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Messaggioda Sandyon » 27/11/2012, 22:15

Io... voglio vivere l'avventura.
Voglio sfidare ogni giorno me stessa ed i miei limiti, scoprendo cosa sono capace di fare. Ho sempre pensato che un giorno avrei trovato la carriera che fa per me, e credo che grazie a lei ci sia riuscita...


Quella risposta già di per se era abbastanza eloquente, anzi, più che chiara.
Arianna non avrebbe dovuto nemmeno proseguire nel discorso, in fondo adesso era scontato le parole che sarebbero venute fuori successivamente.
Nonostante tutto però, forse per semplice bisogno di sperare che non fosse davvero così, Sandyon silenziosamente attese che fosse lei a dire apertamente quali erano le sue idee per il futuro e in quale modo lui l'avesse spinta verso un proprio percorso ormai deciso coscientemente.

Io voglio seguire le sue orme, Mentore...
... voglio diventare una Mercenaria, una combattente che ha la libertà di scegliere quali lavori svolgere e la possibilità continua di sfidare se stessa per migliorarsi ogni giorno di più.
E' questo ciò che voglio per il mio futuro.


Già, mai una volta che abbia sentori sbagliati.

Non è che ci volesse poi questo gran sesto senso eh...

Ti prego sta' zitto.

Buttò fuori un bel po' di respiro, convinto di non potersi mostrare troppo triste.
In teoria era una bellissima cosa da ascoltare, lei che voleva proseguire sulle orme del proprio Mentore, peccato che quella voglia, quel desiderio, erano stati condivisi già in passato da una persona con la quale le cose non erano andate molto bene.
Certo, c'era da dire che erano due casi completamente diversi, due persone completamente diverse, ma il terrore, quell'ombra che si avvinghiava attorno al suo cuore ogni volta che temeva di ritrovarsi un giorno con la Ricciardi ad odiarlo per qualche motivo, lo facevano contenere in quella gioia o in quella sensazione di puro orgoglio nell'esser divenuto per lei un esempio e un cardine della vita.
Rimase a fissarla negli occhi per molto tempo, non riuscendosi a decidere sul come agire, come parlare, come rivolgersi.
Poi, alla fine, scelse di seguire l'istinto, provando a dirle qualcosa non tanto con l'intento di scoraggiarla ma per comprendere quanto lontano fosse intenzionata ad andare un giorno.

Io ti allenavo in vista di una normale inclinazione al miglioramento, non certo pensando che tu volessi questo dalla vita.
In questo caso, cosa diresti se ti dicessi che con un'aspettativa del genere, gli allenamenti che stai effettuando adesso dovrebbero subire una variazione e diventare più pesanti?
Che quello che hai visto fino ad ora è un terzo del lavoro che dovresti fare per ricevere da me una preparazione come mercenario?
Sangue dalla bocca, respiro smorzato a metà giornata, muscoli indolenziti ogni fottutissimo mattino, lacrime o gemiti di dolore non accettati.
Non è uno scherzo, Arianna.
Cosa mi dici, mh?


Il suo tono non era solo serio quella volta, adesso assumeva molto più una inclinazione di forte determinazione.
Voleva farle capire che non scherzava affatto, che non esistevano giochetti o pietà nell'allenamento che avrebbe affrontato.
Non c'era nessuna volontà di spaventare o mostrare un qualcosa sotto una luce troppo pessimista.
Arianna Ricciardi non aveva ancora mai visto il vero allenamento indicato da Sandyon Vastnor e bisognava vedere se realmente avesse intenzione di portarlo avanti e di osservarlo, conscia che una volta cominciato non sarebbe più tornata indietro.
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Messaggioda Aryanne » 27/11/2012, 22:49

Aveva parlato senza pensare, seguita dall'istinto: eppure non si sarebbe mangiata alcuna parola di quelle pronunciate nemmeno se ne avesse avuto la possibilità; aveva parlato istintivamente, seguendo il moto dell'animo, ma aveva detto il vero.
Da quando era entrata ad Hogwarts non aveva mai seriamente pensato al proprio futuro, sicura che prima o poi qualcosa le sarebbe venuto in mente e rasserenata dal fatto che, tanto, la sua famiglia di soldi ne aveva moltissimi; ma da quando aveva conosciuto Sandyon, tutto era cambiato.
Aveva scoperto di essere forte, molto più di quanto pensasse: ogni giorno aveva provato sulla sua pelle il sentore del miglioramento, della sfida, e aveva scoperto di volere di più; mettersi in gioco, vincere le paure, superare i propri limiti... era questo ciò che voleva fare nella vita, come Vastnor prima di lei.
Per questo aveva parlato ascoltando il cuore, ed ora fissava il docente di Difesa come in attesa di una qualsiasi sua reazione: ne sarebbe stato contento? Spaventato? Scocciato? Pensava forse che lei non fosse minimamente all'altezza di quel sogno?
Arianna lo fissò a lungo negli occhi, stringendo appena i pugni per l'impazienza: se doveva scoppiare a riderle in faccia - metaforicamente s'intende - era meglio che lo facesse subito così la Draghessa si sarebbe tolta il pensiero.

Io ti allenavo in vista di una normale inclinazione al miglioramento, non certo pensando che tu volessi questo dalla vita.
In questo caso, cosa diresti se ti dicessi che con un'aspettativa del genere, gli allenamenti che stai effettuando adesso dovrebbero subire una variazione e diventare più pesanti?
Che quello che hai visto fino ad ora è un terzo del lavoro che dovresti fare per ricevere da me una preparazione come mercenario?
Sangue dalla bocca, respiro smorzato a metà giornata, muscoli indolenziti ogni fottutissimo mattino, lacrime o gemiti di dolore non accettati.


Nella sua mente si palesarono le immagini di ciò che lui stava descrivendo: allenamenti stremanti che l'avrebbero lasciata senza fiato, senza forze, prove a cui lui l'avrebbe sottoposta che l'avrebbero portata a piangere silenziosamente in camera sua o ad allenamento finito, perché sul campo d'addestramento non sarebbe stato possibile per lei lasciarsi andare come voleva.
Eppure non riusciva a sentire paura, terrore, ribrezzo all'idea di se stessa sporca, impolverata, sanguinante anche... perché in fondo a quelle immagini, vedeva lo sguardo del suo Mentore, fiero di lei; ed era l'immagine più bella del mondo.

Non è uno scherzo, Arianna.
Cosa mi dici, mh?


Voglio farlo, Mentore.
Voglio essere allenata da lei, e non m'importa quanto sarà dura. Una volta uscita da scuola, mi dedicherò completamente ai suoi insegnamenti. La prego, mi prenda come sua allieva.
Non la deluderò.
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Messaggioda Sandyon » 27/11/2012, 23:37

Voglio farlo, Mentore.
Voglio essere allenata da lei, e non m'importa quanto sarà dura. Una volta uscita da scuola, mi dedicherò completamente ai suoi insegnamenti. La prego, mi prenda come sua allieva.
Non la deluderò.


Indicativamente, non si aspettava una frase molto diversa da una ragazza come lei.
Arianna Ricciardi era una ragazza dotata non solo di grande coraggio, ma anche di grande determinazione.
Sandyon lo aveva capito fin dal primo giorno che l'aveva incontrata ed era altrettanto certo che adesso si trovava in una condizione di assoluta e grande differenza rispetto a quella studentessa del sesto anno con solo tanta faccia da schiaffi.
Adesso aveva raggiunto la consapevolezza di essere una ragazza ricca di prosperose caratteristiche in continuo aumento, una persona che aveva saputo sviluppare ampiamente il suo carattere fino a renderlo incline al proprio futuro lavoro, quindi versatile e ferreo.
Probabilmente da una parte, anzi, per un buon 80% lui oltre ad essere felice di quella sua scelta, era anche fin troppo consapevole che le carte in regola per diventare grande lei le possedeva tutte.
Per un solo istante gli venne l'assurda domanda in testa semmai un giorno avesse superato in bravura e tecnica Tyslion Asveras, il suo ex allievo, ma dovette ricacciare immediatamente quel quesito non tanto perché lo infastidiva anche solo nominare quell'uomo nella sua mente, ma quanto perché paragonarli o affiancarli nei suoi pensieri anche solo per un secondo lo faceva star male.
Lei non sarebbe stata mai e poi mai come lui, lei sarebbe stata migliore, lei avrebbe terminato il suo percorso... Lei, lei non l'avrebbe mai fatta soffrire, per alcun motivo, se non quelli che l'avrebbero condotta al miglioramento.
Annuì lentamente e non poté nascondere un mezzo sorriso sinceramente felice di quella risposta.
Si, lei era assolutamente l'allieva che avrebbe sempre voluto, l'allieva in grado di dimostrare grandi cose al mondo, la ragazza che un giorno sarebbe stata temuta da tutti e alla quale ogni altro mercenario si sarebbe inchinato per dichiararle completo rispetto.

Voglio che tu mi prometta... Che diventerai più capace e potente anche di me.
Che non smetterai mai di credere del tuo valore e nella tua importanza.
Che difenderai il tuo onore di fronte a chiunque vorrà eclissarlo, splendendo più di ogni altra stella del cielo.
Promettilo.


Non c'era solo il tono di un Mentore, di un padre, di una figura di riferimento... C'era il tono di un leader, c'era tutto un ordine, un invito a non smettere di ricordare che in primis lei era una sua allieva, una persona votata a fare quello che lui le avrebbe detto, nel bene o nel male, anche a costo di chiedersi più di una volta il perché dei suoi gesti o dei suoi metodi di allenamento senza però mai contestarli o rifiutarsi di effettuarli.
Si preparava per lei un grande momento di cambiamento, di transizione, dall'essere una studentessa a diventare una donna capace di mettere in ginocchio persone, maghi, eserciti, menti e corpi avversi, una nuova Arianna che sarebbe stata forgiata dall'esperienza e dal pugno d'acciaio di Sandyon Vastnor, ma probabilmente lei di questo era solamente felice e soddisfatta, adesso che era divenuta a tutti gli effetti una sua VERA apprendista.
L'uomo si mise in piedi, annuendo col capo fermamente, mentre tornava al proprio posto, sedendosi sulla poltrona di pelle nera, sospirando, assumendo di nuovo quell'aria da professore intaccabile e gelido, inavvicinabile, parlandole nuovamente come ogni volta, per non farle dimenticare che il loro rapporto comunque, pur essendo cambiato all'interno, non doveva essere modificato all'esterno.

Adesso va', Ricciardi, le lezioni sono iniziate da cinque minuti e il fatto che stavi con me non bloccherà la mia compagna dal lasciarti sul registro una nota di penalizzazione dovuta al ritardo.
Stasera hai serata libera.
Goditela, sarà la tua ultima.


Si, era necessario che lei proseguisse la sua normale vita studentesca adesso, più che altro perché anche lui aveva necessità di fare mente locale e riflettere per bene su quella scelta così affrettata, così dettata dall'istinto ma tutto sommato espressa attraverso il cuore e l'anima.
Tante cose stavano cambiando in lui da quando era arrivato in quel castello, alcune per suo volere, altre contro la sua volontà, ma che comunque lo avevano arricchito e reso fondamentalmente più forte e più umano.
Probabilmente un tempo avrebbe definito la maggiore umanità una debolezza, ma adesso si sentiva di considerare tutto ciò una nuova energia da sfruttare perché importante e ricca di nuovi spunti di riflessione ed esperienza.
Era da molto che il suo cuore non era guidato da istinti di vendetta o necessità di infliggere dolore al prossimo per sedare il proprio.
Da una parte si chiese cosa mai avrebbe detto Arianna se avesse saputo del suo reale passato, il suo passato da Assassino, ma adesso non voleva pensarci troppo, adesso che aveva un'allieva alla quale pensare e con la quale poter ripartire da zero.
E prima che lei uscisse definitivamente da quell'ufficio per tornare alla lezione di Incantesimi...

Ah, Ricciardi.
Tieniti libera questo weekend.
Mi auguro che non ti diano fastidio i tatuaggi, perché ne farai uno.


L'occhiata che le lanciò fu eloquente: Non Una Domanda.

Buona giornata, Ricciardi.
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Messaggioda Aryanne » 27/11/2012, 23:58

Glielo aveva chiesto una seconda volta, proprio come mesi prima: gli aveva chiesto di prenderla come allieva, di allenarla, di insegnarle come diventare più forte nel corpo e nello spirito; allora, però, c'era più che altro la volontà di scoprire quanto potesse stare dietro agli insegnamenti di Sandyon, quanto effettivamente potesse essere "tosta" visto che tutti la definivano così.
Ora, invece, c'era la volontà di migliorarsi sempre di più, di crescere, di sviluppare ogni parte di sé, quella strategica e quella offensiva, quella tattica e quella difensiva, di diventare insomma una combattente completa: c'era chi da grande voleva fare il Medimago, chi l'Erbologo, chi il Professore, chi il Musicista, chi l'Auror, chi il Negoziante... beh, lei voleva fare la Mercenaria; non c'era un lavoro più adatto a lei, più capace di coniugare la libertà - quella di scegliere in modo autonomo i propri lavori - alla voglia costante di mettersi alla prova; ma Arianna sapeva bene, e lo sapeva anche Vastnor, che non sarebbe potuta arrivare dove voleva da sola, allenandosi da sé. Per certe cose ci voleva un Maestro, una Guida... e l'uomo di fronte a lei era l'unica persona in grado di essere tutto questo.

Voglio che tu mi prometta... Che diventerai più capace e potente anche di me.
Che non smetterai mai di credere del tuo valore e nella tua importanza.
Che difenderai il tuo onore di fronte a chiunque vorrà eclissarlo, splendendo più di ogni altra stella del cielo.
Promettilo.


Lo fissò per un lungo istante a quelle parole: diventare più forte di lui, possibile? Credeva davvero il docente di Difesa che lei avrebbe potuto farcela? Le sembrava impossibile, eppure non le era sembrato tale, un tempo, anche solo figurarsi pronta a combattere e a sporcarsi i vestiti solo per il gusto di farlo? Non le era sembrato impossibile rinnegare non solo il suo cognome, ma anche tutti i galeoni della famiglia, per volercela fare da sola?
E allora, se tutto ciò era successo alla fine, perché quella volta sarebbe dovuta essere diversa?
Un lento sorriso si formò sulle labbra della Dragargenteo, i cui occhi splendenvano ora luminosi come le stelle citate da Sandyon poco prima: annuì con decisione e si permise persino di strizzare l'occhio a Vastnor, prima di ricomporsi e tornare seria; gli occhi però, non smisero di brillare.

Lo prometto.

E con quella promessa s'impegnava anche a non deluderlo mai, dando il massimo in ogni circostanza: questo non significava certo che le sarebbe riuscito tutto facile o al primo colpo, ma che avrebbe dato ogni fibra di sé per arrivarci, ogni secondo d'allenamento; ed era sicura che fosse questo che Vastnor avrebbe voluto da lei, perché con la perseveranza e la forza di volontà si poteva ottenere di tutto.
Sapeva bene di non potersi trattenere oltre, per questo, dopo aver pronunciato quelle due parole, si alzò in piedi pronta a dirigersi verso l'aula di Incantesimi, la prima lezione di quella lunghissima giornata iniziata da schifo e finita... beh, ancora non lo sapeva, ma di sicuro era nettamente migliorata.

Adesso va', Ricciardi, le lezioni sono iniziate da cinque minuti e il fatto che stavi con me non bloccherà la mia compagna dal lasciarti sul registro una nota di penalizzazione dovuta al ritardo.
Stasera hai serata libera.
Goditela, sarà la tua ultima.


Meglio che mi sbrighi allora, la Vireau incazzata chi può sentirla?

Commentò Arianna, avvicinandosi subito alla porta: non era una presa in giro la sua, diceva sul serio riguardo a Monique; quando si arrabbiava infatti diventava gelida e terrificante, un po' come Vastnor... quasi quasi cominciava a capire com'è che quei due andassero così d'amore e d'accordo.
In ogni caso, la serata libera non ce l'aveva da mesi... chissà se Typhon sarebbe stato libero; nel caso, infatti, alla Draghessa non sarebbe dispiaciuto passare del tempo con lui come ai vecchi tempi, bevendo alcolici ottenuti di contrabbando e facendo qualche stupido giochetto dei loro. Anche perché aveva come la sensazione che, dalla sera dopo, avrebbe rimpianto con ogni fibra del suo essere tutto ciò che prima non aveva avuto modo di fare.

Ah, Ricciardi.

Sì?

Tieniti libera questo weekend.
Mi auguro che non ti diano fastidio i tatuaggi, perché ne farai uno.


Lo fissò per un secondo, notando la sua occhiata, e fece un gran sorriso in risposta.

Adoro i tatuaggi.

In realtà non lo sapeva perché non aveva mai avuto modo di farne uno, né aveva mai riflettuto sull'idea di farselo in realtà... ma se Vastnor voleva così, così avrebbero fatto, senza discussioni.
Gliel'aveva promesso.
Posò la mano sulla maniglia della porta e la abbassò, aprendo così l'uscio che l'avrebbe fatta riaffacciare sul corridoio del sesto piano in direzione poi dell'aula di Incantesimi.

Buona giornata, Ricciardi.

Si volse lentamente, posando ancora una volta lo sguardo sul viso di lui... e gli sorrise.
Si sentiva bene come mai in vita sua.

Anche a lei, Mentore...
E grazie.


[FINE]
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Messaggioda Martha » 27/05/2013, 0:13

[Lunedì - Ore 21:30]


Erano passate un paio di settimane dallo scontro che si era tenuto all'esterno di Hogwarts e che aveva visto coinvolti quattro docenti e una famiglia di mezzodraghi. Uno scontro che, per loro fortuna, avevano vinto e dal quale tutti erano riusciti a scamparla chi meglio e chi peggio. La pozionista, in quel frangente, aveva fatto tutto il possibile insieme alla collega divinante per mantenere l'ordine e supportare l'intera Hogwarts. Ed ora che quella battaglia iniziava a diventare solo un brutto ricordo, era giunto il momento per la donna di fare i conti con l'eredità che Hearchliff le aveva lasciato.
Era riuscita a decifrare la prima parte dell'indovinello, risolvendolo e trovando la soluzione in uno dei libri appartenuti al suo mentore. Ma lì, purtroppo, si era fermata. La sua conoscenza degli scacchi non era mai stata approfondita e la cosa le bruciava quanto mai, soprattutto in quel frangente. La docente, una donna orgogliosa, non avrebbe mai permesso a niente e nessuno di fermarla, eppure si era trovata costretta dalle circostanze a riflettere ancor più del dovuto sul da farsi. La minaccia di morte, poi, che era dipesa su una delle poche persone che potevano aiutarla aveva fatto il resto. Alla fine, decisa a mettere da parte per una volta l'orgoglio, Martha aveva gentilmente chiesto al professore di Difesa una chiacchierata in privato con lui dopo cena. E Sandyon Vastnor aveva accettato. Suppose [Intuito (P): 30] che il docente fosse rimasto sorpreso da quella richiesta, ma la donna poco se ne curava: sperava solo che le apparenze -la sua discrezione- per una volta fossero reali.
Per questo motivo, la pozionista si ritrovò di fronte alla porta del suo ufficio in perfetto orario: con una mano bussò tre colpi decisi sul legno massiccio, probabilmente incantato, mentre con l'altra stringeva una busta contenente il secondo indizio. Nel momento in cui il docente di Difesa l'avesse invitata ad entrare, avrebbe varcato la soglia salutandolo e chiudendosi la porta alle spalle.

Buonasera professor Vastnor.


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Messaggioda Sandyon » 29/05/2013, 23:59

[LUNEDI' - 21:28]

Incontrarsi nel suo ufficio dopo cena per parlare.
Non era rimasto incuriosito dalla cosa, forse più che altro scocciato.
Non amava protrarre gli impegni scolastici oltre l'orario di lavoro, ancor meno per comunicare con i colleghi.
Fatto stava che ormai l'eccessiva vicinanza ed influsso della compagna, Monique, lo aveva portato a sopportare maggiormente certe novità giornaliere, riuscendo a sopportarle e ad accettarle come un uomo semi-normale e semi-sociale.
Aveva annuito silenzioso e placido quando Martha Bennet gli aveva chiesto di poterlo vedere per parlare di una questione di natura privata e personale.
Dopo di che, al termine del pasto, aveva salutato la compagna con un bacio a fior di labbra, dicendole di attenderlo nella loro camera, ipotizzando di non fare sicuramente molto tardi, o almeno, questo lo sperava vivamente.
L'interno del suo ufficio sembrava molto un antico salotto tardo inglese di natura spoglia e non eccessivamente curata.
Una grande libreria sulla destra, un caminetto sulla sinistra con all'interno una graticola per prepararsi della carne alla brace per i cavoli suoi.
Una scrivania in legno scuro ed una poltrona in pelle nera, relativamente comoda.
La finestra invece, ampia e spaziosa, non aveva alcuna tenda a coprire la vista sul cielo e sull'orizzonte della Foresta Proibita.
Quella notte c'era qualche nuvola e ogni tanto, alcune gocce di pioggia picchiettavano pacatamente sul vetro, quasi al ritmo delle lancette dell'orologio da parete quadrato sistemato in alto, sopra la porta di ingresso.
Sandyon quel giorno si era vestito con una parvenza di eleganza, costituita da un completo nero con camicia bianca, ma senza cravatta.
I capelli medio-lunghi lasciati liberi e barba incolta, come spesso e volentieri amava tenerla.
Ad un tratto la porta bussò, se non altro la docente di pozioni era una persona seria e puntuale.

Avanti.

Immagine

La osservò entrare e richiudere l'ingresso della stanza, attento ai particolari del suo vestiario e della sua espressione.
Una donna di bell'aspetto, prorompente e dal fascino innegabile, ma spesso e volentieri chiusa in se stessa e raccolta nei suoi pensieri ed esperimenti tra decotti, veleni, antidoti e formule di facile e complessa entità.
Tratto di somiglianza con la collega di Erbologia, per certi versi, anche se a differenza della Vilvarin, la Bennet non mostrava un vero e proprio amore viscerale nei confronti delle pozioni e questo era anche plausibile visto che all'effettiva le pozioni non erano esseri viventi.
Rimase incatenato con la vista negli occhi della mora trentenne, fino a quando ella non si decise a parlare, salutandolo educatamente.
Sulla leggera sinistra rispetto alla cattedra, una sedia di legno resistente con rotelle sistemate sotto un sostegno a croce.

Buonasera professor Vastnor.

Buonasera.
Segga e mi dica di che cosa ha bisogno.
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Messaggioda Martha » 30/05/2013, 13:44

La risposta del docente di Difesa non si fece attendere. Martha entrò all'interno del suo ufficio, dedicando pochi, pochissimi istanti ad osservare l'abitacolo di Sandyon Vastnor, prima di posare lo sguardo sull'uomo di fronte a sè. La stanza era arredata secondo uno stile che la pozionista amava particolarmente. Pochi ma interessanti dettagli le saltarono agli occhi: l'enorme finestra priva di tende, dove si poteva ammirare il paesaggio esterno; una libreria, che attrasse maggiormente la sua curiosità; il caminetto e tutto il necessario per rendere comodo e confortevole la stanza. Sentì, più che vederlo,un ticchettio costante e ritmato, tipico di un orologio intento a scandire il tempo. Tuttavia, le sue osservazioni non durarono che un attimo. Chiusa la porta alle proprie spalle, la donna si avvicinò al professore di Difesa, squadrandolo da capo a piedi, prima di prendere parola.

Buonasera.
Segga e mi dica di che cosa ha bisogno.


Diretto e sintetico. Martha sorrise lievemente, dimostrando con quel gesto di apprezzare più che la bellezza esteriore del collega, le qualità caratteriali di quest'ultimo. D'altronde, non era la prima volta che la pozionista concentrava la propria attenzione oltre le apparenze, considerandole di un'importanza secondaria rispetto all'animo di una persona. L'amore che aveva provato per il suo mentore ne era una prova. Mente profonda come le acque dell'oceano: una caratteristica che la Bennet ignorava ancora di possedere.

La ringrazio.
Le prometto che non le ruberò troppo tempo.


Rispose semplicemente, prendendo posto sulla sedia messa a disposizione da Sandyon, accavallando le gambe. Strinse ancora di più la busta che teneva in mano, accarezzandone con le dita il bordo rigido, mentre cercava le parole adatte da riferire all'uomo.

Mi spiace averla costretta a questo incontro...inaspettato, ma credo che lei sia l'unico a potermi dare una mano.

Esordì, optando infine per un approccio, a suo dire, educato e cortese.

Sono venuta in possesso di una sorta di...enigma. Questo prevede una conoscenza abbastanza avanzata nel gioco degli scacchi, per poter essere risolto.

Continuò, saggiando attentamente le parole. Nel frattempo, la donna aprì la busta, togliendo dal suo interno il foglio con sopra vergate le parole del secondo indovinello.

Ho dovuto riconoscere di essere troppo limitata in questo campo, per proseguire da sola.
Vorrei avere un suo parere al riguardo, su ciò che c'è scritto in questo foglio.


Concluse infine, lasciando che fosse l'uomo di fronte a sè a continuare il discorso. Sapeva di non poter ottenere il suo aiuto così semplicemente, ma la donna non aveva alcuna intenzione di rivelare il reale motivo che la spingeva ad avere tanto a cuore quell'enigma. Tuttavia, se lei si fosse ritrovata nei panni di Sandyon, avrebbe trovato quanto mai strano, per non dire scortese e superfluo, chiedere l'aiuto di una persona, a quell'ora, senza un valido motivo. Per questo, facendo giocoforza su sè stessa e incrociando le braccia al petto, con la lettera ancora stretta in mano, la pozionista fissò il docente dritto negli occhi, riprendendo a parlare.

Non posso dirle come sono venuta in possesso di questo enigma, chi me lo ha dato nè perchè voglio risolverlo.
Ma la prego di credermi quando le dico che per me è molto, molto importante scoprirne la soluzione.
Se lei è disposto ad aiutarmi, questo è il foglio con sopra l'enigma che non riesco a risolvere. Avrà tutta la mia riconoscenza e probabilmente un aiuto in futuro, se avesse bisogno di me.
In caso contrario, toglierò subito il disturbo e non la seccherò più con questa storia.


Schietta e sincera, la pozionista non amava correre dietro alle persone. Avrebbe ottenuto l'aiuto di Vastnor quella sera. Se avesse rifiutato, semplicemente avrebbe trovato un'altra soluzione. Ma non si sarebbe mai piegata a pregarlo di assisterla, non lei, troppo orgogliosa a volte persino per chiedere aiuto.

Allora, affare fatto?

Chiese, pronta a porgergli il foglio che stringeva in mano qualora l'uomo avesse risposto affermativamente.

Spoiler:
Nel caso in cui Sandyon accettasse di aiutare Martha, questo è l'indovinello scritto sul foglio:

"Ero certo che avresti trovato la soluzione!
La partita può continuare, ma questa volta sono furbo, dovrò usare l'alfiere e sperare in uno scacco di scoperta!"
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Messaggioda Sandyon » 06/06/2013, 21:23

La ringrazio.
Le prometto che non le ruberò troppo tempo.


Questo è tutto da vedere.

Mi spiace averla costretta a questo incontro...inaspettato, ma credo che lei sia l'unico a potermi dare una mano.

Uhm?

Sono venuta in possesso di una sorta di... Enigma.
Questo prevede una conoscenza abbastanza avanzata nel gioco degli scacchi, per poter essere risolto.


Un enigma legato al gioco degli scacchi.
Era la prima volta che una persona gli sottoponeva un problema simile e internamente Sandyon fu grato che non si trattasse di qualche idiozia.
A giudicare dallo sguardo della donna, evidentemente la risoluzione del problema aveva per lei una importanza relativamente alta, dunque decise per il momento di non mandarla via di lì e concentrarsi sulla prosecuzione del discorso.
Ormai si era fatto una nomea in quella scuola, fin dalla prima lezione, quando insegnò i primi principi degli scacchi agli studenti.
Da allora lui era l'esperto scacchista di Hogwarts, un vanto che a lui non faceva né caldo né freddo.
Interruppe quindi qualunque altro movimento, sospirando e muovendo le spalle per rilassarsi, mentre ascoltava Martha Bennet proseguire.

Ho dovuto riconoscere di essere troppo limitata in questo campo, per proseguire da sola.
Vorrei avere un suo parere al riguardo, su ciò che c'è scritto in questo foglio.


Faccia vedere.

Anche se gli iniziali progetto della donna erano di non porgergli il foglio prima di avere una risposta affermativa al favore, Sandyon con quelle parole e quella occhiata le fece capire che aveva necessità a prescindere di capire di cosa si trattasse per non dare un "ok" alla cieca.
Se quindi ella avesse accettato, lui avrebbe teso il braccio afferrando il pezzo di carta per iniziare a studiarlo superficialmente.
Gli occhi si iniziarono a focalizzare sulle parole scritte in una calligrafia piuttosto lineare e pulita.
Evidentemente chiunque aveva dato vita a quell'indovinello desiderava ch risultasse ben leggibile per non vanificare l'opera.
Mentre con gli occhi scorreva svelto sul testo, la voce in sottofondo della donna mise l'ex mercenario subito al corrente di una questione fondamentale per la prosecuzione di quell'incontro.

Non posso dirle come sono venuta in possesso di questo enigma, chi me lo ha dato nè perchè voglio risolverlo.
Ma la prego di credermi quando le dico che per me è molto, molto importante scoprirne la soluzione.
Se lei è disposto ad aiutarmi, questo è il foglio con sopra l'enigma che non riesco a risolvere.
Avrà tutta la mia riconoscenza e probabilmente un aiuto in futuro, se avesse bisogno di me.
In caso contrario, toglierò subito il disturbo e non la seccherò più con questa storia.


Di certo un pozionista dalla sua parte gli mancava, visto che quella checca isterica del compagno di Asher era tutto fuor che un alleato.
Tuttavia Sandyon non era un tipo adatto a mettere paletti su ricompense o gesti in cambio, ormai aveva abbandonato quel lavoro da troppo tempo.
La riconoscenza sarebbe andata benissimo, annoverando quindi la docente nella schiera delle persone "amiche", evitandosi forse la possibilità che in un qualunque futuro, qualcuno la potesse convincere a creare fastidio a lui o alla compagna.
Ormai viveva di strategia di vita, il professore, e niente sfuggiva alle sue elucubrazioni, ai suoi calcoli e alle sue teorie.
Tornò a leggere, evitando di rispondere per il momento, calcolando che non poteva certo accettare senza essere sicuro di essere davvero di aiuto.
Naturale che alcuni collegamenti giunsero subito al suo cervello, conosceva troppo bene quel gioco per non fare subito le dovute previsioni.

Allora, affare fatto?

... Non so esattamente su cosa posso basarmi.
Ma in ogni caso, dovrebbe spostarsi in diagonale in una delle quattro direzioni e spostare un oggetto per rivelarne un'altro fondamentale.
Almeno, questo è ciò che mi suggerisce un simile enigma, miss Bennet.


Prima ancora che lei avesse anche solo terminato quell'ultima domanda egli le aveva già fornito la risposta che serviva.
In un certo senso era un modo silenzioso per farle capire che aveva accettato da molto prima e che non desiderava nulla in cambio perché nulla aveva pattuito ed anzi, l'aveva "accontentata" molto prima di dire un qualunque "Affare fatto".
Le porse di nuovo il foglio, prendendo dalla tasca della giacca la fondina e la bacchetta in essa contenuta.
Dopo di che, appoggiò l'arma magica a debita distanza, sulla propria scrivania chiedendo mentalmente a Mog di rimanere in allerta e mosse ancora lo sguardo su Martha, non immaginando che in realtà l'indovinello non si fosse ancora concluso del tutto.

Non opporrò resistenza.
Può farmi dimenticare tutta questa conversazione se preferisce.


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Messaggioda Martha » 07/06/2013, 23:12

Il piano della pozionista non prevedeva di fidarsi prontamente e ciecamente del docente di Difesa. C'erano troppe cose in ballo per lei, dalla morte del suo mentore a quella del suo collega erbologo Pryce, dalla motivo per il quale erano stati fatti fuori e -eventualmente- del pericolo nel quale ella stessa si era cacciata. Già, perchè Martha non escludeva a priori che qualcuno fosse venuto a conoscenza delle sue ricerche. E se questo qualcuno fosse stato lo stesso che aveva decretato la morte di quei due illustri ricercatori, non poteva escludere che presto anche la sua vita sarebbe entrata nel suo mirino. Per questo la pozionista si esercitava ogni giorno per migliorare le proprie doti in Occlumanzia; per questo era restia a fidarsi degli altri. Cosa le garantiva che in mezzo al corpo docenti non vi fosse una spia, un traditore, qualcuno che non avrebbe esitato a eliminare i propri ostacoli di fronte al suo cammino? In fondo la Preside della scuola, per quando straordinaria, era e rimaneva pur sempre un essere umano. Capace quindi di fallire.
Queste considerazioni avevano spinto la donna a tergiversare sulla decisione da prendere, non sapendo bene se poter contare su Sandyon Vastnor oppure no. Non avrebbe neanche voluto mostrargli quell'enigma, prima di essere certa del suo aiuto e, sopratutto, della sua riservatezza. Ma le cose erano destinate ad andare diversamente.

Faccia vedere.

Il tono di voce secco e schietto le fece intendere che l'uomo non avrebbe ammesso proteste. In quel momento, l'unica cosa che avrebbe potuto fare era lasciarsi andare e fidarsi della persona che le stava di fronte. Per questo, la docente gli porse il foglio con su vergato la seconda parte dell'indovinello. Mentre il collega, però, era intanto a scrutarne le parole, lei continuò col suo discorso, chiarendo con lui che non gli avrebbe rivelato le circostante con le quali ne era entrata in possesso. Ma un giorno avrebbe ricambiato il favore ottenuto. E di questo l'ex-mercenario non poteva dubitarne.

... Non so esattamente su cosa posso basarmi.
Ma in ogni caso, dovrebbe spostarsi in diagonale in una delle quattro direzioni e spostare un oggetto per rivelarne un'altro fondamentale.
Almeno, questo è ciò che mi suggerisce un simile enigma, miss Bennet.


Aveva appena concluso il suo discorso, che Sandyon le diede la risposta che cercava, la chiave del suo enigma. Con uno sforzo della mente [Elaborazione:12], cercò di ricostruire nel suo pensiero la biblioteca privata di Norrel, concentrandosi in particolar modo sul punto nel quale aveva trovato il libro del primo indizio. Ripensando alla soluzione di Sandyon [Inuito (P): 30], la applicò da quel punto, intuendo come, probabilmente, avrebbe trovato ciò che stava cercando nel punto più esterno di una delle due diagonali.

La ringrazio, signor Vastnor.
Lei mi è stato di grande aiuto.


Affermò, mascherando la gioia che provava nell'aver forse trovato la soluzione dietro un velo di compostezza e buona educazione. Era quindi in procinto di alzarsi dalla sedia, riprendendo con sè il foglio di pergamena, quando rimase inchiodata dov'era dalle azioni seguenti dell'uomo. Lo osservò con un sopracciglio alzato, come a denotare il proprio scetticismo, quando lo vide estrarre la propria bacchetta insieme alla fondina e posarla sul tavolo di fronte a lei.

Non opporrò resistenza.
Può farmi dimenticare tutta questa conversazione se preferisce.


Passarono alcuni minuti in silenzio, il tempo scandito solo dal ticchettio dell'orologio. La donna rimase ferma in una posizione rigida, scrutando attentamente l'uomo che aveva di fronte, per poi far saettare lo sguardo sulla bacchetta. Era tentata da quell'offerta? Non ci aveva mai pensato realmente, rassegnata com'era a dover condividere con qualcuno il proprio segreto. Inorridita? No, sarebbe stata capace di obliviare qualcuno. Ma solo se ne avesse avuto estrema necessità. E non era quello il caso. Sorpresa? Si, molto e in positivo. Non era cosa da tutti i giorni assistere ad un mago che si prestava consapevolmente ad essere obliviato. E la cosa, a Sandyon, fece guadagnare il suo rispetto. Un rispetto che egli aveva già ottenuto come docente.
La situazione era così bizzarra e così divertente, che la donna non riuscì a trattenere un sorriso genuino, mentre toccava con la mano libera il manico della bacchetta spingendola nuovamente verso il suo proprietario.

Signor Vastnor lei mi lusinga con la sua proposta. Sarebbe disposto a farsi cancellare la memoria pur di mantenere intatto il mio segreto e la cosa le fa onore. Ma la prego di non preoccuparsi oltre per me.
Se davvero avessi intenzione di rimuoverle questo ricordo, utilizzerei un'arte nel quale sono molto più abile, non le pare? In più, non è detto che non abbia ancora bisogno di lei in futuro. E se anche fosse, non amo ripetermi. Per nessuno.


La donna si alzò, stringendo nel pugno la pergamena arrotolata e porgendo la mano destra al docente di Difesa.

Ha dimostrato di essere una persona leale. Sono convinta che che non mi tradirà.

Un complimento, dunque, uscì fuori dalle labbra della pozionista, prima che questa prendesse congedo da Sandyon. Non appena infatti quest'ultimo avesse stretto la sua mano, lei si sarebbe diretta verso la porta dell'ufficio e, dopo averlo salutato a dovere, se ne sarebbe andata. Altrimenti, avrebbe aspettato che l'uomo continuasse il discorso, se avesse voluto trattenerla lì.
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Messaggioda Sandyon » 29/06/2013, 22:39

Signor Vastnor lei mi lusinga con la sua proposta.
Sarebbe disposto a farsi cancellare la memoria pur di mantenere intatto il mio segreto e la cosa le fa onore.
Ma la prego di non preoccuparsi oltre per me.
Se davvero avessi intenzione di rimuoverle questo ricordo, utilizzerei un'arte nel quale sono molto più abile, non le pare?
In più, non è detto che non abbia ancora bisogno di lei in futuro.
E se anche fosse, non amo ripetermi.
Per nessuno.


Molti non avrebbero fatto così, molti semplicemente avrebbero promesso silenzio professionale o forse si sarebbero anche appassionati.
Lui no, lui comprendeva che al mondo tanti possedevano dei segreti e spesso e volentieri preferivano non condividerli con nessuno.
Lui era un maestro in cose simili, non che se ne vantasse, naturalmente.
Tuttavia Martha gli fece intendere che oltre a quell'enigma forse ne erano presenti altri e non voleva fargli dimenticare tutto col rischio anche di dovergli rispiegare tutto per relativa necessità ulteriore.
Annuì soltanto, riprendendo la propria bacchetta riponendola nel fodero.
La fissò intensamente, fornendola attenzione, non sapendo se avesse ancora altro della quale parlare o consultarsi con lui.

Ha dimostrato di essere una persona leale.
Sono convinta che che non mi tradirà.


Non è mia abitudine.
A presto, professoressa Bennet.


Si alzò in piedi mentre lei faceva lo stesso e le afferrò la mano abbastanza saldamente.
A quel punto la conversazione poteva reputarsi definitivamente conclusa.
Sandyon tornò al proprio posto, affondando il corpo sulla sedia di finta pelle nera.
Ci mise alcuni secondi a pensare se fosse la cosa giusta o meno parlare.
Nel corso degli anni era cambiato molto, merito anche di Monique che lo aveva ammorbidito, rendendolo molto più umano di quanto non fosse mai stato dai tempi della morte dell'ex moglie.
Si leccò le labbra, sospirando, aprendo la bocca non esprimendo un fiato, poi la richiuse, no, non avrebbe proferito nulla.
Oh, al diavolo!

Collega.

La richiamò un istante, poco prima che richiudesse la porta dietro di se.

Mi dispiace della scomparsa del dottor Norrel.
Solo questo.
Arrivederci.


{ FINE }
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