[Corridoio del III piano. Ore 14 circa.]
[Colonna sonora:
http://www.youtube.com/watch?v=9PpPb_1BU18]
Tirai un calcio al nulla. Il mio piede sollevò con se dal terreno solo un filo di polvere, mentre io guardavo corrucciata di fronte a me. Era da quella mattina che ero di cattivo, pessimo umore, e tutto per colpa di quello stupido ragazzino del secondo anno.
Ero appena entrata in Sala grande, puntuale come al solito per fare colazione, quando all'improvviso sentii una pressione alla gamba mi ritrovai a pancia a terra in piena entrata della sala grande. Consapevole degli sguardi di tutti, professori compresi, sulla mia figura, gli occhi mi si riempirono di lacrime. Lacrime di rabbia, lacrime di vergogna, ma pur sempre lacrime, e io avevo sempre odiato piangere davanti a qualcuno, figuriamoci in una stanza piena di gente!
Mi alzai, rossa in viso, e con il pugno chiuso mi asciugai una lacrima traditrice che mi era scesa sulla guancia, e guardai carica d'odio il ragazzino di fronte a me, prima di scappare correndo verso il mio dormitorio.
Ero rimasta quasi travolta da tutte le emozioni che avevo provato.. mi era una cosa quasi estranea. Io, infatti, sono una di quelle persone che tende a disinteresserarsi di ciò che la circonda, non ho mai avuto molti amici.. E quindi non sono abituata a sentimenti così forti.Riappoggiai il piede a terra, la gonna della divisa svolazzò leggermente, ed allora io mossi il bacino, così che potesse svolazzare nuovamente, e sorrisi. Mi piaceva davvero tanto vedere i movimenti della gonna, per non parlare poi di quando facevo la giravolta, e questa si apriva, n po' come la coda di un Pavone. Peccato che in quel momento non avrei potuto fare una giravolta: appesa al collo avevo, infatti, una pesantissima borsa piena di libri della biblioteca, luogo dove ero stata fino al quel momento. Tuttavia, le lezioni pomeridiane a breve sarebbero incominciate, ed io dovevo riportare i libri in dormitorio.
Accarezzai con una mano la borsa di velluto, solleticandomi le dita, e rialzai gli occhi, pronta a ripartire, ma ciò che vidi mi fece ancorare i piedi al terreno: capelli neri, corti ma con una ciocca più lunga sulla nuca, divisa messa (appositamente) disordinata.. Era lui. Il ragazzo di stamattina, quello dello sgambetto, e mi stava di spalle, fissando un qualcosa che non riuscivo a vedere.
Accaddero molte cose diverse simultaneamente, in me: gli occhi si riempirono di lacrime, e nella mente mi balenarono mille idee, tra le quali girami e scappare, restituirgli lo sgambetto oppure tentare uno di quegli incantesimi, come quello che ti fa cedere le gambe, di cui avevo solo letto, ma mai sperimentato.
Mi feci forza, cercando di trattenere le lacrime mentre e mi dissi che non potevo rimane li per sempre, avrei fatto la figura della stupida ancora più che in sala grande, e mi stupì anche io, quando sentii la mia voce pronunciare
Ti sfido ad un duello.La sfumatura del tono era lievemente minacciosa, o forse così mi era sembrato grazie al cigolio di una finestra di vetro, dovuto ad una raffica di tempo, ma comunque calmo. Non isterico ne aggressivo, e mi complimentai con me stessa.
Lo vidi voltarsi nella mia direzione, illuminato da una lampada ad olio. Fuori c'era il sole, ma le finestre di quel piano erano, per la maggior parte fatte di vetro colorato, e quindi la luce che traspariva era lieve, e le lampade la intensificavano.
Sul suo volto vi era un'espressione sorpresa, molto probabilmente non si ricordava neanche chi fossi, e questo fece montare ancora più rabbia dentro di me. Sollevai un sopracciglio.
Non sai chi sono, vero? Domandai retorica, prima di continuare.
Sono la ragazza a cui hai fato uno sgambetto stamattina, in sala grande. Mi hai fatto cadere davanti a tutti, facendomi fare la figura dell'idiota. Perchè l'hai fatto? Scossi la testa, abbassando per un momento lo sguardo. Mi ero chiesta per tutta la mattina perchè l'avesse fatto, io non mi ricordavo neanche di averlo mai visto, quindi era stato per forza un dispetto, o forse una dimostrazione di superiorità.
Sai, è inutile che fai il bullo con noi del primo anno, soprattutto con me che sono una femmina, solo per sembrare tanto grande, sai? Anche perchè siamo alti uguali! Lo guardai in cagnesco, sfidandolo a darmi torto. Era vero, comunque, ero alta per avere undici anni, e ne ero sempre andata molto fiera.
Tirai fuori la bacchetta dalla camicia, dove mi ero fatta cucire una tasca apposta dalla mia mamma prima di partire, ed andai a posare la borsa dei libri vicino al muro, proprio sotto una finestra. Mentre mi rialzavo diedi un occhiata fuori, e vidi le chiome degli alberi muoversi sinuose. Sembravano, ai miei occhi, anche loro pronte a duellare, e questo mi diede la forza di voltarmi verso il tizio, inclinando lievemente la testa.
Allora, che aspetti? Tira fuori la bacchetta e preparati a duellare, a meno che tu non sia troppo terrorizzato, ovvio. Comunque, prima toglimi una curiosità, come ti chiami? Dissi, slacciandomi i bottoni dei polsini della camicia e arrotolando le maniche fino al gomito. In parte, l'ultima domanda l'avevo posta per curiosità, in parte perchè era il mio primo duello, e volevo ricordarmi di questo momento per sempre, che avessi vinto o perso.
Lo guardai con aria di sfida, mentre mi ripassavo nella mente tutti gli incantesimi che avevo imparato, e mentre una parte della mia mente sperava di potersi ancora tirare indietro, ma era piccola, e non abbastanza influente, quindi ero pronta a duellare.