|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1664 punti |
1267 punti |
1021 punti |
1415 punti |
1750 punti |
1032 punti |
| |
|
|
|
|
|
|
|
da Ariel » 04/12/2013, 13:22
[tahoma]Sapere di essere la sua cantante preferita le aveva fatto un piacere immenso, che non avrebbe saputo come definire: oggettivamente Ariel era convinta che la cosa non fosse così scontata, perché il Coro era pieno di cantanti promettenti e bravissime, quindi sì, poteva piacere, ma non era detto che qualcuno la considerasse "preferita" rispetto a tutte le altre... se poi si considerava che l'artefice di quell'affermazione non era una persona qualunque, bensì il primo amore della Grifondoro, tutto assumeva toni più enfatici, più forti, come forte fu l'arrossamento delle guance di lei per le parole di Vergil.
Lo trovi tanto strano?
Beh... è che non me l'aspettavo!
Siete tutte brave, senza dubbio, ma per me sei una persona più speciale delle altre e questo mi spinge a preferirti... Inoltre hai una tecnica pressoché completa e saresti capace di cantare praticamente ogni genere!
Era "più speciale". Improvvisamente una sorta di gigantesco dilemma interiore si propagò nel cuore e nella mente della Jiménez, spingendola a riflettere sulla cosa: era giusto che le parole del Tassorosso le facessero così piacere? Era legittimo che sapere di essere speciale per lui, anzi, "più speciale", le facesse nascere un calore immenso simile ad una bolla nello stomaco, portandola a sorridere come un'ebete? Oppure quelle sensazioni erano sbagliate, amplificate in qualche modo dai sentimenti che Ariel aveva provato per lui in passato, e dunque in qualche modo stava ora facendo un torto al ragazzo con cui stava, Zephyr? Insicura ed indecisa, preferì non commentare quelle parole perché non era sicura delle parole che dalle sue labbra sarebbero uscite: sorrise, però, con un'espressione solare e riconoscente verso il ragazzo che, come sempre, aveva una parola gentile per lei, e l'aveva sempre avuta anche quando nel suo cuore c'era posto solo per Arianna Ricciardi. Quando poi Vergil le diede quel consiglio elementare, il sorriso venne sostituito da un'espressione quasi mortificata, visto che era una cosa talmente ovvio da sembrare impossibile che lei non ci avesse pensato: la veemenza con cui affermò, poi, che per lei l'altro era un cantante davvero valido, le impedì di notare l'attimo di smarrimento del neo-professore di Volo, non potendo minimamente immaginare quali fossero i suoi reali pensieri.
Naaaahh! Me la cavo, quello si, adoro la musica e questo mi spinge a dare il meglio. Ma tu la musica la ami e per questo non dai il meglio ma l'impossibile.
Spero allora che l'impossibile mi porti a tenere quella maledetta nota...
Commentò Ariel con voce quasi infantile ed un arricciamento del nasino, un'espressione molto tenera e buffa che ben si sposava, in generale, con la figura e i modi della Grifa.
Beh, adesso che hai messo in conto anche questa nuova tattica di allenamento, le tue possibilità di fare bella figura tra due settimane sono aumentate esponenzialmente, dico bene?
Sorrise all'occhiolino di lui, venendo contagiata dal suo ottimismo, e si ritrovò ad annuire con più convinzione, lasciandosi dare il buffetto sulla guancia che, come sempre in presenza di Vergil, appariva più calda del normale visto che si ritrovava in imbarazzo un momento sì e l'altro pure.
Grazie Vergil... davvero, e non solo per il consiglio! Mi serviva un po' di carica, mi sa...
Se avesse avuto più confidenza con lui si sarebbe anche allungata per abbracciarlo, ma non era fatta così, non col Tassorosso... forse perché una parte di lei non avrebbe mai dimenticato quel bacio - il suo primo bacio - datogli in Infermeria, che lui aveva praticamente rifiutato; una ferita che, anche a distanza di tempo, le aveva impedito di lasciarsi andare ad altri contatti fisici, anche del tutto innocenti, con l'altro.
La sai una cosa?
Uhm, cosa?
Kenway è davvero un ragazzo fortunato... Sono stato proprio uno stupido a lasciarti andare... Diventi bella dentro e fuori ogni giorno di più, Ariel.
Ancora una volta, il cuore e la mente della ragazza si scissero, creando un dualismo che rasentava la schizofrenia acuta: per i primi due, forse tre minuti buoni, Ariel rimase con la bocca aperta a boccheggiare, come un pesce che è stato tolto dall'acqua e sta cercando disperatamente d'incamerare aria - non una visione particolarmente seducente, bisognava ammetterlo. Dentro di sé, intanto, stava imperversando una battaglia interiore: una parte di lei, quella ancorata al passato, stava gioendo come una pazza per quelle parole, perché dopo tanto tempo finalmente gliele stava sentendo pronunciare; quella ancorata al presente, invece, era... sì, era arrabbiata. Talmente tanto da non mettere un freno, un filtro tra pensieri e voce.
Ho... ho aspettato sei anni. Sei anni, sperando che tu ti accorgessi di me. Lo sai quanti sono sei anni, Vergil? Sono 2190 giorni, sono... - provò a fare il calcolo, ma lasciò perdere subito - tantissimi minuti! Ho passato una parte della mia vita ad aspettare, sperare che finalmente posassi il tuo sguardo su di me e ti accorgessi che non sono solo la ragazza timida ed ex cicciottella dal sorriso ottimista, ma una ragazza come tutte le altre, ho persino cambiato scuola solo per seguirti e poterti stare vicino... - forse sarebbe stato meglio evitare quell'ultima affermazione, visto che gli aveva sempre detto di essersi trasferita perché ad Hogwarts c'erano gli insegnanti migliori, ma ormai il danno era fatto - e tu, tu mi vieni a dire queste cose proprio adesso?!
Scattò in piedi, rabbiosa, cominciando a camminare avanti ed indietro: col senno di poi si sarebbe prestare la Pluffa con cui si giocava a Quidditch per darsela in testa ancora ed ancora, visto che stava facendo la figura dell'isterica... ma in quel momento non riusciva a smettere di parlare, la voce talmente acuta da sovrastare persino l'orda di pensieri che si accalcavano nella sua mente.
Sai quanto mi ci è voluto per dimenticarti, per rassegnarmi all'idea che mai, mai avresti posato lo sguardo su di me e ti saresti detto "toh, sai che c'è, la Jiménez in fondo non fa mica tanto schifo!" ?! Sai quanto ho pianto quando ti ho baciato e tu mi hai rifiutata, e quanto sono stata male ogni volta che mi sorridevi ma in realtà era come se nemmeno mi vedessi? E tu dopo sei anni, sei anni d'inferno e psicoanalisi fai-da-te, mi vieni a dire che sei stato uno stupido?! Certo che sei stato uno stupido Vergil, io ti amavo così tanto che avrei fatto di tutto per renderti felice, ti amavo come Arianna non avrebbe saputo fare in una vita intera!!
E ci credeva, a quelle parole, perché per sei anni aveva vissuto pensando e vivendo solo di lui: si era sfogata senza nemmeno rendersene conto, ma quando finalmente il suo cervello recuperò lucidità, Ariel si sentì improvvisamente svuotata... e mortificata all'inverosimile. Si morse il labbro, sedendosi lentamente al proprio posto, abbassando gli occhi perché il coraggio di guardarlo negli occhi proprio non ce l'aveva.
...scu-scusami Vergil... mi dispiace tanto, io... non so cosa mi sia preso. Ho aperto la bocca, e non mi sono più fermata, che... che stupida... - sentì gli occhi pizzicarle, e scosse in fretta il capo perché non voleva piangere - Perdonami, ho reagito come una sciocca ed una immatura, tu sei stato così carino da dirmi quelle cose, e io ho fatto la figura della pazza...[/tahoma]
-
Ariel
- Cantante Solista agli Esordi
-
- Grado: 10
-
- Messaggi: 222
- Iscritto il: 12/08/2012, 19:05
|
|
da Vergil » 06/12/2013, 23:13
Spero allora che l'impossibile mi porti a tenere quella maledetta nota...
Allora perché non facciamo una bella scommessa? Se vinco io, ovvero tu riesci a mantenere quella dannata nota, mi preparerai una gigantesca porzione dei tuoi fenomenali profiterol, mentre invece se uscirai tu vincitrice, cosa praticamente impossibile... Vorrà dire che il professor Cartwright si metterà a tua completa disposizione per un'intera settimana e potrai chiedergli qualunque cosa, dall'andarti a prendere dei libri in biblioteca al sostituirti per la ronda notturna, tutto!
Forse quella sarebbe stata l'ennesima sorpresa assurda per la Grifondoro: sapere che lui ricordava uno dei dolci che meglio sapeva fare. L'aveva preparato solo una volta, per il proprio giorno di compleanno, quando erano ancora alla Cyprus, e ne aveva offerto un piattino anche al Tassobello che allora con i dolci ci andava giù parecchio pesante. Quando assaggiò quella meraviglia della pasticceria, Vergil ebbe gli occhi a stella per almeno due ore, chiedendo il bis e poi anche il tris. Il ragazzo dimenticava molto difficilmente i dettagli che riguardavano certe cose ed ancor meno quando si trattava di dettagli legati a persone simpatiche, persone che gli erano rimaste impresse, anche se a volte nemmeno si accorgeva della cosa. D'altronde però, glielo aveva confessato senza remore, Ariel Jiménez veniva considerata speciale da lui, una ragazza splendida sia dentro che fuori, con un cuore grande e un sorriso solare, sempre pronto a trasmetterlo a chi le stava davanti.
Grazie Vergil... davvero, e non solo per il consiglio! Mi serviva un po' di carica, mi sa...
Sei sempre stata tu quella intenta a caricare il prossimo con la tua esuberanza e la tua energia, per una volta lasciami il testimone e goditi l'aiuto e il supporto di un amico, no?
Meraviglioso quel momento, idilliaco se fossero stati entrambi due ragazzi single, in cerca dell'amore, liberi come l'aria e pronti ad avvicinarsi abbastanza da far scoccare sia un bacio delizioso che una scintilla, ma purtroppo per il Prefetto, la realtà era ben diversa. Più conversava con la colombiana e più si rendeva conto che la stava osservando per la prima volta con un occhio diverso, più critico, da maschio che denotava elementi interessanti nel corpo femminile, come le forme, le armonie, i profumi e le sensazioni trasmesse. Un bel guaio per un tipo come lui che pareva proprio possedere un tempismo schifoso in quanto ad accorgersi di persone e sentimenti. L'idea peggiore che potesse avere però, fu esporre una considerazione istintiva e ben più che positiva nei confronti della sudamericana Jiménez, la quale una volta ascoltato quell'apprezzamento riferito alla sua bellezza interiore ed esteriore, si ritrovò inizialmente nel più completo silenzio stupito ed in parte forse anche lusingato, ma poco dopo partì con uno dei discorsi più pesanti e potenti che il Tassorosso avesse mai sentito in tutta la sua vita... Nemmeno Arianna lo aveva mai fatto sentire così piccolo in una conversazione.
Ho... ho aspettato sei anni. Sei anni, sperando che tu ti accorgessi di me. Lo sai quanti sono sei anni, Vergil?
Eh?! Io... Non saprei, dovrebbero ess-...
Sono 2190 giorni, sono... tantissimi minuti! Ho passato una parte della mia vita ad aspettare, sperare che finalmente posassi il tuo sguardo su di me e ti accorgessi che non sono solo la ragazza timida ed ex cicciottella dal sorriso ottimista, ma una ragazza come tutte le altre, ho persino cambiato scuola solo per seguirti e poterti stare vicino...
Ariel io... Non volevo assolut-...
E tu, tu mi vieni a dire queste cose proprio adesso?!
Non appena ella si mise in piedi con uno scatto fulmineo, Vergil che stava accovacciato per essere alla sua stessa altezza perse l'equilibrio cadendo di schiena, ma questo non fermò comunque la Grifondoro dal continuare la sua sfuriata ormai avviata alla grande, anzi, probabilmente nemmeno si accorse dell'accaduto al professore che, sbalordito e con gli occhi sgranati, indietreggiava di un paio di metri e si beccava muto tutte quante le verità e le colpe affibbiategli. Deglutì, sentendo la gola secca e il cuore stringersi dal dolore. Non c'era più traccia di scherzo o serenità né nel suo volto né in quello della cantante, adesso si trattava di amare realtà, di discorsi repressi. Sostenere lo sguardo gli risultava davvero difficile, quasi impossibile, poiché la rabbia che leggeva negli occhi della ragazza era talmente traboccante che ogni incrocio di attenzioni tra loro era come una sorta di frustata sul cuore del promesso Auror.
Sai quanto mi ci è voluto per dimenticarti, per rassegnarmi all'idea che mai, mai avresti posato lo sguardo su di me e ti saresti detto "toh, sai che c'è, la Jiménez in fondo non fa mica tanto schifo!" ?!
... ! ...
Tentò di aprir bocca, ma non uscì un singolo suono.
Sai quanto ho pianto quando ti ho baciato e tu mi hai rifiutata, e quanto sono stata male ogni volta che mi sorridevi ma in realtà era come se nemmeno mi vedessi? E tu dopo sei anni, sei anni d'inferno e psicoanalisi fai-da-te, mi vieni a dire che sei stato uno stupido?! Certo che sei stato uno stupido Vergil, io ti amavo così tanto che avrei fatto di tutto per renderti felice, ti amavo come Arianna non avrebbe saputo fare in una vita intera!!
Solo in quel momento, tra l'altro, si accorse di un particolare importantissimo tralasciato durante lo sfogo perché immerso in un altro mare di parole difficili da digerire: "ho persino cambiato scuola solo per seguirti e poterti stare vicino...". Adesso si che poteva anche morire dentro del tutto, come se già non fosse bastato il resto a incorniciare quella atroce conclusione di dialogo. Per un attimo volle quasi chiedere a sé stesso perché gli fosse venuto in mente di fare quell'apprezzamento, ma dovette darsi un colpo, uno schiaffo da solo, perché quella doveva essere l'ultima delle preoccupazioni. C'era qualcosa di peggio, di più importante di sé stesso, ed era Ariel. Psicoanalisi auto-indotta, anni infernali, cuore sempre dilaniato da un sentimento non corrisposto e poi quel bacio, si, come non ricordarlo, quando lei tentò di avvicinarlo e lui scelse di continuare a sperare in Arianna, in una loro riconciliazione. Non voleva provocare altri guai e rimanere fedele ed invece ne aveva creato un altro senza nemmeno accorgersene... Un guaio per altro nemmeno alleviato dal fatto che alla fine poi con l'italiana per lo meno ci era tornato, no, aveva sbagliato completamente. La Jiménez tornò seduta e Vergil cercava di muoversi per lo meno per avere una posizione decente, ancora mezzo sdraiato e incapace di reagire per il tempo dell'esplosione. Si morse il labbro, la Prefetta, mentre pian piano acquistava la lucidità necessaria per capire che aveva combinato.
...Scu-scusami Vergil... Mi dispiace tanto, io... Non so cosa mi sia preso. Ho aperto la bocca, e non mi sono più fermata, che... che stupida... Perdonami, ho reagito come una sciocca ed una immatura, tu sei stato così carino da dirmi quelle cose, e io ho fat-...
Ti prego... Per favore, non dire altro, non aggiungere una singola parola... Ok?
Nessuna traccia di fastidio, risentimento. Un tono calmo, contenuto, ancora scosso, sicuramente, ma la volle bloccare perché se avesse proseguito con le scuse, si, allora in quel caso avrebbe iniziato a dire una marea di sciocchezze.
Non devo perdonarti di niente e tu non devi chiedere scusa a me... Piuttosto dovrebbe essere il contrario. Sei anni sono tantissimi e non mi ero mai accorto sul serio quanto tenessi a me, quanto mi volessi al tuo fianco. La cecità per via della relazione con Arianna potrebbe risultare una valida scusa ma... Ciò non toglie che quando ti vidi arrivare qui a scuola, la prima volta, e ci ritrovammo infine con te che volevi baciarmi, avrei dovuto fare almeno un misero collegamento, invece avevo la mente annebbiata dal desiderio di riavere vicino qualcun altro e non mi resi conto neanche delle tue intenzioni, ferendoti molto più del dovuto...
Un tempo, non avrebbe mai e poi mai esordito in una maniera simile, così posata, forse matura, chissà. Un tempo avrebbe cercato di sminuire tutto, di buttarla sulla battuta, sullo scherzo, ma c'era davvero un modo per scherzare? Un tempo avrebbe detto di si, ed un tempo avrebbe di nuovo sbagliato uccidendole il cuore... Adesso sapeva che il tempo dei giochi era finito, almeno da quel punto di vista, almeno per quella situazione, almeno per loro, come per lui e la Ricciardi. Vide subito quegli occhi farsi più lucidi e per quanto trovasse errato un gesto simile in una situazione del genere, volle seguire l'impulso di sporgersi in avanti ed abbracciarla, chiedendole implicitamente di lasciarsi andare al pianto, per terminare definitivamente quello sfogo ancora incompleto. Ad ogni singhiozzo di Ariel corrispondeva una goccia di sangue dal suo animo che spillata, cadeva tra i fili d'erba del boschetto.
Non sono stato carino a dirti quelle cose, bensì sono stato un ragazzo, sono stato un maschio. Il fatto che ora io sia pronto a vederti per come sei, offuscato prima da un sentimento tormentato e amletico, non vuol dire che sia libero di sbattertelo in faccia senza riflettere adeguatamente alle reazioni che avrei scatenato nella tua mente, nel tuo spirito. Evidentemente sono destinato ad arrivare sempre tardi, a combinare qualche casino... Ritrovandomi puntualmente solo...
Nessuna ragazza che avrebbero potuto presentargli Calvin od Evan sarebbe andata bene, perché lui ne voleva soltanto alcune. Arianna prima, Alexis ancora prima, Ariel forse adesso, ma tanto in un modo o nell'altro tutte e tre avevano preso le loro strade e lui, lui sarebbe rimasto lì, indietro lungo la strada a fissare le loro schiene mentre si allontanavano lentamente me inesorabilmente dal suo destino. Terminato quell'abbraccio, sperando che la cantante avesse smesso momentaneamente di piangere (perché tanto era sicuro che una volta tornata in camera sua avrebbe ripreso), Vergil si distanziò di un metro scarso, guardandola negli occhi, porgendole un altro fazzoletto, ma con un'aria ben diversa da quella precedente, molto più affranta e distrutta.
Le mie scuse non valgono niente, chiederti perdono non servirà a nulla... Posso solo dirti che mi dispiace... Forse anche più dello sbaglio che ho fatto con Arianna. Adesso sei felice ed è giusto. C'è chi lo chiama karma... Spero solo che esista una dimensione parallela dove io e te siamo felicemente fidanzati da sei anni, perché il Vergil di questa dimensione non ha problemi ad ammettere che è stato un vero cogl***e a lasciarti scappare via...
Rifletté un altro secondo su ciò che aveva appena pronunciato, poi abbassò il capo con rassegnazione, scuotendolo e schioccando la lingua al palato.
... Ed ho detto per l'ennesima volta qualcosa che non dovevo dire... Uff...
-
Vergil
- Auror
-
- Grado: 10
-
- Messaggi: 232
- Iscritto il: 15/01/2012, 19:58
|
|
da Ariel » 09/12/2013, 13:56
[tahoma] Allora perché non facciamo una bella scommessa? Se vinco io, ovvero tu riesci a mantenere quella dannata nota, mi preparerai una gigantesca porzione dei tuoi fenomenali profiterol, mentre invece se uscirai tu vincitrice, cosa praticamente impossibile... Vorrà dire che il professor Cartwright si metterà a tua completa disposizione per un'intera settimana e potrai chiedergli qualunque cosa, dall'andarti a prendere dei libri in biblioteca al sostituirti per la ronda notturna, tutto!Erano quelle piccole cose che riuscivano, anche a distanza di tempo, di anni, a far battere il cuore ad Ariel mentre guardava negli occhi Vergil: certo, era sempre stato così cieco da non accorgersi di quanto profondo fosse l'amore che provava per lui, ma bisognava rendergli il merito di riconoscere e ricordare, al contrario, quei particolari che la Grifa pensava fossero semplicemente passati nella mente del Tasso e dimenticati; ad esempio si ricordava quali fossero i dolci migliori che riuscivano meglio ad Ariel, che manco a dirlo aveva usato tutto il suo coraggio, all'epoca della Cyprus, per offrirne una porzioncina anche a lui, con tutto che poi le porzioni erano diventate tre. Era speciale, a modo suo forse, ma lo era, e Ariel gli era grata per questo. Va bene... accetto la scommessa!Esclamò la ragazza con un sorriso ritrovato, immaginando che, comunque, per lei sarebbe stata una vittoria in entrambi i casi, visto che cucinare le piaceva molto e non vi si dedicava da tanto: quel breve intermezzo, comunque, le servì per recuperare un po' di lucidità e di ottimismo, e non si fece alcun problema a ringraziare affettuosamente Vergil per averla aiutata. Sei sempre stata tu quella intenta a caricare il prossimo con la tua esuberanza e la tua energia, per una volta lasciami il testimone e goditi l'aiuto e il supporto di un amico, no?Annuì con convinzione a quelle parole, perché ormai era entrata da tempo nell'ottica che lui, per lei, era e sarebbe stato sempre e solo un amico, e bisognava dire che ormai aveva imparato ad accettarlo... se non fosse stato per le parole pronunciate successivamente da Cartwright: esse, senza che Ariel sapesse nemmeno come, fecero scattare qualcosa in lei, portandola all'esplosione; sei anni di frustrazione, di lacrime, di dolore e delusione vennero riversate tutte in una volta addosso al neo-docente di Volo, senza dargli nemmeno il tempo di aprire bocca, di provare a dire qualcosa - anzi, bisognava rendergli il merito di non essere scappato via di corsa di fronte a quella scena isterica nella quale, alla fine, Ariel si ritrovò completamente svuotata... E mortificata, soprattutto. Provò a scusarsi, balbettando quanto fosse dispiaciuta e sperando che qualcosa - la terra, un Ippogrifo, qualsiasi cosa - la inghiottisse per farla scomparire, ma Vergil non la fece nemmeno finire. Ti prego... Per favore, non dire altro, non aggiungere una singola parola... Ok?Annuì, ancora semplicemente, cercando nella sua voce tracce d'irritazione, di rabbia, di fastidio, di qualsiasi cosa, senza però trovarne: un po' d'interdizione, ma quella era normale. Non devo perdonarti di niente e tu non devi chiedere scusa a me... Piuttosto dovrebbe essere il contrario. Sei anni sono tantissimi e non mi ero mai accorto sul serio quanto tenessi a me, quanto mi volessi al tuo fianco. La cecità per via della relazione con Arianna potrebbe risultare una valida scusa ma... Ciò non toglie che quando ti vidi arrivare qui a scuola, la prima volta, e ci ritrovammo infine con te che volevi baciarmi, avrei dovuto fare almeno un misero collegamento, invece avevo la mente annebbiata dal desiderio di riavere vicino qualcun altro e non mi resi conto neanche delle tue intenzioni, ferendoti molto più del dovuto...Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi, facendoglieli bruciare: il ricordo di quel momento le provocava ancora dolore, perché era stato il suo primo bacio, e lei aveva sempre voluto che fosse con lui; quanto tempo le ci era voluto per decidersi a parlargli, e quanto coraggio per posare le labbra sulle sue? Alla fine l'aveva fatto, ma era andata male... e ancora adesso, in quel momento, pensarci le faceva male. Vergil se ne accorse, per questo l'abbracciò... e per quanto una parte della Grifa volesse divincolarsi e scappare via, alla fine si lasciò andare a quel contatto caldo che fece sciogliere ogni barriera, portandola a singhiozzare sommessamente, a riversare tutte quelle lacrime che, negli anni, si era tenuto dentro. Non sono stato carino a dirti quelle cose, bensì sono stato un ragazzo, sono stato un maschio. Il fatto che ora io sia pronto a vederti per come sei, offuscato prima da un sentimento tormentato e amletico, non vuol dire che sia libero di sbattertelo in faccia senza riflettere adeguatamente alle reazioni che avrei scatenato nella tua mente, nel tuo spirito. Evidentemente sono destinato ad arrivare sempre tardi, a combinare qualche casino... Ritrovandomi puntualmente solo...Probabilmente col senno di poi avrebbe notato ed elogiato la capacità di essere saggio e maturo del Tassorosso, tutti punti che sottolineavano la sua crescita come persona, ma al momento era troppo presa a piangere - e a mortificarsi per quello che aveva fatto - per rendersene conto; cercò di scuotere il capo ma il corpo non sembrava voler minimamente collaborare, perciò quando Vergil la scostò delicatamente, lei semplicemente si asciugò le lacrime ed alzò gli occhi lucidi su di lui, accettando silenziosa il fazzoletto che le aveva porto. Le mie scuse non valgono niente, chiederti perdono non servirà a nulla... Posso solo dirti che mi dispiace... Forse anche più dello sbaglio che ho fatto con Arianna. Adesso sei felice ed è giusto. C'è chi lo chiama karma...Più dello sbaglio con Arianna. Quanto valevano, per lei, quelle parole? Ed era giusto che così fosse? Forse no, ma non poteva farci proprio niente: sentirgliele dire, sentirlo dire che si considerava ancora più dispiaciuto dell'aver perso quello che lui considerava "l'amore indiscusso della sua vita" ... era qualcosa che Ariel mai si sarebbe aspettata, e che la sconvolse nel profondo. Spero solo che esista una dimensione parallela dove io e te siamo felicemente fidanzati da sei anni, perché il Vergil di questa dimensione non ha problemi ad ammettere che è stato un vero cogl***e a lasciarti scappare via...Ariel non fece in tempo ad aprire bocca che Vergil sembrò darsi dello stupido da solo, come confermarono le sue successive parole espresse a capo chino. ... Ed ho detto per l'ennesima volta qualcosa che non dovevo dire... Uff...Vergil...Lo chiamò Ariel con un filo di voce: sentiva dentro il proprio corpo come un istinto, come una forza che la spingeva a fare qualcosa che, in teoria, era senza senso completamente, in virtù di un sentimento che in teoria nemmeno più esisteva; era come essere tornati 14/15enni in un momento, a quella notte, in quel luogo dove regalò il suo primo bacio a qualcuno che però non aveva intenzione di ricambiarlo. E forse era proprio quello il punto... lui le doveva il suo primo bacio. Scattò in avanti, senza pensarci una seconda volta, forse per paura di poter cambiare idea: posò una mano sui suoi capelli e, chiudendo gli occhi, cercò le sue labbra per, nel caso, posarle su quelle dell'altro in un bacio casto, sicuramente, ma reale, vero. Non durò molto, qualche secondo in realtà, perché non appena Ariel si rese conto di cosa stesse facendo, si staccò di colpo da lui, sgranando gli occhi con le guance in fiamme. Io... io......Si rese conto che non avrebbe saputo mai completare la frase, così optò per l'unica soluzione, a suo avviso: possibile, alzarsi di scatto, e correre via, lasciando persino lì le sue cose; e l'avrebbe fatto davvero, se Vergil non avesse avuto la prontezza di riflessi di fermarla.[/tahoma]
-
Ariel
- Cantante Solista agli Esordi
-
- Grado: 10
-
- Messaggi: 222
- Iscritto il: 12/08/2012, 19:05
|
|
da Vergil » 16/12/2013, 15:53
Non sapeva nemmeno per quanto tempo avesse parlato, troppo impegnato a formulare tutte le idee, trasporle a parole, oltre che a tenere tranquillo il cuore e l'animo inquieti dopo l'uscita tempestosa della ragazza totalmente giusta e giustificata ma di certo dolorosa e bruciante. Vergil Cartwright venne messo davanti alla realtà di aver fatto del male ad una persona alla quale si era affezionato per l'ennesima volta, dopo Arianna Ricciardi, la sua ex che per altro ormai aveva scelto di proseguire per un'altra strada. La colombiana e sua amica cantante non era mai stata con lui, non avevano mai intrattenuto relazioni intime, ma per diversi anni aveva tentato di far capire al Tassorosso quanto volesse averlo vicino, per sé, come fidanzato e come amore della vita. Scusarsi gli sembrò il minimo, ma non sapeva onestamente se a lei fosse bastato soltanto quel lungo discorso, articolato non solo di perdoni ma anche di consapevolezze, pensieri, riflessioni profonde e sensazioni soffocate.
Vergil...
La voce di Ariel uscì dalle labbra come un sussurro strozzato, così il professore si sentì costretto nel tornare a guardarla dritto negli occhi. Aveva abbassato la testa dopo aver detto l'ennesima frase istintiva e poco delicata, maledicendosi all'istante perché incapace di tenere a freno la lingua. Quello sicuramente era un dettaglio del suo carattere che avrebbe dovuto smorzare nel tempo, per non rischiare di mettersi in situazioni difficili o spiacevoli, adesso però non poteva tornare indietro e sperava solamente che lei non la prendesse troppo male. In effetti, la reazione che ebbe la cantante fu ben diversa da quella che Vergil potesse aspettarsi, anzi, lo lasciò completamente spiazzato. Sentì la mano destra della Jiménez sfiorargli i capelli e il volto avvicinarsi al proprio. Chiuse gli occhi, Ariel, e cercò istantaneamente le labbra del docente di Volo, trovandole poiché in un primo momento il Cartwright sorpreso dalla scena non ebbe nemmeno la prontezza mentale per ragionare su ciò che stava succedendo. A dir la verità comunque, anche se fosse stato più attento o pronto, non si sarebbe spostato, ma le avrebbe permesso comunque di continuare, ed infatti la reazione successiva a quel bacio impulsivo fu positiva e ricambiata. Il sapore della bocca della colombiana era intenso, profumato, dolciastro e appena umido. Non ci fu lingua, non ci furono gemiti soffusi o qualche particolare elemento da aggiungere alla sensualità dell'attimo, questo perché non solo durò troppo poco ma rappresentava anche quel primo bacio che non si erano mai dati veramente: un ritorno al passato e alle origini, due anni prima, come se avessero ricominciato o riscritto quel pezzo di storia plasmandolo secondo dei nuovi desideri. Quando tutto ciò terminò, ovvero nemmeno 4-5 secondi più tardi, lei cercò di prendere una distanza, incapace di comprendere realmente cosa avesse fatto, cosa fosse accaduto, come le fosse venuto in mente di gettarsi in una dimostrazione simile d'affetto profondo.
Io... io......
Sssshhh...
No, non le permise di alzarsi in piedi o di fare qualunque altra cosa. Non le diede neanche il tempo di completare quella frase che tanto non avrebbe completato comunque nemmeno con tutti i minuti o le ore della giornata. Le chiese con quel suono sussurrato dalle labbra di non dire un'altra parola e quella volta fu lui a prendere l'iniziativa, ad avvicinare la propria mano dietro il collo di Ariel e l'altra sulla guancia per farla riavvicinare e tornare a baciarla, a sentire quel sapore nuovo di labbra e lacrime. Non aveva nulla nei confronti del fidanzato, Kenway, per carità, ed infatti mai si sarebbe permesso di prendere l'iniziativa, ma in quel frangente la questione era diversa, lei aveva fatto il primo passo, aveva chiesto implicitamente di dimostrarle che ci fosse ancora una possibilità o forse di dimostrarle che era sul serio la verità, che davvero Vergil si stava pentendo di non aver ricambiato quel bacio anni prima. Per quello il professore decise di andare fino in fondo, di non permettere che lei andasse via di lì mantenendo solo il ricordo di un bacio fugace e incerto, carico di domande, problemi, dubbi ed errori. La mano provò a carezzarle con maggiore dolcezza la guancia e l'altra attraversò con le dita la massa setosa di capelli castano scuro. Al sole assumevano dei delicati riflessi biondi più chiari, ci aveva fatto caso prima, si, adesso riusciva ad accorgersi di certe cose. Forse in futuro, crescendo, il colore dei capelli della Jiménez avrebbe subito una trasformazione schiarendosi, chissà, adesso non gli importava di certo, troppo concentrato nel godersi quell'unione di respiri e battiti del cuore. Sapeva però che non poteva permettersi di andare troppo oltre: la sua intelligenza e buon senso da ragazza più maturo gli suggerivano di smettere in quanto la sua posizione non permetteva che ci fosse un simile atteggiamento tra un professore e una studentessa, anche se diplomanda. A malincuore quindi, pian piano sciolse il legame delle labbra, sospirando, riaprendo gli occhi con lentezza, fissandola con serietà assoluta.
Non devi darmi alcuna spiegazione, non ora... So che devi organizzare le idee. Ma sappi che per me non era uno scherzo o un gioco... Mi piaci davvero Ariel, adesso posso dirlo senza remore o incertezze.
La destra che permeava ancora sulla guancia si permise un'altra carezza. La voce di Vergil era bassa, solenne e sincera, ma lui non aveva mai detto bugie in vita sua, non era tipo e lei lo sapeva benissimo, alla perfezione. Doveva andare via di lì, doveva allontanarsi da lui almeno momentaneamente, per cercare di capire, per provare a riordinare i pensieri. Non avrebbe preteso delle parole dalla ragazza adesso, anche perché sarebbe stato uguale a torturarla. Cavoli, se fosse stato così "saggio" ai tempi di Arianna... Ma ormai non contava più nulla, non era più importante, ormai era tutto passato, finito. Si concesse solo un ultimo bacio, ma solo sulla guancia alla quale non aveva dato attenzioni, poi si fece abbastanza indietro per spingerla a prendere la propria strada, per non cadere ancora in tentazione, poiché adesso come adesso, con una storia in corso, quella con Zephyr, risultava essere soltanto una mossa sbagliata e della quale se ne sarebbe pentita, a differenza di quella precedente, utile per mettere in discussione la sua vita e suoi sentimenti, quindi necessaria e da non biasimare.
Voglio solo che tu mi prometta che rifletterai su questa domanda che mi sto ponendo io ora: noi non ci siamo mai realmente frequentati e tu ti sei innamorata di un ragazzo guardato sempre da lontano e mai vissuto veramente. Zephyr lo hai apprezzato e ti ci sei messa standoci a contatto, scoprendolo giorno dopo giorno. Hai mai pensato che magari hai idealizzato la mia persona in questi anni e forse conoscendomi potresti scoprire che non sono ciò che vuoi o che volevi anche in passato, oltre che al presente? ... Non fraintendermi, non sto cercando di allontanarti... Ma desiderio solo il meglio per te, perché ti voglio bene.
-
Vergil
- Auror
-
- Grado: 10
-
- Messaggi: 232
- Iscritto il: 15/01/2012, 19:58
|
|
da Ariel » 16/12/2013, 18:56
[tahoma] L'aveva fatto davvero. Di nuovo. Logica voleva che, crescendo, si guadagnasse qualcosa in maturità, in buon senso, in furbizia... Ariel Jiménez aveva appena dimostrato quanto tutto questo fosse assolutamente e totalmente falso: spinta da chissà quale impulso folle, aveva - per la seconda volta - messo in gioco se stessa dando un bacio al suo primo, grande amore, Vergil Cartwright, con la differenza che, rispetto ad anni prima, ora lei si presupponeva fosse felicemente fidanzata. Forse era stato semplicemente il desiderio di recuperare quel bacio che lui le aveva negato allora, nell'Infermeria della scuola, perché troppo preso ancora per Arianna, forse invece erano state le precedenti parole di Vergil a confonderla al punto da spingerla ad uscirsene con un gesto insensato come quello; era talmente presa dalla pazzia momentanea che nemmeno si rese conto di quanto potessero essere buone le sue labbra, o di quanto il loro sapore non fosse cambiato nel corso del tempo. Il cuore pareva batterle nel petto così forte da rimbombarle nelle orecchie e attutire qualsiasi pensiero la sua mente potesse produrre... almeno per quei 5/8 secondi in cui il bacio durò: e quando Ariel si staccò dalla bocca dell'altro, riaprendo gli occhi che aveva precedentemente chiuso, fu con orrore che si accorse di cosa avesse effettivamente fatto. Sgranò gli occhi e spalancò la bocca, boccheggiando come un pesce fuor d'acqua visto che dalle corde vocali non proveniva alcun suono: e cosa mai avrebbe potuto dire? Rimase in quella posizione per dieci secondi buoni, e probabilmente sarebbe scattata come un fulmine per scappare via da lì, da lui, da quel gesto assurdo, insensato ed illogico appena fatto, se lui non l'avesse fermata prima: sentì la sua mano sulla guancia, l'altra dietro al suo collo, e nuovamente le labbra di Vergil furono sulle sue... ma questa volta era stato lui a prendere l'iniziativa. Dopo sei anni di attesa, di speranze vane, di dolore... Vergil Cartwright la stava baciando, il Tassorosso che aveva amato con tutta se stessa le stava accarezzando la guancia mentre con le labbra assaporava le sue, dimostrando in quel momento, con quel gesto, di volere lei, solo lei. Attraverso gli occhi chiusi, Ariel sentì comunque le lacrime che le colavano lungo le guance: gocce salate che parevano essere un misto di gioia, malinconia e forse anche rabbia insieme, e che andarono nel loro percorso a bagnare le dita dell'altro, ancora sulla sua pelle, fino a che quel secondo contatto non si concluse e lei fu costretta a riaprirli, gli occhi, smeraldi luminosi ed umidi che si posarono in quelli di lui.
Non devi darmi alcuna spiegazione, non ora... So che devi organizzare le idee. Ma sappi che per me non era uno scherzo o un gioco... Mi piaci davvero Ariel, adesso posso dirlo senza remore o incertezze.
Non si potevano nemmeno contare i battiti che saltò il suo cuore a quelle parole: parole che lei aveva sognato tante volte sentirsi pronunciare da lui, ma nemmeno nei suoi sogni più vividi erano mai risultate così perfette come in quel momento, così reali; ma era ovvio che avesse ragione, perché quel bacio non era stato dato da una ragazza libera, bensì da una Grifondoro impegnata che ora doveva capire esattamente quanto e cosa volesse dire quel gesto, se fosse stato considerabile solo un gesto di momentanea follia oppure qualcosa di più.
Voglio solo che tu mi prometta che rifletterai su questa domanda che mi sto ponendo io ora: noi non ci siamo mai realmente frequentati e tu ti sei innamorata di un ragazzo guardato sempre da lontano e mai vissuto veramente. Zephyr lo hai apprezzato e ti ci sei messa standoci a contatto, scoprendolo giorno dopo giorno. Hai mai pensato che magari hai idealizzato la mia persona in questi anni e forse conoscendomi potresti scoprire che non sono ciò che vuoi o che volevi anche in passato, oltre che al presente?
Abbassò lo sguardo, mordicchiandosi il labbro a quella domanda: naturalmente sapeva che Vergil avesse ragione, e che effettivamente lei non aveva mai avuto la possibilità di stare con lui, innamorandosi dunque di qualcuno con cui non aveva mai avuto un riscontro diretto; con Zephyr era stato diverso, aveva avuto modo di conoscerlo e di viverlo giorno per giorno... ma come spiegargli che lei si era innamorata di lui nel suo complesso, consapevole dei suoi pregi e dei suoi difetti? Che aveva passato così tanto tempo ad osservarlo nell'ombra prima e a viverlo come amica poi, che ora poteva affermare quasi con certezza di conoscerlo meglio di chiunque altro? No, meglio non parlare, meglio non gettare altra benzina su un fuoco che lei stessa aveva alimentato, chissà poi per quale cavolo di motivo.
... Non fraintendermi, non sto cercando di allontanarti... Ma desiderio solo il meglio per te, perché ti voglio bene.
Lo so...
Furono le prime parole che Ariel pronunciò dopo molto tempo, ma non furono sillabe di circostanza: Vergil non si era fatto problemi, in passato, a rifiutarla, perciò era convinta che le sue parole fossero davvero pronunciate per la decisione di proteggerla quanto più possibile, e non per l'intento di farla allontanare da sé. Il punto era che se quel bacio non si poteva annoverare tra i momenti di ordinaria follia della Grifondoro, un importante interrogativo veniva a porsi: alla luce di tutto ciò che Vergil le aveva detto, poteva continuare la sua vita con Zephyr come nulla fosse successo, o avrebbe passato il resto del tempo con Kenway a domandarsi cosa sarebbe successo se avesse dato una seconda - ed ultima - possibilità ai sentimenti provati per Cartwright? Domande scomode, pesanti, a cui sicuramente non avrebbe dato risposta nell'immediato: socchiuse gli occhi quando il docente di Volo le baciò una guancia, sentendo le gote farsi più rosse e calde, ma riuscì comunque ad abbozzare un piccolo sorriso veloce; non aveva senso continuare a rimanere lì, soprattutto perché la testa sembrava ora scoppiarle e lei aveva una gran voglia di piangere per sfogarsi. E mangiare cioccolata, anche. Magari le due cose insieme.
E' meglio che torni in sala comune... ma rifletterò molto attentamente sulle tue parole.
Gli promise la Jiménez, raccogliendo velocemente tutte le sue cose senza però riuscire a guardarlo negli occhi, un po' per paura di cosa avrebbe potuto leggere nei suoi ed un po' perché al momento era troppo codarda ed in imbarazzo dopo quel bacio per poterlo fare serenamente.
Ci vediamo a cena... a dopo, Vergil.
Lo salutò così, con un ultimo lieve sorriso, prima di prendere passo verso il Castello così velocemente da rasentare una piccola corsa: Samantha e Mary-Jane forse avrebbero saputo aiutarla nel capire cosa fare. [FINE] [/tahoma]
-
Ariel
- Cantante Solista agli Esordi
-
- Grado: 10
-
- Messaggi: 222
- Iscritto il: 12/08/2012, 19:05
|
|
da Caroline Priscilla » 21/04/2014, 18:48
[Verso il Boschetto nscosto - Aprile 2108 - Sabato Ore 9:30]
La Tassorosso camminava accompagnata dalla più vispa compagna di stanza, Kelly Everett, chiacchierando di quello che le ragazze avrebbero fatto durante la giornata. La londinese aveva in programma un intenso allenamento di Quidditch, allenamento che prevedeva sarebbe durato molto e l'avrebbe sfiancata, impedendole quindi di trascorrere parte della giornata ad Hogsmeade insieme al suo ragazzo.
Ma Evan non ci rimarrà male?
Non posso sempre stargli appresso, Cappie! Ho anche io i miei impegni!
Rispose tranquillamente la Tassorosso, facendo storcere la bocca dell'amica che la fissò stranita da quella risposta. C'era qualcosa nella lodinese che la turbava e che aveva influenzato il suo rapporto con Chambers: paura, rabbia, disinnamoramento? Cappie non escludeva nessuna ipotesi, ma attendeva silenziosa gli sviluppi di quel rapporto, in parte per rispetto nei confronti della Everett, in parte perchè (ora che aveva finalmente trovato la propria strada) non voleva sembrare paranoica e vedere intrighi ed enigmi dovunque andasse. Era già difficile sopportare le giuste lamentele di Jorge, che l'accusava di essere ossessionata da Marshall e che lo aveva portato quel giorno a prediligere una giornata ad Hogsmeade da solo, piuttosto che stare in compagnia di una Cappie alle prese con il solito tran tran "Marshall ha detto questo...Marshall mi ha detto di fare così...". Per quanto l'irlandesse si dispiacesse ogni volta che il fratellino le faceva presente il suo atteggiamento nei confronti dell'investigatore, ella non poteva biasimare sè stessa dal momento che Rosenberg era diventato il suo punto di riferimento e l'unico mezzo che aveva per poter scoprire qualcosa sulla morte di suo padre. Per questo, da un bel po' di tempo, aveva iniziato a studiare come una matta le materie consigliatele dall'investigatore, portando avanti in conemporanea le proprie letture sui libri da lui scelti e inoltre le ricerche per cercare di diventare Animagus. Naturalmente tutto ciò dimezzava di molto il tempo che lei stessa passava con Devo, cosa che la intristiva ma non abbastanza da spingerla a mettere da parte per un attimo la sua ossessione e concentrarsi invece sul proprio ragazzo: era pur vero che, proprio a causa del suo atteggiamento, la tassetta passava la maggior parte del tempo a scusarsi con l'americano per averlo messo da parte ancora una volta, piuttosto che divertirsi insieme a lui. E questo non contribuiva di certo a far decollare la loro relazione verso altri step successivi.
D'accordo, scappo prima che il Tassogrosso mi rompa le palle perchè sono in ritardo!
Perchè lo chiami Tassogrosso?
Fidati, non vuoi saperlo! A dopo!
Kelly salutò la ragazza con la mano e ridacchiando maliziosa, lasciando alla giovane O'Neill il compito di tratte le proprie conclusioni sul perchè di quel soprannome per Vergil. Cosa che in fondo non le ci volle molto per comprendere e che la spinse a lanciare un'occhiata malevola e divertita in direzione della londinese. Non si poteva certo dire che la Everett non fosse una ragazza sfacciata, a volte anche fin troppo (come l'occhiata che aveva lanciato al fondoschiena di Desmond il giorno che la rockstar era andata a trovarla), ma Cappie era una delle poche persone a conoscere i suoi trascorsi e a comprendere il motivo che spingeva la compagna di stanza a comportarsi in quel modo.
Che matta...
Pensò fra sè, prendendo la strada opposta a quella della Tassorosso e dirigendosi verso il boschetto nascosto poco dopo il Giardino, con in mano un altro dei gialli che Marshall le aveva consigliato di leggere. Una volta preso posto quindi sotto uno degli enormi alberi, la tassetta aprì il libro nel punto dove era arrivata il giorno prima, riprendendo a leggere la storia dal momento nel quale l'investigatore Ridley Morgan trovava il cadavere di un'altra vittima.
-
Caroline Priscilla
- Ignis Fulmen
-
- Grado: 10
-
- Messaggi: 874
- Iscritto il: 09/05/2012, 12:59
|
|
da Elisabeth » 02/05/2014, 16:21
❋ APRILE 2108: SABATO MATTINA | Dormitorio Femminile Verde-Argento -> Boschetto Nascosto ❋ Con l’arrivo del mese di aprile, era arrivata la primavera e con essa le belle giornate. Il sole aveva iniziato a scaldare l’aria ancora piuttosto fredda e la natura aveva iniziato il suo lento risveglio dal lungo letargo invernale. Elisabeth adorava questo periodo dell’anno forse più di quanto adorasse l’estate e le lunghe giornate in compagni di suo padre. Per la piccola la primavera aveva un unico significato il risveglio di piante ed animali. Da bambina, non che ora fosse molto più grande, ma durante il suo soggiorno parigino, la piccola Elisabeth trascorreva molto tempo all’aperto osservando gli alberi ricoprirsi di germogli e via, via di foglioline, fino a trovarsi di fronte un albero con una bella chioma ricoperta di foglie, che regalavano alla bimba un luogo riparato dove giocare e leggere ed anche ora un po’ più grande le piaceva osservare quei piccoli cambiamenti intorno a lei. Proprio come le piaceva ascoltare il canto degli uccellini che allegri e laboriosi costruivano i nidi per se, le loro compagne ed i loro piccoli. La primavera la stagione degli amori e soprattutto dei primi litigi tra innamorati, come aveva iniziato a definire quel periodo dell’anno negli ultimi e soprattutto delle lunghe notti insonni.
Nelle ultime settimane capitava sempre più spesso che la Serpeverde perdesse ore di sonno, trascorrendo intere nottate a consolare una delle sue più care amiche che non faceva altro che litigare con il fidanzato e la notte appena trascorsa non era stata diversa e quel sabato mattina invece di concedersi qualche ora di sonno, Elisabeth decise di lasciare la Sala Comune per concedersi una lunga passeggiata all’aria aperta. Così dopo un lungo bagno rigenerante si avviò verso l’armadio alla ricerca di qualcosa che le permettesse di trascorrere un po’ di tempo all’aria aperta senza risentire troppo del cambiamento climatico tra i sotterranei, ancora freddi nonostante le belle giornate ed il sole che sperava di trovare all’esterno della scuola. Alla fine la sua scelta cadde su di un paio di jeans, stivali neri sotto al ginocchio, un bel maglione pesante con tasca unica sul davanti dove riporre la bacchetta, e due bei foulard pesanti bordeaux e blu per proteggere la gola e per concludere ci sarebbe stata l’inseparabile tracolla. Elisabeth si guardò allo specchio e soddisfatta del risultato spazzolò i capelli e li lasciò sciolti limitandosi ad indossare un paio di occhiali da sole per tenerli fermi e se ci fosse stato abbastanza sole per proteggerle gli occhi. Si avvicinò al letto e prese un paio di libri che avrebbe utilizzato all’esterno della scuola per studiare, sempre se avesse trovato un angolo dove poterci riuscire senza venire disturbata. Nella tracolla mise il libro che aveva preso in biblioteca sulla cartomanzia, quello di babbanologia per la ricerca su quella cosa che chiamavano internet, l’occorrente per scrivere, il solito quaderno dove prendeva appunti e qualche leccornia da sgranocchiare per se e per la piccola Daphne, che quella mattina l’avrebbe accompagnata nella sua passeggiata. Appena fu tutto pronto la Serpeverde lasciò la sua stanza e si avviò verso l’esterno del castello e proprio come aveva immaginato fuori c’era un bellissimo sole e poteva sentire gli uccellini cantare. La ragazzina sorrise soddisfatta e mettendo gli occhiali scuri sul nasino si avviò verso il boschetto nascosto.
Durante il tragitto Elisabeth osservò gli uccellini volare di ramo in ramo, tenendo nel becco piccoli pezzetti di legno e li ascoltava cantare allegri. Era proprio vero, finalmente era arrivata la primavera e poco lontano vide un piccolo tasso abbandonare riluttante la tana per avventurarsi all’esterno alla ricerca di cibo e di un po’ di calore. Non era strano vedere Elisabeth così vicino ad una animale selvatico ed il fatto che con lei ci fosse Daphne sembrava non fare nessuna differenza per il suo nuovo piccolo amico.
Buongiorno. – sussurrò la francesina fissando sorridendo il piccolo animale – Daphne andiamo. – e lentamente per non spaventare il tasso si allontanò.
Dopo qualche altro passo il suo sguardo cadde su un piccolo prato pieno di fiori e farfalle che puntualmente attrassero l’attenzione di Daphne che vi si buttò a capofitto facendo ridere la sua padroncina, vedendola santellare di qua e di la. Elisabeth lasciò sfogare la piccola volpe per diversi minuti prima di richiamarla e dirigersi verso il boschetto che oramai distava pochi metri. Una volta arrivate Elisabeth cercò un posto tranquillo dove poter studiare e si avviò verso il solito albero, mentre l’attenzione di Daphne sembrava attratta da qualcosa.
Cosa hai visto? .
Seguendo lo sguardo della sua piccola amica vide non molto lontano la sua amica Caroline Priscilla O’Neill da poco nominata Prefetto di Tassorosso.
Vuoi andare da lei? – domandò Elisabeth guardando la sua piccola amica che sembrava volesse annuire alla sua domanda – E’ va bene vieni. – dando così il permesso alla sua piccola amica di avvicinarsi per prima alla Tassetta.
Buongiorno Cappie – salutò la Serpeverde – Ops … forse dovrei dire Prefetta O’Neill, spero di non disturbarti, ma sai Daphne ti ha vista e moriva dalla voglia di venirti a salutare visto che è da molto tempo che non ti vede. – si affrettò ad aggiungere la Serpeverde, sperando in cuor suo di non aver disturbato troppo con le sue chiacchiere la giovane Prefetta.
-
Elisabeth
-
- Grado: 8
-
- Messaggi: 549
- Iscritto il: 08/04/2012, 15:58
|
|
da Caroline Priscilla » 03/05/2014, 23:18
Il cadavere della vittima era stato ritrovato a ridosso di un ponte poco frequentato, col volto sfigurato da una serie di ferite che lo avevano reso irriconoscibile. Gli ocche della Tassorosso leggevano con vivido interesse quelle parole, cercando nelle descrizioni fatte dall'autore di comprendere prima del tempo chi potesse essere l'assassino che aveva fatto tutto questo. Era stato forse quel signore ben distinto incontrato durante le prime pagine del libro? Oppure il sicario ingaggiato per proteggere la figlia di una delle vittime? Domande e ipotesi che al momento non trovavano risposta, non solo per i pochi dettagli forniti dal libro ma anche dall'inesperienza della tasseta, che ancora non poteva definirsi una provetta investigatrice. Una strada non facile quella scelta dalla O'Neill ma era pur sempre la sua strada, quella che l'avrebbe portata a scoprire la verità su suo padre. Ed anche l'unica che Cappie riuscisse a vedere di fronte a sè. Incapace di staccarsi da quel giallo avvincente, il tempo stava trascorrendo tranquillo per la Tassorosso, seduta a gambe incrociate per terra totalmente immersa in un altro mondo. E avrebbe continuato così ancora per un bel po' se non fosse che una piccola palla di pelo venne a ficcare il suo dolce musetto fra le pagine del libro, interrompendo all'istante la lettura della ragazza.
E tu? Da dove salti fuori?
Rispose sorpresa la studentessa, accarezzando con le dita della mano l'orecchio della volpe di Elisabeth: avrebbe riconosciuto quella tenera volpacchiotta fra mille, dal momento che la sua padroncina le era molto affezionata e se la portava (quando poteva) in giro per scuola, oltre al fatto che Cappie aveva conosciuto Daphne fin da quando era ancora una cucciola.
E soprattutto dov'è la tua padrona?
Neanche a farlo apposta, qualche secondo dopo Cappie vide la Serpeverde spuntare da un sentiero poco distante dal punto dove si trovava lei, avvicinandosi velocemente al luogo dove la Tassorosso e la volpe sostavano, la prima facendo le coccole alla seconda.
Ellie! Che bello vederti!
Disse alzandosi in piedi ed avvicinandosi alla ragazza per abbracciarla e darle un bacio sulla guancia, se lei lo avesse voluto.
Buongiorno Cappie Ops … forse dovrei dire Prefetta O’Neill, spero di non disturbarti, ma sai Daphne ti ha vista e moriva dalla voglia di venirti a salutare visto che è da molto tempo che non ti vede.
Ti prego, solo Cappie...- disse scotendo appena il capo e ritornando a sedere per terra, facendo cenno con la mano ad Elisabeth di imitarla -Sei mia amica, non hai bisogno di chiamarmi "prefetta O'Neill" solo perchè ora ho una spilla sulla divisa!- e nel dire questo, la tassetta si toccò il punto dove la P di prefetto svettava in tutta la sua maestosità -Comunque nessun disturbo! Anzi, se ho il permesso della padrona, dentro la tracolla dovrei avere qualche snack ai cereali. Credi che le farebbe piacere mangiarne un po'?- chiese divertita e se la risposta alla sua domanda fosse stata affermativa, allora l'irlandese avrebbe estratto il fatidico snack, dandone qualche briciola alla piccola Daphne.
E' da molto che non ci vediamo! Dai avanti, raccontami un po' come ti vanno le cose!
Chiese, chiudendo di scatto il libro e sorridendole felice, aspettando che l'altra le facesse un resoconto della sua vita negli ultimi tempi.
-
Caroline Priscilla
- Ignis Fulmen
-
- Grado: 10
-
- Messaggi: 874
- Iscritto il: 09/05/2012, 12:59
|
|
da Elisabeth » 24/05/2014, 23:09
Ti piace proprio Cappie non è vero? - domandò Elisabeth sorridendo - Va bene puoi andare a salutarla, ma fai attenzione a non spaventarla - aggiunse la ragazza inginocchiandosi ed accarezzando la testolina della sua piccola amica - Su va da lei - le sussurrò sorridendo, seguendola con lo sguardo fino alla Tassorosso e contemporaneamente alzandosi in piedi per avere una visuale maggiore di cosa stava combinando la sua piccola amica.
Meno male che le avevo detto di non spaventarla. - osservando Cappie sollevare la testa e trovandosi di fronte Daphne - Chissà cosa le starà dicendo - pensò la ragazzina fissando la ragazza, mentre i suoi piedi si muovevano da soli, percorrendo il piccolo sentieri che la separava dalle due. Sua madre aveva ragione era fin troppo apprensiva nei confronti di Daphne ed il fatto che in quel periodo fosse strana non la faceva stare tranquilla ed anzi l'aveva spinta a portarsela dietro ovunque ad eccezione delle lezioni, non che prima non lo facesse, ma ora volpe e padrona sembravano più attaccate che mai e persino nei corridoi della scuola quando passavano accanto agli Auror, l'animale sembrava fissarli di sottecchi proprio come la sua padroncina.
Ellie! Che bello vederti!
Le disse Caroline Priscilla alzandosi in piedi e dandole un bacio l'abbracciò cosa che Elisabeth ricambiò sorridendo. Dopo i saluti la Serpeverde decise che era giunto il momento di togliersi una curiosità, come avrebbe dovuto chiamare l'amica, Prefetta O'Neill o Cappie come aveva sempre fatto? Beh l'unica che poteva rispondere era proprio l'interessata e di fatti poco dopo arrivo la risposta della Tassetta.
Ti prego, solo Cappie...
Staccandosi dalla francesina per sedersi nuovamente per terra e facendo segno alla ragazzina di fare lo stesso, cosa che Elisabeth fece senza problemi. Appena la ragazzina si sedette accanto all'amica Daphne le andò vicino e le si acciambellò in grembo. Era una cosa che la piccola volpe amava fare fin da piccola ed Elisabeth non aveva mai avuto cuore di toglierle quell'abitudine, un po' perché non le dispiaceva ed un po' perché d'inverno il mantello di Daphne la teneva al caldo magnificamente.
Sei mia amica, non hai bisogno di chiamarmi "prefetta O'Neill" solo perchè ora ho una spilla sulla divisa!
Mentre la Tassetta pronunciava queste parole, Elisabeth la vide sfiorare con rispetto la spilla che le era stata consegnata durante la nomina a Prefetto.
Anzi, se ho il permesso della padrona, dentro la tracolla dovrei avere qualche snack ai cereali. Credi che le farebbe piacere mangiarne un po'?
Elisabeth ci pensò un po' su, non voleva offendere la sua amica, ma era meglio evitare che Daphne mangiasse dolci di qualsiasi tipo e natura.
Cappie non offenderti, ma sarebbe meglio che Daphne non mangiasse niente che contenga zuccheri, sai in questi ultimi giorni è iper attiva e la mamma mi ha suggerito di farle fare lunghe camminate e di non farle mangiare niente che contenga zucchero. - e di fatti l'ultima discussione con Samuel era nata proprio da questo, eppure quei due giorni di pace ad Elisabeth pesavo un po', quel ragazzino rompigobiglie le mancava più di quanto volesse ammettere persino con se stessa, figuriamoci con gli altri - Piccolina lei - sussurrò continuando ad accarezzare la piccola volpe che sembrava sul punto di addormentarsi e vederla così tranquilla, inconsciamente persino la padroncina si tranquillizzò.
E' da molto che non ci vediamo!
Hai ragione ci vediamo solo per le prove del coro e da passato un secolo dall'ultima volta che abbiamo chiacchierato tu ed io da sole.
Replicò sorridendo la francesina.
Dai avanti, raccontami un po' come ti vanno le cose!
Le chiese sorridendo mentre il libro che la tassetta stava leggendo venne chiuso.
Niente di eccezionale le solite cose. Britney e Patricia che un giorno si e l'altro pure litigano con i rispettivi ragazzi ed a me tocca sistemare i cocci. Lezioni di musica extra, con relativi esercizi supplementari e proprio in questo periodo sto provando una nuova canzone, giusto per tenermi in allenamento, almeno unisco l'utile al dilettevole. Quest'estate torniamo finalmente a Paris, non vedo l'ora
Disse la ragazzina sollevando il viso e fissando l'amica con un sorriso che le andava da un orecchio all'altro.
Intorno alla metà di luglio inauguriamo Château Walker ti andrebbe di unirti a noi per i festeggiamenti, naturalmente puoi portare chi vuoi con te, con le dovute eccezioni.
Si affrettò ad aggiungere Elisabeth, non c'era bisogno di fare nomi, Cappie sapeva perfettamente a chi si stesse riferendo e poi poteva sempre attivare i vecchi incantesimi di protezione e babbani e natibabbani non sarebbero mai potuti entrare nella sua proprietà.
Ora è il tuo turno di raccontare, amici particolari, progetti dopo Hogwarts?
Domandò la francesina sorridendo, sperando ovviamente che Cappie fosse disposta a confidarsi con lei.
-
Elisabeth
-
- Grado: 8
-
- Messaggi: 549
- Iscritto il: 08/04/2012, 15:58
|
|
|
|
|
|
Data |
Utente |
Tipo Dado |
Risultato |
|
2012-11-12 22:37:42 |
Jorge |
d20 |
2 |
|
2012-11-12 21:42:00 |
Paul |
d20 |
7 |
|
| |
|
|
|
|
|
|
|
|
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 0 ospiti
| |
|
|
|
|
|
|