voler ricercare un po' di felicità quand'essa ti è strappata via con la forza; è lo spirito di sopravvivenza che ha la tua anima a spingerti in quella direzione, non è nulla per cui tu ti debba vergognare. Non posso dirti cosa fare, né posso importi di fare la stessa scelta che ho fatto io... ma posso tenderti la mano, posso proporti di camminare un po' con me, al mio fianco, con tutta la libertà di allontanarti appena lo vorrai. Ma chissà, forse potresti scoprire che seguire una sconosciuta amante dei dolci e capace di farti sorridere potrebbe essere una buona scelta per il tuo spirito.
Cosa gli stava proponendo, esattamente? Di camminare con lei, sì, ma per quanto e per dove? E poi che sarebbe successo, sarebbe scomparsa nel nulla così, come se niente fosse successo? La fissò confuso mentre si alzava e gli tendeva la mano, privandolo dunque di quel contatto inaspettatamente piacevole.
Che ne dici?
Spostò più volte gli occhi dalla mano tesa al suo viso, incerto: mille dubbi per la mente, mille domande e pochissime risposte, ecco come si sentiva. Eppure, nonostante tutto... la prese. Le prese la mano, alzandosi a sua volta, stringendole le dita con le proprie e mantenendo ora lo sguardo fermo sul suo viso.
Vieni con me.
Non si rese conto di averlo detto fino a che quelle parole non gli rimbombarono nelle orecchie, facendolo sobbalzare senza però spingerlo a fermarsi.
Io faccio l'insegnante a Londra, in una scuola molto speciale... vieni con me. Lo so che è una proposta assurda, ma potrei farti vedere Londra e dintorni, e potremmo... parlare ancora.
L'avrebbe preso per pazzo, forse, ma sentiva il bisogno di proseguire a starle vicino, voleva capire quale fosse la cosa giusta da fare e perché lei lo scuoteva così tanto; e quale modo migliore se non accompagnarlo fino a Londra? Certo, magari avrebbe dovuto chiederle di aspettarlo da qualche parte il tempo delle lezioni, ma in fondo si sarebbe trattato solo di qualche ora.
Lo so che è una pazzia, ma mi hai proposto di camminare con te, ed è quello che voglio fare. Ti chiedo solo di lasciarmi scegliere la destinazione.
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