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Incidenti da manufatti, esplosioni di calderoni, ritorno di fiamma di bacchette, scontri tra scope, eccetera
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da Zoé » 28/05/2015, 14:41
∂ Saletta del Personale • Pianterreno del San Mungo • Mercoledì 14 Aprile • ore 07.57 ∂
Aveva finito tardissimo la sera prima, all'Under, ben più del solito. Due colleghi si erano dati malati, Margaret non era disponibile... Così lei, da sola, aveva dovuto lavorare per tre. Aveva finito alle 4 del mattino. Era arrivata a casa, barcollano fino al letto. Meno male che quella sera Xander aveva avuto da fare, altrimenti si sarebbe annoiato a morte. Due ore di sonno, e alle 6 di nuovo in piedi. Si era lavata, aveva mandato giù qualcosa per colazione, si era vestita. Ed era corsa al San Mungo, per il suo turno mattutino. Aveva quasi una mezza idea di darsi malata, per quella sera, con Liv. Ma lasciare l'Under senza bartender era impensabile. A meno che Margaret non l'avesse sostituita. Si ripromise di mandare un gufo alla boss in pausa pranzo. E tenere le dita incrociate affinché, quella sera, potesse riposarsi a dovere. Dopo aver salutato i colleghi, si era fermata a compilare un paio di moduli lasciati lì dalla sera prima, ed aveva infine raggiunto la sala del personale per cambiarsi. Si era tolta il giubbotto, e stava giusto per infilarsi il camice quando un infermiere entrò di corsa con aria trafelata.
Medimaga Bourgeois!
Si volse verso di lui, fissandolo con aria piuttosto interdetta.
Che succede? Un'emergenza?
Beh, ecco... una specie! Vede, di là c'è una ragazza...
Sta male?
No no, almeno, credo stia bene!
Mi stai prendendo in giro, Will? Perché ti assicuro che non sono proprio dell'umore...
No, mi scusi, uff, sono un po' sfasato stamattina!
'Dillo a me...' -pensò Zoé, esortandolo a parlare con un cenno del capo.
Dicevo, questa ragazza dovrebbe iniziare il tirocinio proprio stamattina, per questo è qui!
E lo stai dicendo a me perché...
... perché il Medimago Cutter non c'è oggi, e doveva essere lui il suo referente!
Inarcò un sopracciglio a quelle parole, fissandolo con aria piuttosto interdetta.
Il Medimago Cutter è assente?
Sì.
E sapeva di dover incontrare oggi la sua tirocinante?
Sì.
Non ha lasciato detto nulla a nessuno a riguardo?
No.
Ed immagino che non abbia avvisato la sua tirocinante.
No...
... che figlio di puttana. -sbottò la francese, fregandosene dello sguardo scandalizzato dell'infermiere- Va bene, ci penso io... Dammi cinque minuti, mi cambio e la raggiungo. Come si chiama?
La ragazza?
.......
Elisabeth, Medimaga Bourgeois, Elisabeth Walker.
Gli fece cenno di uscire, e rimasta sola imprecò sottovoce nella sua lingua madre. Chi era l'imbecille che aveva pensato bene di affidare una tirocinante a Thomas Cutter, sapendo che il Medimago in questione aveva la tendenza a presentarsi in Ospedale un giorno sì e tre no? Non lo licenziavano -secondo Zoé- solo per le generose donazioni fatte al San Mungo dalla famiglia. Fatto stava che quella povera ragazza si era ritrovata senza un referente. O meglio, sarebbe accaduto se la Bourgeois non avesse deciso di occuparsene. D'altronde che poteva fare, rimandarla a casa come nulla fosse? I tempi di attesa per iniziare un tirocinio erano lunghissimi, lei lo sapeva, e non era certo colpa di questa Elisabeth se Cutter era uno stronzo. Scuotendo il capo, indossò il camice col badge attaccato alla tasca superiore di esso, e legò i capelli in una coda alta affinché non le dessero fastidio. Una sciacquata veloce al viso nel tentativo -inutile- di cancellare da esso la stanchezza, e fu pronta. Si sentiva un po' nervosa, non aveva mai fatto da referente a nessuno, ma c'era sempre una prima volta. La sua sarebbe cominciata con solo due ore di sonno alle spalle: se il buongiorno si vedeva dal mattino... Uscì dalla sala del personale, camminando a passo svelto verso la hall dove una ragazza -giovane, bionda e piuttosto carina- la stava aspettando.
Elisabeth Walker? Sono Zoé Bourgeois, e sarò il tuo referente per il tirocinio. Il Medimago Cutter, purtroppo, è indisposto.
O da qualche parte a cazzeggiare, ma per sua fortuna la francese non era tipo da sputtanare i colleghi pubblicamente... non troppo, almeno. Le allungò la mano, per farsela stringere, poi prese il fascicolo relativo alla persona che aveva di fronte.
Sei uscita con voti davvero buoni da Hogwarts. Mh, Master in Pozioni ed Erbologia... leggo che hai anche una preferenza per il settore "avvelenamento da piante e pozioni", in effetti è uno dei reparti più pieni...
Giusto perché la gente pensava di poter giocare al babbano "piccolo chimico" senza alcuna conseguenza.
Puoi chiamarmi come preferisci, non serve che ti rivolgi a me sempre e solo con "Medimaga Bourgeois", ma quando incontrerai i miei colleghi ti suggerisco di tenere un profilo basso. Alcuni di loro sono molto categorici sul grado di formalità da mantenere in questo Ospedale, altri semplicemente amano il senso di superiorità che da' la loro posizione... -senza fare nomi, ovviamente, tanto li avrebbe conosciuti da sola.
Non sono pratica di tirocinanti e referenti, quindi se hai delle domande non esitare a farmele, d'accordo? Per oggi direi che potremmo cominciare con un giro dell'Ospedale e qualche informazione base, giusto per cominciare a darti un'idea di come orientarti in questo labirinto. -all'apparenza calmo ed ordinato, in realtà spesso un regno del caos.
Se vuoi seguirmi, possiamo iniziare il giro!
Sperando di non farla scappare a gambe levate per la sua inesperienza.
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Zoé
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da Elisabeth » 03/06/2015, 23:35
[Hogsmeade ->Londra centro città – Mercoledì 14 Aprile – ore 7.00]
Concluso il ciclo di studi a Hogwart Elisabeth si era buttata a capofitto nella realizzazione di quel sogno che coltivava fin da piccolissima. Sogno che lentamente un passo alla volta sembrava ogni giorni più vicino. Decidere di vivere da sola a Hogsmeade non era stato semplice, ma avere una tana tutta per lei non le dispiaceva affatto, anzi con il trascorrere delle settimane non le dispiacevano i rari giorni di solitudine. Impiegati soprattutto nello studio. Studio che la impegnava sette giorni su sette. Ma quando una cosa piace, i giorni utilizzati per conseguire un sogno non avevano importante, e per Elisabeth quei giorni valevano molto più di un sfavillante gioiello. Ormai per la giovane strega era diventata una routine prendere il treno che da Hogsmeade la conduceva e Londra, e quelle ore di viaggio, venivano solitamente impiegate con lo studio o nella lettura di qualche rivista di Medimagia. Anche quella mattina Elisabeth era giunta a Londra con un’ora di anticipo. La ragazza odiava i ritardatari, tanto quanto odiava coloro che dimenticano un appuntamento e lei quella mattina aveva il più importante appuntamento di tutta la sua vita. L’unica cosa di cui doveva preoccuparsi al momento, era arrivare in orario al San Mungo e presentarsi al suo referente un certo Cutter, Medimago Cutter. Elisabeth mal fidente come sempre aveva preso informazioni sull’uomo e questo Cutter non ne usciva messo tanto bene, anzi a dirla tutte si poteva dire tranquillamente che ne era uscito con le ossa rotte. Eppure doveva pur avere qualche merito se gli venivano affidati dei Tirocinanti. In quel momento ripensando alle informazioni in suo possesso si chiedeva se era stata fortunata ad avere quell’uomo come referente, o se invece, il periodo che stava per iniziare si sarebbe rivelato il peggior periodo di tutta la sua vita. Dopo aver guardato per la centesima volta l’orologio che portava al polso, decise che era ancora troppo presto per presentarsi al San Mungo, ma soprattutto dubitava che il suo referente fosse di turno, anzi a dirla tutta dubitava persino che ci sarebbe stato. Elisabeth era cresciuta. Era diventata grande. Ma ancora adesso non riusciva a fidarsi degli sconosciuti e questo poteva essere un vantaggio, ma anche uno dei peggiori svantaggi, visto che in quel momento il suo sogno dipendeva proprio da un gruppo di estranei. La strega aveva un’ora intera per decidere come comportarsi ed un organizzare le idee era poco tempo, ma era un qualcosa che andava fatta. Dal giorno in cui aveva conseguito i miei M.A.G.O. non si era fermata un solo momento. Aveva un sogno da realizzare ed era sua intenzione fare l’impossibile per vederlo realizzato. Così si era buttata a capofitto nello studio, riuscendo ad ottenere due Master ed ora eccola pronta per il passo successivo, il Tirocinio. Mentre era assorta nei suoi pensieri non molto lontano vide una bambina con i codini biondo platino – Cappie – sussurrò fissando la bambina. Era incredibile quando quel cucciolo babbano somigliasse alla sua amica. Amica, ahimè, che stava lentamente perdendo. Chissà se diventare grandi significava per forza perdere gli amici di infanzia? Con Cappie stava succedendo proprio questo. Le due ragazze non eravamo mai state grandi amiche, anche perché la O’Neil era sempre stata molto legata a Jorge e non era un mistero che lei e quel portoghese si detestassero. Forse era stata proprio questa loro unione ad aver impedito che la lostra amicizia si sviluppasse e crescesse come meritava ed ora era tardi per correre ai ripari. Eppure Elisabeth era certa che prima o poi, la sua strada e quella di Cappie si sarebbero nuovamente incrociate. Fortunatamente era rimasta in ottimi rapporti con Brianna e con Miyabi. Saltuariamente incontrava quest’ultima a Londra e non poteva essere più felice di trascorrere un po’ di tempo con la mia amica. Lei era stata la prima amica che era riuscita a farsi i primi giorni di scuola, e la giapponesina sarebbe rimasta per sempre, la sua amica speciale. Miyabi l’aveva accettata per quella che era, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti, e non per quella che tutti si aspettavano che fosse e questo per la piccola Walker aveva e significa ancora adesso moltissimo. Ma nonostante il poco tempo libero le era comunque rimasta l’amicizia della sua fantastica combriccola con la quale era ancora in ottimi rapporti. Almeno con loro i rapporti non erano cambiati. Patricia, Britney, Misha e Samuel restavo pur sempre una parte importante della sua vita. Erano cresciuti insieme a più che amici erano quasi come fratelli. Fratelli ai quali, a modo suo voleva un mondo di bene. L’ultima amica a cui pensò fu Aryanne. La sua fantastica amica di piuma. Era bello sapere di poterle raccontare i piccoli problemi di ogni giorno e le sue altrettante piccole conquiste, e soprattutto le piacevano i suoi consigli, per lei utilissimi. Anche perché, certe cose non poteva mica raccontarne con il papà. Era molto meglio rivolgersi ad un’amica ed Ary era tutto questo.
[Londra centro città -> San Mungo – ore 7.30]
Era giunto il momento di affrontare il Medimago Cutter. Elisabeth doveva solamente presentarsi al suo referente ed iniziare un passo alla volta quella nuova avventura. Raggiungere il vecchio magazzino abbandonato di Purge & Dowse Ltd si rivelò più difficile di quanto immaginasse. Ad ogni passo che faceva, il cuore aveva preso a batterle sempre più forte, tanto da riuscire a sentire il sangue che scorreva veloce nelle vene e nelle arterie. Persino il suo stesso respiro si era tramutato in un grido assordante. Tutto questo era male, era molto male. Doveva assolutamente calmarmi, altrimenti sarebbe stato tutto più difficile e lei non voleva complicarsi la vita senza motivo. Sarebbe bastato quel tirocinio a complicargliela. Per prima cosa rallentò il passo, fino a fermarsi del tutto. Provò a fare dei lunghissimi respiri, cercando di rallentare il battito impazzito del suo cuore, uno … due … tre … quattro … dieci … venti e contemporaneamente fissava l’esterno dell’edificio. Era squallido e pensare che nascosto dietro a quei mattoni rossi, c’era il più importante ospedale di tutto il mondo magico. Elisabeth era ben decisa a superare quel momento e proprio il suo desiderio di presentarsi in orario al suo primo giorno di tirocinio le diedero la spinta per attraversare la strada. Prima di attraversare la vetrata che l’avrebbe condotta all’interno del San Mungo doveva accertarsi che nessuno la stesse guardando o seguendo. Non era così agitata nemmeno il giorno in cui era partita per la prima volta per Hogwarts, ma quella non era Hogwarts, era il suo sogno ad essere in gioco e lei voleva giocarsi al meglio tutte le carte che la Trama le stava servendo. Dopo un altro lunghissimo respiro, la strega si guardò intorno e visto che non c’era nessuno nei paraggi si decise ad attraversare quella piccola linea di confine. Operazione che non le portò via più di una manciata di minuti. Fortunatamente era ancora in anticipo. Dieci minuti non erano molti, questo lo sapeva, ma ciò che maggiormente le importava era avere un po’ di tempo per calmarsi. Buongiorno Signorina, mi chiamo Elisabeth Alexandra Walker e sono qui per iniziare il mio Tirocinio. Mi è stato detto di chiedere del Medimago Cutter. Nonostante fosse ancora agitata, era riuscita in qualche modo a presentarsi e spiegare perché si trovassi li. Buongiorno Signorina Walker, la stavamo aspettando. Aspetti qui vado a chiamare il suo referente. Elisabeth vide l’infermiere sparire per tornare alcuni minuti dopo, spiegandole che presto il suo referente sarebbe arrivato di fatti alcuni minuti dopo una giovane donna fece la sua comparsa.. Di sicuro non era lei il Medimago Cutter. Bella organizzazione. Pensò, sforzandosi di apparire tranquilla e per nulla turbata [T/A=14] dallo strano comportamento dell’infermiere e soprattutto dall’arrivo di una donna, piuttosto che di un uomo. Elisabeth Walker? Sono Zoé Bourgeois, e sarò il tuo referente per il tirocinio. Il Medimago Cutter, purtroppo, è indisposto. Piacere di conoscerla Medimaga Bourgeois. Salutò educatamente Elisabeth stringendo la mano che la donna le porgeva. Il fatto che il suo accento d’oltre Manica si sentisse o meno non le importava. Non le era mai importato ed ora era l’unica cosa che sembrava aiutarla a restare tranquilla. Sei uscita con voti davvero buoni da Hogwarts. Mh, Master in Pozioni ed Erbologia… leggo che hai anche una preferenza per il settore “avvelenamento da piante e pozioni”, in effetti è uno dei reparti più pieni … Immagino. Mio padre ha comunicato proprio con questa specializzazione … mi scusi. Elisabeth si era fermata appena in tempo. Cosa poteva importare alla Medimaga Zoé sapere che il padre della Walker era un Medimago, ma soprattutto perché rivelare che era il Direttore Sanitario dell’ospedale per maghi di Parigi. Quella era un informazione che poteva sfruttare a suo vantaggio a tempo debito, perché bruciarla prima del necessario. Puoi chiamarmi come preferisci, non serve che ti rivolti a me sempre e solo con “Medimaga Bourgeois”, ma quando incontrerai i miei colleghi ti suggerisco di tenere un profilo basso. Alcuni di loro sono molto categorici sul grado di formalità da mantenere in questo Ospedale, altri semplicemente amano il senso di superiorità che da la loro posizione. Sono già stata informata, ma la ringrazio moltissimo per il consiglio. Medimaga Zoé. Posso chiamarla così quando siamo sole? Domandò la ragazza accennando un piccolissimo sorriso. Elisabeth aveva preferito chiedere in che modo doveva rivolgermi alla sua referente, meglio partire con il piede giusto piuttosto che correre il tiro in corsa. Non sono pratica di tirocinanti e referenti, quindi se hai delle domande non esitare a farmele, d'accordo? Si Medimaga Bourgeois. Per oggi direi che potremmo cominciare con un giro dell'Ospedale e qualche informazione base, giusto per cominciare a darti un'idea di come orientarti in questo labirinto. Se vuoi seguirmi, possiamo iniziare il giro! In quel momento seguendo Zoé, e dando così inizio ad giro dell'Ospedale, era iniziato il suo Tirocinio. Doveva fare attenzione a ciò che vedeva e prendere mentalmente più appunti possibili. Non solo dei vari reparti, ma soprattutto dei Medimaghi incontrati durante il giro dell’Ospedale e soprattutto degli infermieri. Con i quali sicuramente sarebbe stata molto più a contato che non con i pezzi grossi dell’ospedale, ad eccezione della sua referente.
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da Zoé » 04/06/2015, 15:16
La giornata non era certo iniziata nel migliore dei modi. Stanchezza a parte, le era capitata una tirocinante tra capo e collo. Non che fosse colpa della ragazza in questione se le avevano affibbiato il peggior referente del San Mungo. E infatti non era con lei che ce l'aveva. Tuttavia, sapendo quanto fossero lunghi i tempi di attesa, Zoé aveva sentito di non avere altra scelta. Ed ora eccola lì, a stringere la mano ad una ragazza che chiaramente -I/P 26- si aspettava qualcosa di ben diverso. E come biasimarla?
Piacere di conoscerla Medimaga Bourgeois.
Aveva un leggero accento francese. La cosa la fece sorridere, visto che era simile al suo. Dato il cognome, la donna ipotizzò che fosse la madre la "straniera" tra i genitori della Walker. Non che a lei cambiasse qualcosa, comunque. Prese il suo fascicolo e gli diede una veloce lettura, segnandosi mentalmente i Master conseguiti e le sue preferenze.
Immagino. Mio padre ha comunicato proprio con questa specializzazione … mi scusi.
No no, prosegui pure! Anche tuo padre è un Medimago? -domandò Zoé, con un sorriso.
Non immaginava che Elisabeth volesse tenere il riserbo su quell'informazione. D'altronde, alla Bourgeois cambiava poco. Non sarebbe stata la prima con un genitore nell'ambiente. E lei ne era l'esempio vivente.
Sai, mio padre esercita a Lione, MagiChirurgo.
Le confidò infatti, con un sorriso. Ma non era l'unica, appunto. Almeno un terzo del personale del San Mungo aveva un parente che lavorava -o aveva lavorato- in quell'ambito. Per fortuna erano soltanto i fatti a contare. E se non eri bravo, per quanto la tua famiglia fosse ricca o conosciuta, lì dentro non facevi molta carriera. Un esempio? Il Medimago Cutter. La famiglia, ben più che benestante, faceva continue donazioni al San Mungo. Eppure lui non era mai andato oltre il grado base, come lei. Solo che Zoé aveva dieci anni in meno di lui. E nessuna raccomandazione.
Sono già stata informata, ma la ringrazio moltissimo per il consiglio, Medimaga Zoé. Posso chiamarla così quando siamo sole?
Mi sembra un'ottima via di mezzo!
Cercava di metterla a suo agio. Almeno per quanto fosse possibile. Era chiaro che non fossero lì per diventare amiche. Nulla vietava loro di costruire un bel rapporto fuori dall'Ospedale, chiaramente. Ma al suo interno erano tirocinante e referente, e dovevano mantenere un rapporto professionale. Amichevole, ma professionale. Anche perché molti Medimaghi ci tenevano al distacco tra loro e i sottoposti. Meglio che fosse preparata sin da subito. Cominciò quindi il giro con lei, mostrandole i vari settori del pianterreno che potevano interessarle. Per i piani superiori c'erano le indicazioni, sarebbe bastato seguirle. Era quello il vero fulcro del San Mungo.
Qui è dove verrai a cambiarti ogni mattina: immagino che da domani troverai il tuo nome sopra ad un armadietto, quindi potrai lasciare lì tutte le tue cose. -se non altro aveva la tranquillità che nessuno sarebbe mai andato a rubarle gli effetti personali- Ti verranno fornite una divisa composta da pantaloni e maglia a maniche corte, scarpe ortopediche, e credimi, le adorerai, ed una mascherina: dovrai preoccuparti tu di mantenere il tutto sempre pulito ed igienizzato, ma per tua fortuna in quella stanza -gliela indicò con un cenno della mano- troverai una magi-lavatrice che in pochissimi minuti ti laverà, asciugherà e stirerà la divisa per ridartela come nuova!
I prodigi della magi-tecnologia che univa le invenzioni babbane con la Trama. Che meraviglia.
Lì in fondo, invece, c'è un'altra stanza nella quale potresti dover passare molto tempo... il laboratorio: è dove vengono effettuate le analisi del sangue e delle urine; purtroppo il San Mungo non possiede un proprio laboratorio genetico -quello che faceva esami su campioni di DNA- Perciò per quel tipo di necessità ci rivolgiamo ad una clinica privata in Svizzera specializzata nel settore: sono bravi nel loro lavoro, e soprattutto veloci.
E spesso quello era il particolare che faceva la differenza. Mentre illustrava ad Elisabeth i diversi settori, Zoé non smetteva un attimo di camminare. Essendo tante le cose che doveva mostrarle, era meglio non perdere tempo prezioso. E poi quello era solo una sorta di "giro turistico", avrebbe avuto tutto il tempo per studiare ogni stanza da sola, con calma.
Purtroppo, come tirocinante, ti toccherà il lavoro sporco. -meglio dirglielo subito e prepararla al peggio.
Occuparti di ordinare le cartelle dei pazienti, trasportare provette nel laboratorio, riordinare la postazione dei medicinali che, a proposito, sta lì alla tua destra -una stanza immensa piena di tutti i farmaci usati al San Mungo- ed essere a disposizione non solo mia, ma anche degli altri Medimaghi sono solo alcuni dei compiti a cui dovrai far fronte... il vero lavoro -quello sul campo- potrai effettuarlo solo dopo l'esame di abilitazione, durante il tuo stage. -che avrebbe potuto effettuare in qualsiasi ospedale, quella era una scelta sua.
Tornando al nostro giro guidato, quella porta laggiù conduce alla sala mensa, anche se quasi nessuno ci mette piede. -non perché si mangiasse male o altro, ma perché c'era un luogo decisamente più interessante dove fare uno spuntino- Il mio consiglio, infatti, è che se davvero vuoi mangiare qualcosa o prenderti semplicemente un caffè, è lì che devi andare. -le indicò la caffetteria sulla sinistra, dove in effetti c'era un bel via vai.
Ma occhio a chi chiedi qualcosa: Rachel è simpatica ed è sempre abbondante con le dosi, sia nei panini che nelle arance di una semplice spremuta, Cindy è sempre arrabbiata col resto del mondo e difficilmente ti risponderà in modo cortese, mentre Arthur... -la squadrò per un secondo- sì, sei decisamente carina, quindi ci proverà con te. Può essere seccante ma non è molesto né insistente, e nonostante l'apparenza è un pezzo di pane: sii gentile, fagli un sorriso, e ti terrà da parte i tuoi panini preferiti anche nei momenti di maggior richiesta.
Una cosa era certa: alcune informazioni, col Medimago Cutter, Elisabeth non le avrebbe mai ricevute. Mentre camminavano e parlavano, incrociavano molti colleghi di Zoé tra Medimaghi e Infermieri. La Bourgeois, ovviamente, non si fermava a chiacchierare con loro -sarebbe stato scortese nei confronti della ragazza accanto a sé. Però sorrideva a tutti, gentilmente. Era piuttosto benvoluta non perché fosse chissà quale bontà di carattere. Piuttosto perché si faceva gli affari propri, lavorava sodo, copriva i turni altrui se poteva, e parlava sempre con cortesia. Era una lezione che la Walker avrebbe dovuto imparare velocemente: non farsi mettere i piedi in testa, certo, ma essere anche umili. E a volte mordersi la lingua, abbassare la testa e rimanere in silenzio. Almeno sarebbe sopravvissuta a quella gabbia -o quasi- di matti.
Domande?
Meglio accertarsene. Intanto erano tornate al banco di accettazione dove si era presentata ad Elisabeth.
Ciao Susy, come stai? Mi daresti la cartella clinica del signor Crowford? Ah, ti presento Elisabeth, la nuova tirocinante.
Medimaga Bourgeois, buongiorno, sto molto bene grazie! Sì, un momento solo... ecco a lei! Piacere di conoscerti cara, sei in ottime mani!
Prese la cartella con un sorriso, ringraziando l'infermiera. Sicuramente era in mani migliori di quelle di Cutter. Dopodiché si volse verso la ragazza, con un sorriso incoraggiante sulle labbra.
Pronta per imparare a leggere la tua prima cartella?
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Zoé
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da Elisabeth » 06/06/2015, 18:19
Aveva già rivelato fin troppo della sua vita. Non era tenuta a raccontare niente a nessuno e lei si trovava al San Mungo non perché sentisse il bisogno di confidarsi con qualcuno, ma solamente perché le era stata data l’opportunità di fare un passo avanti per la realizzazione del suo sogno. Eppure proprio come suo padre prima di lei, anche Elisabeth sentiva il bisogno di aiutare chi si trovava in difficoltà, voleva essere d’aiuto, proprio come tanti anni prima, quando era ancora una bambina molto piccola i Medimaghi avevano cercato di aiutarla. Hai suoi occhi scegliere proprio questa carriera e non un’altra era un modo per ringraziarli del loro aiuto.
No no, prosegui pure! Anche tuo padre è un Medimago?
Si Medimaga Bourgeois.
Rispose Elisabeth indecisa se a quel punto della conversazione potesse essere un bene o un male aggiungere altre notizie su suo padre.
Sai, mio padre esercita a Lione, MagiChirurgo.
Quindi suo padre aveva ragione a metterla in guardia dai medici del San Mungo. Essendo figli di Medimaghi molti di loro si sentivano importanti solamente per il nome che portavano, lei invece, voleva riuscire a diventare una Medimaga solo con le sue forze. Se ne era all’altezza bene, se non ne fosse stata capace, tanto valeva rinunciare fin da subito, senza ricorrere ad inutili raccomandazioni. Un Medimago incapace invece che aiutare i suoi pazienti poteva ucciderli e lei non voleva avere nessuno sulla coscienza. Voleva poter dormire senza l’incubo di vedere in sogno gente che era morta per la sua negligenza.
Anche mio padre è MagiChirugo, nonché Direttore Sanitario dell’ospedale per maghi di Parigi.
Erano tornati a casa da pochissimi mesi e proprio per il trasferimento di suo padre e questo non poteva che renderla immensamente felice. Forse fu proprio parlare del papà a darle il coraggio di chiedere alla sua referente se poteva chiamarla in privato Medimaga Zoé, piuttosto del più pomposo Medimaga Bourgeois. Non che a conti fatti ci fosse chissà quale differenza nel chiamare la donna in un modo o in un altro, ma così facendo Elisabeth sperava chiamando la referente quasi per nome di sentirsi meno sola in quell’enorme e freddo ospedale.
Mi sembra un’ottima via di mezzo!
Fortunatamente la sua referente era molto disponibile e questo non poteva che farle piacere. Elisabeth non cercava chissà quale rapporto di amicizia con la donna, voleva solamente creare un buon ambiente di lavoro, per lo meno con alcuni membri del personale e se ci fosse riuscita prima tra tutti con la sua referente, avrebbe in qualche modo alleggerito il suo lavoro. Dopo quella breve conversazione, Zoé decise che era giunto il momento di farla visitare l’ospedale.
Qui è dove verrai a cambiarti ogni mattina: immagino che da domani troverai il tuo nome sopra ad un armadietto, quindi potrai lasciare lì tutte le tue cose. Ti verranno fornite una divisa composta da pantaloni e maglia a maniche corte, scarpe ortopediche, e credimi, le adorerai, ed una mascherina: dovrai preoccuparti tu di mantenere il tutto sempre pulito ed igienizzato, ma per tua fortuna in quella stanza – indicò la donna una porta poco lontano – troverai una magi-lavatrice che in pochissimi minuti ti laverà, asciugherà e stirerà la divisa per ridartela come nuova!
Elisabeth ascoltò attentamente quanto le veniva detto, cercando di memorizzare più informazioni possibili. Prima imparava quello che le veniva spiegato e prima non avrebbe avuto bisogno di chiedere nessun tipo di chiarimento.
Lì in fondo, invece, c’è un’altra stanza nella quale potresti dover passare molto tempo … il laboratorio: è dove vengono effettuate le analisi del sangue e delle urine; purtroppo il San Mungo non possiede un proprio laboratorio genetico. Perciò per quel tipo di necessità ci rivolgiamo ad una clinica privata in Svizzera specializzata nel settore: sono bravi nel loro lavoro, e soprattutto veloci.
Ero convinta che il San Mungo avesse tutto ciò di cui può aver bisogno per risolvere al meglio e velocemente tutti i problemi che si presentano, ed invece scopro che non c’è nemmeno un laboratorio genetico.
Mormorò più a se stessa che alla referente. In quel momento Elisabeth non voleva schernire l’ospedale, era solamente delusa dall'informazione appena ottenuta. L’ospedale di suo padre aveva tutti i laboratori possibili ed immaginabili, e scoprire che quello inglese ne era sprovvisto non le piaceva minimamente. Visto che era stata spedita proprio in quel ospedale e non in un altro, era giusto che le venisse insegnato tutto ciò che un Medimago deve sapere, persino nel campo delle ricerche, ma ahimè avrebbe dovuto chiedere da un'altra parte, il San Mungo non le sarebbe stato utile in quel campo.
Purtroppo, come tirocinante, ti toccherà il lavoro sporco.
Ne sono consapevole, ma sono certa che il lavoro sporco che mi verrà affidato, mi sarà utile in futuro, quando sarà a tutti gli effetti una Medimaga come lei.
Elisabeth non aveva nessuna intenzione di dimostrarsi sottomessa. Non era nella sua indole e non lo sarebbe stata nemmeno in quella circostanza, ma sapeva che doveva portare pazienza e sopportare le angherie dei Medimaghi. Per eventuali vendette ci sarebbe stato tempo. Ora, nel presente, doveva solamente concentrarsi su ciò che le veniva insegnato ed apprendere tutto il possibile se in futuro voleva essere lei a fare il bello ed il cattivo tempo in qualche ospedale francese.
Occuparti di ordinare le cartelle dei pazienti, trasportare provette nel laboratorio, riordinare la postazione dei medicinali che, a proposito, sta lì alla tua destra …
Elisabeth voltò il viso nella direzione che le era stata indicata e fortuna volle che la porta fosse aperta così da permetterle di dare una rapida sbirciata al suo interno. – Divina Morgana. – mormorò la ragazza. Quella stanza era più grande di quanto si aspettava e doverla tenere in ordine si sarebbe rivelato da solo un bell’impegno. La ragazza era certa che sarebbe stata costretta a riordinare tutti i medicinali più volte al giorno, eppure era certa che quell’ingrato compito le sarebbe stato molto utile. Sicuramente quel lavoro le avrebbe regalato qualche minuto di pace per ripassare mentalmente ciò che aveva appreso quel giorno e nei giorni passati – Mi scusi, devo imparare a trattenermi. – Trattenersi e da cosa? Elle era raro che facesse vedere qualunque emozione ed era ancora più raro sentirle fare qualche commento, eppure quelle parole erano uscite dalle sue labbra prima ancora di riuscire a fermarle.
ed essere a disposizione non solo mia, ma anche degli altri Medimaghi sono solo alcuni dei compiti a cui dovrai far fronte … il vero lavoro potrai effettuarlo solo dopo l’esame di abilitazione, durante il tuo stage.
Un passo alla volta. Elle non desiderava nient’altro. Per la francesina era già un sogno essere una tirocinante del San Mungo e di sicuro nessun Medimago rompiboccini le avrebbe fatto perdere la voglia di proseguire quell’avventura.
Tornando al nostro giro guidato, quella porta laggiù conduce alla sala mensa ...
La Sala Mensa? Ma scherziamo.
Pensò sollevando il sopraciglio destro mentre fissava una porta poco lontano. Di sicuro lei la dentro non ci avrebbe messo piede nemmeno sotto tortura.
… anche se nessuno ci mette piede.
Mi scusi se mi permetto, ma se nessuno ci va, non potrebbe venire utilizzata per altri scopi, molto più utili per l’ospedale?
Azzardò Elisabeth, sperando di non aver fatto la prima gaffe del tirocinio.
Il mio consiglio, infatti, è che se davvero vuoi mangiare qualcosa o prenderti semplicemente un caffè, è lì che devi andare.
Indicando una caffetteria alla sinistra della Walker.
Ma occhio a chi chiedi qualcosa: Rachel è simpatica ed è sempre abbondante con le dosi, sia nei panini che nelle arance di una semplice spremuta, Cindy è sempre arrabbiata col resto del mondo e difficilmente ti risponderà in modo cortese, mentre Arthur… sì, sei decisamente carina, quindi ci proverà con te. Può essere seccante ma non è molesto né insistente, e nonostante l'apparenza è un pezzo di pane: sii gentile, fagli un sorriso, e ti terrà da parte i tuoi panini preferiti anche nei momenti di maggior richiesta.
Lo terrò a mente, la ringrazio.
Rispose Elisabeth sorridendo. Quelle che stava ricevendo erano tutte notizie che avrebbe conservato gelosamente. Ora sapeva dove cambiarsi, dove lavare la divisa, qual’era il posto migliore per fare un pausa ed il via vai di gente per e dalla caffetteria le piaceva moltissimo. Sicuramente trascorrere un po’ di tempo li, non le avrebbe fatto sentire la mancanza di casa e dei suoi amici. In quel preciso momento un bambino che giocava con il fratello più grande, cadde a terra iniziando a piangere.
Ciao, io sono Elisabeth - salutò sorridendo inginocchiandosi di fronte al bambino – mi fai vedere dove ti sei fatto male? – domandò sorridendo e sfoderando tutta la gentilezza di cui era capace.
Qui – sussurrò tra i singhiozzi appoggiando un ditino sul ginocchio dolorante.
Sai conosco una medicina portentosa per le cadute, vuoi provarla?
Domandò sorridendo.
Non mi farai male vero?
No, stai tranquillo. Questa medicica, me l’ha dava il mio papà quando avevo la tua età. – dandogli un bacino sul ginocchio dolorante – Visto non è stato doloroso e tra pochi minuti sono sicura che il dolore ti passerà del tutto. Su ora asciuga questi occhioni, altrimenti il tuo fratellino e la mamma si preoccuperanno. – prendendo un fazzoletto e passandolo sul viso del bambino – Adesso la medicina dovrebbe aver fatto effetto. Il ginocchio ti fa ancora tanto male? - domandò Elisabeth continuando a sorridere.
Non mi fa più male, ti ringrazio tanto tanto. Tu sei una Medimaga? – domandò il bambino.
Non ancora, però sto studiando per poterlo diventare presto. Su ora vai dalla mamma e rimani seduto tranquillo per qualche minuto, così la medicina potrò fare il suo effetto per benino – Elisabeth aveva osato decisamente troppo, allontanandosi senza permesso e chissà cosa avrebbe pensato la referente vedendo quella scena – Mi scusi tanto, non dovevo allontanarmi senza chiederglielo, ma non ho saputo resistere. – sussurrò tornando mortificata dalla referente. Di sicuro non aveva fatto una bella figura lasciandola li ed allontanandosi senza dirle niente.
Domande?
Le chiese Zoè a conclusione del giro turistico.
No, Medimaga Zoé. Le ho già chiesto quello che mi interessava.
Rispose la ragazza seguendo la Medimaga fino al punto di partenza, il banco di accettazione.
Ciao Susy, come stai? Mi daresti la cartella clinica del signor Crowford? Ah, ti presento Elisabeth, la nuova tirocinante.
Medimaga Bourgeois, buongiorno, sto molto bene grazie! Sì, un momento solo... ecco a lei! Piacere di conoscerti cara, sei in ottime mani!
Piacere mia Signora. Ne sono certa.
Rispose la ragazza sorridendo. Era certa di trovarsi in buone mani, chi avrebbe perso tanto tempo per spiegarle quelle piccole cose? Nessuno questo era certo. Nessuno ad eccezione della Medimaga Zoé. Elisabeth osservò attentamente il comportamento dell’infermiera e della referente. Vide quest’ultima prendere la cartella e voltarsi verso di lei.
Pronta per imparare a leggere la tua prima cartella?
Prontissima.
Rispose sorridendo. Felice di poter imparare la prima cosa che ci si aspetta un Medimago sappia fare.
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da Zoé » 07/06/2015, 22:00
Anche mio padre è MagiChirugo, nonché Direttore Sanitario dell’ospedale per maghi di Parigi.
Ah, ma allora sono colleghi, e tra l'altro entrambi in Francia!
Sorrise alla ragazza, amichevole. Avevano due padri molto simili, lavorativamente parlando. Tranne che quello di Zoé non dirigeva nulla. Tuttavia gli stava bene così. In passato la Bourgeois gli aveva chiesto perché non puntasse più in alto. Aveva le capacità e le conoscenze giuste, anche grazie al cognome della famiglia. Avrebbe potuto aspirare alla direzione dell'Ospedale di Lione. O di un'altra città francese, probabilmente. Ma Armand non aveva mai voluto. Non gli interessava, le aveva detto, avere il potere. Prendere decisioni sul futuro degli altri, tenerli in pugno, controllarli come se fosse il padrone. Lui voleva aiutare le persone. Salvare le loro vite. Migliorare la loro condizione di salute. Era questo che faceva un medico, a parer suo. Se si voleva giocare ad avere il potere e ad usarlo per dettare legge, aggiungeva sempre, sarebbe stato meglio entrare in politica. Scosse il capo, scacciando quei pensieri. Doveva concentrarsi, non era giusto nei confronti di Elisabeth perdersi nei ricordi del passato. Cominciò dunque a mostrarle il suo nuovo ambiente di lavoro. La sala del personale, la lavanderia -benedetta lavanderia magica!- il laboratorio dove effettuare diversi esami.
Ero convinta che il San Mungo avesse tutto ciò di cui può aver bisogno per risolvere al meglio e velocemente tutti i problemi che si presentano, ed invece scopro che non c’è nemmeno un laboratorio genetico.
Purtroppo i materiali e le attrezzature per effettuare test genetici, costano. -commentò atona, avendo colto le parole della ragazza pronunciate a bassa voce- Il San Mungo è un'ospedale pubblico, e questo vuol dire che i fondi stanziati dal Ministero devono bastare per tutto. -pagare i dipendenti, rifornire i reparti di macchinari, medicinali e tutto il necessario affinché esso funzionasse a dovere.
Se fossimo una clinica privata -come quella in Svizzera- sarebbe tutto diverso... ma potremmo curare anche molti meno pazienti.
E, per Zoé, quello sarebbe stato molto peggio. Avere tutti i macchinari del mondo e sapere che i malati non potevano permettersi le loro cure... quasi scandaloso. Mandare dei campioni in Svizzera ed aspettare un'ora per i risultati era davvero un piccolo prezzo da pagare per poter curare così tante persone in modo proficuo. Continuò il giro, facendole presente la realtà dei fatti -affinché fosse preparata. Dopo l'esame avrebbe effettuato uno stage, e lì sì che avrebbe potuto passare alla pratica del lavoro. Ma fino a quel momento, era solo il lavoro sporco quello che l'attendeva.
Ne sono consapevole, ma sono certa che il lavoro sporco che mi verrà affidato, mi sarà utile in futuro, quando sarà a tutti gli effetti una Medimaga come lei.
Soprattutto se terrai occhi ed orecchie aperte. -confermò Zoé, annuendo- Non poter mettere in pratica ciò che sai non significa per forza non poter imparare nulla: osserva gli altri Medimaghi mentre lavorano, studia il modo in cui gli Infermieri trattano i pazienti... saranno tutte lezioni che ti saranno utili in un secondo tempo, e forse renderanno più sopportabili le richieste a volte assurde dei miei colleghi.
Anche lei aveva cominciato così. Ricordava ancora il suo referente, il Medimago McCane. Le chiedeva almeno quattro caffè al giorno. E non in caffetteria. Zoé doveva uscire, andare al bar di fronte all'Ospedale e chiedere ogni volta un doppio espresso con schiuma di latte. L'aveva odiato. Sul serio. Si era sentita la sua cameriera, piuttosto che una tirocinante. Ma non aveva mai detto una parola, nemmeno la più flebile sillaba. Aveva lavorato a testa bassa, portandogli il caffè ogni giorno, più volte al giorno, per settimane. Perché tutto era sopportabile, pur di poter diventare una Medimaga. Pur di poter aiutare il prossimo, il suo sogno più grande. E come suo padre, nemmeno lei aspirava a chissà quale posizione di rilievo. Per fare del bene -una delle massime preferite di Armand- bastava davvero poco: la volontà di farlo e la capacità di farlo. E lei aveva volontà e capacità anche senza essere ai vertici dell'amministrazione ospedaliera.
Divina Morgana.
Sì, la stanza dei medicinali desta sempre questa reazione... -confermò la Bourgeois, annuendo.
L'aveva destata anche a lei, in passato. Una delle stanze in cui aveva passato più tempo. Quando non era occupata a fare la fila al bar per il doppio espresso del Medimago McCane, ovviamente.
Mi scusi, devo imparare a trattenermi.
Per me fino a che non insulti qualcuno o denigri il suo lavoro, puoi dire quello che ti pare!
La rassicurò la donna con un'occhiolino. Le bestemmie che non aveva tirato lei in quella dannata sala dei medicinali...
Mi scusi se mi permetto, ma se nessuno ci va, non potrebbe venire utilizzata per altri scopi, molto più utili per l’ospedale?
In realtà sono i dipendenti a non metterci piede. -specificò la Bourgeois- Alcuni dei nostri pazienti, ad esempio, insistono per poter mangiare lì, piuttosto che nella solitudine delle loro stanze. Li fa sentire meglio, consumare i pasti in compagnia, e quando possibile glielo lasciamo fare. -fece un piccolo sorriso gentile verso una donna anziana su una sedia a rotelle, che la salutò agitando la mano.
Inoltre, in mensa, lavorano spesso ragazzi giovani dal passato difficile. È un ottimo modo per farli sentire utili ed inseriti nella società.
E a loro non costava nulla. Mentre stavano ancora facendo il giro turistico, Elisabeth si approcciò ad un bambino che si era fatto male. Zoé la osservò in silenzio, impassibile. Dentro di sé pensava che fosse stata fortunata ad avere lei come referente. Un altro Medimago non avrebbe accettato certe uscite. Non perché ci fosse nulla di male, non si era comportata in modo sbagliato... ma perché non era tollerabile prendersi certe libertà. Soprattutto il primo giorno di tirocinio. Tuttavia sarebbe stato brutto nei confronti del bambino riprendere Elisabeth o interromperla mentre stava cercando di farlo sentire meglio. Per questo la Bourgeois non disse nulla, attendendo che l'altra tornasse accanto a sé.
Mi scusi tanto, non dovevo allontanarmi senza chiederglielo, ma non ho saputo resistere.
Non è un problema se ti allontani, lo è se ti conferisci libertà ed azioni che esulano dal tuo operato. -non la stava rimproverando, solo spiegando cosa si potesse o meno fare- Intendiamoci, sei stata molto dolce con quel bambino, davvero, ed è una cosa che apprezzo. Ma quando stai seguendo il tuo referente o qualsiasi altro Medimago, non ti puoi distrarre per ogni essere umano che si lamenta, e credimi, ce ne sono quanti ne vuoi... perché in quel momento sei lì per imparare, per ascoltare, apprendere e migliorare, e dev'essere quella la tua priorità, o darai l'impressione di non prestare la dovuta attenzione al tuo superiore. E non credo ci sia un solo Medimago qui dentro che la considererebbe una cosa positiva...
Soprattutto perché nell'Ospedale giravano volontari il cui compito era proprio quello. Tenere alto il morale di pazienti e visitatori. Rassicurare i malati spaventati. O, come in quel caso, tranquillizzare bambini piangenti. In ogni caso, poiché la Walker non aveva domande, le due tornarono al banco accettazione. Lì, la sorridente infermiera Susy -un donnone buono come il pane- le consegnò la cartella della signora Crowford. La prima cartella nella carriera di Elisabeth.
Tanto per cominciare, devi sapere che una cartella clinica è costituita da quattro fogli. Il primo riporta tutte le generalità del paziente, come il nome, l'età, l'attuale residenza, ed una lista di persone -più o meno corta- da contattare in caso di necessità. Nel secondo sono segnate le informazioni mediche che ci possono interessare: malattie, allergie, medicinali assunti in passato o che assume tutt'ora, eventuali operazioni subite; come puoi immaginare, questo foglio è essenziale per capire come trattare il paziente senza che sorgano spiacevoli controindicazioni. Il terzo presenta il quadro clinico specifico del paziente: cosa gli sia successo, battito cardiaco e pressione nel momento in cui è stato soccorso, eventuali ferite, escoriazioni o bruciature, eventuali soccorsi prestati dagli Infermieri e prime ipotesi sulla sua situazione clinica, appunto. Mentre il quarto serve al Medimago che si prende cura del paziente per segnalare quali siano le cure da lui stabilite per quest'ultimo.
Ogni foglio veniva mostrato con cura, ad Elisabeth. Si trattava delle basi della Medimagia, dopotutto. Non era qualcosa che poteva essere preso alla leggera.
All'inizio del tuo praticantato ti verrà dato molto tempo per leggere e studiare le cartelle dei pazienti, ma più in fretta impari a farlo e meglio sarà, credimi. -consiglio spassionato di chi l'aveva provato sulla propria pelle- Una volta che abbiamo letto la cartella ed ipotizziamo quale sia il problema, il passo successivo è andare direttamente dal paziente, e conoscerlo di persona.
Detto ciò, la donna fece cenno ad Elisabeth di muoversi e seguirla. La destinazione? La stanza della signora Crowford, naturalmente. Era giusto che la ragazza vedesse da subito il tipo di approccio che Zoé usava coi pazienti. Soprattutto perché il caso non era poi così tanto grave.
Buongiorno Marion, come si sente oggi?
La donna, la paziente, era una signora di circa quarant'anni dall'aria annoiata. E scocciata. Molto scocciata.
Andrebbe meglio se qualcuno si preoccupasse per me! Lei sarebbe una Medimaga? -la guardò con sospetto, ma Zoé non si scompose di una virgola.
Esattamente. Sono la Medimaga Bourgeois, e lei è Elisabeth. Vediamo un po' cos'abbiamo qui... uhm, esplosione anomala di un calderone durante un esperimento, e sembra che non sia la prima volta che le capita.
Per forza, sono una Pozionista! Qualche esplosione è assolutamente normale, invece mi trattano tutti come se fossi una incapace!
Credo sia più che giustificabile qualche esplosione, nel suo lavoro, ma è altresì importante prevenirne quante più possibile, non crede? -replicò la francese, con aria gentile- Su, mi faccia vedere le mani.
Le prese dolcemente i polsi, osservando la loro situazione. Bolle, vesciche ed ustioni poco profonde. Eppure la donna sembrava sentirsi benissimo. Com'era possibile? La risposta, ovviamente, stava nella cartella clinica, dov'era riportata una dose piuttosto abbondante di anti-dolorifici.
Dev'essere stata un'esplosione bella potente, mh? Niente che non si possa risolvere, comunque: le farò mettere subito una pomata a base naturale, fasceremo entrambe le mani e in un paio di giorni sarà come nuova. Posso però suggerirle di aspettare almeno dieci giorni prima di ricominciare con gli esperimenti?
Dieci giorni?! Ma sono un'eternità, oltre che un immenso spreco di tempo!
Vero, ma pensi a quanto tempo sprecherebbe se dovesse tornare qui di corsa perché le bolle si sono riformate...
Uhmpf... d'accordo, ha vinto lei, tanto non ho scelta! Che razza di despota... Tsk, non c'è mai pace per noi poveri Pozionisti...
Con un sorriso, Zoé salutò la donna ed uscì dalla sua stanza. Con la cartella ed una penna in mano, scrisse sul quarto foglio la cura scelta per la donna. Poi mise la cartella nel contenitore accanto alla porta. Infine si volse verso Elisabeth, sorridendo.
Regola base per questo lavoro... essere sempre gentile e sorridente. Non importa quanto il paziente sia scortese o maleducato, od esagerato nelle sue reazioni... ha bisogno di noi, e noi dobbiamo essere lì per lui. Al massimo poi puoi andare a bestemmiargli contro nella stanza dei medicinali!
E sì, parlava assolutamente per esperienza personale.
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da Elisabeth » 10/06/2015, 15:07
Ah, ma allora sono colleghi, e tra l'altro entrambi in Francia!
Papà dice sempre che in questo lavoro ci si conosce tutti.
Rispose Elisabeth, cercando di ricordare se qualche volta suo padre avesse nominato un Medimago che si chiamava Bourgeois. Non le sembrava di ricordare nessuno con questo nome, ma alcuni ricordi della sua infanzia erano molto confusi e di quel periodo dopo l’incontro con Angelica ricordava ben pochi volti e nomi. La francesina ascoltò attentamente tutto ciò che Zoé le stava spiegando, ma rimase comunque delusa dal scoprire che non le sarebbe stato permesso vedere da vicino un laboratorio genetico. Non che bramasse fare ricerche di quel tipo, però vederne uno all’opera le sarebbe stato di grande aiuto.
Purtroppo i materiali e le attrezzature per effettuare test genetici, costano. Il San Mungo è un’ospedale pubblico, e questo vuol dire che i fondi stanziati dal Ministero devono bastare per tutto. Se fossimo una clinica privata sarebbe tutto diverso… ma potremmo curare anche molti meno pazienti.
Mi scusi non volevo denigrare questa magnifica struttura. Il vero problema è che non penso mai all’aspetto economico che c’è dietro un ospedale come questo, so perfettamente di sbagliare, ma non riesco a non mettere al primo posto tutti coloro che vengono qui e che stanno male.
Si giustificò Elisabeth, sperando di non aver offeso involontariamente la sua referente con le sue parole. D’ora in poi doveva fare attenzione a tutto ciò che diceva e faceva, era sotto esame e non voleva commettere errori che le impedissero di realizzare il suo sogno.
Io sogno un ospedale dove tutti possano essere curati e che sia fornito di tutto ciò che può servire per aiutare chi soffre. So perfettamente che il mio è solamente un sogno, ma vorrei tanto fare in modo che questo sogno si realizzasse.
Elisabeth aveva appena rivelato ad una perfetta sconosciuta cosa l’aveva spinta ad intraprendere la carriera di Medimaga e non si vergognava di ciò che aveva detto. Voleva realizzare quel sogno e prima o poi ci sarebbe anche riuscita. Per ora doveva accontentarsi del lavoro che le avrebbero fatto svolgere in ospedale. In fondo lei era li per imparare e cominciare dalla gavetta no la spaventava.
Soprattutto se terrai occhi ed orecchie aperte. Non poter mettere in pratica ciò che sai non significa per forza non poter imparare nulla: osserva gli altri Medimaghi mentre lavorano, studia il modo in cui gli Infermieri trattano i pazienti... saranno tutte lezioni che ti saranno utili in un secondo tempo, e forse renderanno più sopportabili le richieste a volte assurde dei miei colleghi.
L’ho terrò a mente la ringrazio.
Subito dopo le fu mostrata al stanza dei medicinali. Elisabeth non aveva nemmeno messo un piedino al suo interno e già si stava per mettere le mani nei capelli, era un manicomio. In quell’ospedale lavoravano dei vandali, non dei medici.
Sì, la stanza dei medicinali desta sempre questa reazione...
Passato il breve momento di sconforto, immaginando le ore che avrebbe trascorso in quella stanza cercando di fare ordine, la Medimaga Zoé le mostro la mensa. Però non le era chiaro perché ci fosse una mensa se nessuno ci andava.
In realtà sono i dipendenti a non metterci piede. Alcuni dei nostri pazienti, ad esempio, insistono per poter mangiare lì, piuttosto che nella solitudine delle loro stanze. Li fa sentire meglio, consumare i pasti in compagnia, e quando possibile glielo lasciamo fare. Inoltre, in mensa, lavorano spesso ragazzi giovani dal passato difficile. È un ottimo modo per farli sentire utili ed inseriti nella società.
Dovevo immaginarlo.
Mormorò Elisabeth seguendo la referente, fino a quando un bambino in lacrime non attirò la sua attenzione.
Non è un problema se ti allontani, lo è se ti conferisci libertà ed azioni che esulano dal tuo operato. Intendiamoci, sei stata molto dolce con quel bambino, davvero, ed è una cosa che apprezzo. Ma quando stai seguendo il tuo referente o qualsiasi altro Medimago, non ti puoi distrarre per ogni essere umano che si lamenta, e credimi, ce ne sono quanti ne vuoi... perché in quel momento sei lì per imparare, per ascoltare, apprendere e migliorare, e dev'essere quella la tua priorità, o darai l'impressione di non prestare la dovuta attenzione al tuo superiore. E non credo ci sia un solo Medimago qui dentro che la considererebbe una cosa positiva...
Non accadrà più.
Rispose Elisabeth mordendosi la lingua prima di poter aggiungere altro.
In parole povere devo chiudere gli occhi e le orecchie e limitarmi a venere i Medimaghi come se fossero divinità babbane.
Non era quello che si aspettava di dover fare, ma se era quello che volevano che facesse, lei non si sarebbe tirata indietro. In fondo doveva solo dimostrarsi fredda e insensibile, lei doveva solamente seguire le direttive dei Medimaghi e fregarsene di tutto il resto. Dopo quell’ulteriore chiarimento su cosa le era concesso fare, cioè quasi niente, era inevitabile chiedersi se un giorno le fosse permesso poter avvicinare un paziente. Forse Zoé doveva essersi accorta di quel repentino cambiamento umore, visto che le propose di imparare a leggere una cartella medica. Ovviamente la risposta di Elisabeth fu affermativa, lei era li per imparare e visto che quello era l’unico modo per avvicinare un paziente doveva accontentarsi.
Tanto per cominciare, devi sapere che una cartella clinica è costituita da quattro fogli. Il primo riporta tutte le generalità del paziente, come il nome, l'età, l'attuale residenza, ed una lista di persone da contattare in caso di necessità.
Le spiegò la Medimaga mostrandole il primo foglio.
Nel secondo sono segnate le informazioni mediche che ci possono interessare: malattie, allergie, medicinali assunti in passato o che assume tutt'ora, eventuali operazioni subite; come puoi immaginare, questo foglio è essenziale per capire come trattare il paziente senza che sorgano spiacevoli controindicazioni.
Mi scusi Medimaga Bourgeois posso farle una domanda? – chiese Elisabeth fissando al donna – Lei ha parlato di allergie, ma se un paziente fosse intollerante a qualcosa e ne è consapevole deve indicarlo insieme alle allergie? – probabilmente era una domanda stupida la sua, ma un intolleranza poteva anche vanificare gli sforzi di un povero Medimago – Le è mai capitato che un paziente non sappia di essere allergico o intollerante a qualcosa? – decisamente la Walker si era fissata con questa cosa delle allergie. Doveva esserci un motivo se tra tutte era proprio quell’informazione ad aver risvegliato il suo interesse ed eravamo appena al secondo foglio.
Il terzo presenta il quadro clinico specifico del paziente: cosa gli sia successo, battito cardiaco e pressione nel momento in cui è stato soccorso, eventuali ferite, escoriazioni o bruciature, eventuali soccorsi prestati dagli Infermieri e prime ipotesi sulla sua situazione clinica, appunto. Mentre il quarto serve al Medimago che si prende cura del paziente per segnalare quali siano le cure da lui stabilite per quest'ultimo.
Elisabeth osservò attentamente gli ultimi due fogli, leggendo con attenzione cosa vi era scritto su quello che le era stato mostrato. Non si vergognava a perdere cinque minuti in più per leggere quei fogli. Per la ragazza tutti i fogli erano importanti, nessuno escluso, eppure era certa che qualcosa le stesse sfuggendo - [I/SS=11] – c’era qualcosa in quelle parole che non le tornavano, ma forse aveva solamente interpretato male ciò che vi era scritto.
All'inizio del tuo praticantato ti verrà dato molto tempo per leggere e studiare le cartelle dei pazienti, ma più in fretta impari a farlo e meglio sarà, credimi.
Mi scusi so di abusare della sua pazienza facendole un infinità di domande. Mettiamo il caso che io stia studiando una delle tante cartelle dell’ospedale e che qualcosa non mi sia chiaro, posso chiedere delucidazioni prima di accompagnare lei o qualunque altro Medimago dell’ospedale dal paziente o rischio di fare qualcosa che no mi è permesso?
A questo punto era meglio chiarire tutto ciò che le era consentito fare, meglio sapere prima che libertà poteva prendersi, anche se era certa che nessun Medimago si sarebbe preso la briga di scioglierle dei dubbi. Decisamente si era fatta un immagine dei Medimaghi dell’ospedale non proprio rosea.
Una volta che abbiamo letto la cartella ed ipotizziamo quale sia il problema, il passo successivo è andare direttamente dal paziente, e conoscerlo di persona.
In silenzio Elisabeth seguì la Medimaga fino alla stanza della signora Crowford, la donna di cui aveva letto la cartella clinica. Per prima cosa osservò il comportamento della sua referente, cercando di far tesoro di tutto ciò che vedeva. Di fronte a lei stava una donna sui quarant’anni dall’aria scocciata.
Buongiorno Marion, come si sente oggi?
Andrebbe meglio se qualcuno si preoccupasse per me! Lei sarebbe una Medimaga?
Esattamente. Sono la Medimaga Bourgeois, e lei è Elisabeth.
Buongiorno Sig.ra Crowford.
Salutò Elisabeth regalando alla donna il più cordiale dei sorrisi.
Spero di non aver sbagliato nel salutare la signora.
Pensò Elisabeth, sperando di non aver nuovamente fatto qualcosa che non doveva.
Vediamo un po' cos'abbiamo qui... uhm, esplosione anomala di un calderone durante un esperimento, e sembra che non sia la prima volta che le capita.
Per forza, sono una Pozionista! Qualche esplosione è assolutamente normale, invece mi trattano tutti come se fossi una incapace!
Rimani in silenzio non osare aprire bocca.
Pensò la ragazza fissando le due donne parlare.
Credo sia più che giustificabile qualche esplosione, nel suo lavoro, ma è altresì importante prevenirne quante più possibile, non crede? Su, mi faccia vedere le mani.
Lo spettacolo che si aprì agli occhi di Elisabeth non era dei migliori. Tra bolle, vesciche ed ustioni la ragazza si stupiva di come la Crowford trovasse la forza di essere tanto antipatica, invece di essere grata per le cura che stava ricevendo.
Dev'essere stata un'esplosione bella potente, mh? Niente che non si possa risolvere, comunque: le farò mettere subito una pomata a base naturale, fasceremo entrambe le mani e in un paio di giorni sarà come nuova. Posso però suggerirle di aspettare almeno dieci giorni prima di ricominciare con gli esperimenti?
Dieci giorni?! Ma sono un'eternità, oltre che un immenso spreco di tempo!
Vero, ma pensi a quanto tempo sprecherebbe se dovesse tornare qui di corsa perché le bolle si sono riformate...
Uhmpf... d'accordo, ha vinto lei, tanto non ho scelta! Che razza di despota... Tsk, non c'è mai pace per noi poveri Pozionisti...
Uscendo dalla stanza Elisabeth accennò un piccolissimo salutò con la testolina e seguì in silenzio Zoé fuori dalla stanza.
Regola base per questo lavoro... essere sempre gentile e sorridente. Non importa quanto il paziente sia scortese o maleducato, od esagerato nelle sue reazioni... ha bisogno di noi, e noi dobbiamo essere lì per lui. Al massimo poi puoi andare a bestemmiargli contro nella stanza dei medicinali!
Quindi quella stanza serve anche a questo, buono a sapersi – rispose Elisabeth sorridendo - Medimaga Zoé mi scusi io prima mi sono permessa di salutare la Signora Crowford quando le ha detto chi ero, è una cosa che posso fare o come con il bambino di poco fa ho fatto qualcosa che non mi è permesso? – arrivata a questo punto era molto meglio chiedere anche se dubitava, che un altro Medimago si sarebbe preso al briga di dire ad un paziente chi era o chi non era, ma comunque era sempre meglio chiedere.
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da Zoé » 11/06/2015, 11:40
Papà dice sempre che in questo lavoro ci si conosce tutti.
Forse nelle "alte sfere" ... mio padre non è un MagiChirurgo famoso, non mi sorprenderebbe se tuo padre non lo conoscesse!
Lo disse con serenità. Con orgoglio. Armand era fiero del lavoro che svolgeva, e Zoé lo era di lui. D'altronde, lei per prima era una Medimaga di base. Avrebbe avuto le capacità per fare carriera, ma aveva deciso in autonomia e coscienza di non provarci nemmeno. Paura di fallire? Assolutamente no. Semplicemente, avendo anche il lavoro come Bartender, non avrebbe più avuto tempo per se stessa. E avrebbe finito per diventare una persona frustrata, irritata, perennemente insoddisfatta. Non escludeva nemmeno che avrebbe finito di prendersela coi pazienti. No, meglio evitare di finire in un certo modo. A volte, meno era meglio. E per lei significava guadagnare meno come Medimaga, ma vivere in modo più sereno. Anche perché così ne giovavano pure i pazienti.
Mi scusi non volevo denigrare questa magnifica struttura. Il vero problema è che non penso mai all’aspetto economico che c’è dietro un ospedale come questo, so perfettamente di sbagliare, ma non riesco a non mettere al primo posto tutti coloro che vengono qui e che stanno male.
Questo è lo spirito di un Medimago! -esclamò Zoé, per farle capire che andava tutto bene e non si sentiva offesa- È ammirevole e quasi doveroso, nel nostro lavoro, mettere i pazienti al primo posto. Ma se integrassimo determinate attrezzature qui al San Mungo, dovremmo anche aumentare i costi per le cure dei malati. Risultato? Un ospedale all'avanguardia e pochi pazienti che se lo possono permettere.
In realtà lei di economia aziendale ci capiva poco, di suo. Ma avendo una buona propensione all'ascolto, era stata attenta a tutte le conversazioni sull'argomento. Così aveva capito quanto costassero determinati macchinari. Come il Ministero desse loro dei fondi non limitati, ma comunque non oltre una certa soglia... E di come a volte il compromesso, anche in un luogo come quello, fosse necessario per curare più pazienti nel modo migliore possibile.
Io sogno un ospedale dove tutti possano essere curati e che sia fornito di tutto ciò che può servire per aiutare chi soffre. So perfettamente che il mio è solamente un sogno, ma vorrei tanto fare in modo che questo sogno si realizzasse.
Immagino che, avendo un mare di soldi a disposizione, tutto ciò sarebbe forse possibile...
Commentò la Bourgeois, pensierosa. Comprare tutto il materiale di cui un ospedale aveva bisogno costava, di suo, milioni di galeoni. Sì, se uno era molto ricco, poteva anche metterceli di tasca propria e farcela. Ma poi? Come rientrare con le spese? Come potersi permettere di curare i malati con costi bassi -altrimenti i pazienti sarebbero andati da un'altra parte- e rifornire continuamente la struttura non solo di medicine, ma di tutto ciò che era la base di un ospedale? Camici, scarpe per infermieri e medici, lenzuola pulite, asciugamani, carrelli per il cibo... Più ci pensava e più le sembrava un'utopia. Ma era una bella utopia, una utopia nobile, e questo era da apprezzare. Dopo un altro giro del pianterreno, Zoé spiegò ad Elisabeth cosa fosse saggio o meno fare. Dimostrarsi gentili coi pazienti andava bene. Allontanarsi da un superiore senza chiedere il permesso per svolgere il lavoro dei volontari... un po' meno. La francese ricordava la sua, di gavetta. Il suo referente. Come non la facesse nemmeno andare in bagno se non quando stava ormai piegata in due. L'aveva fatta sudare, bestemmiare, incazzare come pochi altri al mondo. Eppure anche quello le era servito. Aveva imparato il rispetto per i colleghi e coloro che stavano sopra di lei. Aveva appreso quando poter parlare -sempre in modo educato e pacato- e quando invece tacere pur avendo un'opinione da esprimere. Aveva capito quando potersi permettere di contestare un giudizio o una decisione per il bene di un paziente, e quando invece rimanere in silenzio per lo stesso motivo. La gavetta era quello, un passo importante, stressante -a volte deprimente- ma necessario. E se non altro la Walker poteva stare tranquilla... Zoé, di andare in bagno, non gliel'avrebbe mai vietato. Dopo aver salutato l'Infermiera alla reception, la Medimaga passò al primo step pratico per un aspirante dottore: saper leggere una cartella clinica.
Mi scusi Medimaga Bourgeois posso farle una domanda?
Ma certamente, dimmi pure!
Lei ha parlato di allergie, ma se un paziente fosse intollerante a qualcosa e ne è consapevole deve indicarlo insieme alle allergie? Le è mai capitato che un paziente non sappia di essere allergico o intollerante a qualcosa?
Sì, naturalmente anche le intolleranze devono essere segnate nello stesso foglio, specificando appunto che si tratta di casi di intolleranza e non di allergia. -le prime erano decisamente meno gravi delle seconde, un dettaglio importante nel loro lavoro- A me personalmente no, ma so che ad alcuni colleghi è capitato, sì. -sempre perché teneva le orecchie aperte ed ascoltava tutto.
Normalmente, se il paziente non è in condizioni così gravi da costringerci a procedere con urgenza, effettuiamo sempre dei test allergologici base, anche se questi non ci danno la sicurezza che il paziente effettivamente non sia allergico a nulla. Al contrario, se quindi non ne abbiamo il tempo, procediamo con la cura, ma dobbiamo essere pronti a correggerla in corsa nel caso si manifesti una particolare allergia.
D'altronde poteva capitare che una persona non sapesse di essere allergica a qualcosa. A volte si trattava di un farmaco o, addirittura, di un composto interno del farmaco. Quei dettagli che venivano a galla solo nel momento in cui ci si trovava, insomma.
Mi scusi so di abusare della sua pazienza facendole un infinità di domande.
Non ti preoccupare, sono qui per questo! -lei sì, forse il Medimago Cutter l'avrebbe già mandata a stendere.
Ma tanto, conoscendolo, era ancora a letto a poltrire.
Mettiamo il caso che io stia studiando una delle tante cartelle dell’ospedale e che qualcosa non mi sia chiaro, posso chiedere delucidazioni prima di accompagnare lei o qualunque altro Medimago dell’ospedale dal paziente o rischio di fare qualcosa che no mi è permesso?
Devi chiedere delucidazioni! -esclamò Zoé con un gran sorriso- Non avere timore di fare domande, se qualcosa non ti è chiaro: certo, ci sarà chi ti risponderà più pazientemente e chi meno... forse ci sarà anche qualcuno che non ti risponderà affatto -meglio dirglielo subito- ma non dovrai mai smettere di chiedere, quando ti verranno dei dubbi. Altrimenti come farai ad imparare e a migliorarti?
Certo, alcuni Medimaghi sarebbero stati stronzi, rispondendole male. Ma se lei per prima non si preoccupava di porre domande, difficilmente gli altri l'avrebbero fatto al posto suo. Dopotutto, il futuro in gioco era quello di Elisabeth. Toltole anche quel dubbio, Zoé accompagnò la ragazza fino alla paziente di cui avevano letto la cartella. La signora Crowford. Un tipino adorabile tanto quanto una spina conficcata nella mano. Tuttavia la Bourgeois non si scompose nemmeno di una virgola. Era il suo lavoro, ci era abituata. E poi essere gentili -sempre- coi clienti era la regola base per quel lavoro. Sorridere, essere cordiali, non perdere mai la pazienza. E poi bestemmiare nella stanza dei medicinali.
Quindi quella stanza serve anche a questo, buono a sapersi.
Annuì, sorridendo divertita a quelle parole. Non si sarebbe stupita se, alla fine, Elisabeth si fosse messa a bestemmiare in compagnia di altri tirocinanti.
Medimaga Zoé mi scusi io prima mi sono permessa di salutare la Signora Crowford quando le ha detto chi ero, è una cosa che posso fare o come con il bambino di poco fa ho fatto qualcosa che non mi è permesso?
Se vieni presentata certo, è giusto che tu porga i tuoi saluti. In fondo passerai molto tempo qui, è un bene che i pazienti comincino a conoscerti!
La rassicurò la donna, gentilmente. Per le successive due ore, la Bourgeois portò in giro Elisabeth per tutti i reparti del San Mungo. Fecero su e giù per le scale, accedendo ad alcuni laboratori, ad alcune sale per gli interventi, entrarono anche in alcune stanze per salutare qualche paziente a cui la francese era affezionata. Alla fine, anche per darle un po' di tregua, la portò di nuovo al pianterreno, in caffetteria.
Vieni, facciamo una pausa. Che prendi? Caffè, tè, spremuta...
Lei, per sé, chiese un succo di frutta all'ace ed un muffin ai mirtilli. I due biscotti trangugiati di corsa, infatti, non le avevano di certo riempito lo stomaco. Si sedettero ad un tavolo -Zoé pagò per entrambe- così da stare più comode. E poter chiacchierare un po' in santa pace.
Come mai hai scelto di diventare una Medimaga? L'hai fatto un po' per seguire le orme di tuo padre, o per una volontà totalmente tua?
Lei, ad esempio, di fare il lavoro di Armand l'aveva sempre sognato. Dire che non l'aveva influenzata in tal senso sarebbe stata una gran bugia.
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da Elisabeth » 18/06/2015, 23:58
Forse nelle "alte sfere" ... mio padre non è un MagiChirurgo famoso, non mi sorprenderebbe se tuo padre non lo conoscesse!
Per mio padre non esistono le “alte sfere”, lui suddivide i Medimaghi in due sole categorie, quelli meritevoli, che si dedicano anima e corpo a questo lavoro e quelli che lo fanno tanto per fare. Le assicuro che nell’ospedale che dirige lui, non ci sono raccomandati e nessuno vi rimane a lavorare se non ne è degno. Se non ricordo male qualche tempo fa, una giovane Medimaga appena diplomato per giustificare i suoi scarsi risultati ha costretto la sua famiglia a fare un’ingente donazione all’ospedale. Risultato. I soldi sono stati intascati e quella donna è stata liquidata senza tanti complimenti.
Spiegò la ragazza limitandosi ovviamente a raccontare il comportamento di suo padre, non c’era nessuna emozione nella voce della francesina, anche perché il suo era solamente un racconto, perché doveva far trasparire ciò che pensava a riguardo. Anche perché era palese che era perfettamente d’accordo con suo padre, ma visto che anche i muri hanno orecchie aveva ben pensato di tenere la cosa per sè. Proprio come suo padre Elisabeth sognava un ospedale aperto a tutti, ricchi e poveri, un luogo dove i pazienti erano la sola cosa importante e dove tutte le cure potevamo essere elargite a chi ne aveva bisogno. Durante i suoi Master Elisabeth aveva qualche volta espresso questo suo pensiero e più di una volta si era sentita dire che la sua era una splendida utopia e proprio per questo difficilmente avrebbe presto vita. Ma si sa la vita se non si segue un’utopia, che vita sarebbe ed Elisabeth voleva seguire la sua e cercato di rendere reale questo sogno.
Questo è lo spirito di un Medimago! E’ ammirevole e quasi doveroso, nel nostro lavoro, mettere i pazienti al primo posto. Ma se integrassimo determinate attrezzature qui al San Mungo, dovremmo anche aumentare i costi per le cure dei malati. Risultato? Un ospedale all’avanguardia e pochi pazienti che se lo possono permettere.
A ragione non sarebbe possibile. Sussurrò Elisabeth ricordando improvvisamente che quell’ospedale viveva quasi esclusivamente delle entrate derivate dal Ministero e da qualche donazione. Forse con qualche donazione extra anche loro potevano permettersi il lusso di attrezzature extra che avrebbero facilitato il lavoro dei Medimaghi che vi lavoravano.
Immagino che, avendo un mare di soldi a disposizione, tutto ciò sarebbe forse possibile …
Per avere le strutture che mancano basterebbe trovare qualcuno disposto ad investire in questo ospedale – commentò Elisabeth – Basterebbe concedergli la possibilità di dare il proprio nome ad uno dei reparti.
Elisabeth non parlare per esperienza, suo padre non arrivava a simili sortefugi, ma poteva capire che qualche anima pià finanziasse con una discreta quantità di galeoni il suo ospedale e visto che il San Mungo era uno tra i migliori perché non pensare ad una simile eventualità. Zoé era molto paziente e gentilmente le spiegò cosa le era permesso fare o cosa doveva evitare assolutamente di fare. Più che un tirocinio stava iniziando il suo calvario questo Elisabeth lo sapeva, ma era un prezzo da pagare se voleva diventare una brava Medimaga. Ora era lei a sottostare alle richieste dei Medimaghi dell’ospedale che ti sicuro, da bravi sadici, le avrebbero reso la vita difficile, ma trascorso questo periodo ed appreso tutto ciò che c’era da imparare, poteva con un po’ di impegno aspirare a quelli che in quella struttura venivano chiamati i piani alti e soprattutto i ruoli si sarebbero invertiti. A favore di chi sarebbe stato tutto da scoprire. Per ora il suo compito era imparare e cercare di evitare spiacevoli discussioni, per lo meno all’interno dell’ospedale, ma fuori poteva inveire contro il mondo intero, superiori compresi. Dopo un breve giro del pianoterra, Zoé andò alla reception e si fece consegnare una cartella clinica. Quella sarebbe stata la prima cartella clinica di Elisabeth e la ragazza cercò di memorizzare tutto ciò che le veniva spiegato. Ma apprendere qualcosa di nuovo inevitabilmente portava a fare domande ad Elisabeth come di consueto ne aveva molte da porgere. La prima riguardavano proprio le allergie e le intolleranze.
Si, naturalmente anche le intolleranze devono essere segnate nello stesso foglio, specificando appunto che si tratta di casi di intolleranza e non di allergia.
Dove scrivere le intolleranze non era molto difficile da immaginare. Ma come dovevano comportarsi se durante una cura si fossero trovati di fronte ad un caso di intolleranza ad un farmaco? C’erano molte opzioni che Elisabeth stava valutando. Alcune le aveva provate sulla sua pelle e sapeva che alcune intolleranze non andavano sottovalutate.
A me personalmente no, ma so che alcuni colleghi è capitato, sì. Normalmente, se il paziente non è in condizioni così gravi da costringerci a procedere con urgenza, effettuiamo sempre dei test allergologici base, anche se questi non ci danno la sicurezza che il paziente effettivamente non sia allergico a nulla. Al contrario, se quindi non ne abbiamo tempo, procediamo con la cura, ma dobbiamo essere pronti a correggerla in corsa nel caso si manifesti una particolare allergia.
Bisognava ammettere che Zoé aveva una pazienza infinita a rispondere a tutte le sue domande e nel farlo la Medimaga utilizzava termini di facile comprensione così che la ragazza potesse capire ciò che le veniva spiegato senza dover per forza fare altre domande per chiarire eventuali dubbi. Così consapevole di quanto fosse stressante si scusò. Un gesto di cortesia verso una persona gentilissima e la sua referente era molto, molto gentile.
Non ti preoccupare, sono qui per questo!
Mi perdoni la franchezza, ma non tutti sarebbe tanto gentili da rispondere alle mie domande.
Elisabeth stava lentamente sondando il terreno cercando di capire con chi poteva parlare e con chi doveva fare attenzione a ciò che diceva. La sua Referente era molto gentile e la stava aiutando a mettere un mattoncino dopo l’altro per costruire quel castello che avrebbe rappresentato la sua carriera di Medimago. Quel castello veniva su lentamente, ma un primo strato stava lentamente prendendo piede, per gli altri strati bisognava avere pazienza e costruirli un po’ al giorno. La domanda successiva riguardava la possibilità di chiedere delucidazioni sulle cartelle dei pazienti. Oramai le era chiaro che poteva chiedere alla referente, ma con gli altri Medimaghi, chi le avrebbe dato corda e chi non si sarebbe degnato nemmeno di darle ascolto? Una bella domanda questo era certo.
Devi chiedere delucidazioni! Non avere timore di fare domande, se qualcosa non ti è chiaro: certo, ci sarà chi ti risponderà più pazientemente e chi meno… forse ci sarà anche qualcuno che non ti risponderà affatto ma non dovrai mai smettere di chiedere, quando ti verranno dei dubbi. Altrimenti come farai ad imparare e a migliorarti?
Grazie per il chiarimento.
Rispose Elisabeth e la ragazza di domande ne faceva a volontà quando qualcosa le interessava davvero ed il suo vecchio professore di Cura delle Creature Magiche ne sapeva qualcosa. Appurato che le era concesso chiedere e che nel migliore dei casi, qualche anima pia le avrebbe chiarito i suoi mille e passa dubbi, non le restava altro da fare che seguire Zoé, dalla Signora Crowford. Una squinzella con un bel caratterino. Elisabeth apprese che bisognava essere gentili, cordiali, sorridere e non perdere mai la pazienza. Insomma una passeggiata. Ma la cosa più importante riguardava la stanza delle bestemmie, comunemente conosciuta come la stanza dei medicinali. Appurato che poteva salutare i pazienti se fosse stata presentata, cosa di cui dubitava, anche perché ascoltando Zoé di era già fatta un bel quadro decisamente poco lusinghiero dei Medimaghi del San Mungo. Chissà quante eccezioni ci sarebbero state in quel quadro. Una c’era di sicuro. Le successive due ore vennero impiegate nella visita dei vari reparti e di alcuni pazienti. Era stancante come inizio, ma prima si abituava e meglio sarebbe stato per tutti. Era una fortuna che la ragazza avesse deciso di indossare un paio di scarpe comode, almeno ora non aveva mal di piedi e stare in piedi non le pesava.
Vieni, facciamo una pausa. Che prendi? Caffè, tè, spremuta …
Una succo alla frutta ace.
Rispose Elisabeth. La ragazza aveva imparato da bambina che quella di solito era una bevanda passabile in qualunque paese si trovasse e visto che il cibo inglese non sempre era di suo gradimento, era meglio andare sul sicuro. Non poteva permettersi di stare male proprio il suo primo giorno di Tirocinio, anzi non poteva permetterselo punto e basta. Dopo aver preso il suo succo e lasciato che fosse la referente a pagare la seguì ad un tavolo. Come mai hai scelto di diventare una Medimaga? L’hai fatto un po’ per seguire le orme di tuo padre, o per una volontà totalmente tua?
Molto tempo fa, quando ero una bambina molto piccola, ho avuto un incidente ed ho trascorso diverso tempo nella clinica dove mio padre lavorava.
Altro che incidente. Elisabeth aveva visto la morte di suo padre non una sola volta ma un migliaio, giusto quel tanto che bastava per buttarla nella disperazione più totale e lei era così piccola. Tanto piccola da non capire che quello che aveva di fronte non era il papà, ma uno stupido molliccio, che stava dando vita a qualcosa alla quale la bambina non aveva mai pensato prima di quella terribile notte.
Principalmente per seguire le orme di mio padre. Lui mi ha dato la vita non una sola volta, ma due ed ora voglio fare io qualcosa per lui e diventare una Medimaga è il minimo che possa fare per ringraziarlo e per ringraziare tutti i bravi Medimaghi che hanno cercato di aiutarmi. Forse è stato proprio durante quel periodo che ho cominciato ad accarezzare l’idea di aiutare chi soffre e diventare Medimago mi sembra un’ottima strada per aiutare il prossimo, proprio come sono stata aiutata io, tempo fa.
Aggiunse sorridendo. Fissando il succo che ancora intatto giaceva nel bicchiere che stringeva tra le manine Ripensare a quel periodo le faceva ancora male. Aveva scoperto in un modo orribile qual'era la sua paura più grande e crescendo quel suo unico timore non era cambiato. Suo padre era il centro del suo universo e sarebbe rimasto tale per sempre, proprio come lei lo era per il genitore.
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da Zoé » 19/06/2015, 13:50
Per mio padre non esistono le “alte sfere”, lui suddivide i Medimaghi in due sole categorie, quelli meritevoli, che si dedicano anima e corpo a questo lavoro e quelli che lo fanno tanto per fare. Le assicuro che nell’ospedale che dirige lui, non ci sono raccomandati e nessuno vi rimane a lavorare se non ne è degno.
Non commentò nulla, Zoé. Evidentemente la struttura dove lavorava il padre di Elisabeth era ben finanziata. Al punto tale da potersi permettere un certo livello di personale. Una gran fortuna.
Se non ricordo male qualche tempo fa, una giovane Medimaga appena diplomato per giustificare i suoi scarsi risultati ha costretto la sua famiglia a fare un’ingente donazione all’ospedale. Risultato. I soldi sono stati intascati e quella donna è stata liquidata senza tanti complimenti.
La voce della ragazza era atona. La Bourgeois non sapeva se fosse stata d'accordo con quel modo di fare o meno. Lei, dal canto suo, non avrebbe mai accettato i soldi offerti dalla famiglia. Sì, facevano comodo, ma se si voleva vantare un modo di fare "pulito", con assunzioni meritocratiche, allora non si sarebbero dovuti accettare soldi "sporchi". Ma era solo il suo parere. E lei, su certe cose, ci capiva poco o nulla. Dopotutto l'amministrazione di un ospedale non era certo territorio di sua competenza. Parlava perché aveva un'opinione, ma non la imponeva. Tantomeno la considerava attendibile. Come avrebbe potuto se lei per prima riconoscenza la sua ignoranza in materia?
Per avere le strutture che mancano basterebbe trovare qualcuno disposto ad investire in questo ospedale. Basterebbe concedergli la possibilità di dare il proprio nome ad uno dei reparti.
Non tutti i finanziatori si accontentano di questo. -e sì, parlava per esperienza diretta- Alcuni pensano di potersi arrogare il diritto di dire la loro su come vengono gestiti i loro soldi, solo perché li hanno investiti. È una faccenda fin troppo delicata.
Che per fortuna non toccava a lei prendere in esame. Ma fosse stato per Zoé, ci avrebbe pensato ben più di una volta prima di accettare soldi -specie se molti- da un ipotetico investitore. Continuarono il loro giro, osservando le varie stanze, studiando le cartelle cliniche dei pazienti e la loro burocrazia. La Bourgeois era disponibile a rispondere a tutte le domande di Elisabeth, essendo l'unico modo, per la bionda, d'imparare.
Mi perdoni la franchezza, ma non tutti sarebbe tanto gentili da rispondere alle mie domande.
Questo è vero.
Come negarlo? Inutile indorarle la pillola, non sarebbe servito a niente. Meglio mettere in conto fin da subito che sì, alcuni Medimaghi sarebbero stati molto meno gentili, altri forse nemmeno le avrebbero risposto... Ma questo non cambiava il fatto che era un suo diritto chiedere. Due ore dopo, finito il giro dell'ospedale, Zoé propose una pausa alla caffetteria. Lì, di fronte a qualcosa da bere, poterono parlare un po' più tranquille. Soprattutto del motivo che aveva spinto la Walker ad intraprendere quel percorso.
Molto tempo fa, quando ero una bambina molto piccola, ho avuto un incidente ed ho trascorso diverso tempo nella clinica dove mio padre lavorava. Principalmente per seguire le orme di mio padre. Lui mi ha dato la vita non una sola volta, ma due ed ora voglio fare io qualcosa per lui e diventare una Medimaga è il minimo che possa fare per ringraziarlo e per ringraziare tutti i bravi Medimaghi che hanno cercato di aiutarmi.
Molti iniziavano in quel modo. Seguivano le orme di qualcuno che consideravano importante, o che li aveva aiutati nel corso della vita. Il che andava benissimo. Ci voleva la passione, poi, ma le sembrava che quella Elisabeth ce l'avesse.
Forse è stato proprio durante quel periodo che ho cominciato ad accarezzare l’idea di aiutare chi soffre e diventare Medimago mi sembra un’ottima strada per aiutare il prossimo, proprio come sono stata aiutata io, tempo fa.
Indubbiamente lo è. Anche io feci lo stesso ragionamento, una volta finiti gli studi... volevo aiutare il prossimo, ed ho ciò che cerco di fare ogni giorno, nel mio piccolo.
Passione. Volontà. Dedizione. Studio. Erano tutte caratteristiche che servivano per diventare un buon Medimago. Se Elisabeth le possedeva... allora era già a metà del percorso.
Vieni, andiamo. Dobbiamo cominciare il giro delle visite, e credimi, sarà una lunga faccenda...
Sembravano quasi minacciose, quelle parole. Eppure Zoé sorrideva. La Walker doveva ritenersi fortunata. Grazie alla Bourgeois, forse, il Medimago Cutter l'avrebbe visto solo in fotografia.
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