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da Sandyon » 24/07/2012, 15:33
La domanda postale non era delle più semplici. Per avere dei figli quella della donna era l'età migliore, così da possedere una prole abbastanza giovane e vederli crescere non come una persona lontana dal loro mondo ma piuttosto come una figura amichevole sulla quale contare. Sandyon le stava chiedendo qualcosa di molto serio, di davvero forte e difficile da decidere lì, così, su due piedi, per quanto invece la francesina decisamente ci mise molto meno del previsto a dare subito l'esito della proposta. Evidentemente possedeva già molta sicurezza o forse aveva i suoi motivi più che giusti per non dover riflettere troppo, infatti quello che disse poco dopo fece capire all'uomo che la compagna si trovava perfettamente in linea col suo pensiero e questo di per se era già un enorme passo avanti per entrambi, oltre a conferire maggiore sicurezza a Vastnor riguardo il pensiero che gli stava passando da diverse settimane nella mente.
Certo che lo accetterei. Non vorrei mai che mio figlio nascesse in una condizione di incertezza, dove c'è ancora da temere per la nostra vita. Vorrei che vivesse in un ambiente sereno, pieno di gioia e di amore, e non col terrore di poter perdere i genitori da un momento all'altro.
Alla fin fine aveva detto e pensato molto bene. Nelle condizioni attuali riflettere sulla possibilità di avere figli era pressoché inutile. Troppi complotti, troppi problemi, troppo poca tranquillità nel dare la vita ad altri individui amati e da crescere. Monique, esattamente come lui, credeva che dovevano prima cercare di risolvere tutti i disastri nelle loro esistenze prima di prendersi la libertà di inserire in quel contesto qualcun altro o qualcun altra, piccoli e indifesi. Sospirò profondamente a quella risposta, annuendo come a farle capire che aveva dato una sorta di "risposta esatta", quasi fosse un quiz o un test. In realtà non era propriamente così, quella era una domanda legittima che obiettivamente poteva anche avere una risposta del tutto diversa. Per una ragazza è un sogno splendido pensare di avere figli quindi ritardare molto, eventualmente, quel periodo, rappresentava una prova seria, difficile e complessa da superare. La Vireau però, superò ancora una volta quei pensieri di difficoltà, andando oltre, dimostrando una grande saggezza e maturità. Sandyon mostrò quello che appariva come quasi un piccolo sorriso, di molto valore espresso da lui, prima di parlare.
Questo funge solo da incentivo per sbrigare prima molte faccende. Prima terminiamo di fuggire e prima potremo fermarci realmente in un posto e reputarlo sicuro.
Significava molte cose quella affermazione, in primis che l'uomo era intenzionato a fare grandi cose con lei, in secondo luogo che il suo sogno era fermarsi da qualche parte un giorno, metter lì le radici e le basi per costruire qualcosa e rimanerci con tranquillità e pacata calma. Un desiderio normale per un uomo che da sempre ormai fuggiva da un posto ad un altro non sentendosi mai sicuro. Anche quando stava con Rachel, si erano dovuti rifugiare in una zona solitaria, un piccolo paese sconosciuto giusto per la quasi sicurezza di non essere trovati, per quanto quel piano andò purtroppo in fumo rappresentando il momento di morte della ex moglie e follia dell'ex mercenario. Prese le mani della donna, Sandyon, stringendole con fiducia mentre la fissava negli occhi serio ma allo stesso tempo con una profondità di affetto grande e importante. Moni poteva sentire in quel tocco tanta emozione. Le mani calde dell'uomo che segnavano un battito cardiaco più accelerato. Per quanto fosse sempre stato nella sua vita un tipo freddo, controllato, pacato, una cosa simile lo smuoveva sempre un po', sopratutto quando si trattava di porre in atto una domanda già fatta in passato ad un'altra persona e rivelatasi simbolo e determinazione della dipartita della ex compagna. Sandyon sapeva che stava correndo un rischio, per questo cercò di far intendere le proprie volontà solo al termine delle difficoltà da affrontare, ma ci teneva a porre subito in chiaro che, fosse stato per lui, si sarebbe fatto comunque avanti molto prima.
Quando ciò avverrà, quando tutto questo sarà finito e finalmente potremo esporci alla luce del sole senza il terrore di morire, di essere separati, di subire del male... Quel giorno accetterai di divenire mia moglie, Monique?
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da Monique » 24/07/2012, 17:55
Una conversazione particolare sì, ma sembrava che le risposte avessero soddisfatto Sandyon, che difatti annuì lentamente alle parole di lei, lasciando per qualche istante tutto il discorso in sospeso. Poi, l'uomo schiuse le labbra e parlò, dicendo qualcosa che per Monique era piena di significati nascosti.
Questo funge solo da incentivo per sbrigare prima molte faccende. Prima terminiamo di fuggire e prima potremo fermarci realmente in un posto e reputarlo sicuro.
Fu lei ad annuire questa volta, il cuore che le batteva forte: stando a ciò che il compagno aveva detto, sapere che in un futuro prossimo lei si sarebbe voluta unire a lui in matrimonio e generare una famiglia vera e propria insieme lo spingeva a risolvere i loro problemi il prima possibile, per potersi finalmente permettere di piantare radici con lei, di cercare una bella casa e di vivere lì, con due lavori stabili ed appaganti e la sicurezza di poter invecchiare insieme, senza nessuno a disturbare la loro pace. Si lasciò prendere le mani, affondando gli occhi nei suoi e percependo con sorpresa che Sandyon era... emozionato: non capitava spesso, anzi, quasi mai, ma ora riusciva a sentire il calore delle sue mani più intenso, lo sguardo più profondo, quasi era udibile anche il suo cuore che batteva più forte per lei.
Quando ciò avverrà, quando tutto questo sarà finito e finalmente potremo esporci alla luce del sole senza il terrore di morire, di essere separati, di subire del male... Quel giorno accetterai di divenire mia moglie, Monique?
Una proposta di matrimonio. Magari non una classica, con Sandyon in ginocchio ed un anello luminoso di fronte a sé... ma era una proposta di matrimonio, su quello non potevano esserci dubbi: l'ex mercenario Vastnor aveva chiesto a Monique Vireau, la bella francese dagli occhi di ghiaccio, di sposarlo non appena il loro sicuro fosse diventato stabile. E cos'altro avrebbe mai potuto rispondere lei, mentre un sorriso ebete ma raggiante di felicità le si dipingeva sulle labbra, e gli occhi prendevano a brillare come non mai?
... sì. Certo che lo voglio.
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da Sandyon » 24/07/2012, 23:17
Ricordava alla perfezione il giorno in cui chiese a Rachel di sposarlo. Fu bello, molto emozionante e ricco di tanti sorrisi, lacrime, gioie trattenute e abbracci improvvisi, mentre un anello le compariva sul dito anulare della sinistra e la ragazza non stava più nella pelle dalla felicità. Si, ricordava perfettamente quel momento come se fosse stato il giorno prima e purtroppo, non solo per la bellezza in se dell'attimo e del ricordo. Infatti Sandyon non poté fare a meno di paragonare quei due momenti così analoghi per via dello stesso argomento, trovando però quello che stava vivendo con Monique molto più intenso e vero, per quanto non ci fossero anelli al dito o luoghi particolari come una scogliera immersa nel verde con un mare placido al tramonto. La motivazione comunque non era di certo il fattore temporale, il fatto che Monique fosse stata la più recente in ordine di tempo insomma. La vera motivazione apparteneva ai veri sentimenti che Sandyon provava al momento di quella domanda. Allora, con Rachel, mentre lo chiedeva, una parte di lui esplodeva di gioia, come nel caso di Moni, ma un'altra parte invece, soffriva perché si sentiva in colpa di stare dando l'ennesima pugnalata ad un amico che si fidava di lui e al quale aveva strappato via il cuore di una persona, per quanto in maggior parte fosse colpa sua. Adesso invece, non c'era davvero niente a frenare quella gioia se non il pensiero di risolvere i problemi, ma ciò non lo impensieriva troppo perché nessuno stava soffrendo per quella proposta, non c'era alcun torto in corso, soltanto due anime che adesso desideravano stare assieme in modo definitivo, o almeno, lo desiderava lui... Ma la Vireau non ci mise molto ad esprimere anche il suo giudizio in merito, con gli occhi lucidi ed un sorriso imbambolato e onestamente doveroso in un attimo simile a quello.
... sì. Certo che lo voglio.
Lo sapeva, lo sentiva ed ora ne ebbe la conferma assoluta: era molto meglio dell'ultima volta, dell'ultima proposta fatta ad una donna. Non voleva affatto sminuire il ricordo di Rachel, assolutamente, ma da una parte sapeva in lui che forse la defunta moglie sarebbe stata felicissima di vederlo finalmente di nuovo contento con qualcuno accanto in grado di supportarlo e farlo sentire più umano, in grado di scaldare la sua anima abbastanza da percepire il sincero bisogno di incurvare maggiormente le labbra in quello che, adesso, decisamente somigliava di più ad un sorriso. Gli occhi di quel colore mischiato tra l'oro e l'azzurro si illuminarono di colpo, a testimoniare che anche lui adesso si sentiva preso da quel momento tanto quanto lei, per quanto non fosse così tanto in grado di esprimerlo, ma nonostante questo, Monique non poteva assolutamente non notare ed accorgersi che quello era il sorriso più vicino a qualcosa di naturale e normale appartenente ad una persona con tutto il 100% della felicità disponibile che lui potesse esprimere. Pareva quasi che dalle sue labbra scaturisse una forte ondata di calore, sentimento, speranza e umanità. Forse questo Rachel non era mai stata in grado di donarglielo, purtroppo anche a causa di Tyslion che rimaneva sempre eterno nella sua memoria, ma adesso non c'era spazio per il rivale, non c'entrava niente in quel contesto, lui adesso stava sorridendo davvero, o almeno molto più di quanto mai avesse fatto prima d'ora in vita, e lo stava facendo per lei, solo per Moni.
Mi rendi felice. ... L'anello voglio che lo scegliamo assieme, te la senti di fare una piacevole passeggiata per gioiellerie domani? Facciamo vedere a tutti quanti che sei la mia donna? O forse, hai già un impegno domani?
Domanda ovviamente retorica e scherzosa, volta ad osservare la sue reazione e a vederla nella completa euforia per la possibilità il giorno dopo di camminare assieme, questa volta mano nella mano o con lei attaccata al suo braccio, palesando così la loro reciproca appartenenza, facendo notare al mondo intero, sopratutto dopo essere usciti da un negozio di oro e compagnia, che la francesina stava per divenire la signora Vastnor e questo alla completa luce del sole, fregandosene di spie, informatori o quant'altro, uscendo allo scoperto come deciso poco prima che giungesse il nipote di Sandyon nonché nuovo allievo di Monique. Adesso l'uomo era serio, completamente serio in quella proposta, non si sarebbe mai tirato indietro, anche perché non era di sicuro quello il suo stile. Una volta che prendeva una decisione, la portava a termine, e da quel momento in poi la decisione presa era far divenire presto la Vice Preside di Hogwarts sua moglie.
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da Monique » 25/07/2012, 19:39
Monique era preparata a tutto, o almeno credeva di esserlo... ma quando Sandyon incurvò le labbra molto più del solito, in quello che assomigliava in tutto e per tutto ad un sorriso... il cuore della donna si fermò completamente per almeno 2/3 secondi. Non l'aveva mai visto così... felice. Quando le aveva detto che l'amava lo era, certo... ma quella era tutt'altra cosa: dal sorriso dell'uomo sembrava scaturire un calore nuovo, un calore bellissimo in grado di avvolgerle l'anima e farla sentire perfetta; se solo avesse potuto sorridere sempre così... ma quello fu un pensiero del tutto fugace, perché quel momento era troppo bello, troppo perfetto per essere rovinato con considerazioni fuori luogo.
Mi rendi felice. ... L'anello voglio che lo scegliamo assieme, te la senti di fare una piacevole passeggiata per gioiellerie domani? Facciamo vedere a tutti quanti che sei la mia donna? O forse, hai già un impegno domani?
Certo che sono impegnata... - mormorò la donna, gli occhi che le brillavano ancora più intensamente per l'emozione - ... sono impegnata con te per il resto della mia vita. Non vedo l'ora che arrivi domani per uscire insieme, passeggiando a braccetto col mio uomo per cercare l'anello perfetto.
Aggiunse lei, con un gran sorriso sulle labbra che testimoniava appieno la sua felicità: si sporse dalla sua parte del tavolo, e se l'uomo gliel'avesse permesso, avrebbe catturato le sue labbra in un piccolo bacio dolce ed emozionato, sospirando sulla sua bocca per fargli percepire quanto forte battesse il suo cuore e quanto corto fosse il suo fiato in quel momento.
Ti amo, Sandyon.
Mormorò, strusciando appena il suo naso contro quello dell'uomo in un gesto tenero e complice, mentre tornava a sedersi al proprio posto e, prendendo la bacchetta, scaldava in un battibaleno la cena di lui con un sorrisetto compiaciuto, facendogli a seguito l'occhiolino.
Mi sembra giusto continuare la nostra cena al meglio, no? E la carne fredda non è esattamente il massimo.
Commentò con una piccola risata felice: si sentiva, si vedeva che era assolutamente estasiata da come si erano evolute le cose fino a quel momento, ed ora voleva soltanto continuare quella cena nel migliore dei modi. Prese la flûte con il vino e lo alzò in direzione di Sandyon per farla tintinnare, qualora lui l'avesse voluto, con quella di lui in un brindisi che avrebbe corredato quella cena perfetta.
A noi. Ad un futuro splendido insieme.
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da Sandyon » 25/07/2012, 21:44
Nell'esatto momento in cui lui emise quel sorriso spontaneo e più aperto, solare, vero e felice, a Moni prese quasi un mezzo infarto. Non lo aveva mai visto così, non si era mai dimostrato tanto rappresentante di serenità e gioia, e per quanto lui credesse che lei non fosse ancora al corrente del suo problema avvenuto da neonato, lei invece ben conoscendo tutto rimase ancora più sconcertata da un evento così raro, anzi, forse unico, facendosi salire le lacrime, dolci e luminose che gli fecero risplendere ancor di più gli occhi di ghiaccio penetranti e profondi.
Certo che sono impegnata... sono impegnata con te per il resto della mia vita. Non vedo l'ora che arrivi domani per uscire insieme, passeggiando a braccetto col mio uomo per cercare l'anello perfetto.
E immagino che come francese viziata, mi farai spendere un capitale, giusto?
Non era affatto un difetto per lui, ed infatti quelle parole non vennero espresse in tono dispregiativo, tono di chi voleva sottolineare un lato negativo della persona. Semplicemente ci teneva a sapere da lei l'onestà verità e cioè che il giorno dopo gli avrebbe fatto sborsare una barca di galeoni per comprare il simbolo di promessa più brillante e prezioso che ci fosse, non vergognandosi affatto. In fondo Sandyon non arrivava allo stesso capitale della donna ma non ci andava nemmeno troppo lontano, dunque perché non spendere quei soldi accumulati inutilmente negli anni per qualcosa di bello? Si lasciò baciare in modo dolce, romantico e molto sentito, profondo, collaborando e partecipando attivamente a quello sfogo di amore terno ed infinito, fino a che lei, staccatasi appena per guardarlo, non espresse i suoi sentimenti guardandolo ancora come se fosse l'unica cosa presente al mondo di reale importanza e verità.
Ti amo, Sandyon.
Ti amo Monique.
La donna prese la bacchetta, puntando la carne dell'ex mercenario per riscaldarla un poco, così da fare in modo che lui potesse tornare a mangiare serenamente con lei e non perdersi il gusto di quella cena. Nel frattempo poi, afferrò i due calici di vino per proporre un brindisi, al quale per il momento l'uomo non rispose, semplicemente iniziando a guardarla con un'aria molto da predatore, seria, quasi cattiva e selvaggia, esattamente come un leone affamato.
Mi sembra giusto continuare la nostra cena al meglio, no? E la carne fredda non è esattamente il massimo. A noi. Ad un futuro splendido insieme.
A me veramente, è venuta fame di qualcos'altro...
Si alzò in piedi, non tanto invitandola ad alzarsi quanto prendendola di improvviso per tirarla a se per poi prenderla in braccio, sperando che lei avesse abbastanza riflessi da incrociare le gambe allenate dietro di lui. La teneva con un braccio solo, mentre l'altro con la mano ancora aveva il bicchiere di vino. Si allontanò dal tavolo con lei appena rapita, la sua preda, la sua donna, dirigendosi verso il soggiorno con il divano, dove la posò in piedi a pochissima distanza da esso.
... Del tuo corpo...
Senza dire altro con un'unica mano le abbassò di colpo il vestito rivelando l'intimo di pizzo nero completo di reggiseno e perizoma. Si avvicinò a lei e catturò subito la bocca con la propria iniziando un bacio passionale, selvaggio, erotico e pieno di desiderio mentre la stessa mano che l'aveva privata del vestito adesso le slacciava il reggiseno facendolo cadere in terra. Le labbra poi calarono dirigendosi verso il collo tempestandolo di morsi e succhiotti più o meno leggeri ed infine, la stessa mano calò giù stringendole una natica con forza e possessione e calò giù tutto il perizoma lasciandola completamente nuda, mentre lui, inginocchiatosi pochi secondi tornò subito su, girandole attorno e andandole alla schiena.
... Tu ora sei totalmente... Mia...
Finalmente Monique potè notare spuntare quel bicchiere di vino bianco da dietro di se, allato del viso e in un solo istante, il contenuto venne riversato lentamente sulla parte avanti del corpo della regina di ghiaccio. Le gocce che poi diventarono rivoli alcolici solcarono il centro dei seni dirigendosi ancora più in basso, bagnandola di quel vino così appena frizzante e freddo che poteva creare mille piccoli brividi sulla pelle. Una volta concluso quell'atto, Sandyon tornò ancora una volta davanti a lei e dopo averle rubato un altro bacio simile a quello precedente ma di minor tempo, iniziò a scendere succhiando e leccando ogni punto bagnato dal vino, dandole una leggera spintarella indietro per farla cadere seduta sul divano, continuando a scendere... scendere... scendere... fino a quando le mani, ora entrambe libere, non le spalancarono le cosce per permettergli di finire il suo operato nel punto ultimo dove il vino era colato.
Mmmhh...
E fu così, che Sandyon Vastnor, volle continuare e concludere quella notte intensa e meravigliosa con la propria futura sposa.
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da Monique » 25/07/2012, 22:09
E immagino che come francese viziata, mi farai spendere un capitale, giusto?
Nooo... - replicò subito Monique, l'espressione seria del viso che contrastava con lo sguardo furbetto visibile nei suoi occhi di ghiaccio - ... solo il necessario per comprarmi l'anello più bello che si sia mai visto in tutto il mondo.
Che voleva farci Sandyon? Era pur sempre Monique Vireau, e come tale non si smentiva mai, tantomeno in un contesto nel quale avrebbe dovuto scegliere col compagno l'anello simbolo della loro promessa di amore eterno, in attesa solo di essere reso ufficiale. Brindarono quindi, la carne nuovamente calda per poter essere consumata al meglio, ma sembrava che all'uomo importasse molto in quel momento del cibo.
A me veramente, è venuta fame di qualcos'altro...
Fortunatamente la sua prontezza di riflessi le permise di avvinghiarsi al compagno nell'esatto momento in cui lui l'attirò a sé, sennò di sicuro sarebbero capitombolati a terra entrambi: con sguardo curioso ed interrogativo, la donna si fece trasportare da Sandyon fino al soggiorno, scendendo poi dal suo corpo - peccato - nei pressi del divano.
... Del tuo corpo...
Successe tutto molto velocemente: il vestito venne fatto scivolare da Sandyon ai piedi di Monique, e mentre la sua lingua reclamava la gemella con forza e passione anche l'intimo fece la stessa fine del suo precedessore; in poco tempo, quindi, la francese si ritrovò completamente nuda di fronte al suo uomo, col cuore che le batteva forte nel petto ed il fiato corto per l'emozione e l'eccitazione del momento. Mugolò ed ansimò per tutti i baci che lui le aveva donato sul collo e sul petto, e sentì ogni fibra del suo essere vibrare e fremere per l'attesa quando lo sentì muoversi alle sue spalle, il bicchiere di vino ancora stretto nella sua mano.
... Tu ora sei totalmente... Mia...
Per sempre...
Sussurrò la donna, gemendo appena per la sorpresa quando sentì il liquido freddo, frizzante e secco scorrerle in mezzo ai seni e poi giù per lo stomaco, fino al centro della sua intimità: e i gemiti divennero gridolini strozzati quando Sandyon iniziò a bere quel vino direttamente dal suo corpo, succhiando e leccando ogni centimetro di lei fino ad arrivare al centro del suo piacere; le mani di Monique corsero tra i capelli del compagno e li strinsero forte, gli occhi socchiusi ed il fiato decisamente corto...
Mmmhh...
Dovrò... scaldarti nuovamente la cena...
Mormorò solo la donna, riuscendo anche a sorridere un momento per quella battuta ironica, prima di lasciarsi completamente andare alla passione che li aveva avvolti entrambi: quelle ore, per Monique, furono le più belle della sua vita; fare l'amore, con passione, desiderio, possesso e dolcezza tutto assieme, coccolarsi - forse più del solito, possibile che a lui andasse maggiormente rispetto a prima? - e poi tornare a mangiare insieme, sorridendo e tenendosi per mano fu tutto ciò che rese quella serata perfetta.
Perfetta... proprio come te.
[Fine]
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da Lucas » 04/10/2012, 20:57
[Sabato - ore 20.15]
Andiamo.
Non le diede il tempo di pensare o dire altro, voleva che si sfogasse ma non poteva certo permettere che accadesse lì, in mezzo alle strade di Londra: la prese per mano, sciogliendo l'abbraccio nel quale l'aveva stretta precedentemente, e con disinvoltura uscì dal vicolo nel quale li aveva fatti smaterializzare per scivolare all'interno del più famoso pub londinese per maghi. Il Paiolo Magico. Una volta all'interno, non ci volle molto a Lucas per fare un cenno al proprietario e salire subito le scale con Tisifone al seguito così da potersi infilare nella prima stanza libera: avrebbe pensato a parlare con chi di dovere e a pagargli quel soggiorno improvviso in un secondo momento, ora la cosa importante era occuparsi di lei. Anche se, a dirla tutta, forse Tissy non era l'unica a necessitare uno sfogo: anche lui, infatti, si sentiva... elettrico. Furibondo, in realtà. Tanto che dovette fare uno sforzo enorme, una volta all'interno della camera, per chiudere la porta con delicatezza invece che sbatterla con tutta la forza che aveva in corpo come avrebbe tanto voluto fare.
Perdonami se ti ho trascinata di corsa. Avevo bisogno di stare tranquillo con te.
Mormorò solo in quel momento, voltandosi verso di lei per guardarla negli occhi: sapeva bene di non avere alcun diritto per essere arrabbiato, anzi, era la compagna quella legittima a voler spaccare tutto, ma provava un tale tumulto interiore dentro di sé che non sapeva bene come comportarsi e quale istinto seguire, se abbracciarla e fare l'amore con lei fino a farle dimenticare come si chiamava o tornare subito al suo Manor e spaccare la faccia al padrino. Anche se di sicuro con la seconda opzione non avrebbe guadagnato alcun punto agli occhi di Asher.
Me l'ero immaginato molto diverso il primo incontro con la tua famiglia - ammise con un sospiro, passandosi una mano sul volto nel tentativo di calmarsi: non aveva il diritto di andar fuori di testa, non ora comunque. Era qualcosa che per il momento spettava solo a lei - Ero pronto al fatto che non si sarebbero fidati di me, ma non a tutto quell'astio. Forse mi sono illuso troppo.
Anche perché viste le esperienze di Tisifone era pure comprensibile che i padrini non si fidassero di un uomo che all'improvviso sembrava essere apparso nella sua vita per irretirla e ferirla in chissà quale modo. E sì, Lucas avrebbe anche potuto spiegare loro più e più volte che non aveva alcuna intenzione di far del male alla donna di cui era innamorato e che tutto ciò che voleva era prendersene cura al meglio delle sue possibilità, ma sapeva bene che le parole - soprattutto alla luce dei fatti passati - avevano ben poca valenza.
Avanti, scegli - disse poi all'improvviso, facendo spuntare sulle sue labbra quel sorriso sghembo che tanto adorava - Vuoi rompere tutto quello che c'è dentro questa stanza, vuoi rotolarti sotto le coperte con me fino a rimanere stravolta, vuoi ingozzarti di schifezze fino a scoppiare... scegli quale metodo di sfogo preferisci, e giuro che farò tutto ciò che vuoi. Sono qui per te, Tisifone. E anche se i tuoi padrini non ci credono, ci sarò sempre.
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da Tisifone » 04/10/2012, 23:01
Andiamo.
Con gli occhi sbarrati e lo sguardo assente, Tisifone non diede segno di aver sentito quello che Lucas le aveva detto e anche quando lui le prese la mano, non oppose resistenza, anzi si fece condurre docilmente ovunque lui volesse andare, come se fosse un guscio vuoto. E in effetti era così che si sentiva, un involucro di carne a cui era appena stata strappata l’anima. La scena da cui si erano appena allontanati occupava tutto il suo spazio visivo e lei non riusciva a fare a meno che osservarla come una spettatrice inerme: aveva appena costretto il suo compagno a portarla via da casa sua dopo aver minacciato con la bacchetta uno dei suoi padrini. Sembrava la trama di un film horror babbano di serie zeta e invece rappresentava il tragico epilogo di quella che doveva essere una serata di festa. La rabbia e l’adrenalina che l’avevano invasa a casa erano state soppiantate dalla nausea della smaterializzazione, lasciandola attonita, come incapace di rendersi effettivamente conto di quello che era accaduto. Di sicuro non aveva idea di dove Lucas li avesse portati né dove si stava recando con passo sicuro. Non riconobbe la Londra magica né il Paiolo Magico, a mala a pena si rese conto che stavano salendo delle scale. Solo quando il compagno si chiuse alle spalle la porta della stanza, isolando i rumori e facendoli piombare in un improvviso quanto innaturale silenzio Tisifone sembrò riprendersi dallo shock e rendersi piano piano conto della realtà che la circondava.
Perdonami se ti ho trascinata di corsa. Avevo bisogno di stare tranquillo con te.
Sbattè le palpebre un paio di volte, ricambiando lo sguardo di Lucas, dandogli in quel modo libero accesso alla sua anima. Vi era smarrimento al di sopra della rabbia, dell’odio, e paura di quello che avrebbe potuto fare e che avrebbe di sicuro fatto se fossero rimasti lì ancora un attimo o due.
Hai fatto benissimo…
Mormorò quindi con un tono di voce privo di qualsiasi inflessione, vuoto esattamente come si sentiva lei in quel momento. Non riuscendo a stare ferma, iniziò a misurare la stanza con passi piccoli e contenuti, come se fosse una tigre in gabbia, una parte di lei che avrebbe di sicuro preferito essere portata in uno spazio più aperto dove poter dar sfogo a tutto quello che sentiva dentro liberamente, senza temere di poter fare danni. Sentiva la sua magia spontanea cumularsi dentro di lei, le punta delle dita le formicolavano e aveva la pelle d’oca.
Me l'ero immaginato molto diverso il primo incontro con la tua famiglia. Ero pronto al fatto che non si sarebbero fidati di me, ma non a tutto quell'astio. Forse mi sono illuso troppo.
Mi spiace che tu abbia dovuto assistere a tutto questo – commentò Tisifone e per quanto fosse davvero dispiaciuta per lui non riuscì a infondere calore alla propria voce né sincerità, come se fosse una macchina a rispondere al posto suo – E soprattutto mi spiace che la tua festa di compleanno sia andata rovinata.
Un altro dispiacere reale che non faceva altro che aumentare il numero delle cattiverie che avrebbe dovuto rinfacciare ai suoi padrini, ma espresso senza troppa convinzione. Era come se Tisifone, per proteggersi da tutta quella marea di brutte sensazioni avesse deciso di ritirarsi dentro se stessa e impedire al resto del mondo di raggiungerla e quindi di nuocerle.
Non sei tu il problema, sono io… -continuò senza guardare il ragazzo in faccia ma continuando a camminare quasi in circolo – Sono io… sono io quello che sbaglia, quella che non comprende, quella che non si fida, quella che non è capace di badare a se stessa, quella che deve essere trattata come se avesse ancora dodici anni.
E man mano che andava avanti con quell’elenco auto denigratorio, la rabbia iniziava pian piano a prendere il sopravvento sulle altre emozioni, trascinandola a forza fuori dal suo rifugio privo di emozioni, i vetri della stanza che tintinnavano pericolosamente come se dovessero andare in frantumi da un momento all’altro.
Avanti, scegli – quell’esordio improvviso da parte del Tassorosso la prese in contropiede tanto che la donna si fermò e posò i suoi occhi blu sul suo viso stupendo, sguardo che fu subito catturato da quel sorriso che tanto amava. - Vuoi rompere tutto quello che c'è dentro questa stanza, vuoi rotolarti sotto le coperte con me fino a rimanere stravolta, vuoi ingozzarti di schifezze fino a scoppiare... scegli quale metodo di sfogo preferisci, e giuro che farò tutto ciò che vuoi. Sono qui per te, Tisifone. E anche se i tuoi padrini non ci credono, ci sarò sempre.
Un sorriso ambiguo comparve sul suo viso mentre i suoi occhi e quindi la sua anima tornavano a essere inaccessibili.
Oh si… mi piacerebbe lasciarti sprofondare in me e soffocare la rabbia sotto strati e strati di passione e lussuria… - disse quindi, avvicinandosi a lui con movenze sensuali ma vuote – lasciarti riempire il vuoto che avverto qui…- e se riuscisse a prendere la sua mano se la porterebbe sul seno all’altezza del cuore - ma poi non avresti una buona opinione di me…
Aggiunge, facendo un passo indietro, se lui glielo permette,lasciando andare la sua mano.
Non voglio sfogarmi… non voglio che l’abbiano vinta, fiondandomi sul cibo o usandoti come un semplice oggetto… Voglio… voglio… - e ogni volta che ripete quella singola parola, le superficie di vetro tremano un po’ di più – voglio essere libera di avere una vita normale con la persona che amo senza dover scegliere tra amore e famiglia.
Strinse i pugni, per cercare di contenere le lacrime ma così facendo perse il controllo sulla propria magia innate e così vetri, lampade e specchi andarono in frantumi,riempiendo la stanza di schegge di vetro impazzite che corsero il rischio di ferire Lucas così come stavano ferendo Tisifone che, immobile, rimase in piedi al centro di quella bufera di vetro.
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da Lucas » 04/10/2012, 23:50
Hai fatto benissimo…
Sospirò appena di sollievo, annuendo. Aveva fatto tutto da solo, prendendo il controllo della situazione senza nemmeno chiedere a Tisifone se fosse o meno d'accordo e temeva così di aver esagerato: sapere che invece lei aveva approvato quel suo comportamento tranquillizzò molto Lucas, che si espresse quindi dispiaciuto per l'accaduto.
Mi spiace che tu abbia dovuto assistere a tutto questo. E soprattutto mi spiace che la tua festa di compleanno sia andata rovinata.
Per quanto tu possa fare fatica a crederlo, è stata comunque una delle migliori.
E no, non c'era sarcasmo nelle sue parole, lo pensava davvero: d'accordo, era andata male - malissimo - coi padrini della sua compagna, ma fino al momento prima dell'arrivo di Asher aveva comunque passato del tempo meraviglioso con lei e questo, a prescindere dal dopo, Lucas di certo non se lo sarebbe potuto dimenticare. La osservò camminare rabbiosa per la stanza, piuttosto piccola a dire il vero, e per quanto volesse abbracciarla era dell'idea che ora ciò che le serviva era proprio camminare in circolo per la camera, perlomeno fino a che non si fosse calmata da sola.
Non sei tu il problema, sono io… Sono io… sono io quello che sbaglia, quella che non comprende, quella che non si fida, quella che non è capace di badare a se stessa, quella che deve essere trattata come se avesse ancora dodici anni.
Tissy...
La richiamò dolcemente lui, riuscendo così a farla fermare per poi poterle dare quell'elenco di possibilità che secondo l'uomo avrebbero potuto permetterle di sfogarsi e di buttare fuori tutta la rabbia che aveva in corpo. Ma lei sembrava essere di avviso ben diverso.
Oh si… mi piacerebbe lasciarti sprofondare in me e soffocare la rabbia sotto strati e strati di passione e lussuria… lasciarti riempire il vuoto che avverto qui… ma poi non avresti una buona opinione di me…
E nonostante si fosse mossa sensualmente nessun tipo di eccitazione pervase il corpo di Turner, che leggeva in lei soltanto il vuoto: si lasciò posare la mano sul suo cuore, quel cuore che avrebbe voluto baciare per ore fino a riempirlo nuovamente di amore e serenità... ma poi lei si scostò da lui, riprendendo a parlare e privandolo di quel contatto freddo che avrebbe tanto desiderato scaldare con la sua vicinanza.
Non voglio sfogarmi… non voglio che l’abbiano vinta, fiondandomi sul cibo o usandoti come un semplice oggetto… Voglio… voglio… voglio essere libera di avere una vita normale con la persona che amo senza dover scegliere tra amore e famiglia.
E fu allora che il suo auto-controllo andò a farsi benedire, lasciando scivolare fuori dalla donna la sua magia incontrollata che andò a rompere tutto quello che di fragile c'era a portata di mano: i riflessi del ragazzo nel prendere la bacchetta furono un po' lenti poiché quello scoppio improvviso lo prese in contropiede, ma se non altro il Protego che fece scaturire dal proprio catalizzatore per impedire a Tisifone di ferirsi ulteriormente andò a buon fine. Non si preoccupò di se stesso, troppo preoccupato per la sua compagna, tanto che quando finì quel momento disastroso ripose subito la bacchetta e si avvicinò a lei, posandole le mani sulle spalle.
Tissy... ritorna da me.
Sussurrò guardandola negli occhi, in un chiaro invito ad aprire l'anima e permettergli di scaldarla come lei riusciva a farla con lui, a tornare dolce e calda perlomeno in sua presenza, proprio per non darla vinta a quei padrini che l'avevano tanto fatta soffrire in quell'occasione. Se la donna l'avesse ascoltato non ci avrebbe messo molto a notare un bel taglio all'altezza della guancia dell'altro, da cui uscivano piccole gocce di sangue: ma Lucas non se n'era nemmeno accorto, per lui c'era solo una cosa che sanguinava e necessitava di tutte le attenzioni possibili. Il cuore della donna che amava.
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Lucas
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da Tisifone » 05/10/2012, 12:31
Per quanto tu possa fare fatica a crederlo, è stata comunque una delle migliori.
Si faticava a crederlo a livello razionale, vista la conclusione, ma una parte nel suo subconscio iniziò a mandarle immagini di loro due a tavola che ridevano e scherzavano, abbracciati sotto le lenzuola, il momento in cui gli ha detto "ti amo" e questo fece si che non liquidasse le parole di Lucas come un semplice palliativo. Cosa di cui sembrava avere un dannato bisogno a giudicare da come si muoveva nervosa per la piccola stanza, le mani stese lungo i fianchi, strette a pugno, a contenere la rabbia e lo sguardo vuoto, come si sentiva in quel momento.
Tissy...
Il sussurro dolce del suo compagno non la obbligò a fermare il suo incedere e l'elenco dei modi da lui escogitati per calmarsi le strapparono un sorriso senza sentimento. Aveva imparato durante la sua esperienza tedesca a usare il corpo umano per placare la propria rabbia, per allentare la presa della frustrazione sul proprio animo, traendone anche del godimento, ma per quanto i suoi nervi logorati bramassero una tale liberazione era qualcosa che non poteva nè voleva fare. Se mai con Lucas avessero deciso di approfondire la conoscenza di quel lato perverso e oscuro della sua personalità sarebbe dovuto essere per desiderio, amore anche, non per necessità. Se avesse ceduto allora i suoi padrini avrebbero avuto ragione a pensare che quello che c'era tra loro non era nulla di importante. Forse Lucas comprese il senso delle sue parole, o forse semplicemente l'amava troppo nella sua interezza per lasciarsi irretire da un corpo bello certo ma vuoto che si avvicinava a lui in maniera provocante. Tisifone avrebbe gioito poi per quell'ennesima dimostrazione d'amore puro e incondizionato che il compagno le stava dando, rimanendo impassibile di fronte a quella sua provocazione, ma in quel momento la parte lucida e senziente di lei, quindi davvero infinitesimale, si sentì imbarazzata e umiliata non dalla sua mancata reazione ma dal proprio comportamento. Questi sentimenti nuovi andarono a sommarsi alla rabbia che sentiva crescere dentro di lei, alimentata dalle proprie parole e che culminarono in una pioggia di schegge di vetro. Rimase ferma, immobile, in mezzo a quella tempesta, mentre schegge taglienti e invisibili andavano a impigliarsi nei suoi capelli ancora corti e vaporosi o cadevano a terra, portando con sè un piccolo tributo di sangue strappato alle braccia nude o al viso scoperto di lei. Tanti piccoli danni irrisori che Lucas riuscì a contenere avvolgendo entrambi in uno scudo magico protettivo. A prova di quanto non fosse collegata con la realtà che la circondava, Tisifone non battè ciglio quando l'ex Tassorosso le puntò la bacchetta contro, anche se solo per proteggerla.
Tissy... ritorna da me.
Perchè tornare? Per permettere al dolore, alla rabbia e alla delusione di prendere il sopravvento su di te?
Le sussurrò suadente e pericolosa la sua coscienza, mentre il silenzio tornava a regnare intorno a loro, mostrandole i benefici dell'isolamento sensoriale in cui si era rifugiata. Certo aveva appena mandato in frantumi la stanza, ma le ferite riportate erano solo fisiche, il suo animo era protetto da uno scudo ben più potente di quello evocato da Lucas, che lasciava filtrare solo una minima parte di quello che stava provando. Sollevò di nuovo una mano, per andare ad accarezzare il volto del ragazzo con un tocco leggero e pensieroso, a delineare i lineamenti con la punta di un dito, come se il tatto dovesse sopperire alla momentanea carenza della sua vista. Gli occhi, pur fissi in quelli di lui, non sembravano dar segno di alcun riconoscimento. Gli sfiorò le labbra dolci e sensuali che le avevano fatto conoscere il Paradiso più volte, la guancia morbida e vischiosa su cui aveva posato mille baci.
Hummm...
Un mormorio di perplessità fuoruscì dalla sue labbra quando i suoi neuroni captarono quell'aggettivo assurdo per descrivere le guancie di chiunque. Sempre con delicatezza passò di nuovo la punta del dito sulla ferita che una scheggia di vetro aveva provocato sulla guancia del ragazzo e di nuovo fu colpita dalla sensazione di vischiosità del sangue.
Oh Merlino Lucas.. mi spiace davvero tanto... scusami... Io...
Balbettò mentre gli occhi rimettevano a fuoco i dettagli, il taglio che spiccava a deturpare la perfezione di quel viso che tanto amava, lasciando trasparire tutto il dolore che provava per un miliardo di motivi.
Perchè lo amo.
Con quel semplice pensiero mise a tacere la sua coscienza cattiva e cercò rifugio, se Lucas l'avesse accolta, tra le braccia del suo compagno, concedendosi quello che fino ad allora non si era mai permessa di fare: scoppiare in un pianto silenzioso e liberatorio.
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Tisifone
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