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Sacramento

MessaggioInviato: 16/01/2014, 19:29
da Sandyon
Sacramento è una città statunitense, capoluogo della Contea di Sacramento e capitale dello Stato della California. Secondo il censimento del 2000, la città aveva una popolazione totale di 407.018 abitanti. Fu fondata nel dicembre del 1848 da John Sutter Jr., consequenzialmente a Forte Sutter che fu fondata da suo padre, Capitano John Sutter nel 1839.
Sacramento è situata circa 137 km a nord-est di San Francisco, California sulla Interstate 80, 217 km a sud-ovest di Reno, Nevada sulla Interstate 80, e 620 km a nord di Los Angeles sulla Interstate 5.


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Re: Sacramento

MessaggioInviato: 27/05/2015, 15:55
da Victoria
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• Giovedì _ Marzo, 14 _ 2110 _ ore 07.17 •
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Bombarda Maxima!

Attenzione, spostati!!

Nooo!!!

AAAAAHHH!!!!


[handwriting]Aprì gli occhi di scatto, col respiro affannato.

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Aveva sognato di nuovo di quella notte, del combattimento contro il Lich, del dolore provato ogni volta che era stata colpita: era solo un sogno, ormai tutto era passato... ma aveva trovato il modo per continuare comunque a tormentarla.
Prese dei bei respiri, ignorando i piccoli brividi lungo tutto il corpo, cercando di concentrarsi il più possibile per calmare i battiti furiosi del proprio cuore, e provando al tempo stesso a focalizzare dove si trovasse.
Sacramento, pensò dopo qualche istante.
Suo padre si era dovuto spostare da New York alla California per qualche giorno, a causa di un qualche affare importante di cui Victoria ignorava i dettagli, ed aveva insistito affinché la figlia lo seguisse: ormai non la lasciava mai sola, non da quel giorno in cui era corso ad Hogwarts, dietro convocazione della Preside Bergman, e se l'era portata via; all'epoca la Randall aveva creduto che fosse solo una questione di qualche giorno, invece l'uomo era stato chiarissimo... non avrebbe più messo piede al Castello, tornando a vivere la sua vita esattamente come prima.
... solo che non c'era più nulla di uguale a prima, nella sua vita.
Si mise seduta, Kirby che lasciava la sua forma da cuscino -sul quale, per volontà stessa della creatura, la bionda poggiava ogni notte la testa- e tornava ad essere la palletta rosa e sorridente che l'aveva seguita in quell'avventura assurda nell'ottavo piano.

Kirby, andiamo a fare colazione. -le disse, consapevole che tanto per la piccoletta ogni momento fosse buono per mangiare: oltretutto ingoiava veramente di tutto, il che permetteva a Victoria di non sprecare nulla.

Nel cucinino della suite in cui lei ed il padre alloggiavano -avrebbe potuto anche chiamare il servizio in camera, ma le andava di fare da sola- ad esempio, la Randall si preparò delle uova strapazzate i cui gusci finirono nello stomaco di Kirby, e questo le permise di non creare spazzatura in giro.
Così, di fronte ad un piatto di uova, funghi e pancetta per se stessa, il tutto accompagnato da succo di frutta all'albicocca, e ad uno di avanzi del ristorante indiano dove aveva mangiato la sera prima col padre per Kirby, le due si misero a fare colazione insieme, lo sguardo dell'americana che passava dal paesaggio fuori dalla finestra alla porta della sua camera, semi-aperta.
Lì, nella valigia, disposte con cura, c'erano le due uova ricevute quella notte, anche se in fondo avrebbe pure potuto lasciarle a sballonzolare allegramente senza aver timore di romperle: una mattina, infatti, mentre le portava di sotto con l'intento di lucidarle, le erano inavvertitamente scivolate dalle mani, e nonostante i gradini che si erano fatte non avevano riportato la minima scheggiatura.

Ah, buongiorno tesoro!
Credevo stessi ancora dormendo e ti avevo portato la colazione...


Buongiorno, papà.
Beh, puoi darla a Kirby, con lei non la sprecherai di sicuro...


Manco il tempo di dirlo, infatti, e la palletta rosa si era già aspirata l'intera colazione presa per la Randall...
Sacchetto compreso.

A che ora hai la riunione?

Oh, qui se la prendono tutti comoda, non cominceremo prima delle 10.30... vorrei proprio sapere come fanno a produrre tanto lavorando così poco!

Forse sei tu che lavori troppo...

Comincio a pensare che sia davvero così...
Ma tu hai qualcosa che ti turba o sbaglio?
Che ti succede? Avanti, dillo al tuo vecchio, ho un bel po' di tempo a disposizione e non c'è modo migliore d'impiegarlo che parlando con mia figlia!
-la incitò, mettendosi seduto di fronte a lei con aria attenta.

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... voglio tornare.

A New York?
Tesoro, lo so che non sei abituata a seguirmi nei viaggi di lavoro, ma la California è così piena di Sole e di cose da fare, ed è solo per pochi giorni!


No, non intendevo...
Io voglio tornare... ad Hogwarts. Voglio tornare a studiare lì, papà.


Non si era mai resa conto che quello fosse davvero ciò che voleva, non finché le parole non le uscirono spontaneamente dalle labbra, prendendo in contropiede l'uomo ma anche e soprattutto Victoria stessa.

Sai come la penso.

Lo so papà, ma non abbiamo mai parlato di quello che è successo...

Non serve parlarne, mi è già stato spiegato tutto mesi fa.

Invece dobbiamo parlarne, non vuoi sentire la mia versione di come siano andate le cose?

E come sono andate, Victoria?
Che altro c'è da dire, a parte che hai violato il coprifuoco, sei uscita di nascosto e ti sei cacciata in un guaio più grosso di te? Come puoi pensare che ti farò tornare in quel luogo maledetto quando ho di fronte la conseguenza di avertici mandato ogni volta che ti guardo?


Non è stata colpa del Castello!
Insomma, sì, c'era quest'ottavo piano nascosto di cui nessuno era a conoscenza... ma è solo mia la colpa, ho deciso io di seguire gli altri, e se ora m'impedisci di tornarci non farai un torto alle me di adesso, ma alla futura maga che potrei diventare!


Puoi studiare la magia quanto vuoi, ma a casa, dove posso assicurarmi che tu stia bene.

Controllarmi, papà, dove puoi controllarmi.
Non pensi che anche nel mondo babbano potrei essere in pericolo? L'unico modo che avresti per tenermi al sicuro, come dici tu, è impedirmi di vivere la mia vita e rinchiudermi sotto una campana di vetro!


Non sarebbe un'idea così malvagia, dopotutto...

Sì, ma io finirei per odiarti!
È questo che vuoi? Perché succederà, finirà esattamente così se non mi permetti di fare le mie scelte!


Non sei abbastanza grande per sapere quale sia la scelta migliore per te, Vicky.
Non posso lasciarti commettere uno sbaglio tanto grande, non me lo perdonerei mai.


... mamma me l'avrebbe lasciato fare, avrebbe avuto fiducia in me e così anche tu.
Ma forse ora che non le somiglio più, anche la fiducia che provavi per me è sparita.
-fu solo un sussurro arrabbiato e tremante, il suo, ma abbastanza pesante da colpire l'uomo e fargli velare gli occhi di tristezza.

Tesoro... -fece per avvicinarsi a lei, ma la Randall glielo impedì.

No...
Non voglio che mi abbracci o che mi dici che andrà tutto bene... perchè sappiamo che non è così.
Non tornerò più quella di prima, ma questo non significa che io sia cambiata dentro: mamma mi diceva sempre di pensare con la mia testa, di avere il buon senso di ascoltare gli altri e al tempo stesso la testardaggine di commettere i miei errori da sola, se pensavo ne valesse la pena.
-lo fissò, seria e determinata- Lei mi avrebbe lasciata tornare, mi avrebbe permesso di decidere cosa fosse meglio per me, si sarebbe fidata di me.
Ti chiedo solo di farlo anche tu, papà... e ti prometto che non ti deluderò mai più.


Vicky, tu non mi hai deluso...

E allora lasciami andare.
Per favore, papà, per favore... lasciami tornare ad Hogwarts.


... sei testarda, proprio come tua madre.
E va bene... puoi tornare.


Davvero? -lo fissò incredula e sorridente, il cuore che faceva capriole nel petto dalla felicità.

Sì, davvero.
Appena tornati da Sacramento scriverò alla preside Bergman... ma tu devi promettermi di tenerti lontana dai guai, d'accordo?


Certo, te lo prometto!
Oh papà, grazie, grazie! Ti voglio bene!!


... te ne voglio tanto anch'io, piccola mia.

• Fine Auto-Conclusiva •
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