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Via Principale

Messaggioda Lucas » 23/05/2012, 20:58

Mi sta chiedendo di diventare la sua musa ispiratrice?

Più che altro le chiedo di non uccidermi caso mai dovessi farmi ispirare da lei senza potermi fermare.

Replicò Lucas ridacchiando divertito, azzardando anche una mezza linguaccia nei confronti della donna: insomma, visto che erano arrivati ad un grado di confidenza abbastanza buono, forse poteva anche permettersi gesti come quello o perlomeno lo sperava.
In ogni caso il regalo era stato accettato ed era anche stato assicurato al polso di lei che ora lo stava fissando con attenzione, e quella in fondo era la cosa che più importava all'uomo.
Ora che il cucciolo per lui era stato acquistato e quel piccolo presente gradito, dovevano solo dirigersi verso il ristorante scelto dall'uomo per la cena.

Finalmente il mistero sta per essere svelato, anche se non mi dispiacerebbe vedere all'opera questo suo famoso senso dell'orientamento.

Era una presa in giro e lui lo sapeva, ma non gli dava fastidio, anzi: come aveva pensato poco prima, il fatto che Tisifone si sentisse così spontanea con lui al punto da prenderlo in giro in modo dolce - e non con battute sarcastiche o acide - era solo indice di quanto si sentisse a proprio agio in sua compagnia.
Fu solo quando nominò il tipo di ristorante nel quale aveva deciso di portare la donna che qualcosa cambiò: si sentì strattonare il braccio da lei, che lo fissava con sguardo spaesato.

Sicuro di non possedere anche lei una seconda vista?
Prima questo e adesso il ristorante.

Come le ho detto ho soltanto chiesto un po' in giro ed il giudizio degli studenti è stato praticamente unan--

È pratico di Legilimanzia?

... prego?

Stava per rispondere e ripetere a Tisifone che appunto, la sua scelta era stata influenzata dal giudizio degli alunni di Hogwarts e che erano stati loro a suggerirgli di andare lì a mangiare, quando la domanda della donna lo prese in contropiede, spiazzandolo.
Cosa stava insinuando, che volesse in qualche modo farsi bello con lei ricorrendo alla magia?

Non sono pratico né di Legilimanzia né di Occlumanzia, ma mi sembra di ricordare che perlomeno per la prima serva la bacchetta.

Rispose dopo poco, fissandola dritta negli occhi: i suoi lampeggiavano ma non di rabbia o di indignazione, bensì di delusione e dispiacere; credeva che Tisifone un poco lo conoscesse o comunque avesse capito che tipo di persona fosse, e che mai avrebbe potuto insinuare una cosa del genere... ma forse si sbagliava.
Abbassò gli occhi, scostandosi di un passo da lei senza saper bene come reagire.

Scusa - quella piccola parola raggiunse le orecchie di Lucas e gli fece alzare la testa, incontrando lo sguardo apparentemente dispiaciuto di lei - solo che...

L'uomo rimase in silenzio senza dire nulla, attendendo una qualsiasi spiegazione da parte di lei che però tardava ad arrivare, come se non sapesse bene cosa dire.

Penso che la cucina giapponese sia la cosa migliore che i babbani abbiano inventato ma non lo sa praticamente nessuno.

...

Un modo strano di porsi quello di lei, che incontrò ancora il silenzio di Lucas: non voleva essere cattivo, e che davvero non sapeva bene cosa dire; insomma, si era scusata certo e per lui quello bastava, ma come avrebbe dovuto prendere quell'uscita da parte di Tisifone? Era davvero così diffidente verso il mondo da dubitare di tutto e tutti?

Mi piacerebbe molto provare questo nuovo ristorante con te Lucas e istruirti sui piaceri della cucina orientale.
Sempre che ancora ti vada.


Aveva usato il "tu" per due volte di fila, forse per fargli comprendere che era pronta a quel passo, forse per scusarsi in un modo tutto particolare... come avrebbe reagito lui?
La risposta arrivò presto a Tisifone visto che, qualche minuto dopo, l'indice di Lucas si poggiò con delicatezza sotto il mento di lei - qualora non si fosse spostata - per farle alzare il viso e far incrociare così i loro sguardi.

Certo che mi va.
Ma tu devi provare a fidarti di me, Tisifone.


Mormorò guardandola direttamente negli occhi, ancora a pochi centimetri da lei col dito che le carezzava il mento e che non accennava a spostarsi. Voleva che lei si fidasse di lui, perchè così avrebbe potuto dimostrarle che la fiducia nei suoi confronti era ben risposta.

Andiamo?
Sono ansioso di provare sapori nuovi, e sembra che questa sia l'occasione perfetta.
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Messaggioda Tisifone » 23/05/2012, 21:52

Stava andando tutto molto bene, uno dei pomeriggi più belli che Tisifone avesse mai passato negli ultimi anni e in un batter d’occhio tutto era cambiato. L’atmosfera rilassata si era dissolta in un secondo, non appena il carattere sospettoso, alimentato da anni di condizionamento e esperienze negative, di lei venne a galla, risvegliato da una coincidenza davvero minimale. Peccato che per la Divinante le coincidenze non esistevano. Preso in contropiede dalla sua reazione Lucas provò a spiegarle meglio come fosse giunto a scegliere proprio quel tipo di ristorante, ma presa dalle sue paranoie Tisifone non lo ascoltò o almeno non lo fece fino a quando lui non sottolineò l’ovvio.

Non sono pratico né di Legilimanzia né di Occlumanzia, ma mi sembra di ricordare che perlomeno per la prima serva la bacchetta.

Non furono tanto le parole pronunciate a colpirla, quanto la luce che lampeggiava nei suoi occhi: con una semplice frase era riuscita a deluderlo e a rovinare tutto quello che stava accadendo tra loro, qualsiasi cosa questo fosse. Quando lui fece un passo indietro, prendendo le distanze da lei, Tisifone avvertì una sorta di freddo gelido lì dove prima i loro corpi si stavano sfiorando. Avrebbe voluto dirgli che le dispiaceva, che non credeva davvero che fosse quel tipo di uomo, ma ormai il danno era fatto e lei, purtroppo, non era il tipo di grandi gesti plateali, l’unica cosa che riuscì a fare fu mormorare un patetico scusa sperando che lui l’accettasse. Il silenzio che ne seguì pesava come un macigno dentro la donna che provò con ogni modo, in linea sempre con il suo carattere, di porre rimedio al guaio combinato, disperando in realtà di ottenere un qualche risultato apprezzabile.


Perché mai dovrebbe scusarmi? Io al suo posto me ne sarei andata via indignata senza dargli il tempo di aprire bocca.

Si disse, riuscendo a peggiore il suo umore che aveva già raggiunto i minimi storici. Era così impegnata ad autocommiserarsi che si accorse che Lucas si era avvicinato di nuovo a lei solo quando avvertì il suo dito posarsi con delicatezza sotto il suo mento. Quel contatto bruciò, se possibile, ancora più della carezza precedente, e Tisifone dovette fare uno sforzo immane per non spostare la testa e non distogliere lo sguardo, carico di sentimenti di scusa e pentimento non detti, da quello del ragazzo.

Certo che mi va.

Poche semplice parole che rischiararono l’umore nero in cui era sprofondata, anche se dall’espressione del suo viso non trapelò nulla di questo terremoto emotivo, se non un piccolo timido sorriso per fargli capire quanto fosse felice della sua decisione.

Ma tu devi provare a fidarti di me, Tisifone.

Fidarsi. Una parola che non compariva molto spesso nel vocabolario della donna e questo appariva chiaro a chiunque visto l’esiguo numero di amici che aveva. Cercò di ignorare il nodo alla bocca dello stomaco che la leggera carezza del dito del ragazzo le stava provocando per cercare di dargli una risposta lucida e non fuorviata da sensazioni da tempo dimenticate.

Purtroppo non è una cosa semplice per me - confessò alla fine, con una sincerità per lei anomala, ponendo la propria mano a cingere il polso di Lucas. La presa era delicata, una sorta di appoggio, un punto di contatto in più tra loro due, non un gesto per invitarlo a spostarsi. – Troppo spesso la mia fiducia è stata tradita in passato. L’unica cosa che posso promettermi è che farò del mio meglio per arginare la mia paranoia…

… sempre ammesso che tu abbia la pazienza per star dietro ai miei sbalzi d’umore e al mio carattere impossibile…

Quello era il massimo che poteva dire senza mentire né indorare una pillola già fin troppa amara. Il resto preferì non dirlo perché sarebbe stato fuori luogo e si sarebbe sentita ancora più vulnerabile di quanto già non fosse in quel momento a parlare con lui a una distanza così esigua, gli occhi fissi in quelli di lui.

Andiamo?
Sono ansioso di provare sapori nuovi, e sembra che questa sia l'occasione perfetta.


Certo. Ti farò amare la cucina giapponese a tal punto che alla fine non potrai farne più a meno.

Ribattè, gli angoli della bocca che si sollevavano in un sorriso malizioso, una strana luce negli occhi, la mano che scivolava giù dal suo polso, accarezzandogli la pelle con un leggero sfiorare delle dita.
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Messaggioda Lucas » 24/05/2012, 12:49

Non era stato il momento migliore della giornata, anzi... il peggiore, senza alcun dubbio: le paranoie, la paura, il sospetto, o comunque il carattere di Tisifone l'avevano spinta ad insinuare un uso della magia, Legilimanzia per la precisione, da parte di Lucas, e non si poteva certo dire che l'uomo avesse inizialmente reagito bene.
Tuttavia, per un motivo che forse nemmeno la donna si sarebbe saputa spiegare, alla fine il neo docente si era riavvicinato a lei, decidendo di perdonarla - forse perché convinto che certi atteggiamenti della donna fossero più espressione automatica ed involontaria di difesa che modi di fare presi coscienziosamente - e chiedendole in cambio solo, per modo di dire, di fidarsi di lui.
Questo perchè per Lucas la fiducia era alla base di qualsiasi rapporto, e se erano arrivati ad essere così vicini e a proprio agio nella reciproca compagnia, forse poteva fidarsi un poco l'uno dell'altra, no?

Purtroppo non è una cosa semplice per me.
Troppo spesso la mia fiducia è stata tradita in passato. L’unica cosa che posso promettermi è che farò del mio meglio per arginare la mia paranoia…


Ed io prometto che farò del mio meglio per non stuzzicarla.

Un paio di semplici battute che però avevano avuto il potere di riportare Lucas e Tisifone su un piano nuovamente intimo, speciale, piacevole almeno per quanto lo riguardava: non si era scostata quando lui le aveva alzato il mento con l'indice, addirittura aveva posato delicatamente la mano sul suo polso provocandogli un piacevolissimo brivido lungo la schiena.
Gli occhi di lui, chiari e decisi, si erano incrociati con quelli intensi e forse un po' spaventati di lei con l'intento di rassicurarli, ed il piccolo sorriso scaturito dalle sue labbra poteva essere la prova del successo dell'uomo.
Quel brutto momento era passato, l'avevano superato ed anche piuttosto bene, quindi potevano tornare a sorridere tranquilli e forse anche un po' affamati, pronti ad imbarcarsi in quella che, almeno per lui, era un'esperienza del tutto nuova.

Certo. Ti farò amare la cucina giapponese a tal punto che alla fine non potrai farne più a meno.

Una bella prospettiva.

Commentò Lucas ridacchiando di gusto, mentre lei gli lasciava andare il polso: ma visto che erano lì, così vicini e forse vulnerabili entrambi, l'uomo si sarebbe potuto spingere più in là, azzardandosi a dare voce ad un pensiero che riguardava la donna; niente di eclatante visto che per lui era stato palese fin dall'inizio sia nei gesti che negli sguardi, ma a volte alle persone piaceva sentirsi dire determinate cose.
La mano che si era posata sotto il suo mento lo lasciò dunque libero, rincorrendo quella di lei che invece stava per tornare ad accarezzare il proprio fianco: se Tisifone glielo avesse permesso, Lucas le avrebbe stretto la mano per qualche secondo, in un contatto delicato ma deciso, sicuro, in barba alle persone che magari si sarebbero fermati ad osservare la scena.

Sei una donna tutta particolare, Tisifone Samyliak...

Mormorò guardandola negli occhi, quel sorriso sghembo che faceva nuovamente capolino sulle sue labbra.

... ma è per questo che mi piaci.

La fissò ancora un istante, fermo, semplicemente con la sua mano stretta nella propria, la pelle delle dita accarezzata dal pollice di lui: poi, con gli occhi che brillavano, le alzò la mano e se la portò al braccio, nella stessa posizione con la quale avevano passeggiato fino a poco prima.

Fai strada, forza... e abituati a darmi del tu da adesso in poi, perché non ho intenzione di tornare indietro.
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Messaggioda Tisifone » 24/05/2012, 14:10

Una bella prospettiva.

La risatina divertita che accompagnò il commento di Lucascontribuì a dissolvere le ultime tracce di tristezza e dispiacere per aver dubitato di lui che ancora albergavano nell'animo di Tisifone. Adesso la donna era pronta a tornare al loro pomeriggio o meglio alla loro serata che si prospettava essere doppiamente piacevole visto che, oltre a godere ancora della presenza del Tassorosso, avrebbe anche gustato un'ottima cena. Si ormai non aveva quasi più problemi ad ammettere con se stessa che la compagnia del collega era qualcosa a cui avrebbe rinunciato a fatica, anche se la parte Serpeverde del suo corredo genetico la spingeva a non interrogarsi sul perché di certe reazioni. Appena lui le lasciò libero il mento, lei tentò di fare un passo indietro per riprendere a camminare quando un lieve tocco sulla sua mano la fece rabbrividire.

Se non la smetto di avere reazioni così... infantili... finirò per darmi fastidio da sola!

Si rimproverò mentre guardava come ipnotizzata la mano di Lucas che stringeva la sua, quasi non si fidasse delle sue stesse sensazioni.

Sei una donna tutta particolare, Tisifone Samyliak...

Fu la voce del ragazzo a rompere quella sorta di incantesimo e a permetterle di distogliere lo sguardo dalle loro mani per posarlo negli occhi di lui. Inchinò la testa da un lato, sollevando le spalle con un sorriso mesto, consapevole della veridicità di quelle parole e di come, nel gergo comune, non riflettessero propriamente un complimento.

... ma è per questo che mi piaci.

Per quanto riuscì a mantenere un'espressione del viso composta a mascherare lo shock che quelle parole avevano generato in lei, Tisifone non poté impedire alle sue guance di tingersi di un rosso lievemente accesso e difficilmente dissimulabile.

Frena l'ansia e il pessimismo, quella è una frase che va soggetta a mille interpretazioni. Dopotutto è ovvio che trovi la tua compagnia piacevole, considerato che ti ha invitato a cena.

La retrarguì la sua coscienza, mentre cercava di rallentare i battiti del cuore per far sparire il rossore, ignorando la sensazione che le dava sentire la propria pelle accarezzata da lui

Fai strada, forza... e abituati a darmi del tu da adesso in poi, perché non ho intenzione di tornare indietro.

Humm ... sicuro che non posso tirarmi indietro? Potrei sempre dire che mi sono confusa nel darti del tu.

Ribattè ironica, prendendo di nuovo posto al suo braccio, sorvolando sul fatto che si, si sentiva confusa ma non per quel motivo. Con passo certo, l’unica cosa che in quel momento le riusciva di fare ostentando un po’ di sicurezza, svoltò a sinistra, diretta al ristorante. Pur non essendoci mai stata prima, infatti, si era studiata la strada, raccogliendo notizie qua e là, decisa a provarla alla prima occasione disponibile, anche se non avrebbe mai immaginato che avrebbe avuto una simile compagnia. Dopo una decina di minuti e alcune svolte in vicoli che avevano tutta l’aria di essere poco frequentati ma che si rivelarono delle ottime scorciatoie, i due si fermarono di fronte all’insegna del locale.

“Onizuka – dove poter gustare la magia dell’oriente”


Tisifone studiò per un secondo l’insegna, per essere certa di essere giunto al ristorante giusto e poi, con un gesto un po’ troppo affrettato spinse la porta ed entrò, scortata dal collega, all’interno di quello che per lei era il paradiso delle papille gustative. Fatti pochi passi dentro, si guardò intorno, estasiata, gli occhi che le brillavano come se fosse un primino che entrava per la prima volta da Mielandia. Il locale offriva posti per tutti i gusti e le esigenze, il bancone con il nastro trasportatore per chi andava di fretta, tavoli ben illuminati per pranzi e cene di lavoro e i piccoli separè per chi, invece, aveva voglia di un po’ di privacy.

Desiderate un tavolo?

Chiese loro una cameriera di chiare origini orientali con un sorriso e due menù già stretti in mano, pronti per essere lasciati loro. Tisifone si voltò verso Lucas, negli occhi un chiaro segno di indecisione, i denti che mordicchiavano il labbro inferiore, vezzo quello che compariva solo in rare occasioni.

Permetti che prenda il comando di questa avventura?

Gli domandò alla fine, senza soffermarsi a pensare come avrebbe potuto reagire lui alla sua decisione, e se lui avesse acconsentito si sarebbe rivolta alla cameriera con fare educato ma freddo.

Potrebbe accompagnarci in uno dei separè tradizionali?

La cameriera,sorridendo, fece loro strada fino a una porta fatta di carta da zucchero che,una volta aperta, rivelò un tavolino basso per due con due cuscini dove sedersi, al posto delle sedie.

Immagine


Una volta lì Tisifone si girò a guardare l’espressione di Lucas, rendendosi conto che forse il ragazzo avrebbe trovato quanto meno strano se non scomodo mangiare seduti a terra.

Hummm… forse preferiresti qualcosa di più… usuale…
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Messaggioda Lucas » 24/05/2012, 14:50

Humm ... sicuro che non posso tirarmi indietro? Potrei sempre dire che mi sono confusa nel darti del tu.

Potresti, ma dubito che ti crederei. In compenso prometto di darti ancora del "lei" quando saremo ad Hogwarts, fingendo di essermi fermato alle apparenze come tutti e di averti trovata poco socievole e molto fredda... che ne dici?

Replicò l'uomo, lo sguardo che aveva catturato senza difficoltà il rossore sulle guance di lei e che l'aveva registrato come l'ennesimo traguardo: era nuovamente accanto a sé, il suo braccio stretto nel proprio, forse intenta a chiedersi cosa avesse voluto dire poco prima lui con quelle parole. Ma in fondo ciò che voleva Lucas in parte era anche quello, confonderla: e non per cattiveria, semplicemente sapeva che essere confusi spingeva l'essere umano, di norma, a ricercare spiegazioni se non negli altri prima ancora dentro se stessi... quali verità avrebbe scoperto la donna scavando un po' nel proprio animo? O forse per paura avrebbe preferito non domandarsi nulla?

E poi eri stata avvisata, ricordi?
Se fossi riuscito a rapirti mi avresti concesso di darci del tu, e mi sembra che questo sia un rapimento in piena regola.


Aggiunse con un occhiolino in direzione della donna, la bocca incurvata in un sorriso soddisfatto che sapeva di vittoria: in effetti se l'erano quasi promesso, durante il picnic in giardino, o perlomeno entrambi l'avevano accettato come compromesso; al primo incontro il nome, al primo rapimento del "tu". E poi parlarle in modo meno formale lo faceva sentire più vicino a lei, e la cosa gli piaceva parecchio.
Si misero dunque a cercare il famoso ristorante, o meglio Tisifone iniziò a cercarlo e Lucas si limitò a seguirla silenzioso ma sereno, a proprio agio in quella situazione, col braccio di lei ben stretto nel proprio e lo sguardo che vagava ora sui negozi di fronte ai quali passavano, ora sullo sguardo concentrato della donna.

Chissà se anche io ti piaccio un po'...

Un pensiero legittimo il suo, in fondo, la domanda di chi prova interesse per qualcuno e vorrebbe sapere se tale interesse viene corrisposto o meno: ovviamente non disse nulla ad alta voce, troppo presto per parlare e poi costringerla a rispondere o comunque pressarla in qualche modo sarebbe stata la mossa più sbagliata da fare.
Meglio allora godersi quei momenti che li condussero finalmente all'interno del famoso ristorante giapponese, nel quale una cameriera dai tratti orientali li accolse con un sorriso.

Desiderate un tavolo?

E di tavoli sembravano essercene parecchi, anche di diversi tipi, al punto che Lucas si ritrovò un po' spaesato non essendo pratico dell'argomento: in quel senso, l'intervento di Tisifone fu a dir poco provvidenziale.

Permetti che prenda il comando di questa avventura?

Speravo me lo chiedessi.

Ammise l'uomo con un sorriso forse un po' imbarazzato ma sicuramente anche sollevato, lasciando quindi che fosse lei a parlare con la cameriera su dove fosse meglio sedersi: in fondo, tra i due, era lei l'esperta lì dentro.

Potrebbe accompagnarci in uno dei separè tradizionali?

L'altra donna annuì e sorrise, conducendoli così ad un tavolo, se così si poteva definire, separato dagli altri con una porta di quelle scorrevoli, tipicamente orientali: ed il tavolino in effetti c'era, solo molto più basso dei normali tavoli da pranzo e con dei cuscini in corrispondenza dei posti a sedere.

Hummm… forse preferiresti qualcosa di più… usuale…

Ma no, perchè? - domandò Lucas scuotendo la testa con un sorriso affascinato - Se bisogna immergersi in una cultura bisogna farlo come si deve... giusto signorina?

Aggiunse l'uomo, rivolgendo un sorriso smagliante alla cameriera accanto a loro che, come quasi sempre capitava, rimase un po' confusa e stordita dalla presenza di lui: non era tanto il suo aspetto fisico a fare colpo, o almeno così la vedeva lui; per Lucas il punto forte della propria persona era il sorriso, quello che aveva sviluppato negli anni in cui aveva dovuto farsi amiche tutte le famiglie Purosangue americane più ricche per poter dare ripetizioni ai loro rampolli e guadagnarsi da vivere.
Un sorriso che conquistava, così si era sentito dire molte volte: ed anche se ora - a differenza di quando stava negli USA - lo usava quasi sempre più per gentilezza che per comodità, il risultato era sempre lo stesso; per questo, con le persone speciali, tirava fuori quel sorriso un po' sghembo che non faceva mai comprendere cosa stesse davvero pensando. Un modo tutto suo, insomma, per distinguere la massa da coloro che invece avevano un posto nei suoi pensieri.
Intanto la donna si era allontanata mormorando qualcosa a proposito di dover apparecchiare il tavolo, lasciando i due da soli.

Vogliamo accomodarci?
Sono ansioso di aprire il menu e farmi tradurre da te ogni piatto presente.


Ironizzò l'uomo, facendole scivolare via il braccio ma tenendola comunque per mano per aiutarla a sedersi a quel tavolo così strano per le sue abitudini: prima che Tisifone potesse sistemarsi però, l'istinto dell'uomo prese il sopravvento per un momento, spingendolo ad attirare la donna a sé per parlarle all'orecchio.

Forse avrei dovuto dirtelo prima, ma non ero sicuro che l'avresti apprezzato... in ogni caso... sei bellissima...

Si scostò quasi all'istante da lei, fissandola con espressione sincera e non pentita, al massimo un po' spaesata nel rendersi conto di aver fatto forse un passo troppo azzardato e di averla in qualche modo infastidita. Se Tisifone non lo avesse schiaffeggiato, cosa nella quale Lucas sperava, l'avrebbe a seguito aiutata a sedersi e avrebbe preso posto di fronte a lei, proprio nel momento in cui la cameriera invase il loro tavolo per apparecchiarlo e permettere loro di consultare il menu.
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Messaggioda Tisifone » 24/05/2012, 15:46

Speravo me lo chiedessi.

Il fatto che Lucas avesse lasciato a lei il compito di decidere dove sedersi se all’inizio aveva fatto enormemente piacere a Tisifone, subito dopo si stava rivelando una sorta di arma a doppio taglio. Una delle cose che apprezzava maggiormente della cucina giapponese era la tradizione di mangiare seduti a terra, tanto da aver ricreato nel suo ufficio un piccolo angolo dove prendere il tè seduti su dei comodi pouf, perché la facevano sentire libera da tutte le sovrastrutture che la società magica le imponeva, libera di dimenticare chi era ed essere chi si sentiva in quel dato momento. La presenza di Lucas, per questo, era un elemento di disturbo notevole, non perché temeva di suscitare in lui qualche giudizio errato su se stessa se si fosse comportata in maniera più naturale ma perché lei stessa temeva cosa questo avrebbe davvero comportato. Avrebbe potuto dire cose di cui si sarebbe pentita subito dopo, anche se le sentiva davvero, come il fatto che lo trovasse davvero affascinante o che gli piaceva la sua compagnia e non solo. E così attendeva, divisa tra due diverse emozioni, il responso del Tassorosso sulla postazione da lei scelta per mangiare.

Ma no, perchè? Se bisogna immergersi in una cultura bisogna farlo come si deve... giusto signorina?

E come da copione, una parte di lei sospirò sollevata mentre l’altra dava delle poco eleganti capocciate contro un muro immaginario, mentre la cameriera sembrava cadere vittima dello stesso incantesimo che aveva colpito poco prima la commessa del Serraglio Stregato.

Cosa poi ci troveranno in quel sorriso…

Si ritrovò a chiedersi, concentrando la sua attenzione per un attimo sul viso del ragazzo e trovandolo un tantino costruito, come se non fosse del tutto spontaneo. Non sapeva per quale motivo, ma lei preferiva di gran lunga quei sorrisini sghembi, enigmatici, che a volte le rivolgeva e che spesso la portavano a combattere contro il rossore che minacciava di far capolino sulle sue guance a mo di saluto.

Certo…bisogna conoscere tutto di una…cultura… anche queste piccole…tradizioni… ora… il tavolo… si…posate… e il resto…- balbettò in sottofondo la cameriera, posando i menù che teneva in mano sul tavolo e sparendo per prendere il necessario per apparecchiare loro la tavola.

Vogliamo accomodarci?
Sono ansioso di aprire il menu e farmi tradurre da te ogni piatto presente.


Lo vuoi tradotto tutto? – chiese la donna facendo finta di essere scandalizzata all’idea di dover leggere ad alta voce tutto il menù e trattenendo un risolino – Sarebbe più semplice se mi dici cosa non ti piace.

Propose per semplificare le cose ma ben sapendo che non era una strada percorribile, allontanandosi a malincuore dal braccio del ragazzo e accettando la sua mano per usarla come appoggio per sedersi a terra senza cadere. Poco avvezza ai pantaloni che stava indossando, chinò il capo come per assicurarsi che l’ampia gonna fosse sistemata in modo da non lasciarle scoperte le gambe e così quando lui la attirò verso di sé, la prese alla sprovvista, facendole perdere l’equilibrio in modo tale che si ritrovò con entrambe le mani posate sul torace di lui e il viso a pochi centimetri di distanza dallo stesso.

Forse avrei dovuto dirtelo prima, ma non ero sicuro che l'avresti apprezzato... in ogni caso... sei bellissima...

Brividi, miliardi di brividi che le percorrevano il corpo, animati dalla sua voce che si infrangeva contro la pelle sensibile dell’orecchio, dal contatto con il suo corpo, dall’espressione dolce del suo viso, e ovviamente anche dalle sue parole. Si ritirarono nello stesso istante, lei quasi come se avesse toccato una fiamma alta, la mano libera chiusa a pugno adesso posata al sicuro sul proprio di petto,l’altra ancora prigioniera di lui. Fremeva dall’imbarazzo e dalla paura, che la spingeva a fare qualcosa di cattivo per prendere di nuovo le distanze da lui, come era accaduto poco prima per strada, per tornare al sicuro nel suo bozzo di beata solitudine.

Te l’ha mai detto nessuno che sei tremendamente audace… spudorato… e temerario - gli disse infine, sottolineando ogni aggettivo colpendolgi una spalla con la mano libera, prima il palmo e poi il dorso, una via di mezzo tra uno schiaffo e un tentativo di eliminare invisibili granelli di polvere - Forse dovrei considerare la tua proposta di usare il “lei” tra le mura del Castello e accettarla.

Aggiunse, sbuffando in maniera alquanto infantile e poco consono al suo solito modo di fare, riprendendo così quella parte di discorso che avevano lasciato in sospeso quando erano entrati nel ristorante. Lo sguardo diffidente che rivolse alle loro mani ancora unite sembrava quasi ridicolo, tanto che alla fine rinunciò a dire nulla e, piegandosi leggermente sulle ginocchia, si sedette a terra, rimanendo per un attimo in quella posizione: lei seduta con il braccio teso verso di lui che la sovrastava stando in piedi.

Su siediti che mi fai venire il torcicollo.

Disse con un tono burbero che doveva mascherare il rossore che lentamente stava sparendo dal suo viso, evitando di pronunciare qualsiasi commento sul complimento che lui le aveva appena fatto. Avrebbe voluto ringraziarlo o schernirlo, accusandolo di aver bisogno di un buon medimago per far correggere la su vista, ma sentiva che nessuna delle due opzioni rispecchiava in pieno come si sentiva dentro e così preferì tacere piuttosto che apparire stupida o frivola. Ritirò quindi la mano dalla sua e spostò l’attenzione sul tavolino, chiedendosi dove il ragazzo avrebbe preso posto visto che non vi erano i coperti a indicare la giusta disposizione dei posti.
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Messaggioda Lucas » 24/05/2012, 19:29

Una mossa troppo, troppo azzardata.
Persino Lucas se n'era reso conto, subito dopo aver pronunciato quelle parole, tanto da scostarsi quasi immediatamente da lei: e no, non era affatto pentito delle parole in sé perché aveva solo espresso un pensiero che sentiva reale come nelle mente, il problema era che forse l'aveva espresso troppo presto; una donna qualsiasi al massimo si sarebbe imbarazzata, sorridendo timida a quelle parole, ma Tisifone non era una donna come tutte le altre e quel piccolo gesto istintivo sarebbe potuto costare molto al loro rapporto.
Rimase così, fermo a guardarla con le dita della mano che ancora stringevano quelle di lei, scostato di un passo con gli occhi fissi nei suoi: stava a lei reagire in qualche modo, Lucas se ne rendeva conto, sperava solo che la reazione non diventasse un ceffone in pieno viso.

Te l’ha mai detto nessuno che sei tremendamente audace… spudorato… e temerario.
Forse dovrei considerare la tua proposta di usare il “lei” tra le mura del Castello e accettarla.


La reazione di lei fu migliore di quanto si sarebbe mai potuto immaginare: non l'aveva schiaffeggiato, non si era chiusa nella sua bozza di freddo distacco, non se n'era andata carica d'indignazione... era andato tutto bene, insomma.
Lo stava prendendo un po' in giro probabilmente, con quei colpetti della mano e quelle parole, ma aveva in qualche modo accettato quella sua uscita istintiva e questo significava che, forse, un po' le aveva fatto piacere.

Sarebbe divertente salutarti con un bel "Buongiorno professoressa Samyliak, ha dormito bene?" e poi mandarti un bel gufo durante il pranzo in Sala Grande con battutine stupide sugli ultimi pettegolezzi del castello giusto per riuscire a strapparti una risata.

Affermò Lucas con quel sorriso sghembo, sincero e reale anche se un po' enigmatico, che la cameriera del locale non avrebbe mai potuto cogliere rivolto a sé: intanto, l'uomo aiutò Tisifone a sedersi e rimase per qualche momento a contemplarla dall'alto, le loro mani ancora unite in una stretta delicata, tanto che dovette essere la donna a richiamare l'attenzione dell'altro.

Su siediti che mi fai venire il torcicollo.

Chiedo umilmente perdono, mia Signora.

Si scusò lui fingendosi rammaricato - giusto per ricordare il famoso gentiluomo dell'Ottocento - prima di strizzarle l'occhio e decidere di accomodarsi di fronte a lei, sperando che quello fosse considerato un posto visto che tovaglioli e posate dovevano ancora esser sistemati, senza però aver l'intenzione almeno apparentemente di lasciarle la mano.

Allora, solitamente che mangi quando vai ad un ristorante del genere?

Le domandò, non lasciandole la mano nemmeno quando la cameriera tornò da loro - sarebbe dovuta esser lei, nel caso, a far scivolare via le dita dalla presa di lui ed in quel caso l'uomo non avrebbe detto né fatto niente per trattenerla, come fosse una sorta di prova per lei, per comprendere le sue sensazioni ed emozioni... tanto il menu poteva sempre studiarlo con una mano sola.
In ogni caso, una volta apertolo, Lucas si ritrovò davanti una serie di nomi di piatti diversi di cui faceva fatica a comprendere gli ingredienti, tanto che alzò gli occhi su Tisifone con aria smarrita.

Dovevamo invitare anche la professoressa Ayed a pranzo, temo.

Mormorò, sorridendo a quella battuta che faceva intendere come per lui il menu fosse scritto in una lingua del tutto sconosciuta, tipo runico.

Forza, illuminami... mi piace il tonno ed il polipo ma non il salmone, prediligo la pasta al riso e non ho mai assaggiato del pesce crudo. Che mi consigli?

Le domandò allora, curioso di capire cosa la donna gli avrebbe suggerito di ordinare e, nel caso lei non si fosse scostata, con le dita ancora intrecciate alle sue per il (dis)piacere della cameriera, che forse avrebbe scambiato i due per una coppia.
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Messaggioda Tisifone » 24/05/2012, 21:08

Sarebbe divertente salutarti con un bel "Buongiorno professoressa Samyliak, ha dormito bene?" e poi mandarti un bel gufo durante il pranzo in Sala Grande con battutine stupide sugli ultimi pettegolezzi del castello giusto per riuscire a strapparti una risata.

Strapparmi una risata con una pergamena? In Sala Grande? - ripetè dubbiosa, sollevando un sopracciglio come a sottolineare l’assurdità di una tale situazione – Non credo che esistano battute abbastanza ilari da potermi spingere a fare ciò.

Rispose, raddrizzando la schiena e sollevando il mento, cercando di assumere un’aria da snob abbastanza credibile. Quello che preferì tacere era che, per farla ridere in pubblico, sarebbe bastato che la battutina stupida Lucas gliela sussurrasse in un orecchio, accompagnandola con uno di quei sorrisetti che iniziavano tanto a starle a cuore.

Chiedo umilmente perdono, mia Signora.

Sventolò con finta aria di superiorità la mano libera, come si confaceva a una donzella riservata, accordando il suo perdono, mentre i suoi occhi ridevano divertiti. L’atmosfera nel ristorante era piacevole, il cuscino su cui era seduta comodo e lei aveva deciso di provare a ammorbidire un po’ il suo comportamento in modo da potersi godere il più possibile la cena. C’era solo un dettaglio che stonava, o meglio, che si intonava talmente bene con quel quadretto da farle avvertire una sorta di nodo alla bocca dello stomaco: il Tassorosso non le aveva lasciato la mano né dopo essersi seduto, né mentre la cameriera stava sistemando il tavolo per loro. Quella posa, così intima e giusta, a una parte di lei suonava decisamente sbagliata, così fece scivolare le dita fuori dalla mano di Lucas con la scusa di sistemarsi lo chignon, che non si era mosso di un millimetro, potenza della magia.

Allora, solitamente che mangi quando vai ad un ristorante del genere?

Non credo di essere pronta a dirtelo. Potresti scappare a gambe levate pensando di trovarti di fronte a un Troll di montagna trasfigurato in una strega.

Rispose tranquilla e per quanto le parole usate potevano sembrare celare uno scherza in realtà era la pura verità. Di solito molto attenta a quello che mangiava, quando si trovava di fronte alla cucina giapponese Tisifone metteva da parte bon ton e problemi di linea per deliziarsi con tutte le prelibatezze che il suo stomaco era capace di contenere. Sfogliò il menù, distrattamente, la mano di lui ferma ancora sul tavolo a pochi centimetri da lei sembrava monopolizzare la sua attenzione.

Ti posso solo dire che, carne esclusa, tendo ad assaggiare un po’ di tutto.

Frase gettata lì, più per colmare il silenzio, in cui il ritmico tamburellare delle sue dita sarebbe risaltato sicuramente. Dita che, come mosse da una volontà propria, si avvicinavano alla mano di Lucas per sfiorarne le compagne, e poi ritirarsi, in una danza che rispecchiava i sentimenti contrastanti che la dilaniavano, come spesso era accaduto nel corso di quel pomeriggio.

Dovevamo invitare anche la professoressa Ayed a pranzo, temo.

Puoi sempre invitarla a mangiare egiziano… dicono che hanno aperto un ristorante in tema a pochi isolati di distanza…

Rispose, forse un po’ acida, soprapensiero, senza soffermarsi a riflettere che forse quella sua uscita infelice poteva essere letta nel modo sbagliato. Ma lei non era lì con lui a seguire la conversazione, ma bensì tutta condensata nelle punte delle proprie dita.

Chjort!

Bestemmiò alla fine in russo, come le capitava quando era estremamente nervosa, ponendo fine a quella incomprensibile danza e intrecciando di nuovo le proprie dita con quelle di Lucas e al diavolo le paranoie. Ci sarebbe stato tempo dopo per maledirsi e, in caso, fare qualche passo indietro.

Forza, illuminami... mi piace il tonno ed il polipo ma non il salmone, prediligo la pasta al riso e non ho mai assaggiato del pesce crudo. Che mi consigli?

Dipende da quanto fame hai… - disse quindi, con un tono gioviale e di nuovo presente a se stessa e al resto del mondo che la circondava, costituito in realtà solo da Lucas, o meglio da tutto il resto di lui e non solo dalla sua mano – In ogni caso direi che devi assolutamente assaggiare un temaki california con la polpa di granchio e un nigiri di tako e maguro, tanto la quantità di riso è irrisoria. Come piatto forte invece ti propongo del sashimi di tonno e una soba, i classici spaghetti di soia, con gamberetti e verdura, a me piacciono freddi ma se preferisci puoi anche prenderli in brodo.

Man mano che elencava i cibi che gli stava proponendo, li indicava sul menù in modo che, vedendo le immagini, si potesse fare una idea un po’ più chiara di quello che avrebbero di lì a poco ordinato.
Un'altra occhiata alle loro mani, una sensazione di imbarazzo misto a benessere che avvertiva all’altezza del petto, prima di continuare a parlare.

Possiamo anche prendere un po’ di tutto e fare a metà… e non ti preoccupare non ti farò mangiare nulla che non ti piaccia o che non abbia identificato prima - propose, alzando la mano libera come a voler sottolineare la sua promessa.

Scusate… devo mettere anche le posate?

Li interruppe la cameriera, guardando ovunque tranne sul tavolo.

Per me solo le bacchette.

Rispose Tisifone e, una volta che anche Lucas avesse scelto, avrebbe ordinato da mangiare, aggiungendo un onigiri, una barca media, un chirashi misto senza salmone e della tempura mista.


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Messaggioda Lucas » 25/05/2012, 15:19

Strapparmi una risata con una pergamena? In Sala Grande?
Non credo che esistano battute abbastanza ilari da potermi spingere a fare ciò.


Dovrò impegnarmi al massimo per crearle, allora.

Replicò Lucas con un gran sorriso divertito, sicuro che un giorno sarebbe riuscito a farla ridere in pubblico: perchè lo voleva con tutte le sue forze? Semplice, perchè secondo lui la risata spontanea, sincera e senza freni di Tisifone avrebbe animato il mondo che la circondava rendendolo più bello: quando persone meravigliose come lei si chiudevano in se stesse privavano in qualche modo ciò che avevano intorno di una parte di luce; e quando finalmente quelle stesse persone tornavano a sorridere e ad aprirsi al mondo, ecco che questo poteva riprendere a brillare.
Si erano seduti comunque, l'uno di fronte all'altra, ma Lucas non accennava a spostare la mano da quella di lei: perchè doverlo fare? Stavano in un separé quindi non c'era pericolo che qualcuno li vedesse - caso mai Tisifone volesse mantenere un certo riserbo, atteggiamento comprensibile in fondo - e con le sue dita strette tra le proprie l'uomo si sentiva del tutto a proprio agio: per la serie, "se non ti sta bene fai tu la tua mossa"; ed in fondo era proprio quello che Lucas voleva, portarla ad effettuare una mossa senza però forzarla eccessivamente.

Non credo di essere pronta a dirtelo. Potresti scappare a gambe levate pensando di trovarti di fronte a un Troll di montagna trasfigurato in una strega.

Aveva spostato la mano da quella di lui per sistemarsi i capelli, anche se all'occhio dell'uomo era assolutamente perfetto - ma in fondo era un maschio, e di acconciature femminili non ci capiva troppo - quindi poteva anche trattarsi di una scusa... in ogni caso, aveva fatto la sua mossa e Lucas l'avrebbe rispettata: non scostò la mano, lasciandola ferma lì dov'era ma non cercò nuovamente quella della donna come a volerle far comprendere che non si sentiva costretta a fare nulla che non si sentisse dentro.

Ti posso solo dire che, carne esclusa, tendo ad assaggiare un po’ di tutto.

Sono contento di sentirtelo dire, ho qualche difficoltà a rapportarmi con chi mangia poco per principio. Sai, quelle fisime di voi donne sulla dieta e la linea che vi impediscono di capire quanto sia bello vedervi come Madre Natura vi ha concepite.
In America poi sono tutti fissati con l'aspetto fisico, una vera tortura per la mente.


Commentò l'uomo con un sorriso sarcastico mentre Tisifone sfogliava il menu e lui faceva altrettanto: a Lucas le donne erano sempre piaciute naturali; non disdegnava certo una certa accuratezza nel vestirsi o quell'acconciatura particolare che faceva risaltare il viso, ma tutto il resto, il voler per forza modificare il proprio corpo per adeguarsi alla società, quello non lo concepiva. Era giusto migliorare per se stessi, non lo era se lo scopo ultimo doveva essere farsi accettare dagli altri per ciò che invece non si è.
Negli USA, appunto, il docente aveva potuto osservare come fin da piccole le ragazzine si fissassero su quegli argomenti, convinte di dover essere simili a delle bambole per poter essere considerate belle: in questo senso, una persona come la donna di fronte a sé con un bel corpo già di suo che se ne prendeva cura al meglio - cioè sfamandolo - era una novità quanto mai piacevole.
In ogni caso, quali che fossero le elucubrazioni di Lucas, il movimento delle dita di Tisifone riusc'ì a catturare tutta la sua attenzione: sembravano impegnate in una danza solitaria, nella quale si muovevano fino a quelle di lui, le sfioravano sinuose e tentatrici, e poi si ritraevano per tornare all'attacco qualche istante dopo; l'uomo azzardò uno sguardo veloce alla donna che ancora sfogliava il menu, rendendosi conto che quel movimento più che voler tentare lui sembrava invece rispecchiare l'incertezza di lei.
Era talmente sovrappensiero la sua bellissima collega, che quando lui fece la battuta sull'invitare a pranzo la professoressa di Antiche Rune la risposta che lei gli diede fu piuttosto acida ed inaspettata.

Puoi sempre invitarla a mangiare egiziano… dicono che hanno aperto un ristorante in tema a pochi isolati di distanza…

Non hai un buon rapp--

Chjort!

Stava per domandarle se il suo rapporto con la collega di Rune non fosse dei migliori - il che avrebbe spiegato la risposta velenosa di lei - quando la sua bestemmia in... russo? O comunque in una lingua ben diversa dall'inglese raggiunse le sue orecchie e fu l'anticamera per un gesto quantomeno inaspettato: le dita della donna sembrarono essersi stancate di quella danza incerta, visto che si intrecciarono con quelle di lui sistemandosi in pace. Lucas osservò quella scena in silenzio, lasciando solo spuntare un sorriso sghembo dei suoi sulle labbra: chissà se Tisifone si era resa davvero conto di quanto potesse significare quel gesto, ma non avrebbe fatto domande. In fondo a lui bastava che fosse lei, dentro di sé, a porsele.

Dipende da quanto fame hai… - rispose lei quando Lucas le chiese consigli su cosa ordinare, la voce più sollevata rispetto a prima come se si fosse tolta un gran peso dallo stomaco e dal cuore – In ogni caso direi che devi assolutamente assaggiare un temaki california con la polpa di granchio e un nigiri di tako e maguro, tanto la quantità di riso è irrisoria. Come piatto forte invece ti propongo del sashimi di tonno e una soba, i classici spaghetti di soia, con gamberetti e verdura, a me piacciono freddi ma se preferisci puoi anche prenderli in brodo.

Parecchia roba quella che Tisifone gli stava elencando, indicando tra l'altro la figura sul menu corrispondente ad ogni piatto cosicché anche Lucas sapesse di cosa stava parlando almeno a livello visivo: all'uomo la quantità di cibo, comunque, non spaventava visto che aveva parecchia fame e la sua compagna per cena sembrava affamata almeno quanto lui.

Possiamo anche prendere un po’ di tutto e fare a metà… e non ti preoccupare non ti farò mangiare nulla che non ti piaccia o che non abbia identificato prima.

Sono pronto a buttarmi nell'ignoto.
E tu?


Una domanda che poteva avere molti significati la sua, posta mentre con le dita stringeva un poco le sue e con gli occhi andava a fissarla intensamente, ma l'arrivo della cameriera non permise ai due di continuare col discorso - cosa che forse a Tisifone non sarebbe poi dispiaciuta.

Scusate… devo mettere anche le posate?

Per me solo le bacchette.

Per me facciamo sia bacchette che posate, preferisco esser sicuro di riuscire a mangiare senza far volare tutto il cibo per aria.

Rispose Lucas quando fu il suo turno con un sorriso impostato, di quelli che tanto piacevano a chi non lo conosceva: a seguito lasciò che Tisifone ordinasse e poi ordinò a sua volta, elencando tutti i piatti che la donna gli aveva suggerito ed aggiungendo da bere anche dell'acqua, del vino ed un po' di Acquaviola suggerita dalla cameriera stessa, che si allontanò poco dopo.

Stavamo dicendo?
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Messaggioda Tisifone » 25/05/2012, 18:37

Era sicura che lui si sarebbe impegnato al massimo per ottenere quello che voleva, ma lei era relativamente sicura che la sua reputazione di donna fredda e distaccata non sarebbe stata intaccata fino a quando Lucas si fosse limitato a mandarle gufi. Il discorso poi si era spostato sul cibo e Tisifone aveva confessato candidamente di essere quella che, i babbani, solevano definire “una buona forchetta”, tanto non aveva alcun senso mentire, un po’ perché lei era molto soddisfatta del proprio rapporto con il cibo e non era solita preoccuparsi del giudizio degli altri, un po’ perché sarebbe stato inutile visto che da lì a pochi minuti il Tassorosso avrebbe verificato in prima persona la veridicità o falsità delle sue parole.

Sono contento di sentirtelo dire, ho qualche difficoltà a rapportarmi con chi mangia poco per principio. Sai, quelle fisime di voi donne sulla dieta e la linea che vi impediscono di capire quanto sia bello vedervi come Madre Natura vi ha concepite.
In America poi sono tutti fissati con l'aspetto fisico, una vera tortura per la mente.


Sarà che sono cresciuta in una famiglia atipica ma non mi sono mai posta il problema di come il mio corpo potesse apparire agli occhi degli altri – commentò tranquilla, considerando che né Asher né Demetri le avevano mai fatto alcuna pressione di sorta né in un senso né in un altro e insegnandole a fregarsene dei commenti degli altri - Credo che l’importante sia sentirsi bene con se stessi, per il resto… se a qualcuno non piace nessuno lo obbliga a guardare.

E così dicendo si scostò leggermente dal tavolo come a voler mettere in evidenza l’oggetto di cui stavano parlando e cioè il suo corpo. Altra risposta data senza riflettere troppo sul concetto espresso o sul significato di quel gesto,troppo occupata com’era a decidere se riprendere o meno le sue dita, come superficiale fu la risposta che diede in relazione alla Professoressa di Antiche Rune, senza neanche rendersi conto che il ragazzo aveva provato a dirle qualcosa. Solo dopo che aveva sciolto la prognosi e riallacciato le dita della propria mano con quelle di Lucas potè finalmente riprendere a godersi la cena e soprattutto la compagnia. Elencò così al ragazzo le pietanze che gli consigliava, per poi proporgli di fare un unico ordine e dividere tra loro.

Sono pronto a buttarmi nell'ignoto.
E tu?


Domanda imbarazzante quella che lui le stava ponendo perché piena, agli occhi di Tisifone, di doppi sensi. Forse per lui era una domanda innocua, visto che in fondo non conosceva la cucina giapponese, ma per la donna, già impegnata a cercare di non farsi troppe domande su quello che sentiva verso di lui e sulla natura delle azioni che finiva per compiere in sua presenza, nascondeva un mare di significati. Per fortuna la cameriera tornò in tempo per toglierla dall’impiccio di rispondere chiedendo loro cosa volessero usare per mangiare.

Per me facciamo sia bacchette che posate, preferisco esser sicuro di riuscire a mangiare senza far volare tutto il cibo per aria.

Ridacchiò di fronte a quella risposta, studiando appositamente il sorriso che il ragazzo stava rivolgendo alla cameriera per poi confrontarlo con quello che rivolgeva di solito a lei. Non ebbe alcun dubbio: quello sghembo le piaceva molto ma molto di più.

Non sai cosa ti perdi, usare le bacchetta è più…. – stava per dire sensuale, perché è così che lei considerava i movimenti lenti e misurati con cui si prendeva il cibo con le bacchette di legno e lo si portava alla bocca, ma si trattenne, giudicando il paragone poco consono per quel contesto, anche se mettere in imbarazzo Lucas non le sarebbe dispiaciuto per nulla. Solo la certezza che il commento le si sarebbe rivolto contro la convinse ad optare per un termine più innocuo – divertente… poi qui nessuno po’ vederti quindi puoi sentirti libero di far volare quello vuoi… Io cercherò di non ridere o almeno non troppo.

Aveva parlato in maniera spontanea, leggera, senza soffermarsi davvero sul senso delle parole, troppo presa dal prendere in giro Lucas. Di sicuro se avesse riflettuto sul fatto che era in un separè e quindi lontana dallo sguardo di chiunque con un uomo che conosceva appena, si sarebbe alzata e, con una scusa qualsiasi, sarebbe tornata a Hogwarts. Ma a quanto sembrava la presenza del Tassorosso aveva il potere di far perdere di vista alla Divinante l’ovvio.
Nel frattempo la cameriera, dopo aver preso le ordinazioni, era uscita dal separè lasciandoli di nuovo soli e tecnicamente isolati dal resto del mondo.

Stavamo dicendo?

Hummm… che il Cappello Parlante ha sbagliato a smistarti e dovevi finire in Grifondoro visto tutto il coraggio che ostenti?

Buttò lì, chiudendo con una mano sola il menù e spingendolo sul bordo del tavolo, mentre l’altra rimaneva intrappolata nella mano del ragazzo.

O che forse la mia natura di Drago mi impedisce di affidarmi all’ignoto, per quanto questo possa essere allettante, senza aver un minimo di certezze?

Aggiunse quindi, con un tono di voce serio, anche se di sicuro a Lucas non sfuggì il lampo malizioso che le illuminò gli occhi quando definì l’ignoto allettante. Si rendeva conto, la donna, che probabilmente il suo commento poteva essere considerato un flirt e, dopo una veloce analisi interiore, decise che non le interessava più di tanto.
Il secondo arrivo della cameriera con il cibo, che essendo in prevalenza roba cruda, era già pronta in cucina, le impedì di continuare le proprie riflessioni sul perché non le interessava.

Ecco a voi, se vi serve altro basta che aprite la porta del separè.

Disse, dopo aver disposto le pietanze in maniera casuale sul tavolo insieme alle bevande.
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