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Messaggioda Lucas » 25/05/2012, 21:40

Le aveva lanciato una piccola domanda che poteva sembrare una frecciatina, ma la realtà delle cose è che voleva in qualche modo testare le sue reazioni, capire cosa provava e cosa si sentiva in grado di esternare di fronte a lui, quanto quindi fosse tranquilla in sua presenza.

Non sai cosa ti perdi, usare le bacchetta è più… divertente… poi qui nessuno po’ vederti quindi puoi sentirti libero di far volare quello vuoi… Io cercherò di non ridere o almeno non troppo.

Prometto di provare ad usare la bacchetta, e se proprio vedrò che sono un caso disperato allora mi arrenderò di fronte alla mia incapacità e userò la forchetta. Che ne dici, è un compromesso accettabile?

Replicò l'uomo con un sorriso divertito, prendendo le bacchette ed agitandole come fosse un folle prima di lasciarsi andare ad una piccola ma gustosa risata: a seguito, mentre la cameriera prendeva le ordinazioni per poi allontanarsi e lui tentava di capire come funzionassero quegli aggeggi infernali - le bacchette appunto - la conversazione riprese lì da dove si era interrotta e stava proprio a Tisifone rispondere alla domanda di lui.

Hummm… che il Cappello Parlante ha sbagliato a smistarti e dovevi finire in Grifondoro visto tutto il coraggio che ostenti?

O a Serpeverde, non è la Casata di chi non ha alcun pelo sulla lingua?

Commentò Lucas facendole la linguaccia quasi stesse facendo uno sberleffo alla Casata della donna: in realtà, quando era stato un undicenne di fronte al Cappello Parlante, aveva chiesto espressamente di poter essere mandato a Tassorosso; a lui era sempre piaciuta come Casata, e non era mai riuscito a comprendere perchè la denigrassero tutti, o perchè fosse opinione comune che gli studenti più "giusti", quelli più popolari, dovessero per forza essere smistati a Grifondoro o a Serpeverde.
Certo, ripensando a Monique Vireau - all'epoca la "Regina di Ghiaccio", la ragazza più contesa della scuola - non c'era da stupirsi che gli studenti la pensassero in quel modo: in fondo, colei che oggi era la Vice Preside di Hogwarts era stata una Serpeverde allora.
Ma Tisifone non aveva ancora finito di fare ipotesi su dove si era fermata la loro conversazione, perciò riprese a parlare.

O che forse la mia natura di Drago mi impedisce di affidarmi all’ignoto, per quanto questo possa essere allettante, senza aver un minimo di certezze?

E' giusto che sia così.
E penso anche che se davvero l'ignoto ti vorrà far cadere nel suo baratro oscuro, ti darà presto le certezze che cerchi.


Rispose l'uomo, questa volta molto più serio in volto: strinse le dita di Tisifone con le proprie, accarezzandone la pelle col pollice mentre la fissava dritta negli occhi, un accenno di sorriso sghembo solo per lei, lei che occupava un posto speciale nei suoi pensieri. Solo l'arrivo della cameriera riuscì ad interrompere e spezzare quel momento altrimenti perfetto, anche se per diversi istanti lo sguardo di Lucas non accennò a spostarsi da quello dell'altra.

Ecco a voi, se vi serve altro basta che aprite la porta del separè.

Grazie.

Mormorò lui, ancora immerso negli occhi di lei come se ne fosse ipnotizzato: e, quasi fosse una magia, forse Tisifone avrebbe visto quegli occhi farsi più scuri, più magnetici ed anche più pericolosi, come quelli di una pantera poco prima che attacchi la sua preda; non badò sul momento al cibo sul tavolo, si limitò a prendere la brocca col vino e a versarne due dita nei bicchieri di entrambi, alzando poi il proprio calice come a voler proporre un brindisi.

All'ignoto e al suo baratro?

Domandò quasi volesse lasciare a lei la scelta, accettando anche che lei decidesse di cambiare il tema di quel tintinnio di bicchieri: a seguito comunque bevve un sorso di vino e solo allora si permise di distogliere lo sguardo da lei e posarlo sul cibo di fronte a loro, gli occhi tentatori che lasciavano il posto a quelli spaesati di chi non sapeva nemmeno da che parte cominciare.

Credo di aver bisogno della tua consulenza.

Scherzò con un piccolo sorriso, pronto a seguire le sue direttiva per uscire indenne - e possibilmente sazio e soddisfatto - da quella cena.
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Messaggioda Tisifone » 25/05/2012, 23:05

Prometto di provare ad usare la bacchetta, e se proprio vedrò che sono un caso disperato allora mi arrenderò di fronte alla mia incapacità e userò la forchetta. Che ne dici, è un compromesso accettabile?

I compromessi non erano una delle cose che amava di più al mondo, era più il tipo da “o bianco o nero”, da scelte radicali, ma con il tempo di era resa conto che senza scendere a compromessi, con se stessi per primi e poi con gli altri, non si andava poi molto lontano. Così annuì alle parole di Lucas, rivolgendogli un sorriso ironico che divenne ben presto divertito a causa della pantomima che il ragazzo aveva appena messo su.

Riesce a essere carina anche quando fa lo stupido.

Si ritrovò a pensare, consapevole che un tale comportamento infantile, se posto in essere da chiunque altro, le avrebbe dato come minimo sui nervi. Un'altra domanda da mettere da parte e su cui interrogarsi una volta tornata al sicuro nei propri alloggi, sempre che le risposte non la cogliessero all’improvviso come una sorta di illuminazione sovrannaturale. Se l’arrivo della cameriera, prima, l’aveva salvata dal rispondere a una domanda ambigua quanto imbarazzante, una volta rimasti soli non ebbe più scuse,così provo ad articolare una risposta sincera senza però esporsi troppo: dopotutto la fiducia andava guadagnato passo passo.


O a Serpeverde, non è la Casata di chi non ha alcun pelo sulla lingua?

Non so. Ti senti manipolatore e doppiogiochista?

Chiese quindi di rimando, considerando che quelle per lei e per il suo Serpeverde di fiducia, erano le caratteristiche principali degli appartenenti alla Casata verde – argento. In cuor suo sapeva già la risposta, ed era un bel no secco, motivo per cui il tono con cui pronunciò la domanda era più ironico che interrogativo, ma dopotutto non conosceva Lucas così bene da poter azzardare dei giudizi netti sul suo carattere quindi sperava che lui le desse una qualche risposta, non troppo romanzata.

E' giusto che sia così.
E penso anche che se davvero l'ignoto ti vorrà far cadere nel suo baratro oscuro, ti darà presto le certezze che cerchi.


Aveva iniziato a sfilare le proprie di bacchette dall’involucro di carta che le avvolgeva e le stava separando, ascoltando allo stesso tempo con attenzione il collega, ma il tono di voce serio con cui pronunciò quelle frasi la spinsero a sollevare il viso verso di lui per riscontrare la stessa serietà nei lineamenti solitamente dolci del suo viso. Non sapeva cosa dire, quell’ultima frase soprattutto si apriva a così tante interpretazioni che le aveva azzerato il cervello. Si passò la lingua sulle labbra improvvisamente secche, gli occhi fissi in quelli di lui a sostenerne lo sguardo, la mano sua prigioniera.

Spero che sarà convincente.

Una risposta in un certo senso fuori contesto ma che in realtà rivelava molto del tumulto interiore che la stava devastando e dei sentimenti che provava per lui, parole sottolineate dal suo ricambiare la stretta della sua mano. Rimasero così, fermi, racchiusi nel loro bozzolo di parole non dette e di sottointesi per un po’ di tempo, ignorando per qualche istante la cameriera che, in silenzio, disponeva le pietanze e poi spariva lasciandoli di nuovo soli. Tisifone sentiva che gli occhi di lui la attiravano senza via di uscita, bloccandola sul posto e lasciandola inerme come in attesa di essere attaccata, ma la cosa sconvolgente era che non c’era timore nei suoi, di occhi, ma quieta attesa con uno strano luccichio che non era facilmente decifrabile.
Lo osservò in silenzio prendere la brocca del vino e versarne un po’ a entrambi, per poi prendere il proprio calice e sollevarlo in modo da brindare insieme a lui.

All'ignoto e al suo baratro?

E alle certezze e ai rischi calcolati.

Si accodò con quello strano brindisi, posando l’orlo del proprio bicchiere su quello di lui, per poi portarlo alle labbra e berne un sorso, il tutto senza distogliere lo sguardo da lui, come se stesse soppesando e valutando ogni sua singola mossa.


Credo di aver bisogno della tua consulenza.

Come era giunta, così in maniera inaspettata quella atmosfera intima e complice andò smorzandosi, e due stomaci affamati li riportarono con i piedi per terra e alla tavola imbandita di fronte a loro.

Hummm… quasi quasi sarei tentata di avvelenarti - commentò ironica, anche se il tono di voce risultò un po’ roco forse per il troppo silenzio - Prova questo – disse poi indicando una sorta di pallina di riso con sopra del polipo - ma prima lasciami preparare la salsa.

E così dicendo versò in un piccolo piattino della salsa di soia e vi sciolse dentro una puntina di una pasta verde che era stata servita loro insieme al sushi.

Spero che ti piaccia il piccante

Disse, prendendo tra le due bacchette un pezzetto di sushi con il salmone per poi intingerlo nella salsa e portarselo alla bocca. Chiuse gli occhi per un attimo per assaporare fino in fondo il tutto, per poi riaprirli e cogliere Lucas nel tentativo di capire come funzionassero le bacchette.

Scommetto che l’esperimento con le bacchette avrà breve vita.
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Messaggioda Lucas » 26/05/2012, 14:47

Non so. Ti senti manipolatore e doppiogiochista?

Doppiogiochista no, manipolatore a volte... con le donne, quasi sempre, anche se non lo faccio apposta.
Forse ti sei accorta di cosa parlo...


Rispose Lucas sincero, una leggera alzata di spalle ad accompagnare quelle parole: perchè mentire, in fondo? Vedeva come si poneva il sesso femminile nei suoi confronti - non tutto naturalmente, una buona parte - soprattutto quando sorrideva. Non era quello manipolare, in qualche modo? Forse non era intenzionale, certo, ma l'uomo sapeva bene che, spesso, porsi in un certo modo equivaleva ad ottenere quel tipo di risultato: il punto era che lui per carattere era fatto così, gentile e socievole, quindi c'era poco da fare... sorrideva perchè era quello il suo modo d'essere, e se manipolava non ci poteva fare niente, al massimo cercava di rimanere il più innocuo possibile per non aggravare la propria situazione... tranno qualche volta, ad esempio quando aveva fretta e fare un sorriso alla commessa di turno poteva accorciargli i tempi d'attesa.
Poteva essere considerato una Serpe, per questo? Decise che un giorno l'avrebbe chiesto ad una Serpe vera, anche se aveva come la sensazione che la risposta sarebbe stata una bella risata in faccia.
Tuttavia l'atmosfera cambiò rapidamente intorno a loro, forse perchè Lucas era fatto così: passava da un estremo all'altro, usando frasi apparentemente casuali che però dietro potevano nascondere mille significati; e Tisifone questo doveva averlo compreso, lui lo percepiva dal suo sguardo, da quella stretta di dita ricambiata mentre si passava la lingua sulle labbra - forse un gesto casuale o forse un bisogno di inumidire qualcosa che, improvvisamente, si era seccato.

Spero che sarà convincente.

Ne sono sicuro.

Era affascinante vedere come, rispetto alla prima volta che si erano conosciuti, ora Tisifone aveva rinunciato - o forse semplicemente le veniva più difficile - ad indossare con lui quella maschera di freddezza ed impassibilità con cui si era presentata all'inizio: guardando nei suoi occhi ora, Lucas poteva cogliere le sfumature delle sue sensazioni, delle sue emozioni, poteva leggervi dentro anche se molto di ciò che vedeva era indecifrabile per lui. La donna ricambiava il suo sguardo, ferma sul posto, ma non sembrava spaventata da lui, piuttosto in attesa della prossima mossa: ripensando a quanto fosse tesa all'inizio, quando al picnic ognuno rispettava lo spazio vitale dell'altro, il cambiamento avvenuto era quanto di più positivo potesse sperare.
Propose poi un brindisi, al quale lei contribuì con due temi parallelamente opposti a quelli pronunciati da lui.

E alle certezze e ai rischi calcolati.

Si fissarono anche mentre bevevano, quasi a volersi studiare reciprocamente, come se non si capisse davvero bene chi fosse il predatore e chi la preda: forse entrambi erano tutte e due le cose in egual misura.
Quel momento però dovette lasciare il passo alla cena che era stata posata loro davanti, fatta di tanti piatti pieni di cibo colorato che Lucas non avrebbe saputo nemmeno come definire, tanto da dover chiedere aiuto alla donna.

Hummm… quasi quasi sarei tentata di avvelenarti...
Prova questo, ma prima lasciami preparare la salsa.


Che tipo di salsa è?

Domandò Lucas che si era permesso una piccola linguaccia verso Tisifone all'affermazione di lei sull'avvelenamento e che ora la studiava curiosa, osservandola sciogliere della pasta verdognola in un liquido scuro: la donna gli aveva suggerito di assaggiare un bocconcino di riso con del polpo e lui, anche se un po' diffidente, era deciso a darle retta.

Spero che ti piaccia il piccante

Sorrise divertito a quelle parole senza dire niente, annuendo appena in risposta e chiedendosi se la donna si fosse resa conto del potenziale valore malizioso della frase appena pronunciata: in ogni caso, poco dopo, Tisifone assaggiò un bocconcino col salmone con occhi socchiusi e beati, che diedero modo a Lucas di studiare meglio il profilo del suo volto; sì, quando era rilassata era bella oltre ogni dire.
Quando riaprì gli occhi, la docente di Divinazione si trovò davanti all'uomo che cercava, senza riuscirci, di raccogliere quel bocconcino di polpo con le bacchetta che però sembravano non voler collaborare.

Scommetto che l’esperimento con le bacchette avrà breve vita.

Al massimo il pesce invece di raccoglierlo con le bacchette lo infilzo. Va bene lo stesso?

Domandò lui in risposta, mimando l'atto di uccidere quel povero polpo infilzandoci sopra la bacchettina di legno che teneva tra le dita: gli ci vollero almeno tre minuti buoni, ma alla fine riuscì a tenere quel bocconcino tra le due aste chiare ed intingerlo appena nella salsa per poi portarselo alla bocca e farlo scomparire in un sol boccone.

Uhm... - mormorò dopo aver masticato per bene e deglutito, passandosi anche la lingua sulle labbra con fare pensieroso - Non male, davvero non male. Non pensavo potessero piacermi sapori del genere, ma direi che la prima prova è andata.

Commentò soddisfatto, facendo l'occhiolino alla donna e prendendo di sua iniziativa un pezzetto di tonno semplice, senza riso, per intingerlo ancora nella salsa e portarselo alle labbra con aria guardinga ma curiosa.

Parlami dei tuoi padrini.
Sono simpatici? Vai d'accordo con loro?


Le domandò mentre mangiava, lo sguardo limpido di chi non ha secondi fini nel porre certe domande ma solo la voglia di conoscere meglio l'altra.
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Messaggioda Tisifone » 26/05/2012, 16:22

Doppiogiochista no, manipolatore a volte... con le donne, quasi sempre, anche se non lo faccio apposta.
Forse ti sei accorta di cosa parlo...


Probabilmente per non accorgersene bisognava essere ciechi o vivere su un altro pianeta, vista la reazione identica e totalmente ammaliata che gli avevano rivolto la commessa prima e la cameriera dopo. Quello su cui Tisifone non poteva o meglio preferiva non esprimere un parere riguardava se quel comportamento fosse voluto o meno. Se la domanda le fosse stata posta in maniera astratta avrebbe risposto che no, non era possibile che ci fosse volontà in quel comportamento, ma avrebbe basato le sue parole su pregiudizi coltivati da lei stessa sulla base della propria esperienza personale sui Tassorosso. Ma nel corso di due giorni Lucas l’aveva costretta a rivedere tutte le sue idee sugli appartenenti a quella Casata quindi preferiva stare cauta e tacere perché di sicuro avrebbe finito con il dire qualcosa di sconveniente e altamente offensivo e voglia di tornare all’atmosfera tesa che si era creata prima in strada non ne aveva voglia. Meglio stare in silenzio e darsi il tempo di conoscerlo meglio in modo da poter rispondere, almeno a se stessa, in tutta sincerità a quella domanda inespressa.

Stai crescendo milaja…

Le disse Demetri nella sua mente, riferendosi al suo essere meno impulsiva e quindi meno Grifondoro possibile. E di sicuro il padrino verde argento sarebbe feria di lei per le risposte pacate, misurate e a volte sibilline che riservava al Tassorosso e che in un certo senso bilanciavano il fatto che non indossasse più la sua maschera di fronte a lui. Una volta chiusa la parentesi di intimità che si era venuta a creare, i due ragazzi riportarono la loro attenzione al cibo, e Tisifone si trovò a dover soddisfare la curiosità del Tasso verso tutti quei sapori nuovi.

Che tipo di salsa è?

Si tratta di salsa di soia – iniziò a spiegare, sollevando la mano e avvicinandola al viso di lui come per fare il gesto di tagliargli via quella lingua impertinente – e da sola ha un gusto quasi dolciastro ma se ci sciogli dentro il wasabi, che è questa pasta verde, assume un sapore piccante ma piacevole. Hummm…

Mormorò, dimentica per un momento di avere compagnia a tavola e concedendosi uno dei piccoli piaceri della cucina giapponese, riveduta ovviamente secondo i propri canoni e cioè intingere un dito nel proprio piattino con la salsa e una punta di wasabi e portarlo alle labbra. Il contrasto del dolce con il piccante le fece arrossare le guance e luccicare gli occhi: un piccolo dolore prima di un immenso piacere per le papille gustative. Quando tornò in se stessa o meglio quando si ricordò non tanto dove era ma con chi era, il rossore rimase sulle guance ma si costrinse a non scusarsi, o almeno non in maniera troppo evidente.

Un Troll di montagna, ricordi?

Si limitò a dire, come a sottolineare che in certi casi il suo livello di bon ton a tavola scendeva sotto il minimo storico consentito. Anche se a giudicare dal modo in cui il ragazzo stava massacrando il suo pezzo di sushi il bon ton era l’ultima cosa di cui doveva preoccuparsi in quel momento.

Al massimo il pesce invece di raccoglierlo con le bacchette lo infilzo. Va bene lo stesso?

Sono dell’idea che mangiare è un piacere e quindi si deve essere liberi di farlo nel modo più comodo e soddisfacente. Se vuoi puoi anche prenderlo con le mani…

Gli disse, ridacchiando, prendendo una tempura di gambero per la coda con due dita e intingerlo nella salsa di soia come a voler dare il buono, o meglio il cattivo esempio.

Uhm... Non male, davvero non male. Non pensavo potessero piacermi sapori del genere, ma direi che la prima prova è andata.

Sorrise soddisfatta a quelle parole, come se il fatto che Lucas avesse trovato di suo gusto il sushi al polipo fosse una sua conquista.

Guarda tolto questi pezzi più rosa che sono salmone puoi sbizzarrirti a provare tutto.

Lo istruì in modo che si sentisse libero di mangiare in base al gusto del momento e alla curiosità senza aver paura di incappare in qualcosa che non fosse di suo gradimento.

Parlami dei tuoi padrini.
Sono simpatici? Vai d'accordo con loro?


L’espressione rilassata sul suo viso si congelò in una smorfia di disappunto, la mano sollevata in aria mentre stava portando alle labbra un mako al salmone. Ripresasi dalla sorpresa, portò a compimento il gesto, masticò con calma, bevve un sorso di Acquaviola e si pulì le labbra, il tutto con gesti lenti e misurati per darle modo di prendere tempo, calmare il suo istinto e evitare di dargli una risposta brusca o almeno troppa.

Tu si che sai come rovinare un’atmosfera piacevole…

Disse alla fine, sospirando, e maledicendo per la prima volta il fatto di trovarsi seduta su un cuscino perché in quel momento avrebbe tanto gradito avere dietro di sé una spalliera su cui posarsi per prendere un po’ di distanza da lui. In sua mancanza, prese a giocare con le bacchette.

Cosa posso dirti senza correre il rischio di litigare con loro o spingerli a Oblivarti? - commentò come soprapensiero, un tono di voce serio a fargli capire che quella non era per nulla una battuta fatta per allentare la tensione ma la pura verità. – Sono persone d’oro, diametralmente opposti come carattere e nonostante ciò o forse proprio grazie a ciò sono più di 35 anni che stanno insieme. Se dovessi credere nell’amore direi che loro sono la coppia perfetta.

Iniziò a dire, senza rendersi conto che forse Lucas non aveva capito che i suoi padrini erano una coppia reale, prendendo un pezzo di zenzero con le dita e portandoselo alle labbra più per la necessità di tranquillizzarsi che per gustarne davvero il sapore.

Asher si, può essere considerato simpatico, Demetri invece… pericoloso direi che gli si addice di più… e il mio rapporto con loro è lo stesso che intercorre tra un figlio e i suoi genitori. Tu vai sempre d’accordo con loro?

Chiese a sua volta, il volto serio come ogni volta che si parlava di genitori, argomento questo per lei molto delicato.
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Messaggioda Lucas » 26/05/2012, 21:34

Si era fatto spiegare cosa mangiare, si era fatto indicare cosa mangiare e cosa evitare visto che la donna era a conoscenza dei suoi gusti in fatto di cibo... cosa volere di più? Ovvio, conoscerla meglio: ed il modo migliore era domandarle della sua vita, di ciò che riguardava la sua quotidianità... nel caso di Tisifone, quindi, i suoi padrini; quando però Lucas vide l'irrigidirsi della donna a quella domanda, capì che probabilmente non era un argomento di cui parlava troppo volentieri, e si chiese il motivo di tale reazione.

Tu si che sai come rovinare un’atmosfera piacevole…

Mi dispiace, non volevo rovinarti la cena.

Mormorò Lucas con aria sincera e contrita, non potendo minimamente immaginare che tale argomento potesse suscitare in lei pensieri e stati d'animo negativi. Stava per dirle che non aveva alcuna importanza, che non c'era bisogno di parlargli di nulla e che potevano tranquillamente cambiare argomento, quando la voce di Tisifone raggiunse nuovamente le sue orecchie.

Cosa posso dirti senza correre il rischio di litigare con loro o spingerli a Oblivarti? Sono persone d’oro, diametralmente opposti come carattere e nonostante ciò o forse proprio grazie a ciò sono più di 35 anni che stanno insieme. Se dovessi credere nell’amore direi che loro sono la coppia perfetta.

Ah, ma quindi stanno insieme...

Commentò Lucas con un piccolo sorriso piacevolmente sorpreso, trovando molto bello che i padrini di Tisifone fossero una coppia reale, significava che per la donna erano un po' come i suoi genitori... anche se per quanto ne sapeva lui, la famiglia di Tisifone poteva essere da qualche parte in giro per il mondo o altro: lei gli aveva solo raccontato che era stata affidata ai padrini, ma non era scesa nei dettagli durante il loro primo incontro e l'uomo non era stato certo così stupido da forzarla a confidarsi con lui.
Certo era che non riusciva a comprendere il motivo di tanta segretezza, visto che Tisifone aveva parlato addirittura di Obliviare: possibile che non potesse raccontare nulla di loro, nemmeno qualche dettaglio innocuo? Le risposte non tardarono ad arrivare.

Asher si, può essere considerato simpatico, Demetri invece… pericoloso direi che gli si addice di più… e il mio rapporto con loro è lo stesso che intercorre tra un figlio e i suoi genitori. Tu vai sempre d’accordo con loro?

Due uomini allora, Lucas aveva supposto giusto: non che fosse un problema per lui, coi tanti mali che c'erano nel mondo - magico e non - l'amore tra due persone era sempre da considerarsi una cosa positiva; ma Tisifone non si era limitata a rispondere alla sua domanda, no, ne aveva posta una a sua volta ed era giusto risponderle sinceramente come aveva fatto lei.

D'accordissimo, sì... sempre se vale il fatto che non ci parlo quasi mai - rispose l'uomo con un'alzata di spalle che voleva indicare una certa indifferenza all'argomento - Non mi fraintendere, non sono certo cattive persone anzi... quand'ero piccolo mi hanno coccolato e viziato fino all'inverosimile. Ma hanno preso molto male il mio andarmene dall'Inghilterra appena diplomato per vivere alla giornata in modo indipendente, e credo non me l'abbiano ancora perdonato visto che non hanno risposto a nessuna delle mie lettere, nemmeno quella in cui li informavo del mio ritorno. Non li biasimo totalmente, il loro unico figlio che prende e va via di casa a 17 anni senza voler sentire ragioni... tuttavia era ciò che volevo per la mia vita, quindi non me ne sono pentito.

Aggiunse con un piccolo sorriso sghembo mentre allungava le bacchette - usate in modo abbastanza discreto - per assaggiare un po' di tutto pur non sapendo i nomi di ciò che portava alle labbra, evitando i pezzi rosa che, Tisifone l'aveva avvertito, non gli sarebbero piaciuti perchè salmone.

Mi piacerebbe chiederti dei tuoi genitori, ma... non credo sia un bell'argomento per te.

Disse dopo un po', alzando lo sguardo sulla donna: aveva notato infatti lo sguardo mortalmente serio col quale gli aveva posto la domanda sulla sua famiglia, poco prima, e di solito chi faceva certe domande con quegli occhi alle stesse non avrebbe risposto in modo semplice o positivo.

Se vuoi raccontarmi qualcosa io sono qui, ma non sentirti costretta.
Non devi dirmi niente che ti faccia sentire a disagio.


E sì, per lui era una precisazione doverosa perchè magari Tisifone si sarebbe sentita in dovere, avendo sollevato l'argomento, di rispondergli o d'inventarsi magari una qualche scusa per svicolare l'argomento... e all'uomo non andava che lei si trovasse in quella situazione, meglio allora rassicurarla subito sul fatto che potevano andare avanti nella conversazione parlando d'altro, e che in nessun caso lui si sarebbe sentito offeso o stizzito dalla scelta di lei.
Infatti, che lei gli avesse risposto o meno, subito dopo Lucas passò a domandarle altro, argomento magari sempre importante ed in un certo qual modo connesso alla famiglia ma in modo diverso: d'altronde, se doveva conoscerla meglio, era anche giusto fare certe domande più "pesanti" e non solo quelle più superficiali, no?

E con gli uomini, invece?
Hai avuto molte storie importanti?
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Messaggioda Tisifone » 26/05/2012, 22:47

Mi dispiace, non volevo rovinarti la cena.

Tisifone scrollò le spalle con un gesto di noncuranza come a voler dire che ormai la frittata era stata fatta e quindi le scuse erano pressocchè inutili. Stava valutando la possibilità di non dire altro sull’argomento ma l’espressione dispiaciuta che era comparsa sul viso di Lucas in qualche modo mitigò il suo disappunto. Lui, come praticamente chiunque altro al Castello, non era a conoscenza del suo passato e quindi non poteva sapere che quello era un argomento delicato per lei. Non aveva cercato di offenderla o metterla in difficoltà, solo tra due persone che si stavano conoscendo qualche domanda sui propri genitori poteva anche essere classificata come ovvia, oltre che innocua. Fu questa veloce quanto semplice riflessione che la spinse, alla fine, ad abbozzare una qualche risposta, giusto per mostrarsi cortese, fargli capire che non se l’era presa più di tanto e che lei, in una maniera forse un po’ contorta, ci stava davvero provando a fidarsi di lui.

Merlino lo salvi se si dimostrerà un errore di valutazione.

Pensò, sondando il sorriso sorpreso che le stava rivolgendo alla notizia che i suoi padrini fossero una coppia di fatto, cercando di capire lui che posizione aveva nei confronti dell’omosessualità. Ne era inorridito e disgustato come molti dei babbani ipocriti di Asher? Scandalizzati perché rappresentavano un vicolo cieco evoluzionistico come per la famiglia rigorosamente tradizionalista e Purosangue di Demetri? O credeva che fossero una coppia come un’altra, perché ognuno era libero di amare chiunque volesse? Sapere non era solo curiosità, ma quasi una necessità, perché lei non avrebbe mai potuto frequentare in qualsiasi forma qualcuno che provasse sentimenti negativi per i suoi padrini per la loro omosessualità.

E’ un problema per te?

Chiese quindi, cercando di mitigare il più possibile il tono di voce, per evitare che risuonasse come un’accusa o come una domanda provocatoria: d’altronde in quanto uomo poteva essere un pochino più sensibile di lei nei confronti di quell’argomento. In ogni caso un tono serio, di quelli che non ammettevano una risposta ironica, come quello che aveva usato per la domanda precedente e a cui Lucas stava rispondendo gentilmente.


D'accordissimo, sì... sempre se vale il fatto che non ci parlo quasi mai. Non mi fraintendere, non sono certo cattive persone anzi... quand'ero piccolo mi hanno coccolato e viziato fino all'inverosimile. Ma hanno preso molto male il mio andarmene dall'Inghilterra appena diplomato per vivere alla giornata in modo indipendente, e credo non me l'abbiano ancora perdonato visto che non hanno risposto a nessuna delle mie lettere, nemmeno quella in cui li informavo del mio ritorno. Non li biasimo totalmente, il loro unico figlio che prende e va via di casa a 17 anni senza voler sentire ragioni... tuttavia era ciò che volevo per la mia vita, quindi non me ne sono pentito.

Lo ascoltava attentamente, spilluzzicando distrattamente il chirashi di fronte a lei, gli occhi che non lasciavano il suo viso come a volerne cogliere ogni sfumatura. Arma a doppio taglio quella perché probabilmente, se il collega, una volta finito di parlare, l’avesse guardata negli occhi avrebbe facilmente individuato due sentimenti emergere dall’anonimato: invidia e sconcerto. Alla luce della sua esperienza personale faticava sempre a comprendere come le persone o meglio le famiglie non vivessero tutti, per così dire, felici e contenti. Come faceva due genitori a privarsi del loro unico figlio solo perché aveva scelto una strada diversa da quella che loro aveva deciso?

La cosa ti lascia così indifferente come vuoi dare a vedere? – chiese a bruciapelo, meravigliandosi lei per prima per la sua invadenza, e per cui si scusò subito dopo – Non volevo essere inopportuna, mi spiace.

Ma a quanto sembrava avevano intrapreso la strada dissestata delle domande scomode.

Mi piacerebbe chiederti dei tuoi genitori, ma... non credo sia un bell'argomento per te.

Dieci punti a Tassorosso per la perspicacia.

Commentò ironica, abbozzando un sorriso triste mentre abbassava lo sguardo per non incontrare i suoi occhi: si sentiva vulnerabile senza la sua maschera e le sembrava troppo prematuro concedergli tutto quel vantaggio su di lei.

Se vuoi raccontarmi qualcosa io sono qui, ma non sentirti costretta.
Non devi dirmi niente che ti faccia sentire a disagio.


Le stava dando una via di fuga, comoda, senza fronzoli, né ricatti morali e di questo gliene fu grata, come dimostrava il piccolo sorrisino che le comparve in volto.

Non mi fa sentire a disagio parlare dei miei genitori solo… triste e mortalmente incavolata, per usare un eufemismo – commentò quindi, scegliendo dal piatto una fettina di tonno e intingendola nella salsa di soia – I miei genitori è qualcosa di cui non parlo volentieri e non posso parlare liberamente, non con chiunque – altri condizionamenti che si portava dietro da quando aveva dodici anni ma che alla luce della recente scoperta che aveva fatto non sembravano proprio campati in aria – Quando potrò fidarmi di te verrà tutto spontaneo…

Non era un no categorico, non gli aveva detto di farsi i fatti suoi, si era limitata ad accettare quella via d’uscita e spiegargli che la porta di comunicazione su quell’argomento non era sprangata a vita ma solo chiusa in attesa di tempi più propizi. Quell’atmosfera seria e pesante iniziava però ad andarle stretta così, invece di portare alle proprie labbra il boccone preparato, si sollevò leggermente e si tese sopra il tavolo verso di lui, avvicinando le bacchette alla sua bocca, tenendo una mano sotto per evitare di gocciolare ovunque. Gesto spontaneo, fatto senza pensare che imboccare qualcuno poteva essere considerato qualcosa di intimo e che in quel modo il ciondolo a forma di drago che portava sempre al collo avrebbe iniziato a oscillare mettendo in evidenza la scollatura della sua camicetta.

Mangiato correttamente ha più gusto.

Gli mormorò per giustificare quel gesto che sperava venisse accettato. In ogni caso, subito dopo, Tisifone si risistemò sul suo cuscino, attaccando, adesso che gli argomenti spinosi sembravano essere stati superati, di gusto la sua cena. Ma purtroppo si era rilassato troppo presto.

E con gli uomini, invece?
Hai avuto molte storie importanti?


Credo che la prossima volta che usciremo a cena insieme metterò il veto di affrontare argomenti seri. - lo redarguì, dando implicitamente per scontato che a quella cena ne sarebbero seguite altre, con un tono più leggero di prima anche se serio, la mano destra che istintivamente andava ad accarezzare il braccio sinistro seguendo una traccia strana dall’incavo del polso al gomito – Anche se devo ammettere che, per quanto io odi parlare della mia vita privata, è sempre meglio che affrontare un discorso sui miei genitori e i miei padrini.

Svuotò a piccoli sorsi il bicchiere di Acquaviola, un pensiero per ogni sorso, per poi riempirlo di nuovo: qualcosa le diceva che se voleva giungere viva alla fine della conversazione ne avrebbe avuto bisogno.

Importanti? E’ un concetto troppo relativo per poterti dare una risposta univoca e sincera, meglio affidarci al caso – affermò quindi, con quel tono di voce sibillino che faceva dare di matto ai suoi studenti - La mia vita amorosa più essere suddivisa in quattro fasi che corrispondono a quattro diversi periodi: fallimentare sperimentazione, pericolosa perdizione, falsa redenzione, solitaria espiazione.

Elencò, sollevando di fronte al viso del collega, di volta in volta il dito di una mano.

Scegline una e ti prometto che proverò a dipingerti un quadro il più possibile chiaro e veritiero… le altre tre potranno rovinare qualche altro momento in futuro.

Mettendo da parte la sua naturale riservatezza e spropositata paranoia, quello era il massimo a cui poteva arrivare. La cosa irritante era che, a parte l’ultima, non sapeva esattamente in cosa sperare visto che l’alternativa era tra un ricordo imbarazzante e uno doloroso, forse proprio per quello aveva deciso di lasciare tutto al caso.

In ogni caso rammenta che vige la regola del do ut des.

E quello voleva dire che sarebbe toccato anche a lui parlare delle donne della sua vita.
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Messaggioda Lucas » 27/05/2012, 16:04

Gli aveva raccontato dei suoi padrini e della loro relazione, e probabilmente la sorpresa che Lucas aveva mostrato nel sentire che erano un coppia gay aveva spinto la donna a domandarsi - e a domandare a lui - se la cosa potesse in qualche modo dargli fastidio o metterlo comunque in posizione di disagio.

E’ un problema per te?

Non direi.
Sono dell'idea che la libertà di ogni individuo è sacra fintanto che non lede quella di qualcun altro, quindi in questo caso non ho motivi per considerare la relazione tra i tuoi padrini un problema
- rispose Lucas, sincero e cristallino sia nelle parole che nello sguardo: capiva la motivazione per cui Tisifone aveva preferito fare quella domanda... chiunque fosse convinto che non ci fossero discriminazioni di sorta nel mondo magico ad esclusione di quella di sangue, infatti, non aveva capito niente di come funzionassero le cose - Al massimo li considererò un problema quando m'impediranno di uscire con te.

Aggiunse l'uomo con un sorriso malizioso e furbo, strizzando l'occhio a Tisifone che forse avrebbe colto come Lucas, nel parlare, avesse usato il "quando" e il "se": un lapsus o una cosa voluta? Non l'avrebbe saputo, almeno non al momento.
Parlarono poi dei genitori di lui, di come il loro rapporto si fosse interrotto bruscamente con la partenza di Turner, ancora ragazzo, per l'America.

La cosa ti lascia così indifferente come vuoi dare a vedere? – gli chiese, ma non diede all'uomo il tempo di rispondere che subito si scusò per la sua curiosità – Non volevo essere inopportuna, mi spiace.

Non ti preoccupare, non c'è problema.
E' ovvio che mi faccia del male pensare di avere i miei genitori così vicini e al tempo stesso sapere che non vogliono vedermi... ma l'ho accettato, alla fine, e convivo con questa consapevolezza il più serenamente possibile.
Non imporrei mai loro la mia presenza, e so anche se vorranno, sapranno dove trovarmi.


Rispose il docente con un lieve sorriso un po' malinconico forse ma ornato da un velo di speranza: prassi avrebbe voluto - o più che altro sarebbe stata la curiosità dell'uomo a spingerlo - che toccasse a lei ora parlare dei propri genitori, ma come Lucas aveva immaginato e come lei gli confermò poco dopo quello non era un argomento troppo piacevole per la donna.

Non mi fa sentire a disagio parlare dei miei genitori solo… triste e mortalmente incavolata, per usare un eufemismo.
I miei genitori è qualcosa di cui non parlo volentieri e non posso parlare liberamente, non con chiunque.


L'avevo intuito.

Commentò Lucas con un sorriso sghembo che però, a differenza delle altre volte, non riusciva a far comprendere nulla di quello che l'uomo stava pensando: nella sua mente, comunque, il docente di Trasfigurazione stava confermando a se stesso quanto la storia, il passato della donna, fosse complicata.

Quando potrò fidarmi di te verrà tutto spontaneo…

Con calma.
Io non ho fretta.


La rassicurò l'uomo annuendo appena col capo e sorridendo poi sorpreso quando Tisifone, in un gesto inaspettato, porse con le bacchette il boccone di tonno verso il viso di lui, col chiaro intento d'imboccarlo: muovendosi, la donna aveva lasciato maggiore libertà alla sua scollatura, e Lucas dovette fare un enorme sforzo per non lanciare occhiate ammirate al décollété della donna che, per quanto lo riguardava, era davvero notevole; si sporse verso il tavolo e racchiuse quel pezzetto di tonno tra le labbra guardandola dritta negli occhi, tornando poi seduto e masticando con gusto quella piccola prelibatezza orientale che adesso chissà perchè sembrava ancora più buona.
Esaurito, o comunque messo da parte, l'argomento "genitori", Lucas cercò di scoprire di più sulla vita sentimentale della donna, ma sembrava che anche quello fosse per lei un argomento piuttosto scomodo.

Credo che la prossima volta che usciremo a cena insieme metterò il veto di affrontare argomenti seri.
Anche se devo ammettere che, per quanto io odi parlare della mia vita privata, è sempre meglio che affrontare un discorso sui miei genitori e i miei padrini.


"La prossima volta" ... un modo per fargli comprendere che voleva uscire ancora con lui, in quell'atmosfera informale ed intima che potevano assaporare appieno solo fuori da Hogwarts? Sì, o almeno era così che Lucas aveva interpretato le parole di lei... ma in fondo ne avrebbe avuto conferma al prossimo invito fuori.

Importanti? E’ un concetto troppo relativo per poterti dare una risposta univoca e sincera, meglio affidarci al caso.
La mia vita amorosa più essere suddivisa in quattro fasi che corrispondono a quattro diversi periodi: fallimentare sperimentazione, pericolosa perdizione, falsa redenzione, solitaria espiazione.


A confronto la mia è di un piattume incredibile...

Pensò Lucas con ironia mentre lei parlava, senza però modificare l'espressione seria ed attenta del suo viso.

Scegline una e ti prometto che proverò a dipingerti un quadro il più possibile chiaro e veritiero… le altre tre potranno rovinare qualche altro momento in futuro.
In ogni caso rammenta che vige la regola del do ut des.


Mi sembra giusto.
E credo che sceglierò il primo periodo: in fondo, per comprendere al meglio una cosa è sempre meglio partire dall'inizio, no?


Domandò di rimando, mettendosi comodo e versandosi un po' di vino nel bicchiere, pronto ad ascoltare il racconto di lei che, se lo sentiva, sarebbe stato alquanto interessante.
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Messaggioda Tisifone » 27/05/2012, 17:57

Era tesa anche se cercava di non darlo a vedere. Quella domanda all’apparenza innocua rivestiva per lei un’importanza abissale e, per quanto fosse sicura che Lucas non avesse nulla in comune con alcuni dei maghi gretti che aveva incontrato nel corso della sua vita, un piccolo angolino della sua mente temeva di starsi sbagliando.

Non direi.
Sono dell'idea che la libertà di ogni individuo è sacra fintanto che non lede quella di qualcun altro, quindi in questo caso non ho motivi per considerare la relazione tra i tuoi padrini un problema. Al massimo li considererò un problema quando m'impediranno di uscire con te.


Un sospiro di sollievo, non solo immaginato, ma anche effettuato nella realtà, tanto che la donna ebbe la sensazione di assomigliare a uno di quei palloncini che, una volta bucati, si afflosciano su loro stessi. L’espressione del suo viso si rilassò, dando ai suoi lineamenti più calore, come se fosse improvvisamente ringiovanita di un paio di anni.

Lo farebbero di certo, questa è una delle poche certezze che ho.

Ribattè quindi, divertita al pensiero di uno scontro/incontro tra Demetri e Lucas, perché di sicuro, tra i due padrini, quello che era solito fare la parte del cerbero geloso e possessivo era il Serpeverde.

Non riuscirebbe a superare l’atrio del Manor…

Si disse e a ragione, considerato cosa era accaduta l’ultima volta che aveva portato qualcuno a casa, benché fosse solo la seconda volta. Di nuovo una fitta di tristezza e amarezza, la mano destra che, posate le bacchette, sfioravano il braccio sinistro in un movimento lento. Era a causa di quella cicatrice nascosta agli occhi del mondo che aveva però usato il condizionale, e non solo per scaramanzia, per pessimismo o perché non pensava, sperava, credeva, che un’occasione del genere si sarebbe mai verificata. Era a causa sua che, in parte non si fidava degli altri e stava facendo così fatica a fidarsi di lui. Così presa dalle proprie elucubrazioni mentali, la Divinante non aveva fatto caso ai sottointesi delle parole scelte dal ragazzo, ma anche se vi avesse fatto caso avrebbe liquidato il tutto come un semplice lapsus: non aveva bisogno di altri elementi su cui riflettere o elucubrare. Meglio aspettare che gli eventi si dipanassero da soli diventando chiari e non fraintendibili. Molto meglio parlare dei genitori, di lui ovviamente, e dello strano rapporto che avevano, o meglio così appariva agli occhi della Divinante.

Non ti preoccupare, non c'è problema.
E' ovvio che mi faccia del male pensare di avere i miei genitori così vicini e al tempo stesso sapere che non vogliono vedermi... ma l'ho accettato, alla fine, e convivo con questa consapevolezza il più serenamente possibile.
Non imporrei mai loro la mia presenza, e so anche se vorranno, sapranno dove trovarmi.


Non c’erano parole per confortare quel tono malinconico o alimentare il pizzico di speranza che sembrava trasparire dal sorriso del docente, o almeno non ce ne erano nel vocabolario di Tisifone. Se si metteva nei panni dell’altro, qualsiasi reazione l’avrebbe solo fatta irritare, quindi decise di seguire l’istinto e limitarsi ad allungare una mano, cercare quella di lui, e stringerla con forza, per poi accarezzarne il dorso con delicatezza, mentre i suoi occhi cercavano quelli dell’altro. In un modo alquanto contorto stava cercando di dargli il suo sostegno, qualsiasi cosa questo volesse dire o significasse. Poi fu il suo turno di parlare o meglio di non parlare dei propri genitori e anche quella volta Lucas si dimostrò essere molto comprensivo, tanto da spingere la donna a chiedersi se fosse reale e non una sorta di maschera simile alla sua, o meglio il suo opposto, messa su non per allontanare ma per attirare, irretire.

L'avevo intuito.
Con calma.
Io non ho fretta.


Ma se pensava che in quel modo gli argomenti, per così dire, scomodi, erano terminati si sbagliava di grosso anche se andavano decisamente migliorando passando da totalmente tabù a parzialmente tabù. Nonostante questo non se la sentì di raccontargli tutto, soprattutto perché non avrebbe saputo da che parte iniziare, preferendo che fosse lui a scegliere quale fase della sua vita svelare. Probabilmente aveva fatto male a porre il discorso in quel modo, suddividendo la sua vita privata in quattro fasi, dando l’idea che fosse una persona chissà quanto frivola. Certo aveva 35 anni e non tutti li aveva passati arroccata nella sua solitudine, ma non per questo negli anni precedenti si era data alla bella vita. Sospirò, convinta di aver fatto un errore strategico ma consapevole che ormai non c’era nulla che avrebbe potuto fare per porvi rimedio, e il fatto che l’espressione del viso di Lucas fosse indecifrabile non la aiutava per nulla.

Mi sembra giusto.
E credo che sceglierò il primo periodo: in fondo, per comprendere al meglio una cosa è sempre meglio partire dall'inizio, no?


A quella scelta qualcosa dentro di lei esultò di felicità: delle quattro era forse la più semplice di cui parlare, quella che le avrebbe provocato minor imbarazzo e disaggio.

Giusto. Partire dall’inizio è sempre la cosa migliore – concordò, riempiendo il proprio bicchiere di semplice acqua. Aveva la sensazione di star abusando dell’alcool e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era ubriacarsi in quel momento. – Non sono mai stata un tipo gioviale e di compagnia, anche se da ragazza il mio carattere non era così acido e scostante come adesso – iniziò a raccontare, dopo aver bevuto un sorso di acqua – Non avevo stuoli di ammiratori anche se in sette anni di scuola ho avuto il piacere di rifiutare alcune avance - un sorriso di compiacimento, dopotutto era pur sempre una donna – e accettarne una.

Già, in sette anni di scuola aveva avuto un solo unico flirt che le era bastato per molti degli anni a venire.

Si trattava di una Serpe di un anno più piccolo di me. Mi ammaliò con i suoi modi sfrontati e gentili allo stesso tempo, il suo sguardo magnetico e,perché no, con un fisico niente male – parlava in maniera disinvolta, per nulla imbarazzata, come se quello di cui stesse parlando non la toccasse minimamente e forse era così. Si trattava solo di semplici ricordi e innocui – Tre anni è durata, fino al mio settimo anno e non so come sarebbe andata a finire una volta presi i M.A.G.O. visto che una sera lui mi lasciò senza dire una parola e scomparve da scuola per tre mesi. Al suo ritorno pensavo che saremmo riusciti a sistemare le cose e invece… - pausa per un altro sorso di acqua e ricacciare la malinconia che cercava di affacciarsi lo stesso – mi disse che ero cieca e se credevo davvero che lui aveva mai pensato di passare il resto della sua vita accanto a una donna con una vita familiare così promiscua era solo un’illusa.

Sorriso amaro mentre gli occhi era fissi su un punto al di sopra della spalla di Lucas, impegnati a vedere qualcosa che in realtà non c’era.

Questa illusa gli ha lasciato una bella cicatrice su quel bellissimo faccino da schiaffi e difficilmente qualche guaritore sarà stato capace di far sparire.
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Messaggioda Lucas » 27/05/2012, 20:42

Dall'inizio, ecco da dove aveva deciso di partire Lucas: se voleva comprendere al meglio come Tisifone fosse arrivata ad essere la persona che era davanti a lui in quel momento, doveva allora tornare indietro e partire dal primo amore della donna, ed affrontare quindi l'argomento dagli albori della vita sentimentale della donna.
Tisifone, dal canto suo, sembrò estremamente sollevata della scelta dell'uomo tanto da spingerlo a chiedersi quale fosse per lei, dei tre periodi, il più difficile da raccontare e perchè, se fosse solo una questione d'imbarazzo o se ci fosse invece qualcosa di più serio dietro.

Giusto. Partire dall’inizio è sempre la cosa migliore.

Concordò lei, concedendosi un bicchiere di acqua semplice prima d'iniziare a parlare: in effetti fino a quel momento avevano bevuto solo alcolici per quanto non certo troppo forti, ma un'altra curiosità dell'uomo ora nel guardarla era chiedersi se e quanto fosse brava a reggere l'alcol. L'avrebbe scoperto prima o poi, era una promessa che faceva a se stesso.

Non sono mai stata un tipo gioviale e di compagnia, anche se da ragazza il mio carattere non era così acido e scostante come adesso.
Non avevo stuoli di ammiratori anche se in sette anni di scuola ho avuto il piacere di rifiutare alcune avance e accettarne una.


Acido e scostante? Non me n'ero minimamente accorto - replicò Lucas con un sorriso sghembo che sapeva un po' di ironico e un po' di malizioso al tempo stesso - E faccio fatica a credere che non avessi la fila fuori dal dormitorio. In ogni caso ti prego, vai avanti. Sono molto curioso.

Si trattava di una Serpe di un anno più piccolo di me. Mi ammaliò con i suoi modi sfrontati e gentili allo stesso tempo, il suo sguardo magnetico e,perché no, con un fisico niente male.
Tre anni è durata, fino al mio settimo anno e non so come sarebbe andata a finire una volta presi i M.A.G.O. visto che una sera lui mi lasciò senza dire una parola e scomparve da scuola per tre mesi.


Ti sarai preoccupata da morire, immagino...

Mormorò Lucas, aggrottando la fronte: partire, anzi, sparire senza lasciare traccia era forse la cosa più brutta che una persona potesse fare ai propri cari, o almeno solitamente era così; forse c'erano dei motivi che l'avevano spinto a fare una cosa del genere, per questo rimase in silenzio dopo quel commento facendole cenno di proseguire nel racconto.

Al suo ritorno pensavo che saremmo riusciti a sistemare le cose e invece… mi disse che ero cieca e se credevo davvero che lui aveva mai pensato di passare il resto della sua vita accanto a una donna con una vita familiare così promiscua era solo un’illusa.

Un cambio incredibile di comportamento... insomma, in tre anni penso tu l'avessi informato della relazione tra i tuoi padrini, no?

Domandò Lucas, riflettendo sul fatto che per quanto ne sapeva l'unico motivo per definire la famiglia di Tisifone "promiscua" era proprio il rapporto tra i due uomini che facevano da genitori alla docente di Divinazione: si era allora domandata quale fosse stato il motivo di quel cambiamento? E se sì, era anche riuscita a scoprirlo?
Ma la donna non aveva ancora finito il racconto, avendo in serbo un'ultima precisazione per concludere la storia.

Questa illusa gli ha lasciato una bella cicatrice su quel bellissimo faccino da schiaffi e difficilmente qualche guaritore sarà stato capace di far sparire.

Sempre pensato che tu fossi pericolosa - commentò l'uomo con un mezzo sorriso divertito ma con occhi velati di serietà: per quanto all'epoca del racconto Tisifone fosse ancora una donna acerba, Lucas era convinto che certi episodi segnavano l'animo e temeva che fossero successe cose molto peggiori per convincerla a chiudersi in quella che lei aveva definito "espiazione solitaria" - Ma non posso biasimarti. Se la pensava così fin dall'inizio, sarebbe bastato dirlo subito.

Allungò la mano e la posò un momento sulla sua, accarezzandole la pelle col pollice come a volerla riportare da sé, al presente, avendo notato il suo sguardo un po' perso: era venuto il momento di parlare di sé, così forse lei avrebbe smesso di pensare a quei ricordi dolorosi che magari, anche a distanza di anni, facevano ancora male.

Do ut des, giusto? Tocca a me.

Disse infatti con un lieve sorriso, prendendo il bicchiere con due dita di vino all'interno ed alzandolo verso l'alto a mo' di brindisi, il tutto però in religioso silenzio: s'inumidì le labbra come lei aveva fatto poco prima, infine fece un lieve sospiro e prese a parlare.

Nel periodo di scuola non ho avuto delle storie che definirei importanti... qualche bacio qua e là scambiato per i corridoi e qualche pomiciata più spinta nella Stanza delle Necessità furono il massimo che mi concessi durante gli anni ad Hogwarts - iniziò a raccontare, lo sguardo ben fermo in quello di lei - Una volta trasferito in America, almeno per i primi tempi la questione non fu molto diversa: dovevo pensare a mantenermi, non avevo tempo di pensare alle donne. Questo almeno fino a che non incontrai Julie.

Una piccola smorfia sarcastica e malinconica allo stesso tempo accompagnò quel nome, al quale seguirono un paio di secondi di silenzio prima che Lucas riprendesse a raccontare.

All'epoca era una giovane donna, appena più grande di me, ed era... beh, sì, era davvero bellissima, e con un carattere adorabile: così timida, così dolce, così sorridente... inutile dire che mi presi una sbandata tremenda per lei. Allora facevo ripetizioni ad una bambina, la figlia minore di una ricca famiglia Purosangue, ed essendone Julie la sorella maggiore avevo modo d'incontrarla molto spesso, e lei faceva sempre in modo di esser presente quando sapeva che dovevo andare a casa loro: insomma, ero davvero convinto di piacerle a mia volta.

Scosse appena la testa, passandosi una mano sulle labbra in un gesto lento, quasi riflessivo, gli occhi che si abbassavano per un momento come persi, questa volta toccava loro, nei ricordi di quegli anni.

Seppur in quel periodo fossi molto più giovane e sprovveduto di adesso, il mio pensiero su come si corteggia una donna non era diverso dall'attuale: iniziai a mandarle dei fiori, a chiederle di cenare fuori con me, tutte cose che lei dimostrava di apprezzare con gioia ed apparente amore senza però darmi mai prove tangibili dei suoi sentimenti.
Ricordo che molte volte, dopo esserci scambiati un bacio appassionato, le chiedevo di poter andare a parlare con suo padre per confessargli ciò che provavo per sua figlia, ma ogni volta lei me lo impediva con forza ed io non riuscivo a spiegarmene il motivo.


Un sospiro lieve sfuggì alle sue labbra, gli occhi che tornavano a posarsi in quelli di Tisifone come fosse appena uscito da un lungo ed estenuante viaggio.

Pochi mesi dopo il mio lavoro era terminato, non avrei più dato ripetizioni alla bambina che avevo seguito per tutto quel tempo, ed era venuto per me il momento di congedarmi: una sera però, mentre mi stavo rilassando in uno dei tanti pub della zona, venne fuori la storia di un tizio di nome James innamorato di una donna bellissima che però non sembrava intenzionata a concedergli la sua mano; la storia era talmente simile alla mia che mi azzardai a chiedere più informazioni, e così scoprii la verità... la bella Julie, la donna che abitava i miei sogni, si stava prendendo gioco non solo di me, ma anche di questo James e magari di chissà chi altri.
Il giorno dopo mandai un gufo alla famiglia prendendo congedo da loro senza nemmeno andare a trovarli a casa, per evitare di vederla, e da quel giorno non ho più avuto storie degne di nota.


Concluse l'uomo, bevendo un altro sorso di vino come a voler nuovamente curare l'arsura del proprio palato: erano passati anni, ma il ricordo gli bruciava ancora forte nel petto; non per l'amore, no, ma per la delusione di essersi donato così tanto alla persona sbagliata. Anche lei si era sentita così nel corso della sua vita?
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Messaggioda Tisifone » 27/05/2012, 22:15

Lucas aveva fatto la sua scelta e lei aveva iniziato a raccontargli della sua storia con Alex, la sua prima vera storia d’amore non una di quelle cotte giovanili che duravano il tempo di un bacio o di una sessione di sesso anonimo consumato in fretta nella Stanza delle Necessità. Quei tre anni insieme a lui erano stati stupendi per lei, le avevano fatto ritrovare la gioia di vivere che aveva lasciato a Ekaterimburg sotto i corpi senza vita dei suoi genitori, dandole l’illusione di poter avere lo stesso una vita normale come tutti gli altri. Alla fine forse aveva avuto ragione nel definirla un’illusa.

Ti sarai preoccupata da morire, immagino...

Preoccupata era solo un eufemismo, dire terrorizzata a morte rende meglio l’idea - commentò ironica, giocando con le bacchette e un pezzettino di zenzero, come se non riuscisse a tenere le mani ferme – Vi erano stati dei contrasti ideologici in seno ai vari rami della sua famiglia, morti improvvise e sospette per cercare di spostare l’asse ereditario e quindi alla fine avevo temuto il peggio.

Quanto aveva pianto, pregato, supplicato Demetri e Asher di fare qualcosa, di scoprire cosa fosse successo, di intervenire per riportarglielo indietro e quanto si era arrabbiata di fronte ai loro rifiuti, dicendo che non potevano correre il rischio di attirare troppo l’attenzione su di loro e, di conseguenza su di lei. Si era forse dimenticata per tutti era stata data per dispersa? Con il senno di poi dovette ammettere che i suoi padrini avevano avuto ragione, come al solito, e lei torto marcio. Un errore di valutazione, ecco come l’aveva liquidato Demetri, un errore che si era ripromesso non avrebbe più fatto e che invece si era riproposto una decina di anni più tardi.

Un cambio incredibile di comportamento... insomma, in tre anni penso tu l'avessi informato della relazione tra i tuoi padrini, no?

Incredibile si, ma giustificato ampliamente dal possibilità di ereditare un sacco di galeoni, un titolo importante e trasferirsi all’estero se solo avesse fatto il matrimonio giusto – crack… la bacchetta che aveva in mano si ruppe in due pezzi sotto la pressione del nervosismo della donna. Si era sbagliata, di nuovo, a quanto sembrava rinvangare certi ricordi non era del tutto indolore. Recuperò dalla borsa posata a terra la propria bacchetta e con un Reparo non verbale aggiustò lo steccheto di legno per mangiare. – Informati e presentati, anche se fu un incontro fallimentare. Demetri si smaterializzò prima ancora che ci fossimo seduti a tavola anche se non mi ha mai spiegato il perché.

E il ricordo della faccia sconvolta di Alex quando il padrino era semplicemente sparito da sotto il suo naso strappò a Tisifone un sorriso divertito che si trasfigurò in un ghigno sadico e soddisfatto mentre raccontava come si era vendicata.

Sempre pensato che tu fossi pericolosa . Ma non posso biasimarti. Se la pensava così fin dall'inizio, sarebbe bastato dirlo subito.

Sono dovuta diventare pericolosa, anche se credo che Demetri si sia divertito un mondo a tirarmi su in questo modo…- altro piccolo sorrisino anche se la postura continuava a rimanere rigida – Non so se la pensava così da subito o se qualcosa o qualcuno gli ha fatto cambiare idea dopo, quello che ho imparato è che spesso le persone preferiscono non dire quello che pensano, più per tornaconto personale che per paura o altro. E’ per questo che io tendo a dire sempre quello che penso, le rare volte che qualcuno me lo chiede, anche a costo di sembrare inopportuna e cattiva.

Aveva parlato con lo sguardo fisso nel vuoto e solo il tocco della mano di Lucas sulla propria le ricordò che non si trovava a parlare da sola con la propria coscienza ma in compagnia di una terza persona. Spostò lo sguardo dalle loro mani al viso del ragazzo, rivolgendogli un sorriso pieno di gratitudine, anche se tra sé si sentiva una bugiarda. Aveva appena dichiarato di dire sempre quello che pensava e allora perché adesso con lui non ci riusciva? Semplice, istinto di autoconservazione troppo sviluppato e paura di analizzare a fondo certi sentimenti.

Do ut des, giusto? Tocca a me.

Giusto, prego la scena è tutta tua.

Lo invitò con fare ironico, sollevando il bicchiere di vino e simulando un inchino: l’acqua non sembrava essere capace di dissetarla quella sera.

Nel periodo di scuola non ho avuto delle storie che definirei importanti... qualche bacio qua e là scambiato per i corridoi e qualche pomiciata più spinta nella Stanza delle Necessità furono il massimo che mi concessi durante gli anni ad Hogwarts.

Devi essere un tipo molto selettivo perché non credo che mancassero le ragazzine disposte a cadere ai tuoi piedi… e rimanerci.

Commentò tra il serio e il faceto, usando volontariamente il tempo presente. Qualcosa le diceva che non fosse cambiato poi più di tanto e che non fosse un tipo avventato in campo sentimentale.

Una volta trasferito in America, almeno per i primi tempi la questione non fu molto diversa: dovevo pensare a mantenermi, non avevo tempo di pensare alle donne. Questo almeno fino a che non incontrai Julie.

Il nome della donna aleggiò sulle loro teste per una manciata di minuti in cui nessuno dei due fiatò né produsse alcun rumore, anche i rumori di sottofondo provenienti dal resto del ristorante sembrarono spegnersi all’improvviso. Tisifone rimase ferma in paziente attesa che lui continuasse, se ne avesse avuto voglia, o si fermasse: in ogni caso lei avrebbe accolto la sua decisione senza fargliela pesare. Semplicemente avrebbero trovato qualcos’altro di cui parlare.

All'epoca era una giovane donna, appena più grande di me, ed era... beh, sì, era davvero bellissima, e con un carattere adorabile: così timida, così dolce, così sorridente... inutile dire che mi presi una sbandata tremenda per lei. Allora facevo ripetizioni ad una bambina, la figlia minore di una ricca famiglia Purosangue, ed essendone Julie la sorella maggiore avevo modo d'incontrarla molto spesso, e lei faceva sempre in modo di esser presente quando sapeva che dovevo andare a casa loro: insomma, ero davvero convinto di piacerle a mia volta.

Ascoltava il suo discorso attentamente osservandogli il viso per non perdere nulla della comunicazione, sia verbale che non, ma quando si sfiorò il labbro per un attimo tutto il resto intorno a lei scomparve per ridursi a quella piccola porzione di pelle che era stata sotto il suo sguardo per tutta la sera.

Chissà se sono morbide come sembrano…

Il pensiero sconcio e sconveniente si era insinuato subdolo nella sua mente, scuotendola come una scossa elettrica babbana e facendole sgranare gli occhi dalla sorpresa. Fece un piccolo colpo di tosse, abbassando così lo sguardo per coprirsi la bocca e rompere quel contatto visivo prima di prendere fuoco, ringraziando Merlino,Morgana e tutti i grandi maghi del passato del fatto che Lucas fosse perso nel suo mondo e che quindi non aveva avuto modo di rendersi conto di quel suo comportamento anomalo.

Seppur in quel periodo fossi molto più giovane e sprovveduto di adesso, il mio pensiero su come si corteggia una donna non era diverso dall'attuale: iniziai a mandarle dei fiori, a chiederle di cenare fuori con me, tutte cose che lei dimostrava di apprezzare con gioia ed apparente amore senza però darmi mai prove tangibili dei suoi sentimenti.
Ricordo che molte volte, dopo esserci scambiati un bacio appassionato, le chiedevo di poter andare a parlare con suo padre per confessargli ciò che provavo per sua figlia, ma ogni volta lei me lo impediva con forza ed io non riuscivo a spiegarmene il motivo.


Tutte le donne amano essere coccolate e viziate, poche meritano di esserlo e rare sono quelle che davvero lo apprezzano e lo ricambiano.

Un concetto il suo poco lusinghiero nei confronti del genere femminile ma veritiero, almeno secondo la sua opinione.

Pochi mesi dopo il mio lavoro era terminato, non avrei più dato ripetizioni alla bambina che avevo seguito per tutto quel tempo, ed era venuto per me il momento di congedarmi: una sera però, mentre mi stavo rilassando in uno dei tanti pub della zona, venne fuori la storia di un tizio di nome James innamorato di una donna bellissima che però non sembrava intenzionata a concedergli la sua mano; la storia era talmente simile alla mia che mi azzardai a chiedere più informazioni, e così scoprii la verità... la bella Julie, la donna che abitava i miei sogni, si stava prendendo gioco non solo di me, ma anche di questo James e magari di chissà chi altri.
Il giorno dopo mandai un gufo alla famiglia prendendo congedo da loro senza nemmeno andare a trovarli a casa, per evitare di vederla, e da quel giorno non ho più avuto storie degne di nota.


Sostenne il suo sguardo mentre concludeva il suo racconto, il cui finale negativo fece storcere la bocca alla Divinante per quel comportamento subdolo e egoista.

Solo le persone a cui teniamo davvero riescono a deluderci così tanto… e questo è il motivo per cui ho deciso di tenere tutti a debita distanza, non credo che riuscirei a sopportare un’altra delusione di questo tipo. – disse amara, svelando quello che poi non era un così gran segreto - Anche se forse, qualcosa il mio sfortunato passato, me l’ha insegnato e cioè che è inutile fingere di essere chi non si è, alla fine ci si stufa e la verità viene a galla, e che in un rapporto ci deve essere equilibrio anche negli eccessi.

Sollevò il bicchiere con dentro ancora un dito di vino e lo rigirò in modo da far roteare il liquido al suo interno come se volesse leggervi dentro o attingere il coraggio per fare la domanda che, sapeva bene, le si sarebbe rivoltata contro.

Pensi… credi… di essere capace di innamorarti di nuovo?
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Tisifone
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