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Collinetta del Lago

Messaggioda Estelle » 29/08/2013, 13:43

[Lunedì - Ore 20.00]


Era appena trascorsa mezz'ora e i due non si era detti granchè.
Dopo il suo ritorno ad Hogwarts, Estelle aveva saputo che Eliah era al castello. Aveva provato ad indovinare il motivo per cui fosse lì - non era una sorpresa - e quindi si era promessa di cercarlo. Per vederlo, per capire, per trovare un po' di conforto in quella persona che, forse, conosceva meglio di lei il suo migliore amico.
Ma Eliah sembrava restio nei suoi confronti. Lo poteva capire. Il dolore che provava lei dal suo ritorno al castello non era accomunabile a quello che ora stava provando il giovane. Aver perso un familiare forse era anche peggio di aver perso un caro amico.
Estelle avrebbe voluto fargli capire che non voleva che i due si allontanassero, che in qualche modo voleva essere la spalla che in quel momento, forse, gli mancava. Sarebbe stata disposta ad essere un sostegno per lui. In fondo, Eliah era il fratello del suo migliore amico, e questo, forse, era il minimo che potesse fare per lui.
Ma, conoscendolo, sapeva anche che il ragazzo non avrebbe accettato. Lo notava dal suo sguardo, dal modo in cui ignorava i suoi gesti e sembrava non importargli di ciò che stava provando in quel momento. Lo notava anche dal modo in cui cercava di nascondere i suoi sentimenti.
Era strano come la facesse soffrire ancora di più. Sapere di non poter aiutare una persona cara, sapere che stava soffrendo e di non poter fare nulla la faceva sentire impotente.

Avrò cura di lui.. te lo prometto.

Una promessa al cielo, a qualcuno che ormai non poteva sentirla più, ma poteva accogliere le sue preghiere. Una promessa ad una persona cara, persa in un modo ancora ignoto. Ma non importava come fosse andato via. Non c'era più. E questo era un dettaglio che non si poteva cancellare.
Quanto avrebbe voluto tornare indietro solo per dirgli che gli voleva bene, che gliene aveva sempre voluto. Avrebbe voluto dirgli che le mancava, che si sentiva vuota senza di lui, che aveva bisogno dei suoi consigli perchè qualcuno la stava facendo soffrire inutilmente.
Sicuramente, Ferdy non avrebbe permesso a nessuno di farle del male e l'avrebbe sostenuta, facendole ritornare il sorriso.

Persa nei suoi pensieri, osservava Eliah rovistare nella sua borsa a tracolla. Non stava prestando molta attenzione, ma accettò il giornale che il ragazzo le porse, capendo in quel momento che era ciò che stava cercando. E si sentì sciocca per non averci pensato prima.

Pagina... Tredici.

La voce esitante, Estelle lo guardò un attimo in volto, prima che lui si voltasse. Un altro modo per nascondersi e chiudersi in quel guscio che sicuramente si era creato dopo la scomparsa del fratello. Un modo anche per non procurarle ulteriore dolore, perchè Estelle sapeva che se solo avesse notato una lacrima solcare il bellissimo viso del giovane, non si sarebbe trattenuta. E le sue lacrime sarebbero uscite allo scoperto, non più nascoste nel suo cuscino.

Eliah le stava dando tempo, ed anche modo di essere a conoscenza di ciò che aveva chiesto senza parlare. Forse si era stancato di pensarci ancora.
Seguì le sue istruzioni ed aprì il giornale alla pagina citata. Un solo articolo, e quella foto che subito attirò la sua attenzione. Un sorriso amaro comparve sul suo volto, mentre osservava il bel volto del suo migliore amico, sorridente. Sembrava così tranquillo, era esattamente come lo ricordava. Gli occhi le si fecero lucidi e pesanti. Sapeva che mancava poco per far sgorgare le lacrime. Cercò di trattenersi, continuando a leggere.
Non riusciva a capire. Vi era così tanto da leggere e così poche informazioni. Ferdy era stato avvelenato con dell'Acquaviola.
Chi avrebbe mai potuto fargli una cosa del genere? Estelle non riusciva a capacitarsene. Ferdy non aveva mai avuto nemici, non aveva mai avuto rogne con nessuno, era la persona più tranquilla che avesse mai conosciuto.
Era tutto al posto sbagliato. E quella sicuramente non sarebbe mai stata la morte che sperava per il suo migliore amico. Anzi, si era immaginata moltissime volte anziana accanto a lui. Un'amicizia che, per lei, poteva durare ancora ed ancora.
Nulla di tutto ciò sarebbe accaduto. E Ferdy non sarebbe stato con lei. Non fisicamente almeno.

Lui, o loro che siano, io lo scoverò, li scoverò tutti.
Li crucerò, dovranno pregare affinché io non li uccida, dopodiché li costringerò a guardare in faccia la morte, mentre si porta via le loro vite. Questa è una promessa. E per quel che mi riguarda non ho mai mancato alla parola data fino ad oggi.


Sentiva il dolore nelle sue parole, ed avrebbe tanto voluto che non fosse Eliah a pronunciarle. Sentiva il peso della morte del fratello, e si stava assumendo la responsabilità di vendicarlo. Anche lei lo avrebbe fatto, se fosse accaduto anche a lei.

Chi può aver mai fatto una cosa simile a Ferdy?

Singhiozzò lei, questa volta non ce l'aveva fatta a trattenersi. La vita del suo migliore amico era stata stroncata dal veleno, e qualcuno doveva pagare per ciò che aveva fatto. Ed Estelle doveva capire.

Permettimi di aiutarti. Non possono averla vinta così facilmente.. devono pagare.

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Messaggioda Eliah » 30/08/2013, 16:15

Il dolore che provava in quei momenti, affrontando quell'argomento con la migliore amica del fratello minore, era paragonabile a quello di mille lame nella pelle immersa in una pozza ghiacciata; avrebbe preferito quella sofferenza fisica, piuttosto.
Era contento che Estelle stesse in silenzio, se la lettura fosse infinita sarebbe stato ancora meglio.
Riprendere a parlare lo faceva stare peggio, non più debole, solo ferito: semmai, più forte di prima.
Approfittò di quella pausa taciturna per frenare qualunque sentimento di rabbia o dolore; si sarebbe sentito nudo anche mostrando quel lato di sé, ma forse la Corvonero aveva compreso già tutto di lui, anche se Eliah aveva nascosto il suo interno come meglio poteva.
Tossicchiò appena e fece qualche passo intorno a sé stesso, deglutendo appena.

Chi può aver mai fatto una cosa simile a Ferdy?

Estelle aveva appreso quanto fosse accaduto al suo migliore amico.
Non ebbe il coraggio di guardarla in volto, preferiva tenere lo sguardo alto, verso il cielo piangente: avrebbe dissolto volentieri l'incantesimo di impermeabilità, in modo da potersi sfogare, da poter confondere le gocce d'acqua piovana con le sue stesse lacrime. In questo modo non avrebbero lasciato alcun segno sul viso dolce e al contempo duro di Stone.
Non rispose alla domanda di Estelle, sentì i singhiozzi nel suo tono di voce.

Permettimi di aiutarti. Non possono averla vinta così facilmente.. devono pagare.

No.

Fu quello il primo pensiero che gli passò per la testa: meno persone venivano coinvolte in quella storia e meglio sarebbe stato; non poteva permettersi di mettere a repentaglio la vita di qualcun altro.
Estelle, per quanto ne sapeva lui, era una strega parecchio versata, ma non sapeva fino a che punto avesse potuto reggere il peso dell'accaduto. La strada da fare era ancora lunga.
Si trattava di suo fratello, un fratello per entrambi: Ferdy era stato più un fratello per lei che per lui. Era lei che gli era sempre stata vicino, a confortarlo e a sostenerlo nella buona e nella cattiva sorte.
Immischiarla nella faccenda sarebbe stato un pericolo in più, ma doveva ammettere che non poteva fare tutto da solo: avrebbe avuto bisogno di qualcuno, di agire con qualcuno.
Viaggiava alla cieca, con le mani occupate non avrebbe potuto reggere la candela e fare luce sulla strada tortuosa.
Necessitava della Moreau.

Per quanto non voglia che tu intervenga in tutto ciò, ne hai il diritto, e non sarò io ad impedirtelo. - la guardò in volto - Mi costa ammetterlo, ma mi necessita il tuo aiuto.

Naturalmente lei doveva essere la sua unica aiutante, il suo unico braccio destro: se qualcuno sarebbe venuto a conoscenza del suo scopo, sapeva chi aveva parlato e sapeva con chi fare i conti. Estelle era un'amica si, ma in certi campi l'amicizia ne restava fuori.
Avrebbe conosciuto un ragazzo diverso dal fratello di Ferdy, sicuramente peggiore: serio, pignolo, suscettibile e, a volte, leggermente dittatoriale.
Pur sapendo il prezzo del pacchetto, lei non si sarebbe tirata indietro, poteva scommetterci.

Ti devo avvisare che la questione richiede la massima segretezza.
Il silenzio è la prima predisposizione di una spia; tu non lo sei, ma lo sarai transitoriamente.
Ora - quello che ti chiedo è - sei sicura di voler prendere parte a questa operazione? Rischi la tua vita, ma questo non c'è bisogno che te lo dica io.


Lo sguardo fulminante di Eliah comunicava già tutto, non c'era bisogno di aggiungere altro.
Il messaggio era chiaro: chi sgarrava, pagava.
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Messaggioda Estelle » 09/09/2013, 17:52

Per quanto non voglia che tu intervenga in tutto ciò, ne hai il diritto, e non sarò io ad impedirtelo. Mi costa ammetterlo, ma mi necessita il tuo aiuto.

Ma lei era davvero certa di volerlo aiutare? Era sicura che il suo aiuto sarebbe potuto servire? Eliah non le aveva negato nulla, segno che aveva bisogno di lei. Lo aveva appena ammesso. Ed Estelle, timorosa, sentì di fare la cosa giusta. Una parte di lei riteneva che la vendetta non portasse a nulla. Ferdy non sarebbe ritornato da lei, e l'assassinio di coloro che avevano permesso la sua morte non lo avrebbe riportato indietro. Quindi, la vendetta dove l'avrebbe portata? Solo a macchiarsi le mani di sangue che, anche se non innocente, era sempre una morte a suo carico.
Ancora con lo sguardo basso, ripensava a quanto letto. Si sentiva arrabbiata, ed al tempo stesso avrebbe voluto restar da sola e sprofondare nel suo dolore. Si sentiva una ragazza forte e non le sarebbe piaciuto rendersi ridicola chiudendosi in se stessa. Quello sarebbe arrivato dopo.
Dentro di sè voleva che Ferdy tornasse da lei, lui avrebbe saputo come consolarla. Ferdy riusciva a capirla anche con un solo sguardo. Come quel pomeriggio che gli bastò guardarla per capire che era felice per un uomo. Ma questi erano dettagli.
E ripensarci, la conduceva ad avercela di più con se stessa - perchè poteva davvero fare di più per lui, ma alla fine non si era mai spinta oltre - e con chi aveva permesso tutto quello.

Ti devo avvisare che la questione richiede la massima segretezza.
Il silenzio è la prima predisposizione di una spia; tu non lo sei, ma lo sarai transitoriamente.
Ora - quello che ti chiedo è - sei sicura di voler prendere parte a questa operazione? Rischi la tua vita, ma questo non c'è bisogno che te lo dica io.


Si, sono pronta.

Rispose senza nemmeno darsi del tempo per pensare. Perchè non c'era nulla a cui pensare. C'era soltanto odio, nel suo sguardo. Odio per coloro che avevano fatto del male a Ferdy, odio perchè il suo migliore amico non poteva avere nemici - non per quanto ne sapeva lui - e quindi la sua morte doveva essere avvenuta per motivi ancora non spiegabili, o magari per uno stupido capriccio di qualcuno. Dovevano pagare.

Non ho mai condiviso informazioni importanti con nessuno se non con Ferdy. Puoi avere la mia parola e la mia lealtà.

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Messaggioda Eliah » 10/09/2013, 21:53

Si, sono pronta.

La risposta della Moreau arrivò lapidaria.
Nel tono di voce non si sentiva alcuna traccia di incertezza, solo determinazione; non poteva andare meglio di così, di certo non avrebbe voluto un fardello con sé.
Anche se ora era certa di prendere parte a quell'operazione, Estelle, ripensandoci, avrebbe capito che era solo una missione suicida. Si sarebbe sporcata le mani di un crimine che la coinvolgeva, certo, ma non era lo stesso discorso di Eliah.
La sua era una questione familiare, Ferdy era sangue del suo sangue, non un amico stretto, il migliore amico.
Eppure Eliah non considerava che Estelle aveva più motivi di lui di prendere quel farabutto; perché? Perché era lei che c'era stata quando Ferdy era rimasto solo, con una "famiglia" lontana, con dei fratelli presenti, sì, ma non fisicamente. Lui ne avrebbe avuto bisogno, anche se non glielo aveva mai detto: un pizzico di orgoglio lo aveva dentro di sé.
Non disse nulla, si limitò a fissare il vuoto. Avrebbero potuto passare mesi e mesi fuori casa, forse Estelle sarebbe stata costretta ad abbandonare Hogwarts per seguirlo, ma questo lei lo sapeva bene: aveva risposto con tanta certezza che sicuramente aveva già trovato una soluzione nella sua testa; aveva una mente brillante.

Non ho mai condiviso informazioni importanti con nessuno se non con Ferdy. Puoi avere la mia parola e la mia lealtà.

Mi fa strano dirlo, ma mi fido di te.

Non era abituato a certe ammissioni.
Doveva rivedere le sue priorità, evidentemente. Non aggiunse altro; avrebbe trovato un modo per mettersi in contatto con lei.
Un rumore ruppe il silenzio nell'aria, come se un ramo si fosse spezzato: un vortice di nebbiolina argentea avvolse la sua figura, prima che sparisse nell'aria.
La nebbia prodotta dalla Smaterializzazione iniziò a diradarsi: Estelle non poteva saperlo - lui stesso non l'avrebbe potuto sapere - ma quello era stato il loro ultimo incontro, almeno sul pianeta Terra.

[Fine]
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Messaggioda Nevaeh » 26/11/2013, 21:10

[Martedì pomeriggio, ore 16.00 circa - Collinetta del Lago Nero - Nevaeh e Kayleen]


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Lo sguardo dolce profondo di Nevaeh si posò sull'orizzonte che si apriva dolcemente di fronte a lei. Non aveva mai visto spettacolo più bello ed emozionante del Sole che rifletteva delicato la sua luce sullo specchio incantato del Lago. Quell'insieme di colori, brillanti ma al tempo stesso smorzati dalle ombre degli alberi creava un'atmosfera magica e misteriosa intorno alle leggende che turbinavano intorno a quel luogo silenzioso. Una brezza leggera, calda, le sfiorava la pelle chiara e scompigliava i suoi capelli, dandole un'aria di chi si fosse appena svegliata dopo una rinvigorente e rilassante dormita. Gli abiti estivi le conferivano un'aria più matura, lasciando scoperte le gambe sottili, e dandole l'aria di una studentessa più grande. Era una cosa che detestava, al principio, ma avrebbe potuto rivelarsi utile in futuro, quando le avrebbero donato qualche anno in più pur essendo ancora giovane. Si voltò, osservando i pochi oggetti accumulati sull'erba umida e fresca. Una borsa, vecchia e logora, appartenuta a suo fratello, un libro sulla storia e l'utilizzo degli strumenti, e infine ciò che più adorava al mondo. Il violino di sua madre. Nonostante gli anni fossero trascorsi lentamente, esso non aveva mai commutato la sua forma, rimanendo fedele all'aspetto che aveva il primo giorno che sua madre lo acquistò. Il legno era pregiato, e Francesca Bellini sarebbe stata fiera dei suoi progressi, se avesse avuto il tempo di seguirli. Dopo la notizia della morte di suo zio, Guillaume Delacroix, la sua famiglia aveva lentamente iniziato a deteriorarsi, perdendo quel poco di allegria e serenità che aveva riacquistato dopo il ritorno di suo padre, André. Gabriel era nuovamente sparito, e non dava più segni di vita ormai da diverse settimane. Sapeva che il fratello aveva i suoi impegni, aveva il suo lavoro, ma sperava ancora che trovasse il modo di farle ricevere quelle poche righe che le donavano sempre il sorriso. Da ormai un anno, invece, Samuel non aveva più dato notizie, forse ferito dalla mancata ricerca di Nevaeh di contattarlo dopo la fine del terzo anno di scuola. E forse, per entrambi, era stato meglio così.

Con un sospiro malinconico, la ragazza si avvicinò ai propri oggetti, indecisa se tornare o meno al castello. Quella brezza le aveva messo nel cuore la voglia di suonare, ancora ed ancora, fino a quando le braccia e i muscoli fossero stati indolenziti dal troppo sforzo. Senza pensarci troppo, Nevy prese il violino e l'archetto, mettendosi in posizione, e iniziò ad accordarlo, nonostante lo avesse fatto decine di volte nel corso di quel pomeriggio, senza però riuscire a continuare, senza far sì che l'archetto sfiorasse le corde in modo tale da comporre una melodia. Quando ebbe finito, guardò con fare confuso il libro, e vide il biglietto che ne spuntava fuori a mo di segnalibro arrangiato. Era un biglietto di piccole dimensioni, ma conteneva parole cariche di significato, parole per sempre incise nella sua mente. Quando lo aveva aperto, e aveva letto quella grafia vergata con mano leggera e precisa, aveva avuto l'illusione che niente, dopo tanto tempo, fosse cambiato. Un mazzo di Agrimonie fresche, simbolo della gratitudine, un pacchetto piuttosto pesante e quel pezzo di cartoncino bianco. Niente di più, ma per lei era stata una gioia ricevere quei tre regali, quasi un onore. Provenivano tutti da un'unica persona, che per lei aveva significato così tanto, e che adesso era tornata alle origini senza più donarle alcuna notizia di sé. Il biglietto conteneva una risposta ad una sua precedente lettera, e oggi capiva il significato più profondo di quelle parole, quasi come se il pensiero si fosse risvegliato nella sua mente all'improvviso.

Mi piace che tu abbia il broncio.
Mi piace che tu sia sempre più mia.
Mi piace che ti bruci.
Mi piace che non riesca a tenermi il muso.
E sono felice che tu mi voglia bene, perché io ne voglio a te.

Sempre tuo.



Era rimasta talmente sorpresa, l'anno precedente, da quelle frasi che non aveva avuto il coraggio di replicare, se non con un semplice grazie scritto velocemente e lasciato a marcire sul fondo di un cassetto. Non meritava quell'amicizia, non dopo il suo comportamento, non dopo essere sparita senza nemmeno un ciao, senza nemmeno un minimo di spiegazione. Le circostanze si erano talmente accavallate, e gli eventi susseguiti in un ordine tale da non lasciare spazio per nient'altro che la sua famiglia, e i suoi impegni. Non poteva credere di essere stata cosi cieca, così stupida, e così incredibilmente...sì, idiota era la parola giusta. In tutte quelle lettere lui non aveva fatto altro che esprimerle i suoi sentimenti, e lei come una talpa non aveva intravisto quando davvero importante fosse il loro rapporto. E aveva mandato tutto a monte. Sostando lo sguardo dal libro e da quel foglietto, si rese conto che non aveva cambiato posizione, l'archetto poggiato sulle corde tese, le dita pronte a dare movimento a quella giornata piena di ricordi che la ferivano nel profondo. Sospirò un'ultima volta, e solo allora, prese a suonare dolcemente una melodia (http://www.youtube.com/watch?v=01dU6QO8PuU) che rappresentava la profonda speranza che un giorno il tempo avrebbe messo fine a quel silenzio. La sua voce scandiva leggiadra frasi sommesse, accompagnandosi lievemente alle note, quasi per paura di rovinare quel momento. Quando ebbe finito, e gli occhi di lei si aprirono nuovamente su quell'orizzonte, le ginocchia cedettero sul suolo bagnato di rugiada e le lacrime si aggiunsero, impregnando l'erba di tristezza e sensi di colpa.
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Messaggioda Kayleen » 26/11/2013, 23:47

[Martedì pomeriggio, ore 16e04 - Collinetta del Lago Nero - Nevaeh e Kayleen]

L'anno scolastico stava ormai per giungere a termine e c'erano molte cose a ricordarglielo. Le giornate ad esempio si erano fatte più lunghe, il sole tramontava più tardi e fino all'ora di cena si poteva godere di una luce piena, assolata, colorata, che rendeva tutto più attivo. Lo stesso lago nero godeva di quei benefici, riflettendo i raggi solari in maniera unica: uno specchio scuro che a quell'ora del pomeriggio sembrava forse meno spaventoso, meno oscuro, meno.. Nero.
E lei, lei come molti altri, aveva tutta l'intenzione di goderselo, quel momento. Di godersi in particolare quella natura incontaminata che solo in quel punto, seppur selvaggia, era anche sicura. Perchè sì, la Foresta attorno al castello era sicuramente ancor più incolta e misteriosa, ma non si poteva certo dire fosse altrettanto sicura da poterci passare una qualche ora di tranquillità.
Ecco perchè, al termine anticipato delle lezioni pomeridiane, aveva scelto di farsi una passeggiata proprio in quella zona di Hogwarts. In solitario ovviamente, perchè lei non era proprio tipo da muoversi in coppia con qualcuno: in quatto anni di scuola, tante conoscenze, nessun amico fisso. Non ne sentiva troppo la mancanza, era sempre andata così, anche nella sua vita da babbana.
L'abbigliamento, proprio perchè al di fuori dell'orario scolastico, era il suo solito. Un po' sconclusionato, privo di particolare gusto, che mescolava più stili senza nessuna logica. O meglio, secondo la logica della mosca cieca: aprire l'armadio e tirare fuori le prime cose che capitano sotto mano. Quel pomeriggio la fortuna aveva voluto che indossasse una maglietta bianca, sicuramente vintage visto la stampa sul davanti: un cantante babbano che doveva esser pur stato famoso, un centinaio di anni fa. Lei lo conosceva giusto di nome, un certo Micheal Jackson. Di sicuro quella t-shirt sua mamma l'aveva trovata in qualche cesto del mercatino dell'usato. Al di sotto, un paio di leggings, turchese pallido, stampati in modo tale che sembrassero dei jeans. Ed infine, un paio di stivaletti neri in pelle, sbucciati in punta, dotati di fibbia laterale. Insomma, in quei quattro anni non aveva imparato per nulla a vestirsi, nè si era preoccupata di farlo, lasciando che la mamma le scegliesse ancora cosa mettere nel baule e cosa no. A lei non restava che fare gli abbinamenti che erano sempre, immancabilmente, sbagliati.
Forse solo i capelli in lei quel pomeriggio si salvavano. Le erano usciti naturalmente (figuriamoci se lei si sarebbe mai avvicinata ad una piastra) dei bei boccoli biondicci, che lei aveva lasciato sciolti sulle spalle. Niente pettine come sempre, ma quantomeno, quel giorno, erano rimasti piuttosto ordinati, quasi setosi. Una cosa mai vista prima.

Immagine

Qualche passo in una direzione presa a caso. I piedi avevano una vita propria quel pomeriggio, per cui si rese conto di essersi avvicinata a qualcuno solo grazie al suono del violino che riecheggiava nell'area sovrastante la collinetta.
Furono le sue stesse note a guidarla fino a Nevaeh. Ebbe tutto il tempo di raggiungerla, fermarsi dietro di lei di qualche metro, udire l'ultimo pezzo di melodia suonata. Non solo, ebbe anche il tempo di vederla lasciarsi andare sul prato, in ginocchio, in una posa quasi sconfitta. L'unica cosa che non potè vedere, data la sua posizione, furono le lacrime che iniziarono a rigare il viso della Delfina.

Nevaeh..
Il suo chiamarla fu quasi un sussurro, nella speranza di mostrarsi il meno invadente possibile.
Stai.. Va tutto bene?
Avrebbe potuto indietreggiare e fare finta di nulla. Sì, avrebbe potuto. In quel caso non avrebbe nemmeno litigato con le parole così come aveva appena fatto. Perchè la sua parlantina era solita bloccarsi ogni qualvolta c'erano di mezzo i sentimenti e la coetanea sembrava tutto fuorchè tranquilla. Non la conosceva neppure bene, non aveva alcun obbligo nei suoi confronti. Eppure.. Eppure sotto quella scorza dura ed un po' anaffettiva si nascondeva il cuore grande di una Grifondoro, quindi rimase, e fece quella domanda. Forse un po' sciocca, ma cos'altro poteva chiedere?
Ormai aveva fatto un passo verso di lei e non poteva più tirarsi indietro.
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Messaggioda Nevaeh » 27/11/2013, 2:01

Le lacrime si scioglievano piano sul suo viso come neve al Sole. Il dolore provocato da ogni goccia purificava il suo cuore, che ormai batteva al ritmo di un tamburo. Dopo lo sfogo, il battito iniziò a rallentare, come se una presenza esterna senza forma avesse placato lo strazio nel suo petto. Alzò lo sguardo, spolverando il violino dall'erba che vi si era impigliata, quando sentì davvero una presenza alle sue spalle. Non pericolosa, di quello era certa, ma sicuramente qualcuno, o qualcuna c'era. Si girò, e sentì poche, ma semplici parole che la rassicurarono. La figura di una ragazza, e credeva che fosse del suo stesso anno, si stagliava davanti ai suoi occhi grigi, spalancati per la sorpresa. Kayleen, le sembrava si chiamasse, lei con i nomi non era molto brava. Si alzò, strofinandosi via la terra dalla gonna. Cercò di fare un sorriso, ma non ci riuscì, esibendosi in una smorfia. Le faceva ancora troppo male. Ma ci riprovò, e questa volta una leggera ombra di quello che era stata si presentò sul suo viso. Nevaeh...Stai..Va tutto bene? furono le uniche parole che sentì pronunciare alla ragazza.Fu quasi sollevata da quella domanda perché aveva bisogno davvero di sfogarsi con qualcuno, e nonostante non la conoscesse davvero e avessero scambiato solo poche parole, era l'unica persona nei dintorno. E aveva davvero bisogno di sfogarsi, per quanto sentisse che non l'avrebbe fatta stare meglio, ma avrebbe peggiorato la sua già poco stabile situazione emotiva. Si appoggiò sull'erba aggiustando la gonna sulle sue gambe e iniziò a parlare, un fiume di frasi e emozioni che sembrava non finire mai. No, non va affatto bene Kayleen. Non mi chiedere come conosco il tuo nome, non so nemmeno come faccio a ricordarmelo vista la confusione che ho in testa. Non so più cosa pensare, cosa fare, cosa dire...ho rovinato tutto...è così complicato, e non credo tu abbia voglia di ascoltare i piagnistei di una ragazzina di quattordici anni che ha perso la persona più cara che aveva... rispose, cercando di far scendere il groppo che le ostruiva la bocca dello stomaco, la gola e tutto il resto. Non poteva credere a quello che stava dicendo, eppure era così. Samuel non le aveva più scritto, e questo significava che il dolore che aveva provocato a entrambi era enorme, senza precedenti, e di questo soffriva terribilmente.

Samuel era un bambino scapigliato, magrolino ma alto per la sua età. Non era mai stato un bambino tropo vivace...certo, ne aveva combinate insieme alla sua amichetta Nevy, e ancora ne combinerà negli anni in cui la sua migliore amica stava rinchiusa in quella strana scuola. Nevaeh non aveva mai pensato a quanto ciò potesse rendere triste l'amico, nonostante le numerose lettere che si erano scambiati nel corso degli ultimi tre anni. Si era sentita felice, talmente felice che non poteva credere a ciò che le stava succedendo...ma quel biglietto l'aveva anche spaventata a morte, ed era per quel motivo che non rispose mai a quel cartoncino, non dimenticandolo mai. Alzò lo sguardo, ancora una volta, e lo piantò fisso in quello della ragazza che la guardava con quell'aria contrita, quasi come se la colpa di tutto quel casino fosse sua e di nessun altro.

Altri ricordi si fecero strada nella mente della giovane ragazza. Le sere d'estate passate, prima che il piccolo Samuel si trasferisse, a mangiare gelato al cocomero e a rincorrersi tra i vicoli ancora uliti della periferia. E quelle d'inverno, sotto una coperta, con un bicchiere di cioccolata in mano e una storia da scoprire insieme...e quelle di primavera, tra l'odore dell'erba fresca e dei fiori appena sbocciati...e le migliori, quelle d'autunno, tra le foglie secche dai mille colori e il profumo delle castagne arrostite nel camino. Ricordi che si sovrapponevano senza tregua, come una serie di fotografie a colori che scorrevano veloci davanti ai suoi occhi, ora spenti dalle prime ombre che si allungavano sulla collina. Scusami, non volevo spaventarti...né renderti partecipe della mia tristezza...è solo che quando si arriva alla nostra età si pensa sempre che le persone con le quali abbiamo passato tanto tempo resteranno per sempre, e poi per uno stupido errore scompaiono nel nulla, e il gusto amaro del pentimento ti scorre sulle labbra e ti fa diventare scontrosa...io sono Nevaeh, come già sai, quarto anno tra i Delfini e disperata ragazzina in cerca di un'amica mai trovata e di un amico perduto...e tu? pronunciò quasi senza riconoscere la propria voce, solitamente flessuosa e cristallina, ora piatta e senza alcuna sfumatura. E' proprio vero che la perdita trasforma l'essere umano...suo padre lo diceva sempre, e solo adesso si rendeva conto di quanto avesse ragione.
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Messaggioda Kayleen » 27/11/2013, 19:11

Ancora a qualche metro dietro di lei, non poteva rendersi pienamente conto della situazione. Sapeva che Nevaeh aveva avuto una specie di crollo e che questo crollo l'aveva costretta a smettere di suonare e a lasciarsi andare a terra, ma non poteva sapere nè cosa avesse provocato quella reazione, nè quale fosse il suo stato d'animo: le lacrime, essendo alle sue spalle, non poteva proprio vederle.
Rimase immobile finchè la coetanea non si voltò ed i loro sguardi si incrociarono per pochi istanti.
Ecco, lei in quel momento avrebbe voluto scomparire. Cosa ci faceva lì? Perchè non si era fatta gli affari suoi? Eppure aveva imparato a conoscersi: lei a consolare la gente faceva davvero pena.
Se ti manda a quel paese, te lo sarai meritata Kayleen.
Avvertì se stessa. Una reazione del genere da parte della Delfina non sarebbe stata del tutto inaspettata, visto che non aveva la più pallida idea di che tipo fosse.
Si morse il labbro inferiore, mentre l'altra cambiava posizione, si sistemava e si metteva a sedere in modo più consono. Fu a quel punto che lei fece un passo in avanti in sua direzione, ma si bloccò subito dopo, frenata dal fiume di parole in un'uscita dalla bocca di Nevaeh.

No, non va affatto bene Kayleen.
Non mi chiedere come conosco il tuo nome, non so nemmeno come faccio a ricordarmelo vista la confusione che ho in testa.
Non so più cosa pensare, cosa fare, cosa dire...ho rovinato tutto...è così complicato, e non credo tu abbia voglia di ascoltare i piagnistei di una ragazzina di quattordici anni che ha perso la persona più cara che aveva...


Aggrottò le sopracciglia nel sentire tutto quello e ci mise del tempo a capire cosa significasse.
La parte del nome era la più facile: conoscevano il nome l'una dell'altra perchè avevano iniziato Hogwarts insieme, erano coetanee ed avevano frequentato le stesse lezioni per quattro anni. Si erano incrociate più volte nei corridoi, nelle aule, in Sala Grande, ma erano sempre state piuttosto distanti: una da una parte, una dall'altra, una con i Grifondoro ed una con i Delfinoazzurro.
Eppure in quel momento si erano ritrovate sole e quasi per caso lei era diventata la sua confidente.

No beh..
Puoi sfogarti, se vuoi.

Ma la sua interlocutrice era davvero davvero sicura di volersi confidare con lei?
Con lei che non era in grado di parlare di certe cose senza trovarsi in difficoltà?
Sono brava ad ascoltare.
Un po' meno a dire qualcosa di sensato in risposta, ma questo era un dettaglio "trascurabile" che evitò di riferirle.
Fece un altro passo in avanti, si fece così più vicina e potè notare il suo volto rigato dalle lacrime.
Sospirò, ma lo fece nel modo più silenzioso possibile, perchè non voleva darle l'impressione di essere annoiata. Semplicemente, era in imbarazzo. Ancor più perchè aveva appena avuto la conferma che la ragazzina aveva appena smesso di piangere.

Scusami, non volevo spaventarti...né renderti partecipe della mia tristezza...è solo che quando si arriva alla nostra età si pensa sempre che le persone con le quali abbiamo passato tanto tempo resteranno per sempre, e poi per uno stupido errore scompaiono nel nulla, e il gusto amaro del pentimento ti scorre sulle labbra e ti fa diventare scontrosa...

Ancora una volta, rimase in silenzio un qualche istante, il tempo di metabolizzare le sue parole. Non erano parole semplici, meritavano una qualche riflessione in più.
Io.. Io non so cosa si prova a perdere una persona cara.
Dovette ammettere.
Però, da quel poco che hai raccontato, non sembra che questa persona sia scomparsa per sempre.
Non è morta insomma, se no lei non avrebbe fatto accenno ad un proprio errore.
Raccontami meglio.
La invitò, anche nella speranza di poter maturare una qualche parola in più, una volta saputo che cosa era successo.
Nel frattempo aveva deciso che forse era il caso di sedersi. La cosa poteva essere lunga. Silenziosamente le si mise accanto, senza però starle troppo addosso: preferì mantenere un minimo di distanza.

Io sono Nevaeh, come già sai, quarto anno tra i Delfini e disperata ragazzina in cerca di un'amica mai trovata e di un amico perduto...e tu?

Quella presentazione le strappò un sorriso. In qualche modo, e de tutto inaspettatamente, quelle due erano simili.
Kayleen, quarto anno, Grifondoro.
Ragazzina.. Senza un'amica che non ha mai realmente cercato ma di cui ha sempre sentito la mancanza.

Il suo tono era decisamente più caldo. Ma tra le due, non era quella ad aver appena smesso di piangere.
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Messaggioda Nevaeh » 28/11/2013, 22:30

Nevaeh osservava un punto indefinito al di là del Lago, chiedendosi cosa ci fosse al di sotto di quello specchio d'infrangibile forma. Si alzò, facendo qualche passo per guardare meglio, credendo che così avrebbe capito come rendere infrangibile anche il suo cuore, ora un pezzo informe di carne, sangue e battiti irregolari. Si voltò,sentendo le parole della coetanea, e abbassò il capo, mortificata. Forse non avrebbe dovuto essere così irruenta e diretta, forse avrebbe dovuto tenere a freno la lingua, perché Kayleen sembrava davvero dispiaciuta per lei, e non voleva arrecare dolore o pena ad altre persone, non più di quante avesse già fatto con lui. No beh..Puoi sfogarti, se vuoi. Sono brava ad ascoltare le sentì dire, e si sorprese nel constatare quanto lei e quella sconosciuta fossero simili. Anche lei, almeno a detta di chi pretendeva di conoscerla bene, era brava ad ascoltare, sempre pronta a dare una mano quando serviva, ad offrire una spalla e un abbraccio di conforto a chi ne aveva bisogno. Ma tutti commettono errori, e lei non si sentiva più in gradi di ascoltare nessuno che non fosse la sua coscienza. Sporca, tra le altre cose.

Si avvicinò alle sue cose, prendendo la custodia del violino e rimettendolo al suo posto, prima, di sedersi ancora una volta, mentre lei continuava a rispondere con quel tono dolce e compassionevole ad ogni sua parola. Io.. Io non so cosa si prova a perdere una persona cara...già, c'era chi aveva la fortuna di non aver mai provato il senso di perdita, e per questo provava invidia per la tenera Kayleen, ora davvero interessata ad ascoltarla. Però, da quel poco che hai raccontato, non sembra che questa persona sia scomparsa per sempre. Raccontami meglio. La guardò negli occhi, stringendo le labbra in una smorfia pensierosa, quasi riflessiva, da un certo punto di vista. Da dove cominciare? Quella storia era dolorosa per lei, e davvero non sapeva da quale punto iniziare. Si chiama Samuel, ha la mia stessa età. E' il mio migliore...beh, a questo punto dovrei dire era, visto che non mi parla più...comunque, migliore amico, una specie di...beh, non lo chiamerei proprio "ragazzo", perché io non riuscivo a vederlo così...ma siamo cresciuti insieme, e per anni non mi ha mai lasciata un solo istante, nemmeno quando venni ad Hogwarts e lui restò a casa coi genitori, dato che è un babbano. Non che questo abbia mai impedito ad entrambi di essere ottimi amici, per carità. Anzi, era così divertito dalle mie piccole magie che ne chiedeva sempre di più, quasi come fosse affascinato, piuttosto che spaventato o terrorizzato. Nemmeno la sua famiglia lo era, anche se abbiamo passato un sacco di guai quando ho imparato a far volare gli oggetti...sorrise a quel pensiero, e si passò una mano tra i capelli scuri, scompigliati dalla brezza, ora più fresca. Beh, sta di fatto che fino all'anno scorso ci scrivevamo sempre, eravamo quasi ogni settimana in contatto, mi raccontava delle sue giornate e della scuola babbana che frequentava...fino a quando non arrivò quel famoso regalo ed io non risposi più. Riprese fiato, inspirando profondamente dal naso, cacciando via le lacrime che rimontavano ai suoi occhi, ora chiusi.

Sai, era Natale quando lo trovai sul tavolino, accanto ad un mazzo di fiori freschi e ad un biglietto. Lo conservo sempre, nonostante faccia male solo guardarlo. Beh, diciamo che la mia reazione è stata impulsiva, lo ammetto, ma diamine, dopo tanto tempo vederti arrivare una dichiarazione in piena regola ti spaventa a morte, soprattutto alla mia età! Oh, ehm, nostra si corresse subito, facendo un piccolo sorriso per la sua gaffe. Respirò profondamente. Davvero stava raccontando tutta quella manfrina su come Samuel avesse smesso di scriverle, e soprattutto su come lei si fosse comportata da codarda? Certo, non che fosse falso, anzi, lei stessa ammetteva che si era comportata come una bambina, ma...non sapeva nemmeno lei cosa provava, come poteva rispondere ad una cosa del genere senza sapere in cosa si sarebbe andata a impelagare? Sta di fatto che dopo quel Natale non gli risposi- continuò con voce bassa- nonostante lui continuasse a scrivermi per sapere che fine avessi fatto, se ero offesa o cosa...fino a quando smise di scrivermi, capendo che non avrebbe più ricevuto risposta. Concluse, gettando un'occhiata al libro e all'angolo di cartoncino che spuntava più o meno a metà di esso.

Non ho mai provato a scrivergli di nuovo, sapevo di averlo ferito, ma sapevo anche quale sarebbe stata...cioè, no, non sapevo quale sarebbe stata la sua reazione, ma avevo troppa paura, capisci? Mia madre mi da sempre notizie, anche se ora ha smesso perché sa che mi fa solo male saperlo sofferente a causa mia...ed io, che mi sono resa conto di essere innamorata, adesso mi ritrovo nel fango fino collo...ecco, fine della storia. Aveva pronunciato quelle parole di tutta furia, senza sapere bene cosa stava dicendo, e subito si portò una mano alla bocca ed arrossì, non perché si vergognasse, ma perché era la prima volta che lo ammetteva a voce alta. Negli ultimi mesi aveva davvero pensato a cosa significasse per lei perdere Samuel, e si era resa conto che lui le era stato sempre accanto, che gli mancavano i suoi sorrisi, le sue parole, e quel modo tutto suo di prendersi cura di lei, così...premuroso, e amorevole...sì, amorevole. Sospirò ancora, ora più silenziosa...tutto quel parlare le aveva tolto un peso dallo stomaco, ma ora sapeva che la ragazza di fronte a lei avrebbe avuto un giudizio negativo. E come darle torto? Comunque, non mi hai ancora detto se ho indovinato o meno il tuo nome, sono talmente sbadata oggi...disse d'un tratto, aspettando di scoprire quale altra figuraccia l'aspettasse. Kayleen, quarto anno, Grifondoro. Ragazzina.. Senza un'amica che non ha mai realmente cercato ma di cui ha sempre sentito la mancanza. Nevaeh sorrise, porgendole la mano in segno di pace e conoscenza. Piacere, Kayleen, credo di aver appena esaudito il nostro desiderio comune. O almeno spero disse a voce alta, quasi a voler suggellare un patto in pieno rispetto i un codice sconosciuto anche alla stessa ragazza.
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Messaggioda Kayleen » 29/11/2013, 22:24

Probabilmente il loro era un saper ascoltare diverso.
Kayleen non era propriamente il tipo da prodigarsi per chiunque. Non era il tipo di persona da cui correre quando si ha un problema. Non era nemmeno il tipo di persona che dispensava abbracci ogni volta in cui ce n’era bisogno. E questo non perché non avesse un cuore generoso. Il fatto era che Kayleen non era un tipo sentimentale e nell’esprimere i propri sentimenti, di qualunque tipo essi fossero, faceva una gran fatica. Si sentiva in imbarazzo, si sentiva come un elefante in un negozio di cristalleria.
In quell’occasione però si era sentita di agire in quel modo, di mettersi a disposizione di Nevaeh e di dirle “se vuoi parlare, ci sono anche io”. Era stato un caso in effetti e se avesse davvero potuto scegliere, probabilmente non sarebbe stata lì in quel momento, ma il destino aveva voluto che passasse di lì per caso ed abbandonare così platealmente una sua compagna di scuola non era proprio da lei. Inoltre, il fatto che le due non si conoscessero davvero era un punto a favore della loro conversazione: raccontarsi ad un estraneo è sempre meno difficile di raccontarsi con chi ci è più vicino, perché si ha meno paura di venir giudicati.
Continuava ad osservarla dalla sua posizione dapprima distanziata, poi lentamente più vicina. Il suo sguardo inevitabilmente cadde sul violino, che adesso veniva riposto nella custodia, segno che la Delfina non era più intenzionata a suonare. Lei non glielo avrebbe chiesto: forse ci sarebbero state occasioni più felici in futuro.
Si mise comoda quindi, sedendosi accanto a lei, a qualche centimetro di distanza, con entrambe le gambe piegate e le ginocchia che le sfioravano il mento. La solita posa poco femminile, ma ad aiutarla a non mostrare nulla di sconveniente quel pomeriggio c’erano i suoi leggins azzurri.

Si chiama Samuel, ha la mia stessa età. E' il mio migliore...beh, a questo punto dovrei dire era, visto che non mi parla più...comunque, migliore amico, una specie di...beh, non lo chiamerei proprio "ragazzo", perché io non riuscivo a vederlo così...ma siamo cresciuti insieme, e per anni non mi ha mai lasciata un solo istante, nemmeno quando venni ad Hogwarts e lui restò a casa coi genitori, dato che è un babbano.

E così il racconto iniziò; un racconto incentrato su un certo Samuel, un tipo che lei poteva solo immaginarsi ovviamente. Alla parola “ragazzo”, intesa come fidanzato, compagno, boyfriend, o in qualunque modo si volesse chiamare, lei sgranò gli occhi. Quello era un argomento di cui lei non sapeva veramente veramente nulla e ci era proprio cascata nel mezzo.
E adesso come potrò aiutarla?
Si chiese, visto che sembrava proprio che la Delfina stesse per affrontare l’argomento “pene d’amore” e che di questo argomento lei era del tutto ignorante.
Deglutì e si fece forza. Ormai non poteva più tirarsi indietro.

Ma.. Vi siete baciati?
Forse era la domanda sbagliata. Forse era una domanda superficiale, ma quello per lei era un punto cruciale. Perché è vero che lei non aveva mai pensato a quelle cose, non concretamente quanto meno, ma anche lei era un’adolescente di quattordici anni ed anche lei aveva visto, in televisione, le tipiche serie da ragazzine fatte di baci, lettere e pene d’amore.

Non che questo abbia mai impedito ad entrambi di essere ottimi amici, per carità. Anzi, era così divertito dalle mie piccole magie che ne chiedeva sempre di più, quasi come fosse affascinato, piuttosto che spaventato o terrorizzato. Nemmeno la sua famiglia lo era, anche se abbiamo passato un sacco di guai quando ho imparato a far volare gli oggetti...

Posso capirti.
In questo si sentiva un pochino più ferrata. Anche lei era una maga in una famiglia di babbani, quindi anche lei si era sentita (e forse si sentiva ancora) una specie di “fenomeno da circo”.
Anche i miei mi fanno sempre un sacco di domande. Vogliono sapere tutto di tutto, anche le più piccole cose, dettagli che nemmeno io so.
Erano situazioni diverse, ma non così tanto. I babbani provavano una morbosa curiosità verso la magia e lei stessa, se fosse stata in Samuel o nei suoi stessi genitori, avendo a disposizione un mago non gli avrebbe dato un attimo di tregua.

Beh, sta di fatto che fino all'anno scorso ci scrivevamo sempre, eravamo quasi ogni settimana in contatto, mi raccontava delle sue giornate e della scuola babbana che frequentava...fino a quando non arrivò quel famoso regalo ed io non risposi più.

Voltò appena il capo in sua direzione e le rivolse un’occhiata incuriosita. Non aggiunse nulla, con quello sguardo silenzioso la stava invitando a continuare con il racconto.

Sai, era Natale quando lo trovai sul tavolino, accanto ad un mazzo di fiori freschi e ad un biglietto. Lo conservo sempre, nonostante faccia male solo guardarlo. Beh, diciamo che la mia reazione è stata impulsiva, lo ammetto, ma diamine, dopo tanto tempo vederti arrivare una dichiarazione in piena regola ti spaventa a morte, soprattutto alla mia età! Oh, ehm, nostra.

Quella rivelazione la lasciò ancora una volta piuttosto stupita.
Io proprio non riesco ad immaginarmi un ragazzo della nostra età che manda un mazzo di fiori..
Dovette ammetterlo, per lei era davvero davvero strano. Era sempre più chiaro che lei non sarebbe stata per nulla di aiuto, perché prima sarebbe dovuta entrare nell’ottica di un flirt tra ragazzini.
Quale fu la tua reazione?
Quella domanda era d’obbligo e la coetanea non tardò a rispondere.

Sta di fatto che dopo quel Natale non gli risposi, nonostante lui continuasse a scrivermi per sapere che fine avessi fatto, se ero offesa o cosa...fino a quando smise di scrivermi, capendo che non avrebbe più ricevuto risposta.

Perché l’hai fatto?
Non potè fare a meno di rivolgerle quella domanda, anche se probabilmente anche quella era forse indelicata.
Voglio dire.. Perché non gli hai detto che eri rimasta stupita da quel suo gesto? Se eravate in confidenza, non avresti dovuto sentirti in imbarazzo..
Ovviamente lei la faceva facile: lei certi problemi non li aveva mai avuti e sperava in realtà di non averne mai.

Non ho mai provato a scrivergli di nuovo, sapevo di averlo ferito, ma sapevo anche quale sarebbe stata...cioè, no, non sapevo quale sarebbe stata la sua reazione, ma avevo troppa paura, capisci? Mia madre mi da sempre notizie, anche se ora ha smesso perché sa che mi fa solo male saperlo sofferente a causa mia...ed io, che mi sono resa conto di essere innamorata, adesso mi ritrovo nel fango fino collo...ecco, fine della storia.

Aveva bisogno di tempo per metabolizzare tutto quel racconto ed aveva bisogno di tempo per pensare ad una risposta più o meno sensata. Una risposta che magari fosse più azzeccata di quelle date finora. Distolse lo sguardo dalla sua interlocutrice, per qualche istante anche lei si mise a fissare il lago nero.
Dovresti riscrivergli.
Non aveva dubbi su come si sarebbe comportata lei in quell’occasione, anche se, come in tutte le cose, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare. Ma fra tutto quello che stava udendo, una cosa in particolare attirò la sua attenzione: la parola "innamorata".
Sei.. Innamorata? Ma ne sei sicura?
Il tono era decisamente dubbioso, ma per lei quello era.. Troppo. Più di quanto si sarebbe mai immaginata. L'amore. Quello che aveva visto solo tra i suoi genitori, tra i suoi nonni, in famiglia, adesso le si presentava sotto altre spoglie, quelle di una sua coetanea.
Era davvero cresciuta così tanto?
Se lo stava chiedendo, proprio mentre la mora le porgeva le porgeva la mano e loro concludevano nel modo più consono la loro presentazione ufficiale.

Piacere, Kayleen, credo di aver appena esaudito il nostro desiderio comune.

Non ci sarebbe stato modo migliore per iniziare un'amicizia.
Replicò, con un sorriso.
Un segreto, una confessione, una confidenza. In quel modo, senza volerlo avevano iniziato un rapporto. Ed adesso in comune avevano ben più dell'età e della scuola che frequentavano.
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