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Centro città

Messaggioda Lucas » 19/04/2013, 11:57

C'era un che di confortante nel silenzio che lo circondava: niente rumori, niente voci, tutto gli arrivava ovattato, lontano; come se non fosse davvero lì, come se solo il suo corpo fosse posato su quel divano, ma non la sua mente.
Dell'anima non voleva nemmeno parlare, era quasi sicuro che Tisifone gliel'avesse strappata via ad ogni spinta che si era prodigata a dare sul corpo di quell'altro, per godere e dargli piacere.
Un senso di nausea gli salì dallo stomaco alla gola, costringendolo a respirare lentamente per non vomitare lì, sul pavimento del privé: si alzò, incapace di rimanere fermo e seduto, passandosi una mano sul viso mentre l'altra si appoggiava al muro, come alla ricerca di un sostegno per quel corpo che avrebbe anche potuto cedere sotto il peso di quello che stava provando.
Dolore, rabbia, tradimento, incredulità, disgusto... vuoto.
Non riusciva nemmeno a piangere, e non perché la considerasse una cosa che i veri uomini non facevano, ma perché stava troppo male per permettere alle lacrime di uscire, come se quel, momentaneo, sollievo a lui non fosse concesso.

Ma allora non ho visto male... Lucas Turner al Black Lily, ma che sorpresa...

La voce familiare di Julie lo raggiunge, costringendolo a voltarsi con un'espressione vuota, anche se forse in fondo ai suoi occhi si sarebbe potuto scorgere un barlume di sorpresa: non si aspettava di trovarla lì, anche se non era così strano visto che la sapeva a Londra, ma non aveva la forza di allontanarsi o di cacciarla via.
Perché, poi?
Non sarebbe mai riuscita a fargli tanto male quanto quello che Tisifone gli aveva provocato poco prima.

Cosa vuoi?

Ho intercettato il barman quando ti ho visto dirigerti verso il privé e gli ho preso il bicchiere per potertelo portare... che ci fai qui?
Serata alternativa con la tua fidanzatina?


Fidanzatina.
Quel termine lo nauseò più di qualsiasi altra cosa: volse il capo con uno scatto, spostando lo sguardo dalla donna ad un punto imprecisato del pavimento, il petto che accumulava aria in un respiro profondo, forse per calmare quella rabbia che si stava agitando alla bocca dello stomaco, e che presto, lo sapeva, si sarebbe accumulata ovunque dentro di lui, in ogni centimetro del suo corpo.

Non voglio sentire parlare di lei.
E non sto scherzando, Julie.


Ringhiò quasi, la voce tagliente mentre si voltava nuovamente per guardarla, prendendole il bicchiere dalle mani per poi portarselo alle labbra e berne un sorso, lasciando che il sapore forte dell'alcol gli bruciasse in gola e annebbiasse la sua mente; si spostò, di poco, andando nuovamente al divanetto per sedercisi sopra, e posarsi una mano sulle labbra, il bicchiere con lo scotch ancora tra le mani.

Perché dovete far così?
Perché dovete prenderci per il culo in questo modo? Perché dovete farci credere che ci amate e poi...


Si fermò un momento, stringendo il bicchiere tra le dita con tanta forza che per un momento temette quasi di romperlo, tanto che lo appoggiò con mano tremante al tavolino di vetro di fronte a sé.

... poi ci uccidete così?
Quale sadico e perverso gusto provate nel tradire il vostro compagno, quando tutto ciò che lui fa è tentare di rendervi felici?
Spiegamelo Julie, spiegami perché dovete essere a tutti i costi delle gran t***e.


Ed alzò lo sguardo su di lei, il volto terreo e l'espressione del viso dura, come tagliente era la sua voce.
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Messaggioda Julie » 19/04/2013, 21:14

Sapeva cosa fosse successo, naturalmente.
Ciò nonostante doveva fingere, e anche bene, di non avere la più pallida idea del perché lui fosse lì e non con Tisifone, come se non sospettasse minimamente ciò che la donna aveva fatto, sotto ipnosi, con un altro, anche sotto gli occhi di Lucas; per questo, quando sentì il modo in cui lui pronunciò quelle prime parole, la fronte dell'americana si aggrottò in un'espressione sorpresa.

Non voglio sentire parlare di lei.
E non sto scherzando, Julie.


Deve averti proprio fatto arrabbiare molto...
Avanti, bevi, e magari dopo ti verrà voglia di raccontarmi cos'è successo, mh?


Lasciò che Turner le prendesse il bicchiere dalle mani e ne bevesse un sorso, sorridendo internamente per quello che aveva di fronte: un uomo sconvolto, un uomo distrutto... esattamente quello che voleva trovarsi davanti; la rabbia che provava Lucas sarebbe stata malleata fin troppo facilmente da lei, e quell'Angelo Nero che tanto si sforzava di tenere a bada, quello l'avrebbe fatto uscire ancora e ancora, fino a che non fosse diventato parte integrante del suo "io" quotidiano.
Lo osservò sedersi e bevve un leggero sorso della sua vodka, lasciando che l'uomo parlasse - perché sapeva che, alla fine, l'avrebbe fatto.

Perché dovete far così?
Perché dovete prenderci per il culo in questo modo? Perché dovete farci credere che ci amate e poi...


E poi?

... poi ci uccidete così?
Quale sadico e perverso gusto provate nel tradire il vostro compagno, quando tutto ciò che lui fa è tentare di rendervi felici?
Spiegamelo Julie, spiegami perché dovete essere a tutti i costi delle gran t***e.


Allora è questo il punto... ti ha tradito.
E pensare che quasi quasi ci avevo creduto al suo essere una fidanzata fedele...


Commentò Julie, mostrandosi ovviamente sorpresa, come ci si sarebbe aspettato che fosse: prese passo fino a lui e gli si sedette accanto, sul divanetto immacolato, accavallando una gamba sull'altra - il vestito che ovviamente saliva in quella posizione, lasciando nuda buona parte della coscia - mentre poggiava un gomito sullo schienale del divano, la mano che faceva da perno alla testa, e l'altra andava a sfiorare quella di Lucas, più che altro per attirare la sua attenzione.

Tutte le donne sono un po'... sgualdrine.
Insomma, è inutile sottolineare che al tempo, nemmeno io sono stata troppo corretta con te...


Rispose la Sanders, le labbra piegate in un leggero sorriso strafottente, e le spalle esili ed in parte nude che si alzavano leggermente verso l'alto.

... ma almeno io non ti ho detto che ti amavo.
Né ero la tua donna, in effetti.


Aggiunse l'americana, quasi fosse intenta in una sorta di riflessione con se stessa sullo stato delle cose.
Scosse appena il capo e bevve un altro sorso di vodka, prima di appoggiare il bicchiere vicino al suo, sul tavolino, e stringergli la mano con la propria per spingerlo a voltarsi verso di lei.

Senti Lucas... è stata con un altro.
E allora? Forse aveva solo voglia di trasgredire, forse le piace il brivido del tradimento... o forse, semplicemente, non le basti tu.
Il punto è, vuoi stare qui a commiserarti per i prossimi mesi, chiedendoti dove hai sbagliato?


Gli domandò, modulando la voce in modo che quella domanda sembrasse quasi una presa in giro, come ridicola sarebbe stata una sua eventuale risposta positiva.

Anche se l'amavi, so come la pensi su certe cose.
Perciò accettalo... è finita. Magari non era la persona giusta.
A meno che, certo, tu non decida di accettare quello che è successo e stare con lei come se niente fosse accaduto...


Aggiunse Julie, ben sapendo - l'aveva imparato a sue spese - che forse il tradimento, il calpestare la sua fiducia in quel modo, era forse l'unica cosa che Turner non avrebbe accettato mai; ma era tutto calcolato, tutto voluto.
E lui sarebbe caduto nella sua trappola prima di quanto potesse immaginare.
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Messaggioda Lucas » 20/04/2013, 12:43

Si prese qualche istante per parlare, per spiegare a Julie quale fosse stato il problema, cosa fosse successo e cosa la sua dolce fidanzata avesse fatto, non potendo immaginare che l'altra fosse perfettamente al corrente di come si fosse dilettata nei suoi alloggi sotto lo sguardo del compagno - ex compagno.

Allora è questo il punto... ti ha tradito.
E pensare che quasi quasi ci avevo creduto al suo essere una fidanzata fedele...


Non ti ho chiesto battute, Julie.
Ti ho chiesto spiegazioni.


Non aveva affatto voglia di scherzare, ed il suo sguardo la diceva lunga a riguardo: allungò la mano e prese il bicchiere, avvicinandolo alla bocca per prendere un altro sorso del doppio scotch e sentirsi bruciare la gola con un sospiro soddisfatto; soddisfatto, insomma, per modo di dire... come poteva esserlo con le immagini della sua donna sopra un altro?
Ma era soddisfatto nel sentirsi il palato pizzicare, e quel calore che gli bruciava la lingua, come se fosse la prova che poteva ancora sentire dolore, dopotutto, che non aveva perso totalmente la sensibilità del corpo - per quella dell'anima, ci sarebbe voluto tempo, al momento si sentiva soltanto morire dentro.

Tutte le donne sono un po'... sgualdrine.
Insomma, è inutile sottolineare che al tempo, nemmeno io sono stata troppo corretta con te...


La cosa dovrebbe farmi sentire meglio?

... ma almeno io non ti ho detto che ti amavo.
Né ero la tua donna, in effetti.


E come darle torto?
Era stata una gran bastarda, quello sì, ma almeno aveva avuto la decenza di non considerarsi mai la sua donna in esclusiva, né gli aveva mai detto di amarlo: all'epoca l'aveva odiata per questo, ma ora capiva che gli aveva fatto un favore, che il non dirgli "ti amo" aveva, almeno in parte, preservato la sua anima.
Quella stessa anima che Tisifone aveva così facilmente distrutto.
Abbassò lo sguardo e strinse il pugno, mentre l'altra mano era ora coperta da quella della donna e nemmeno se n'era accorto: sentì la presa di quelle dita sulle proprie ed alzò gli occhi, posandoli in quelli di lei, quasi un invito silenzioso a parlare.

Senti Lucas... è stata con un altro.
E allora? Forse aveva solo voglia di trasgredire, forse le piace il brivido del tradimento... o forse, semplicemente, non le basti tu.
Il punto è, vuoi stare qui a commiserarti per i prossimi mesi, chiedendoti dove hai sbagliato?


E quale sarebbe il tuo infallibile piano per andare avanti, Sanders?
Quale saggio consiglio vorresti elargirmi?


Anche se l'amavi, so come la pensi su certe cose.
Perciò accettalo... è finita. Magari non era la persona giusta.
A meno che, certo, tu non decida di accettare quello che è successo e stare con lei come se niente fosse accaduto...


Si alzò con uno scatto, lasciando la mano di lei ed avvicinandosi al muro, posandoci i palmi delle mani sopra con le braccia in tensione, quasi tremanti dalla rabbia.

Non posso, e lo sai bene - ringhiò, e la voce tremava quanto il corpo, in quel momento - Non posso fingere che non sia successo niente, non posso... non posso dimenticare quello che... che lei ha fatto.

Ed era mortalmente serio nel pronunciare quelle parole, lapidario: lei lo sapeva, sapeva bene che non avrebbe mai potuto accettare una cosa del genere, che non avrebbe potuto chiudere gli occhi di fronte a quel tradimento.
Scosse il capo e sospirò lentamente, voltandosi lentamente per posare lo sguardo su di lei, sulla prima donna che l'aveva fatto innamorare e l'aveva tradito.

... che devo fare, Julie?

Si sentiva perso, arrabbiato, vuoto.
Avrebbe voluto non aver visto nulla, avrebbe preferito rimanere nella sua beata ignoranza... ed invece sapeva, sapeva e non poteva fare nulla, non poteva cancellare né dimenticare.
Qualcosa dentro di lui si era spezzato, e per sempre.
E non sarebbe mai tornato come prima.
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Messaggioda Julie » 20/04/2013, 18:58

Lo stava provocando, e lo sapeva bene.
Ma era esattamente quello ciò che la donna voleva, provocarlo e spingerlo ad odiare Tisifone per ciò che gli aveva fatto: voleva che ammettesse che non avrebbe mai potuto perdonare il suo tradimento, perché sarebbe stato quello il primo passo verso una vittoria, quella che le avrebbe permesso di strappare Lucas dalle mani della donna che, grazie a Melia, ora non era altro che un'infedele traditrice.

Non posso, e lo sai bene. Non posso fingere che non sia successo niente, non posso... non posso dimenticare quello che... che lei ha fatto.


Oh, sì che lo sapeva bene... ma sentirselo dire era tutta un'altra cosa.
Lo osservò per qualche istante, appoggiato al muro col corpo fremente di rabbia e lo sguardo basso, perso chissà dove: era mortalmente bello, e sarebbe stato suo, era soltanto una questione di tempo e di avere pazienza, calcolando ogni mossa con attenzione per arrivare finalmente al risultato ottenuto.

... che devo fare, Julie?


Una domanda che la fece sorridere, poiché sembrava quasi assurdo che proprio lei fosse ora quella che Lucas stava prendendo in considerazione per chiedere un consiglio: ma allo stesso tempo era anche vero che lei era l'unica a cui poteva domandare una cosa del genere, perché per qanto la cosa potesse infastidirlo, lo conosceva meglio di qualsiasi altro sulla faccia della Terra.

Intanto, finire il tuo scotch.


Rispose lei, prendendo il bicchiere ed alzandosi dal divano per avvicinarsi e porgerglielo, con un sorrisetto sulle labbra: uno dei suoi sorrisi furbi ed enigmatici, che potevano voler dire tutto e niente allo stesso tempo.

Poi, verrai di là con me e ti scatenerei, balleremo fino a notte fonda e forse, dopo, riparleremo di tutta la questione con più calma, quando l'adrenalina si sarà esaurita almeno un po' nel tuo corpo.


Aggiunse, facendo tintinnare il proprio bicchiere con la vodka contro quello di lui, in una sorta di brindisi silenzioso e tacito, solo tra loro due, come se si fosse appena instaurata una complicità che nessun altro avrebbe potuto intaccare.

Hai bisogno di lasciarti andare, Turner, almeno per questa sera.
Tira fuori il cattivo ragazzo che è in te, balla e ubriacati se ti va, flirta con le ragazze e poi lasciale col corpo fremente per un piacere che non conosceranno mai... scaricati, prenditi una serata per perderti nel buio, così poi sarà molto più semplice riflettere a mente lucida.


Sapeva, Melia gliel'aveva anticipato, che Lucas sarebbe stato per volontà dell'ipnosi più accondiscendente con lei e coi suoi suggerimenti, ma visto che l'uomo non lo sapeva e non lo poteva immaginare, era normale dover spingere, fare finta di volerlo convincere ad ogni costo, anche se lei già sapeva che si era convinto ancor prima di incontrarla in quel privé.
Gli tese la mano, il sorriso ancora sulle labbra, aspettando che lui la stringesse.

Andiamo... finora hai fatto a modo tuo, e guarda com'è andata.
Magari, per una volta, possiamo provare a fare a modo mio... no?
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Messaggioda Lucas » 22/04/2013, 14:57

Sì, probabilmente era assurdo che Lucas chiedesse proprio a lei, lei che per prima l'aveva ingannato, fatto innamorare e preso palesemente in giro, di aiutarlo... eppure forse era per quello che lo stava facendo, perché lo conosceva bene, perché sentiva che, in qualche modo, loro due erano ancora connessi.
Non come un tempo, e d'altronde al momento Turner non avrebbe mai potuto pensare a Julie in modo romantico, troppo impegnato a provare rabbia e disgusto per Tisifone... ma era un legame che ancora viveva dopo quegli anni, e che si faceva sentire ora che si trovavano l'uno di fronte all'altra: quel legame che aveva spinto l'uomo a chiedere proprio alla Sanders, tra tutti, quale fosse la cosa migliore da fare in quel momento.

Intanto, finire il tuo scotch.

Ah, giusto, lo scotch...

Mormorò il docente di Trasfigurazione, sbuffando appena mentre con la mano andava a prendere il drink che l'altra gli stava porgendo, facendo tintinnare i bicchieri l'uno contro l'altro in quella sorta di brindisi di cui Lucas non capiva il senso, un senso che, in fondo, poteva rimanere oscuro, per lui.
Bevve un sorso dal bicchiere, quasi a dimostrare la sua buona volontà di seguire le indicazioni di Julie, e poi posò nuovamente lo sguardo su di lei, quasi ad aspettare che procedesse con quella sorta di spiegazione su come dover passare quella serata infernale.

E poi?

Poi, verrai di là con me e ti scatenerei, balleremo fino a notte fonda e forse, dopo, riparleremo di tutta la questione con più calma, quando l'adrenalina si sarà esaurita almeno un po' nel tuo corpo.

E' questo il tuo piano, farmi ballare fino al mattino?
Cos'è, ti vorrai approfittare di me quando sarò troppo stanco per difendermi, per caso?


Hai bisogno di lasciarti andare, Turner, almeno per questa sera.
Tira fuori il cattivo ragazzo che è in te, balla e ubriacati se ti va, flirta con le ragazze e poi lasciale col corpo fremente per un piacere che non conosceranno mai... scaricati, prenditi una serata per perderti nel buio, così poi sarà molto più semplice riflettere a mente lucida.


Sospirò appena per quella proposta, una proposta che era pericolosa, e lui lo sapeva bene: eppure non riusciva a dirle di no, una parte di sé lo spingeva ad accettare, a fidarsi paradossalmente dell'ultima persona su cui Lucas avrebbe fatto affidamento; ma visto che la prima di quella lista l'aveva appena tradito, forse ribaltare le proprie idee poteva essere la soluzione migliore da attuare.

Andiamo... finora hai fatto a modo tuo, e guarda com'è andata.
Magari, per una volta, possiamo provare a fare a modo mio... no?


E come darle torto?
Soppesò la sua mano tesa, come a farle credere di essere ancora intento a riflettere sulla questione, ma in realtà la sua decisione l'aveva già presa: sospirò ancora una volta ed annuì, prendendo la sua mano per stringerla appena, quel tanto che bastava per farle intendere che l'avrebbe seguita; ed avrebbero passato davvero la serata così, a ballare e bere, per poi addormentarsi a casa di Julie e Margaret, lì a Londra, insieme.
Non sarebbe mai tornato ad Hogwarts, d'altronde, non quella sera: per le riflessioni su come comportarsi, avrebbe dovuto aspettare la mattina dopo.


[FINE]
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Messaggioda Tisifone » 16/05/2013, 22:27

[Alloggio CapoScuola dei Grifondoro – Mercoledì ore 22.00 – Dopo incontro con Lucas]


Dopo l’incontro, o forse era più corretto parlare di massacro emotivo, avuto con Lucas, Tisifone era rientrata al Castello praticamente correndo per evitare di venire meno alla parola appena data e saltare addosso al ragazzo per ricordargli con il calore del proprio corpo e la sincerità dei propri baci quanto perfetti fossero insieme. In realtà a frenarla era stato anche il terrore che lui avrebbe potuto scansarsi, rifiutare le sue attenzioni, gettandola in un baratro ancora più profondo da cui difficilmente sarebbe potuta riemergere. Attraverso volando l’Atrio, mormorando saluti indistinti e semieducati a chi incontrava lungo il suo cammino, diretta alla Torre dei Grifondoro. Dopo quello che era accaduto la notte precedente aveva deciso che non avrebbe mai più messo piede nei suoi alloggi dei docente e incaricato gli elfi domestici di Hogwarts a trasferire nell’alloggio da CapoScuola i suoi effetti personali, oltre a quelli di Idra e di Drusilla che già l’attendeva lì. Una volta chiusasi la porta alle spalle provò a sedersi sul bordo del letto ma immediatamente si alzò in piedi, come se scottasse, e lo stesso accadde con la sua poltrona preferita e il tappeto morbido ai piedi del letto. Anche se Lucas non era mai entrato in quella stanza tutto le rammentava lui e le parole crudeli che le aveva appena rivolto, rendendola inquieta. Fu però solo quando, sentendo bussare alla sua porta, la spalancò di scatto con la bacchetta sguainata, facendo prendere un colpo a Paul Singelman che le era solo venuto a chiedere aiuto per liberare il suo letto da alcune rane di carta, probabilmente lo scherzo di qualche studente più grande.

Devo andare via da qui, subito.

Mormorò dopo aver indirizzato il primino verso la stanza di Irvyne, sicura che il Prefetto avrebbe saputo come far fronte a quel tipo di emergenza.

Sto ti sdijelala?
(Cosa stai facendo)


Le sibilò Idra perplessa, ancora avvolta intorno al suo collo, come uno scialle, vedendola avvicinarsi con passo sicuro al caminetto.

Ja vernulsja domoj.
(Si torna a casa.)


Ringhiò quasi in risposta, gettando una manciata di Metropolvere e pronunciando in maniera chiara e corretta la destinazione desiderata.

[Manor Kovarnikov – Brightless]


Pagherai anche per questo…

Sibilò con un tono di voce duro e cattivo che nessuno le aveva mai sentito utilizzare a scuola, frutto anch’esso di una vita che pensava di essersi lasciata alle spalle, maledicendo la persona o le persone che l’avevano costretta a tornare a casa come una ragazzina alle prime cotte. Era uno smacco per lei, un enorme passo indietro, soprattutto perché era stato proprio per difendere l’amore che provava per Lucas e la serietà della loro relazione che aveva allentato e di molto i rapporti con i suoi padrini. Non credeva che glielo avrebbero fatto pesare, o meglio Asher di sicuro no, mentre Demetri vi avrebbe ricamato sopra per giorni, ma di certo non le avrebbero rifiutato quello di cui aveva bisogno in quel momento, conforto, comprensione – sempre più da parte di Asher che di Demetri – e aiuto per cercare di uscire dal ginepraio in cui si trovava invischiata. Fece un paio di passi in avanti nel Salone del Manor, l’unico aperto con l’esterno a quell’ora di sera e si chinò per permettere a Idra di scivolare a terra ed essere così più libera di riprendere il suo pellegrinare, incapace di stare troppo ferma in un posto.

Lascia solo che io ti trovi e rimpiangerai il giorno in cui hai deciso di calpestare la mia strada.

Continuò in quel suo monologo pieno di rabbia e di odio che in quelle ore avevano preso il posto della paura, dello sconforto e della disperazione, rendendola più lucida e più incline all’azione. Certo in parte quei sentimenti negativi le impedivano di crollare su se stessa e di sprofondare in un circolo di autocommiserazione che l’avrebbero distrutta, ma d’altro canto andavano a corrodere ciò che di buono e positivo aveva il suo carattere, spingendo la sua parte Serpeverde a prevalere su quella Grifondoro. Si recò verso il tavolino d’angolo di vetro, dove Demetri conservava i liquori pregiati e preso un bicchiere si versò uno dose abbondante di whisky incendiario per poi sollevare il bicchiere all’altezza degli occhi e osservare le ombre che le fiamme delle torce alle pareti producevano sul liquido ambrato.

Non vorrei essere nei panni di questo fantomatico lui, milaja…

La voce tra il serio e il divertito proveniente da qualche parte alle sue spalle la fece sobbalzare come una pivellina tanto che alcune gocce del liquore uscirono dal bicchiere per bagnarle la mano e cadere a terra ai suoi piedi. Rimase ferma, in attesa di sentire la risata roca e profonda che solitamente accompagnava quel tipo di reazione da parte sua che però non sopraggiunse. Convinta che la sua mente le avesse giocato un altro brutto scherzo – mai Demetri aveva perso occasione di schernirla ogni qualvolta la coglieva con la guardia abbassata – portò la mano bagnata alle labbra per sorbire direttamente dalla propria pelle il whisky.

Milaja, cos’è accaduto?

A quella domanda rivoltale con un tono dolce e preoccupato allo stesso tempo, Tisifone voltò di scatto la testa, la bocca tesa in una linea dura, lo sguardo penetrante che sembrava emanare scintille di pura rabbia saettava per la stanza alla ricerca della fonte da cui provenivano le voce dei suoi padrini.

Immagine


E se il suo volto, pallido, segnato dalle lacrime, non fosse stato un indizio abbastanza chiaro dello stato in cui la donna versava, il suo abbigliamento, una tuta babbana informe di colore viola, sarebbe stato la classica ciliegina sulla torta.

Non augurerei a nessuno di essere nei suoi panni… o nei loro - si corresse lasciando scorrere lo sguardo lungo la chaise lounge posta nell’angolo opposto da dove si trovava e scarsamente illuminato dalla torce. La sua mente colse alcuni indumenti sparsi sul pavimenti lì di fronte, il braccio nudo di Demetri possessivamente avvolto intorno al torace altrettanto nudo di Asher che difficilmente lasciava equivocare su quello che aveva appena interrotto – Sappi solo che ti renderò fiero di me il giorno in cui accadrà.

Concluse, sollevando il bicchiere in direzione dei due ma brindando virtualmente solo con l’ex Serpeverde, per poi bere il contenuto del bicchiere tutto d’un fiato. Il liquore bruciò la sua gola, spandendo un calore innaturale nel suo corpo freddo e facendole lacrime gli occhi.

Potreste ricomporvi? Le vostre effusioni mi danno il voltastomaco.

Aggiunse dura,voltandosi di nuovo verso il mobiletto bar e versandosi dell’altro whisky.
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Messaggioda Asher » 17/05/2013, 15:15

Era una serata come tante altre per Demetri e Asher, una di quelle che giungeva alla fine di una dura giornata di lavoro al San Mungo per il medimago e di segreti esperimenti alchemici nelle segrete del Manor per il Pozionista. Dietro insistenza dell'ex Grifondoro, avevano ordinato una cena cinese in uno dei ristoranti etnici londinesi e l'avevano consumata seduti sul morbido tappeto di fronte al caminetto imboccandosi l'un l'altro come una giovane coppietta innamorata. O meglio Asher aveva imboccato il suo ritroso compagno che, segretamente deliziato da quelle attenzioni, aveva acconsentito a quella cena inusuale e infantile, borbottando a ogni boccone sotto lo sguardo divertito dell'altro. In maniera del tutto naturale e non programmata la cena era lentamente defluita in un gioco erotico che aveva portato i due amanti a ridurre l'intensità delle torce nella stanza e a trasferirsi sulla chaise lounge posta in un angolo appartato. Erano intenti a baciarsi ed esplorare l'uno il corpo dell'altro quando un formicolio agli incantesimi di guardia li aveva avvertiti che stavano per ricevere visite. Con una espressione tra il curioso e sollevato, che Demetri dissimulava meglio del compagno, entrambi si volsero verso il camino in attesa che la loro piccola facesse il suo ingresso a casa. Tisifone infatti era l'unica persona che avrebbe potuto utilizzare la Metropolvere senza avvertire o Materializzarsi direttamente al Manor, e avrebbe potuto farlo da sola perché dopo il compleanno di Turner quasi un anno prima Demetri aveva personalmente modificato gli incantesimi di guardia impedendo l'accesso a chiunque non avesse ricevuto un invito diretto da parte di uno dei due padroni di casa, sicuro che il compagno non avrebbe mai permesso a quel Tassorosso da strapazzo di mettere piede li dentro senza prima avvertirlo. E non gli interessava per nulla che il comportamento di Asher fosse dettato non da una sorta di rispetto nei suoi confronti ma di protezione verso il compagno di Tisifone.
Fin dai primi passi che la ragazza compì in sala ai due uomini fu chiaro che c'era qualcosa che non andava al di là dell'orario o del fatto che, essendo un giorno feriale, si doveva trattare di una visita breve visto che l'indomani sarebbe dovuta tornare a Hogwarts. Le torce poste sulla parete di fronte a loro illuminavano in maniera abbastanza chiara la zona antistante il camino cosa questa che permise loro di notare la postura innaturalmente rigida con cui la ragazza si stava muovendo per la stanza.

Pagherai anche per questo… Lascia solo che io ti trovi e rimpiangerai il giorno in cui hai deciso di calpestare la mia strada.

Si voltarono simultaneamente l'uno verso l'altro, colpiti dal tono utilizzato da Tisifone, tagliente come la lama di un rasoio e strascicato, l'accento russo marcato che rendeva ogni singola parola più aguzza e denotava quanto la donna dovesse essere fuori di sè, considerato che solitamente aveva un perfetto accento british. Mille e più scenari, diversi e simili allo stesso tempo, iniziarono a scorrere nella mente dei due uomini, tutte concentrate sul cercare di comprendere chi poteva essere questo fantomatico "lui" e sopratutto cosa poteva mai aver fatto di così terribile da mandare in frantumi il proverbiale autocontrollo della loro bambina, spingendola a tornare a casa nel cuore della notte e affogare in una delle bevande che più odiava al mondo la sua rabbia.
Si scambiarono una veloce occhiata d'intesa - quando si stava insieme da tanto tempo come loro in certe situazione parlare era davvero superfluo per sapere cosa pensasse l'altro - a cui seguì un secco cenno del capo di Demetri, che si spinse all'indietro, posando la schiena nuda alla parte alle proprie spalle, e trascinò con sè il compagno, tenendolo per la vita, in una posa fintamente rilassata.

Non vorrei essere nei panni di questo fantomatico lui, milaja…

Commentò quindi sarcastico ma la risatina divertita a cui stava per lasciarsi andare gli morì in gola quando vide le spalle della ragazza tremolare e spandersi nell'aria l'odore acre del whisky, segno che probabilmente [Intuito (P)=33] quel suono improvviso doveva aver spaventato talmente tanto la donna da averle fatto versare del liquore a terra. Quella intuizione, giusta o sbagliata che fosse, non fece altro che alimentare il senso di apprensione e urgenza che aveva iniziato a germogliare nei loro animi nel momento in cui la Divinante aveva fatto irruzione in casa. Attesero che fosse lei a voltarsi, decisi, in un primo momento, a lasciarla libera di gestire quel loro primo incontro "non istituzionale" con i tempi che riteneva necessari, ma quando il silenzio iniziò a protrarsi più a lungo di quanto potesse essere considerato accettabile, Asher si schiarì la voce, provando a forzare la mano alla ragazza e riuscire finalmente a venire a capo di quella assurda situazione.

Milaja, cos’è accaduto?

Incapace di mantenere un freddo autocontrollo sulle proprie emozioni quando si trattava dei suoi cari, Asher sgranò gli occhi e si portò una mano davanti alla bocca per impedirsi di lasciarsi andare a una qualche imprecazione colorita. Al suo fianco, Demetri, rimase impassibile, gli occhi fissi in quelli cerchiati di nero e venati di rosso di Tisifone, mentre rafforzava la presa sul fianco del compagno, lasciandogli probabilmente anche un segno rosso sulla pelle, a dimostrazione di come, nonostante le apparenze, quella visione non lo aveva lasciato per nulla indifferente.

Non augurerei a nessuno di essere nei suoi panni…

Pregherai presto di essere un uomo morto Turner!

Fu questo il primo pensiero che balenò nella mente di Demetri, l'altra mano, posata su una coscia, che si chiudeva a pugno, una luce omicida che gli balenava negli occhi neri. Conosceva troppo bene la sua milaja per sapere [Intuito (P)=33] che qualunque cosa fosse accaduta per sconvolgerla in quel modo poteva essere legata solo ed esclusivamente a una persona: Lucas Turner.

Non di nuovo!

Si ritrovò, invece, a pregare Asher, mentre un terribile senso di dejavù lo investiva, facendolo tornare con la mente a una sera di tanti anni prima, quando una Tisifone esangue con un braccio avvolto in una vistosa fasciatura babbana, aveva fatto la sua comparsa in giardino in fuga dalla Spagna.

... o nei loro.

Due sopracciglia si sollevarono in sincrono a quella precisazione che sembrava far crollare le supposizioni di entrambi.

Sappi solo che ti renderò fiero di me il giorno in cui accadrà.

Difficile che possa accadere. C'è ancora troppo Grifondoro in te e la tua bacchetta non conosce il sapore del sangue.

Ribattè con un tono di scherno e scrollando le spalle, senza fermarsi a riflettere prima. Aveva risposto in automatico, ripetendole un discorso che avevano già fatto anni prima, quando la rabbia e l'odio avevano ripreso il sopravvento su di lei, spingendola a chiedergli aiuto per potersi vendicare. Si era offesa, in quella occasione, e avevano litigato per giorni, ma non si era mai pentito di quella risposta perchè dopo meno di un mese la rabbia era sbollita e il desiderio di vendetta sbiadito e la sua Tissy era tornata a essere quella di sempre, forse solo un po' più chiusa e guardinga.

... e sporcarsi le mani spinti dall'ira è da stolti. Non è saggio compiere gesti estremi di cui ci si potrebbe pentire una volta ritrovata la serenità d'animo.

Aggiunse più conciliante Asher nel tentativo di mitigare gli animi e prevenire una discussione accesa che con molte probabilità sarebbe sfociata in un lancio di incantesimi, viste le condizioni di Tisifone. Le sue parole, però, suonarono vuote alle sue stesse orecchie, valide forse in linea generale, ma che difficilmente avrebbero fatto presa sull'altra, considerato che non conosceva i motivi che l'avevano spinta a fare quel brindisi così inusuale.

Potreste ricomporvi? Le vostre effusioni mi danno il voltastomaco.

Sbam!

Se li avesse schiantati entrambi per poi Cruciarli molto probabilmente avrebbe fatto loro molto meno male che pronunciando quelle semplici parole con una nota di disgusto nella voce che si insinuò nei loro cuori come una lama rovente. Mai, neanche quando a scuola la prendevano in giro per il fatto di avere due padri invece che un padre e una madre come tutti i bambini normali, si era mai espressa in quel modo nei loro confronti, vergognandosi o mostrandosi disgustata dalla loro relazione. Istintivamente Demetri ritirò il braccio come se il corpo del compagno fosse diventato improvvisamente incandescente per poi tendersi in avanti, i gomiti posati sulle ginocchia e le mani tra i capelli, il petto che si alzava e si abbassava lentamente, come a voler recuperare il controllo attraverso la respirazione.

Immagine


Omofobia, Tisifone? Ricco di pregi questo fantomatico Lucas Turner.

Sarcastico e tagliente, così fu la risposta di Demetri e se le maledizioni avessero potuto produrre effetti a distanza di sicuro il docente di Trasfigurazioni a quel punto sarebbe stramazzato al suolo in preda ad atroci dolori. Al suo fianco Asher aveva, inconsapevolmente assunto la sua stessa posizione, con il busto piegato in avanti e i gomiti sulle ginocchia, con la differenza che i suoi occhi erano fissi a terra e con le mani si stava massaggiando le tempie, in un gesto automatico di quando era troppo nervoso e aveva bisogno di trovare il modo di mettere ordine nei suoi pensieri prima di poter dire qualcosa, al contrario dell'ex Serpeverde che sembrava non riuscire a stare zitto.

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Rendimi un uomo felice, milaja, e dimmi che è lui l'uomo che stai cercando e potrei anche decidere di aiutarti a sporcare la tua anima candida.

La incalzò, pungolandola in una maniera alquanto subdola e infantile, mentre Asher mormorava un

Per favore...

rivolto a entrambi, con la speranza che ponessero fine a quell'inutile scambio di frecciatine acide per poter finalmente riuscire a comprendere cosa fosse accaduto a Tisifone.
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Messaggioda Tisifone » 17/05/2013, 23:50

Era piombata in casa dei suoi padrini all’improvviso, spinta da sentimenti contrastanti, la necessità di allontanarsi da Hogwarts e da qualsiasi cosa le ricordasse non tanto Lucas quanto quello che era accaduto e il bisogno di conforto, di quattro braccia familiari che l’avrebbero consolata e aiutata a rimettersi in piedi. E quel pio desiderio era l’ennesima dimostrazione di quanto poco fosse ancora lucida, perché per ottenere quello che diceva di volere così semplicemente, mostrandosi solo disperata e sull’orlo di una crisi di nervi, avrebbe dovuto materializzarsi nell’abitazione di qualcun altro. Se anche si fosse dimenticata del carattere per nulla lineare e comprensivo di uno dei suoi due padrini, le parole che Demetri le rivolse in risposta al suo brindisi glielo ricordarono nel peggiore dei modi.

Difficile che possa accadere. C'è ancora troppo Grifondoro in te e la tua bacchetta non conosce il sapore del sangue.


Strinse con forza la mano intorno al bicchiere, il petto che si abbassava e si alzava sempre più velocemente, le narici che fremevano dall’ira, mentre l’uomo le rinfacciava, non per la prima volta, la sua inettitudine come duellante. A differenza delle volte precedenti, però, il coltello affondò in una ferita già aperta e non ancora rimarginata, le parole che la Preside Bergman aveva pronunciato mesi prima durante un attacco al Castello che le rimbombavano ancora nella testa.

In caso di bisogno, Professor Connor, Professor Trigger, Professor McDullan, provvederete a raggiungere i vostri colleghi alla difesa del Castello. Professoressa Bennet, Professoressa Samyliak, effettuate un incanto "Sonorus" ed informate i ragazzi che se non ci sarà completo silenzio nessuno vedrà lo scontro in corso.

L’aveva relegata al compito di tenere buoni gli alunni, un ruolo di responsabilità da un certo punto di vista, ma che non aveva fatto altro che dimostrare quanto poco la donna si fidasse di lei come combattente. E quella condizione iniziava ad andarle stretta, molto stretta, soprattutto adesso che si era convinta – a torto o a ragione poco importava – che qualcuno era riuscita a manipolarla a tal punto da farla agire contro la sua stessa natura. Non sapeva chi fosse il suo nemico, contro chi si sarebbe dovuta scontrare per dimostrare la sua teoria e riavere Lucas al suo fianco, ma di sicuro la strada che le si apriva davanti era costellata di trappole e inganni a cui voleva giungere preparata sotto ogni punto di vista.

... e sporcarsi le mani spinti dall'ira è da stolti. Non è saggio compiere gesti estremi di cui ci si potrebbe pentire una volta ritrovata la serenità d'animo.

Non è ira la mia, ma puro desiderio di vendetta. – ribattè quindi secca, allentando leggermente la presa sul bicchiere per timore di romperlo – Ed è solo quando l’avrò ottenuta potrò ritrovare la mia serenità d’animo.

La sua voce riecheggiò nel silenzio della stanza come una dichiarazione di guerra, decisa come lo sguardo che stava spostando velocemente dal viso di Asher a quello di Demetri, su quel braccio che li teneva uniti in una maniera così intima, complice e tenera da farla stare male, come se l’amore esistente tra i due uomini fosse qualcosa di solido, che fluisse dall’uno all’altro in maniera continua, saturando l’aria e facendole mancare il respiro. Era invidia la sua e paura di non poter mai più provare quella sensazione disarmante e allo stesso tempo totalizzante di piena appartenenza a un altro essere umano. Fu per quel motivo, misto al desiderio di ferire Demetri allo stesso modo in cui lui aveva ferito il suo orgoglio poco prima che Tisifone pronunciò quella frase chiaramente omofoba e cattiva. Due secondi dopo che le parole lasciarono le sue labbra la donna si rese pienamente conto di quello che aveva detto e attese che il senso colpa emergesse dal groviglio delle sue emozioni, spingendola a scusarsi, ma nulla. Era come se il suo animo fosse diviso in due parti, una per i sentimenti negativi e l’altra per quelli positivi, e che quest’ultima fosse del tutto inaridita, fatta eccezione per l’amore che provava per Lucas, e che le impediva di impazzire del tutto. Rimase quindi ferma per un’altra manciata di secondi, giusto il tempo per vedere i due uomini separarsi e tendersi verso di lei in una posizione simile ma che lasciava trasparire un diverso stato d’animo. Forse in altre circostanze si sarebbe soffermata a leggere il loro linguaggio del corpo per anticipare i loro pensieri, ma quella sera non le importava di nulla se non del suo dolore e della sua vendetta. Così voltò di nuovo loro le spalle, sicura di non avere nulla da temere, fisicamente, in quella casa, e si avvicinò al mobiletto del bar per riempire di nuovo il bicchiere con dell’altro whisky incendiario e svuotarlo tutto d’un sorso. Non avvertì nulla, questa volta, come se la porzione che aveva bevuto poco prima le avesse anestetizzato la gola, rendendola insensibile a tutto.

Magari esistesse un modo per anestetizzare anche il cuore.

Si chiese, mentre contemplava il fondo vuoto del bicchiere e i giochi di luce che vi riflettevano le torce, l’altra mano che accarezzava distrattamente il collo della bottiglia. Si era estraniata, persa nel suo Mondo Interiore, cosa che in quel periodo le accadeva sempre più spesso, solo che questa volta non c’era Turner al suo fianco per riportarla dolcemente con i piedi sul pianeta Terra, ma la voce sarcastica e tagliente del Pozionista.


Omofobia, Tisifone? Ricco di pregi questo fantomatico Lucas Turner.

La mano si immobilizzò, le dite che si artigliarono intorno al collo della bottiglia, inclinandola quel tanto che bastava da dare l’impressione che avrebbe potuto da un momento all’altro rivoltarla e brandirla come una clava babbana contro l’uomo oppure scagliargliela direttamente contro. L’altra si strinse intorno al bicchiere con tanta forza da farle sbiancare le nocche, le spalle incurvate in avanti e il viso piegato verso il basso come se stesse raccogliendo le forze per attaccare o forse per impedirsi di farlo.

Lascialo… stare…

Scandì lentamente le parole, il tono di voce basso e cavernoso come se provenisse dalle profondità del suo animo, gli occhi, che gli uomini non potevano vedere, assottigliati in due lamine viola, la bocca un’unica riga dura e rossa. Era un avvertimento il suo, neanche troppo velato, di non pronunciare il nome dell’ex Tassorosso, di lasciarlo fuori da quella storia per evitare che le cose degenerassero, ma ovviamente Demetri la ignorò, andando al contrario a stuzzicarla esattamente lì dove faceva più male.

Rendimi un uomo felice, milaja, e dimmi che è lui l'uomo che stai cercando e potrei anche decidere di aiutarti a sporcare la tua anima candida.

Per favore...

Si voltò di scatto, come se l’avesse morsa qualcosa, la bottiglia in una mano e il bicchiere in un’altra, e ignorando a sua volta la preghiera di Asher, avanzò minacciosa verso i due uomini, i capelli neri che fluttuavano in aria in un turbinio come mossi da una corrente elettrica. La minaccia per nulla velata di Demetri aveva rotto quel precario equilibrio che teneva imbrigliata la magia spontanea della donna che, rotti gli argini, eruppe fuori dal suo corpo facendo andare in frantumi sia il bicchiere che la bottiglia, oltre ad alcuni quadri e suppellettili di vetro, il whisky che colava dalle sue mani a terra in una parodia distorta del sangue a cui aveva accennato il Pozionista. Un tempo gli avrebbe urlato contro, considerando prioritario difendere l’onore di Lucas, adesso invece quello che voleva era ferirlo o almeno scioccarlo, perché la sua imperturbabilità iniziava a darle davvero sui nervi considerato che lei, la sua, sembrava averla persa.

Tu mi aiuterai lo stesso a sporcare la mia anima candida – sentenziò, ripetendo con tono in falsetto le stesse parole che l’uomo le aveva appena rivolto – Anzi sarai tu stesso a impormi di farlo perché non potrai tollerare il fatto che qualcuno si sia dimostrato tanto bravo da eludere i tuoi insegnamenti e piegarmi alla sua volontà. Perché vorrai vedere quanto me e forse più di me la persona che mi ha reso una p*****a contorcersi a terra dal dolore implorando una pietà che non avrà.

Aveva parlato con una tono posato, calmo, come se stesse parlando del tempo, continuando ad avanzare e lasciando dietro di sé una scia di vetro e liquore fino a fermarsi a pochi centimetri dal corpo dei due uomini, gli occhi che le brillavano di sadico compiacimento all’idea di potersi vendicare in quello e in altro mille modi di chi aveva ridotto la sua vita un Inferno.

E quello che mi arrecherà più gioia sarà sapere che…

Dolore. Forte, lancinante, improvviso, che le spezzò il respiro, impedendole di concludere la frase, mentre una mano metafisica incandescente si serrava intorno al suo cuore e glielo stringeva con forza. Un velo nero calò sui suoi occhi impedendole di vedere quello che accadeva intorno a lei ma senza proiettarla in un’altra linea temporale. Una premonizione [Intuito (S)=36 + 8d/20= 44], ecco quello che stava avendo, non sapeva se su qualcosa che il futuro aveva in serbo per lei o su quello che il Fato stava permettendo che accadesse in quello stesso istante, era troppo poco concentrata per poter distinguere quei dettagli. Il viso sbiadito di una donna sconosciuta Concentrazione=15+1 Bonus orecchini +5/d20= 21] fluttuò davanti a lei in un altro piano della realtà mentre la morsa intorno al suo cuore andava aumentando fino a darle la sensazione che smettesse di battere, dissipando la flebile speranza che era nata in lei poche ore prima sentendo Lucas ammettere che l’amava ancora, nonostante tutto.

Immagine



No… Lucas… no…

Mormorò, una mano tesa in avanti a cercare di trattenere e proteggere la fiammella che sentiva spegnersi inesorabile, prima che le gambe le cedessero e la privassero del loro sostegno. Chiunque fosse quella donna rappresentava una minaccia seria per lei e Lucas, anche se non sapeva se era futura, presente o passata. Se i suoi padrini non avessero reagito in fretta – cosa peraltro abbastanza agevole vista la breve distanza che li separava – Tisifone sarebbe caduta a terra svenuta.
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Messaggioda Asher » 18/05/2013, 17:04

Non è ira la mia, ma puro desiderio di vendetta. Ed è solo quando l’avrò ottenuta potrò ritrovare la mia serenità d’animo.

Determinata. Era così che apparve Tisifone ai suoi padrini, una determinazione che non avevano mai scorto negli occhi blu della ragazza, e se Asher non potè che preoccuparsi per questo nuovo aspetto del carattere della Divinante, Demetri invece segretamente se ne compiaceva, accarezzando la figura sconvolta davanti a lui con uno sguardo carico di amorevole soddisfazione. Era orgoglio certo della donna che Tisifone era diventata ma, a differenza del compagno, non vedeva nel suo carattere una commistione dei loro, non la considerava, come spesso bonariamente la chiamava Asher, l’ago della loro bilancia familiare. Per lui la parte Grifondoro e quindi buonista della ragazza era sempre stata così predominante che a volte stentava a credere che nelle sue vene scorresse il sangue dei Saintfall. Adesso invece percepiva in lei qualcosa di diverso, come se quello che le era accaduto, qualunque cosa essa fosse, avesse riportato a galla tutto lo spirito di Salazar che il padre le aveva trasmesso. Il sorrisino di compiacimento del Pozionista venne subito spazzato via dalla successiva richiesta della ragazza, che lo spinse ad allontanarsi dal compagno per poi attaccare, puntando lì dove sapeva che le avrebbe fatto più male.

Lascialo… stare…

Inutile dire che a quella reazione gli occhi di Demetri brillarono di sadico divertimento, per essere riuscito nel suo intento, spingendolo a infierire ancora: in una visione distorta del mondo lui non stava facendo altro che difendere la propria relazione e il proprio compagno, visibilmente molto più scosso e ferito di lui per la battuta di Tisifone, allo stesso modo in cui la Divinante stava facendo con quello che, per quel che ne sapeva lui, era il suo uomo.
La reazione della donna, di nuovo, lasciò entrambi basiti. Vedendola venire loro incontro con aria minacciosa, brandendo la bottiglia come un’arma babbana, entrambi si raddrizzarono, una mano su un ginocchio, pronti a scattare in piedi, e l’altra dietro la schiena a tastare la poltrona alla ricerca della propria bacchetta. In una situazione normale non avrebbero potuto ritenere possibile che Tisifone li attaccasse ma quella era da ogni punto di vista una situazione anomala e il turbinio di magia spontanea che le vorticava intorno, facendole fluttuare i capelli come una Banshee, di sicuro non contribuiva a tranquillizzarli. Con gli occhi sempre puntati sul viso della ragazza, entrambi si spostarono – Asher si chinò in avanti mentre Demetri si abbassò di lato – nel momento in cui i primi oggetti di vetro andarono in frantumi, proteggendosi il viso con l’avambraccio ma senza oscurarsi la visuale.

Tu mi aiuterai lo stesso a sporcare la mia anima candida. Anzi sarai tu stesso a impormi di farlo perché non potrai tollerare il fatto che qualcuno si sia dimostrato tanto bravo da eludere i tuoi insegnamenti e piegarmi alla sua volontà. Perché vorrai vedere quanto me e forse più di me la persona che mi ha reso una p*****a contorcersi a terra dal dolore implorando una pietà che non avrà.

Se l’intento di Tisifone, quella sera, era di liberarsi in maniera pulita e definitiva dei suoi padrini, vi era quasi riuscita. I battiti dei cuori dei due uomini presero a battere velocemente, mentre le loro menti cercavano di processare velocemente le parole che aveva appena sputato loro addosso, cercando di dargli un qualche senso. Persino Demetri perse la sua espressione imperturbabile, spalancando gli occhi e spingendo la testa all’indietro come se qualcuno l’avesse colpito in pieno petto e cercasse di mantenere l’equilibrio, nonostante si trovasse ancora seduto.

Piegarla alla sua volontà… non è possibile…

Mormorò tra sé, ricordando come era stato lui stesso a insegnarle a resistere alla Maledizione Imperius, unico incantesimo, per quel che ne sapeva lui, che avrebbe potuto indurre qualcuno a comportasi secondo la volontà di qualcun altro, spingendolo a fare qualsiasi cosa, persino uccidere.

Una p*****a… allora forse dopotutto è Turner la causa, anche se indiretta, di tutto ciò…


A differenza del compagno, Asher si soffermò sul risvolto emotivo del discorso di Tisifone, supponendo [ Intuito (P)= 33] che per essere così sconvolta da prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di affinare le sue conoscenze nelle Arti Oscure applicate ai duelli, qualsiasi cosa l’avessero costretta a fare doveva aver avuto delle conseguenze nefaste sul suo rapporto con Lucas. Al medimago, infatti, non era sfuggito come nei mesi passati accanto all’ex Tassorosso Tisifone si fosse ammorbidita nei confronti del mondo, dimostrandosi più solare e aperta, sempre nei limiti del suo carattere.

Come hanno fatto a piegare la tua volontà?

Cosa ti hanno spinto a fare?

Le domande che, in simultanea, uscirono dalle labbra dei due uomini riflettevano perfettamente i loro caratteri e le loro priorità ma Tisifone le ignorò entrambe per continuare quel suo monologo intriso di veleno.

E quello che mi arrecherà più gioia sarà sapere che…

Sparita. Un attimo prima Tisifone, o meglio l’ombra di quello che era stata la loro bambina, era lì con loro e l’attimo successivo dispersa con la mente chissà dove, in un luogo a loro inaccessibile. E per quanto fossero abituati a quelle situazioni, vedere i suoi occhi velarsi di neri, come se la vita stesse davvero scivolando via dal suo corpo, terrorizzò entrambi, complice la smorfia di dolore che le distorse i lineamenti. Quando la videro barcollare Demetri scattò immediatamente in avanti [Riflessi = 11] accogliendo tra le sue forti braccia il corpo privo di sensi della donna. Immediatamente Asher si alzò in piedi e dopo aver aiutato il compagno a distenderla sulla chaise long su cui erano seduti prima, impugnò la bacchetta e con due incantesimi non verbali accese tutte le torce, illuminando la stanza a giorno, e evocò un sacchettino di iuta che porse al Pozionista.

Su milaja annusa… - mormorò Demetri, aprendo il sacchettino e posizionandolo sotto il naso della ragazza in modo da farle inalare l’odore di zenzero e cannella contenuto in esso. – Siamo troppo giovani per morire di crepacuore.

Aggiunse, ironico certo, ma senza la solita nota pungente, indice di quanto fosse realmente preoccupato. Mentre Demetri era impegnato a far rinvenire Tisifone, Asher puntò la sua bacchetta sul corpo della ragazza e approfittò del suo essere immobile per eseguire degli incantesimi diagnostici in serenità. Tracciò più volte con la punta della bacchetta il profilo del corpo della Divinante, mormorando a ogni passaggio una formula diverso, e lasciando che fasci di luce colorata la avvolgessero tutta per poi osservarli mutare colore e diventare ogni volta di un chiaro abbagliante.

Allora cos’ha?

A parte un forte stress emotivo e una carenza di zuccheri nulla. Probabile che non mangia in maniera sana da tempo.

Sentenziò Asher, inginocchiandosi accanto al compagno e osservando con amorevole preoccupazione il viso di Tisifone in attesa che si riprendesse.

Torna da noi milaja… torna da noi…

Le sussurrò, accarezzandole i capelli, le stesse parole che le aveva detto decenni prima, quando si era chiusa in se stessa subito dopo la rielaborazione dell’uccisione dei suoi genitori. Non appena Tisifone si fosse ripresa, l’avrebbero aiutata a mettersi seduta e, evocato un bicchiere d’acqua, l’avrebbero fatta bere lentamente.

Milaja cos’è accaduto? – gli chiese quindi Asher, dopo aver lanciato un’occhiata ammonitrice al compagno, per intimargli di tacere se non riusciva a dire qualcosa di gentile – Lo sai che noi non ti giudichiamo e che siamo pronti a fare qualsiasi cosa per te.

Aggiunse dopo un po’, per spronarla a vuotare il sacco, come dicono i babbani.
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Messaggioda Tisifone » 18/05/2013, 22:45

Non era quello il modo che le cose dovevano andare. Non voleva litigare con i suoi padrini, trattare il loro stare insieme come qualcosa di disgustoso che non doveva essere esibito, esporre i suoi propositi di vendetta in maniera fredda e determinata, gettare loro in faccia quello che era accaduto senza ritegno. Eppure era quello che stava accadendo perché ormai, per Tisifone, le cose sembravano destinate a non seguire mai più i suoi piani. Stava per lanciare l’ennesima frecciatina acida a Demetri, farli notare che aiutandola a vendicarsi, cosa questa di cui non dubitava minimamente, l’avrebbe anche implicitamente aiutata a riprendersi Lucas perché era certa, nonostante le parole crudeli che l’uomo le aveva rivolto solo poche ore prima, che una parte nel suo cuore per quanto piccola e dilaniata la amasse ancora. Dopotutto lui stesso lo aveva affermato e allora perché non avrebbe dovuto credergli? Fu il suo Dono a darle un motivo più che valido di dubitare non solo delle parole di Turner ma anche del suo stesso istinto, stritolandole il cuore in una morsa infuocata e mostrandole il volto sfocato di una donna che era, era stata o sarebbe stata, legata in qualche modo all’ex Tassorosso. Incapace di reggere anche a quello stress emotivo, il corpo della donna collassò, cadendo non a terra ma bensì tra le braccia forti di Demetri mentre il suo spirito restava come intrappolato nel limbo dei Veggenti, quel non luogo in cui le linee temporali si sovrappongono e si sfasano, permettendo a chi possedeva il Dono della Vista di poter scorgere brandelli del passato, del presente o del futuro. Una volta che il volto sparì intorno a lei fu buio e quiete, assenza di suoni e di sensazioni perché le uniche emozioni che vi avevano accesso erano quelle legate alle premonizioni. Non avvertì i padrini spostare il suo corpo e adagiarlo sulla chiase long né il formicolio degli incantesimi di controllo che Asher eseguì su di sé e inizialmente il suo cervello si rifiutò persino di registrare l’odore che persistente cercava di farsi strada nel suo corpo. Non voleva tornare indietro, non voleva dover affrontare le conseguenze di quello che aveva visto né di quello che l’avevano costretta a fare. Perché avrebbe dovuto? Chi c’era dall’altra parte ad attenderla?

Nessuno…

Quella singola parola riecheggiò dentro di lei, crudele, scivolandole addosso senza però ferirla e questo non fece altro che convincerla che restare lì sarebbe stata la soluzione migliore.

Su milaja annusa… Siamo troppo giovani per morire di crepacuore.

Torna da noi milaja… torna da noi…

La voce distorta di Demetri si insinuò tra le maglie dell’oblio che la stavano avviluppando subito seguita da quella di Asher, aprendole porte ai ricordi, quelli felici della sua adolescenza e quelli importanti della sua maturità. Lentamente l’oscurità si dileguò, piegandosi sotto la luce dei flash delle immagini dei volti sorridenti dei suoi padrini a cui si aggiunsero quelle di lei e Monique che pattinavano sul lago, prendevano il tè nell’ufficio di Incantesimi o chiacchieravano nei suoi alloggi. L’odore di zenzero e cannella si fece sempre più pungente fino a quando non saturò l’aria intorno a lei, costringendola a spalancare gli occhi e la bocca per incamerare ossigeno puro. Subito un bicchiere d’acqua fresca comparve sotto il suo naso, e mentre Demetri la sosteneva in modo da permetterle di sollevarsi a sedere Asher l’aiutava a bere.

Ba…sta gra…zie

Mormorò con voce roca e stentata, tentando inutilmente di sollevare una mano per allontanare il bicchiere mezzo vuoto dalla sua bocca. Si sentiva le membra pesanti e così, dopo essersi spostato di pochi centimetri, il braccio le ricadde pesantemente in grembo, portandola a socchiudere gli occhi. Si sentiva come se non dormisse né mangiasse da giorni quando invece erano appena trascorse ventiquattro ore da quando il suo mondo era andato sottosopra. Dischiuse leggermente gli occhi, posando lo sguardo sul volto teso dei due uomini che, da quando aveva undici anni, rappresentavano tutta la sua famiglia, il suo sostegno, il suo rifugio sicuro e si sentì in colpa per quello che aveva detto loro, ferendo volontariamente i loro sentimenti.

Mi… dispiace…

Sussurrò quindi, abbozzando un piccolo sorriso quando avvertì il peso di Idra sulle sue gambe: come se avesse avvertito il suo malore, il serpente l’aveva raggiunta, strisciando tra i pezzi di vetro disseminati sul pavimento.

Mnje dolga.
(Mi spiace.)


Sibilò anche a lei, racchiudendo in quelle due semplici parola pronunciate con una stanchezza infinita, una marea di significati.

Ja snajo… nicjevò problema… seichas govorit snimi.
( Lo so… non ci sono problemi… adesso parla con loro.)


Le sibilò di rimando il suo famiglio, posando la testa sul suo stomaco vicino alla mano destra mentre le spire posteriori si trovavano adagiate sulla chaise long per evitare di pesarle troppo.

Milaja cos’è accaduto?


Alla domanda di Asher seguì una lunga pausa di silenzio, rotta solo da un altro sospiro da parte della donna, più greve del primo. Inclinò quindi la testa verso sinistra e posare la tempia sul muro, giovando così almeno in parte della frescura della parete. Ora che era priva della sua rabbia e il senso di colpa aveva preso il posto della sua determinazione non sapeva più da che parte iniziare.

Come hanno fatto a piegare la tua volontà?

Cosa ti hanno spinto a fare?

Si umettò le labbra con la lingua, mentre le domande che i due uomini le avevano rivolto riemergevano dai meandri della sua mente, come se volessero darle una mano, un punto da cui iniziare.

Lo sai che noi non ti giudichiamo e che siamo pronti a fare qualsiasi cosa per te.

Anche Oblivarmi?

Fu un soffio il suo, un mormorio lieve pronunciato con tanta rassegnazione che era difficile accettare che a parlare era stata la stessa donna combattiva e furente che poco prima aveva mandato in frantumi ogni oggetto di vetro della stanza. Non era quello ciò che intendeva rivelare loro, non voleva metterli a conoscenza dei suoi pensieri più reconditi, di quel suo piano di riserva che era decisa a mettere in atto se le cose si fosse votate al peggio ma per quanto si pentì subito di esserselo fatto sfuggire non poteva rimangiarselo, solo provare a fare altre rivelazioni schioccante che avrebbero fatto passare in secondo piano quella richiesta fuori luogo.

Non so chi mi abbia manipolato e speravo che il come avesse fatto potesse essere voi a dirmelo – esordì quindi, con voce un tantino più elevata, fissando i suoi occhi spenti in quelli vivi di Demetri, annotando distrattamente come quella era forse la prima volta in vita sua che riusciva a leggervi chiaramente quali fossero i sentimenti che albergavano nell’animo del Pozionista. No, non voleva mettere da parte Asher ma era convinta di essere stata vittima di un qualche incantesimo oscuro e in questo campo, per lei, Demetri era il massimo esperto – Per quanto riguarda ciò che mi hanno costretto a fare…

Si fermò, la punta della lingua saettò nuovamente a inumidirle le labbra tanto che Asher le porse nuovamente il bicchiere per permetterle di bere un altro sorso d’acqua. Stava prendendo tempo, lo sapeva, ma sapeva anche che non avrebbe potuto evitare per sempre l’argomento. Dopotutto era andata da loro per chiedere aiuto e non poteva pretendere di ottenerlo senza rivelare loro tutti i dettagli, per quanto scabrosi fossero.

Ho fatto entrare un uomo che non conosco nei miei alloggi a Hogwarts e me lo sono portato a letto senza batter ciglio e quando Lucas… - si fermò di nuovo, spostando lo sguardo verso il fondo della stanza, incapace di sostenere il loro sguardo – quando Lucas è entrato nella stanza non mi sono fermata… l’ho guardato e ho continuato… a scopare… poi… il tipo se ne è andato e io ho fatto una doccia e mi sono messa a dormire. Solo stamattina, quando mi sono svegliata mi sono resa conto di quello… di quello…

Non riuscì a terminare la frase, i singhiozzi che le scuotevano le spalle, gli occhi serrati per trattenere le lacrime e la mano destra che accarezzava automaticamente le spire di idra per cercare di trarre dal suo famiglio la freddezza necessaria per recuperare un minimo di calma. Un singhiozzo più forte degli altri le sfuggì dalle labbra quando avvertì delle braccia forti avvolgerle le spalle e con tocco deciso, costringerla a staccare la testa dal muro per posarla sull’incavo del collo. Inalò a fondo il profumo di spezie così tipico di Demetri, senza soffermarsi su un odore nuovo, più acre, che non aveva mai sentito prima, accentando con gratitudine quella manifestazione di affetto.

Non ricordo nulla di lui, capite? Non ricordo chi sia, come sia fatto, che voce abbia, dove l’ho incontrato… Non ricordo di averlo fatto al Castello ma solo nella mia stanza… Era stata una giornata così normale fino all’ora di cena…- iniziò a ricordare, la voce più ferma anche se ancora bassa, il capo voltato in modo da rendere possibile anche ad Asher di sentirla, ma senza lasciare il calore confortante di Demetri – Avevo promesso a Idra di portarla fuori dopo cena e invece… l’ho dimenticata in ufficio da sola fino al mattino dopo… e Lucas… non lo avrei mai tradito… mai… è tutta la mia vita – avvertì la tensione attraversare il corpo del padrino a quella affermazione e attesa di sentirlo scoppiare in una delle sue solite frecciatine acide e solo quando le fu chiaro che Demetri non avrebbe ribattuto nulla, continuò – e invece… non solo l’ho fatto… ma non mi sono fermata quando è arrivato… e soprattutto… la mia testa mi dice che volevo farlo… c’è questa dannata vocina qui – e a fatica sollevò una mano per picchiettarsi la tempia libera – che continua a ripetermi che volevo volevo volevo…. Ma io sono certa che è una bugia… il mio cuore straziato dal dolore mi dice che è una bugia, il vuoto che sento ora che lui non è più accanto a me mi dice che è una bugia…

A ogni parola l’ansia e l’agitazione montavano in lei fino a spingerla a divincolarsi dall’abbraccio protettivo di Demetri, scuotendo la testa con forza come a voler scacciare quella voce persistente.

Cosa mi hanno fatto… ditemi cosa mi hanno fatto… perché io non lo so proprio…
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Tisifone
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