Per Al Muharraq...
Inviato: 28/07/2016, 17:44
[Ospedale "San Mungo"/Ospedale "Panacea Clinic of Bahrein"/Abitazione di Zephyr Kenway - 17.08.12 - ore 10.21]
Era cominciato tutto in modo innocente: lettere d'amore, richieste di invio di cd/poster autografati, il classico comportamento di un fan insomma, a cui Ariel inizialmente non aveva dato alcun peso; poi, però, le lettere si erano fatte più... esplicite, decisamente troppo esplicite, con riferimenti sessuali e promesse d'amore eterno che l'avevano resa inquieta. Parlandone con i suoi managers, Evan e Calvin, aveva da loro ricevuto il consiglio di affermare, alla prima conferenza stampa, una sua frequentazione con un ragazzo misterioso, in modo tale da placare, secondo il loro punto di vista, il fervore del suo sconosciuto ammiratore.
Inaspettatamente, però, le cose erano andate al contrario di quanto ipotizzato: sì, in un primo momento l'ammiratore sembrava aver capito l'antifona, tanto da non farsi più sentire... salvo poi aspettare la Jiménez davanti a casa, una sera, quando la colombiana stava rientrando molto tardi dopo un concerto. Aveva cercato di essere gentile e di convincerlo ad andare via, ma poi...
Q-Quella è...
Sì Ariel, è una pistola!
Credevo che tu avessi capito che siamo fatti per stare insieme, e invece cosa scopro? Che stai uscendo con un altro?! Come hai potuto farmi questo?!?
Era sbiancata, credendo in un primo momento di essere prigioniera di un incubo da cui sarebbe presto svegliata... ma non era così: era più che sveglia e quella era la realtà, una realtà in cui un fan babbano fuori di testa stava minacciando di ucciderla.
T-Ti prego, parliamone...
Di cosa vuoi parlare Ariel?!
Di cosa?!?
Mi d-dispiace, io non... non avevo capito...
Sei come tutte le altre...
Credevo che tu fossi migliore, volevo fare di te la mia Dea... invece sei solo una lurida puttana che non merita il mio amore, e nemmeno di vivere...
P-Per favore, n-no, non farlo, n-no!!
Aveva osservato il ragazzo puntarle la pistola all'altezza del viso, pietrificandola sul posto: in un secondo le era passata davanti tutta la sua vita, i rimpianti per ciò che non aveva fatto e le mille cose che pur ferendola le avevano fatto bene, alla fine. La mente volò a tutti coloro che non avrebbe più visto: Evan e Calvin, Gérôme, la sua dolce Cappie, Alexis, Vergil... e Zephyr; le veniva quasi da ridere nel ricordare di quando le aveva promesso di proteggerla da tutto e tutti, lui che più di ogni altro le aveva spezzato il cuore, e che avrebbe probabilmente scoperto della sua morte sul giornale, come chiunque altro.
Quei pensieri durarono il tempo di un battito di ciglia, il secondo che precedeva la fine... o almeno, così pensava: sentì uno sparo, sentì la propria voce urlare terrorizzata, ma non fu lei a ricevere il colpo; l'ammiratore finì a terra disteso, svenuto a causa del colpo ricevuto in pieno viso, ma c'era qualcun altro a terra, ferito da quella pistola, sanguinante.
... Zephyr...
Perché era lì?
Cosa ci faceva nei pressi di casa sua?
E cosa gli era venuto in mente di fare, mettendosi in mezzo e prendendosi il colpo al posto suo?
Tutte domande inutili, in quel momento.
Si inginocchiò accanto al Kenway, con le mani tremanti e le lacrime che già le solcavano le guance, abbracciandolo e smaterializzandosi all'istante al San Mungo, il posto più vicino per permettergli di ricevere le cure migliori: l'avevano operato d'urgenza per rimuovere la pallottola che gli aveva sfiorato il cuore, invitando Ariel ad andare a casa e a non rimanere lì, perché sarebbe stata un'operazione piuttosto lunga; la Jiménez, però, era andata alla polizia babbana, denunciando l'ammiratore che l'aveva aggredita e che per poco non l'aveva ammazzata.
Fu così che scoprì che il ragazzo fosse piuttosto avvezzo alla persecuzione di cantanti famose, e si sentì parecchio sollevata nel saperlo velocemente chiuso in carcere, si sperava per molto tempo: aveva avvertito i manager e Gérôme, sapendo che tanto poi la notizia si sarebbe sparsa anche nel mondo magico, ma non le importava.
Passò i quattro giorni successivi fuori dalla stanza del semi-Vampiro, senza mai avere il coraggio di entrare e parlargli: aveva anche chiesto al personale dell'ospedale di tacere con lui sulla sua presenza lì, calandosi perfettamente nella parte del fantasma sempre presente ma mai visibile; era rimasta fuori da quella camera quasi giorno e notte, riflettendo, rivivendo la scena al rallentatore, crogiolandosi in continue domande senza risposta ed alimentando così una curiosità che, lo sapeva bene, soltanto Zephyr stesso avrebbe potuto stemperare... e scrivendo.
Aveva scritto una canzone, in quei giorni, un testo che rispecchiasse la consapevolezza raggiunta dopo l'accaduto: era stata debole, incapace di reagire, inerme, quando invece avrebbe dovuto lottare per difendersi, per proteggere la propria vita; in generale, se n'era resa conto ora dopo ora, in quegli ultimi tempi aveva lasciato che la vita le passasse davanti senza esserne vera protagonista, come se non le importasse, come se non la riguardasse. Si era resa vittima di un carnefice inesistente, frutto delle sue paure ed insicurezze, sbagliando e rischiando di perdere tutto: quella canzone era un monito non solo per se stessa, ma anche per tutte le donne che si credevano incapaci di reagire a ciò che le abbatteva, che credevano di poter subire e basta, di non avere il diritto di lottare per ciò che consideravano giusto ed importante.
E quando finalmente si era decisa a farsi coraggio e a parlargli... sorpresa sorpresa!
Mi dispiace signorina, ma il paziente è stato dimesso poche ore fa.
Ma... sta dicendo sul serio?
Di già?!
Sì, signorina.
Il paziente stesso ha richiesto la sua dimissione anticipata, e non avendo nulla in contrario il medico ha dato il suo benestare.
E ora?
Come avrebbe fatto a parlare con lui, non sapendo più quale e dove fosse la sua abitazione? Un'espressione sconcertata e smarrita si palesò sul suo volto, quella di chi pensava di avere ancora tanto tempo... e che invece era rimasta con l'amaro in bocca da un momento all'altro.
È proprio un peccato che il signor Kenway se ne sia andato tanto presto, ma immagino che in Bahrein lo stessero aspettando con ansia...
... come ha detto, scusi?
In... in Bahrein?
Sì, certo!
Non lo sa? Lavora lì da mesi ormai, sotto la guida esperta del Medimago Brightless! Abbiamo sentito tutti la sua mancanza, quando se n'è andato...
Aveva ringraziato, un po' frastornata ancora, lasciando il San Mungo per raggiungere l'ospedale del Bahrein, dove però egli non c'era, probabilmente perché ancora a casa a riposo: ci era voluto un po' per farsi dire dove il Kenway vivesse, ma alla fine aveva ottenuto l'indirizzo della sua abitazione... ed era lì che si era diretta, senza sapere bene cosa dire, senza essersi preparata alcun discorso... ma con la consapevolezza di aver bisogno di un confronto con colui che, non sapeva come né perché, le aveva salvato la vita.