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Messaggioda Caroline Priscilla » 04/09/2013, 19:31

Noi non vogliamo immaginare Signorina O'Neill ma tendere ad avere risposte.

Nonostante Cappie fosse conscia della validità della Divinazione come qualsiasi altra materia, la sua mente non riuscì a liberarsi da quella sorte di superstizione che l'aveva colpita qualche anno prima, quando assistette a ripetuti presagi di morte durante la lettura del fuoco e alla premonizione di Tisifone. Tuttavia la sua insegnante era la più esperta in quella materia, almeno all'interno di Hogwarts, e lei sapeva di doversi fidare delle sue conoscenze e anche del suo Occhio Interiore per poter ricevere delle risposte a tutti i dubbi che le si erano riversati addosso in quei giorni. La Tassorosso aveva già accettato la possibilità che suo padre non facesse più ritorno, cosa fra l'altro inimmaginabile qualche mese prima e il cui solo pensiero scatenava in lei ingenti attacchi di rabbia e disperazione, ma la sua mente e il suo cuore erano restii ad andare d'accordo in quel frangente, ponendola nella dolora condizione dei se e dei ma. E se mio padre fosse ancora vivo? Se io smettessi di cercarlo, chi lo troverebbe? Ma sono mesi che non si hanno sue notizie e gli investigatori dicono che non hanno alcuna pista da seguire..La speranza era davvero una brutta bestia sotto certi aspetti: ti costringeva a portare avanti battaglie ormai perse in partenza; ti donava attimi di luce per poi lasciarti nella tenebra più nera, costretta ad inseguirla nel tentativo di raggiungerla; la speranza stava uccidendo il cuore della tassetta, non il dolore come nel caso di Miyabi. E dalla speranza era difficile sfuggire, perchè essa non andava mai completamente via, neanche quando credevi di esserti rassegnato all'inevitabile. Questa era la condizione di Cappie, che nonostante avesse accettato le peggiori delle verità, non riusciva ancora a lasciarsi alle spalle il passato. Non che qualcuno premesse per far sì che ella accelerasse i tempi, ma aveva bisogno di continue risposte alle sue domande, di continui chiarimenti ai suoi dubbi, perchè vivere nell'incertezza più totale era la cosa che la faceva impazzire. Quando Tisifone dimostrò tutta l'intenzione di aiutarla, senza far commenti sul presagio avuto o sulla situazione nel quale si era concretizzato, Cappie le rivolse un sincero ringrazimento dentro di sè, trovando anche la forza di ritornare a guardarla mentre sfogliava le pagine di un grosso libro dalla copertina rossa, di cui però non era in grado di leggere le lettere. Questo la spinse ad azzardare un'altra domanda che premeva nel suo cuore, ovvero se la premonizione avuta dalla divinante stessa due anni prima fosse collegata all'episodio con la donnola. Aveva posto quel dilemma in maniera da non pronunciare la parola "profezia", per paura di mettere nei guai col Ministero la sua insegnante. Precauzione inutile, visto che Tisifone stessa non ebbe timore a chiamarla per quello che era.

Se intende con la premonizione che ebbi direi di no... considero altamente improbabile che qualcuno all'interno della scuola sia direttamente coinvolto nella scomparsa di suo padre

Non...pensavo che quella premonizione si riferisse a qualcuno qui a Hogwarts...

Commentò sincera la Tassorosso, sollevata e allo stesso tempo spaventata dall'assenza di un collegamento: se il dolore infinito non si riferiva a quella situazione, che cosa sarebbe dovuto accadere di ancora più grave? Certo, la tassetta non pensava minimamente che quella premonizione fosse riferita alla Samyliak stessa e non a lei, ma le seguenti parole di Tisifone sembrarono confermare definitivamente tutte le sue paure.

Purtroppo invece sembra che le fiamme avessero davvero intenzione di avvertirla dandole un presagio di morte come risposta a tutte le sue domande.

Cappie alzò la testa in sua direzione, mentre la docente si chinava su di lei quasi volesse instaurare un contatto più intimo che le rendesse il tutto meno doloroso. Deglutì a fatica, ma ostinata nel fissarla in volto. Il cuore pulsava ritmico contro il suo petto, un rimbombo che risuonava assordante alle orecchie della giovane strega.

Dicono che l'incertezza sia preferibile a una dura verità perchè la speranza alimenta la voglia di vivere. Personalmente invece credo che il crogiolarsi nell'illusione di qualcosa che non accadrà mai non faccia altro che impedirci di vivere. Il Fato ha deciso di sciogliere i suoi dubbi e darle la possibilità di elaborare il suo lutto e tornare a vivere non per chi la circonda ma per se stessa.

Le stesse parole che qualche tempo prima le aveva rivolto Jorge. Annuì, quasi non riuscisse a fare altro in quel frangente, se non rimanere con lo sguardo fisso negli occhi di Tisifone e ascoltare quello che aveva da dire. Sussultò appena quando la mano della donna si posò sul suo ginocchio, non aspettandosi da lei un contatto tanto umano. Riusciva a sentire il calore di quella mano attraverso la sottile stoffa dei jeans, ma non fece nulla nè per toglierla nè per approfondire quel contatto. Riusciva solo a focalizzarsi sulle parole che la divinante stava cercando di dirle.

Mi spiace Signorina O'Neill ma è giunto il momento che lei pianga suo padre.

[...]

Il silenzio era calato fra di loro. Cappie sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, ma in quel momento non riusciva a trovarne nulla che fosse adatto ad alleggerire la situazione. Tisifone si stava realmente dimostrando dispiaciuta per lei? No, non doveva. Lei sapeva già tutto. Aveva già accettato tutto. Eppure, perchè il cuore le faceva tanto male? Strinse di più le dita delle mani nei braccioli della poltrona, facendo un bel respiro prima di sorridere alla divinante in un palese gesto di rassicurazione.

Non si preoccupi...me l'aspettavo...

La sua voce suonava un po' incerta e lo sguardo appariva lucido alla luce delle fiaccole, ma la tassetta non si sarebbe mai permessa di piangere lì in quel momento. Le sue parole suonavano quasi come una scusa, dette per rassicurare l'altra più che sè stessa. Ma in fondo, se il Cappello Parlante l'aveva smistata a Tassorosso, era per l'insita bontà che anche in una situazione dolorosa come quella per lei la spingeva a preoccuparsi che gli altri non ne soffrissero al posto suo. Scelse invece di andare avanti con quella piaga, avendo finalmente la possibilità di ottenere tutte le risposte e non volendo lasciarsi sfuggire la sua occasione. Certo era davvero strano pensare che le sue risposte derivavano dal Fato, ma la ragazza si curava poco di tutto ci in quel momento.

Il garofano bianco invece...cosa significa?

Si sforzò di dire, per continuare la conversazione. Tuttavia, un altro dubbio si formò nella sua mente, anzi più un'idea malsana e venata di quella speranza che sembrava attaccata al cuore della Tassorosso come una sanguisuga.

Professoressa...è possibile tramite la divinazione conoscere...il luogo esatto dove si trova...mio padre?

Non volle dire "corpo" perchè per lei Nathaniel O'Neill era sempre e comunque suo padre, non un cadavere in putrefazione. Attese quindi la risposta di Tisifone, sperando quasi in una risposta affermativa che avrebbe almeno assicurato a lei e a sua madre di poter dare una degna sepoltura all'uomo.
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Messaggioda Sandyon » 05/09/2013, 15:38

Per Tisifone:

Lancio d20 con aggiunta di Elaborazione + Perspicacia.

Tra 41 e 48 = Il garofano bianco è un fiore funebre in alcuni paesi del mondo, ma non ricorda esattamente dove

Tra 49 e 53 = Il garofano bianco è un fiore funebre in alcuni paesi del mondo, quasi sicuramente orientali, ma non ricorda altro

Tra 54 e 60 = Il garofano bianco è un fiore funebre per le tradizioni cinesi

Traduzione:

Qualora Caroline Priscilla eseguisse un tiro con d20 aggiungendo Perspicacia e raggiungesse un totale pari o superiore a 18, non appena la Divinante farà presente il dettaglio del secondo o ultimo intervallo (49-53 / 54-60), la ragazza capirà che evidentemente il padre è stato ucciso sul lavoro, perché in quei giorni si stava occupando della tolettatura di un Petardo Cinese.

Lancio d20 con aggiunta di Concentrazione + Sesto Senso.

Tra 52 e 56 = Sfiorando il ginocchio di Caroline Priscilla, Tisifone avrà un momentaneo flash di un cumulo di cenere al vento

Tra 57 e 63 = Sfiorando il ginocchio di Caroline Priscilla, Tisifone avrà un momentaneo flash di un incendio e in seguito, un cumulo di cenere al vento

Tra 64 e 71 = Sfiorando il ginocchio Caroline Priscilla, Tisifone avrà un momentaneo flash di una luce verde scuro fulminea, un incendio e un successivo cumulo di cenere al vento

Traduzione:

Primo intervallo = Le ceneri verranno indicate solo come simbolo di rinascita, facendo pensare a Tisifone che in un futuro non troppo lontano la studentessa riuscirà a superare quella tragedia

Secondo Intervallo = L'incendio, prima delle ceneri, farà ampliare il significato di queste ultime, dando loro non solo la simbologia precedente ma anche il riferimento alla possibilità che il corpo del padre sia stato bruciato

Terzo Intervallo = La luce verde, prima dell'incendio e delle ceneri, è immediatamente convertibile in una sola traduzione magica: il padre è stato prima colpito dall'Anatema che uccide ed infine è stato bruciato il corpo
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Messaggioda Tisifone » 06/09/2013, 14:01

Non...pensavo che quella premonizione si riferisse a qualcuno qui a Hogwarts...

Lei si. Lo aveva pensato, sospettato, temuto. Perchè dietro a ogni premonizione, per quanto remota o assurda che fosse, c'era spesso, anche se a onor del vero non sempre, un piccolo, labile nesso con la realtà contingente e visto che era a Hogwarts, in compagnia di una studentessa e lei stessa era una docente della scuola le probabilità che il seme del male era o sarebbe germogliate tra le mura del Castello erano decisamente alte. Quello che le era accaduto settimane prima non aveva fatto altro che confermare i suoi sospetti anche se, per fortuna, il suo non era destinato a essere un dolore infinito: per quanto straziante e paralizzante potesse essere, sarebbe sparito con il tempo. Dopotutto era abituata a sopravvivere alle pene d'amore. Lo stesso non si poteva dire per la perdita dei genitori che, nonostante di anni ne fossero passati più di venti, le bruciava ancora e il vuoto che avevano lasciato sapeva che non sarebbe mai stato colmato. Era per quel motivo che adesso titubava, incapace di trovare il modo giusto per confermare a Caroline Priscilla quello che probabilmente il suo cuore le aveva già detto da tempo e cioè che suo padre, per quanto la Gazzetta lo desse per disperso, in realtà era morto. Si umettò le labbra, chiedendosi cosa al posto suo avrebbe detto Monique o Lucas, finendo però inconsciamente per attingere alla propria esperienza personale in tema di consolazione e comunicazione di brutte notizie, usando parole chiare e dirette com'era solito fare Demetri con il tono dolce di Asher. Non la abbracciò ovviamente perchè il gesto sarebbe stato imbarazzante, fuori luogo e rigido, e sopratutto avrebbe data alla ragazza la sensazione di essere compatita, o almeno a parti invertite, lei lo avrebbe letto in quel modo. Si dimostrò quindi solo un tantino più umana, più aperta all'ascolto, lasciando alla Tassetta tutto il tempo necessario per assimilare la notizia e reagire a essa come meglio credeva.

Non si preoccupi...me l'aspettavo...

Un semplice cenno del capo fu la risposta che Tisifone diede a Caroline Priscilla, i lineamenti del viso leggermente addolciti di chi sapeva esattamente cosa stesse passando l'altra e condividesse il modo di affrontarlo.

Il garofano bianco invece...cosa significa?

Non fu sorpresa da quella domanda, perchè era certa che l'altra volesse andare fino in fondo e sviscerare ogni aspetto di quello strano evento di cui era stata vittima o forse semplice destinataria. Istintivamente lo sguardo della Divinante volò nuovamente verso la libreria per cercare con lo sguardo il libro sulla simbologia dei fiori che avrebbe fatto al caso suo in quel frangente, senza però essere seguito dal corpo della donna. Si era ricordata quasi subito infatti di aver prestato il tomo in questione a Zephyr alcuni giorni prima per una ricerca sull'Erba di San Giovanni da presentare alla Vilvarin e ancora non ne era tornata in possesso. Avrebbe quindi dovuto far affidamento solo ed esclusivamente alla sua memoria che però per quanto ben allenata non era illimitata [14/Elaborazione + 26/Intuito (P) + 6/d20 =46].

Purtroppo Signorina O'Neill non sono in grado di darle una risposta esaustiva quindi sarà costretta a fare una ricerca più approfondita in Biblioteca. L'unica cose che posso dirle è che il colore bianco associato al fiore del Garofano viene considerato un simbolo di morte e quindi utilizzato come un fiore funebre in molti paesi. In quali di preciso però non saprei dire...

Scrollò le spalle con un'espressione dispiaciuta in volto indietreggiando lentamente con la schiena in modo da ricreare la giusta distanza "professionale" tra se stessa e la studentessa. Dopotutto la O'Neill non sembrava per nulla intenzionata a sfogarsi con lei e di questo Tisifone poteva solo essere grata a Merlino.

Professoressa...è possibile tramite la divinazione conoscere...il luogo esatto dove si trova...mio padre?

Mi spiace Signorina O'Neill ma ...

Decisa a fugare ogni dubbio della Tassetta, Tisifone stava usando un tono freddo e incisivo, completamente diverso da quello che le aveva riservato fino a quel momento. In realtà esistevano degli incantesimi di localizzazione che se associati a specifiche mantiche permettevano di dare una risposta positiva a quella domanda ma venivano considerati esempi di magia Oscura, oltre a richiedere un enorme sforzo fisico e un'elevata dose di concentrazione, e quindi non era il caso di menzionarli in presenza di una quindicenne affamata di notizie sulle sorti del padre. Purtroppo però la donna non riuscì a completare la frase perchè, spostandosi all'indietro, aveva inavvertitamente sfiorato il ginocchio di Caroline Priscilla e quel fugace contatto ne aveva risucchiata la coscienza sballottandola in un altro piano di realtà dove tutto era dolore, violenza e morte [15/Concentrazione + 36/Intuito (S) +19d/20 = 70]. Gli occhi persero il loro solito colorito blu notte per diventare neri e opachi mentre il suo corpo scattava all'indietro con una violenza tale da farla quasi rimbalzare sullo schienale della sedia come se fosse stato davvero colpito dal fascio di luce verde che una mano sconosciuta le aveva castato contro.

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La mano sinistra si sollevò a toccarle il petto all'altezza del cuore dove avvertiva il dolore maggiore per poi allontanarsi di scatto come se le fiamme che erano seguite all'incantesimo le stessero davvero lambendo il corpo.

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Avvertiva il calore serpeggiare lungo i suoi arti, scorrere sottopelle insieme al sangue fino a sentire il suo involucro umano perdere di consistenza e venir spazzato via da un colpo di vento.

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Quando anche l'ultimo granello di cenere sparì da davanti ai suoi occhi, Tisifone riemerse dalla visione, il viso mortalmente pallido e lucido per il sudore che le imperlava la fronte e le gote, le labbra esangui e dischiuse nel tentativo di incamerare più aria possibile. Quella di certo non era la prima visione che aveva ma mai, in tutta la sua vita di Veggente, aveva dovuto rivivere gli ultimi attimi di vita di una persona. Si sentiva come se una parte di lei fosse morta insieme a O'Neill Senior e rinascere adesso le costasse una fatica incredibile. Il suo fisico provato [12/Talento(F) + 8/d20=20] e la sua mente sconvolta anelavano solo a un po' di Oblio ma non poteva lasciarsi tentare da esso, non quando aveva una ragazzina di 15 anni seduta di fronte a lei in attesa di sapere dove si trovava il padre.

Mi spiace Signorina O'Neill - ripetè affannata scandendo bene le parole, troppo impegnata a concentrarsi [15/Concentrazione +16/d20=31] sul non svenire per badare alla forma - ma non esiste alcun luogo. Se però... può consolarla... non ha... sofferto...

Perchè l'Avada era si definitivo ma indolore.

Ora se... non c'è ... altro...

Aggiunse a fatica, le mani artigliate ai braccioli della sedia come se avendo qualcosa di solito a cui appigliarsi rendesse più semplice contrastare il mancamento che stava avendo. Sperava solo che la studentessa fosse abbastanza perspicace da comprendere che dovesse andare via.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 07/09/2013, 13:18

Usare la Divinazione come mezzo per poter scoprire qualcosa di più sulla scomparsa di suo padre: era un'idea balenata più di una volta nella mente della tassetta, che tuttavia l'aveva scacciata considerandola sciocca e superflua. La realtà era che il fatto di dover affrontare l'unica persona dentro Hogwarts capace di poterle dare delle risposte, Tisifone Samyliak, la metteva in agitazione tanto che la sua mente rifiutava un possibile colloquio con la donna etichettandolo come inutile. Si poteva ben dire che la Tassorosso fosse rimasta scottata, in tutti i sensi, dal loro ultimo incontro quasi due anni prima e che non volesse ripetere l'esperienza per paura di scoprire forse più del dovuto, magari un altro presagio di morte o peggio ancora un destino simile a quello della Grifondoro Miyabi. Quando però la donnola col garofano bianco aveva fatto la sua comparsa nella sua vita e dopo aver ricevuto l'input da parte di sua madre, Cappie non aveva potuto sopportare oltre il peso dei dubbi e dei rimorsi, per stare lì dentro la scuola a non fare niente mentre suo padre poteva essere vivo da qualche parte (cosa molto improbabile), o morto alla mercè degli agenti esterni e degli animali che avrebbero potuto profanare il suo corpo senza vita (decisamente più plausibile). Aveva deciso quindi di mettere da parte paure e pregiudizi, pur di poter scoprire la verità. E le sarebbe bastato anche una sola e semplice pista da seguire, perchè sapeva che lei avrebbe sacrificato ogni ora del suo tempo per trovare le risposte che cercava, mettendole insieme pezzo per pezzo, anche se per farlo ci fossero voluti anni. Ma a quanto pare, il Fato aveva in serbo per lei molto altro: la possibilità di ottenere tutto e subito. Quando Tisifone sembrò confermare tutti i suoi sospetti, confermando che non avrebbe mai più visto suo padre, la tassetta fu più che grata di trovarsi seduta su una comoda poltrona e non in piedi, di fronte alla donna. Le sue gambe infatti non avrebbero retto all'impatto con quella notizia e la ragazza, probabilmente, avrebbe avuto un breve attacco di debolezza, che l'avrebbe spinta a sostenersi da qualche parte per potersi reggere in piedi. E non importava in fondo che fosse ben conscia di una simile possibilità: era difficile da accettare e lo sarebbe stato anche per gli anni a venire, perchè finchè la giovane strega non avesse avuto modo di poterlo seppellire, di poter vedere il suo corpo privo di vita, lei e sua madre l'avrebbero sempre cercato nei loro cuori, dovunque, anche se di lui ormai non vi fosse stata più traccia. Questo spinse quindi Cappie a porgere altre due domande alla divinante: la prima, il significato del Garofano bianco in merito a tutta quella faccenda; la seconda, se fosse possibile tramite alcune pratiche divinatorie scoprire il luogo esatto dove giaceva il corpo di Nathaniel O'Neill.

Purtroppo Signorina O'Neill non sono in grado di darle una risposta esaustiva quindi sarà costretta a fare una ricerca più approfondita in Biblioteca. L'unica cose che posso dirle è che il colore bianco associato al fiore del Garofano viene considerato un simbolo di morte e quindi utilizzato come un fiore funebre in molti paesi. In quali di preciso però non saprei dire...

D'accordo professoressa...più tardi proverò a cercare in Biblioteca, allora.
Può consigliarmi qualche libro in particolare?


Chiese, attendendo la sua risposta prima di porgerle poi la sua seconda domanda.

Mi spiace Signorina O'Neill ma ...

Mentre si rialzava, Tisifone sfiorò accidentalmente la sua gamba, un contatto da nulla, che Cappie avrebbe dimenticato presto così come era avvenuto. Se non fosse che subito dopo qualcosa di strano accadde alla sua insegnante, lasciadola sbalordita e incapace di fare alcunchè per aiutarla. Non riusciva a capire bene cosa fosse accaduto ai suoi occhi, ma all'improvviso sembravano essere diventati di una tonalità più scura. Non fu quello però a destare la sua attenzione, quanto il fatto che la Samyliak sembrò interrompere il suo discorso, quasi la sua mente fosse stata rapita da chissà quale pensiero. Non era proprio così: era stata la sua coscienza a volare via, presa da un altro piano astrale, se così si poteva dire, dove la docente stava rivivendo gli ultimi istanti di vita del padre della ragazza. Cappie si alzò di scatto quando vide la docente volare via all'indietro, finendo per sua fortuna sulla poltrona precedentemente occupata dalla divinante. La botta col quale aveva colpito lo schienale, però, fece temere alla Tassorosso che la donna si fosse fatta più male del dovuto, rischiando quindi lo svenimento. Quando Tisifone poi si toccò il petto all'altezza del cuore, la tassetta temette per un attimo che la sua insegnante stesse avendo un attacco di cuore [Intuito (P): 9], avvicinandosi di un altro passo pronta ad aiutarla in qualunque modo. Tuttavia, non si spiegò lo scatto col quale allontanò di colpo la mano dal cuore, mentre il suo volto sembrava segnato da indicibili sofferenze. Poi quella visione si concluse così com'era iniziata, lasciando una Samyliak sconvolta e sull'orlo di un mancamento, pallida come la morte.

Mi spiace Signorina O'Neill

No, professoressa! Non si sforzi...la prego, ha avuto un brutto malessere! Posso...andare a chiamare qualcuno? Forse Madama Moreau, può aiutarla o la professoressa Vireau...

Rispose incerta e spaventata la tassetta, sbigottita dallo spettacolo al quale aveva assisistito e non sapendo bene come muoversi per alleviare le sofferenze della sua insegnante. Cercò di avvicinarsi alla poltrona sulla quale si era lasciata cadere, non sapendo bene se toccandola con le mani avesse potuto capire che cosa l'aveva fatta star male oppure se in quel modo avrebbe potuto aiutarla ad alzarsi, per portarla dritto in Infermeria. Per fortuna della docente, quel gesto sconsiderato venne subito bloccato dalle parole seguenti della divinante, che fecero spuntare sul volto della Tassorosso uno sguardo sbigottito e incredulo.

...ma non esiste alcun luogo. Se però... può consolarla... non ha... sofferto...

Ci vollero un paio di secondi perchè la giovane strega comprendesse le parole della sua insegnante. Non c'era alcun luogo...alcun luogo dove fosse suo padre, perchè era di quello che stavano parlando prima. Era morto senza soffrire...quindi gli era stato risparmiato almeno questo, gli era stato concesso di morire senza rendersene conto? Le lacrime, prima pericolosamente vicine, iniziarono a scendere sulle guance della Tassorosso, impossibilitata a fermarle. Cappie avrebbe dovuto attendere la sera per capire il motivo di quel pianto, dovuto ad una miriade di pensieri ed emozioni che avevano trafitto il suo cuore con mille e più lame. In quel momento invece la ragazza si asciugò con forza il viso, passandovi più e più volte il palmo della mano, fino a rimanere con gli occhi lucidi si, ma fermi e stabili su Tisifone: come aveva fatto a conoscere tutti quei particolari? Cappie ripensò in un attimo a quando erano iniziate tutte quelle stranezze, risalendo infine al contatto involontario fra l'insegnante e il suo ginocchio. Aveva sentito dire che molti Veggenti avevano la capacità di scoprire il passato e il futuro di una persona solo toccandola. La divinante aveva avuto, quindi, una sorta di flashback di come era morto suo padre? Questa ipotesi che in pochi secondi divenne certezza [d20:20 + Intuito(P): 9 = 29] dipinse sul volto della Tassorosso un'espressione decisa e caparbia, l'espressione di una persona che voleva conoscere ciò che l'altra aveva visto nella sua visione.

Ora se... non c'è ... altro...

Solo il tono con il quale Tisifone si era rivolta nuovamente alla ragazza e il mortale pallore del suo viso la fecero desistere dall'incalzarla di domande. Cappie però non si risolveva a lasciara la sua insegnante in quello stato, convinta che avesse bisogno del suo aiuto per riuscire ad arrivare in Infermeria, l'unico luogo che venisse in mente alla tassetta dove la Samyliak sarebbe potuta stare bene in quello stato. Tuttavia non era neanche sorda alle richieste dell'altra, pertanto avvicinandosi senza toccarla, si rivolse con tono titubante alla docente ma desiderosa di aiutarla nel limite delle sue possibilità, sperando che l'altra accettasse la mano simbolica che le stava offrendo.

Professoressa... lei ha bisogno di aiuto! Vuole che la porti in Infermeria? Oppure posso chiamare per lei qualcuno che l'aiuti...forse Madame Moreau o la professoressa Bennet o la Vilvarin!-disse, convinta che una delle tre avrebbe potuto somministrare alla donna una qualche pozione curativa o tisana rinforzante -La prego, mi dica che cosa devo fare...
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Messaggioda Tisifone » 08/09/2013, 18:32

L’incontro con Caroline Priscilla, pur mettendo a dura prova le capacità relazioni ed empatiche di Tisifone, stava scorrendo in maniera serena, per quanto l’argomento di conversazione lo permettesse. La Divinante infatti aveva legato la visita della donnola alla ragazzina alla conferma della morte del padre, interpretazione quella supportata dai suoi ricordi in materia di simbologia floreale. Avrebbe voluto dirle di più sul Garofano bianco perché a volte anche i dettagli più insignificanti ascoltati dalle orecchie giuste potevano rivelarsi di una importanza cruciale, ma aveva dato a Kenway pieno accesso alla sua libreria e molti dei suoi tomi mancavano all’appello.

D'accordo professoressa...più tardi proverò a cercare in Biblioteca, allora.
Può consigliarmi qualche libro in particolare?


Il secondo volume di “La voce segreta di Madre Natura” – rispose senza ombra di dubbio, visto che a discapito del titolo, trattava i legami tra le mantiche, gli elementi naturali e i presagi. Il secondo volume, poi, si concentrava in particolar modo sui fiori ricevuti in dono che era quello che interessava maggiormente la ragazza – Se poi troverà in esso qualcosa che non la convince o, al contrario, qualcosa che le suoni davvero familiare può tornare da me per approfondire il discorso.

Subito dopo aver finito di parlare Tisifone inarcò un sopracciglio, sorpresa lei stessa di essersi appena resa disponibile a un secondo incontro con la O’Neill. Si, decisamente aver preso sotto la sua guida Zephyr le aveva fatto male, molto male, perché le aveva dato la prova che il Dono poteva albergare anche negli animi più impensabili. Al di là di quello che il Fato aveva in serbo per Caroline Priscilla però Tisifone non aveva alcuna intenzione di rivelare alla giovane l’esistenza di mantiche divinatorie capaci di localizzare qualcuno, soprattutto quando questo qualcuno era un cadavere e quindi gli incantesimi da utilizzare erano classificati come Magia Oscura. Con il suo solito tono professionale, così diverso da quello più dolce e umano utilizzato fino a quel momento, la donna stava dicendo alla giovane di mettersi l’animo in pace e convivere con l’ignoranza su cosa fosse effettivamente accaduto al padre quando uno sfioramento casuale del ginocchio della giovane catapultò letteralmente la Divinante indietro nel tempo a rivivere gli ultimi istanti di O’Neill senior. Ma per quanto fosse abituata a questi “sbalzi temporali” il suo corpo e la sua psiche non erano pronti a gestire la valanga di sensazioni legate a una morte traumatica come quella subita dall’ex tolettatore di draghi. Un Avada in pieno petto e poi l’incendio che ne aveva distrutto il corpo, le ceneri sparse al vento. Per un breve istante Tisifone visse sulla propria pelle tutti quegli eventi, il dolore immediato dell’incantesimo, il calore intenso delle fiamme, il sollievo del nulla, per poi tornare alla realtà, accasciata sulla sua poltrona, il volto esangue, la fronte imperlata di sudore e l’anima in subbuglio. L’unica cosa che voleva era chiudere gli occhi e abbandonarsi, far fluire le forze fuori da sé e con esse i residui della visione, ma non poteva farlo, non fino a quando la Tassetta fosse rimasta nel suo ufficio. Non poteva permettersi di svenire di fronte a lei e soprattutto non poteva permettersi che lei comprendesse cosa fosse davvero accaduto, ma non era abbastanza lucida e in forze per elaborare una scusa credibile e in più l’orfana che era in lei scalpitava affinchè desse una parola di conforto a quella ragazzina.
Così Tisifone fece la cosa più stupida che potesse fare, le confidò che il padre era morto senza soffrire. Nel frattempo, vedendo la sua padrona in difficoltà Idra era scivolata giù dal suo albero e silenziosa era strisciata fino alla scrivania e si era arrampicata sulla donna. Distesa per tutta la lunghezza sul corpo di Tisifone, con le spire posteriori sul grembo e quelle anteriori su una spalla, si era protesa verso la Tassorosso, la lingua biforcuta che accarezzava l’aria intorno al suo viso con un fare minaccioso. Per il pitone la situazione era chiara: Caroline Priscilla rappresentava in quel momento una minaccia per la sicurezza della sua padrona e lei era pronta a fare qualsiasi cosa per difenderla, anche un pasto fuori orario.

Napu..gat… eji no… nje… jest…
(Spaventala ma non mangiarla)


Riuscì a sibilare la donna, la mano che con sforzo evidente venne sollevata per poi posarsi sulla coda del serpente. L’istinto le aveva suggerito di non ritirare Idra perché così forse se la Tassetta si fosse spaventata abbastanza non avrebbe fatto menzione con qualcuno di quello che era appena accaduto. Attese un minuti, nella speranza che la giovane comprendesse da sola che fosse giunto il momento di andare via ma quando la vide ferma – anche se forse spaventata dalla vicinanza minacciosa di Idra – in piedi accanto alla sua poltrona, raccolse un altro briciolo di forze per invitarla ad andare via. La risposta che ricevette fu un chiaro esempio di testardaggine giallo – nero che le fece temere un ritorno all’attacco della giovane non appena si fosse rimessa in forze.


Professoressa... lei ha bisogno di aiuto! Vuole che la porti in Infermeria? Oppure posso chiamare per lei qualcuno che l'aiuti...forse Madame Moreau o la professoressa Bennet o la Vilvarin!

Se avesse potuto e se fosse stata un tipo dedito all’ilarità, Tisifone sarebbe scoppiata a ridere di fronte a quella proposta ingenua. Per quanto non si fidasse di Estelle e quindi non le avrebbe chiesto neanche un rimedio per un raffreddore e di contro avesse totale fiducia nelle capacità curative della Bennet e della Vilvarin, nessuna delle tre le sarebbe potuta essere di aiuto per il semplice fatto che non avrebbe potuto, o forse voluto, dire loro qual era la vera causa del suo malore. Da quando aveva riacquistato, decenni fa ormai, la libertà dal Ministero aveva fatto di tutto per tenere un basso profilo e alimentare le chiacchiere sul suo essere una ciarlatana e una visionaria eccentrica e non avrebbe mandato all’aria tutto per un semplice quanto debilitante malore. Non avrebbe avuto la forza di discutere con loro su ciò che le serviva né avrebbe potuto spiegare il perché ed essendo le ultime due donne preparate e competenti difficilmente avrebbero accettato le sue indicazioni senza discutere, soprattutto se le avessero considerate deleterie. Un sospiro amaro sfuggì dalle labbra della Divinante che mai come in quel momento avvertì il peso del suo Dono e la solitudine che ne conseguiva. C’erano solo cinque persone – per quello che si illudeva lei – a conoscere le sue reali potenzialità e di queste solo su una poteva fare affidamento in quel momento.

La prego, mi dica che cosa devo fare...


Vada a… chiamare … la … VicePreside

Un sussurro pronunciato a occhi chiusi per celare alla studentessa la lacrima che minacciava di uscire. Era un altro il nome che il suo cuore, a discapito di tutto e di tutti, avrebbe voluto pronunciare, altre le braccia da cui farsi avvolgere e la voce da cui farsi tranquillizzare ma probabilmente quello non sarebbe accaduto mai. Rimase quindi così, vigile ma con gli occhi chiusi in attesa dell’arrivo di Monique. Solo allora, quando avrebbe sentito la voce gentile della sua cuginetta, si sarebbe permessa di abbandonarsi all’Oblio.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 09/09/2013, 20:22

Il secondo volume di “La voce segreta di Madre Natura”
Se poi troverà in esso qualcosa che non la convince o, al contrario, qualcosa che le suoni davvero familiare può tornare da me per approfondire il discorso.


Cappie si appuntò mentalmente il titolo che le aveva consigliato Tisifone, pronta a correre in Biblioteca a cercare quel tomo non appena fosse uscita dal suo ufficio. La Tassorosso infatti, sebbene provasse una fitta di dolore al cuore ogniqualvolta ripensava alla tragica sorte di suo padre, era più che decisa a scoprire ogni possibile verità sul suo conto e non si sarebbe lasciata fermare dai ricordi di tempi passati, nei quali il sorriso dell'uomo sembravano come caldi raggi solari che scaldavano l'animo della sua unica figlia. Accettare la verità era una prova difficile, ma ancor di più affrontarla a testa alta, cercando di non lasciarsi spezzare da essa come stava facendo la tassetta. Eppure nulla l'aveva preparata a quello che sarebbe accaduto subito dopo, un episodio di cui Tisifone sarebbe stata protagonista e che avrebbe aperto nuovi dubbi e nuovi desideri nel cuore della ragazza. La visione avuta dalla divinante infatti fece sorgere in Cappie la volontà di conoscere ciò che i suoi occhi avevano visto sfiorandola, ciò che il suo corpo aveva provato, bramando forse di poter essere vicina a suo padre almeno nell'ultimo istante della sua vita. Tuttavia, la Tassorosso dovette trattenersi, viste le condizioni critiche nelle quali versava la sua insegnante e che, per il momento, la spinsero a preoccuparsi per lei. Intanto Idra, la pitonessa della Samyliak, scelse proprio quel momento per avvicinarsi alla sua padrona, attorcigliandosi attorno al suo corpo in un abbraccio quasi protettivo e sibilando minacciosa contro la studentessa. La giovane strega, dal canto suo, non osava avvicinarsi alla creatura, temendo a ragione che questa avesse pessime intenzioni nei suoi confronti; ma la sua coscienza le impediva anche di lasciare da sola la donna, convinta che avesse bisogno di una persona che le stesse accanto piuttosto che stare da sola. Cappie si offrì, quindi, di correre a chiamare le prime persone che la sua mente da quattordicenne riusciva a concepire come quelle più adatte ad aiutarla: Estelle Moreau era l'Infermiera della scuola, chi meglio di lei avrebbe potuto darle una mano? Ma anche Martha Bennet e Lindë Vilvarin potevano esserle d'aiuto in quella situazione. Tuttavia, il nome pronunciato a stento da Tisifone fu un altro e, per una volta, la Tassorosso non si chiese per quale motivo avesse scelto proprio lei: era la Vicepreside di Hogwarts e non c'era altro da aggiungere.

Vada a… chiamare … la … VicePreside

Tornerò presto!

Disse prima di volare fuori dal suo ufficio per cercare di raggiungere in tempo quello di Monique Vireau. Per sua fortuna, non dovette fare molta strada, in quanto gli uffici di tutti gli insegnanti si trovavano al Sesto piano e pertanto le sarebbe bastato bussare sulla porta con la targhetta che recitava Incantesimi per trovare la Vicepreside al suo interno.

Professoressa! La professoressa Samyliak...si è sentita male!
Ha bisogno di lei!


Monique Vireau non perse tempo a chiederle che cosa era successo e per quale motivo Tisifone avesse avuto un malore proprio quando lei era presente. Si affrettò a raggiungere l'ufficio di sua cugina, con la tassetta che la seguiva al suo fianco e le indicava il corpo stremato e pallido della divinante, accasciato sulla poltrona.

Può andare signorina O'Neill.
Penserò io alla professoressa Samyliak.


Va bene...

E sia ben chiaro: qualunque cosa sia successo dentro quest'ufficio...non ne parli con nessuno, intesi?

Immagine


Lo sguardo di ghiaccio di Monique trafisse per un attimo quello della tassetta, che non potè fare a meno di avvertire una sorta di velata minaccia dietro quella frase. Deglutì a fatica, abbassando lo sguardo e dirigendosi verso la porta, con la mano abbassata sulla maniglia.

D'accordo professoressa...
Buona giornata...


L'ultima immagine che vide prima di chiudere la porta dietro di sè, fu quella di Monique che si avvicinava al corpo esanime della divinante, prendendole delicatamente la mano e sussurandole parole di conforto, che però la Tassorosso non fu in grado di ascoltare. Le gambe le tremavano dall'emozione, mentre lo stomaco si contraeva nervosamente, come se l'intero suo essere fosse stato scombussolato da quella vicenda.

Ho bisogno...di uscire fuori...

Disse a sè stessa la ragazza, riuscendo infine a muovere i piedi e dirigendosi verso l'esterno del Castello, dove una bella boccata d'aria fresca sarebbe sicuramente riuscita a spazzare via quel senso di oppressione che le attanagliava il petto.

[FINE]
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Messaggioda Rebecca » 16/04/2014, 17:53

[22 Marzo 2108 - Mercoledì - ore 15:55]


Il recente incontro con Phoebe aveva scombussolato la vita della Terran dei Boschi: avevano passate le ore successive la colazione stese nel letto nei suoi alloggi privati a riscoprire il piacere e il desiderio reciproco dei loro corpi, a ricordare la loro infanzia nella Gilda e fare progetti e previsioni per il futuro, sia nel loro lavoro che nella vita privata.
Era stato bello riscoprire l'intimità e l'affetto datole dalla vicinanza della Ciclonis -un'intimità e un affetto che le erano mancati in tutti quei sette anni- e ancora adesso, mentre camminava per i corridoi di Hogwarts, non riusciva a spegnere il sorriso radioso che la presenza della Chamberlain portava con sè.
Ora che c'era lei, il suo nuovo lavoro le faceva meno paura, così come la possibilità di confrontarsi con i suoi colleghi. Vi era una donna in particolare -Tisifone Samyliak- con la quale l'Auditore aveva rimandato all'infinito una sorta di conoscenza più approfondita: in parte per educazione -non sapeva come la compagna di Noah avrebbe preso una sua improvvisata nel suo ufficio personale- in parte perchè ambientarsi nel castello non era stato un processo facile e veloce, Rebecca aveva impiegato quasi tre mesi prima di sentirsi sicura e pronta a quel grande passo, sperando di trovare di fronte a sè una donna disponibile e cordiale.

Ma che cosa vado a pensare?
Certo che sarà così...


Disse fra sè e sè, scuotendo appena la testa e sorpassando dei quadri intenti a litigare per una partita a scacchi truccata. In realtà il suo autoconvincimento non stava dando buoni frutti, dal momento che aveva avuto modo di osservare la donna per molto tempo, facendosi un'idea di ciò che si sarebbe trovata davanti: Tisifone non sembrava la persona più incline a stare in compagnia -se si escludono i rapporti amichevoli con la vicepreside di Hogwarts- tuttavia l'italo svedese era convinta che se il vecchio Pellegrino l'aveva scelta come sua futura compagna di vita...insomma, sicuramente possedeva qualità nascoste, per il momento, ai suoi occhi!
Ed era sua intenzione tentare almeno di scoprirle.
La sua curiosità -tratto che l'aveva distinta in molti campi- al momento non prevedeva secondi fini, se non quello di formarsi un giudizio più attendibile e attinente alla realtà, nonchè un motivo in più per poter scrivere al suo migliore amico quale ottima o pessima scelta avesse fatto, scegliendo la collega di Divinazione.
Aveva imparato a non avere peli sulla lingua con Noah e sapeva che il MT non si sarebbe comunque lasciato influenzare dal suo giudizio: com'era solito dire quando l'Auditore esprimeva un giudizio poco lusinghiero verso una delle sue tante conquiste "Deve piacere a me, non a te".
E Rebecca, anche in quel caso, lo avrebbe lasciato libero di seguire la propria strada, augurandogli tutto il bene e la fortuna di questo mondo.
Le piacevoli temperature di fine Marzo le avevano permesso -in previsione di quell'incontro- di indossare una camicia rigata a maniche lunghe molto leggera, resa meno formale da una cravatta nera largamente slacciata, un paio di jeans lunghi e stivaletti neri dal tacco largo, per impedirle di ondeggiare in maniera eccessiva mentre camminava. I capelli erano sciolti e resi più gonfi grazie al Vento che di tanto in tano li accarezzava entrando da qualche finestra aperta in giro per l'edificio e portava, come unico ornamento, un paio di orecchini lunghi con piccole sfere d'argento attaccate alle estremità.


Immagine


Aveva controllato l'orario quel giorno per accertarsi di non disturbare la collega, intenta magari a ricevere i propri studenti o a fare lezione su alla Torre Nord. Quindi con la semi-certezza di trovarla seduta a rilassarsi nel suo ufficio privato, l'Auditore si bloccò di fronte alla porta, bussando e chiedendo il permesso della proprietaria di potervi entrare.

Professoressa Samyliak?
Salve, sono la collega di Antiche Rune, Rebecca Auditore.
Posso disturbarla?
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Messaggioda Tisifone » 17/04/2014, 23:08

[22 Marzo 2108 - Mercoledì - ore 15:55]


Come Merlino ho fatto a essere così … così… impulsiva e infantile?

Quell’esclamazione a metà tra l’incavolato nero e l’irritato venne accompagnata da un sonoro BOOM che stava a indicare come avesse mosso la mano che impugnava la bacchetta con un po’ troppa veemenza e il tomo invece di levitare lentamente dal tavolinetto basso alla libreria vi era volato contro come un proiettile sbattendo contro il legno e finendo rovinosamente a terra. Disturbata da quel rumore improvviso più che dal tono di voce nervoso della sua padrona, Idra sollevò di un centimetro o due le spire anteriori dal ramo su cui stava attorcigliata e ruotò la testa in modo da scoccarle un’occhiataccia con l’occhio destro. Quella mattina Tisifone si era svegliata borbottando come una di quelle strane pentole a pressione che Pellegrino adorava e con il passare del tempo il suo umore era andato via via peggiorando, mostrandosi più fredda, chiusa e tagliente del solito, tanto che giunti alla seconda ora il pitone aveva deciso di ignorarla beatamente limitandosi a strisciare in silenzio dietro di lei o a farsi trasportare sulle spalle ovunque volesse senza emettere un solo sibilo. Ciò che assillava la Divinante e che le stava rovinando una giornata che, per altri versi, era perfetta – non avendo lezioni nel tardo pomeriggio né impegni scolastici di alcun tipo verso le 17 avrebbe potuto fare ritorno a Londra dal suo compagno – era l’eco ancora fresco dell’incontro/scontro con la Moreau, avvenuto solo la sera prima, e le molteplici e per certi versi non prevedibili conseguenze delle parole e, soprattutto, dei gesti che erano volati. Come aveva confidato a Lucas quella stessa sera mentre cenavano da soli nei suoi alloggi privati alla Torre Sud l’aver colpito la francese con un singolo, semplice schiaffo non aveva determinato in lei alcun senso di vergogna o di colpa ma solo soddisfazione e una sensazione di leggerezza, come se il suo animo si fosse liberato di un po’ di zavorra inutile. L’amico l’aveva rimproverata per quel gesto protettivo – nei suoi confronti – inutile – perché non sarebbe servito a rimettere le cose a posto – e che aveva sancito il suo passaggio dalla parte del torto e poi l’aveva abbracciata per rassicurarla che non fosse arrabbiato con lei, permettendole di passare una seconda serata piacevole e una nottata serena. I problemi erano iniziati quando, non appena aveva aperto gli occhi insieme ai raggi del sole era stata colpita dalla consapevolezza che in meno di un’ora era riuscita a mandare alle Veele tutti gli insegnamenti di Noah sull’autocontrollo e la gestione della rabbia e dell’istinto in condizioni di stress e quello voleva dire solo una cosa e cioè che non era ancora pronta a battere l’italoamericano e di conseguenza il momento di coronare il loro sogno d’amore si faceva un pochino più irraggiungibile. Inoltre il visino fintamente angelico e innocente di Estelle, così palesemente in contrasto con il nero pece del suo animo corrotto e corruttibile aveva risvegliato la sua paranoia, riportando a galla le vecchie massime di Demetri che potevano essere semplicemente riassunte in un ” diffida dei nemici ma diffida ancor di più degli amici” seguita da ”meglio chiedere scusa per uno schiantesimo non dovuto che doversi proteggere le spalle da un Avada.” Consapevole che fino a quando non avrebbe avuto la possibilità di confrontarsi con il proprio compagno il suo umore sarebbe stato instabilmente ballerino e poco incline al dialogo civile, la Divinante si era rinchiusa nel suo ufficio subito dopo l’ultima lezione preferendo consumare lì il suo pranzo, in una rassicurante solitudine, piuttosto che correre il rischio incontrare l’infermiera della scuola in Sala Grande e bissare il pessimo spettacolo della sera precedente, schiaffo escluso – forse. In via precauzionale aveva deciso di trascorrere tra quelle quattro mura confortevoli anche il primo pomeriggio, impiegando il tempo a dare un ordine logico al caos che vi regnava – cosa frequente quella quando era intenta a preparare una lezione più articolata delle altre – spostando i libri da una parte all’altra della stanza con la magia al ritmo di una musica gitana che suonava in sottofondo.




Il lieve quanto inaspettato bussare giunse subito dopo che il libro cadde a terra e Tisifone ringraziò Merlino per averle fatto lanciare un incantesimo Silenziante sulla stanza in modo che la musica – che ancora suonava – ed eventuali incidenti come quello che era appena capitato non venissero percepiti all’esterno.

Avanti.

Disse quindi con un tono di voce freddo e poco cordiale mentre si dirigeva verso la libreria alla sinistra della porta per raccogliere il libro che aveva fatto cadere, sottraendosi così alla vista dell’improvviso visitatore che in quel modo avrebbe aperto la porta su una stanza apparentemente vuota.

Professoressa Samyliak?

Si raddrizzò di scatto al suono di quella voce praticamente sconosciuta, che aveva sentito di sfuggita nel corso degli ultimi mesi mentre salutava colleghi e studenti, appartenente all’ultima persona che voleva vedere in quel particolare frangente. Non era nelle condizioni emotive migliori per poter affrontare un’altra “ex”, per quanto a differenza di Julie e di Estelle l’italofinlandese sembrava avere delle ottime credenziali fornite da Pellegrino in persona.

Non è detto che sia una cosa positiva.

Si ritrovò a pensare, pessimista come al solito, mentre con la testa faceva capolino da dietro la porta, due ciocche ribelli sfuggite dal morbido chignon in cui aveva raccolto i capelli a incorniciarle il viso e nascondere in parte gli orecchini d'ambra, uno sguardo obliquo che non lasciava trasparire alcun sentimento e il tipico sorriso di circostanza, educato ma privo di qualsiasi calore.

Immagine


Salve, sono la collega di Antiche Rune, Rebecca Auditore.
Posso disturbarla?


No. Decisamente non è un buon momento questo!

Era questo ciò che stava per rispondere, forse con delle parole più gentili e un tono di voce più morbido di quello che era risuonato nella sua mente, ma non fece in tempo a dischiudere le labbra che due cose accaddero contemporaneamente a farle cambiare idea. L’immagine del viso di Pellegrino apparve in tutto il suo luminoso disappunto davanti ai suoi occhi mentali, rimproverandola in silenzio per voler scaricare su una povera innocente la sua frustrazione, mentre Idra, al suono della voce dell’altra docente, invece di rintanarsi sui rami più alti com’era solita fare, era pigramente scivolata giù dal suo albero ed era zigzagata fino a far sporgere anche la sua di testa al di là della porta, come se fosse curiosa di vedere la nuova arrivata.

Prego si accomodi.

Si risolse quindi a dire, palesando completamente la propria presenza e confrontando velocemente il proprio vestiario tradizionale - una veste di lino color corda lunga fino ai piedi con lo scollo ampio e le maniche a sbalza e da un corpetto in velluto rosso che le stringeva la vita e metteva in risalto il decolté – con quello della ragazza che, ai suoi occhi da profana, appariva una via di mezzo tra un casual e un elegante, qualcosa di ricercato quindi nella sua semplicità che non andava del tutto in contrasto con i suoi di gusti. Quello che la colpì maggiormente, al di là del seno abbondante che non poteva non essere notato ma che non le creò alcun scompenso, fu il sorriso ampio e solare che illuminava il volto dell’altra, uno di quei sorrisi che Pellegrino amava e a cui lei si lasciava andare molto raramente.

Mi scuso per il disordine – e lanciò una veloce occhiata alle pergamene scribacchiate e ai tomi che, a vario titolo, ricoprivano le due superfici piane disponibili e buona parte del pavimento tra il caminetto e il tavolinetto basso, per non parlare degli oggetti di varia natura, la maggior parte dei quali associabili a una specifica mantica, che facevano loro compagnia – non aspettavo visite questo pomeriggio e ne stavo approfittando per mettere un po’ d’ordine… Prego si accomodi dove preferisce…

Offrì, indicando con un cenno della mano prima una poltrona di fronte la scrivania e poi uno dei pouf a terra di fronte al tavolino basso, il tono di voce educato certo ma freddo, distaccato, come se fosse costretta a essere educata e in parte così era. Mentre Rebecca sceglieva dove prendere posto Idra, sotto lo sguardo impassibile e privo di qualsiasi emozione di Tisifone, era avanzata ancora un po’, palesando del tutto la sua presenza e, dopo aver annusato l’aria con la punta della sua lingua biforcuta, aveva ripreso ad avanzare con fare sicuro verso la Terran per strapparle, probabilmente, qualche coccola o due che soddisfacesse quell'improvvisa voglia di famiglia che l'aveva assalita.

Posso esserle utile per qualcosa?
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Messaggioda Rebecca » 18/04/2014, 1:19

Avanti.

Il tono di voce con il quale la collega l'accolse (?) all'interno del suo ufficio fece comprendere alla bella italiana che forse la sua visita non era gradita in quel momento. Tuttavia testarda nel perseguire il proprio obiettivo, l'Auditore si fece coraggio ed avanzò all'interno dello studio, mentre il suo sguardo si perse -per il momento- in mezzo al caos che regnava lì dentro.
Libri e pergamene sparsi ovunque, manufatti di vario tipo, anche la presenza di un pitone in mezzo a tutto il resto, ma non la donna che stava cercando. Tisifone Samyliak fece capolineo da uno degli scaffali solo dopo che la donna ne richiamò l'attenzione, per accertarsi che la docente fosse effettivamente lì e che la Terran non avesse solo immaginato di sentire la sua voce.

Prego si accomodi.

Cortese ma distaccata, queste furono le prime impressioni che Rebecca ebbe della collega di Divinazione, mentre infine varcava la soglia della porta richiudendola poi alle sue spalle. Per la stanza vi era un sottofondo musicale etnico, che l'Auditore fece risalire a quelle musiche tipicamente gitane dell'Est Europa. Anche l'abbigliamento della donna le ricordava quel tipo di cultura -forse Tisifone era originaria proprio di quelle zone del mondo- ma la donna non poteva averne l'assoluta certezza, dal momento che aveva gentilmente chiesto a Pellegrino di non rivelarle troppe informazioni sulla sua futura moglie. Voleva conoscerla tramite il proprio giudizio e le proprie considerazioni, senza lasciarsi influenzare dallo sguardo innamorato del MT.
Ed ora che aveva la possibilità di osservarla da vicino -senza fretta, come era solita fare durante le riunioni in Sala Grande- Rebecca fu felice di constatare che la Samyliak era davvero una bella donna: se fosse stata una persona incline al sorriso, era convinta che avrebbe conquistato molti cuori all'interno della scuola e oltre. Invece -un po' da ciò che aveva sentito in giro, un po' dal giudizio che si era fatta lei in quei mesi- Tisifone appariva come una donna molto fredda e poco incline verso il prossimo; alcuni, aveva sentito, la consideravano addirittura eccentrica per il suo vestiario. Ma questo non era il caso dell'Auditore, dal momento che lei stessa quando si trovava fra i suoi confratelli, prediligeva l'antico stile celtico, con corpetti, gonne lunghe e casacche.

Mi scuso per il disordine non aspettavo visite questo pomeriggio e ne stavo approfittando per mettere un po’ d’ordine…

Non si preoccupi, forse sono stata scortese a venirla a trovare senza prima informarla...

Ammise sincera la giovane donna, sperando che l'altra la perdonasse per quella visita improvvisa. Non si era ancora abituata alle regole che vigevano fra i docenti di Hogwarts -regole di cortesia e galateo- ma avendo appreso nei suoi anni all'estero che solo sbagliando poteva imparare, l'Auditore si ripromise che se mai ci fosse stato un secondo incontro, questa volta avrebbe fatto pervenire alla collega un biglietto per avvisarla in anticipo delle sue intenzioni.
Sperando che le risultassero gradite.

Prego si accomodi dove preferisce…

Ribadì Tisifone, mostrandole le due possibili alternative che aveva da offrirle. Non si poteva certo dire che non conoscesse le regole della buona educazione- aveva infatti lasciato alla sua ospite il privilegio di scegliere dove accomodarsi- ma in quel frangente il Bosco voleva cercare di entrare nell'ottica di Tisifone Samyliak, per comprendere lei e il suo mondo.

La prego, scelga pure lei il luogo che preferisce.
Mi sembra il minimo, dopo averla interrotta...


Rispose con un sorriso, aspettando che la donna le facesse conoscere le sue preferenze, prima di seguirla e sedersi nel posto da lei indicato. In entrambi i casi -sia che avesse optato per la poltrona, sia che avesse scelto il pouf- Rebecca accolse con un gesto affettuoso l'incedere del famiglio di Tisifone, allungando il braccio in maniera tale da permettere a Idra di salirle sulle spalle se avesse voluto.

Ha un nome questa creatura?

Chiese con un tono appena un po' più caldo, sprigionando il suo elemento primario -la Terra- così da entrare maggiormente in sintonia con il pitone.

Posso esserle utile per qualcosa?

Come spiegarle che era venuta lì principalmente per fare la sua conoscenza? Se all'inizio quella le era sembrata una buona idea, in quel preciso istante l'Auditore si sentì un po' sciocca a presentarsi in quel modo nell'ufficio di una collega, chiedendole se gentilmente le faceva piacere fare amicizia con la nuova arrivata. I segnali che Tisifone le aveva inviato erano palesi {Intuito P= 35}: la donna non era felice di averla lì ed era stata solo per cortesia -o almeno questo supponeva- che l'aveva accolta all'interno. Un minimo in realtà c'era il sospetto che forse Noah avesse accennato alla sua dolce metà della mezza relazione che i due avevano avuto quando lei era appena poco più che una ventenne. Ma dal momento che il suo caro -in tono ironico- amico non le aveva scritto nulla al riguardo, l'Auditore si ritrovò a dover procedere a tentoni e a sperare che l'atteggiamento glaciale -peggio di un Acuan del Ghiaccio- della Samyliak fosse dovuto solo alle faccende che stava svolgendo e non per avversione nei confronti di una ex del suo attuale compagno.
Anche se, se la giovane donna avesse saputo i trascorsi della collega di Divinazione, forse non avrebbe avuto tanto da biasimarla.

Ammetto che la mia richiesta le sembrerà strana, ma sono venuta qui con l'unico scopo di conoscerla meglio, Tisifone- si azzardò a chiamarla per nome, facendole intendere che per lei era cosa normale assumere un tono più colloquiale fra colleghi e che non se la sarebbe presa affatto se lei avesse fatto altrettanto -E' vero che questo mio desiderio è alimentato da una conoscenza che io e lei abbiamo in comune e che spero ci permetterà di stringere un rapporto...più stretto rispetto a quello di semplici colleghe di lavoro!
Se ancora non avesse avuto modo di venirne a conoscenza, sono una collega e amica del suo compagno, Noah Pellegrino
- e il sorriso con il quale pronunciò il nome di Noah si allargò per istinto, un sorriso dettato dai sentimenti di amicizia che la legavano all'uomo e che tuttavia potevano essere facilmente fraintesi.

Spero di non averla scioccata con questa piccola rivelazione.

Ma anche se lo avesse fatto, Rebecca era pronta a cogliere ogni minimo segnale da parte dell'altra, per comprenderne i reali sentimenti che probabilmente di fronte a lei avrebbe cercato di nascondere. Non che fosse sicura che Tisifone avrebbe tenuto un comportamento simile, ma il suo modo di fare -che aveva avuto modo di osservare in quei mesi- le facevano supporre che con buona probabilità così sarebbe stato.
D'altronde non conosceva nulla di lei nè del suo passato, pertanto prima di giudicarla avrebbe voluto approfondire il suo legame con lei, sperando vivamente di trovare l'altra in accordo con il suo pensiero.
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Messaggioda Tisifone » 21/04/2014, 0:46

Sola. Aveva bisogno di stare un po’ da sola per raccogliere le idee, calmare il maremoto di emozioni che le stava devastando l’anima e cercare il modo di raccontare a Noah quello che era accaduto la sera prima, impresa non del tutto semplice non per il gesto che aveva compiuto quanto per le implicazioni che avrebbe potuto avere. E mentre spostava il disordine – perché quel continuo puntare e agitare la bacchetta sugli oggetti nella stanza non poteva essere considerato un mettere a posto – da un angolo all’altro del suo ufficio, snocciolava tra sé maledizioni e improperi contro la Moreau e la Sanders in quanto capaci di destabilizzarle l’esistenza anche senza volerlo, in maniera indiretta, per il semplice fatto di esistere. Inutile dire quindi che quando avvertì il lieve bussare alla porta del suo ufficio il suo primo istinto fu quello di far finta di nulla con la speranza che l’inopportuno visitatore desistette e andasse via. Fu solo grazie – o a causa – di un profondo senso del dovere - era pur sempre una docente e una CapoScuola e quindi qualcuno poteva davvero avere bisogno di lei – che si risolse a pronunciare quella singola parola che avrebbe fatto scivolare quella giornata da “terribile” a “catastrofica”. Dopo aver scoperto che la vecchia ex di Lucas aveva tramato con la sua odierna ex per distruggere la tua felicità – e Tisifone non era per nulla persuasa che Julie ed Estelle fossero del tutto innocenti riguardo alla manipolazione che aveva subito - cosa poteva esserci di peggio, infatti, del trovarsi di fronte la ex del suo attuale compagno a cui, tra l’altro, aveva promesso che avrebbe dato a entrambe la possibilità di conoscersi per decidere solo dopo che non voleva averci nulla a che fare? Alla luce di quello che avrebbe dovuto confessare a Pellegrino da lì a poche ore, Tisifone non voleva aggiungere anche questa delusione così, raccogliendo tutto il suo sangue freddo e la sua concentrazione, sistemò per bene i suoi scudi occlumantici dietro cui nascondere non solo i propri pensieri ma anche le proprie emozioni, offrendo a una sorridente Rebecca un viso serio ma non arcigno e un sorriso cordiale ma freddo, non palesemente di circostanza ma quasi mentre si scusava per il disordine in cui versava il suo ufficio.

Non si preoccupi, forse sono stata scortese a venirla a trovare senza prima informarla...

Più che altro non sono abituata a ricevere visite. Gli studenti che seguono realmente la mia materia sono pochi e ci sono altri posti più piacevoli dove poter scambiare quattro chiacchiere con i colleghi.

Rispose senza alcuna particolare inflessione nella voce e non dovendosi neanche sforzare più di tanto nel farlo. Non vi era alcuna velata accusa nelle sue parole – anche se forse sarebbe potuto sembrare il contrario – ma una semplice constatazione della realtà. Che poi lei, personalmente, avesse usufruito poco delle comodità che il Castello offriva anche al corpo insegnante era un dettaglio poco rilevante anche se facilmente deducibile dal comportamento che teneva in Sala Grande o negli spazi privati comuni. Nonostante fossero passati ormai anni da quando aveva iniziato a insegnare a Hogwarts, le uniche persone con cui andava d’accordo erano ovviamente e palesemente Monique e Lucas anche se negli ultimi tempi aveva dovuto con gioia rivedere le proprie opinioni sulla Vilvarin che si era dimostrata una piacevole quanto arguta compagnia. Lo stesso non si poteva dire della Bennet. Dopo le prime lezioni di Occlumanzia i rapporti tra loro si erano via via rarefatti, tornando alla fredda cortesia iniziale e questa constatazione le procurava un lieve fastidio al centro delle scapole come se ci fosse qualcosa di importante che le sfuggisse e che necessitava tutta la sua attenzione. Purtroppo, però, il Fato aveva posto sul suo cammino altre priorità e così si era vista costretta a rimandare un incontro con la docente di Pozioni, anche se in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter invitare lei e non la Auditore ad accomodarsi nel suo ufficio per quella che temeva sarebbe stata una conversazione davvero poco gradevole.

La prego, scelga pure lei il luogo che preferisce.
Mi sembra il minimo, dopo averla interrotta...


In un altro momento Tisifone avrebbe apprezzato molto il modo educato e per certi versi rispettoso con cui l’altra le si era rivolta, ma purtroppo la Divinante si trovava in uno stato d’animo decisamente sulla negativa, in cui rancore e paranoia rasentavano i cosiddetti limiti di guardia e quindi quel comportamento non fece altro che irritarla. Mantenendo all’esterno un’espressione neutra e non ostile, agitò la bacchetta in modo da liberare il tavolino basso di fronte al camino e due pouf spostando libri e pergamene sul pavimento dall’altro lato e sulla scrivania.

Non è il massimo dell’educazione ricevere gli ospiti seduti per terra, o almeno non lo è in questa parte del mondo, ma personalmente quando posso scegliere preferisco la comodità all’etichetta.

E così dicendo indicò alla collega uno dei due pouf libero, per poi inginocchiarsi e prendere posto sull’altro in modo da trovarsi con le spalle alla scrivania e alla finestra e di fronte a Rebecca e alla porta, con nulla a separarle in realtà visto che il tavolino, rispetto alle sedute, era sistemato un po’ più in avanti.

A volte sono anche tentata di chiedere alla VicePreside di applicare al mio ufficio lo stesso incantesimo che rende la sua aula simile a una foresta ma purtroppo credo sarebbe un po’ troppo eccentrico persino per me.

Aggiunse, con un lieve scrollare di spalle, rivelando implicitamente all’altra il suo amore per la natura e gli spazi aperti, prima di irrigidirsi leggermente alla vista di Idra che, incurante di tutto, strisciava tranquilla verso il braccio teso di Rebecca e non, come si sarebbe aspettata, verso di lei per avere un rifugio sicuro dalla presenza di un estraneo. Quella non era, per amor del vero, la prima volta che il suo familio teneva un comportamento inusuale ma fino a quel momento Tisifone aveva trovato una quasi valida spiegazione al fatto che lei si sentisse attratta dalla Vilvarin – Merlino l’aveva vista con i suoi occhi circondata da tutte le creature della Foresta Proibita come una moderna Madre Natura – e di riflesso anche da Seal ma la sua logica razionale non le permetteva di trovare alcun appiglio per spiegare quello. Benedetto Salazar da quel che ne sapeva lei – che non essendo benedetta dal Mana non era a conoscenza dell’esistenza delle Gilde - l’italofinlandese non aveva nulla a che fare neanche di sfuggita con l’Erbologia e la Vilvarin!

SSStopsss
(Fermati!)


Sibilò quasi in automatico preoccupata, lo sguardo rivolto verso il pitone, dimentica per un secondo della presenza dell’Auditore e del fatto che forse non fosse a conoscenza della sua capacità di parlare serpentese. In quel momento però aveva altro a cui pensare che alla probabilità che l’altra si spaventasse nel sentirla pronunciare quella che molti maghi e streghe ancora consideravano una lingua oscura.

Ssspossschesssmu ?
(Perché?)


My ne sssznayem, ssskto on yesssst', ne rassszumno .
(Non sappiamo chi sia, non è prudente.)


Sssya ssskto
(Io sono cosa è.)


La risposta di Idra la spiazzò completamente, facendole aggrottare le sopracciglia. Per la Trama, che diavolo di affermazione era quella? Anche lei poteva vedere benissimo cosa fosse la Auditore, una donna esattamente come lei, allora cosa voleva davvero dire il suo familio?

Ssschto eto ssstassskoye?
(Cosa è?)


Ha un nome questa creatura?

Chiese di rimando, registrando la domanda della Terran ma senza darle alcun peso, troppo concentrata a risolvere quel dramma familiare.

Ssskto-to vrode menya ... izsssluchayet uvesssrennost' ..
(Qualcuno di simile a me… emana fiducia…)


Invece di chiarirle le idee le parole di Idra la mandarono ancora di più in confusione e questo la spinse a immaginarsi gli scenari più catastrofici possibili e realistici – almeno secondo i parametri di qualcuno che era stato ipnotizzato con un incantesimo sconosciuto e costretto a fare sesso con uno sconosciuto – che la sua paranoia poteva produrre, arrivando a pensare che forse l’altra stesse usando un chissà quale incantesimo per circuire il suo familio. A che pro, quello, non sapeva dirlo ma non era nelle condizioni migliori per ragionare in maniera lucida.

Idi sssyuda ... possszhaluyssssta.
(Vieni qui… per favore.)


Sibilò con urgenza, sentendo il bisogno di tenere il proprio pitone il più lontano possibile da quella donna, al sicuro accanto a lei. Idra voltò la testa verso Tisifone e poi di nuovo verso Rebecca, annusò l’aria facendo saettare la lingua fino a sfiorare la mano dell’altra e poi, lentamente, strisciò indietro, fino ad acciambellarsi accanto alla sua padrona.

Mi scusi… divergenze di opinioni tra amici – mormorò un po’ più sollevata – In ogni caso questa Signorinella curiosona si chiama Idra – e il tono della voce si addolcì di molto mentre con una mano andava ad accarezzare le squame dell’animale – E lei è una delle poche persone che incontro a non essere intimorita da lei.


Aggiunse, limitandosi a constatare di nuovo l’ovvio visto il modo con cui aveva teso la mano verso il pitone e il tono fermo con cui le aveva chiesto il nome, per poi chiederle il perché di quella visita a sorpresa.

Ammetto che la mia richiesta le sembrerà strana, ma sono venuta qui con l'unico scopo di conoscerla meglio, Tisifone- inarcò un sopracciglio perplessa anche se non avrebbe saputo dire cosa l’avesse colpita, in negativo, maggiormente se il desiderio, basato a suo avviso sul nulla, di conoscerla o se la libertà che si era presa di chiamarla per nome - E' vero che questo mio desiderio è alimentato da una conoscenza che io e lei abbiamo in comune e che spero ci permetterà di stringere un rapporto...più stretto rispetto a quello di semplici colleghe di lavoro! Se ancora non avesse avuto modo di venirne a conoscenza, sono una collega e amica del suo compagno, Noah Pellegrino

Pietrificata. Ecco come si sentiva Tisifone dopo quella dichiarazione di intenti, anche se forse dell’esterno non era possibile indovinarlo visto che nulla era mutato nella postura già rigida che aveva assunto. Non le piaceva il modo in cui l’altra aveva sorriso parlando del suo compagno e ancor meno le piacevano le sue intenzioni. Cosa Merlino le poteva far pensare che l’essere stata con il suo compagno avrebbe potuto rappresentare un terreno fertile su cui coltivare una qualche amicizia? E di cosa, Merlino Benedetto, avrebbero dovuto parlare? Delle capacità amatorie di Noah? O della sua inqualificabilità? Strinse le mani a pugno intorno all’orlo della veste in un moto istintivo di rabbia, gesto che l’altra avrebbe potuto notare visto che il tavolino copriva solo la mano sinistra alla vista per poi rilasciarla di riflesso al resto del discorso della collega.

Spero di non averla scioccata con questa piccola rivelazione.

E’ più la scelta di parole che ha usato a lasciarmi un po’ interdetta… Non sapevo che in America amica e collega fossero sinonimo di amanti. – commentò senza alcuna intonazione particolare nella voce, guardando l’altra dritta negli occhi per cogliere le sue di reazioni. Dopotutto Noah l’aveva avvertita di quello che era intercorso tra loro, senza entrare nei dettagli né del carattere della Auditore né della loro relazione – E mi dica, di grazia, come crede che il fatto che lei e il mio compagno vi conosciate possa influire in qualche modo su di noi?

La sua lingua verde argento avrebbe voluto dire “in intimità” ma sarebbe stato oltremodo sgarbato e offensivo, cosa che ancora non voleva essere. Prima di spingere Rebecca a lasciare spontaneamente il suo ufficio doveva tentare di comprendere cosa ci fosse in lei che attirava così tanto Idra e conosceva solo un modo per ottenere quel risultato.

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