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Messaggioda Asher » 15/06/2012, 15:58

[Mercoledì – ore 22.30 - Tre giorni dopo l’incendio alla Foresta Proibita]


Quando Demetri riapparve nei giardini ai confini di Hogwarts, la mano era serrata così forte intorno alla bacchetta che le nocche erano bianche e i suoi lineamenti erano talmente tirati in una maschera di rabbia che avrebbe fatto paura a un Basilisco. Per impedire a Asher di fermarlo e dare quindi il via a una lite furibonda, l’ennesima che si sarebbe consumata tra di loro a causa di Sandyon Vastnor, era praticamente fuggito da casa loro e questo ai suoi occhi era semplicemente intollerabile.

Immagine


Avvolto nel mantello in un mantello nero, il cappuccio tirato a celare il suo viso, tese l’orecchio e fece vagare lo sguardo, memorizzando ogni possibile nascondiglio per un agguato, ma non captando nulla, neanche il normale frinire dei grilli. La spiegazione a quella stranezza gli fu subito chiara quando i suoi occhi si posarono sulla distesa di cenere che un tempo era stata la Foresta Proibita.

HUmmm…

Mormorò pensieroso, cercando di capire cosa avrebbe potuto creare una devastazione di una tale portata. Secondo le sue conoscenze solo l’Ardemonio e il Drago avevano una potenza di fuoco così devastante, ma se qualcuno avesse lanciato quella maledizione oscura difficilmente Hogwarts sarebbe riuscita a salvarsi. Spostò lo sguardo verso il Castello, come a volersi sincerare che fosse ancora intatto, e al pensiero che là dentro da qualche parte quell’essere stava beatamente dormendo, magari in dolce compagnia, il desiderio di stanarlo e fargliela pagare una volta per tutte si affacciò prepotentemente nella sua testa.

Milaja è più importante di qualsiasi vendetta…

Ricordò a se stesso, rilassando i muscoli tesi della mano quel tanto che bastava per mandare il suo Patronus, un camaleonte gigante, alla Bergman per avvisarla del suo arrivo e che da lì a pochi minuti sarebbe entrato a Hogwarts, con o senza il suo permesso. La risposta della Preside non si fece attendere, raggiungendolo al limitare delle protezioni della Scuola, autorizzandolo ad entrare ma ricordandogli anche quanto la sua presenza non fosse gradita e quindi di non trattenersi più del necessario.

Se fosse venuto Asher di sicuro sarebbe scesa a salutarlo… altro che presenza non gradita

Sputò velenoso, tirando il cappuccio sulla testa a coprigli il viso e varcando i cancelli del Castello per la prima volta in più di trent’anni: da quando aveva preso i M.A.G.O. non vi aveva rimesso mai più piede, neanche per presenziare alle commemorazioni ufficiali che si erano tenuti per un paio di anni subito dopo la fine dello scontro tra le scuole magiche.
E il sentimento che provò camminando silenzioso per quei corridoi sempre uguali a loro stessi non era di malinconia o nostalgia ma di rabbia per i suoi cari amici che non c’erano più. Tenendo la bacchetta puntata verso il basso per non svegliare i quadri impiccioni con la luce del tenue Lumos che aveva evocato per illuminargli il cammino, Demetri si diresse a passo sicuro verso il primo piano dove l’Infermeria era sempre stata.
Giunto davanti a essa, spense la bacchetta e, con cautela, spinse in avanti la porta e la socchiuse alle sue spalle, temendo che un eventuale click potesse rimbombare in quel silenzio peggio di una Bombarda Maxima. Rimase fermo un paio di secondi, per abituare gli occhi alla penombra e poi, usando i raggi della luna che filtravano dalle finestre, si aggirò per l’enorme stanzone alla ricerca della sua milaja.
Ricerca che durò pochi istanti visto che vi era un solo letto occupato in tutta l’infermeria.

Chjort vasmì bcje!

Imprecò l’uomo nella sua lingua madre, il russo, la stessa della Professoressa di Divinazione, avvicinandosi al letto e vedendo le condizioni a dir poco pietose in cui si trovava la sua figlioccia. Pur essendo passati già tre giorni dall’incidente, la donna stava ancora distesa supina, la parte inferiore del corpo ricoperte da bende di lino impregnate di una Pozione di cui a stento riusciva a distinguere tutti i componenti. L’espressione del volto, piegato da un lato e rivolto verso l’uomo, tirato e ancora pallido tradiva le enormi sofferenze che Tisifone doveva aver patito e le piccole gocce di sudore che le imperlavano la fronte gli dicevano che aveva un po’ di febbre.

Almeno la Bergman si è circondata di gente qualificata.

Pensò, riconoscendo la bravura di chiunque avesse preparato quella medicazione, spostando con gesti amorevoli, di cui chiunque lo conoscesse avrebbe fatico a credere che ne fosse capace, una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Successivamente si apprestò a controllare personalmente le sue condizioni,sollevando con delicatezza un lembo del telo che le ricopriva le gambe.

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Messaggioda Lindë » 15/06/2012, 21:20

Anche il terzo giorno era passato.
Ferdy Stone era stato dimesso 24 ore dopo l'incendio alla Foresta Proibita.
Monique Vireau dopo 48 ore, col preciso ordine di riposarsi e non fare alcuno sforzo.
Ed Estelle Moreau dopo 72 ore, la mano ancora fasciata ed un unguento da doversi spalmare su essa ogni 12 ore per tre giorni.
L'unica che rimaneva in quell'Infermeria, l'unica che le impediva di tornare alle sue amate Serre, era Tisifone Samyliak: qualcuno avrebbe potuto suggerirle di lasciare la situazione in mano a Typhon Seal, si era dimostrato meritevole di fiducia, ma lei non l'avrebbe fatto. La paziente era sotto la sua responsabilità, e vi sarebbe rimasta fino a che non fosse stata dimessa.
Erano da poco passate le 22.25, e Lindë si era allontanata un momento per preparare del nuovo unguento per la docente di Divinazione: stava usando le sue pozioni personali, con ingredienti che sarebbe costato una fortuna ricomprare.
Eppure non si sentiva particolarmente colpita dalla cosa, non quando vedeva la donna migliorare.

Chjort vasmì bcje!

Una voce, lì nell'Infermeria.
Lindë si volse con uno scatto, la ciotola con l'unguento in una mano e la bacchetta nell'altra, avvicinandosi alla figura che aveva appena accarezzato il capo spostandole i capelli e che stava ora per alzare il telo che copriva le gambe della donna.

Stia lontano dalla mia paziente.

Voce imperiosa, secca, lapidaria.
Poteva anche essersi ammorbidita dall'incontro con Sandyon, ma non quando si trattava di coloro che riposavano sotto la sua sorveglianza.

Non si azzardi a toccarla.
Questa è l'Infermeria, è quella donna è sotto la mia tutela. Se vuole vedere in che condizioni sono le sue gambe, mi faccia il piacere di spostarsi e lasciarmi svolgere il mio lavoro.


Si avvicinò, la bacchetta ancora nelle mani: non pensava che l'uomo fosse pericoloso, ma non doveva azzardarsi a toccare niente se non voleva vanificare il suo lavoro e far patire inutili sofferenze all'altra.
Se lo sconosciuto si fosse spostato, Lindë avrebbe posato la bacchetta e la ciotola poco distante da lui, per prendere una boccetta e posarla sotto il naso della donna così da farle respirare il contenuto: in pochi istanti, Tisifone si sarebbe sentita più leggera, più vuota, più profondamente addormentata.
Sarebbe stato utile per lei, quel sonno così intenso, soprattutto perché così non avrebbe percepito il dolore del cambio delle bende.
L'unguento era stato poggiato non troppo distante dall'uomo, anche se difficilmente avrebbe compreso di cosa fosse fatto. Allo stesso modo, la boccetta che sostituì l'unguento sul mobile dov'era posta anche la bacchetta era composta di spezie, radici e composti erbologici che anche un Erborista esperto avrebbe facilmente confuso.
Da una tasca del mantello che indossava, Lindë prese un pennello e ripetè la stessa operazione della prima volta, sollevando un panno alla volta dalle gambe di Tisifone per sostituirli con quelli nuovi una volta unte le ferite col composto da lei stessa preparato: grazie all'infuso respirato prima, però, questa volta la donna non avrebbe provato alcun dolore.
Solo quando ebbe finito, l'Erbologa rialzò gli occhi su di lui.

Lei sarebbe?

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Messaggioda Asher » 15/06/2012, 21:59

Stia lontano dalla mia paziente.

Era convinto che a quel’ora l’infermeria fosse vuota, per questo aveva deciso di presentarsi in un orario così poco consono. A quanto pareva la preoccupazione per la sua figlioccia gli aveva fatto fare un errore di valutazione, un errore da principiante gli avrebbe detto Tyslion, ridendogli in faccia, e cioè che in molti casi le medicature dei pazienti andavano cambiate a orari fissi, fregandosene del giorno e della notte. Sollevò lo sguardo dal corpo di Tisifone verso il luogo da dove proveniva quella voce imperiosa, troppo imperiosa per i suoi gusti e i suoi nervi, la sua bacchetta nascosta tra le pieghe del mantello ben salda nella sua mente. Inarcò un sopracciglio a esprimere il suo disappunto quando si trovò di fronte una ragazzina con una ciotola in mano e una bacchetta nell’altra, rimangiandosi il complimento fatto precedentemente alla Preside. Come poteva lasciare una persona, la sua Tisifone, nelle mani di una studentessa dell’ultimo anno invece che in quella della responsabile dell’Infermeria, di sicuro più preparata?
Non si mosse di un millimetro, limitandosi a spostare la mano dalle bende al braccio della donna, con fare protettivo e di possesso, il viso ancora ben celato sotto il cappuccio.


Non si azzardi a toccarla.
Questa è l'Infermeria, è quella donna è sotto la mia tutela. Se vuole vedere in che condizioni sono le sue gambe, mi faccia il piacere di spostarsi e lasciarmi svolgere il mio lavoro.


Tutela. Lavoro. Se fosse abituato a mostrare i propri sentimenti, probabilmente Demetri avrebbe spalancato gli occhi dalla sorpresa e se fosse stato uno sprovveduto sarebbe scoppiato a ridere di fronte a quella assurdità. Ma lui non era né l’uno né l’altro, e da quel poco che era riuscito a vedere o meglio ad annusare dell’unguento che Tissy aveva sulle gambe chiunque l’avesse preparato non era per nulla uno sprovveduto, che avesse 5 o 500 anni.

E’ lei che comanda qui allora.

La sua non era una domanda, ma una semplice constatazione, pronunciata con tono privo di qualsiasi intonazione, né ammirazione o stupore o altro. Si fece da parte, sempre tenendo una mano sul braccio della donna, la bacchetta ancora nell’altra mano pronta per l’uso, per dare alla responsabile dell’Infermeria la possibilità di muoversi come meglio credeva. E Lindë avrebbe sentito il suo sguardo penetrante seguire passo passo ogni sua mossa, l’avrebbe sentito annusare l’aria intorno alla ciotola e poi alla boccetta una volta che lei l’avesse poggiata sul mobile vicino a lui.

Sperimentale.

Commentò e questa volta un pizzico di ammirazione nella voce si sente. Non riconosce i composti dell’unguento, mentre le erbe nella boccetta le conosce tutte, peccato che non riusciva a comprendere come le avesse combinate insieme per far si che Tisifone potesse subire il cambio della fasciatura senza emettere un lamento.

Le dispiace?

Chiede con voce sarcastica, allungando una mano per prendere la boccetta. Se la donna non avesse fatto o detto nulla se la sarebbe fatta semplicemente scivolare nella tasca del mantello, senza dire nulla, per poi cercare di comprenderne la composizione con tranquillità nel suo studio.
La osservò attentamente per tutto il tempo, in silenzio, registrando i suoi movimenti e accarezzando la testa della sua figlioccia con fare amorevole.


Lei sarebbe?

Nessuno - rispose secco e lapidario. Non voleva che qualcuno sapesse della sua presenza lì a Hogwarts e sperava vivamente che Asher non avesse avvertito il suo amichetto - E lei?

Chiese a sua volta leggermente sarcastico.
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Messaggioda Lindë » 15/06/2012, 22:25

E’ lei che comanda qui allora.

Così sembrerebbe.

Rispose semplicemente Lindë, continuando il suo lavoro su Tisifone.
Non era abituata a farsi distrarre da una massa di ragazzini urlanti, figuriamoci da un uomo silenzioso come quello presente. Un parente della donna, probabilmente, visto come non voleva staccarsi da lei.

Sperimentale.

Non direi.
Semplicemente sconosciuto alla maggior parte degli esperti in questo campo.


No, nessuna nota di arroganza nella voce. Non era mai stata tipo da vantarsi, e non avrebbe cominciato ora. Ma era pur vero che nella sua lingua, "sperimentale" era qualcosa derivante sì da un esperimento, ma non ancora comprovato della sua efficacia. E tutto ciò che lei somministrava ai suoi pazienti era provato e testato su di sé.

Le dispiace?

Sì, mi dispiace.

Rispose Lindë, alzando appena gli occhi su di lui per poi abbassare la mano sulla fronte di Tisifone e testarne la temperatura corporea: non amava che altri studiassero i suoi composti, a maggior ragione quando si trattava di perfetti estranei.
Provò a chiedergli chi fosse, ma la risposta che ricevette non aiutò di molto le sue conoscenze.

Nessuno. E lei?

L'Infermeria di questa scuola, nonché docente di Erbologia.

Si rifiutò di dire il suo nome, visto che lui per primo non si era presentato.
Per quanto la riguardava, visto che si era accertato delle condizioni della donna, poteva anche andarsene.

La invito a lasciare la scuola, ora.
E' molto tardi e non credo siano ammesse visite all'interno di Hogwarts, soprattutto a certi orari.
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Messaggioda Asher » 15/06/2012, 22:54

Così sembrerebbe.

Sintetica e modesta. Un connubio decisamente strano per una ragazza così giovane e la sua capacità di riuscire a lavorare in maniera efficiente nonostante avesse gli occhi di un estraneo praticamente puntati addosso la rendeva ancora più apprezzabile agli occhi di Demetri che non avrebbe disdegnato la possibilità di passare del tempo da solo con lei chiuso in un laboratorio. Ovviamente il suo interessamento era prettamente professionale, visto che Demetri era omosessuale o meglio, come preferiva definirsi lui stesso, Ashersessuale.


Non direi.
Semplicemente sconosciuto alla maggior parte degli esperti in questo campo.


Attenta alle parole, come se ognuna rappresentasse un ingrediente da dosare per la preparazione di una Pozione altamente pericolosa. E anche questo era una caratteristica rara nelle persone oggigiorno, così abituate a buttare lì paroloni di cui spesso non ne conoscevano neanche il significato. Chinò la testa in segno di rispetto, una cosa che concedeva a pochi anche se probabilmente Lindë non avrebbe compreso né apprezzato.


Sì, mi dispiace.

Sollevò lo sguardo verso la ragazzina, una luce sinistra che gli brillava negli occhi, pericolosa. Tenne la mano sospesa sopra la boccetta come a volerla sfidare a impedirgli fisicamente di prenderla, per poi riabbassarla lentamente, scrollando le spalle.

Come preferisce.

Tono di voce di nuovo privo di qualsiasi inflessione. Non aveva paura di quella ragazzina ma non voleva correre il rischio che un eccessivo rumore richiamassero dei curiosi. Per quanto avesse voglia di affrontare Vastnor, farlo all’interno delle mura di Hogwarts sarebbe stato un suicidio da parte sua. Continuò a coccolare Tisifone per tutta la durata delle medicazioni, pur consapevole che lei non si sarebbe mai ricordata della sua presenza.

L'Infermeria di questa scuola, nonché docente di Erbologia.

Lo scambio di battute tra loro che ebbe luogo una volta terminata la medicazione fu breve e infruttuoso forse per la donna,mentre a Demetri diede un bel po’ di informazioni. L'elenco dei docenti di Hogwarts era un fatto pubblico quindi non ci avrebbe impiegato molto l’uomo a scoprire l’identità di quella eccellente guaritrice e cercare di scoprire il più possibile su di lei e sull’origine delle sue capacità.

La invito a lasciare la scuola, ora.
E' molto tardi e non credo siano ammesse visite all'interno di Hogwarts, soprattutto a certi orari.


Le eccezioni sono sempre state fatte e sempre si faranno.

Rispose sibillino, come a volerla rassicurare che la sua presenza era stata annunciata e accettata, anche se a malincuore, da chi di dovere. Ciò nonostante aveva ottenuto quello per cui era venuto, quindi non vi era motivo per lui di trattenersi oltre.

Le auguro una buona notte Signorina.

Disse ironico, per poi chinarsi a dare un bacio sulla fronte della figlioccia e uscire dall’infermeria in silenzio come era entrato, la bacchetta accesa in un debole Lumos per illuminare la strada del corridoio.

[Fine]
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Messaggioda Lucas » 18/06/2012, 14:16

[Domenica - Sei giorni dopo l'Incendio - ore 19.34]


L'attesa era stata lunga e snervante: era andato a trovare Tisifone tutti i giorni, ad orari diversi, incapace di starle lontano e troppo preoccupato per le sue condizioni; la professoressa Vilvarin aveva avuto con lui una grande pazienza, se ne rendeva conto, e non la biasimò quando quello stesso giorno, con aria sollevata, lo informò che per quella sera la donna sarebbe potuta andarsene dall'Infermeria.
Aveva trascorso le ore successiva in fremente attesa, fino a che finalmente non erano arrivate le 19.30: era uscito di corsa dal proprio alloggio, aveva percorso le scale saltando quasi i gradini - un comportamento molto poco professionale, se ne rendeva conto, ma pazienza - ed aveva raggiunto l'Infermeria con una carica di adrenalina addosso invidiabile; entrato nella sala di degenza non dovette fare molti sforzi per individuarla, in piedi accanto alla Vilvarin.
Forse la donna le stava dando le ultime raccomandazioni, fatto stava che Lucas si avvicinò alle due con un piccolo sorriso sulle labbra ed il cuore che batteva forte: la sua Tisifone era finalmente in piedi ed in buone condizioni almeno all'apparenza, non avrebbe mai ringraziato abbastanza la docente di Erbologia per questo.


Immagine


Professoressa Samyliak...

La chiamò semplicemente in modo un po' formale, avvicinandosi a lei senza però sfiorarla ancora, giusto per non dare troppo nell'occhio con l'altra collega che avrebbe facilmente - se non l'aveva già fatto - potuto intuire qualcosa del loro rapporto.

Spero non le dispiaccia se sono passato a prenderla per scortarla nella sua stanza... una piccola precauzione nel caso non si sentisse ancora troppo in forze - aggiunse, usando la prima scusa che gli era venuta in mente - Se è pronta, possiamo andare. Professoressa Vilvarin, buona serata e grazie per l'eccellente lavoro che ha svolto.

Si congedò così dalla donna e, qualora Tisifone avesse accettato, avrebbe lasciato l'Infermeria con lei, porgendole il braccio di modo che potesse appoggiarsi a lui durante il tragitto.
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Messaggioda Tisifone » 18/06/2012, 14:43

[Domenica - Sei giorni dopo l'Incendio - ore 19.34]




Era stata costretta a letto per sei lunghi e interminabili giorni in cui aveva alternato momenti di dolore inimmaginabile, ogni volta che la Vilvarin le cambiava le medicazioni sulle gambe e sulla parte bassa della schiena, a momenti di sonno agitato, costellato da incubi misti a ricordi dolorosi. Le ore di veglia non erano state poi così migliori, visto che l’unica cosa che poteva fare era solo riflettere sull’accaduto, rivivere ogni singolo istante di quel breve combattimento contro il Mezzo Drago all’infinito, rendendosi conto del gravissimo errore che aveva compiuto. Aveva padroneggiato in maniera esemplare, anche se con effetti catastrofici per lei, una Maledizione Senza Perdono di fronte a testimoni e a questo errore doveva assolutamente porre rimedio il più in fretta possibile. Solo la presenza giornaliera di Lucas era riuscita ad alleviare un po’ le sue sofferenze e a distrarre la sua mente da pensieri foschi. Peccato che la minaccia che lui le aveva fatto la sera stessa in cui era stata ricoverata in Infermeria aleggiava su di loro con aria tetra e rendeva Tisifone quel giorno non propriamente felice di uscire dall’Infermeria.

Non si affatichi troppo e per un po’ cerchi di stare in piedi il meno possibile.

Le raccomandò la Professoressa Vilvarin al momento della dimissione, dandole le ampolle contenente della Pozione Antisogno e della Pozione Soporifera che le aveva espressamente richiesto. Sapeva che con quella richiesta sarebbe apparsa debole, ma era certa che le sarebbero tornate utili, non tanto per sé quanto per rimediare al suo errore.

Professoressa Samyliak...

Sentendo la voce di Lucas Tisifone si irrigidì, stringendo la mano intorno alla balaustra del letto a cui si era appoggiata: per quanto in piedi si sentiva ancora maledettamente stanca. Non si erano dati appuntamento ma era certo che il ragazzo sarebbe andata a prenderla per scortarla nei suoi alloggi e questo le faceva piacere e la intimoriva allo stesso tempo. Il tono formale con cui lui le si era rivolto era quello che ci si aspettava da lui ma le fece male lo stesso, in maniera irrazionale, come irrazionale fu il senso di freddo che avvertì scorrerle lungo il corpo quando lui le si avvicinò ma senza sfiorarla.


Spero non le dispiaccia se sono passato a prenderla per scortarla nella sua stanza... una piccola precauzione nel caso non si sentisse ancora troppo in forze.

Un pensiero davvero gentile da parte sua Signor Turner - rispose con un tono di voce freddo e distaccato, quello solito che usava con tutti - e un invito il suo che mi vedo costretta ad accettare considerato le raccomandazioni che la Professoressa Vilvarin mi ha appena fatto

Aggiunse, osservando il braccio che lui le stava offrendo come se fosse un tizzone ardente e lei avesse paura di scottarsi di nuovo.

Se è pronta, possiamo andare. Professoressa Vilvarin, buona serata e grazie per l'eccellente lavoro che ha svolto.

Buona sera Professoressa Vilvarin e grazie ancora di tutto.

Fece eco alle parole di lui, la mano ancora saldamente ancorata alla balaustra. Scosse la testa, come a volersi fare coraggio e alla fine posa la sua mano sul suo braccio, appoggiandosi a lui per uscire dall’Infermeria. le ampolle strette nell’altra mano.

[Fine]
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Messaggioda Vergil » 13/11/2012, 23:35

| INFERMERIA DEL CASTELLO - NOTTE INAUGURAZIONE - ORE 22:16 |


Eeehh... Eeehh... Eeehh...
...
...
... Ok, falso allarmeeeeehhhhhhciù!


No, non era decisamente un falso allarme.
Oramai le spire della malattia si stavano insinuando nel suo corpo ed anche volendo cercare di pensare in positivo, Vergil Cartwright doveva purtroppo soccombere alla realtà e cioè al fatto che si era beccato un bel raffreddore potente.
Quella era la notte propizia, era la notte utile per sfoderare tutta la sua abilità di ladro professionista affinata alla Cyprus per insinuarsi nell'infermeria della scuola approfittando dell'assenza sia dell'infermiera che dell'assistente, e prendere così delle medicine iper potenti.
Non sapeva che fine avesse fatto la Vilvarin, ma non era lì e nemmeno alle serre, e Typhon per ovvi motivi doveva trovarsi all'inaugurazione del suo negozio, quindi la via era sgombra, poteva intrufolarsi senza problemi e sgraffignare qualche cosa di miracoloso contro il raffreddore.

Si ma devo fare attenzione a non starnutire troppo forte altrimenti mi sentiranno fino ad Hogsmeade!

Per carità, si era imbacuccato a dovere, ma serviva a poco contro il freddo che gli scorreva nelle ossa.
Un bel cappello di lana pesante, canottiera, maglia pesante, magione pesante e sopra giacca di pelle invernale a prova di ghiaccio.
Tutte cose comprate dalla madre, una che del suo bambino si preoccupava ed anche molto, vista l'attività da curatore di fenicotteri che gli aveva proposto al posto del glorioso cammino da Auror, anche se a vederlo così, ora come ora, dell'Auror manteneva davvero poco.

Immagine

Nella sua mente ancora presente e vivido il pensiero che in quello stesso istante, Arianna, la sua ipotizzabile fidanzata, si trovava a quella festa, senza di lui, che ancora non riusciva a capacitarsi di quanto gli desse fastidio pensare a lei.
E allora perché la pensava? Masochismo suo solito.
Non vuole però soffermarcisi troppo, adesso doveva solamente preoccuparsi del quel pessimo raffreddore e curarsi quanto prima per tornare in forma, anche perché le partite di Quiddicth stavano andando uno schifo ultimamente, due sconfitte, corvi e draghi, ma per i draghi poteva anche farci il callo, con due fuori classe come la sua... Ragazza e Seal.

Secondo me i corvi li allena Stone, non mi capacito di quanto siano migliorati in due mesi!

Inginocchiato davanti una grossa serie di sportelli, il ragazzo prefetto era intento dunque a prendersi qualche erba di poco conto contro i male muscolare dato dalla malattia ma sopratutto a cercare quella diavolo di boccetta vista molto spesso usare dalla Vilvarin che, ogni volta che la dava ad un paziente malato di influenza potente o meningite, gli passava all'istante.
Una goccia, una sola goccia per sentirsi meglio, non se ne sarebbe accorta, o almeno questo lo sperava fortemente, anche perché era l'unico al momento ad essere malato su tutti gli studenti di Hogwarts, la sfortuna più incredibile.
Assolutamente concentrato nella sua ricerca e sicuro che praticamente mezza scuola fosse andata all'inaugurazione del negozio, Vergil non si poteva accorgere di niente, qualora qualcuno si fosse avvicinato, ed anche se aveva socchiuso adeguatamente la porta, forse il rumore delle boccette spostate in mezzo al silenzio della notte avrebbe potuto tranquillamente richiamare l'attenzione di un qualunque passante.

Ma si può sapere dove diavolo sei... Vuoi vedere che la prof se l'è nascosto nel cassetto della biancheria!

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Messaggioda Sandyon » 13/11/2012, 23:37

Ariel

Per percepire il rumore creato da Vergil: Riflessi = 8 o +
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Messaggioda Ariel » 14/11/2012, 0:09

[tahoma]
[Notte dell'inaugurazione dello Shelyak&Vega - ore 22.18]


Il Castello era stranamente silenzioso, quella sera.
Forse perché quasi tutti erano ad Hogsmeade, ad assistere all'inaugurazione del negozio di Alexis e Typhon: e lei? Lei non c'era? No, lei non c'era.
Perché? Bella domanda quella. A parte tutte le scuse che si sarebbe potuta inventare, la verità era che non aveva trovato un costume adatto alla serata, ma soprattutto il fatto che non ci voleva andare da sola e sarebbe successo proprio in quel modo se avesse messo piede al negozio; nonostante fosse cambiata, e molto, da quando andava alla Cyprus, faceva ancora fatica ad adattarsi al modo di fare degli studenti di Hogwarts, alcuni più espansivi ed amichevoli, altri decisamente più schivi e chiusi.
In tutto questo, Ariel Jiménez faticava a trovare il suo posto ed era per quel motivo che aveva deciso, quella sera, di rimanere all'interno del Castello: in realtà c'erano anche dei lati positivi a rimanere praticamente l'unica persona dentro Hogwarts, ad esempio il fatto che poteva passeggiare in pigiama per i corridoi della scuola senza che nessuno la beccasse o le desse fastidio.
Aveva fatto una capatina nelle cucine, per sbocconcellare qualche dolcetto - una consuetudine che, nonostante la dieta, non era cambiata - e adesso stava camminando nei pressi dell'Infermeria, indecisa se girare ancora un po' per il Castello approfittando del silenzio intorno a sé, oppure tornare indietro.
Furono però dei rumori provenienti proprio dall'Infermeria (Riflessi 6 + 17/d20 = 23) a farla fermare, inarcando un sopracciglio con aria perplessa: chi poteva esserci a quell'ora? Typhon era alla festa, e la professoressa Vilvarin sarebbe uscita col collega di Ariel, nonché docente di Astronomia, per parlare di lavoro - o almeno così aveva sentito da alcune studentesse più grandi... ma allora chi ci poteva essere? Forse qualche studente che stava cercando di fare il furbo?
Poi, quella voce...

Ma si può sapere dove diavolo sei... Vuoi vedere che la prof se l'è nascosto nel cassetto della biancheria!

E non aveva importanza il fatto di non averla più sentita per un anno e mezzo, l'avrebbe potuta riconoscere ovunque, anche in mezzo a mille: il cuore prese a batterle all'impazzata nel petto, al punto che la Jiménez si portò una mano al petto come a voler coprire quel rumore che, comunque, avrebbe potuto udire soltanto lei.

Vergil...

Pensò Ariel con un piccolo sospiro tremolante, facendo un passetto indietro: che fare? Aveva sognato quel momento ogni notte da quando si era trasferita ad Hogwarts, il momento in cui l'avrebbe finalmente incontrato... ma ora, ora si sentiva pronta? Forse era troppo presto, era pure in pigiama per Merlino!
Era anche vero però che non le sarebbe capitato tanto presto di avere il Castello tutto per loro, oltre al fatto che, a quanto aveva sentito, Vergil aveva recentemente litigato con la sua ragazza, Arianna: un buon momento per approfittarne? Beh, se non altro forse l'aver litigato con lei gli avrebbe permesso di guardarla con un occhio oggettivo.

E non è detto che questo sia un bene...

Si disse la Grifondoro prima di scuotere il capo con aria decisa e gli occhi chiusi: no, non doveva lasciarsi prendere dalla negatività, non in quel momento insomma! L'aveva atteso da una vita e adesso era arrivato, e porca Morgana lei era diventata una ragazza mica male! Doveva solo fidarsi di se stessa, e tutto sarebbe andato bene.
D'altronde, dopo quattro anni di attesa era arrivato anche il momento...


Immagine


Scostò la porta dell'Infermeria di modo che si aprisse e cigolasse lentamente, così da far percepire a Vergil quel rumore e chissà, magari farlo anche voltare verso di lei: che l'avesse fatto o meno, Ariel gli avrebbe rivolto la parola con voce divertita, solare, com'era lei... come lui non l'aveva conosciuta mai.

Non credo sia permesso dal Regolamento frugare nella dispensa dell'Infermeria in piena notte...
[/tahoma]
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Ariel
Cantante Solista agli Esordi
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2013-07-09 20:42:47 Tisifone d20 19  
2013-06-05 22:58:54 Jorge d20 4  
2013-06-02 23:37:33 Elisabeth d20 14  
2012-11-13 23:39:50 Ariel d20 17  
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