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da Kirie » 29/06/2017, 22:52
Vorrei... Io... Io vorrei... Che qualcuno si prendesse cura di me, per sempre.
Non aveva più senso nascondere quel desiderio che Kirie si portava dentro da molti anni. Aveva sempre cercato una figura che potesse restarle accanto, dal quale sentirsi protetta e a cui appartenere. Aveva avuto alcuni fidanzati -pochi- ma nessuno di questi era stato in grado di trattenere la Morimoto a lungo accanto a sé. Il suo carattere sottomesso la portava ad essere fin troppo accondiscendente, fin troppo dolce, fin troppo incline ad essere usata. E quando l'abuso diventava insopportabile, la ragazza chiudeva semplicemente il rapporto dall'oggi al domani, lasciandosi alle spalle ogni volta un pezzetto del suo cuore infranto nello scoprire quanto poco la persona che aveva amato si curasse di lei. Avvicinarsi ad Hank fu spontaneo, dunque, in un momento critico come quello per la MagiDottoressa. Lui era lì, era forte, era saldo nei suoi principi e si era preoccupato di toglierla da una situazione molto pericolosa che avrebbe potuto portare ad un evento irreparabile. Il Muscle non dimostrava mai a nessuno un lato debole o tenero o gentile... Ma lo era o almeno Kirie riusciva a percepirlo, nonostante la sua apatia fosse così grave da impedirle in quell'istante di esserne pienamente consapevole. Quando sentì la sua mano posarsi fra i capelli e spingerla ancora di più contro il suo corpo, la Nonomiya chiuse gli occhi, aggrappandosi al Muscle come se da un momento all'altro, senza di lui, potesse cadere nuovamente nel baratro. Continuava a piangere, ma respirava a pieni polmoni, lasciandosi scaldare da quel contatto umano tanto semplice quanto necessario per lei che nella vita si era sentita amata pochissime volte. Passarono solo pochi minuti, ma per tutto quel tempo la giapponese non lasciò mai andare il suo unico appiglio, assaporando quel momento come se fosse dilatato nel tempo. Avrebbe potuto continuare a rimanere così in eterno, ma fu proprio Hank ad un certo punto ad interrompere il contatto, ordinandole di seguirlo senza aggiungere più una parola.
Seguimi.
Non si domandò dove volesse portarla, eseguendo meccanicamente quell'ordine. Non più come una bambola, ma come una falena che perseverava nel seguire l'unica fonte di luce a lei concessa. Non si stranì nemmeno quando vide che l'uomo l'aveva condotta in bagno, dove era presente un grande box doccia, di quelli che potevano contenere comodamente tre persone. Lo osservò con pochi luccichii di coscienza dietro le iridi scure, mentre il Vice-Sceriffo si spogliava degli indumenti rivelando il corpo muscoloso e possente. Non si risparmiò, togliendosi persino i boxer e rivelando le sue nudità che Kirie osservò, ma -sembrava- senza nessuna reazione apparente. Hank le aveva ordinato di spogliarsi, mentre lei era rimasta a fissarlo un po' imbambolata, fino a quando il Muscle non la esortò a sbrigarsi.
Ti muovi?
Come riscuotendosi dal proprio sogno ad occhi aperti, Kirie si tolse prima di tutto il vestito, non facendolo scivolare giù ma sfilandolo da sopra, rivelando quindi l'unico intimo che portasse sotto di esso. In seguito, infatti, fu la volta della brasiliana, che lasciò cadere al terreno, attorcigliata prima attorno alle sue caviglie e poi semplicemente sul parquet di lusso. Infine si sciolse i capelli, lasciandoli scendere liberi sulla schiena. Era completamente nuda -eccezion fatta per la cavigliera da semi-gildata sulla caviglia sinistra- e non si vergognava di mostrarsi così di fronte agli occhi dell'uomo. Prima, con quel gesto carico di dolcezza e tenerezza, Hank le aveva regalato un piccolo barlume di luce, che però non era stato sufficiente a scacciare completamente le tenebre che avvolgevano il suo cuore. La debole fiammella di una candela rischiava di spegnersi subito, ma il Muscle non avrebbe certo lasciato che questo accadesse. Una volta dentro il box doccia, infatti, il Vigilante aprì l'acqua fredda, freddissima, che fece immediatamente accapponare la pelle della giapponesina. Dalle labbra uscì fuori un unico lamento, subito sedato però dall'altro.
Non ti lamentare. Regola il respiro... Fa' come ti dico, regola il respiro. Lascia che l'acqua fredda ti levighi la pelle, lascia che rinfreschi anche il tuo spirito. Tieni gli occhi chiusi, chiudili e continua a respirare piano, abituati.
Stava tremando, aveva uno sguardo spaurito e confuso, ma si affidò completamente alle parole e alle cure del Muscle, facendo ciò che egli le stava dicendo. Chiuse gli occhi e prese a respirare con molta calma e lentezza, cercando di ignorare quel gelo che continuava ad avvolgerle il corpo, a renderla sempre più fredda. Voleva calore, cercava calore, ma Hank sembrava -per qualche strano motivo- darle tutto il contrario. Per la prima volta, un pensiero dalla sua coscienza volò leggero, facendo sì che ella si domandasse il perché di tutto questo. L'odore di pini e conifere, poi, raggiunse il suo olfatto che, a causa dei respiri profondi, le inebriò completamente i sensi. Era un odore che le ricordava il legno della sua vasca giapponese, nella casa di Londra, caldo e intenso proprio come quel profumo. Era un odore che la avvolgeva proprio come un abbraccio, l'abbraccio di un uomo sicuro, forte e leale... Sì, ovvio che fosse così, realizzò. Perché quello era l'odore che da sempre aveva sprigionato la pelle di Hank e adesso lei ne stava facendo incetta come a volersene riempire i polmoni fino a sentirli scoppiare.
Non è sciocco, è solamente la tua volontà e il tuo modo per sentirti serena interiormente, quindi può essere opinabile, ma non sciocco.
Finalmente il Vigilante interruppe il suo silenzio, riprendendo il discorso dal punto in cui Kirie lo aveva lasciato in sospeso con quella domanda. Era sciocca a desiderare una persona simile al suo fianco? Se ne vergognava, ma il Muscle parve non giudicarla male per quello. Anzi, si stava comportando esattamente come avrebbe voluto la Morimoto, cioè prendendosi cura di lei anche semplicemente massaggiandole la schiena sotto l'acqua con la spugna.
L'oscurità che hai dentro te l'hanno data le persone rimaste fin troppo preoccupate e spaventate dal tuo eccesso di luce, Kirie. Hai subito tantissime docce gelate nella tua esistenza ma, come puoi vedere, basta concentrarsi, tenere gli occhi chiusi, regolare i polmoni, è il freddo è solo Acqua. Acqua che scivola addosso, lungo ogni centimetro del corpo, per poi cadere giù, lasciando solo un ricordo umido che si asciugherà nel tempo, senza altri segni. Lasciati scivolare addosso il male e vedrai che non ti recherà più fastidio. È un percorso stronzo, complesso, alle volte pesante, specie se si è da soli. Quello che senti alle spalle è il tocco di ciò che ti aiuta a superare tutto, un intervento esterno, la differenza tra la solitudine e il piacere dell'essere accompagnata. Indubbiamente è tutt'altra cosa, ma devi fidarti ciecamente di qualcuno per permettergli di esserti alle spalle e non tutti possono meritarsi quel posto.
Parole belle, parole che riuscivano a scavare dentro quel mare di tenebra illuminando il cuore della Nonomiya di una luce piena, viva e calda. I suoi atti di fede erano sempre stati salti nel vuoto. Ogni volta che decideva di aprire il proprio cuore a qualcuno, Kirie si lasciava cadere giù ad occhi chiusi, senza preoccuparsi delle ferite, delle conseguenze, del dolore. Lo faceva e basta e quando l'altra persona falliva nel tenerla sospesa in aria, lasciandola cadere e farsi male, la giapponese riapriva gli occhi osservando la realtà sempre più sconfitta, sempre più propensa a credere che la colpa fosse solo ed esclusivamente sua. Hank stava cercando di insegnarle qualcosa di importante, ma tutto ciò che avrebbe voluto la Morimoto era sentirsi ancora protetta fra le sue braccia. Lo ascoltava e riprendeva vita, soffrendo di non avere alcun contatto, di non poterlo vedere, mentre lui proseguiva a starle dietro, a lavare via tutto il male che la giovane donna aveva sofferto.
E adesso alza la testa, apri la bocca e bevi. Manda giù un bel po' d'acqua e dissetati, come se non bevessi da giorni, da settimane. Ritrova la pace ma soprattutto... La voglia di ricominciare a camminare.
Le lacrime scorrevano ancora -poche ma c'erano- e l'acqua fredda le raffreddava e spazzava via come niente, insieme al suo dolore. La Morimoto bevve l'Acqua fredda, lasciandosi sommergere da essa e purificandosi il corpo e lo spirito da tutto lo sporco che avvolgeva la sua piccola anima fragile. Il Muscle aveva scelto l'analogia perfetta per far capire a Kirie in che modo dovesse affrontare la vita, i suoi problemi ed il suo passato. L'Acqua poteva essere un'alleata molto forte e la Terra il sostegno di cui ella aveva bisogno. Ma la Terra, in quel momento, non era quella debole, labile e flebile percentuale che viveva a fatica e spintoni nel suo spirito. Aveva bisogno di una Terra più grande, più forte, che potesse sostenere anche il peso della sua senza vacillare. Quando infine la Nonomiya fu sazia di bere, riaprì gli occhi, che nuovamente splendevano di vita, voltandosi lentamente a fissare l'uomo che le aveva permesso di riprendere la piena coscienza di sé.
Hank-san...
Era come se lo stesse vedendo davvero per la prima volta. Non gli diede modo di agire in alcun modo la Nonomiya, stringendosi a lui e facendo scivolare le mani dietro la schiena, così da rendere quel contatto più intimo e vicino possibile. Non voleva lasciarlo andare, non ora che sentiva così pressante il bisogno di qualcuno che le stesse vicino. Chiuse gli occhi e nascose il viso contro la sua spalla, sperando di sentire ancora quella mano gentile accarezzarle i capelli mentre il suo corpo smetteva di tremare a contatto con quello di lui.
Hank-san... Sembra essere quel tipo di persona di cui Kirie può fidarsi... Mi hai difesa... Mi hai protetta... Mi hai scaldata... Mi dispiace di essere stata un peso per tutto questo tempo, ma... Prometto... Prometto che sarò brava per Hank-san, d'ora in avanti...
Dove voleva andare a parare la Nonomiya? Alzò lo sguardo su di lui, viva come non mai, mentre le labbra si schiudevano e proseguivano a parlare nella sua lingua madre, in un sussurro percepibile soltanto da una corta distanza.
Hank-san... Può aiutarmi ad essere felice? Può darmi il calore di cui ho bisogno? Può prendersi cura di me?
Gli chiese, sperando che dalle sue labbra potesse uscire un sì. Lo desiderava davvero tanto, desiderava non sentirsi più sola. Non chiedeva garanzie, promesse, vincoli, nulla di tutto ciò. Non pretendeva che l'altro potesse guardare lei e lei soltanto. Voleva semplicemente che... Che lui sapesse farla stare bene, come stava accadendo proprio in quel momento.
Mi comporterò bene... Mi impegnerò a non deluderti mai... Sarò qui ogni volta che vorrai...
Una mano prese timidamente quella grande del Muscle, strofinando contro il suo palmo la guancia candida e morbida proprio come una pesca. Il soprannome che Hank le aveva dato era stato scelto bene, a giudicare dalla pelle di seta che la Nonomiya si ritrovava. Una morbidezza che proseguiva anche sul collo, dove Kirie accompagnò gentilmente la mano dell'uomo e poi più giù, fino a sfiorarle il seno. Lì si arrestò, senza alcun pudore, rivelando dunque molto altro dei desideri che la giapponesina manteneva nascosti.
Prenditi cura di me in tutto... Onegaishimasu Hank-san... [Per favore, ti prego Hank-san...]
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da Hank » 02/07/2017, 22:52
Era la prima volta che la vedeva nuda, ma allo stesso tempo non riusciva a soffermarsi sulle sue forme o sulla bellezza insita di quella giapponese così delicata. Il lato fragile della Nonomiya si era appena scontrato con il suo, decisamente più spigoloso ma fatto per rappresentare anche un appiglio, un motivo di resistenza. Fu così infatti che lei lo interpretò, osservandolo a lungo, trovando finalmente la strada per un briciolo di lucidità in più, dopo una doccia fredda, dopo una lunga bevuta.
Hank-san...
Si lasciò abbracciare, era perfettamente tranquillo e perfettamente cosciente che quella fosse una situazione particolare, ma non così tanto assurda. L'interiorità di Kirie aveva ancora tanto da mostrare e lui, osservandone anche solo la superficie, si stava rendendo conto di quanto dolore recasse nell'animo. Un respiro più forte, mentre l'acqua bagnava entrambi i corpi, con gli occhi fissi a guardare un punto. Sembrava in apparenza non pensare a niente, mentre invece aveva mille pensieri.
Hank-san... Sembra essere quel tipo di persona di cui Kirie può fidarsi... Mi hai difesa... Mi hai protetta... Mi hai scaldata... Mi dispiace di essere stata un peso per tutto questo tempo, ma... Prometto... Prometto che sarò brava per Hank-san, d'ora in avanti...
Si poteva fidare. Certamente. L'aveva protetta e difesa. Le aveva donato un calore tutto suo, non certo canonico ma tale. Si limitò a restare zitto, spostando l'attenzione sui suoi occhi, sul suo viso, senza dire apertamente che non fosse stata un peso. Lei volle fargli quella promessa e lui annuì soltanto, sinceramente incoraggiante e sperando che se la ricordasse il giorno successivo, dopo la sbronza.
Hank-san... Può aiutarmi ad essere felice? Può darmi il calore di cui ho bisogno? Può prendersi cura di me?
Ancora una volta, pur apparendo interdetto da quelle parole, Hank in realtà si ritrovò ad essere molto placido nell'atteggiamento e nella reazione. Si immaginava che lei potesse fargli una domanda simile? Probabilmente sì. Ipotizzava che potesse accadere in quel frangente? Forse. Darle una risposta esaustiva però era tutt'altra cosa, perché metteva in modo diversi tipi di meccanismi, uno meno "oliato" dell'altro, nel proprio cuore.
Mi comporterò bene... Mi impegnerò a non deluderti mai... Sarò qui ogni volta che vorrai...
Eh sì, aveva davvero la pelle morbida, anzi, sembrava quasi di sfiorare la seta e forse fu solo in quel preciso istante che gli istinti del Muscle furono più vacillanti. La mano, lasciata alla mercé della giovane donna, proseguì il suo percorso fino a raggiungere la zona del seno, dove posò definitivamente il palmo del Vigilante. Kid continuò a guardarla negli occhi. Ne aveva di istinti repressi, la cara ex Morimoto, mh?
Prenditi cura di me in tutto... Onegaishimasu Hank-san...
Stette quasi per cedere, ma solo per un secondo, un flebile ma consistente secondo, consistente come ciò che assunse maggiore vigore e spessore nelle zone più basse. La mancina, libera dal gioco della orientale, andò a chiudere l'acqua così che rimanesse nell'aria solo il suono delle gocce che colavano al terreno umido e legnoso. Dopo di che, tolse la mano dal seno di lei, uscendo dal box doccia, facendole segno di seguirlo ed uscire anche lei.
... Non fare domande. Fidati di me. Andiamo, Kirie... ... Lascia che mi prenda cura di te.
Il tono fu un po' più morbido dei precedenti, pur rimanendo il suo: graffiante, serio, virile oltre ogni misura ed idea. Non appena ella uscì fuori dalla doccia, Hank la afferrò di peso senza preavviso, prendendola in braccio, camminando infine verso la zona salotto. Da lì poi prese le scale, salendo al piano di sopra, destinazione camera da letto. Una volta arrivato lì, la adagiò delicatamente sul letto con le gambe leggermente divaricate. Tutto ciò che fece, poi, fu semplicemente salire prima sopra di lei, sovrastarla col proprio corpo, guardarla e poi cominciare a scendere verso il basso. Ciò che avrebbe percepito la Nonomiya successivamente, sarebbe stato il ruvido contatto con la barba rasa del Muscle sulle proprie zone più proibite. Il solo scopo dell'uomo... Era quello di mandarla così tanto fuori di testa e privarsi di tutte le energie necessarie al fine di addormentarsi, stanca ed anche un bel po' brilla.
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da Kirie » 03/07/2017, 21:26
Non era innamorata di Hank. Sapeva di non esserlo, perché il suo cuore, fino a qualche giorno prima, di tanto in tanto batteva ancora per Nigel Sykes, seppur in maniera discontinua e sconnessa. Era rimasta ferma per tanto tempo a metà strada fra l'andare avanti e il ritornare sui propri passi, che adesso aveva bisogno di riprendersi per comprendere da quale parte andare. Ed era chiaro per lei che non potesse fare altro che proseguire in avanti, lasciandosi alle spalle il passato. Ma era stanca. Stanca di sentirsi sola. Stanca di sentirsi a pezzi. Sentiva il bisogno, per una volta, di appoggiarsi a qualcuno che sapesse guidarla, sapesse prendersi cura di lei. E quel qualcuno, per un caso strano del destino, si era rivelato essere Hank Muscle. Non lo amava, ma sentiva il bisogno di aggrapparsi a lui come se qualcosa di forte li legasse l'uno all'altro. Forse esisteva davvero quel legame, chi lo sa, ma di certo non lo avrebbe scoperto in quel frangente, mentre lo fissava nuda e con la sua mano sopra il proprio seno. Lui poteva sentire il suo cuore battere forte, quasi impazzito, mentre lei non smetteva un secondo di fissarlo negli occhi, in attesa della sua risposta. Il Muscle però era sempre stato un uomo di poche parole e più votato ai fatti. Chiuse l'acqua della doccia senza fare altro, uscendo e invitandola a fare altrettanto, a seguirlo, a fidarsi ciecamente di lui. Era evidente l'effetto che la Nonomiya aveva su di lui, ma il suo autocontrollo era ancora più forte dei suoi istinti.
... Non fare domande. Fidati di me. Andiamo, Kirie... ... Lascia che mi prenda cura di te.
Che dolce balsamo per il suo cuore. Che nenia melodiosa, tenue, intensa. Quelle parole furono come gocce di miele sulle labbra della Morimoto, come un incantesimo più suadente di qualunque Imperio. Mise un piede fuori, poi l'altro, ritrovandosi accanto al Vigilante che, senza aggiungere altro, la prese in braccio proprio come una principessa, portandola dritto nella sua camera da letto. Lungo tutto il tragitto, Kirie non smise mai di guardarlo con occhi segnati da una nuova consapevolezza. Fino a quel momento era rimasta affascinata dalla dolcezza e dalla bontà che trasparivano dagli occhi e dal sorriso di Nigel, rimanendone letteralmente conquistata. Tuttavia, la forza che traspariva dai lineamenti duri del Muscle, quel senso di protezione che sprigionava da ogni muscolo del suo corpo, lo sguardo serio, che celava una tenerezza ancora più preziosa... Come poteva non essersi resa conto di quanto fosse affascinante? Era proprio vero che l'amore rendeva ciechi e sordi e lei, evidentemente, lo era stata per troppo tempo, risvegliandosi da quel sogno soltanto negli ultimissimi istanti. La adagiò, ancora umida dopo la doccia, sul materasso del suo letto, aprendole delicatamente le gambe e salendole sopra. In quel momento, sentendolo nudo e virile sopra di lei, Kirie provò un forte senso di eccitazione che si irradiò fin nelle zone più nascoste nel suo corpo, zone che ben presto vennero raggiunte dalla bocca affamata del Muscle.
Hank... san...
Quel momento sarebbe potuto durare il corso di una sola notte. Avrebbe potuto esaurirsi nell'arco di poche ore, durare un'intera settimana o persino mesi. Non le importava. Non le importava fino a quando Hank avesse continuato a prendersi cura di lei. Era pronta a tutto, anche a ritornare alla normalità subito ed in fretta. Bastava che le venisse concesso solo un attimo per potersi affidare completamente a qualcuno, per aiutarla a sostenersi. Che anche solo per pochi istanti, qualcuno ci tenesse a lei, si preoccupasse per lei e la amasse, anche se in modo contorto o lieve o poco abituato ad amare. Sì, sarebbero bastate anche poche gocce d'amore per farla dissetare il giusto, ciò di cui aveva bisogno per continuare ad andare avanti. Era completamente in balìa del Muscle, sua vittima e schiava se avesse voluto, alla sua totale mercé. Quando fu prossima a raggiungere il piacere, la Nonomiya iniziò ad invocare il suo nome, fino a perdere la voce in un unico urlo di piacere, di sfogo e di liberazione. Bagnò persino il letto, ma questo parve non interessare all'uomo, che si preoccupò unicamente del suo benessere, attendendo che ella si addormentasse, poi, per fare altrettanto. E per fortuna Kirie non ci mise molto, complice anche l'alcool che girava ancora nel suo corpo. Nonché la vicinanza con l'uomo, il cui odore era appena diventato il profumo preferito della tenera giapponesina.
明朝... [L'indomani mattina...]
Quando finalmente Kirie aprì gli occhi, il sole doveva essere sorto da un bel po' di tempo considerati i raggi solari che le accarezzarono morbidamente il volto. L'orientale si mosse pigramente fra le lenzuola candide del letto, sentendo un grande vuoto accanto a sé. Quando si girò, si rese conto del perché avvertisse come l'assenza di qualcosa: Hank non era accanto a lei. A quella consapevolezza finalmente gli occhi della ex-Morimoto si decisero a mettere a fuoco la stanza. Riusciva a ricordare tutto quello che era accaduto la sera precedente, ma i ricordi avevano i contorno sfocati di un sogno che metteva quindi in dubbio... Tutto. Lei ed Hank avevano davvero fatto quella doccia insieme? Lui si era davvero preso cura di lei? E dopo... Era davvero accaduto ciò che ricordava con imbarazzo ed un lieve rossore sulle guance? L'incertezza rimase fino a quando l'orientale, spostando il piede per scendere giù, si rese conto di una parte un po' più umida e bagnata del materasso. Proprio nel punto esatto dove la sera precedente...
Che... Che imbarazzo!
Nascose persino la faccia dietro le mani, per poi finalmente decidere che era arrivato il momento di alzarsi. Era nuda -ovviamente- e in quella stanza non c'era traccia dei suoi vestiti, probabilmente rimasti nel bagno del piano di sotto. La Nonomiya si guardò intorno, alla ricerca di una soluzione adeguata per rendersi presentabile. Non le piaceva rovistare nelle cose altrui, ma la situazione lo rese necessario e la spinse a dirigersi verso uno degli armadi, alla ricerca di qualcosa da poter mettere per coprire le sue nudità. La scelta ricadde su una canottiera molto grande -per lei- che la giapponese indossò, controllando allo specchio se ogni cosa di lei fosse coperta.
Forse... è un po' corta...
Ma non aveva altre soluzioni. L'orlo della canotta arrivava appena sotto il sedere, coprendola certo ma rischiando anche di scoprirla molto facilmente. Tuttavia l'idea di prendere altro senza il permesso dell'uomo la spinse a farsi andare bene quel singolo indumento, prima di aprire la porta della camera e scendere al piano di sotto. Un aroma familiare la colpì immediatamente, facendola quasi sentire a casa. Era l'odore di tè giapponese, forte e ricco, che la portò immediatamente nei pressi della cucina dove all'interno trovò proprio il Muscle. E chissà perché, il sangue prese a scorrere a tutta velocità nel suo corpo, facendola arrossire all'istante.
Hank-san... O-ohayo...
Rimase ferma lì dov'era, sulla soglia, guardandolo con sempre quel leggero colorito roseo sulle guance, mentre le mani, nervose, cercavano di allungare quanto più possibile la canottiera, cosa ovviamente impossibile.
Hai... dormito bene? Oh... Ho preso in prestito questa senza... senza il tuo permesso... S-sumimasen...
Lui ricordava tutto della notte precedente? E soprattutto... Aveva ancora intenzione di mantenere la promessa che le aveva fatto?
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da Hank » 08/07/2017, 21:36
Ore 10:57. Hank era già in piedi da diverse decine di minuti, un po' per abitudine, un po' per lasciare comoda nel letto l'ospite di quella notte. Dopo averla sfiancata un bel po' e privata di ogni energia possibile, si era addormentato accanto a lei, evitando contatti troppo eccessivi, come abbracci o roba simile. Aveva cercato di "tranquillizzarla" in un modo molto incisivo, specie perché con tutto quell'alcol in corpo, se non l'avesse fatto, di certo lei avrebbe chiesto di più.
Pelandrona. Ancora sta dormendo. Tsk, tutta colpa mia. La lingua di un Muscle non perdona, Momoka-chan.
Una volta fatta colazione (tre uova crude), Hank si era messo in costume, buttandosi nell'acqua della piscina per il suo solito allenamento mattutino. In tutto una trentina di vasche, dieci a farfalla, dieci a dorso e dieci a stile libero, più un'altra decina di riposo a rana. Arrivate quasi le undici, comunque, si era deciso ad uscire, anche perché era l'ora del tè della metà mattina. Inforcati gli occhiali da sole, Kid prese un asciugamano blu con il quale si diede una tamponata veloce, prima di dirigersi verso l'interno di casa.
Che cazzo mi mangio a pranzo?
Non aveva troppa voglia di mettersi ai fornelli, non quel giorno, ma l'avrebbe fatto, se costretto, specie perché l'esercizio chiamava cibo. Entrò in cucina, mise su il bollitore e tirò fuori l'infuso, preparando per sé ed eventualmente anche per la Nonomiya due tazze fumanti, con del miele. Nessun tipo di zucchero, perché ne alterava troppo l'essenza, addolcendo eccessivamente, piccola indicazione tramandata dal nonno. Presa la tazza, la condusse alle labbra, bevendone un buon sorso, oh beh sì, assolutamente delizioso.
Hank-san... O-ohayo...
Ma buongiorno... Deduco che il mio materasso non ti dispiaccia tanto... Favorisci pure.
Disse solo, indicando con un cenno degli occhi la tazza lasciata appositamente per lei. Lui, dal canto suo, si diresse verso la zona della porta finestra, dando un'occhiata all'esterno, guardando i cani intenti a correre e giocare. Dopo di che, si spostò verso il divano, dove si mise comodo, tanto ormai il costume si era abbastanza asciugato e non avrebbe bagnato alcun tessuto. La fissò, con quell'abbigliamento improvvisato, ma non le disse nulla sul fatto che avesse preso dei suoi indumenti, forse non gli interessava o forse non gli dispiaceva.
Hai... dormito bene? Oh... Ho preso in prestito questa senza... senza il tuo permesso... S-sumimasen...
In effetti avrei preferito che scendessi giù direttamente nuda, ma anche l'effetto vedo non vedo è erotico a modo suo.
Sorrise leggermente, tra l'ironico e il malizioso, facendole un mezzo occhiolino e mandando giù un altro sorso di tè.
... Ho dormito bene, direi di sì. Anche tu spero. Tra l'altro parli pure nel sonno... ... Chi sarebbe Ruka?
Si informò così, giusto per fare un po' di conversazione blanda e permetterle in tal modo di sentirsi un po' meno imbarazzata. Era consapevole che non fosse così semplice tranquillizzarsi ed essere naturali, con gli stralci della notte prima dentro la testa. In fondo ci stava pensando pure lui, non era mica insensibile ed in più non aveva fatto tutto ciò per puro spirito caritatevole. Quella ragazza gli aveva comunque suscitato qualcosa, anche se non era molto preciso con se stesso sulla identità di quel "qualcosa".
... Perché stavi in quelle condizioni ieri sera, Kirie? Raccontami tutto per filo e per segno. Ora hai la lucidità per farlo ed io voglio sapere.
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da Kirie » 09/07/2017, 15:23
La notte appena trascorsa era stata una delle più profonde e riposanti che la ex-Morimoto avesse provato negli ultimi mesi. Sfiancata dal Muscle, era crollata quasi subito, rannicchiandosi come un gattino per dormire e rivolgendo soltanto un'ultima occhiata fugace ad Hank, prima di chiudere gli occhi e addormentarsi serena. Quando si svegliò, però, quella serenità era scomparsa, sostituita da ricordi confusi e dall'imbarazzo di trovarsi nel letto dell'uomo dopo quanto accaduto la sera prima. Era la vergogna di aver palesato così tanto la propria anima al Vigilante, senza pensare al disagio che avrebbe potuto procurargli. Temeva, in effetti, che l'altro potesse guardarla con occhi diversi, magari essere anche distante con lei per via di come si era mostrata la sera precedente. Per questo fu una vera sorpresa -piacevole- quando Hank la salutò senza apparentemente cambiare modo di fare con lei, ma anzi rimanendo lo stesso di sempre.
Hank-san... O-ohayo...
Ma buongiorno... Deduco che il mio materasso non ti dispiaccia tanto... Favorisci pure.
L'odore del tè appena fatto era buonissimo e Kirie non attese che l'uomo ripetesse l'invito per prendere in mano la tazza pronta e fumante e stringerla fra le mani. Manteneva lo sguardo basso, evitando di incrociare gli occhi dell'altro, ma non poteva certo rimanere indifferente di fronte al suo fisico. Lo trovava affascinante, ma si preoccupò subito di distogliere lo sguardo, pur seguendolo nel salotto dove prese posto sulla poltrona di fronte al Muscle.
Hai... dormito bene? Oh... Ho preso in prestito questa senza... senza il tuo permesso... S-sumimasen...
In effetti avrei preferito che scendessi giù direttamente nuda, ma anche l'effetto vedo non vedo è erotico a modo suo.
Lo guardò con gli occhi spalancati, arrossendo per l'imbarazzo e provando a balbettare delle scuse. Che poi, di cosa doveva scusarsi? Di non essersi presentata nuda di fronte a lui? A volte l'educazione di Kirie era fin troppo estrema e il suo servilismo un difetto, se mostrato a persone di poca fiducia. La fortuna della Nonomiya era che di Hank ci si potesse sempre fidare e dunque, a parte prenderla un po' in giro, non si sarebbe mai approfittato di lei in alcun modo, salvo il consenso stesso dell'orientale.
... Ho dormito bene, direi di sì. Anche tu spero.
Molto... Ho dormito... profondamente...
Soffiò delicatamente sulla tazza, increspando la superficie della bevanda mentre teneva strette con forza le gambe per evitare di mostrare più del dovuto allo sguardo attento e scintillante dell'uomo. Bevve un sorso piccolo, ma il gusto che sentì era davvero squisito, delizioso, ed un sorriso le si aprì quasi involontariamente sulle labbra. Quanto poco bastava per poter rendere felice la Nonomiya.
Tra l'altro parli pure nel sonno... ... Chi sarebbe Ruka?
Davvero? Mi dispiace, non ne avevo idea... Ruka è la mia migliore amica. Io e lei facevamo parte del Coro della scuola...
Spiegò, se l'altro le avesse fatto altre domande, chi fosse la Ito per lei, cosa facesse attualmente e che era stata poi la idol ad avvisarla del pericolo imminente della sua famiglia. In questo modo, come previsto dal Muscle, l'imbarazzo di quella notte scemò un poco, permettendo alla ex-Morimoto di essere più sciolta e vergognarsi di meno di fronte ad Hank. Non teneva più le gambe serrate come prima e muovendosi l'orlo della canottiera si tirò appena più su, scoprendo ancora qualche pezzo delle sue gambe morbide e candide. Una volta concluso di parlare, anche il suo tè era finito, ma Kirie continuava a tenerlo fra le mani, lasciando che il tepore della ceramica le scaldasse la pelle.
... Perché stavi in quelle condizioni ieri sera, Kirie? Raccontami tutto per filo e per segno. Ora hai la lucidità per farlo ed io voglio sapere.
La sua domanda fu improvvisa, ma non totalmente inaspettata. Hank era un uomo saldo e forte nei suoi principi. Difficilmente lasciava qualcosa a metà o tralasciava le parti d'ombra. Gli piaceva veder chiaro, sempre, e Kirie -agendo in quel modo- aveva lasciato molti punti oscuri che l'uomo sentiva il bisogno di comprendere. La giapponesina si prese un po' di tempo, posando la tazza sull'apposito vassoio e finalmente alzando lo sguardo sul Muscle. Sembrava quasi che si sentisse colpevole di qualcosa, ma anche molto triste, sebbene non arrivasse agli stessi livelli della sera precedente. Portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi -dopo un profondo respiro- iniziò finalmente a parlare.
L'altro ieri ho incontrato il ragazzo che mi ha ospitato per tutto il mio soggiorno a New Orleans. E del quale ero innamorata. Lui non ha mai saputo dei miei sentimenti, li ho sempre tenuti nascosti prima per timidezza, poi per non metterlo in imbarazzo e infine per inutilità. Lui si era appena rimesso insieme con la sua ex-ragazza quando ho accettato il lavoro qui a Denver. Sembrava che fosse un buon posto dove ricominciare e lasciarmi alle spalle quei sentimenti mai ricambiati. Poi però, tempo qualche giorno, venni a sapere che si erano di nuovo lasciati e che lui era di nuovo libero. Sembrava l'occasione giusta, ma scelsi di aspettare di nuovo perché riuscivo a percepire il suo dolore e non era il momento adatto per essere sincera con lui. L'altro giorno mi ha dato la notizia di essere di nuovo tornato fidanzato. ... Avevo faticato tanto per cercare un mio equilibrio e andare avanti, ma di fronte alla prova che io per lui non sono mai stata altro che un'amica mi si è spezzato di nuovo il cuore. Di conseguenza, anche tutto il resto di me che cerco di nascondere è venuto a galla.
Non sorrideva la ragazza, ma cercava davvero di scusarsi con Hank solo guardandolo, perché lo aveva coinvolto senza il suo consenso nella propria amarezza e solitudine. Non era stato giusto da parte sua aggrapparsi a lui e avrebbe dovuto rimediare a quel danno prima o poi. Ma ormai il Muscle aveva visto troppo di quello che si celava dentro l'animo della ex-Morimoto, quell'oscurità a cui ella aveva accennato la sera prima e che, per sua stessa ammissione, non desiderava che venisse mostrata alla luce del sole.
Mi dispiace che tu abbia visto tutto questo. La mia tristezza, la mia solitudine, il mio dolore... Non dovrebbero coinvolgere nessun altro, a parte me. Ti prego di perdonarmi, Hank-san. Sei stato la persona più gentile e buona che abbia incontrato da quando sono arrivata qui. Non voglio che di colpo, per colpa della verità, tu diventi freddo e distaccato con me... Mi renderebbe davvero molto triste.
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da Hank » 09/07/2017, 18:07
Tra l'altro parli pure nel sonno... ... Chi sarebbe Ruka?
Davvero? Mi dispiace, non ne avevo idea... Ruka è la mia migliore amica. Io e lei facevamo parte del Coro della scuola...
Aspetta... Era quella con le tette giganti? Più bassa di te... Che parlava sempre in terza persona?
Ad Hank non era mai andata troppo a genio per quel comportamento un po' infantile, per quanto una bella mungitura gliel'avrebbe data, a quei tempi. Ormai, giunto alla soglia dei 30, non gli interessava più tanto avere a che fare sessualmente esclusivamente per determinati connotati fisici. Lui ci dava giù con femmine interessanti e che sapessero stimolarlo anche su altri fronti o con altri mezzi più sottili. Ruka in tal senso di sottile non aveva veramente nulla di nulla.
Direi che sia meglio passare al dunque... ... Perché stavi in quelle condizioni ieri sera, Kirie? Raccontami tutto per filo e per segno. Ora hai la lucidità per farlo ed io voglio sapere.
Bevve un altro sorso di tè e rimase nel completo silenzio, fissandola ed evitando di scendere con lo sguardo sulle cosce semi nude, pur essendo una visione invitante. Sapeva essere serio, sapeva essere distaccato e sapeva ascoltare per puro e completo interesse, proprio come si dimostrò poco dopo, quando ella iniziò il racconto. Alla fine, come previsto, di mezzo c'era un ragazzo da lei amato, che l'aveva ferita e delusa, seppur involontariamente. La Nonomiya si era evitata di parlare, essere chiara e diretta con quel tipo, ritrovandosi fregata e battuta sul tempo da una decisamente più furba.
L'altro giorno mi ha dato la notizia di essere di nuovo tornato fidanzato. ... Avevo faticato tanto per cercare un mio equilibrio e andare avanti, ma di fronte alla prova che io per lui non sono mai stata altro che un'amica mi si è spezzato di nuovo il cuore. Di conseguenza, anche tutto il resto di me che cerco di nascondere è venuto a galla.
Puoi mettere tutta la polvere che vuoi sotto il tappeto, ma presto o tardi il rigonfiamento si noterà.
Rispose piuttosto lapidario, mandando giù altro tè, aspettando che ella finisse, dato che si notava quanto avesse bisogno di andare oltre. Con la serata di ieri, il vaso di Pandora dei sentimenti di Kirie si era inevitabilmente spalancato e meno male che ci fosse stato lui nel tenerlo a bada. Altrimenti quella mattina si sarebbe ritrovata nel letto di quel tipo, magari anche svegliata da lui stesso per ricominciare. Posò sul tavolino la tazza vuota, incrociando le braccia al petto, continuando a fissarla, sia serio che pacato.
Mi dispiace che tu abbia visto tutto questo. La mia tristezza, la mia solitudine, il mio dolore... Non dovrebbero coinvolgere nessun altro, a parte me. Ti prego di perdonarmi, Hank-san.
...
Sei stato la persona più gentile e buona che abbia incontrato da quando sono arrivata qui. Non voglio che di colpo, per colpa della verità, tu diventi freddo e distaccato con me... Mi renderebbe davvero molto triste.
In che modo, esattamente e nella tua ottica, la verità dovrebbe rendermi freddo o distaccato?
La domanda uscì fuori con una lineare spontaneità a dir poco disarmante, ma onesta e sincera, più che altro anche pratica.
È proprio l'autenticità del prossimo che non mi allontana. Il sapere che l'altro sia in grado di parlare, esporsi, anche rischiare a volte, senza combinare guai per un motivo stupido come il temporeggiamento. Se non ci fossi stato io, ieri, a quest'ora non staresti bevendo tè, ma facendo un p****no ad un perfetto estraneo. Ti avrebbe messo l'alcol in gola nel sonno, così da farti svegliare di nuovo ubriaca e in quel modo abusare di te senza troppi sforzi.
Sapeva perfettamente come andassero certe cose ed era necessario che Kirie imparasse a sopportare il suo modo forse troppo crudo di dire ciò che pensasse. Purtroppo nella sua vita ne aveva viste sul serio di tutti i colori, ritrovandosi spesso e volentieri con la voglia di prendere a ceffoni certa gente. Sia coloro che facevano, sia coloro che lasciavano che determinate faccende accadessero, lamentandosi poi come vittime inconsapevoli.
Mi rendo conto che sia stata una situazione difficile e mi rendo conto che per te possa essere stato molto doloroso il due di picche. Inoltre, alle tue spalle c'è un passato del c***o, con una madre di m***a che non ha fatto altro se non affossarti da quando sei nata. Ma se desideri davvero avermi vicino, se desideri sul serio evitare la mia freddezza o il mio distacco, comincia a rimboccarti le maniche e rinforza lo spirito. Sei una donna affermata, che conosce il proprio mestiere, che può farlo alzare a chi le pare e che non ha la coscienza sporca. Questi requisiti sono rarissimi da trovare tutti assieme in una femmina, te lo posso assicurare.
Sciolse poi la posa plastica con le braccia conserte, mettendosi un po' in avanti e incurvandosi con la schiena, intrecciando le dita delle mani, fissandola negli occhi.
Ricominciare daccapo è tosta, ma farlo col pessimismo equivale a gettarsi in un baratro.
Per la serie: "Posto nuovo, vita nuova", ecco cosa intendeva farle comprendere. Ella non c'era riuscita con Londra, nemmeno con New Orleans... Voleva davvero fare il non c'è due senza tre? Si alzò in piedi, il Vice Sceriffo, invitandola a fare lo stesso.
Muoviti, vieni qui.
Aprì leggermente le braccia e non appena ella si avvicinò di più, la strinse leggermente, con una presa salda ed il corpo eretto, statuario, fiero. Posò la mano sulla testa come la sera prima e sospirò piano, dando poi con l'altra qualche piccolo colpetto al centro della schiena di lei. Quell'attimo durò appena una decina di secondi, al termine dei quali, Hank le fece implicitamente capire di staccarsi, fissandola ancora.
Lo sai fare il Riso col Manzo? Ottimo... ... Hai tutti gli ingredienti in cucina. Fanne parecchio, resti qui a pranzo.
Detto ciò, il Muscle si spostò in direzione della porta finestra, uscendo ed affacciandosi all'esterno dove Salomone e Nesquik andarono a fargli un po' di feste.
Buoni... Buoni... Su...
Si mise seduto alla sua solita poltrona estiva e con assoluto relax, si accese un bel sigaro, con gli occhi rivolti in un punto qualsiasi dell'orizzonte.
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da Kirie » 10/07/2017, 15:01
Ruka è la mia migliore amica. Io e lei facevamo parte del Coro della scuola...
Aspetta... Era quella con le tette giganti? Più bassa di te... Che parlava sempre in terza persona?
Hai...
La Ito non era mai passata inosservata, nemmeno a quattordici anni. Lei sarebbe sempre riuscita a distinguersi dalla massa, anche se non avesse avuto un seno abbondante e generoso, per via del suo carattere esuberante, allegro e incline allo scherzo. Tutto il contrario della Nonomiya, calma, posata e gentile, praticamente l'una l'opposto dell'altra. Ma forse era proprio questo ad aver unito così tanto le due ragazze durante gli anni di scuola. Si sarebbe dispiaciuta molto se avesse saputo l'opinione che il Muscle aveva di Ruka, ma Hank si guardò bene dal farle presente certe sue considerazioni, così Kirie proseguì il discorso del tutto ignara. Non trascorse molto tempo a parlare della Idol, veramente, perché l'uomo le chiese quasi subito di spiegargli cosa fosse accaduto la scorsa notte per spingerla in quello stato a metà fra il catatonico e la completa apatia. Ancora una volta, la ex-Morimoto fu sincera con lui, provando solo un leggero imbarazzo. Aveva paura che il suo modo di essere potesse allontanare le persone -una paura inconscia, derivato dal rifiuto che la madre aveva sempre avuto verso di lei- e che adesso l'orientale proiettava su ogni tipo di relazione sociale con il prossimo. Ma Hank non era come tutti gli altri e di questo Kirie se ne rese conto molto presto.
Sei stato la persona più gentile e buona che abbia incontrato da quando sono arrivata qui. Non voglio che di colpo, per colpa della verità, tu diventi freddo e distaccato con me... Mi renderebbe davvero molto triste.
In che modo, esattamente e nella tua ottica, la verità dovrebbe rendermi freddo o distaccato?
Sobbalzò quando il Vigilante le fece quella domanda. Lo guardò anche un po' spaesata, perché credeva che fosse evidente al prossimo il motivo. Almeno lei era convinta che chiunque, conoscendo ogni cosa di lei, non sarebbe riuscito ad apprezzarla. Per l'uomo invece non era così? Davvero a lui Kirie andava bene... Così com'era?
Non... Non lo so... -disse alla fine a bassa voce, ammettendo la sua incapacità di fornire una risposta logica e razionale al Muscle, che di contro proseguì il suo discorso/ramanzina.
È proprio l'autenticità del prossimo che non mi allontana. Il sapere che l'altro sia in grado di parlare, esporsi, anche rischiare a volte, senza combinare guai per un motivo stupido come il temporeggiamento. Se non ci fossi stato io, ieri, a quest'ora non staresti bevendo tè, ma facendo un p****no ad un perfetto estraneo. Ti avrebbe messo l'alcol in gola nel sonno, così da farti svegliare di nuovo ubriaca e in quel modo abusare di te senza troppi sforzi.
Incassò la testa nelle spalle, colpevole e umiliata da quelle parole che la ferivano, ma che cercavano anche di darle una lezione giusta e sincera. Aveva lasciato per troppo tempo che il prossimo facesse di lei ciò che più gli pareva, spinta a comportarsi in quel modo dalla paura che aveva di perdere le persone care se solo si fosse dimostrata contraria ai loro desideri. Un atteggiamento non bello e non sicuro, come volle sottolineare con veemenza Hank facendole quell'esempio. Vero, avrebbe lasciato che quell'uomo abusasse di lei, perché in fondo non le importava nulla di ciò che le sarebbe accaduto. Ma questo comportamento non faceva altro che buttarla in una spirale di autolesionismo, dal quale poi sarebbe stato difficile uscirne.
Mi rendo conto che sia stata una situazione difficile e mi rendo conto che per te possa essere stato molto doloroso il due di picche. Inoltre, alle tue spalle c'è un passato del c***o, con una madre di m***a che non ha fatto altro se non affossarti da quando sei nata. Ma se desideri davvero avermi vicino, se desideri sul serio evitare la mia freddezza o il mio distacco, comincia a rimboccarti le maniche e rinforza lo spirito. Sei una donna affermata, che conosce il proprio mestiere, che può farlo alzare a chi le pare e che non ha la coscienza sporca. Questi requisiti sono rarissimi da trovare tutti assieme in una femmina, te lo posso assicurare. Ricominciare daccapo è tosta, ma farlo col pessimismo equivale a gettarsi in un baratro.
Continuava a tenere la testa bassa, ma la rialzò quando l'uomo si mise in piedi e la esortò a fare lo stesso, aprendo le braccia per accoglierla fra esse.
Muoviti, vieni qui.
Più di tutte le parole che Hank aveva speso, era quello ciò di cui aveva bisogno. Kirie rimase solo qualche secondo ferma al suo posto, ma il desiderio di abbracciarlo ed essere abbracciata a sua volta fu così forte da spingerla ad avvicinarsi immediatamente, senza preoccuparsi che la canottiera potesse sollevarsi nel frattempo. Si strinse al suo corpo e lo abbracciò con maggior forza rispetto alla sera precedente, respirando a pieni polmoni il suo odore. Sì, decisamente era buonissimo.
Arigatou...
Gli sussurrò, con gli occhioni di nuovo pieni di lacrime ma il sorriso sereno e felice, mentre lo fissava dritto in volto. Forse non aveva bisogno che qualcuno si prendesse cura di lei. Forse aveva solo bisogno di sapere che c'era qualcuno su cui potesse contare sempre, in ogni momento. E non era forse quello ciò che Hank le stava offrendo? Una mano che l'avrebbe aiutata a rimettersi in piedi quando lei cascava per terra. Una mano forte e gentile allo stesso tempo.
Lo sai fare il Riso col Manzo?
Eh? Sì... Perché?
Ottimo... ... Hai tutti gli ingredienti in cucina. Fanne parecchio, resti qui a pranzo.
Un... Sarà il miglior riso col manzo che Hank-san abbia mai mangiato!
Si asciugò le lacrime, sorridendo allegra mentre si dirigeva in cucina pronta a cucinare un piatto delizioso che aveva imparato a memoria, grazie alla sua migliore amica che ne andava matta. La sua mente era dominata dalla lista degli ingredienti che le servivano e dal procedimento che Kirie si ripeteva mentalmente, per ricordare ogni minimo passaggio. Cosa c'era di strano in tutto questo? Che nemmeno una volta il pensiero di Nigel la sfiorò, riuscendo a rimanere -per una volta- relegato nel suo cuore senza invadere la sua mente.
終わり
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da Kirie » 20/07/2017, 11:11
2113年 09月 14日 (Giovedì) "Real Steel" Pub - Zona Periferica, Denver Ore 21 Minuti 02
Era accaduto qualcosa fra di loro. Il giorno prima, durante la visita medica. Hank Muscle si era presentato da lei, l'ultimo della sua lista, l'ultimo di quei tre giorni di lavoro duro e pesante. Lo aveva visitato, avevano parlato, avevano rievocato quella sera. E poi qualcosa era successo. Ciò che Kirie si era aspettata accadesse la notte in cui si era abbandonata completamente fra le braccia dell'uomo. Non erano arrivati fino in fondo, ma era inequivocabile che avessero iniziato e si fossero addentrati l'uno nella sessualità dell'altro. Lei aveva dato piacere a lui e lui aveva dato piacere a lei, facendola piangere, facendola urlare, facendole dire addio per sempre a Nigel così da esorcizzare il suo ricordo. Quando poi tutto si era concluso, il Muscle se ne era andato, dicendole semplicemente di presentarsi la sera seguente al pub per ascoltare con attenzione una canzone che avrebbe cantato. Quando la porta si era richiusa alle sue spalle, Kirie aveva pianto di nuovo. Aveva pianto perché non avrebbe voluto che l'altro se ne andasse lasciandola sola, ma non era stata nemmeno in grado di fermarlo. Troppo debole lei o forse troppo duro lui: Hank era un mistero che soltanto da poco la ex Morimoto stava imparando a vedere e tentando di capire. Cercare di misurarsi con quel labirinto interiore non era una cosa semplice e nemmeno indolore, soprattutto per lei, che spesso appariva troppo sensibile e fragile. Aveva pianto, quindi, quella sera e poi aveva smesso. Si era rimessa in piedi, aveva fatto una doccia ed era andata a dormire, convinta il giorno seguente di doversi presentare al locale. Quando aveva staccato da lavoro, era ormai molto tardi. La ragazza non aveva fatto nemmeno in tempo a cambiarsi, così aveva scelto di presentarsi con la stessa mise di quella mattina: una magliettina bianca con manica a tre quarti e scollatura a barca; gonna a campana morbida di color grigio chiaro, con cintura a fiocchetto; calze color carne e per finire décolleté nere da lavoro, con tacco medio. Non portava trucco e i capelli erano stati sistemati con un elegante fermaglio nero a forma di "esse" che impediva alle ciocche davanti di ricaderle sul viso ogni volta. Aveva varcato la soglia del pub due minuti dopo le nove, non trovando alcuna difficoltà a scegliere un posto dove sedersi. Era Giovedì, un giorno infrasettimanale, per cui il locale non era così tanto affollato come nei finesettimana. La Nonomiya scelse un tavolo dal quale fosse possibile guardare il palco senza ostacoli di mezzo. Un addetto al servizio le portò un menù da consultare dal quale ella scelse il piatto del giorno e una bottiglietta d'acqua. Poi mise la borsa sullo schienale della sedia, posizionando le braccia conserte sul tavolo e guardando in direzione di Hank.
Era convinta che il Muscle venisse al pub soltanto il weekend, evitandosi gli altri giorni per via del lavoro stressante. Quante poche cose ancora conosceva di lui. L'uomo non si era accorto della sua presenza o forse sì, ma la stava ignorando, concentrandosi sulla performance che avrebbe eseguito nell'arco di pochissimo tempo. Quanto avrebbe voluto poter stabilire con lui un contatto più forte! Capirlo meglio, entrare in sintonia con il suo essere e riuscire a decifrare i silenzi ed i gesti dietro cui il Vice Sceriffo si trincerava. Soltanto una cosa aveva capito di lui, standoci a contatto in quel poco tempo: che non era avvezzo ai sentimenti d'amore. Era una persona forte e gentile a suo modo; strenuo difensore della giustizia e della legalità; aveva dei valori nei quali credeva con convinzione e che applicava in ogni istante; ma il suo cuore difficilmente si apriva al prossimo. Forse per paura, forse per fastidio, forse per semplice incapacità di farlo.
Un uomo totalmente diverso da Nigel-kun...
Proprio così. Eppure questo suo modo di fare la attraeva, come un'ape attratta dal dolce nettare dei fiori. Dopo una decina di minuti il cameriere le portò la sua ordinazione, che Kirie mangiò lentamente, gustandosi un pasto caldo e buonissimo. Da quando si era trasferita a Denver difficilmente cucinava qualcosa per sé, perché il tempo - e la voglia- le mancavano spesso. Utilizzava cibi precotti e istantanei tutti i giorni, tranne il Sabato e la Domenica quando, finalmente riposata, poteva dedicarsi a cucinare. Inoltre, c'era una persona che ogni Domenica a pranzo aspettava il suo famoso Riso con Manzo, di cui andava ghiotto. Quando si aveva qualcuno per cui cucinare era più facile farsi ritornare la voglia. In questo doveva ringraziare proprio il Muscle, la cui sola compagnia bastava a dare le giuste energie alla giapponesina per impegnarsi anche fra i fornelli.
Sta... sta salendo sul palco...
Il tempismo era perfetto. Lei aveva finito di mangiare, quindi poteva concentrarsi solo ed esclusivamente su di lui e sulla canzone che avrebbe cantato, che avrebbe cantato per lei. Non poteva nascondere a sé stessa di essere emozionata. Il suo cuore batteva molto forte, anche se per una sciocchezza come quella. Si emozionava perché nessuno le aveva mai cantato una canzone ed era su di giri perché curiosa di sapere cosa volesse dirle il Muscle. Non si aspettava una dichiarazione d'amore, ma doveva essere qualcosa di estremamente importante per indurlo a scomodarlo in questo modo. E quando le luci si abbassarono un poco all'interno del locale -creando la giusta atmosfera- la Nonomiya si mise più dritta con la schiena, puntellando i gomiti sul tavolo e poggiando il mento sui pugni chiusi. Adesso Hank aveva la sua completa attenzione e poteva star sicuro che ella non si sarebbe persa nemmeno una singola parola.
Hai cercato di capire e non hai capito ancora se di capire si finisce mai. Hai provato a far capire con tutta la tua voce anche solo un pezzo di quello che sei.
Era una melodia... dolce. Così bella nella sua semplicità, che accompagnava la voce del Muscle -forte e graffiante- smussandone i toni a volte troppo duri. E poi... quelle strofe... Kirie si stava concentrando con tutta sé stessa *6/d20 + 15 Concentrazione= 21 // 9/d20 + 24 Perspicacia= 33* per non perderne neanche una, per afferrarne il significato. Un significato che sembrava riguardarla in prima persona. No, non sembrava: quella canzone era per lei, forse non scritta ma sicuramente dedicata a lei. E alla situazione che la MagiDottoressa stava vivendo e viveva da sempre, come il suo difficile rapporto con la madre. Una madre contro la quale aveva cercato di urlare tutto il suo essere, di farglielo capire ed accettare, senza però ottenere mai nessun risultato. Solo il vuoto, la solitudine e il disprezzo.
Con la rabbia ci si nasce o ci si diventa tu che sei un'esperta non lo sai. Perché quello che ti spacca ti fa fuori dentro forse parte proprio da chi sei.
Metti in circolo il tuo amore come quando dici "perché no?" Metti in circolo il tuo amore come quando ammetti "non lo so" come quando dici "perché no?"
C'era qualcosa di strano. Non nella canzone, no, ma in Kirie, in lei. Perché quella canzone le stava suscitando delle emozioni che non avrebbero dovuto appartenerle. Quando Hank attaccò il ritornello, un singhiozzo sfuggì sottile dalle labbra della Nonomiya. Si stava commuovendo? Anche, ma non solo. Quel sapore che aveva in bocca sapeva di rimpianto, di un dolore mai finito, di nostalgia. Come se quella canzone l'avesse già ascoltata senza però far suo il significato. Come se fosse rimasta sorda e avesse proseguito a non fare ciò che il Muscle stava cercando di insegnarle. In effetti era andata davvero così... Non aveva sprecato tutti quegli anni in questo modo? Che sciocca che era stata... Aveva la felicità a portata di mano e se l'era lasciata sfuggire, rimpiangendola poi per il resto dei suoi giorni.
Quante vite non capisci e quindi non sopporti perché ti sembra non capiscan te. Quanti generi di pesci e che correnti forti perché 'sto mare sia come vuoi te.
Metti in circolo il tuo amore come fai con una novità Metti in circolo il tuo amore come quando dici si vedrà come fai con una novità.
Quanto doveva aver sofferto per causa sua. Stava parlando di Hank? E a chi altri poteva riferirsi? La ragazza non aveva idea del perché, ma le sembrava di aver fatto un grosso torto al Muscle, di avergli spezzato il cuore, e per tale motivo stava provando -oltre a tutto il resto- anche dei sensi di colpa che però non erano razionalmente giustificabili. Kirie era sopraffatta dalle proprie emozioni, più altre che non potevano appartenerle del tutto. Cercava, provava, si sforzava di capire i messaggi nascosti dietro quelle metafore cantante con leggero slang dall'uomo, ma aveva il cuore oppresso da sentimenti e ricordi che non comprendeva né riusciva a gestire. Dei ricordi che in realtà non erano propriamente tali, ma più simili a sensazioni: la sensazione di aver sentito quella canzone in un altro luogo; la sensazione di aver provato tanto dolore, tanto desiderio; una sensazione fu persino più vivida rispetto alle altre, perché le ricordava che in quel luogo erano presenti dei ciliegi. Ma non poteva essere davvero la realtà. Quelle sensazioni erano troppo effimere per poter diventare veramente concrete.
E ti sei opposto all'onda ed è li che hai capito che più ti opponi e più ti tira giù. E ti senti ad una festa per cui non hai l'invito per cui gli inviti adesso falli tu.
Metti in circolo il tuo amore come quando dici "perché no?" Metti in circolo il tuo amore come quando ammetti "non lo so" come quando dici perché no.
Amore... sì, lo amava. La consapevolezza di amarlo portò le sue lacrime a sgorgare dagli occhi a mandorla della Nonomiya, che -per non disturbare l'esibizione- aveva posato una mano sulla bocca nel tentativo di bloccarne i singhiozzi. Nonostante le emozioni l'avessero confusa, la mente era riuscita ad elaborare il messaggio del Vigilante, almeno una buona parte. Hank la stava invitando a non aspettare, ad offrire ciò che aveva senza timore né paura di essere rifiutata. Aveva lasciato per troppo tempo che le idee della madre influenzassero negativamente la sua esistenza, comportandosi come se si fosse macchiata di colpi gravissime soltanto perché era fatta in quel modo. Aveva passato l'intera esistenza a sentirsi inferiore al prossimo e questo l'aveva penalizzata persino nelle storie recenti, come quella riferita a Nigel. Si era sentita una nullità in confronto ad Eufemia Longarno e questo, questo le aveva fatto perdere la sua occasione con il Sykes. Era giunto il momento di cambiare le cose e a farlo doveva essere proprio lei.
...
Finita la canzone, ora l'uomo la stava fissando. Kirie ricambiava il suo sguardo offuscato dalle lacrime, con la mano che ancora premeva delicatamente sulle labbra. Lo guardava e continuava ad avere il sentore di amarlo. Ma non avrebbe saputo spiegarlo, né avrebbe saputo parlargli o dirgli anche solo grazie. La Nonomiya si limitò ad annuire, un unico gesto per fargli capire di aver compreso il suo discorso. Poi fu costretta a scappare via, perché non voleva che il resto del locale la vedesse in quello stato. Voleva evitare anche il confronto con Hank, perché non aveva idea di cosa avrebbe potuto dirgli. Aveva perso momentaneamente la facoltà di parlare, sentendo solo attraverso le sue emozioni, delle emozioni che la confondevano sempre di più.
明日 [L'indomani...]
Ohayo Hank-sama. Potresti venire un istante nel mio studio, per favore?
La sua reazione dell'altra sera era rimasta inspiegata per il Muscle. Forse aveva fatto delle congetture o forse aveva smesso di arrovellarsi nel momento stesso in cui la giapponesina aveva varcato la soglia del locale e se ne era andata. Aveva una certa curiosità Kirie nel sapere che cosa fosse passato in testa all'uomo quando l'aveva vista comportarsi in quel modo, ma mise da parte tutto quanto quando lo vide e lo invitò ad andare nel suo ufficio. Non gli avrebbe fatto perdere troppo tempo, non era affatto sua abitudine. Una volta insieme, la MagiDottoressa si chiuse la porta alle spalle, posando la borsa sulla scrivania e fissando l'uomo dritto in faccia senza dire alcuna parola. Questo perché non aveva alcun bisogno di parlare. Avvicinandosi a lui, la ex Morimoto aprì le braccia e circondò il corpo di Hank con le proprie, stringendosi contro il suo petto con gli occhi chiusi ed il sorriso tremulo. Forse l'altro si aspettava un "Grazie" a voce alta, ma per una volta Kirie scelse di utilizzare i fatti invece delle parole per far comprendere all'altro quanto gli fosse grata. Una volta sciolto l'abbraccio, gli sorrise, facendo scivolare per qualche istante le proprie mani fra le sue. Poi, così com'era iniziato, quel contatto finì e la Nonomiya lasciò il Vice Sceriffo libero di proseguire la propria giornata. Augurandogli buon lavoro e promettendogli che quella Domenica il Riso col Manzo sarebbe stato particolarmente eccezionale.
終わり
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Kirie
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da PnG Staff » 21/02/2019, 14:05
16/03/2114 Quartiere Magico di Denver - Colorado Appartamento di Caroline Priscilla O'Neill Ore 07:34
Una mattinata come tante altre, una giornata di lavoro da portare avanti fino alla fine. La Magi Investigatrice si mise in piedi al solito orario, maledicendo quella sveglia che suonava sempre troppo presto per i suoi gusti. Erano indagini fastidiose, per non dire direttamente stupide, di quelle da poche centinaia di Falci, insomma una mezza miseria. Ma quando si iniziava in proprio era così, la concorrenza spietata non permetteva sicuramente un guadagno cospicuo immediato. Era ancora Ethan Travis Fox a portare il grosso del lavoro, che però fortunatamente veniva smistato e sistemato egregiamente dalla biondina. Quel giorno aveva appuntamento proprio con lui nel loro ufficio condiviso intorno alle 09:00.
... GROOOOWWWL ...
Lo stomaco di Ermes non ammetteva repliche, doveva essere riempito, un po' come quello della padrona per altro. Si mise a divorare la ciotola piena di fili elettrici malandati: Cappie aveva scoperto che andasse ghiotto pure di quelli. Era una spesa di buon mercato, bastava andare in qualche ditta di demolizione e chiederne in abbondanza: ne regalavano carriole. Nel frattempo, i "Saltellini" svolgevano il loro onesto lavoro, inzuppandosi da soli nel latte ed arrivando alle labbra della ragazza. Bruce MacGyver gliene aveva regalate ben due confezioni, senza che ella potesse opporsi in qualche modo. D'altronde era uno dei pochi metodi per far iniziare la giornata alla ragazza con la giusta carica.
PICK PICK PICK
La cornacchia postina con il quotidiano della zona, facente parte del circuito informativo dell'Osservatore Magico. Era sempre estremamente puntuale come volatile, evidentemente era stata addestrata piuttosto bene. Ethan aveva richiesto quella fornitura annuale di giornali per sé e per la socia perché per il loro lavoro era assolutamente vitale. Alle volte certe indagini venivano aiutate proprio grazie alle notizie e agli aggiornamenti su alcuni casi specifici. Non che ce ne fosse qualcuno in sospeso meritevole di uno sguardo sul giornale, ma una letta non faceva poi tanto male, giusto? Sopratutto perché uno degli articoli in prima pagina lasciava molto spazio all'interesse.
L'ENIGMISTA NON LASCIA NUOVAMENTE TRACCIA ED È UN NUOVO BAGNO DI SANGUE!
Ennesima vittima trovata senza vita nel proprio appartamento ma la Vigilanza brancola ancora nel buio.
Nella giornata di ieri, la Signora Eloise Nubby, di anni 39, è stata rinvenuta esanime dal marito dentro la loro casa, presa in affitto da circa quindici giorni. La donna, Auror di Alto Grado, giaceva di schiena sul tappeto del salotto, con la gola recisa e una macchia espansa di sangue sotto la nuca. Ancora una volta nessuna traccia in aiuto della Vigilanza, accorsa immediatamente sul posto ma con scarsi risultati in aiuto delle indagini. Si tratta della quinta vittima registrata nell'ultimo mese e mezzo e non a caso, anch'essa facente parte di un ente per l'ordine e la sicurezza pubblica. Il Serial Killer, per ora noto come L'Enigmista, è chiamato così per via della sua abitudine di lasciare indovinelli alle vittime prima di ucciderle. Il profilo dell'assassino non è ancora disponibile o noto e il motivo è che non è possibile ancora stabilirne le fattezze, né tanto meno il sesso. Ancora non si conosce il motivo per cui le vittime non hanno informato mai nessuno della minaccia o del pericolo. Si suppone quindi che il killer applichi una qualche particolare pressione psicologica che spinga i malcapitati a non fare parola con amici, parenti o forze dell'ordine. Ad ora la frequenza degli omicidi è rimasta invariata con un intervallo regolare che preoccupa enormemente l'intera popolazione. Il timore che si possano perdere altri difensori della legge magica è sempre più concreto.
Lo stesso Ethan Travis aveva ricevuto diversi incarichi di indagine in merito alla questione, ma nulla di realmente consistente. Solamente qualche accertamento, domande ed interrogatori da fare e portati a termine esclusivamente da lui. Cappie non ci era mai entrata in prima persona, troppo occupata a trovare il modo adatto per incrementare la sua credibilità e affidabilità professionale. Aveva intrapreso il discorso anche con Hank Muscle nei giorni precedenti, tanto per scambiare quattro chiacchiere. Pure lui era immerso nella ricerca del Serial Killer, per quanto in verità inca***to perché nella sua ottica l'intera Vigilanza non si stesse dando abbastanza da fare. Forse da un lato aveva ragione, dall'altro Cappie ben sapeva che se tutti avessero avuto la mentalità come il Kid, la giornata lavorativa media sarebbe stata di 15 ore.
Faceva veramente schifo quella giornata e probabilmente verso la metà era in arrivo pure uno tsunami di pioggia battente. Erano le 08:30 quando la ragazza decise di mettersi qualcosa di pesante addosso ed uscire dalla propria abitazione. Ombrello alla mano, borsa ed Ermes che in formato peluche corse dentro di essa. Tutto regolare, tutto quasi meccanico, peccato che in verità quella non sarebbe stata affatto una giornata analoga alle precedenti. Non facendoci momentaneamente caso, la O'Neill si volse di spalle, chiudendo a chiave. Ma quando si girò ancora, poté notare attaccato al muro di fronte un foglio non tanto grande, formato A4, con su una scritta fatta da lettere tagliuzzate.
"Guizza al pari di fiamma, e non è fiamma! E' talvolta delirio! E' tutta febbre! Febbre d'impeto e ardore! L'inerzia lo tramuta in un languore! Se ti perdi o trapassi si raffredda! Se sogni la conquista avvampa! Avvampa! Ha una voce che trepido tu ascolti, e del tramonto vivo il bagliore!"
Un indovinello... O forse sarebbe stato meglio dire... Un Enigma. Davanti la sua abitazione, indirizzato sicuramente a lei. Memore delle trappole precedenti, di certo la ragazza avrebbe fatto una magia sul foglio per capire se fosse incantato in qualche modo. Nulla, il foglio era scevro da ogni possibile fattura pericolosa. Poteva quindi staccarlo dal muro ed osservarlo meglio e così scoprire dietro di esso un segreto inquietante. Il retro dell'enigma era una fotografia in grande che ritraeva sua madre.
Quel fulmine squarciò il cielo di improvviso, manco fosse stato fatto apposta. In base alle informazioni ricevute e lette, dopo l'indovinello trascorrevano all'incirca tre giorni. Significava che Cappie avesse circa 72 ore per riuscire a trovare una soluzione e capire chi ci fosse dietro tutto ciò. Ma poteva azzardarsi a chiedere aiuto a qualcuno? Quella fotografia parlava molto chiaro, l'Enigmista sapeva chi fosse sua madre e forse era pronto a farle del male. Ecco perché anche le altre vittime alla fine erano rimaste zitte.
La città era in movimento già da un bel po'. La bionda, uscendo dal palazzo, non poté di certo sperare in un indizio o un aiuto visivo. Troppo trambusto, troppo caos e probabilmente il panico in lenta crescita, mitigato solo in parte dalla lucidità del Fulmine. Ad un tratto però, come se quel foglio non fosse stato abbastanza, effettivamente gli occhi della ragazza si posarono su una figura in particolare. Ma forse l'immaginazione giocava brutti scherzi, perché era impossibile che proprio in concomitanza con l'accaduto, lei vedesse quella specifica persona. Un incrocio di sguardi della durata di appena tre secondi...
... Prima che un'altra ondata di persone fungessero da ostacolo e al termine del loro passaggio, quel ragazzo ben conosciuto era sparito nel nulla.
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da Caroline Priscilla » 27/02/2019, 21:53
[Martedì 16 Marzo 2114 - Appartamento di Cappie O'Neill, Denver (Colorado) - 7:34]
Voglio dormire... Ancora...
Purtroppo non poteva. Quella mattina Cappie aveva un importante incontro di lavoro con Ethan e dato che si trovavano ancora in mezzo alla settimana, poteva scordarsi di spegnere la sveglia e rimettersi a dormire all'istante. Sembrava essere quella una giornata come tante altre, forse semplicemente più uggiosa. Dalla finestra semi chiusa, entrava poca luce e di colore grigio pallido, segno che il cielo fosse ricoperto di nuvoloni carichi di pioggia. Cappie sprimacciò il secondo cuscino che usava per dormire, girandosi dall'altra parte mentre tentava vanamente di dimenticarsi i suoi doveri. Purtroppo per lei, nonostante la stanchezza, il Fulmine l'aiutava a mantenersi sveglia e se questo non fosse bastato ci pensò Ermes a ricordarle che aveva delle responsabilità anche nei suoi confronti.
Bzzz... Bzzz.... Bzzzz...
Con tenere musate che regalavano leggeri scosse alla Ignis, l'animale tutto strano della O'Neill cercava di spingere la sua padrocina a mettersi in piedi per un affare importantissimo ed urgente che doveva svolgere. La bionda aprì gli occhi, giusto il tempo di vedere la coda di Ermes muoversi in quella che doveva essere una sorta di scodinzolio felice, prima che il suo viso venisse riempito di bava di strano animale pecora da tutte le parti.
Okay, okay, va bene! Ho capito, basta, basta... BA-STA! Mi alzo e ti dò da mangiare, d'accordo? Prima però fammi andare a fare pipì...
Aveva la vescica piena, normale dopo un'intera notte di sonno. Ormai quasi del tutto sveglia, la ragazza aprì il rubinetto dell'acqua calda dentro il box doccia, allontanandosi il tempo di mettere nella ciotola del suo animaletto una bella dose abbondante di fili elettrici andati a male. Proprio una bella scoperta quella, perché le consentiva di nutrire Ermes senza dilapidare il suo stipendio in pile! Una volta sistemato lui, la Fulmen si ficcò in direttissima sotto il getto di acqua bollente, dando il via a quella che sarebbe stata -nella sua ottica- una giornata come tante altre. In verità, nonostante dall'esterno non sembrasse nulla, dentro di sé Cappie ne aveva di pensieri. Quelli quotidiani che riguardavano il lavoro, le sue amicizie, i suoi contatti con Shuyun nonché quelli con Marshall e Ryan a proposito delle indagini in corso sulla morte di suo padre; poi c'erano quelli negativi riferiti alla sua migliore amica -o presunta tale- svanita nel nulla in chissà quale continente, senza nemmeno averle lasciato un biglietto d'addio o averle fatto visita. Anzi no, il biglietto glielo aveva lasciato, dicendole che partiva perché aveva bisogno di stare da sola per cercare la propria strada -il che spingeva l'irlandese a farsi domande sul suo rapporto con Zack- senza però lasciarle alcun recapito. Un comportamento quello che aveva sempre dato al cazzo alla Ignis e che ora più che mai la rendeva poco incline al perdono nei confronti della ex-Dragargenteo. Poi c'erano i pensieri su Jorge, pensieri che attanagliavano il suo stomaco, che le lasciavano la gola secca e la bocca arida. Pensieri che facevano venire a galla i sensi di colpa e la sensazione di ritrovarsi all'interno di un labirinto già visitato, dal quale non riusciva ad uscire. Il Detective che si occupava di quel caso non aveva ancora avuto notizie sulla fuga del portoghese. Era introvabile, a quanto pare, forse se fosse stato intelligente avrebbe cambiato i propri connotati per non farsi riconoscere. Non lo sapeva la O'Neill e nonostante avesse deciso di non fuggire mai più dalle proprie responsabilità, non sapeva nemmeno da dove iniziare le ricerche dell'ex-migliore amico. Per questo, al momento, viveva una fase di stallo, in attesa che qualcosa si sbloccasse.
GROOOOOOOWL
Come ogni mattina, le si apriva una voragine al posto del buco nello stomaco. Uscita dalla doccia, asciugata e vestita, Cappie andò in cucina per prepararsi quella che doveva essere una super ricca colazione ipercalorica e proteica. Mescolava un po' di dolce un po' di salato, per quanto preferisse sempre gli zuccheri, andando avanti a fette di pane tostato, uova in camicia, succo d'anans, caffé americano espresso, un'intera banana a pezzetti con mirtilli e, già che c'era, una confezione di Saltellini al cioccolato, i suoi preferiti. Bruce gliene aveva regalati due pacchi, riuscendo ad azzeccare -chissà come- i gusti dell'irlandese. Le venne un sospiro al pensiero di quanto stesse facendo il ragazzo per lei, consapevole -anche fin troppo- che di mezzo ci fossero i sentimenti da lui provati. Incredibile quanto fosse migliorata nel comprendere al volo le persone che la circondavano, ma non sapeva adesso dirsi quanto questo fosse un bene, specie quando si ritrovava in mezzo a situazioni che non sapeva proprio come gestire. Col passare dei giorni, stando a contatto con il MacGyver, aveva capito che lui era completamente pazzo di lei. Non era sicura se questo dipendesse dal sesso che c'era stato fra di loro oppure se egli covasse in segreto un sentimento latente nei suoi confronti, ma in entrambi i casi, per la prima volta, l'irlandese non sapeva proprio come comportarsi.
Ho paura di ferirlo...
Perché lei non provava per lui lo stesso trasporto, anzi stava cercando a fatica di superare quelle barriere che le impedivano di vederlo addirittura come un carissimo amico. Non era colpa del ragazzo, ma così facendo Cappie rischiava di rimandare un qualcosa che sarebbe giunto prima o poi, soltanto per timore di dare una delusione al prossimo. Forse sarebbe stato più semplice se Bruce non si fosse dimostrato così tanto preso da lei o se lei non avesse intuito tanto bene come stessero le cose. Ma non c'era rimedio alcuno, nemmeno continuare a pensarci era un rimedio, perché di base la O'Neill avrebbe dovuto mettere in chiaro con lui ogni cosa, anche a costo di spezzargli il cuore.
Eppure quando accadde con Gary non mi feci tutti questi problemi...
Gary era una persona diversa, anche la situazione era diversa, forse a lui ci teneva in maniera diversa rispetto che al MacGyver. Non sapeva proprio cosa pensare l'irlandese e per fortuna i suoi pensieri vennero completamente distolti da quel pastrocchio grazie all'arrivo della cornacchia postina, che le consegnò il suo quotidiano giornaliero. Le diede i soldi, poi un biscottino, cercando di non farsi vedere dal suo Gilbert, sempre e comunque piuttosto burbero con gli altri volatili. Una volta andata via e con in bocca una fetta di pane tostato, la O'Neill aprì il giornale, andando a leggere immediatamente le notizie riguardanti la cronaca nera.
L'ENIGMISTA NON LASCIA NUOVAMENTE TRACCIA ED È UN NUOVO BAGNO DI SANGUE!
Ennesima vittima trovata senza vita nel proprio appartamento ma la Vigilanza brancola ancora nel buio.
Se Hank fosse stato lì avrebbe sbattuto il pugno sul tavolo, lamentandosi della pigrizia dei Vigilanti assegnati a quel caso. Non se lo stava semplicemente immaginando lei, era successo per davvero che il Muscle si fosse espresso in quel modo durante una delle tante serate al Real Steel in compagnia dei suoi amici e colleghi. Cappie aveva ascoltato la conversazione, trovando forse un po' estremista il pensiero del Vice Sceriffo, che era un soggetto più unico che raro. Lui probabilmente sarebbe stato in piedi notte e giorno pur di scoprire chi fosse il colpevole, ma lo stesso avrebbe fatto Cappie se il caso fosse stato assegnato a lei. Anche se l'unica differenza fra i due era che a spingere l'uomo ci fosse il suo stacanovismo, mentre a spingere la Ignis c'era la pura e semplice ossessione per la verità. Proseguì la lettura del quotidiano, immergendosi nelle notizie minori, poi chiuse il tutto, sistemò i piatti sporchi nel lavello eseguendo un perfetto mezzo giro di bacchetta e terminò di prepararsi per uscire. Fuori il tempo minacciava di scaricare un violento acquazzone, per tale motivo Cappie scelse un abbigliamento comodo ma che la tenesse al caldo, come un paio di pantaloni di jeans neri, stivaletti con le borchie impermeabili all'acqua e un maglioncino con scollatura tonda di color verde oliva. I capelli vennero tenuti fermi da un lato grazie all'uso di una forcina, poi sciarpa, cappotto e infine la borsa a tracolla, dove inserì i suoi oggetti di prima necessità - bacchetta, portafoglio, carte di identità vere/false, fazzoletti, MagiFonino, smartphone babbano, una confezione di Cioccorane qualora avesse avuto un "calo di zuccheri"- più il quotidiano e l'ombrello. Controllò allo specchio che avesse tutto: al collo l'amuleto MagiFortunato -visto che di sfiga ne aveva sempre avuta troppa- alle dita delle mani l'Elogio del Mana e l'anello di evocazione della propria arma. Sembrava che non mancasse proprio proprio niente... A parte forse una cosa importante.
Dai bello... Salta dentro!
Disse, rivolgendo un sorriso verso Ermes e poi aprendogli la borsa, così che l'animale potesse entrarci dentro trasformandosi in un morbido peluche rosa. A quel punto, alle otto e mezza, Cappie era finalmente pronta per uscire e raggiungere il luogo dell'appuntamento con Ethan. Prese le chiavi di casa, aprì la porta e se la chiuse alle spalle, girandosi per far scattare il meccanismo di serratura magica. Quando si voltò nuovamente per andare via, però, il suo sguardo venne catturato da uno strano foglio attaccato sulla parete di fronte a lei, con sopra scritto un indovinello a lettere tagliuzzate.
Ma quello... Che diavolo è?
Allungò la mano per prendere il foglio, salvo poi ritrarla di scatto prima che potesse toccarlo. L'ultima volta che aveva combinato una cazzata simile si era ritrovata rapita dentro il covo di Dave e aveva quasi rischiato di rimanerci, se non fosse stato per Hank e Dre. Lesta, Cappie tirò fuori la bacchetta, castando un incantesimo per rivelare eventuali magie o incanti trappola sul foglio. Nulla di tutto ciò, motivo per cui la Ignis poté prendere con mano quello strano coso, leggendo finalmente con maggior concentrazione l'enigma su di esso.
"Guizza al pari di fiamma, e non è fiamma! E' talvolta delirio! E' tutta febbre! Febbre d'impeto e ardore! L'inerzia lo tramuta in un languore! Se ti perdi o trapassi si raffredda! Se sogni la conquista avvampa! Avvampa! Ha una voce che trepido tu ascolti, e del tramonto vivo il bagliore!"
Sembrava uno scherzo di dubbio gusto, è vero. Ma quando la O'Neill rigirò il foglio, scoprendone l'altra facciata, per poco non sentì il sangue ribollirle nel cervello al pensiero di cosa fosse in realtà ciò che stesse stringendo fra le mani.
No... Non può... Essere...
Un Fulmine squarciò il cielo, mentre Cappie sentiva dentro di sé il peso di ciò che le stava accadendo. Aveva letto così tanto spesso di lui sui giornali da saper ormai comprendere al volo chi le avesse mandato quella "sorpresa". L'Enigmista aveva scelto finalmente la sua prossima vittima e quella vittima non era altro che lei. Il modus operandi poi non lasciava alcun dubbio: un indovinello, poi la foto di colui o colei che avrebbero fatto le spese di una denuncia alla Vigilanza Magica. Cappie era stata presa nel mirino e sua madre avrebbe rischiato la vita se lei non avesse mantenuto il segreto con chiunque.
Gggh... AAAAAAAAAAAAAAAH!
Diede un pugno sul muro colpendolo col lato della mano, sentendo un dolore fortissimo ma che la aiutò a recuperare un minimo di lucidità. Non era solo spavento quello che stava provando, ma rabbia. Tanta rabbia, come ogni volta che qualcosa nella sua vita andava storto, ogni qual volta pensava di aver raggiunto un minimo di normalità che poi, prontamente, le veniva strappata via. Quella rabbia però era anche la chiave che le serviva per non lasciarsi buttare giù. Grazie a ciò che aveva vissuto in passato - l'Ottavo Piano, il Viaggio nel Tempo- non aveva alcuna intenzione di lasciare che un pazzo omicida si prendesse gioco di lei, minacciando persino le persone a lei care. Furente, con la carta ancora in mano, Cappie si avviò verso l'uscita dell'edificio, dove il cellulare babbano non funzionava. Compose in fretta e furia il numero della madre, sentendo il cuore battere all'impazzata ogni qual volta il telefono squillava a vuoto. Poi, quando la voce di Marion si fece sentire dall'altra parte del telefono, Cappie tirò un sospiro di sollievo talmente forte da essere percepito persino dalla signora O'Neill.
Cappie? Cappie, va tutto bene?
Sì mamma... Scusa, mi è partita la chiamata per sbaglio. Dove sei?
A casa di Eagon, perché?
Niente, solo per sapere. Starai con lui questi giorni?
Sì, volevamo passare un po' di tempo insieme. Pensa che abbiamo deciso di cenare a quel ristorante...
M-mamma scusami, ti devo lasciare! Ci sentiamo dopo!
Mise giù di colpo, avventurandosi in mezzo alla folla, dove il suo sguardo aveva visto apparire e scomparire quel viso. Era davvero lui? In carne ed ossa? Oppure l'agitazione del momento aveva reso Cappie scema e pronta ad avere allucinazioni? Sembrava impossibile credere che Jorge si fosse rifatto vivo con il suo vero aspetto proprio di fronte a lei e poiché sentiva che l'ipotesi più plausibile fosse quella di aver preso un brutto abbaglio, la O'Neill decise di lasciar perdere tutto e concentrarsi su qualcosa di realmente concreto. Aveva il cuore che batteva a mille, ma non poteva proprio lasciarsi prendere dal panico. Una volta appurato che sua madre stesse bene, Cappie corse di nuovo all'interno dell'edificio, riaprendo la porta di casa per poi richiudersela alle proprie spalle. Un semplice e breve messaggio con il MagiFax a Ethan, chiedendogli scusa perché l'appuntamento sarebbe saltato visti i suoi improvvisi attacchi di dissenteria. Sospettava -gli mentì- di aver preso un brutto virus e che era meglio se lui non passasse per evitare che venisse contagiato. Non attese nemmeno che ci fosse risposta da parte del Fox, togliendosi la borsa e sistemandola sul divano, mentre ella si sedeva accanto, spiegando per bene il foglio e rileggendo riga su riga di quell'indovinello.
"Guizza al pari di fiamma, e non è fiamma! E' talvolta delirio! E' tutta febbre! Febbre d'impeto e ardore! L'inerzia lo tramuta in un languore! Se ti perdi o trapassi si raffredda! Se sogni la conquista avvampa! Avvampa! Ha una voce che trepido tu ascolti, e del tramonto vivo il bagliore!"
Nel mentre la sua padroncina era occupata a ragionare e riflettere, Ermes cercò di uscire fuori dalla borsa, sentendosi costretto senza un vero motivo. Il quotidiano era ancora arrotolato al suo interno, insieme al resto dei suoi oggetti, mentre il povero animaletto cercava in tutti i modi di richiamare la sua padrona. Sembrava però che Cappie non vedesse e sentisse nulla, motivo per cui alla fine Ermes decise di fare tutto quanto da solo. Spingendo in avanti e indietro, la pecorella della Ignis alla fine riuscì a rovesciare la borsa per terra, facendo sì che tutto il suo contenuto -compreso lui- venisse sparpagliato sul pavimento.
PORCA TRAMA! ERMES... MA CHE CA-...
Si era presa un bello spavento, ma il guaio combinato da Ermes era stato tempestivo per la soluzione dell'enigma. Perché facendo cascare il contenuto della borsa, fece cascare anche il giornale, nel quale la notiziona da prima pagina era riportata a caratteri davvero cubitali.
L'ENIGMISTA NON LASCIA NUOVAMENTE TRACCIA ED È UN NUOVO BAGNO DI SANGUE!
Sangue... La risposta è il Sangue!
Pronunciò a voce alta la soluzione, ma poteva anche essere che questo non servisse a sbloccare l'indovinello. Qualora la Ignis non avesse notato dunque nessun cambiamento, avrebbe preso dal un cassetto della cucina una scatola contente vari tipi di aghi. Ne sfilò uno ritornando seduta sul divano con davanti quel foglio maledetto. Poi, coraggiosamente, si punse un dito, facendo cascare qualche goccia del proprio prezioso sangue sulla carta.
Non sarò io a soccombere, bastardo...
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Caroline Priscilla
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