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Riva del Lago

Messaggioda Lindë » 20/03/2013, 13:10

Sapeva di aver rovinato un momento perfetto.
Sapeva che forse così l'avrebbe fatto preoccupare.
Ma come altro avrebbe mai potuto reagire?
Come avrebbe mai potuto nascondergli una cosa così importante?
Sarebbe dovuta stare via per un anno, e pur tornando a scuola di tanto in tanto, sarebbe stata lontana a lungo.
Irvyne aveva il diritto di sapere.
Lindë ne era consapevole.
Per questo aveva parlato.
Aveva accettato, perché lo amava.
Aveva accettato perché non avrebbe voluto passare la vita con nessun altro.
Ma lui doveva conoscere la verità, fino in fondo.
E poi, se l'avesse voluto, allora si sarebbero sposati.
Perché era certa che i suoi sentimenti non sarebbero cambiati per lui, mai.
Perché lui le aveva fatto battere il cuore.
Perché lui era perfetto per lei, e ne era convinta.
Lo osservò mentre si alzava in piedi, cercando di leggere il suo viso.
Non sembrava confuso. Non sembrava offeso. Non sembrava nemmeno curioso.
Non riusciva a capirlo.
Sentì le sue mani sulle guance, e quel contatto la fece sospirare dolcemente.
Sentì le sue labbra sul naso, e quel contatto la fece sorridere appena.
Sentì il suo respiro sulle labbra, e quel contatto la fece fremere in profondità.
E sentì le sue braccia sotto le gambe, e quel contatto le fece spalancare gli occhi con aria sorpresa.
Schiuse le labbra per dire qualcosa, ma il cenno di lui glielo impedì.
Si zittì, stringendosi appena di più ad Irvyne, cercando di capire cosa avesse in mente.
Poi, iniziarono a scivolare nel Lago.
I vestiti si sarebbero bagnati, forse anche i lunghi capelli di lei.
Ma aveva importanza?
Era forse un problema, per Lindë? Si rispose da sola, scuotendo il capo e lasciandolo fare.
Arrivarono fino al punto nel quale, l'anno prima, era cominciato tutto.
Se lo ricordava bene, come se fosse ieri.
Un anno, tra loro, era volato.
Sarebbe stato nuovamente così?

Non aver paura.
Fidati del mio amore per te.
Dimmi tutto ciò che adombra la felicità nel tuo cuore...


La voce di Irvyne era, come sempre calda e avvolgente.
Una delle più belle, forse la più bella, che Lindë avesse mai sentito.
Si prese qualche secondo, perdendosi nei suoi occhi.
Lo amava, anche se spesso faceva fatica ad esprimerlo.
Lo trovava così bello, così dolce, così perfetto per sé.
Lasciarlo andare, anche solo per un anno, sarebbe stata la cosa più difficile del mondo.

... devo partire.

Mormorò dunque la donna, dopo alcuni istanti.
Lo sguardo era fermo nel suo, e il corpo non accennava a scostarsi da quello dell'altro.
Quasi come se avesse paura di farlo.

Devo assentarmi da scuola per un anno.
Devo lasciare Londra, per spostarmi in un posto segreto.
E lo devo fare perché...


Si fermò un momento, incerta.
Non era mai stata brava ad indorare le pillole.
Tempo prima nemmeno ci sarebbe stato il bisogno di farlo, perché non avrebbe dovuto dare spiegazioni a nessuno.
Meglio essere se stessa, dunque, fino in fondo.

... perché la Gilda Terran esiste, Irvyne, non è una semplice leggenda.
Ed io sono la sua nuova Guida.
Sono la Terran Verdigris, la Sempreverde.
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Messaggioda Irvyne » 29/03/2013, 0:32

... devo partire.

Un fulmine a ciel sereno, ecco cosa fu, e lo colpì in pieno, senza nemmeno il tempo di provare a reagire.
La ragazza proseguì ancora, forse sentendo l'esigenza di dire tutto quanto in modo svelto, per non trattenere per troppo tempo il segreto.
L'uomo sbatté le palpebre perplesso e colto alla sprovvista, facendo interrompere il flusso della saliva in gola, come anche dell'ossigeno.
Trattenne il fiato, non disse nulla, la lasciò proseguire.

Devo assentarmi da scuola per un anno.
Devo lasciare Londra, per spostarmi in un posto segreto.
E lo devo fare perché...


Questa volta invece, seppur la botta si rivelò più forte, venne disposta con un lieve silenzio successivo.
L'Erbologa dopo aver fatto presente il lasso di tempo che sarebbe intercorso tra la sua partenza e il suo ritorno, si fermò, cercando le parole adatte.
Lindë in quell'istante apparve quasi combattuta interiormente, ma Irvyne, seppur molto scosso dalla duplice notizia a catena, non si sognò affatto di allontanarsi da lei o privarla del suo calore, anzi, le stette più vicino, provando a guardarla ancora, con tutta l'intenzione di invitarla a finire quel pensiero iniziato, poiché ormai ci si trovava in mezzo e non poteva bloccarsi, vista la meta vicina.

... perché la Gilda Terran esiste, Irvyne, non è una semplice leggenda.
Ed io sono la sua nuova Guida.
Sono la Terran Verdigris, la Sempreverde.


Bene, ok, fermi tutti e un attimo di attenzione, prego.
Irvyne scosse il capo con una tale incredulità da non sembrare nemmeno lui.
Ricevere una informazione del genere così, di potenza raggelante, non se lo aspettava proprio per niente.
Si, forse c'era stato qualche particolare sentore, sopratutto durante quella volta quando lei andò nel suo ufficio, sei mesi prima.
Ma da allora, no, da allora più nulla li aveva interrotti, disturbati, niente l'aveva fatta tornare sui suoi passi di incertezza e stato di trance.
La Gilda Terran, la Gilda che faceva capo a quella stella lontana, al centro delle altre due, Acuan e Ignis.
Possibile davvero? E possibile che lui avesse sul serio di fronte quella persona designata?
Quella che le carte definivano come "Titano"?
Lei dunque era il Titano della Terra, colui che avrebbe avuto un peso definitivo nelle sorti di un tempo, di un giorno, di un futuro ancora non preciso?
Deglutì con tanto rumore da far quasi vibrare la superficie del lago vicino a loro, continuando a fissare la fidanzata non tanto come una persona normale ma come una specie di... Non sapeva bene nemmeno lui... Semi-Divinità?

Non è una... Leggenda?
Cioè stai dicendo che esiste davvero?
E tu ne saresti... Il Capo?


Si, aveva necessariamente bisogno di ulteriori conferme.
Non lasciava la presa sul suo corpo nemmeno a ferirlo a morte, quello era scontato, ma di sicuro era diminuita la forza nel trattenerla.
Ovvio, in fondo la fibra muscolare per la notizia aveva risentito dello shock e quindi si era un poco rilassata, ma lei era sempre lì, in braccio a lui, e guai a togliergliela di dosso, sapendo per altro ora che ben presto se ne sarebbe andata via per un periodo così lungo.
Il primo istinto che giunse poco dopo all'uomo?
Beh, non è difficile intuirlo, ma forse più difficile è comprenderlo.
La baciò.
Un bacio dolce, ma così forte, così sofferto, così intenso che sembrava quasi che la stesse baciando per la prima volta.
Il bacio che sentiva sulle labbra il sapore di un Arrivederci molto lontano, molto in là col tempo, con la speranza che molte delle cose appena dette dalla ragazza non fossero vere, come il famoso anno di distacco.
Quando le loro labbra si separarono, la professoressa Vilvarin poté notare senza dubbio, gli occhi dell'uomo lucidi di lacrime silenziose.

Io ho sempre pensato che fossi Speciale...

Come secondo istinti, la mano vicina alla testa prese ad accarezzarla, come si fa ad una bambola di seta, mentre le sue labbra davano ancora baci sulla fronte, sul nasino, sulle guance della promessa sposa.
Non era scosso più di tanto, o forse lo nascondeva bene, ma la cosa certa era che spesso e volentieri le lacrime colavano dai suoi occhi scendendo fino al lago amalgamandosi ad esso.
Non si poteva comprendere così, su due piedi, se fossero lacrime di gioia, dolore, paura o altro, piangeva e basta e tutto quello che riusciva a fare era darle tutte le maggiori attenzioni possibili che un uomo può dare alla sua donna, traboccante d'amore per lei.

E pensavi davvero che io per questo...
Che io per il tuo destino avrei revocato la mia proposta?
... Tu promettimi che tornerai, ed io ti prometto che aspetterò, Melodia del mio Cuore.


Si fermò solo pochi secondi per guardarla dritto negli occhi, come si fa quando si vede qualcosa di così prezioso e di apparentemente così fragile che si ha timore di sfiorarlo perché potrebbe rompersi da un momento all'altro.
Per lui, la ragazza era così, qualcosa di delicato, puro, dolcissimo e meraviglioso, dal sapore di mille mieli e dall'odore di mille fiori.
Il respiro era lento, calmo, mentre gli occhi prima lucidi tornavano più nitidi e focalizzati su di lei, mentre le braccia acquisivano ancora una volta la forza e sostenevano il peso piuma di quel corpo così bello, attraente ed eccitante, l'unico adorabile per lui, per la sua mente e i suoi desideri.
Poi, grazie all'aiuto dell'acqua che cullava i suoi movimenti e rendeva lo spostamento più semplice, Irvyne cercò di far mettere Lindë con le gambe incrociate dietro la sua schiena e le braccia intorno al suo collo, petto contro petto, viso davanti a viso.
Questa volta il bacio che le diede fu molto più maturo, molto più virile e molto più passionale, cercando con la propria lingua quella di lei, chiudendo gli occhi con tutto l'intento di farsi trasportare dalla sensualità per alcuni secondi perfetti e solitari.
Quando quel bacio terminò con lentezza, con le labbra che si allontanavano ancora umide della saliva altrui, la voce del docente di Astronomia si fece più bassa, più graffiante e probabilmente diversa dal solito modo con il quale lei era abituata a sentirlo, adornata comunque dalla stessa intramontabile dolcezza e morbidezza che si leggeva chiaramente nei suoi occhi scuri.

Dopo mi racconterai tutto, dopo penseremo a tutto, dopo ci soffermeremo su ogni cosa...
... Ma adesso... Lin... Vuoi fare l'amore con me... Qui, adesso?
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Messaggioda Lindë » 29/03/2013, 14:08

Aveva parlato senza filtri, come sempre.
Probabilmente aveva anche fatto prendere un colpo ad Irvyne.
Ma non era capace di indorare le pillole. Nè di girare intorno al nocciolo della questione.
Non ce la faceva proprio, era più forte di lei.
Ed ora che Lindë aveva parlato, lo fissava con una punta d'ansia negli occhi.
Le avrebbe creduto?
Si sarebbe spaventato?
Avrebbe fatto meglio a non raccontargli nulla?
Era stata troppo avventata ed istintiva?
Aveva messo a rischio la loro relazione, così importante per lei, anche se non lo dava a vedere facilmente?
Lo osservava, in silenzio.
Cercava di cogliere ogni sfumatura del suo volto, per carpirne le emozioni.
Avrebbe voluto essere in grado di mostrare le proprie, come lui faceva di solito.
Sarebbe bastato un anno tra i Terran, per cambiare?
E lui l'avrebbe accettata comunque? Avrebbe preferito una versione più sorridente di sé?
Lo fissò mentre scuoteva il capo, e deglutiva sonoramente.
Sembrava incredulo, e come dargli torto?
Ma l'avrebbe voluta accanto a sé, dopo una notizia del genere? O sarebbe stato troppo da digerire?
Lo studiava, sempre silenziosa.
Cercava di capire cosa pensasse, cosa provasse, aspettando di ascoltare la sua voce.

Non è una... Leggenda?
Cioè stai dicendo che esiste davvero?
E tu ne saresti... Il Capo?


Sì.
Sono stata con loro per diverso tempo, ma non lo rammento.
Ed ora che il Sempreverde mio predecessore è morto... tocca a me.
Lui mi ha designata.


Così le aveva detto Raiden, perlomeno.
Lei ricordava poco, solo un piccolo sprazzo del suo rapporto con lui.
Ma tanto le bastava per sentire che di lui si poteva fidare.
Per questo aveva accettato di affidarsi alla sua persona.
Per questo aveva accettato di lasciare la scuola per un anno.
Per questo aveva accettato di allontanarsi dall'uomo che amava.
Aveva bisogno di ritrovare se stessa, e la Terra dentro di sé.
E finché rimaneva ad Hogwarts, ciò non sarebbe stato possibile.
Ma ancora non sapeva cosa ne pensasse lui: Irvyne l'avrebbe accettato oppure no?
Poteva ancora volerla con sé, lei già così complicata anche senza la Gilda Terran di mezzo?
Quando la sua bocca, s'impossessò della propria, Lindë pensò che non esisteva contatto più bello.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare a quel contatto profondo, intenso, come se già la stesse salutando, come se già dovesse partire.
Quando li riaprì, lo sguardo chiaro dell'Erbologa si posò su di lui.
E quando accadde, un velo di preoccupazione lo adombrò, perché quello del compagno era velato di lacrime.

Io ho sempre pensato che fossi Speciale...

Anche tu lo sei.

Mormorò la donna, godendosi quelle coccole.
Carezze, baci leggeri, delicati.
Non riusciva a capire cosa Irvyne provasse, e questo era frustrante, per lei.
Ma non si sentiva speciale, non come lui la intendeva, perlomeno.
Si sentiva solo molto, molto fortunata, perché la Terra aveva scelto la sua persona, tra tutte.
Non era obbligata a farlo.
Ma così era stato.
Questo la rendeva diversa, dagli altri.
Ma non migliore. Né speciale.
Nella sua personalissima ottica, Irvyne, con la sua dolcezza, la sua premura e la sua forza, era molto più speciale di lei.

E pensavi davvero che io per questo...
Che io per il tuo destino avrei revocato la mia proposta?


Non rispose a quella domanda.
Si limitò ad annuire leggermente.
Forse anche un po' imbarazzata, poiché si sentiva piuttosto sciocca.

... Tu promettimi che tornerai, ed io ti prometto che aspetterò, Melodia del mio Cuore.

Quelle parole ebbero il potere di scuoterla.
Di farla fremere dentro.
Lo sguardo di Lindë si fece lucido.
Il cuore prese a batterle più forte nel petto.
Era qualcosa di indescrivibile e bellissimo al tempo stesso.
La voleva ancora.
La voleva sempre.
L'avrebbe aspettata. Bastava solo che lei lo volesse.
E voleva.

Tornerò.

Soffiò l'Erbologa, lasciandosi guidare dai movimenti di Irvyne.
Incrociò le braccia intorno al suo collo, e le gambe intorno ai suoi fianchi.
Socchiuse gli occhi, ed accolse quel bacio con un sospiro.
Un bacio adulto, maturo, consapevole.
Le bocche schiuse e le lingue che danzavano insieme, senza preoccuparsi di nulla.
Non sentiva nemmeno più freddo, ormai.
Come se anche l'acqua avesse concesso loro una tregua.
Si scostarono lentamente, dopo alcuni secondi.
Lindë riaprì gli occhi, incrociando lo sguardo del compagno.
Sembrava diverso.
Ed anche la sua voce, poco dopo, era diversa: più calda, più virile, più eccitata forse.
Ma sempre dolce, nel modo di fare e di avanzare la richiesta più bella del mondo.

Dopo mi racconterai tutto, dopo penseremo a tutto, dopo ci soffermeremo su ogni cosa...
... Ma adesso... Lin... Vuoi fare l'amore con me... Qui, adesso?


Fare l'amore in mezzo al Lago.
Tutti avrebbero potuto vederli.
Chiunque avebbe potuto rimanere scandalizzato dal trovarli lì.
Eppure non le importava niente.
Quel momento era solo loro.
Quel momento era dedicato all'amore.
Annuì lentamente, avvicinandosi alla bocca dell'uomo.
Fu lei a baciarla per prima, questa volta, e a schiudere le labbra.
Chiuse gli occhi, e non pensò più a niente.
Si lasciò andare.

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Messaggioda Irvyne » 01/04/2013, 16:51

Così, non era una leggenda, non era un racconto e i suoi studi, forse potevano essere completati.
Non che in quel momento lui stesse pensando agli studi, no, per nulla, ma di certo dentro di se una parte di quella felicità era sorta da poco.
Irvyne per tanto tempo aveva ammirato le stelle e, seppur stesse osservando quelle tre particolari stelle da meno tempo che tutte le altre, se ne era innamorato, rimanendo estasiato non solo dalla loro bellezza ma anche dalla potenziale energia che emanavano.
Ora, che era venuto a conoscenza del fatto che determinati astri forse rappresentavano qualcosa di davvero mistico e quasi religioso nella vita dei maghi e nello scorrere delle ere e dei secoli del mondo, tutto appariva carico di una verità nuova, tutta da scoprire, nella quale immergersi e nella quale respirare un continuo vento di sapere, accrescimento dell'anima e amore per la volta celeste.

Sì.
Sono stata con loro per diverso tempo, ma non lo rammento.
Ed ora che il Sempreverde mio predecessore è morto... tocca a me.
Lui mi ha designata.


Tu parli con la Natura ed ella ti ascolta.
Chiunque sia stato questo predecessore, immagino che in te abbia riconosciuto da subito questa dote...


Non la definì con il termine "essa", ma "ella", e quelli erano quei pochi modi per far capire alla ragazza quanto ci tenesse al suo mondo.
Il docente di Astronomia giudicava le piante, la natura, il verde, come una persona, non come un oggetto o qualcosa di inanimato.
Lei questo lo poteva capire, sapere, intuire, tanto gli bastava, non serviva sottolinearlo ulteriormente.
Più di una volta l'uomo aveva dato la prova di voler essere vicino al mondo di lei attraverso dei piccoli gesti, come coltivare una pianta dentro il proprio ufficio, prendendosene cura dandole acqua fresca e concime sempre nutriente, oppure portandola a qualche mostra di botanica in giro per il mondo, facendo attenzione a capitare nei giorni di minor affluenza di gente per non farla sentire a disagio.
Niente di esagerato, ma per lui, Lindë era il mondo, l'amore, il punto di arrivo di ogni sua emozione, per questo ciò che per lei era infinitamente importante, acquistava valore in particolar modo anche per lui.
La amava, la voleva sposare, perché lei era tutto ciò che voleva, tutto ciò che desiderava.
Lei era Speciale.

Anche tu lo sei.

Sei tu che mi rendi Speciale, senza di te sarei uguale a chiunque...
... Sei tu che fai la differenza nella mia anima.


Come sempre, dolce con lei, romantico, ma sempre e comunque sincero.
Non una sola parola rivolta alla ragazza veniva espressa così, tanto per dire.
Irvyne non avrebbe mai raccontato bugie ad un suo solo singolo studente, figurarsi alla ragazza che amava più di se stesso.
Da quando la conobbe, sentiva di essere cambiato, sentiva di aver raggiunto un gradi di perfezione suprema ed assoluta.
Non sapeva il perché, forse nemmeno gli interessava, a tutti gli effetti perché dover conoscere forzatamente il motivo della felicità scaturita da qualcuno, quando bastava che essa ci fosse, che essa ti riempisse il cuore di gioia e di speranza, ti completasse?
Fece voltare la giovane e splendida Erbologa, avvicinandola ancor più a se, mentre le faceva presente che l'avrebbe aspettata, se solo lei glielo avesse chiesto, assicurandogli che presto avrebbe avuto luogo il ritorno, e così ella fece, non perdendosi nemmeno un secondo nel pensarci.

Tornerò.

Allora sarà l'anno che trascorrerà più in fretta che mai, te lo assicuro!

Le sorrise amabilmente, con quella piccola nota di malinconia che denotava quanto dentro di se fosse triste per la partenza della ragazza.
Irvyne però era un uomo incapace di far sentire in colpa le persone, sopratutto perché capiva che già per lei era difficile allontanarsi, figuriamoci con il pensiero addosso dell'ulteriore sofferenza del partner.
No, bisognava avere speranza e forze d'animo, aspettando che i giorni passassero, in fondo, cos'era un anno rispetto ad una intera vita insieme?
Lei aveva acconsentito a sposarlo, quindi, solo 365 giorni di lontananza e subito dopo... L'eternità.
Assaporò ancora una volta le sue labbra, mentre la stringeva a se così forte da volerle impedire di staccarsi un solo secondo, mentre più il corpo sinuoso di lei gli stava avvinghiato, più com'era giusto che fosse, la sua eccitazione per l'atto che avrebbe voluto portare a compimento, saliva ed era percepibile effettivamente anche dalla stessa professoressa.
La dolce Capo Gilda non volle sottrarsi a quel desiderio e a quella richiesta, forse necessitando anche lei un atto simile, a fronte di una lunga partenza, a fronte dei sentimenti che provavano l'un l'altro, a fronte della gioia di potersi unire con qualcuno che aveva raggiunto così tanta importanza per lei.
Per questo annuì, volendo permettersi ancora un altro bacio e un altro ancora, sapendo che soltanto poi avrebbero parlato di tutto, avrebbero affrontato per bene l'argomento e molte cose sarebbero apparse più chiare e ben definite.
Adesso era solamente il momento di vivere l'attimo e lasciare che l'acqua cullasse i loro sensi e le loro emozioni.

... Ti amo... Lin...



LOVE'S POST


[yt]http://www.youtube.com/watch?v=AEUxPM5ydEo[/yt]

[newsgoth]Oh, my love, my darling
I've hungered for your touch
A long, lonely time


And time goes by so slowly
And time can do so much
Are you still mine?


I need your love
I need your love
God speed your love to me!


Lonely rivers flow
To the sea, to the sea
To the open arms of the sea


Lonely rivers sigh
"Wait for me, wait for me"
I'll be coming home, wait for me!


Oh, my love, my darling
I've hungered, hungered for your touch
A long, lonely time


And time goes by so slowly
And time can do so much
Are you still mine?


I need your love
I need your love
God speed your love to me!
[/newsgoth]



{ END }
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Messaggioda Artemisia » 15/04/2013, 21:12

Sabato 17,15

La brezza che emanava il lago le soffiava dolcemente in viso. Aveva concluso da poco la sua audizione per il coro scolastico ed era entusiasta del suo esito.
La signorina Vireau alla fine della prova le aveva fatto comparire una spilletta a forma di chiave di violino sulla divisa e le aveva fatto le congratulazioni per essere entrata a far parte del coro.
Sorrise felice mentre camminava sulla riva del lago.
Aveva voglia di festeggiare, di urlare dalla gioia a quell'avvenimento. Finalmente avrebbe potuto farsi un sacco di amici e così non si sarebbe mai più sentita sola.
Un grosso masso si stagliava in fronte a lei. Silenziosamente vi si arrampicò sopra e vi si sdraiò, non curandosi di stropicciare tutta la sua divisa. Nulla le importava in quel gioioso pomeriggio
e chissenefrega di questo! il signorino Alvarès lo vedrà quando io avrò finito di analizzarlo
pensò tra sè e sè alzando verso l'alto uno spartito musicale.
La direttrice artista del coro glielo aveva dato per consegnarlo a Jorge, ma a lei non interessava. L'avrebbe rivisto solo e quando se la ragazzina avesse avuto voglia di portarglielo.
Buttò a terra la tracolla e i fogli di pergamena del delfinoazzurro.
Non si curò nemmeno di guardare che fine facessero da quanto si stava rilassando.
Ormai quel pomeriggio non poteva guastarglielo nessuno.
Coccolata dalla brezza cominciò a sentire gli occhi pesanti, così tra uno sbadiglio e l'altro si addormentò, sperando di svegliarsi in tempo per la cena
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Messaggioda Jorge » 17/04/2013, 15:15

[Sabato 18.30]


Un segugio babbano, ecco come si sentiva Jorge in quel momento e considerato l'odio che provava nei confronti dei canidi quel paragone non contribuiva per nulla ad attenuare il suo malumore che non faceva altro che crescere di minuto in minuto. E pensare che meno di un'ora prima era il Delfino più sereno della scuola, seduto in Sala Grande a sgranocchiare biscotti e sfogliare il suo amato libro di Pozioni alla ricerca di qualche spunto interessante da porre alla Bennet.

Se non è neanche qui vado a mettere a soqquadro la Torre dei Corvi!

Pensò stringendo le mani a pugno mentre perlustrava la riva del Lago Nero alla ricerca di quella Keller a cui la Vireau aveva affidato il suo prezioso spartito musicale, quello che avrebbe dovuto studiare fin nei minimi dettagli per prepararsi alla sfida con la Cyprus. Quel nome non gli aveva detto nulla, mica poteva avere una mappa di tutte le ragazze di Hogwarts anche se ci stava lavorando, ma per fortuna non esistevano molte ragazzine con i capelli blu al Castello. E a dirla tutta anche i ragazzi scarseggiavano. Così aveva iniziato a girovagare per il Castello, seguendo indicazione frammezzate che raccoglieva a destra e a sinistra e che si erano rivelate un buco nell'acqua visto che ogni volta sembrava mancarla per un soffio.
Dopo aver fatto quasi mezzo giro del lago, Jorge finalmente intravide una figura sdraiata a terra e a giudicare dalla chioma mossa dal vento era anche la Corvetta che cercava. Fece quindi qualche passo nella sua direzione per poi fermarsi di botto, quasi pietrificato vedendo dei fogli bianchi che, ondeggiando a due/tre metri da terra, il vento stava sospingendo verso le acqua ancora fredde del lago.

Spero per te che quelli non siano i miei spartiti.

Tuonò quindi con una voce minacciosa e tagliente che poche volte aveva usato lì al Castello, gli occhi ridotti a due fessure che sembravano sprizzare lampi di rabbia e odio puro. La Vireau gli avrebbe fatto la pelle se fosse accaduto qualcosa a quegli spartiti e sopratutto non avrebbe mai creduto alla sua innocenza.

Ti consiglio di riprenderli tutti... adesso... prima che sia troppo tardi.

Si, le stava dando degli ordini e si sperava che Artemisia li avrebbe eseguiti in fretta perchè ormai la pazienza del delfino era agli sgoccioli.
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Jorge
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Messaggioda Artemisia » 18/04/2013, 18:44

Sognava di canti soavi, di sirene.
Era avvolta in una bolla di sapone e aveva una lunga coda squamata d'oro.
Sorrideva ai pesci, mentre intonava loro una dolce melodia
Avvistava un galeone pirata nascosto tra gli scogli ricoperti di corallo.
Si avvicinava e trovava uno scrigno pieno di componenti alchemici.
Un tritone le veniva in contro chiedendole di divenire la sua sposa.
Gli si avvicinava....................

Quando si sveglio di soprassaltò sentendo qualcuno parlare, e dal tono sembrava qualcuno decisamente arrabbiato.
Spero per te che quelli non siano i miei spartiti.
Cadde dalla pietra sulla quale stava sonnecchiando,alzando lo sguardo per capire chi stava gridando contro di lei.
Un'idea se l'era fatta visto che l'unico ragazzino al quale doveva portare degli spartiti era il delfino Alvarès.
Poi perchè chiederle dei suoi spartiti, quando li aveva poggiati con cura sulla sua tracolla nera.
A ginocchioni tastò la tracolla. Sul suo viso un'epressione terrorizzata.
caspiterina...sono morta
pensò mentre con gli occhi scrutava tutto intorno a sè per vedere dove erano finite quelle pergamene.
Quando le individuò era quasi troppo tardi.
Ne notò volare lente verso la riva del lago, erano quasi arrivate a sfiorare la superficie dell'acqua.
GIAMMAI
quella parola risuonò nella mente della corvetta mentre si alzava e sprintava lesta a prendere quegli spartiti.
Jorge stava immobile a guardarla e nel frattempo le urlava contro
Ti consiglio di riprenderli tutti... adesso... prima che sia troppo tardi.
Corse più veloce possibile, per quelle che erano le sue scarse qualità atletiche.
Sempre in corsa si chinò prendere le pergamene svolazzanti e cadde rovinosamente sulle ginocchia inciampando su un sasso.
Disse qualcosa in tedesco, probabilmente qualcosa che alle orecchie del delfino suonò come qualcosa che una signorina per bene non avrebbe mai detto.
Volò a terra, a pochissimi centimetri dall'acqua gridando
Salve!!!!! sono Salve!!!!!!!!!!!!
rimase a terra dolorante
Scusa...volevo studiarle per poter cantare su di esse....non volevo che succedesse questo
il ginocchio destro le sanguinava per la ferita.
Strizzò gli occhi per trattenere le lacrime dal dolore. Voleva apparire forte agli occhi del suo compagno
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Messaggioda Jorge » 23/04/2013, 21:24

Alla fine l’aveva trovata, sdraiata in riva al lago, incurante del fatto che i suoi spartiti stessero volteggiando in aria diretti verso il Lago Nero. Non si prese la briga di salutarla, né di parlarle in maniera gentile, anzi per come si sentiva doveva solo ringraziare di essere una femmina perché le mani gli prudevano dalla voglia di picchiare qualcuno. Si sentiva sfigato, immensamente sfigato, visto che qualsiasi cosa lo riguardava, anche solo entrare in possesso di innocue pergamene sembravano trasformarsi in guai di proporzioni ingenti. Rimase in piedi a fissare la ragazzina con astio, non mostrando neanche un pizzico di compassione per lei quando cadde dal masso su cui era sdraiata, anzi arrivando a minacciarla di terribili conseguenze nel caso fosse accaduto qualcosa, qualsiasi cosa a quei fogli.

Però… che scatto!

Pensò quasi ammirato, mentre sul viso si ostinava a mantenere un’espressione accigliata, gli occhi socchiusi che seguivano passo passo ogni movimento di Artemisia per essere certo che recuperasse ogni singolo foglio. Non si mosse neanche quando inciampò in un sasso, sbucciandosi probabilmente un ginocchio [Intuito (P)=9] o almeno provocandosi una qualche ferita.

Ehi Coockie ma da dove vieni?

Le chiese quindi, usando il soprannome che aveva coniato per lei nelle ultime ore che aveva passato a cercare in giro per il Castello, un soprannome che derivava dal colore dei suoi capelli ma che faceva riferimento a un mostriciattolo peloso di una marca di biscotti babbani quindi non era detto che l’altra avrebbe compreso il nesso.

E soprattutto che ci facevi?

No, non era un insulto o almeno non era tale alle orecchie di Jorge, solo una domanda curiosa pronunciata con un tono nervoso perché da come erano suonate alle sue orecchie quelle parole strane difficilmente a casa la Corvetta doveva passare il tempo a presenziare balli di gala o altre stupidaggini da purosangue.

Salve!!!!! sono Salve!!!!!!!!!!!!

Si avvicinò a lei, chinandosi sulle gambe per giungere alla sua altezza, prendendo con attenzione i preziosi spartiti e mettendoli al sicuro nella propria borsa come se fossero state una reliquia.

Scusa...volevo studiarle per poter cantare su di esse....non volevo che succedesse questo

Potevi chiedermelo… potevi portarmele e chiedermelo… nel caso non lo sapessi sono io che devo studiarle, sono io che devo imparare a suonare queste note a occhi chiusi se voglio avere una sola, piccola, remota possibilità che la mia Capa prenda in considerazione l’idea di farmi accedere al provino per partecipare alla gara con le scuole americane e giapponesi.

Pronunciò le parole con attenzione, guardandola dritta negli occhi, i suoi che brillavano di rabbia repressa. Non era stata sua intenzione entrare nel coro ma adesso che era stato accettato avrebbe fatto di tutto pur di non sfigurare e rendere la sua mamma orgogliosa di lui.
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Messaggioda Artemisia » 02/05/2013, 20:11

Rimane a terra qualche secondo tenendosi il ginocchio dolorante.
Fa alcuni respiri profondi per trattenere e asciugarsi gli occhi.
Si rialza riaggiustandosi la gonnellina della divisa facendo qualche passetto zoppicante verso il ragazzino.
L'aspetto esteriore è fiero e duro per quella che è una ragazzetta di undici quasi dodici anni; mentre all'interno è impaurita dalla reazione del delfino.
Ehi Cookie ma da dove vieni?
le chiede Jorge.
stavo tornando dall'aula canto. Sai oggi ho avuto il provino per il coro!
sono passata qui dal lago per rilassarmi un poco

dice con una sincerità disaramante.
perchè mentire d'altronde? Che male c'è nel festeggiare l'entrata nel coro da sola? seduta in riva al lago ad ammirare il paesaggio?
In effetti la cosa era un po' squallida, però a lei piaceva così.
Potevi chiedermelo… potevi portarmele e chiedermelo… nel caso non lo sapessi sono io che devo studiarle, sono io che devo imparare a suonare queste note a occhi chiusi se voglio avere una sola, piccola, remota possibilità che la mia Capa prenda in considerazione l’idea di farmi accedere al provino per partecipare alla gara con le scuole americane e giapponesi
L'idea sua era proprio quella.
Voleva anche lei studiare uno spartito per partecipare alla gara con gli istituti giapponesi e americane
Sorrisee quasi felice a quelle parole e poi forse un po' dura, forse un po' arrogante gli disse
bhe anche io vorrei studiare uno sparito per quel provino...perchè non farlo insieme no?
accetti la sfida?

incrociò le braccia a quelle parole;sperando che il ragazzino accettasse quell'idea.
A vederlo sembrava molto sicuro di sè stesso ed era quello che ci voleva per lei. Ci voleva qualcuno come lei, che ostentasse sicurezza anche dove non c'èera
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Messaggioda Jorge » 16/05/2013, 8:05

Jorge rimase a osservare Artemisia mentre metteva a rischio la sua incolumità per impedire che le pergamene finissero nel Lago Nero, ascoltando curioso il suo modo di parlare. Non ne conosceva il significato, già imparare l’inglese per seguire le lezioni a Hogwarts era stato difficile per lui, ma il senso era abbastanza chiaro [Intuito (P)=9] e questo lo spinse a fare quella domanda all'apparenza chiara ma che la ragazza dovette fraintendere visto il modo in cui rispose.

Stavo tornando dall'aula canto. Sai oggi ho avuto il provino per il coro!
Sono passata qui dal lago per rilassarmi un poco.


Forse lei si aspettava che si congratulasse per il successo riscosso con la sua Capa, che era risaputo essere più esigente del solito quando si trattava di ammettere qualcuno nel coro, invece rimase in silenzio, sistemando le preziose pergamene nella sua borsa e incrociando le braccia sul petto, per poi sollevare il viso verso di lei e scrutarla per un paio di secondi.

Non volevo sapere dove eri stata negli ultimi minuti - precisò prima di tutto, ammorbidendo un po' la linea delle labbra in un sorrisetto sardonico - Ma da quale vicolo di mondo babbano vieni.

Il suo era un azzardo, nulla nella ragazza tradiva le sue origini, fatta esclusione per il blu dei capelli e i modi di fare terra terra, più simili ai suoi che a quelli di Lingua Argentata o della Menina. Non c'era alcun accenno di scherno nella sua voce ma solo curiosità anche se le parole usate avrebbe potuto spingere la primina a fraintenderlo e offendersi.

E poi tu questo lo chiami festeggiare? - aggiunse, allargando le braccia per indicare il posto stupendo ma privo di attrattive - Come minimo avresti dovuto organizzare un'abbuffata di dolci nella tua Sala Comune.

Che poi era quello che lui e Cappie avevano fatto quando anche lui era entrato nel coro, solo che per forza di cose si erano dovuto accontentare del portico della scuola. Finite le chiacchiere, Jorge rimproverò la Corvetta per il suo comportamento e lei, invece di mostrarsi dispiaciuta o almeno pentita, gli rivolse quello che per lui era un sorriso di sfida che gli fece inarcare le sopraciglia con fare perplesso.

Anche io vorrei studiare uno sparito per quel provino...perchè non farlo insieme no? Accetti la sfida?

Strafottente e anche un po' impudente. Così il delfino giudicò l'altra, qualità quelle che la rendevano troppo simile a lui per farlo davvero irritare. Storse in ogni caso la bocca per poi gettare la testa all'indietro e scoppiare a ridere di gusto.

Mi vuoi sfidare? - ripeté dopo una manciata di secondi, le spalle che continuavano a sobbalzare per il divertimento. No, non si sentiva superiore a nessuno nel campo musicale ma era certo nella sua arroganza che loro due svolgevano ruoli diversi nel coro. - Vedi ragazzina - continuò, lasciando scivolare le braccia lungo i fianchi e avvicinandosi a lei, se glielo avesse permesso, fino a sfiorare con il mantello i suoi abiti. Eventualmente vista l'esigua distanza, Artemisia avrebbe potuto scorgere nei suoi occhi un brillio divertito - al massimo io e te possiamo cooperare, sempre che la tua voce riesca a competere con le mie dita.

E così dicendo tentò di sfiorare con due dita la gola dell'altra. Probabilmente visto da fuori poteva sembrare goffo e stupido, con quell'atteggiamento da uomo vissuto che non era e quella sicurezza tutta maschile che non aveva, ma i modi di fare così "alla mano" della Corvetta lo stuzzicavano e così aveva deciso di provare a mettere in atto una qualche tattica di seduzione, se così poteva essere inteso quel suo strato comportamento, per vedere come le ragazze vi reagivano.
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