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da Ferdy » 20/06/2013, 15:33
Quella piccola lezione extra che avrebbe dovuto impartire a Jorge quel pomeriggio non rappresentava una seccatura, anzi: Jorge era uno dei più simpatici ragazzi del suo corso; inoltre era brillante nello studio e questo equiparava, in un certo senso, la sua vivacità. Dopo la sospensione ottenuta a causa della sua spinta voglia di esplorare, Ferdy supponeva che avesse capito l'errore e quindi ridimensionato il suo comportamento, un po eccessivo in alcuni casi. Sicuramente era maturato: era giunto al quarto anno e questo doveva averlo fatto crescere in tutti i sensi. Inoltre, crescendo, si lasciano alle spalle alcune abitudini infantili e si raggiunge un livello di consapevolezza maggiore, radicale. Era curioso di sapere quale sarebbe stato il suo destino, la sua carriera, una volta terminati gli studi ad Hogwarts; per Ferdy avrebbe fatto qualcosa che avrebbe aiutato il mondo. Lo proiettava così.
Eh no, non se ne parla nemmeno Ferdy. - continuò lui battendo il pugno sul suo - Cosa direbbero i tuoi fan se sapessero che sei un docente burbero che mette in punizione gli studenti per un nonnulla?
Socchiuse gli occhi, riflettendo sulle parole di Jorge e sul significato di ciò che aveva appena detto. Aveva quasi dimenticato il fatto che era stato un giocatore di fama internazionale, e quando qualcuno faceva riferimento, si dispiaceva sempre del fatto di aver abbandonato, ma poi arrivava alla conclusione che era stato un bene voltare pagina. Quando i giornali non parlano più di te e cambi tenore di vita, diventa molto semplice dimenticare quello che sei stato, perché sono proprio loro a renderti importante, relativamente importante.
Ah, figurati se loro credono ancora in me. Jorge, sei qualcuno fin quando fai ciò che piace a loro. Se smetti, non sarai mai esistito.
Parlava seriamente e non voleva spaventarlo, ma solo metterlo in guardia su quel che era il mondo del Quidditch e del successo. Diventare importante era stato tanto bello, tanto quanto fosse stato meglio non esserlo mai. Non si è se stessi, ci si lascia andare alla corrente, e riprendere il cammino con il vento a sfavore diventa difficile una volta che si è dentro.
Spero che per te sia anche un piacere, perché io sono certo che mi divertirò un sacco.
Ma certamente - disse, annuendo energicamente con il capo - E' sempre un piacere fare ciò che ci piace!
Gli fece un occhiolino di complicità. Dopo avergli chiesto di cambiare abbigliamento per cominciare l'allenamento, si diresse verso la sua scopa e la afferrò: non gli era capitato di tirarla fuori spesso al castello. La Thunderstorm - così chiamata probabilmente per il fulmine nero che percorreva l'intero manico di scopa - raggiungeva velocità inaudite in pochissimo tempo. Era sicuramente la migliore sul mercato, eccessiva per uno studente, adatta per un giocatore professionista. Quando Jorge ritornò con la divisa Ferdy si avvicinò, con la scopa nella mano destra. Era necessario metterlo al corrente di alcuni fondamentali prima di cominciare, e così fece. Ogni volta, prima di procedere, attese qualche secondo, in caso avesse qualche domanda da porgergli.
Spero che il nuovo Battitore dei Delfini sarà bravo come McCallen perché temo che se mi prendono come Cercatore sarò il principale bersaglio di quelli.
Disse il ragazzo, una volta che il professore aveva terminato di spiegare la funzione e il comportamento dei Bolidi, che come aveva potuto capire, erano davvero delle palle diaboliche.
Devi riporre fiducia nei tuoi compagni, è questo che caratterizza una squadra. Se non c'è fiducia non c'è squadra, se non c'è squadra non c'è vittoria.
Si sentì molto saggio, ma quell'ideale l'aveva coltivato fin troppo bene durante gli anni. Non era una frase a effetto, era un principio ben saldo, alla base di tutti gli insegnamenti. Senza quello non si poteva iniziare a giocare, non si poteva andare da nessuna parte. Gli rivolse un sorriso: Jorge avrebbe potuto capire solo giocando con la sua squadra, e lui si augurava che riuscisse a raggiungere l'obiettivo. Sarebbe stata anche una vittoria per Ferdy, una soddisfazione. Ovviamente lo avrebbe maledetto nel caso Delfinazzurro avesse vinto contro Corvonero: no, a parte gli scherzi. Quando passò ad illustare il Boccino poté leggere la sorpresa e l'entusiasmo nei suoi occhi, comprensibile dopotutto.
Wow è davvero bello!
Rise d'istinto; sapeva che avrebbe risposto così.
Oh, ora parli così, ma vedrai: quando dovrai acciuffarlo, maledirai il momento in cui hai deciso di fare il Cercatore. Molte le partite sono durate giorni perché il Boccino non era ancora stato catturato. Da questo potrai capire che è molto veloce, quasi impercettibile alla vista. Regalano 150 punti alla squadra che lo acciuffa e comporta la fine dell'incontro. Molti confondono però il ruolo del Boccino: non è sinonimo di vittoria.
Si anche se sono davvero molto scomodi - commentò in riferimento ai guantoni da Cercatore - Il Boccino si muove in maniera casuale, vero? Oppure è attirato da qualcosa in particolare?
No, il Boccino non è attirato da nulla in particolare, è solo molto veloce.
Dopo quel chiarimento sarebbero passati alla parte teorica. Osservò Jorge salire sulla scopa e levarsi in volo; lo imitò e raggiunse la stessa altitudine in un'ampia e rapida spirale. Amava il vento che gli sferzava i capelli: era un'emozione che non provava da tempo; l'aria fresca che inondava le narici e il sole illuminato dal volto, senza nessuna percezione di calore: tutte quelle erano sensazioni che aveva quasi dimenticato, e ritrovarle era come provarle per la prima volta. Era sempre una sorpresa.
Ora libererò il Boccino, il tuo compito sarà acciuffarlo nel minor tempo possibile. Tutto chiaro?
E se la risposta di Jorge fosse stata affermativa, sarebbe sceso nuovamente a terra e avrebbe liberato la palla dorata nel cielo. Doveva verificare quanto fosse capace, poi avrebbe corretto tutti i movimenti scorretti e gli avrebbe anche dato qualche consiglio per farlo risultare al meglio al provino per entrare nella squadra. Scese a terra in picchiata, frenando bruscamente quando arrivò a qualche metro dal terreno, vicino la cassa delle palle da gioco. Scese dalla scopa e mise le mani intorno all'emblema dorato che racchiudeva la "noce d'oro", poi guardò Jorge:
Sei pronto? - spinse le mani sull'emblema - 3... 2... 1... Liberato!
Tolse le mani dal contenitore e le porticine si aprirono, rivelando la palla più importante del gioco, che si librò in aria in uno scatto e cominciò a svolazzare lungo il campo; chissà quanto avrebbe impiegato Jorge per acciuffarlo, chissà se ci sarebbe mai riuscito. Attivò il cronometro che aveva al collo: la prova era cominciata.
-------------------- NOTE OFF: Lanciare il d20 e sommare al risultato i Riflessi + Concentrazione; Il risultato (d20 + Concentrazione + Riflessi): - Maggiore o uguale a 17 => dopo 10 minuti Jorge cattura il Boccino; - Minore a 17 => dopo 20 minuti Jorge cattura il Boccino;
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Ferdy
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da Jorge » 21/06/2013, 10:29
Nella sua beata ignoranza di ragazzino "normale", estraneo alla fama e alle luci della ribalta, Jorge credeva di aver fatto a Ferdy un complimento. Invece la sua battuta, che sarebbe dovuta servire per stemperare un po' l'atmosfera dubbiosa legata a come il portoghese avrebbe dovuto rivolgersi all'insegnante, innescò nell'altro dei pensieri poco piacevoli che diedero vita a una riflessione seria che lasciò il portoghese non poco perplesso. Ah, figurati se loro credono ancora in me. Secondo me c'è ancora qualcuno che ha il tuo poster in camera - affermò serio il delfino - O almeno se tu fossi un campione babbano di sicuro esisterebbe. Mio cugino tiene ancora i poster di calciatori babbani che stanno in pensione da secoli.Aggiunse subito dopo, dovendo ammettere che, nonostante fossero ormai quattro anni che era entrato a far parte del Mondo Magico, molte dinamiche ancora gli erano ignote. Jorge, sei qualcuno fin quando fai ciò che piace a loro. Se smetti, non sarai mai esistito.A quella precisazione, Jorge aggrottò le sopracciglia e infilò la mano destra, quella con cui non stava reggendo il suo manico di scopa, in tasca, assumendo una espressione seria e riflessiva che fino a pochi mesi prima non si era mai vista sul suo volto. Incontrare due cuccioli di Drago e mettere a repentaglio la vita di Cappie e di tutta la scuola aveva causato in lui anche questo cambiamento. Mi piace giocare a Quidditch, molto più del calcio o di qualsiasi altro sport e se penso al mio futuro non mi dispiacerebbe che fosse a cavallo di una scopa - mormorò quindi, con lo sguardo che vagava nel cielo terso - Ma se questo vuol dire vivere e giocare secondo le aspettative degli altri allora preferisco mille volte di più stare rinchiuso nei sotterranei con il mio calderone.Un discorso strano quello del ragazzo, che denotava una confusione di fondo su cosa avrebbe potuto fare in futuro, visto che metteva sullo stesso piano due carriere così diverse tra loro come il giocatore di Quidditch e il Pozionista. Ma che ci poteva fare lui se quelle erano le materie che prediligeva in assoluto? Nulla. L'unica cosa che lo sollevava un po' era che aveva ancora tre anni di tempo davanti prima di dover prendere una decisione seria. Il richiamo dell'altro per l'inadeguatezza del suo abbigliamento strappò Jorge dalle sue riflessioni, facendo correre agli spogliatoi per indossare abiti più consoni. Una volta tornato al campo, il portoghese ascoltò attentamente le spiegazioni del Corvo sui principali attrezzi del Quidditch, lasciandosi andare a commenti e domande liberamente, come se stesse parlando con un amico e non con un docente. Devi riporre fiducia nei tuoi compagni, è questo che caratterizza una squadra. Se non c'è fiducia non c'è squadra, se non c'è squadra non c'è vittoria.Jorge trattenne uno sbuffo per quella ramanzina, non perchè gli desse fastidio essere ripreso, ma semplicemente perchè Stone gli stava praticamente chiedendo la luna. Come poteva avere fiducia nei DelfiniAzzurro dopo quello che gli avevano combinato? Era stato a causa dello scherzo che i suoi Concasati gli avevano fatto che aveva trascinato Cappie nella Foresta Proibita e da allora con la maggior parte di loro si limitava a scambiare solo dei saluti freddi e cortesi. Forse dovrei ripensare alla possibilità di entrare in squadra.Si disse, dimostrando almeno a se stesso quanto prendesse sul serio le parole dell'altro. Ma bastò la vista del boccino stretto tra le mani del docente per spazzare via ogni incertezza dalla sua mente. Oh, ora parli così, ma vedrai: quando dovrai acciuffarlo, maledirai il momento in cui hai deciso di fare il Cercatore.Non credo. Quello - disse indicando la pallina dorata - rappresenta una sfida continua contro se stessi, per diventare più veloci, più forti, più scattanti. Certo devo tener conto anche del mio avversario ma il primo ostacolo da abbattere per poterlo acchiappare sono i limiti che il mio stesso corpo mi pone.Aveva parlato come un invasato, gli occhi spalancati e fissi sulla mano dell'altro, una luce di eccitazione e determinazione che sembrava illuminargli il viso. Molte le partite sono durate giorni perché il Boccino non era ancora stato catturato. Da questo potrai capire che è molto veloce, quasi impercettibile alla vista. Regalano 150 punti alla squadra che lo acciuffa e comporta la fine dell'incontro. Molti confondono però il ruolo del Boccino: non è sinonimo di vittoria. No, il Boccino non è attirato da nulla in particolare, è solo molto veloce.Benissimo. Allora dovrò solo essere più veloce di lui e del mio avversario.Affermò serio Jorge, prima di salire in sella alla sua scopa e raggiungere la quota Quidditch per poi attendere istruzioni da parte del Prefetto. Ora libererò il Boccino, il tuo compito sarà acciuffarlo nel minor tempo possibile. Tutto chiaro?Chiarissimo Capo!Rispose Jorge, tenendo la sinistra per salda sul manico e portando la mano destra all'altezza della fronte nell'imitazione di un saluto militare babbano. Con il cuore che gli batteva frenetico in petto, il portoghese osservò Ferdy scendere a terra, assottigliando lo sguardo man mano che la sua figura si rimpiccioliva fino a diventare una formica con il mantello che gli svolazzava alle spalle mentre si avvicinava a quella che il delfino sapeva essere la scatola contenente il boccino. Sei pronto? - annuì eccitato, prima di rendersi conto che da quella distanza l'altro non avrebbe mai potuto vederlo, aggiungendo quindi un sonoro "SI" a quel gesto. - 3... 2... 1... Liberato!Se Ferdy non l'avesse avvertito, Jorge non si sarebbe mai accorto che il Boccino era stato liberato considerato che non aveva nè avvertito il frullio delle ali che si muovevano nè visto il brillio dorato caratteristico. Trovandosi quindi per la prima volta nella condizione di dover realmente fare il Cercatore, Jorge venne invaso da un senso di panico e di inadeguatezza. Si spinse leggermente in avanti, dando quindi alla scopa il comando di riprendere a volare, e iniziò a fare il giro del campo seguendone la forma ovale, da una porta all'altra nel tentativo di poterlo avvistare. Salì di quota una, due, tre volte, tracciando ovali concentrici sempre più ampi, mentre la difficoltà insita nel ruolo che si era scelto iniziava a concretizzarsi in lui. Non essere impaziente, non avere fretta.Si andava ripetendo, mentre lo sguardo saettava a destra e a sinistra, dagli spalti vuoti agli anelli, dal terreno agli stendardi smossi dal vento, gli occhi praticamente ridotti a due fessure per cercare di contrastare il riverbero dei raggi del sole che davano una patina dorata a troppe superfici. Concentrati... Pensa al calderone... alla pozione che sobbolle.E se il connubio Quidditch - Pozioni poteva sembrare assurdo a molti, per Jorge fu naturale. Si fermò al centro del campo, chiuse per un attimo gli occhi e si concentrò solo sui rumori che lo circondavano fino a quando non avvertì il frullio delle ali del boccino. Ignorando il fatto che quel trucco gli era riuscito solo perchè non stava giocando una partita vera - in quel caso il caos dei giocatori e degli spettatori avrebbe coperto qualsiasi cosa che non fosse stata una Bombarda Maxiam - il portoghese aprì gli occhi di scatto e piegandosi sulla scopa volò a tutta velocità verso il punto da cui aveva avvertito provenire il rumore. Eccolo!Esclamò soddisfatto, incollando gli occhi alla pallina dorata per paura di perderlo di vista. Non lasciandosi trascinare dall'entusiasmo che sentiva, Jorge si allungò ancora di più sulla scopa, le gambe piegate e le caviglie incrociate intorno al legno, poco sopra la parte finale della scopa, il torace premuto contro il manico ed entrambe le mani saldamente ancorate alla punta. Volava veloce, anche se la scopa in dotazione della scuola non gli permetteva di raggiungere chissà quali punte di accelerazione, muovendosi a zig zag nel tentativo di imitare l'andatura del Boccino. Volò intorno all'anello basso sinistro per poi tuffarsi in quello centrale, il vento che gli sferzava il visto e lo costringeva e battere le palpebre più volte di quelle che avrebbe voluto. Quando il boccino virò a sinistra verso gli spalti dei professori, Jorge raddrizzò la schiena e tirò a sè il manico per poi inclinarsi tutto verso sinistra e costringere se stesso e il suo mezzo a compiere un mezzo giro in velocità. Si sentiva come se fosse sulle montagne russe babbane, solo che le evoluzioni da fare, in quel caso, le dettava il Boccino di fronte a lui. Uno scarto a destra, uno a sinistra e poi Jorge si lanciò in picchiata, staccando una mano tremolante dal manico e tendendosi in avanti per cercare di afferrare la preda. Più volte le dita si chiusero intorno all'aria fino a quando non avvertì le ali solleticargli i polpastrelli e convincendolo ad osare di più, dando un colpo di reni in avanti in modo da conquistare il Boccino. Con tutto il suo essere concentrato sul Boccino, Jorge si accorse dei quanto il terreno fosse pericolosamente vicino solo quando sollevò il viso per mostrare trionfante a Ferdy il suo bottino. Cercò quindi di tirare il manico verso di sè ma senza riuscire a recuperare quota, così si raddrizzò e puntò i piedi a terra e mulinò le gambe imitando i gesti dei paracadutisti che aveva visto in televisione. Ma si trovava pur sempre a cavallo di una scopa, quindi i suoi gesti risultarono essere goffi e se ridussero in parte l'impatto con il terreno, non gli impedirono di rotolare a terra. Come sono andato?Chiese sorridente ed eccitato nonostante la botta a Ferdy, ansimante come dopo una corsa, restando però seduto a terra per riprendere fiato.
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Jorge
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da Ferdy » 08/07/2013, 0:54
Secondo me c'è ancora qualcuno che ha il tuo poster in camera - Ferdy rise spontaneamente a quelle parole - O almeno se tu fossi un campione babbano di sicuro esisterebbe. Mio cugino tiene ancora i poster di calciatori babbani che stanno in pensione da secoli.
Jorge era serio; le sue parole lo rincuoravano da un lato, tanto da suscitare in lui un sorriso di gratitudine. Era contento che qualcuno la pensava in quel modo, ma forse Jorge parlava così perché lui era il suo insegnante, ma soprattutto - perché no - un suo amico. Ma cosa diavolo erano i calciatori che diceva lui? Era sicuramente qualcosa legato al mondo dei Babbani, ma pur avendo una mamma Babbana non si era parlato delle abitudini che c'erano al di fuori del mondo magico: figuriamoci se suo padre avesse mai spostato il discorso sui Babbani, trascurando così i problemi che tutti i giorni aveva a lavoro. Era sempre stato così a pranzo, a cena, a colazione, sempre! Non c'era una volta in cui si fermava per chiedere come gli altri avessero trascorso la giornata, Ferdy era persino contento quando il padre rimaneva fuori per affari sempre legati al lavoro; una volta tanto non si sarebbero dovuti assorbire le sue lamentele.
Cosa sono i cacciatori Babbani, Jorge?
Li aveva chiamati "cacciatori", sicuro che così il ragazzino avesse detto. Non credo c'era molto tempo da perdere per parlare dei cacciatori o come diavolo si chiamassero loro. Forse stava prendendo le abitudini del padre. Se ci fosse stato più tempo avrebbe volentieri affrontato il discorso. Dopo aver chiuso quella parentesi avrebbero finalmente potuto inoltrarsi nel gioco del Quidditch e sul lavoro che c'era da fare su Jorge affinché riuscisse ad entrare nella squadra di Delfinazzurro. Era certo che avrebbe dato parecchi grattacapi alla squadra di Corvonero una volta entrato; i ragazzi lo avrebbero incolpato a vita, scherzi a parte. Prese a rinfrescare gli attrezzi per giocare, arrivando sino al Boccino d'Oro.
Non credo. Quello rappresenta una sfida continua contro se stessi, per diventare più veloci, più forti, più scattanti. Certo devo tener conto anche del mio avversario ma il primo ostacolo da abbattere per poterlo acchiappare sono i limiti che il mio stesso corpo mi pone.
Mi pare il giusto proposito per partire come si deve.
Disse, osservando nel giovane un certo spirito di sfida, indispensabile per poter essere un Cercatore. Era consapevole di ciò che il suo ruolo comportava e questo era sicuramente una porzione della base su cui fondare la preparazione. Senza uno spirito combattivo, audace e testardo non avrebbe mai potuto, per meglio dire, voluto prendere la noce dorata. Il Cercatore era tenuto a combattere contro qualunque tipo di sfida, non farlo sarebbe significato tradire la squadra, rompere l'armonia. Quest'ultima poi era di fondamentale importanza in uno sport del genere: se un giocatore è in difficoltà non va trascurato, anzi, va spronato dai compagni, altrimenti si è destinati a perdere. I corpi di tutti, nel Quidditch, sono legati da una corda invisibile, perciò se un giocatore fosse caduto nel baratro, anche gli altri sarebbero stati destinati a quella fine.
Benissimo. Allora dovrò solo essere più veloce di lui e del mio avversario.
Jorge stava concependo a pieno il concetto: avrebbero potuto procedere alla parte pratica senza problemi, ergo. Ferdy osservò curioso Jorge mentre con un gesto liberò il pallino incantato; lo vide per qualche istante davanti a sé, poi lo perse di vista. Il suo sguardo si posò su Jorge che si apprestava alla ricerca. Era fermo nell'aria: evidentemente stava sfruttando gli elementi dell'ambiente circostante per facilitarsi nell'impresa. Molto intelligente da parte sua, ma in una partita vera non ci sarebbe mai riuscito in quel modo; l'aria era immobile tutto intorno e le vibrazioni che il Boccino emetteva sbattendo le ali erano impercettibili. Solo acuendo la vista e concentrandosi il Delfinazzurro sarebbe potuto giungere ad una soluzione. Ad un tratto lo vide muoversi in volo, in picchiata verso qualcosa ancora impercettibile agli occhi del professore di Volo.
Vediamo cosa sai fare...
Pensò, lanciandogli quella sfida nella sua mente. Lo osservò mentre si dirigeva verso uno degli anelli bassi, ci girò un po attorno e poi si spostò verso gli spalti. Era rannicchiato contro il manico della scopa, una mossa davvero intelligente: in questo modo avrebbe ridotto la resistenza all'aria e avrebbe acquistato maggiore velocità seppur nei limiti concessi dalla sua scopa. Stava zigzagando verso la palla dorata: ora anche lui aveva individuato il Boccino illuminato dai raggi del sole, conferendo all'oggetto l'aspetto di una palla infuocata. Jorge si protrasse in avanti, il braccio verso il vuoto, poi con una spinta in avanti cercò quasi a tentoni l'oggetto volante, finché non lo afferrò decisamente e glielo mostrò con aria di vittoria. Sorrise d'istinto, bloccando nello stesso istante il cronometro che aveva azionato poco prima.
Eccellente direi...
Lo guardò mentre si dirigeva verso di lui e perdeva quota, poi atterrò sul terreno anche se non nel migliore di modi, rotolando sul suolo erboso e ritrovandosi seduto poco distante da Ferdy. Rise d'istinto, ammirando i suoi modi poco eleganti nella fase di atterraggio.
Come sono andato?
Un esito positivo, forse la parte peggiore è stata l'atterraggio - si concesse un altra risata mentre lui riprendeva fiato - Ti consiglio di non zigzagare, perché questo allunga le distanza, non le accorcia: la traiettoria del Boccino d'Oro è imprevedibile, sei stato fortunato a non perderlo di vista. Per il resto va bene, direi che non ci sono pecche. Abbiamo finito, credo che sia pronto per affrontare il provino!
Forse era quello che aspettava di sentirsi dire in mezzo a tutte quelle cose che gli aveva detto e che probabilmente aveva già dimenticato. Una volta proclamato il "verdetto", Jorge sarebbe potuto andarsi a cambiare nuovamente, ed insieme avrebbero fatto ritorno al castello.
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Ferdy
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da Jorge » 09/07/2013, 12:30
Il delfino non si era mai soffermato troppo a riflettere sulle conseguenze negative dell'essere un personaggio famoso, soffermandosi, come la maggior parte dei suoi coetanei, sulla parte "luccicante" dell'essere famosi e quindi i soldi, la gloria e l'essere riconosciuti per strada dai propri fan. Inoltre Jorge, essendo un natobabbano, non era a conoscenza di come i campioni di Quidditch venissero trattati nel Mondo Magico, supponendo, a quanto sembrava a torto, che essi venissero idolatrati sempre e comunque come accadeva con i calciatori babbani. Espose quindi il suo pensiero in maniera spontanea e anche con una certa veemenza, senza soffermarsi a riflettere che forse Ferdy non conosceva gli sport babbani così bene da apprezzare e comprendere il suo paragone. Cosa sono i cacciatori Babbani, Jorge?Calciatori - lo corresse automaticamente Jorge, grattandosi la nuca imbarazzato nel trovarsi nella strana situazione di dover spiegare qualcosa a un suo Insegnante, anche se poco ingessato come era Stone - Bè il calcio è l'equivalente del Quidditch per i babbani solo che si gioca in undici senza scopa ovviamente e una sola palla rotonda. - provò a sintetizzare per poi arrendersi all'evidenza che no, non era proprio capace di spiegare come funzionasse quello sport in via teorica - Se vuoi mi faccio mandare da mia madre qualche rivista così ti faccio vedere di cosa parlo e poi.. bè credo che a Hogwarts ci siano abbastanza mezzosangue e natibabbani da porte reperire ventidue persone per improvvisare una partita dimostrativa... o anche solo dieci.Propose eccitato all'idea di introdurre in quello che considerava il cuore del Mondo Magico, e cioè la Scuola di Magia e Stregoneria, quello che poteva essere considerato il simbolo del Mondo Babbano. Di sicuro la sua sorellina sarebbe stata felicissima di improvvisare una partita di calcio e anche figlia dei fiori forse non si sarebbe tirata indietro di fronte a quella prospettiva. In quel momento però la priorità di Jorge era quella di allenarsi per poter affrontare serenamente il provino per la squadra dei Delfiniazzurri quindi, messo da parte il calcio, tornarono a concentrarsi sugli strumenti del Quidditch, ponendo particolare attenzione sul boccino e sui requisiti che doveva sviluppare per poterlo acchiappare. Dopo aver ricevuto le ultime raccomandazioni dal docente di Volo, Jorge inforcò la sua scopa e si mise alla ricerca del boccino, scandagliando con lo sguardo e la scopa non solo l'area del campo ovale, ma avventurandosi anche intorno alle tribune e più in su al di sopra delle nuvole. Secondo i resoconti di vecchie partite che si era divertito molto a leggere, un po' per colmare le sue lacune su quello sport che la maggior parte dei suoi compagni conosceva fin da quando era in fasce un po' per pura curiosità, infatti il boccino poteva andare praticamente ovunque e non era da escludere che avrebbe dovuto volare fino al Lago Nero per poter vincere la partita. Dopo una decina di minuti Jorge riuscì a individuare il boccino e, mandando alle ortiche tecniche e precauzioni, si fiondò su di lui catturandolo in un tempo ragionevole ma senza riuscire a impedirsi di rotolare a terra come un primino alle prese con il suo primo atterraggio. Rosso in volto per l'emozione e in parte per la vergogna, Jorge stese il braccio in segno di vittoria, chiedendo al Prefetto dei Corvi cosa ne pensasse della sua performance. Un esito positivo, forse la parte peggiore è stata l'atterraggio. Lo so ma non sono riuscito a contenermi.Confessò imbarazzato, restituendo il pallino d'oro e grattandosi la nuca con fare nervoso mentre un leggero dolorino iniziava a farsi all'altezza delle ginocchia e un po' del braccio destro. Ti consiglio di non zigzagare, perché questo allunga le distanza, non le accorcia: la traiettoria del Boccino d'Oro è imprevedibile, sei stato fortunato a non perderlo di vista. Per il resto va bene, direi che non ci sono pecche.Ma ho letto su una rivista di Quiddtch che zigzagare permette di mandare in confusione l'altro Cercatore. Cioè da quello che ho letto sembra che quando non si ha sentore di dove sia il Boccino allora i Cercatori si scrutano a vicenda e si pedinano quando sembra che uno dei due abbia avvistato la preda. Così se io volo in maniera incoerente lo depisto, no?Aveva posto l'ultima domanda con un tono di voce molto basso come se temesse di aver detto una fesseria e per questo potesse perdere il rispetto del docente. Forse le riviste non erano proprio il miglior posto dove documentarsi per imparare le strategie di volo. Abbiamo finito, credo che sia pronto per affrontare il provino!E sono certo che farò un figurone grazie ai tuoi consigli.Esclamò contento, dimostrando all'altro che non solo aveva prestato attenzione alle sue parole ma che ne avrebbe fatto tesoro. Se non hai fretta possiamo chiacchierare ancora un po' di Quiddtch e di calcio se ti va.E così dicendo il Delfino era schizzato nuovamente negli spogliatoi per una doccia veloce e indossare di nuovo i suoi abiti babbani. Se Stone l'avesse aspettato i due avrebbero passato una parte del pomeriggio a conversare come due strani amici, vista la differenza d'età e di ruolo all'interno della scuola, di sport magici e babbani. [Exit]
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da Caroline Priscilla » 04/03/2014, 23:36
[Hogwarts => Verso il campo da Quidditch - 20 Dicembre Ore 15:30]
Le immagini della strage avvenuta due giorni addietro sembravano ancora ben nitide negli occhi della Tassorosso, così come le emozioni provate in quello strano, infausto giorno. Prima l'euforia della partita, che vedeva in campo i Corvonero contro i Dragargenteo; poi la sorpresa di vedere, durante l'intervallo fra il primo e il secondo tempo, Evan Chambers e altri diciannove studenti alzarsi dai loro posti per raggiungere il centro del campo da Quidditch; infine l'orrore, l'incredibile orrore delle bacchette puntate contro sè stessi, prima che un Sectumsempra li riducesse tutti e venti in fin di vita, in mezzo ad un lago di sangue. Aveva dovuto trattenere la sua migliore amica, per impedirle di correre giù dagli spalti, scapicollandosi verso il campo da gioco dove, in mezzo a quella folla era appena stramazzato al suolo proprio il suo ragazzo. Cappie non l'aveva mai vista tanto sconvolta, ma come biasimare Kelly Everett, dal momento che nessuno si aspettava di vivere un'esperienza del genere? Nessuno di loro avrebbe mai potuto prevedere che un simile spettacolo potesse presentarsi sotto i loro occhi, proprio alla vigilia delle vacanze di Natale. La Gazzetta del Profeta uscita quella stessa mattina aveva riportato l'intera notizia sotto gli occhi di ogni singola famiglia del mondo magico: l'articolo girava ormai da ore fra gli studenti ancora rimasti a scuola e che avevano tardato la loro partenza per fare ritorno a casa propria. Ed era proprio da quella mattina che Caroline Priscilla O'Neill non aveva più visto la sua migliore amica. Kelly sembrava essere scomparsa come un fantasma subito dopo la colazione. I pochi testimoni che l'avevano vista (compagne e compagni della loro stessa Casata) avevano affermato che la Everett si era diretta in fretta e furia all'esterno dopo aver letto la notizia riportata sul Profeta. Cappie aveva ringraziato i suoi compagni e aveva continuato i propri giri fino alle quattro del pomeriggio, quando l'assenza prolungata della Tassorosso le fece temere che ella stesse combinando qualcosa di peggio che starsene da sola in qualche luogo sperduto. Aveva preferito ritardare il momento di affrontarla, perchè conosceva bene il carattere della londinese che forse, per la prima volta di fronte ad un'esperienza simile, aveva preferito rimanere per conto suo. Tuttavia, passare l'intera giornata fuori in pieno Dicembre non era proprio la cosa ideale da fare, specie se il clima rigido era acuito da un'abbondante nevicata che rendeva l'aria ancora più gelida del solito. Per questo, col cuore in gola e la preoccupazione ben dipinta sul suo volto, la Tassorosso si diresse verso l'esterno, disposta a girare in lungo e largo pur di trovare la sua migliore amica. Andando per esclusione [Intuito(P):13], la O'Neill suppose che il primo luogo dove sarebbe stato meglio cercarla era proprio il fatidico campo di Quidditch. Sapeva che dopo l'incidente, gli Auror del Ministero avevano messo l'intero campo in una sorta di quarantena, proibendo l'accesso a qualsiasi persona, studente o professore che fosse. Ma Cappie sospettava che la sua amica, poco amante delle regole, avesse in qualche modo infranto quel divieto e, se non l'aveva ancora infranto, era ben decisa a riportarla sulla retta via, anche a costo di costringerla. Gli stivali rivestiti in pelle di drago affondavano in mezzo a quel campo innevato, lasciando profonde impronte lungo tutto il sentiero seguito dalla giovane strega. Nonostante fossero passate ore da quando la Everett era uscita fuori dal castello, le tracce dei suoi passi erano rimaste intatte e intaccate nè dagli agenti atmosferici nè da altre persone, dal momento che nessuno sembrava essere così folle da volersi avventurare fuori dopo quanto era accaduto. Sorridendo intimamente per essere riuscita ad azzeccare i pensieri e le mosse dell'amica, la tassetta camminò con maggior velocità, per quanto le consentisse la neve, cercando di arrivare quanto prima possibile alla meta designata. Era ben decisa e ostinata a trascinarla di peso pur di farla uscire dal campo di Quidditch, ma tutte le prospettive della Tassorosso caddero quando vide, poco prima dello stadio aperto, una figura seduta per terra e con un rotolo di giornale stretto in mano, persa a fissare nel vuoto.
Finalmente ti ho trovata...
Esordì con tono di voce calmo e pacato, andando a sedersi accanto all'amica che, dal canto suo, non si mosse neanche di un millimetro nè disse una singola parola, come se fosse troppo concentrata su chissà quali strani pensieri. Guardandola più da vicino, Cappie si rese conto di quanto fossero rossi i suoi occhi, come se avesse pianto per ore e ore, che le labbra si erano seccate per il freddo e che probabilmente la londinese stava gelando, dal momento che ogni tanto il suo corpo era scosso dai brividi. Sciogliendo il nodo della propria sciarpa, la ragazza l'avvolse intorno al collo dell'altra, assicurandosi che ogni centimetro di pelle fosse coperta dal vento gelido che aveva iniziato a soffiare su di loro. Lo sguardo dell'irlandese si fissò per un'istante sullo stadio di Quidditch, come se una forza invisibile la spingesse a guardare in quella direzione, sentendo il proprio cuore riempirsi d'angoscia al pensiero di come stesse il Grifondoro Evan Chambers.
Ho intenzione di lasciarlo.
Si voltò, stupita di sentire Kelly pronunciare quelle parole. Evidentemente era a quello che aveva pensato per tutto il giorno o sicuramente per buona parte.
Ho intenzione di lasciare Evan.
L'avevo capito.... Perchè vuoi lasciarlo? Ne sei innamorata no?
Non mi importa! Non voglio più rivederlo!
Credi a quello che c'è scritto sul Profeta?
No. Sono solo un mucchio di...- disse, arrotolando l'articolo interessato e gettandolo in mezzo alla neve come se fosse carta straccia -stronzate...
Kelly...se non credi che Evan l'abbia fatto perchè appartiene ad una sorta di setta satanica o chissà cosa...perchè è successo secondo te?
Non lo so, Cappie! Non lo so! Pensi che se lo sapessi non sarei andata dritta filato dalla Preside o dalla Vireau a dire tutto? Non ho la minima idea del perchè lo abbia fatto nè mi interessa saperlo! Lo mollerò, anzi la storia è già chiusa. Fine. Conclusa per sempre.
Una lacrima spuntò fuori dall'angolo del suo occhio nel mentre pronunciava quelle parole, ma la Everett si premurò subito di asciugarla con un gesto stizzito della mano. Non voleva piangere, anzi lo detestava: la faceva sentire debole, vulnerabile, come se non riuscisse a ricomporre i pezzi scomposti del suo cuore già di per sè disilluso e disincantato. Ciò che era accaduto al suo ragazzo l'aveva sconvolta più di quanto ella stessa fosse disposta ad ammettere. Ma non era l'unica a soffrire per quella situazione: Cappie aveva visto in Vergil la stessa sofferenza avvertita ora in Kelly, la sofferenza di chi vede una persona cara farsi del male e rischiare di perderla per sempre. Inoltre, se Evan non aveva mai fatto parte di alcun gruppo fanatico (e Cappie si fidava del giudizio dell'amica) questo allora significava solo una cosa: che lo stesso Chambers stava soffrendo di quella situazione e che lui più di tutti aveva bisogno del sostegno e del supporto dei suoi amici. E soprattutto della ragazza che amava.
Hai mai pensato a quello che potrebbe provare Evan se tu te ne andassi così, di punto in bianco?
Che cosa dovrebbe pensare? Quel...quell'idiota si è puntato una bacchetta alla gola e si è quasi ammazzato!
E tu hai paura di affrontarlo.
... Mi stai dando della vigliacca?
Cappie fece un enorme sospiro, socchiudendo appena gli occhi prima di riaprirli e fissarli, con estrema durezza, in quelli color nocciola della londinese.
Si, ti sto dando della vigliacca- disse infine, in un moto di coraggio- Tu ed io sappiamo che Evan non ha colpa di quanto gli è accaduto: nessuna di noi due crede alle parole della Gazzetta del Profeta perchè lo conosciamo bene, tu anche più di me!
E se non fosse così? E se in realtà non lo avessi mai conosciuto veramente?
Fidati del tuo istinto Kelly! Tu sai qual è la verità, ma hai talmente tanta paura di ciò che provi che la tua prima reazione è quella di scappare, di fuggire via!
Non tentare di psicanalizzarmi, non sei Freud...
Non lo sto facendo, sei tu che mi hai rivelato queste cose di tua spontanea volontà- disse, sottolinenando per bene le ultime parole per farle capire che, a discapito tutto, non era diventata un genio ma era tutto frutto delle confidenze che la Everett aveva fatto alla sua compagna di stanza -Che cosa hai provato, quando...quando Evan ha...
Non concluse la frase. Non c'era bisogno di ricordare quanto successo due giorni prima. La tassetta era più che convinta che nessuna di loro due avrebbe mai potuto dimenticare l'immagine di un Evan ricoperto di sangue e ferite, incosciente sul campo lievemente innevato.
...Paura. Una fottuta, immensa paura...di perderlo. Non so che cosa avrei fatto, se tu e Alvares non mi aveste trattenuta...- disse, fissando lo sguardo verso l'orizzonte, come se volesse scacciare la paura che ancora adesso le attanagliava il cuore, schiacciandolo sotto una morsa impietosa e brutale-Per un attimo ho creduto...ho creduto che la mia vita sarebbe potuta andare...in pezzi, Cappie...lo capisci? Io? Dipendere così tanto...da qualcuno? Io...io non voglio fare la stessa fine...
...la stessa fine di tua madre, lo so...
Già, lo sai. Non voglio lasciare Evan, ma...mi sento impotente di fronte...di fronte all'idea che se lui se ne andasse...mi si spezzerebbe il cuore...
Be', sei umana, mi sembra che sia una cosa normale non trovi?
Per me è una cosa nuova...- disse, voltando il capo verso l'amica e lasciando che l'altra potesse guardarla bene in faccia, potesse leggere tutto ciò che il suo volto stava esprimendo in quel momento: rabbia, paura, delusione...preoccupazione, per una persona che in quel momento giaceva privo di coscienza nel letto di un ospedale -Non avevo previsto che una cosa del genere accadesse...
Neanche io avevo previsto che mio padre sarebbe morto, dopo avergli urlato che lo odiavo...- rispose con amarezza la Tassorosso, prendendo entrambe le mani dell'amica e soffiandoci sopra, scaldandole col proprio respiro e con la propria pelle -Non puoi prevedere tutto, Kelly...- disse scuotendo il capo -Puoi solo imparare...ad affrontare gli ostacoli che la vita ti mette davanti. Evan ha bisogno di te, ha bisogno di avere vicino la sua ragazza, i suoi migliori amici e la sua famiglia...parlargli, vallo a trovare al San Mungo, fagli tutte le domande che vuoi! Ma non abbandonarlo, per paura di diventare una persona che non sei...
E se dovesse dirmi...se dovesse rispondermi che non sa perchè lo ha fatto?
Ha così tanta importanza per te?
Si...ho bisogno di sapere il motivo, devo sapere se può accadere una seconda volta!
Allora non posso aiutarti, Kelly: queste risposte può dartele solo una persona...
Rimasero in silenzio per una manciata di minuti. Nessuna delle due aveva bisogno di aggiungere altro, entrambe sapevano che l'altra aveva capito il proprio discorso e che doveva sole elaborarlo. L'ultima parte, in realtà, era riferita in particolar modo alla Everett, che lentamente, dentro di sè, stava cercando di superare tutte le paure connesse alla sua famiglia, al diventare una donna succube dell'amore di un marito ubriacone e incompetente, incapace di proteggerla e amarla come un vero uomo avrebbe dovuto fare. Alla fine, un sospiro uscì fuori dalle labbra della londinese, che si rimise in piedi porgendo una mano all'amica per aiutarla a fare altrettanto. Con le mani, si pulì la neve che le era rimasta attaccata sulla stoffa dei pantaloni, posando il proprio sguardo per l'ennesima volta sul luogo dove era accaduto tutto quanto.
A proposito...perchè sei venuta proprio qui?
Mh? Volevo entrare, ma una volta arrivata qua davanti non ce l'ho fatta. Suppongo che comunque ci siano degli uomini a sorvegliare l'ingresso, quindi a meno che non mi fossi gettata in una rissa magica con loro, non sarei riuscita a scavalcarli...
Evita di fare certe cose, Kelly, non puoi permetterti di essere espulsa...
Lo so...andiamo, a furia di stare qua fuori tutto il giorno non mi sento più le chiappe...
Le due ragazze si incamminarono verso la volta del castello, dove avrebbero passato il resto della giornata a scaldarsi e a consumare un buon pasto caldo, gli ultimi prima dell'inizio delle vacanze. A pochi metri dal portone, però, la Tassorosso si volse di nuovo verso la londinese, sentendo il bisogno di chiederle una cosa che le stava molto a cuore.
Kelly....
Mh?
Andrai a trovarlo al San Mungo, vero?
Si.
[Fine - Autoconclusiva]
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da Victoria » 27/05/2015, 21:39
[handwriting] • Lunedì _ Aprile, 14 _ 2110 _ ore 09.32 • Era tornata. Aveva convinto il padre, alla fine, ma c'era voluto più tempo del previsto prima di permetterle di rimettere piede ad Hogwarts: un sacco di burocrazia, principalmente, ed inoltre avendo perso i primi mesi di scuola si era data da fare per rimettersi in pari, studiando ben più di quanto avrebbe fatto al Castello. Non aveva detto niente a nessuno, né a Cappie, né a Calvin... né a Vergil: aveva voluto che fosse una sorpresa per tutti, e per farlo sarebbe partita dall'andare a trovare proprio il docente di Volo con cui... beh, aveva un conto in sospeso, si poteva dire così; aveva rimesso piede a scuola la sera prima ad un orario molto tardo, ed aveva chiesto espressamente alle compagne di dormitorio di non dire nulla a nessuno sul suo rientro. La scusa usata per il suo cambiamento? Quello era stato forse il problema più difficile di tutti, ma un'esplosione di natura magica avvenuta proprio in un quartiere di New York, di quelli interdetti ai babbani, era stata la sua salvezza: era bastato dire che si trovava lì quando l'esplosione era avvenuta, che un fiotto d'acido l'aveva colpita in faccia e che si era dovuto intervenire magi-chirurgicamente per ridarle un aspetto normale, anche se ben diverso dal precedente. Essendo stato un brutto incidente, nessuno sarebbe stato tanto indiscreto ed insensibile da farle altre domande -o perlomeno era su questo che la Randall puntava. In ogni caso aveva dormito di nuovo nel suo vecchio letto da Dragargenteo, e quella mattina era stata la prima a svegliarsi: aveva sempre pensato che, se fosse tornata, gli incubi l'avrebbero perseguitata con una forza tale da impedirle di dormire... invece, tutto sommato, aveva riposato bene. Non era scesa a fare colazione con gli altri studenti proprio per evitare di incontrare qualcuno, anche perché l'idea di incrociare Jorge... no, meglio non pensarci; aveva chiesto a Cappie, in una delle lettere che si erano scambiate, quale sorte fosse toccata al Delfino, immaginando il peggio -ovvero l'espulsione: invece l'amica le aveva raccontato che sarebbe rimasto ad Hogwarts almeno per un altro anno, e l'americana ci aveva messo un po' a digerire l'idea che avrebbe potuto incrociarlo per i corridoi o in Sala Grande. Aveva fatto colazione in camera, grazie a quello che le avevano portato le sue compagne di stanza, poi si era preparata, ed infine era uscita quasi di soppiatto, cercando di passare inosservata -e col suo nuovo aspetto non le era stato troppo difficile; era rimasta quasi spaesata nel ritrovarsi a camminare per Hogwarts, ritrovare quel luogo che per un anno era stato la sua casa e che, ovunque si girasse, le riportava alla mente qualche ricordo di un passato che non sarebbe mai potuto tornare; aveva perso tanto, ma aveva anche guadagnato tanto. Un'amicizia ben più forte di quanto potesse mai immaginarsi, ad esempio: Cappie si era dimostrata una persona sensibile, coraggiosa, forse un po' incosciente, ma di sicuro capace di prendersi le proprie responsabilità; quella maledetta notte lei e Victoria avevano scoperto di avere, a parere della Dragargenteo, una sintonia incredibile, ed era stata una delle persone a mancarle di più una volta allontanasi dal Castello. Forse, però, il vero motivo per cui ci aveva messo tanto a decidere se tornare o meno... era stato per lui, per la persona che voleva andare a salutare per prima, quella mattina: quel bacio l'aveva mandata in confusione, ed era servito del tempo alla Randall per capire cosa avesse significato per lei; sicuramente aveva ragione Calvin a dire che "l'acchiappo" era stato notevole, visto che si stava parlando del professore più bello della scuola -per lei anche più di Turner- ma non voleva prenderlo in giro, fargli credere qualcosa che non c'era. Non era quel tipo di ragazza e non lo sarebbe stata mai, qualsiasi fosse stato il suo aspetto esteriore. Aveva riflettuto molto, quindi, rivivendo dentro di sé quel momento inaspettato ancora e ancora, ma il risultato, anche a freddo, era stato sempre lo stesso: farfalle nello stomaco, battito più veloce, guance rosse; forse non era amore, ma non era nemmeno indifferenza o un semplice "wow, mi sta baciando il mio ex (e manco più tale ormai) docente di Volo", perciò valeva la pena... buttarsi, e scoprire cosa sarebbe successo. Viversela, insomma. E non avere rimpianti. Aveva camminato, senza dare troppo nell'occhio, fino al campo da Quidditch, osservandolo da lontano mentre faceva lezione ad una classe di Grifondoro del primo anno. Sorrideva, lo riusciva a vedere fin da lì, ed era bellissimo: osservandolo, Victoria ripensò a tutto il tempo in cui era stato in silenzio, osservandola da lontano senza mai potersi avvicinare troppo, rispettando la sua relazione in tutto e per tutto; aveva amato la pesca ed ora amava l'albicocca solo perché quelli erano i suoi gusti, e l'aveva aspettata pazientemente, pur non avendo alcuna certezza sui sentimenti dell'americana... era davvero speciale. Attese, silenziosa e quasi invisibile, che la lezione terminasse, lasciando poi che gli studenti si allontanassero -chi eccitato, chi nervoso, chi spaventato, chi quasi depresso- e che Vergil si fosse messo a raccogliere le scope usate fino a pochi minuti prima, prima di avvicinarsi alle sue spalle con un sorriso emozionato sulle labbra. ... ricordo ancora la mia prima lezione di Volo con te. Ero nervosissima, ma tu hai saputo tranquillizzarmi... sarà per questo che sono diventata un prodigio?[/handwriting]
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da Vergil » 27/05/2015, 23:55
14 Aprile 2110 | Hogwarts - Campo da Quidditch | Ore 09:28
In un certo senso sì! La manovra laterale può essere utile ma non in tutti i casi. Pensate ad esempio ad uno schema "V", tanto per citarne uno semplice...
Professor Cartwright, il lucido per la scopa può essere diluito?
E perché mai vorresti diluirlo?
Così dura un po' di più, sa, la mia famiglia non naviga nell'oro...
Diluendolo ne ridurresti anche l'efficacia. Quindi sarebbe un risparmio inutile. Perché invece non prova ad utilizzare il gel lucidante? Costa molto di meno, devi solo applicarlo un po' prima e aspettare che si assorba del tutto!
Ah benissimo! Grazie mille!
E di che? Bene, per oggi abbiamo finito, mi auguro non vi siate annoiati troppo! Andate svelti, l'aula di Difesa non è così vicina come sembra.
Salutò tutti quanti con un sorriso incoraggiante, appuntandosi nel frattempo i nomi della maggior parte degli studenti più promettenti. Giunto al quarto mese di insegnamento, si era già fatto un'idea di chi avesse bisogno di maggiore aiuto e di chi invece fosse nato con la scopa. Già, il quarto mese, Aprile. L'anno scorso di quei tempi ancora cercava di fare ordine nella propria vita e Victoria non rappresentava un gigantesco problema, in quanto aveva iniziato da poco ad essere parte integrante dei suoi pensieri. Oggi invece le cose erano cambiate e di gran lunga. Non era più la stessa e non certo a livello caratteriale, no, bensì estetico e fisico. Aveva modificato praticamente tutto, tranne pochissimi accenni che ricordavano ciò che era un tempo. Il Cartwright aveva iniziato a notarla proprio per quelle caratteristiche fisiche che di lei lo facevano uscire matto ma poi... poi... poi a quelle caratteristiche si erano aggiunti anche il carattere, l'indole e il pensiero. Forse era un po' cresciuto, forse ormai la Randall si era insinuata già troppo nel suo cuore, fatto stava che anche se le curve precedenti su di lei adesso non esistevano più se non in una forma più moderata, nel momento stesso in cui le loro labbra si erano toccate, per Vergil aveva ugualmente significato un istante magico. Sospirando, se n'era andato abbastanza di fretta, per timore che il padre rientrasse all'improvviso e li sorprendesse, cercando in quel caso di uccidere l'ex Tassorosso con Maledizioni Senza Perdono comprese. In effetti chi avrebbe potuto dargli torto? Mettendoli vicini si raggiungeva un risultato analogo al cugino con la fidanzata Caroline Priscilla O'Neill: il Gigante e la Bambina. Eppure a lui quella bambina gli faceva sangue. Un sangue determinato quasi esclusivamente da ciò che era lei dentro, ma pur sempre sangue, dannazione. Certi istinti ci mettevano un sacco per essere soppressi, specie prima di andare a riposare, quando la mano scendeva a darsi solo una leggera aggiustata nei boxer e da lì partiva l'incubo. "Lui" si svegliava e bisognava convincerlo a tornare a riposo, altrimenti la mattina dopo altro che lezione alle 08:25. Come profondo. Questo perché il Cartwright faceva anche la cretinata di rimanere con gli occhi aperti fino a tardi, anche quando non era di ronda, come un fesso. Calvin glielo aveva ripetuto troppe volte ma lui aveva la testa dura... e ogni tanto anche qualcos'altro. Sospirando mentre ancora aveva quei pensieri che gli ronzavano nella testa, il docente di Volo decise di portare una mano dietro la nuca e osservare l'orizzonte, o meglio, sarebbe stato meglio dire l'uscita del campo, quella diretta verso la palestra e gli spogliatoi. Per un secondo gli tornò alla memoria quando ad aspettarlo, lì, poggiata sul muro, c'era Ariel Jiménez, ancora al settimo anno, Grifondoro. Era trascorso molto tempo anche da allora, possibile? Già, lei era cresciuta, avevano provato e non era andata... E da allora un altro anno, anzi, molto di più. Ora nessuno stava più lì ad aspettarlo, ma non se ne stupiva, con le sue tempistiche! (cit. Alexis Parker).
Jeans celeste chiaro, scarponcini bianchi e maglietta attillata sempre bianca, questo il suo semplice abbigliamento mattutino. Afferrando il registro e osservando le prossime lezioni in programma per la giornata, si accorse che aveva in sequenza lo stesso pomeriggio sia i Corvonero che i Dragargenteo a distanza di nemmeno un'ora. Niente male, un buco in meno da riempire con il nulla. Mentre stappava però la sua lattina di succo di frutta all'albicocca per prendere un generoso sorso, per poco non si strozzò nel leggere la lista dei cognomi tra gli alunni del sesto anno dei Draghi... Randall. Ma, com'era possibile? Ok, sì, forse lui era un po' tanto disattento e controllava il registro in rarissimi casi, ma come aveva potuto non accorgersi di una notizia del genere? Victoria era tornata? Davvero? E adesso dov'era? Scosse la testa sorridendo, un sorriso che si fece via via sempre più luminoso con l'avanzare dei secondi e della consapevolezza piena di quell'evento inatteso e sperato ogni giorno. Doveva assolutamente raggiungerla, trovarla e per lo meno salutarla, sperando in una privacy futura!
... ricordo ancora la mia prima lezione di Volo con te. Ero nervosissima, ma tu hai saputo tranquillizzarmi... sarà per questo che sono diventata un prodigio?
Sentendo la voce della Draghessa, per poco non gli venne un colpo. Si volse immediatamente, incontrando lo sguardo della sedicenne fresca fresca di ritorno tra i banchi di Hogwarts. Allora non era affatto uno scherzo, né un assurdo e maledetto caso di omonimia. Gli occhi azzurri erano gli stessi e le lentiggini sotto il sole erano ancora più visibili e sbarazzine. Non portava la divisa, bensì una camicetta davvero graziosa, una gonna a pieghe e delle ballerine. Era ancora così strano vederla con quell'aspetto... Strano, sì, ma non faticoso.
Victoria... Beh, adesso il nervoso sono io, dovresti dire la cosa giusta per tranquillizzarmi.
Ruppe così il ghiaccio, avvicinandosi di più a lei, oscurando il Sole dietro le sue spalle con la propria stazza non proprio piccola.
Ti trovo in ottima forma. Alla fine sei riuscita a vincere la battaglia con tuo padre. Hai già sistemato tutto nel dormitorio, parlato con Typhon e salutato le vecchie conoscenze? Quelle piacevoli, intendo...
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da Victoria » 28/05/2015, 11:18
[handwriting]Sapeva di fare un certo effetto, poiché nonostante la voce fosse la stessa, tutto il resto era cambiato: sì, alcuni particolari -come il colore degli occhi o la forma delle orecchie- erano rimasti integri, ma nel complesso generale, Victoria presentava poco o nulla della se stessa di un tempo. E se alcuni dettagli come le unghie più lunghe o il sedere più formoso potevano anche farla piacere, tutto il resto -soprattutto il viso- aveva richiesto tempo per farsi accettare dalla Dragargenteo, che in realtà solo da un mesetto aveva ripreso a guardarsi giornalmente allo specchio. Figurarsi quindi come poteva sentirsi strano uno come Vergil che, inutile prendersi in giro, con tutta probabilità aveva perso la testa per lei anche per il suo aspetto fisico che, ora, era scomparso, accennandosi appunto in alcune sfumature del suo corpo troppo sottili o lievi per poter essere notati davvero. Eppure le stava sorridendo, e questo era sicuramente un buon segno, forse la riprova che non si era pentito di quel bacio né di aver espresso i propri sentimenti all'americana, qualche mese prima.
Victoria...
È bello rivederti, professor Cartwright. -lo appellò col suo nome da docente, ma al tempo stesso gli diede del "tu", come a volerlo rassicurare in qualche modo che non stava mettendo alcuna distanza tra loro, e che peraltro le sarebbe risultato difficile fare tanto la distaccata con lui, anche in veste di insegnante.
Beh, adesso il nervoso sono io, dovresti dire la cosa giusta per tranquillizzarmi.
Ti preferivo coi capelli lunghi, ma anche se li hai corti sei un gran figo... può aiutare?
Gli chiese con una piccola risata: sì, nonostante la voce fosse leggermente più delicata e morbida, la risata era rimasta esattamente quella di un tempo; una piccola consolazione, un dettaglio, ma sempre meglio che niente.
Ti trovo in ottima forma.
Rimanere a casa per così tanto tempo mi avrà fatto bene... e poi sono stata qualche giorno in California, un mese fa, e credo di aver fatto il pieno di Sole. -tanto che le lentiggini erano spuntate come tanti piccoli fiori sul suo viso, non andandosene più via: c'era anche da dire, comunque, che il clima statunitense in molte zone era decisamente migliore di quello inglese, ed anche a New York aveva potuto godere di interi pomeriggi soleggiati.
Alla fine sei riuscita a vincere la battaglia con tuo padre.
Credo di aver giocato un po' sporco... -ammise lei, raccontandogli di come fosse andato il dialogo con lui- Sapevo che non avrebbe potuto non lasciarmi tornare, non dopo avergli parlato di mamma: lei era un po' folle e sconsiderata, ma era per questo che papà l'amava tanto. -un lieve sorriso velato di tristezza sfiorò le sue labbra, andandosene però velocemente com'era venuto- In realtà non mi ero nemmeno resa conto di voler rientrare al Castello, me ne sono accorta solo quando l'ho detto a mio padre, accorgendomi che ero pronta a lottare per tornare a studiare qui... immagino che tu abbia pesato non poco sulla mia decisione finale.
Per quanto potesse voler bene a Cappie e Calvin, chiaramente sapeva che con loro sarebbe rimasta in amicizia a prescindere dal rientro a scuola o meno: Vergil invece era la sua incognita, e la Randall aveva deciso di tornare anche per darsi la possibilità di capire cosa sarebbero diventati quei sentimenti confusi ma presenti che albergavano nel suo animo al pensiero dell'ex Tassorosso.
Hai già sistemato tutto nel dormitorio, parlato con Typhon e salutato le vecchie conoscenze? Quelle piacevoli, intendo...
Solo le mie compagne di Dormitorio, in realtà, rientrando ieri sera non ho potuto farne a meno, anche per via del mio aspetto... -spallucce- La Vice Preside ha detto che avrebbe parlato con la professoressa Vilvarin, in quanto Caposcuola, e che poi avrei avuto un colloquio veloce con lei per assicurarsi che fossi alla pari con le lezioni, visti i mesi che ho perso. Gli altri... a dire il vero no, non li ho ancora incontrati. Tu sei... -arrossì leggermente- il primo...
Perché era stato il Cartwright quello che aveva avuto più voglia di incontrare, di rivedere: le guance rosse erano perfettamente visibili sulla pelle diafana, ma non le importava di mostrarsi imbarazzata di fronte a lui, non dopo quanto Vergil si fosse esposto per metterla a conoscenza dei propri sentimenti. L'unica cosa che la disturbava era l'essere così... visibili.
Possiamo... andare a parlare all'ombra? -gli domandò quindi con aria innocente, indicandogli però con uno sguardo complice l'ingresso degli spogliatoi e della palestra interna.
Il sottinteso? Voglio parlare liberamente con te senza dovermi preoccupare che qualcuno ci senta/veda.[/handwriting]
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da Vergil » 28/05/2015, 13:27
Ti preferivo coi capelli lunghi, ma anche se li hai corti sei un gran figo... può aiutare?
Ogni tanto vanno tagliati, la fortuna è che ricrescono piuttosto velocemente!
Non tutti potevano vantare un anello che li modificava in colore, acconciatura e lunghezza come la sua ex, Aryanne Vastnor. Vergil di tanto in tanto doveva per forza dare qualche colpo di forbice, soprattutto per risultare sempre presentabile. Era strano trovarsi faccia a faccia con lei, chiederle come andavano le cose, sentire la sua voce, stare in mezzo al campo da Quidditch. Gli sembrava d'esser tornato indietro nel tempo, anche se con qualche piccola differenza rispetto al passato. Il Sole americano aveva dato un ottimo contributo alla pelle della ragazza, che adesso presentava diversi punti marroncini graziosi. Alla fine era riuscita a convincere il padre a tornare, evidentemente doveva aver usato un metodo piuttosto persuasivo.
Credo di aver giocato un po' sporco...
Con i genitori può capitare...
Sapevo che non avrebbe potuto non lasciarmi tornare, non dopo avergli parlato di mamma: lei era un po' folle e sconsiderata, ma era per questo che papà l'amava tanto.
Sì, in effetti hai giocato tanto sporco, ahahah!
In realtà non mi ero nemmeno resa conto di voler rientrare al Castello, me ne sono accorta solo quando l'ho detto a mio padre, accorgendomi che ero pronta a lottare per tornare a studiare qui... immagino che tu abbia pesato non poco sulla mia decisione finale.
Io? Sul serio? Beh, incontro a casa tua a parte... ... Credevo di essere solo un professore molto simpatico e disponibile, per te. Quasi avrei scommesso che a far pendere l'ago della bilancia fosse stata Cappie!
Non scherzava, nella sua ottica tra loro c'era sempre stato un bellissimo rapporto, ma amichevole, niente di più. Il fatto che avesse avuto più importanza lui rispetto che un'anima con la quale aveva anche condiviso un'avventura tanto importante lo sorprese. Certo, era una sorpresa in parte positiva, senza ombra di dubbio, ma chissà come l'avrebbe presa la O'Neill allora! Scherzando internamente sul possibile broncio della collega Prefetta, continuò a parlare con la Randall, chiedendole per altro se avesse già incontrato qualcuno, se avesse salutato vecchie piacevoli conoscenze e su come si fosse trovata di nuovo nel proprio dormitorio. E pensare che a distanza di qualche ora avrebbe anche dovuto farle lezione... Sarebbe stato semplice non guardarla con occhi diversi?
La Vice Preside ha detto che avrebbe parlato con la professoressa Vilvarin, in quanto Caposcuola, e che poi avrei avuto un colloquio veloce con lei per assicurarsi che fossi alla pari con le lezioni, visti i mesi che ho perso.
Mi sembra giusto. Conoscendo però la tua dedizione allo studio, non credo avrai problemi in tal senso...
Gli altri... a dire il vero no, non li ho ancora incontrati. Tu sei... il primo...
Ahi ahi ahi, altro motivo per il quale Cappie ti terrà il muso! ... Mi fa piacere comunque di essere il primo...
Trascorsi così tanti mesi, il pensiero e il peso della relazione trascorsa con Jorge Alvares evidentemente si erano alleggeriti moltissimo. Glielo leggeva negli occhi, non era più la ragazza baciata a Febbraio. Evidentemente aveva riflettuto tanto sull'accaduto ed aveva metabolizzato al meglio, dimostrando ancora una volta di essere una persona intenta a ragionare sempre su tutto con molta attenzione, pur lasciando il dovuto spazio alle emozioni e all'istinto. Gli chiese di andare in una zona più d'ombra, dove forse avrebbero potuto parlare senza tanto timore di essere osservati o ancor peggio ascoltati. Vergil annuì, in fondo la lezione era conclusa e non vedeva il motivo di non accontentarsi a vicenda. La condusse allora fino all'uscita del campo, oltre il corridoio però, nella zona degli spogliatoi, ancora più sicura di quella precedente.
Ecco, qui è decisamente meglio! Ogni tanto qualche studente passa per la galleria, qui invece non dobbiamo temere brutti imprevisti.
Sospirò, con una non tanto leggera emozione, guardando Victoria con maggiore intensità.
Sai... A volte ancora mi chiedo come possa essere stato tanto insensibile quel giorno. Mi dicesti che il tempismo andava bene ma... Io invece credo di no, avrei dovuto lasciarti i tuoi spazi ed invece ho ceduto. Per quel che serve ti rinnovo le mie scuse, tanto ciò che provavo prima è rimasto tale... Avrei potuto avere più pazienza.
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Vergil
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da Victoria » 28/05/2015, 15:47
[handwriting]Ogni tanto vanno tagliati, la fortuna è che ricrescono piuttosto velocemente!
E poi così stai davvero bene, parlavo sul serio! Sembri più... uhm... beh, sì, più serio! -gioco di parole a parte, stava bene sempre e comunque, ed ora più che mai, essendo di nuovo single, Victoria era libera di accorgersene.
Si sentiva emozionata nell'essere lì a parlare con lui, anche un po' imbarazzata, tutte le tipiche sensazioni di quando, insomma, ti piaceva qualcuno, unite al leggero disagio che ancora provava -e che forse non se ne sarebbe andato mai del tutto- per la consapevolezza di essergli di fronte con un aspetto molto diverso da quello con cui Vergil aveva imparato a conoscerla e ad apprezzarla, in tutti i sensi. Tuttavia, la Randall cercò di non pensarci, concentrandosi piuttosto sul raccontare al Cartwright come avesse fatto a convincere il padre a farla tornare: usare la madre era stato forse un espediente sporco, qualcuno avrebbe potuto anche dire meschino, ma non aveva detto niente che non fosse vero; ed era proprio perché Brandon lo sapeva, sapeva che la moglie l'avrebbe lasciata tornare nonostante tutto, che alla fine aveva ceduto, acconsentendo al suo rientro al Castello. A dire il vero l'americana non aveva mai pensato in modo netto e deciso "voglio tornare ad Hogwarts", era successo solo una volta detto spontaneamente ad alta voce... ma sapeva di non mentire a se stessa nel pensare che parte di quella voglia fosse nata anche ed in gran parte dal pensiero di rivedere l'ex Tassorosso.
Io? Sul serio?
Sì, sul serio!
Stava diventando la parola del giorno.
Beh, incontro a casa tua a parte... ... Credevo di essere solo un professore molto simpatico e disponibile, per te.
Lo eri... prima. -prima di quel bacio, o forse, semplicemente, prima di rompere con Jorge.
Come fidanzata non avrebbe mai guardato nessun altro, era una ragazza fedele e Vergil non era nemmeno la persona più avvicinabile del mondo, in quanto docente per lei... anzi. Ma dopo quel bacio, dopo che il Cartwright le aveva esposto i suoi sentimenti, Victoria aveva riflettuto molto sui propri, sulle sensazioni provate, ed era giunta alla conclusione che solo tornando avrebbe potuto vivere qualsiasi cosa fosse nata tra loro.
Quasi avrei scommesso che a far pendere l'ago della bilancia fosse stata Cappie!
Sapevo che Cappie sarebbe rimasta mia amica sempre e comunque, che fossi tornata ad Hogwarts o meno... -perché le avrebbe scritto spessissimo e trovato il modo di vederla ogni volta che fosse stato possibile- Mentre solo tornando avrei potuto capire cosa... provo per te.
Lo disse in un sussurro, non perché temeva che qualcuno li sentisse -erano completamente soli in mezzo al campo da Quidditch- ma perché si era un po' imbarazzata nell'ammetterlo in modo tanto diretto: d'altronde lui era più grande, era un professore, era... era Vergil. E tanto bastava per agitarla.
Mi sembra giusto. Conoscendo però la tua dedizione allo studio, non credo avrai problemi in tal senso...
Mi sono data da fare per rimettermi in pari, d'altronde non è che a casa avessi molto da fare... così il tempo è passato più velocemente. -confermò la Draghessa, confessando poi anche che lui era il primo, tra le sue conoscenze, che aveva sentito il bisogno ed il desiderio di andare a trovare.
Ahi ahi ahi, altro motivo per il quale Cappie ti terrà il muso! ... Mi fa piacere comunque di essere il primo...
Arrossì compiaciuta, ma come facevano ad essere naturali l'uno con l'altra se rimanevano intrappolati in quel distacco formale dovuto al fatto che chiunque, passando di lì, avrebbe potuto vederli? Fu per questo che Victoria propose al docente di Volo di spostarsi, riparandosi così dal Sole e, soprattutto, da sguardi indiscreti: lo seguì, fiduciosa del fatto che lui avrebbe sicuramente scelto il posto perfetto, e così fu.
Ecco, qui è decisamente meglio! Ogni tanto qualche studente passa per la galleria, qui invece non dobbiamo temere brutti imprevisti.
Il silenzio, in effetti, era assordante, ma questo per la Randall significava solo una cosa: privacy. Ed era esattamente quella che le serviva per parlare in modo più intimo con l'altro.
Sai... A volte ancora mi chiedo come possa essere stato tanto insensibile quel giorno. Mi dicesti che il tempismo andava bene ma... Io invece credo di no, avrei dovuto lasciarti i tuoi spazi ed invece ho ceduto. Per quel che serve ti rinnovo le mie scuse, tanto ciò che provavo prima è rimasto tale... Avrei potuto avere più pazienza.
Non sei stato insensibile, affatto! -replicò lei con veemenza, perché credeva davvero in quelle parole- E sono davvero convinta che il tuo tempismo fosse giusto... perché non avevo alcun dubbio sul fatto di non voler più stare con Jorge. Sì, ero ancora sconvolta per quanto successo al mio aspetto... ma se avessi aspettato il mio ritorno qui a scuola, come avrei potuto poi riflettere sui sentimenti provati per te? Ti avrei visto ogni giorno, avrei avuto troppe cose da fare... non ce l'avrei fatta, avrei rischiato di prendere la decisione sbagliata. Così, invece... ho avuto tutto il tempo di pensare a te. ... a noi.
Non si era preparata alcun discorso, e si vedeva: guance rosse, occhi luminosi ma velati d'imbarazzo, labbro inferiore che ogni tanto veniva morso dai denti, battito accelerato, i segnali tipici di chi stava seguendo l'istinto c'erano tutti, perché in quel momento non possedeva il minimo auto-controllo su ciò che diceva o pensava; era come se il cervello viaggiasse su binari propri, facendole dire le prime cose che le passavano per la testa, tutte puramente istintive.
Da quando mi hai baciata ho rivissuto quella scena così tante volte, cercando di analizzarla in modo razionale, in modo logico. Ma ogni volta che ripensavo alla sensazione delle tue labbra sulle mie finivo per emozionarmi e per sorridere come una vera stupida, perciò... addio razionalità. -fece un piccolo sorriso, provando a fare anche un piccolo passetto verso di lui- Non so dare un nome a quello che sento, ma so... che sono mesi, ormai, che quando ti penso il cuore comincia a battere forte, e la voglia di vederti raggiunge livelli che nemmeno avevo mai contemplato prima, perciò immagino che tutto questo voglia dire qualcosa.
Un sentimento d'amore, forse, che doveva fiorire col tempo?
Mi sono chiesta se valesse la pena mettermi di nuovo nei guai frequentando un mio insegnante, e... mi sono risposta di sì. Ne vale la pena.
Prese un lungo respiro, guardandolo emozionata.
Sempre se naturalmente... a te va ancora.[/handwriting]
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Victoria
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