Periferia e Dintorni
Inviato: 19/10/2014, 22:55
Zona limitrofa al centro di Londra| 04 Febbraio 2109 | 18:13
Ti assicuro che presto avrai una casa.
Ti assicuro che presto avrai una casa.
Più che una promessa, quella per lui era un'imposizione.
Vagava per diverse case londinesi da più o meno tutto il pomeriggio, chiedendo a chiunque di avere un poco di buon cuore.
Avere un animale in casa non era per tutti una benedizione, al contrario, spesso si scambiava facilmente con un problema, una rottura di scatole.
Phoenix non giudicava, per lui non erano importanti le motivazioni, voleva solo sentire un sì o un no, dopo di che, in caso di rifiuto, si allontanava salutando distintamente e con rispetto, lasciando giusto il biglietto da visita dell'ambulatorio.
Aveva preso particolarmente a cuore il caso della creatura che quel dì portava con sé dentro una cesta di vimini, adagiata su una morbida e calda coperta di pile verde quadrettata, questo perché sentiva un legame particolare con lei, un legame che non avrebbe saputo spiegare facilmente, ma lui non era abituato a spiegare niente a nessuno, mai.
In prevalenza si occupava delle sue mansioni nel silenzio, seguendo gli ordini e studiando pedissequamente il lavoro svolto dai colleghi più esperti, ma era difficile che accettasse di scambiare un dialogo informale durante la pausa pranzo, a causa di una forte insicurezza di fondo.
Anche quando si era in salute, in forma fisica ottimale e con un guadagno certo e cospicuo, non era automaticamente certo che si stesse realmente bene, ecco, quello era per esattezza il caso di Phoenix.
Proviamo anche qui, poi torneremo indietro e si vedrà domani.
Nessun indumento che identificasse il suo ruolo come infermiere veterinario, questo per non intralciare i movimenti con un camice.
Portava comunque con sé il cartellino di riconoscimento, così da mostrarlo alle famiglie una volta presentatosi. Per il resto, il bianco era il colore predominante: un jeans, una maglietta attillata e una giacca a vento a righe sottili. Ai piedi degli scarponcini pesanti di colore nero, a contrasto.
La casa che si stagliava avanti a lui era molto grande, un condominio probabilmente, di quelli chic, di un certo livello. Osservando diversi terrazzi, il ragazzo si ritrovò a ben sperare che forse qualcuno lì dentro potesse occuparsi con affetto dell'animale trasportato con cura.
Attraversò il grande cancello in ferro battuto, entrando nella struttura ad architettura tra l'antico e il moderno. Non vi era portiere, ma non si aspettava di trovarlo, ormai era un lavoro completamente morto. Tre scale: A, B e C. Scelse quella di mezzo, giusto perché si trovava esattamente sul viale di fronte a lui, così la percorse, raggiungendo il portone più piccolo. Ogni settore del palazzo non aveva molti abitanti, questo perché le case era grandissime e spaziose. Tirava un vento decisamente freddo, lo spagnolo si mise un attimo in ginocchio e fece attenzione che la piccola creatura fosse ben protetta e avvolta nella coperta. Osservando ogni cognome delle varie buche, si fece anche un'idea di ogni interno, leggendo il numero adiacente. Era un po' inutile cominciare dall'alto, quindi lesse il nome della famiglia dalla quale si stava dirigendo e si incamminò su per le scale, questo perché il piano terra era occupato da uno sgabuzzino e una serie di porte di metallo adibite a cantine per tutti i condomini, quindi all'effettiva le abitazioni vere e proprie iniziavano dal primo piano, scelta di costruzione mai vista in precedenza. Raggiunto il primo appartamento sulla sinistra, con discreta disinvoltura, il ragazzo suonò il campanello, sperando che qualcuno venisse ad aprire e gli permettesse di parlare senza sbattergli subito la porta in faccia.
Signorina Sanders?
Mi scusi se la disturbo, mi chiamo Phoenix Amarillo e lavoro per un ambulatorio veterinario.
Posso rubarle qualche minuto?
Mi scusi se la disturbo, mi chiamo Phoenix Amarillo e lavoro per un ambulatorio veterinario.
Posso rubarle qualche minuto?
Qualora Margaret gli avesse dato modo di entrare, l'infermiere avrebbe posato su un tavolo disponibile la cesta di vimini, scoprendone il contenuto e nel contempo focalizzandosi meglio sulla persona che aveva di fronte: una bellissima ragazza dagli occhi eterocromi.
Invece, per quanto riguardava la creatura nascosta fino ad allora, essa era caratterizzata da una soffice peluria color crema, occhi piccoli e scuri un poco tristi, muso affusolato e costituzione abbastanza esile, infatti non superava nemmeno i dieci centimetri di lunghezza, escludendo la coda, e i cinquanta grammi di peso. Ad occhio e croce, il piccolo esserino non poteva essere altri che un cucciolo di pochi giorni.
Può farle tutte le carezze che vuole, non si preoccupi.
È totalmente innocua, la prenda anche in braccio, se le fa piacere.
Trattasi di un esemplare femmina di volpe "Fennec", il nome scientifico è "Vulpes Zerda".
Ha circa venti giorni.