[Riva del Lago Nero - ore 20.00 ]
Anno nuovo, lezioni nuove, regole vecchie. Eh già perché con l’inizio del nuovo anno scolastico, il coprifuoco era stato ripristinato alle dieci e mezzo di sera segno che il pericolo che incombeva sulla Foresta Proibita era stato in qualche modo debellato. Sapevo che si trattava di un drago, a giugno si era tenuta perfino una conferenza lunghissima e interessantissima sull’argomento, ma preferivo non ricordarlo. Il pensiero di essermi trovato a poche decina di metri da un drago vero e proprio e di non essere riuscito a intravederne neanche una scaglia bruciava ancora. Certo se non fosse stato per ciglia epilettiche probabilmente a prendere fuoco sarebbe stato il mio corpo e non il mio orgoglio, ma non ero disposto ad ammetterlo neanche con me stesso. L’unica cosa che mi rincuorava era che Hogwarts era un posto così pieno di magia, storia e mistero, che di sicuro avrei trovato un altro modo per vivere una fantastica avventura o, come diceva la mia CapoCasa, per mettermi nei guai. Ed era proprio per verificare una delle tante dicerie che circolavano per il Castello che quella sera mi trovavo a passeggiare in riva al Lago Nero. Scendendo a cena, infatti, aveva colto per sbaglio brandelli di una conversazione tra Cappie e Lingua Argentata su qualcosa che era accaduto loro prima di partire per le vacanze estive. In realtà era stata la parola “Piovra Gigante” ad attirare la mia curiosità e solo l’arrivo di quella assurda mini ninja mi aveva impedito di inserirmi nel discorso delle due ragazzine per avere più informazioni. Se infatti la tassetta era simpatica e lingua argentata tollerabile, la mini ninja invece non ero ancora riuscito a inquadrarla bene e quindi preferivo tenermi alla larga da lei. Così, dopo aver appuntato lo stomaco e infilato nella borsa scolastica un panino super extra farcito con quasi tutto quello che c’era sul tavolo, ero scappato fuori dalla Sala Grande alla volta del Lago. Dovevo fare in fretta se volevo provare a stanare la Piovra e fare ritorno nel mio Dormitorio prima che scattasse il coprifuoco e soprattutto prima che i nuvoloni che dominavano il cielo decidessero di scaricare sulla terra ettolitri d’acqua.
Se per i corridoi della scuola avevo tenuto un comportamento semi educato, limitandomi a camminare a spasso svelto, una volta varcato il portone mi misi letteralmente a correre, la borsa che mi sbatteva sul fianco e il mantello della divisa che svolazzava alle mie spalle, simile alle vele di un vascello pirata ogni volta che tirava una qualche folata di vento. Mi rilassai solo una volta giunto in prossimità del lago, assumendo un’andatura rilassata, come di qualcuno che semplicemente si stava godendo una semplice passeggiata dopo cena, mentre in realtà lanciavo delle occhiate circospette all’acqua sperando di intravedere qualche increspatura sospetta.
L’unica cosa di sospetto, invece, in cui incappai fu Nicholas Thorn, un Serpeverde del terzo anno che sembrava aver fatto il darmi fastidio la sua unica ragione di vita. L’anno scorso era giunto persino a boicottare la mia privatissima esercitazione di Trasfigurazione pur di mettermi in ridicolo davanti ai suoi amichetti. Perché mi odiasse era un mistero, non gli avevo fatto nulla di male, a meno che non si fosse offeso per il mio proclama di metà anno sulla stupidità dei purosangue a causa dell’elevata concentrazione di ossigeno nel loro sangue che lo rendeva appunto più puro di quello degli altri. Forse ero stato troppo convincente nel ripetere a memoria uno stralcio di conversazione che avevo sentito durante le vacanze di Pasqua a casa su come l’ossigeno permettesse di ottenere un bucato bianchissimo e riadattato per l’occasione, di cui per inciso non avevo praticamente capito nulla.
Mi guardai intorno e, verificato che Thorn era stranamente da solo, decisi che forse sarei riuscito a sopportarne la presenza senza mettermi nei guai. Continuai la mia perlustrazione, cercando di ignorarlo, ma purtroppo avevo la cosiddetta coda di paglia che mi spingeva a interpretare qualsiasi suo gesto come un attacco velato nei miei confronti.
Cosa c’è Thorn, non hai nulla di meglio da fare stasera che infastidire me?Gli dissi quindi, rompendo quell’assurdo silenzio che, in un delirio di paranoia, credevo fosse il preludio per un enorme scherzo ai miei danni.
Perché non vai a cercare i tuoi amichetti e vi raccontate come sono bravi, belli e intelligenti i maghi purosangue come voi?Parlavo e camminavo allo stesso tempo, un occhio al lago e uno sull’altro ragazzo, quindi senza prestare attenzione a dove mettevo i piedi.
Ahi!Esclamai facendo un saltello in avanti e posando male il piede sinistro. Non sapevo se ero inciampato in una delle innumerevoli radici che spuntavano dal terreno o se Thron mi aveva lanciato un qualche incantesimo non verbale, ma nel dubbio preferii pensare di essere attaccato così, se finivo in Presidenza, avrei sempre potuto fare la parte del povero piccolo e indifeso Delfino maltrattato dal grande, grosso e cattivo Serpeverde. Certo se invece fossi finito dalla VicePreside mi sarei beccato una punizione con i fiocchi ma ero disposto a correre il rischio.
Cos’è Thorn, senza i tuoi amichetti a farti da spalla non hai il coraggio di affrontarmi direttamente – lo accusai, prendendo la bacchetta dalla borsa e impugnandola saldamente –
Non dirmi che hai paura di un piccolo nato babbano come me.Si lo stavo stuzzicando e mi stavo anche dimostrando molto sicuro di me, come se avessi passato tutta l’estate ad allenarmi a fare duelli – cosa impossibile visto che non potevo usare la magia fuori dalle mura di Hogwarts – e non a incassare i pugni dei miei “amici” a Lisbona. In ogni caso non era solo una facciata la mia, se l’altro avesse voluto davvero lo scontro non mi sarei tirato indietro a costo di finire in Infermeria e in punizione per il resto dell’anno.