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Los Angeles

Messaggioda Lancelot » 14/02/2014, 0:16

[newsgoth]... preferirei tenerti per mano, se per te è lo stesso.

Non seppe esattamente come interpretare quel gesto, ma cercò di comprendere di più dal tono di voce.
Ella non appariva poi così casta come la poteva aver intesa all'inizio, solo guardandola attraverso l'opinione comune.
I vestiti che portava, le espressioni, i gesti iniziali, tutto lasciava pensare ad una ragazza di ottima famiglia, con dei limiti e dei pensieri candidi.
Ovvio, il fatto di farsi prendere la mano piuttosto che il braccio non significava certo che fosse la giovane più aperta e libera del mondo, ma se non altro andava contro all'etica che la faceva ipotizzare come il prototipo della brava ragazza perfettina.
Questo significava in pratica che da quel momento in poi Lance non avrebbe dovuto continuare a vederla solo in un'ottica, ma cercare di scovare le altre molteplici che la bionda possedeva, qualora ne possedesse, ovviamente.
Oppure era soltanto una tattica per fare colpo su di lui? Una maschera costruita per poi ingannarlo una volta rapito?
No, era quasi certo che Regina non seguisse alcuna tattica: se voleva conquistare, lo faceva grazie a sé stessa, in un modo o nell'altro.
Raggiunsero l'interno di un'ala ben distaccata dal resto del complesso, prendendosi una cosa da bere e sedendosi sulla panchina.
Lì la conversazione prese una piega inaspettata, ovvero l'ipotetico rodimento di culo da parte del simpatico duo di "primedonne" maschili.

Detto tra noi: quanto mi stanno odiando i tuoi amici da uno a dieci in questo momento?

Credo siano molto oltre il dieci...
E da uno a dieci, detto tra noi, tu quanto sei compiaciuto della cosa?


Indicativamente... Tra il cinque e il sei massimo, non di più.
Non sono un tipo al quale piace far venire il veleno al prossimo ma quando mi ci portano, allora non dò scampo.


Comunque sono due stupidi a comportarsi in quel modo con te, come se il mio giudizio su qualcuno dipendesse dai loro commenti... E al momento, il mio giudizio... E' ben più che positivo.

Ci conosciamo da ancora troppo poco per giudicare, Ginevra... Vedrai... Migliorerà ancora di più!

Non ci mise particolare malizia in quella frase, né tanto meno spavalderia. Soltanto una bella punta di ironia e senso dell'umorismo, nulla più.
Perché per conquistare le ragazze ci voleva anche e sopratutto quello: il saperle far sorridere, ridere, essere a loro agio, illuminarle gli occhi.
Regina poi, da quel punto di vista era anche un bel po' avvantaggiata, possedendo di suo due occhi che erano scintillanti come pepite d'oro.
La osservò a lungo bere la Sprite dalla bottiglietta, assicurandosi poi, una volta ricevuta nuovamente in mano, di posare le labbra esattamente nello stesso punto coperto dalla bocca della bionda, fissandola accuratamente mentre si dissetava.
Quei gesti provocatori, quegli sguardi particolari, quelle affinità celate ma palesi, rappresentavano tutte delle basi ottime per pensare a qualcosa di più di una semplice passeggiata tra nuovi conoscenti, ma il tempo a disposizione per Lancelot non era moltissimo, per questo d'istinto egli si chiese se fosse giusto comportarsi così, se fosse giusto raggiungere un grado di affinità con quella bella ragazza per poi magari doversene andare e chissà per quanto tempo non ricapitare più.
C'era da dire però, che la cantante non gli aveva di sicuro fatto capire che voleva chissà quale relazione duratura.
Magari voleva soltanto divertirsi, far ingelosire un po' i due tizi e poi continuare a giocarci fino a quando, forse, avesse scelto Sam o Brian.
Il Mangiamorte non poteva essere certo di nulla, per questo preferì continuare a comportarsi naturalmente, senza porsi domande, senza porsi limiti, con l'unico obiettivo di conoscere meglio quella meraviglia americana e controllare cosa riservasse per lui il futuro immediato.

Vieni.
Sbaglio, o devo ancora spiegarti perché questo posto è il mio preferito di tutto il Campus?


Non perse tempo e subito allungò la mano per afferrare di nuovo quella di lei, seguendola quindi lungo un corridoio ben illuminato.
Erano praticamente soli in quella zona del campus: davvero, non c'era proprio nessuno, nemmeno i bidelli o qualche elfo domestico intento a svolgere mansioni di vario genere, oppure un elemento della sicurezza, no, solo il rumore dei loro passi e la tranquillità che nessuno li avrebbe potuti disturbare lì, introvabili anche dal gruppo di tre amici che, prima di scovarli, avrebbero dovuto girare tutta la scuola e non era poco.
Giunti avanti ad una porta molto grande e fatta di metallo massiccio, Regina si spinse ad aprirla per rivelare al suo interno una struttura totalmente in contrasto con lo stile antico tardo romantico dell'edificio che la conteneva.
Sedili di cuoio nero disposti in cerchio, al centro un grande palco, strumenti musicali sparsi ordinatamente in alcuni punti strategici dell'area, amplificatori in alto a destra e sinistra e un gigantesco riproduttore di spartiti magici completamente automatico.
Inoltre, finestre grandissime insonorizzate e oscurate, illuminazioni bianche e solenni e nomi scritti con caratteri dorati sopra delle targhe d'argento disposti su un pannello di cristallo spesso ancorato alla parete maggiore: tra questi, anche quello di Regina, Ashley, Brian e Sam, quindi evidentemente erano i nomi di tutti i componenti del coro della Cyprus.

L'Auditorium della Cyprus.
Benvenuto nella mia seconda casa.


... Devo... Kevin... Barbara... Charlie... Tutta questa gente, sono i tuoi compagni?
Caspita che meraviglia!


Si volse ad ammirare in toto ogni elemento scenico della stanza, sbattendo le palpebre più volte e chiedendo nel contempo alla bionda se potesse camminare liberamente anche sul palco, trovando il suo consenso.
Il pavimento era completamente adatto ad ogni tipo di scarpa, permetteva di scivolare per gesti tecnici di ballo ma non per sviste o distrazioni.
Incredibile, un lavoro architettonico simile probabilmente era costato almeno almeno una decina di migliaia di Galeoni, se non di più.
La Cyprus puntava molto alla sua sezione canora, si notava senza dubbio da uno spettacolo simile.
Se Lancelot avesse studiato in una scuola vera e propria, forse avrebbe eseguito anche lui un provino per entrare in un contesto simile, dato che non se la cavava male nel ballo e nel canto, o meglio, in cosa lui non se la cavava bene?
I geni della madre gli avevano fornito una attitudine praticamente per ogni stile e mansione esistente al mondo, quindi in pratica era in grado di fare tutto molto bene senza raggiungere l'eccellenza in niente, nemmeno nelle cose a lui più care, come l'esercizio fisico ad esempio.
Preferì non pensare a quella pessima situazione sempiterna, proseguendo fino al riproduttore musicale vicino al quale, in degli scomparti di plexiglass, erano sistemati ordinatamente almeno cinquecento spartiti di ogni tipo, dal rock al pop al jazz al funk al musical.
Non si facevano mancare proprio niente...

Gran bella seconda casa, mia Regina...
Se la definisci tale, può significare solo due cose: o che ci sei costretta a stare quasi sempre o ami la musica in modo spropositato...
... O magari entrambe!


Attese che ella rispondesse, sfogliando quegli spartiti educatamente senza mettere sottosopra nulla, attento e accorto.
Molte di quelle canzoni le conosceva anche lui, molti di quei brani e quei ritmi li ascoltava fin da piccolo: il padre era un fanatico di buon sound.
Guardando un attimo verso l'alto si accorse che era in atto una illusione magica simile a quella del soffitto di Hogwarts: le pareti alte mostravano immagini appartenenti alle canzoni oppure si regolavano in base alle emozioni delle persone che si esibivano, infatti al momento si notavano solo delle note musicali fluttuanti aspettando di ricevere forma e natura, oppure era soltanto una mera decorazione, ma Lancelot si sentiva piuttosto scettico dopo aver visto tutto quello sfarzo nel pensare come banale o buttato lì un elemento del genere.
Si chiese distrattamente come stava andando lì fuori ai tre ragazzi e se per caso Ashley stava arrivando all'esaurimento nervoso nel sentirli ancora lamentarsi del nuovo arrivato o dell'assenza della loro ambita "preda", ma quando poi Regina gli fu nuovamente di fronte, rimosse tutte le domande dalla testa, concentrandosi esclusivamente su di lei che, per altro, adesso aveva uno sguardo del tutto particolare che stimolò la curiosità del Dragoniere.

Perché mi guardi così?
Cosa ti sta passando per la mente?
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Messaggioda Cyprus » 14/02/2014, 20:32

Spoiler:
Legenda:

Viola = Clarissa
Rosso = Noel
Giallo = Regina
Verde = Brian
Oro = Devo
Celeste = Barbara
Rosa = Ashley
Arancione = Charlie
Marrone = Jake
Blu = Kevin
Lime = Sam



Gli aveva regalato uno scorcio di sé, della sua personalità che si distaccava, ed anche parecchio, dall'impressione superficiale che era solita dare esternamente, quella di una ragazza casta, pura, candida, assolutamente distaccata, ed educatamente fredda nei confronti dell'altro sesso: al contrario, gli aveva fatto intendere di conoscere la malizia e di saperla usare, modellandola alle situazioni per intrigare ed incuriosire chi aveva di fronte.
Anche in quel caso stava facendo la stessa cosa, aveva il medesimo scopo nei confronti di Lancelot: il ragazzo conosciuto da poco che le interessava e che, perché negarlo, al momento voleva conquistare.
Si sedettero su una panchina presente lungo il corridoio principale dell'edificio più antico di tutto il complesso della Cyprus, dividendo una bottiglietta di Sprite mentre chiacchieravano della gelosia di Brian e Sam e di quanto a Lance quel sentimento da loro provato facesse piacere.

Indicativamente... Tra il cinque e il sei massimo, non di più.
Non sono un tipo al quale piace far venire il veleno al prossimo ma quando mi ci portano, allora non dò scampo.


Un bravo ragazzo, allora, o almeno questo è ciò che pensò Regina mentre annuiva a quelle parole e commentava che in fondo non le importava nulla del loro giudizio, perché lei i propri se li formava senza badare a quello che gli altri dicevano: Brian e Sam, ad esempio, evidentemente lo odiavano, eppure lei aveva un giudizio molto positivo sul ragazzo.

Ci conosciamo da ancora troppo poco per giudicare, Ginevra... Vedrai... Migliorerà ancora di più!

Una persona sveglia deve riuscire a comprendere velocemente chi ha di fronte... io mi ritengo tale.

Replicò la bionda, incurvando appena le labbra per sorridergli con fare gentile; nel sorriso, comunque, si celava una punta di furbizia e malizia che, seppur lievi, potevano essere riconoscibili ad un occhio attento, perché quelle sfumature arrivavano ad illuminare anche gli occhi chiari rendendoli ulteriormente interessanti.
Bevve la Sprite e la passò a lui, anzandosi poi in piedi per invogliarlo a seguirla nel suo posto speciale: sorrise con più convinzione quando Lancelot le prese la mano, ed intrecciò le dita con lui mentre gli faceva percorrere l'intero corridoio - piuttosto lungo, in effetti - per aprire poi una porta dall'aria pesante e permettere al ragazzo di immegersi in quel luogo meraviglioso, per Regina il migliore in assoluto di tutto il Campus... l'Auditorium.
Era un complesso imponente, dove il bianco e il nero erano i colori predominanti, ed ovviamente all'avanguardia: insonorizzato a dovere, con un'acustica assolutamente perfetta, pannelli di riproduzione automatica degli spartiti visionabili sia in forma cartacea, in pannelli di plexiglass, sia direttamente su un pannello vicino al palco, che ricordava molto la riproduzione digitale babbana; e poi ancora pavimento antiscivolo adatto a qualsiasi tipo di suola, e incantesimo illusorio su tutte le pareti così da far riprodurre immagini delle canzoni sulle pareti alte - come il testo che si stava cantando o l'autore di esso.
Naturalmente la cosa migliore, per lei, erano le targhe d'argento con su scritti i nomi dei musicanti attuali, dell'élite che componeva il Coro della Cyprus, disposte su un pannello di cristallo attaccato alla parete.

... Devo... Kevin... Barbara... Charlie... Tutta questa gente, sono i tuoi compagni?
Caspita che meraviglia!


Sono i componenti del Coro della Cyprus, sì.

Confermò Regina, facendogli cenno di avvicinarsi, e dunque di camminare sul palco senza problemi, per arrivarle accanto, di fronte alla parete bassa di destra: la sfiorò con la mano, e su di essa apparvero le immagini in movimento i nomi dei ragazzi del Coro, una sorta di classifica nella quale Regina si trovava al secondo posto, preceduta soltanto da Devo Nightmare che si trovava in prima posizione.

Da questa parete puoi visualizzare la lista dei Musicanti in ordine di bravura... la nostra Coordinatrice crede che classificarci aumenti il nostro spirito di competizione, e quindi anche il nostro rendimento - alzò le spalle con noncuranza, visto che del gruppo lei era la prima tra le ragazze, seconda soltanto a quel moro misterioso e solitario che tanto piaceva ad Ahsley - Ma ci permette anche di guardare al passato... - aggiunse la bionda, sfiorando la parete con due dita in un movimento da sinistra verso destra, come se stesse facendo scrollare la parete, così da visualizzare altri gruppi di ragazzi che sorridevano e si mettevano in posa - questi sono i componenti dei gruppi della Cyprus prima del nostro, tutti quelli che hanno permesso a questa scuola di uscire vincitrice ad ogni competizione canora per cinquant'anni consecutivi.
Per non dimenticare.


Toccò nuovamente la parete così da farla tornare nuovamente di colore bianco, e voltarsi con un sorriso leggero verso Lancelot che pareva abbastanza colpito da ciò che aveva davanti, dietro, intorno, insomma, da ciò che lo circondava: e come dargli torto quando ci si trovava in un luogo come quello, in grado di far sentire piccolo chiunque?

Gran bella seconda casa, mia Regina...
Se la definisci tale, può significare solo due cose: o che ci sei costretta a stare quasi sempre o ami la musica in modo spropositato...
... O magari entrambe!


Direi che l'ultima ipotesi si avvicini di più alla realtà - rispose lei con una lieve risata - Amo la musica ed è ciò che desidero sia il mio lavoro una volta diplomata, ma è anche vero che fare parte del Coro della Cyprus costringe ad ore ed ore di prove ogni giorno, anche durante le vacanze... figurati che in questi mesi di vacanza, qui a scuola ci siamo solo noi del Coro e la squadra di Quidditch.

Insomma, manco si potevano godere le vacanze estive perché dovevano allenarsi, ma a Regina non dispiaceva particolarmente proprio per l'amore che sentiva nei confronti della musica.
Osservò Lancelot studiare gli spartiti, che contenevano un po' ogni genere musicale esistente così da poter far allenare chiunque a seconda della propria vocalità: chissà a quale genere sarebbe potuta appartene la voce del suo cavaliere...
Quel pensiero, quella domanda, la portò ad avvicinarsi a lui con uno sguardo curioso negli occhi, un'espressione pensierosa e furbesca che persino l'altro riuscì a cogliere.

Perché mi guardi così?
Cosa ti sta passando per la mente?


Sto pensando che... vorrei cantare con te.

Rispose Regina con una sincerità quasi disarmante, passandogli accanto e lanciandogli un sorriso leggero accompagnato da un'occhiata di sbieco, prima di avvicinarsi al pannello di riproduzione degli spartiti per sceglierne uno con movimenti leggeri ed aggraziati delle dita; nuovamente attese che il ragazzo le fosse vicino per ingrandire la visualizzazione dello spartito sul pannello, in modo tale che Lancelot ne potesse leggere il titolo.
"Smooth Criminal - by Saber Dynamos".

La conosci? - gli domandò la bionda, attendendo solo un suo cenno di assenso prima di riprendere - Ti va di cantarla con me? Nessuno ci sentirà, siamo completamente soli... che ne dici?

Lo fissò con uno sguardo fiero, quasi di fida: poteva anche essere stonato come una campana, ovviamente, aveva messo in conto anche quello... oppure poteva essere bravissimo, e quella era una bella occasione per lui di mostrarle cosa sapesse fare, e lei di esercitarsi.
Ancora una volta, attese che Lancelot le desse l'okay con le parole o col corpo, e non appena l'ebbe avuto, andò a sfiorare due volte lo spartito sul pannello, in modo tale che una musica si espandesse nell'aria: immediatamente, sulle pareti alte si formarono le immagini di due violoncellisti che avrebbero accompagnato, con le loro note, le voci dei due ragazzi - chiara dimostrazione di quanto Lancillotto avesse visto giusto riguardo l'utilità dell'incantesimo illusorio.



Regina si leccò lentamente le labbra, facendogli cenno di cantare per primo, d'iniziare lui con la prima strofa, lasciando che lei s'inserisse nella canzone come e quando avrebbe voluto, con una scioltezza del tutto naturale ed assolutamente invidiabile - Talento (Arte) 24.

Uh, as he came into the window
It was the sound of a crescendo, uh!
He came into her apartment
He left the bloodstains on the carpet, uh!
She ran underneath the table
He could see she was unable
So she ran into the bedroom
She was struck down, it was her doom


Annie are you OK?
So, Annie are you OK?
Are you ok Annie?

Annie are you ok?
So, Annie are you ok?
Are you ok Annie?

Annie are you ok?
So, Annie are you ok?
Are you ok Annie?

Annie are you ok?
So, Annie are you ok?

Are you ok Annie?
Annie are you OK?
Will you tell us that you're OK
(uh!)
There's a sign in the window
That he struck you - A crescendo Annie
He came into your apartment
He left the bloodstains on the carpet
(uh!)
Then you ran into the bedroom
You were struck down
It was your doom


Annie are you ok?
So, Annie are you ok?
Are you ok Annie?

Annie are you ok?
So, Annie are you ok?
Are you ok Annie?

Annie are you ok?
So, Annie are you ok?
Are you ok Annie?

You've been hit by
You've been hit by
A Smooth Criminal

Cominciò a girargli intorno, invitandolo a fare lo stesso, muovendosi con passi lenti, misurati, e sguardo fermo, assolutamente fiero al punto da rasentare l'arrogante, ed evidentemente di sfida: lo stava quasi invitando a fare meglio di lei, a vincere in quella sorta di duello canoro nel quale, doveva ammetterlo, la voce si presentò come niente male... evidentemente Lancelot non aveva solo il merito di essere molto bello.

So they came into the outway
It was Sunday - What a black day, uh!
Mouth to mouth resuscitation
Sounding heartbeats - Intimidations


Annie are you ok?
So, Annie are you ok?
Are you ok Annie?

Annie are you ok?
So, Annie are you ok?
Are you ok Annie?

Annie are you ok?
So, Annie are you ok?
Are you ok Annie?

Annie are you ok?
So, Annie are you ok?

Are you ok Annie?
Annie are you OK?
Will you tell us that you're OK
(uh!)
There's a sign in the window
That he struck you - A crescendo Annie
He came into your apartment
He left the bloodstains on the carpet
(uh!)
Then you ran into the bedroom
You were struck down
It was your doom

Annie are you ok?
Are you ok Annie?


You've been hit by
You've been struck by
A Smooth Criminal

Un intermezzo musicale intercorse dopo quelle ultime parole pronunciate insieme, nel quale Regina fissò Lancelot, avvicinandosi a lui al centro del palco, accarezzandogli la guancia sinistra con la mano destra, per poi girargli lentamente intorno, invitandolo a fare lo stesso per continuare quella sorta di sfida tra loro, gli sguardi che non si perdevano mai, nemmen per un secondo.
Sulle pareti alte, gli archi dei violincellisti parevano fare l'amore con le corde degli strumenti, e a guardarli pareva quasi che i due musicisti fossero veri, e non solo il frutto di un'illusione nutrita dalla musica della canzone: il momento più bello, per Regina, stava per arrivare, quello in cui le voci dei due cantanti si fondevano in un duello verbale, canoro oltre che, come nel loro caso, di sguardi.
Gli fece un sorriso leggero, quasi dolce, mentre la musica saliva e cresceva, riempiendo l'Auditorium dall'acustica perfetta, prima di schiudere le labbra e lasciar andare la voce.

I don't know
Annie are you ok?
Will you tell us that you're ok?
There's a sign at the window

I don't know
That he struck you - a crescendo Annie
I don't know
He came into your apartment
I don't know
He left the bloodstains on the carpet
I don't know why baby
Then you ran into the bedroom
I don't know
You were struck down
It was your doom Annie


Annie are you ok?
Dang Gone It - Baby!
Will you tell us that you're ok?
Dang Gone It - Baby!
There's a sign at the window
Dang Gone It - Baby!
That he struck you - a crescendo Annie
Hoo Hoo
He came into your apartment
Dang Gone It
He left the bloodstains on the carpet - uh!
Then you ran into the bedroom

Hoo Hoo
You were struck down
Dang Gone It
It was your doom

You've been hit by
You've been struck by
A smooth criminal


La musica s'interruppe di colpo, e loro rimasero fermi, immobili l'uno di fronte all'altra: il petto di Regina si alzava ed abbassava velocemente, come dopo uno scatto veloce di corsa, e l'espressione del viso rimase imperturbabile per alcuni secondi prima di addolcirsi, le labbra che lentamente andavano a formare un sorriso soddisfatto e lieve.

Divertito?
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Messaggioda Lancelot » 18/02/2014, 0:28

[newsgoth]Da questa parete puoi visualizzare la lista dei Musicanti in ordine di bravura... la nostra Coordinatrice crede che classificarci aumenti il nostro spirito di competizione, e quindi anche il nostro rendimento.
Ma ci permette anche di guardare al passato... Questi sono i componenti dei gruppi della Cyprus prima del nostro, tutti quelli che hanno permesso a questa scuola di uscire vincitrice ad ogni competizione canora per cinquant'anni consecutivi.
Per non dimenticare.


Deduco quindi che la vostra Coordinatrice sia molto competitiva in generale, oltre che desiderosa di vittorie.
Non pesa a nessuno di voi?
Nel senso, in questo gruppo esiste il motto "l'importante non è vincere ma partecipare" oppure ho appena detto un'eresia?


Si permise un sorriso divertito a quella piccola battuta, ricordando perfettamente quante volte, durante le prime lezioni e le prime missioni con Julie, la donna lo aveva strattonato guardandolo negli occhi e assicurandogli che se non fossero usciti vincitori allora gli avrebbe intensificato gli allenamenti di almeno due o tre ore, per punizione.
Anche la sua ex mentore insomma era molto competitiva: forse meno di Clarissa Walsh, probabilmente, ma diventava feroce quando sapeva di avere le carte in regola per riuscire e i piani non si verificavano secondo quanto sperato.
C'era da ammettere però che qualche volta Lance aveva fallito apposta per poter passare più tempo con lei.
Per un quindicenne, sedicenne, diciassettenne, guardare il corpo della Mangiamorte in tenuta sportiva con solo dei pantaloncini aderenti neri e un top elasticizzato a coprire un seno bello prosperoso era motivo di "esercizio proibito notturno" continuo e inesorabile.
Come dargli torto, comunque?
Julie era corteggiata anche e addirittura da uno dei 12, Garruk, per quanto affascinante, fatale, letale e sensuale.
In quel preciso momento, Lancelot si permise di guardare la ragazza davanti a lui e fare un piccolo paragone con la Sanders...

Affascinante e sensuale a modo suo... Diverso ma non inferiore.
Sul letale e il fatale non ci siamo ma non è sicuramente quello che cerco.
Se solo fosse un po' più... Sciolta...


Ovvio che la sua mente adesso fosse maggiormente in grado di apprezzare le linee femminili in generale, anche di ragazze più giovani e ugualmente con moltissime qualità fisiche da offrire. Lance era un esteta anche grazie al lavoro svolto e non aveva motivo di considerare più bella Julie sulla base della sua forma atletica. Regina ad esempio aveva delle mani bellissime, che facevano presagire lo stesso anche dei piedi. Possedeva degli occhi splendidi ed espressivi, labbra non troppo sottili e taglio del viso elegante e adulto, molto femminile.
Le gambe intraviste sotto la gonna lasciavano intuire delle cosce sode e toniche seppur non muscolose e dei glutei niente male, ma stava decisamente andando fin troppo oltre con la fantasia su una ragazza appena conosciuta: forse sarebbe stato meglio ascoltare di più quello che aveva da dire per non fare la figura del maniaco o qualcosa di simile.

Direi che l'ultima ipotesi si avvicini di più alla realtà.
Amo la musica ed è ciò che desidero sia il mio lavoro una volta diplomata, ma è anche vero che fare parte del Coro della Cyprus costringe ad ore ed ore di prove ogni giorno, anche durante le vacanze... figurati che in questi mesi di vacanza, qui a scuola ci siamo solo noi del Coro e la squadra di Quidditch.


Così i tuoi sogni per il futuro sono sempre legati alla musica...
Un'idea audace e coraggiosa, sopratutto con la concorrenza spietata in giro!
Pensi che ti cimenterai nel tentativo di carriera come solista oppure in un gruppo?


Interessato alla sua vita e agli sviluppi del suo mondo dopo il diploma: si vedeva che quella ragazza l'aveva colpito e gli dispiaceva che probabilmente dopo quel pomeriggio, per un bel po' non sarebbe potuto più capitare ancora da quelle parti, per motivi di lavoro e Setta.
La madre lo aveva informato che presto lo avrebbe mandato di nuovo in missione con Talikha in differenti zone asiatiche per scortarla durante accordi sotto banco con fornitori di materie prime erbologiche e alchemiche... Un altro di quegli stupidi incarichi a rischio zero, insomma.
Ci stava facendo l'abitudine, sicuramente, ma si stava anche scocciando ogni giorno di più, preferendo molto di più stare appresso alle persone in palestra che attendere fuori da una porta che un collega Mangiamorte svolgesse un lavoro di poco conto.
Per quelle motivazioni quindi, Lancelot non avrebbe rivisto la Cyprus e in particolare Ginevra per moltissimo tempo.
Proprio per quello forse non desiderava troppo calcare la mano con lei... Peccato che risultava essere un'impresa assai complessa, specie quando Regina si avvicinava con aria quasi maliziosa e birichina per fare una proposta decisamente assurda e interessante allo stesso tempo.

Sto pensando che... vorrei cantare con te.

Con... Me?

La conosci?
Ti va di cantarla con me?
Nessuno ci sentirà, siamo completamente soli... che ne dici?


... Per conoscerla la conosco...
Sai che ti dico? Ok, andata!
Mi raccomando, non essere troppo severa nel giudicarmi, va bene?


In realtà sapeva benissimo di essere capace di fare praticamente tutto: nei suoi geni erano contenuti i codici per ogni attività umana, uno strano dono ricevuto dal fatto che la madre non fosse stata generata ma creata dalla magia.
Una magra consolazione, considerando che tanto Lance non avrebbe potuto migliorare mai nulla di tutto ciò ma sarebbe rimasto in eterno in un limbo di bravura che mai avrebbe raggiunto la perfezione... Così nel canto come nella forma fisica.
Scacciò via quel pensiero nel mentre la musica iniziava ad inebriare la sala; Regina che lo fissava con occhio di sfida, invitandolo ad iniziare con le danze, o in quel caso con i canti, e Lancillotto non se lo fece ripetere due volte, prendendo in mano la situazione, anzi, prendendo per mano lei, di improvviso e di istinto, guardandola dritto negli occhi, sorridendo, cercando di comprendere dalle sue espressioni se le piacesse la propria voce perché si, magari poteva anche essere bravo, ma il fatto che il suo timbro potesse essere di gusto era un dato soggettivo.
Quando ascoltò per la prima volta il suono prodotto dalle corde vocali di Ginevra, dovette ammettere che rimase immensamente colpito.
Un angelo, mischiato ad una teppista, mischiato ancora ad una regina... Tutto insieme, in un tripudio di stile, tecnica e controllo del palco.
Quella superficie era roba sua, non c'era dubbio che camminava come se ne fosse la governatrice assoluta.
Svolgeva molte ore di prove al giorno ma Lance capiva soltanto adesso quanto esse fossero state di aiuto all'americana nell'esprimere le proprie abilità. La carriera della cantante era un percorso difficile e complesso ma ora che lui la sentiva... Non era più tanto sicuro che per lei le strade sarebbero risultate scoscese, ripide o irte di ostacoli.
Ella lo sfidava a fare meglio di lei, a mettercela tutta, a dimostrarle il suo talento e metterlo a confronto col proprio, forse grazie a quello spirito competitivo instillato dalla Coordinatrice della Cyprus, così Lance cercò di accontentarla, dedicandosi anche a qualche piccolo passo di danza.
Come conosceva il ballo moderno? Semplice, non necessitava di conoscerlo, era lì, nel suo DNA, senza che manco l'avesse chiesto.
Un perfetto jolly, una carta da giocare in qualunque mazzo, non risolutiva ma di grande aiuto... Ecco come si sentiva, ecco come lo faceva sentire la madre.
Dopo alcune giravolte, ancora strofe in parte cantate in singolo, in parte in coppia, la canzone andò lentamente verso la sua conclusione e Regina diede spettacolo delle sue doti mantenendo delle note alte ed emesse con acuti davvero piacevoli e fuori dal comune.
Un gioco eterno di falsetti, diaframma e aria spinta fuori dai polmoni con una carica eccezionale.
Le brillavano gli occhi, ancora una volta, segno che non solo le stava piacendo quella loro esibizione, ma era del tutto innamorata del sound.
Interruppero le voci quando l'ultimo accordo prese vita e poi sfumò nel silenzio: uno di fronte all'altra, respirando con un leggero affanno.
Così tanto vicini che avrebbe potuto coprire qualche altro centimetro e forse gli avrebbe anche concesso di rubarle un bacio... Ma non lo fece.
Regina sorrise, soddisfatta e probabilmente felice.

Divertito?

A stare dietro ad un fenomeno?
... Direi di si, non posso lamentarmi!


Le fece un occhiolino, abbassando lo sguardo appena tre secondi attirato da quel petto che si alzava ed abbassava.
I pensieri meno puri in quel momento... Si sprecarono.
Si leccò le labbra, inspirando profondamente.

Adesso capisco perché c'è solo un nome sopra di te in quella lista.
E mentre ballavi e ti muovevi... Sei riuscita anche ad apparire molto meno santarellina di quanto dimostri ad una prima occhiata...
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Messaggioda Cyprus » 18/02/2014, 12:13

Spoiler:
Legenda:

Viola = Clarissa
Rosso = Noel
Giallo = Regina
Verde = Brian
Oro = Devo
Celeste = Barbara
Rosa = Ashley
Arancione = Charlie
Marrone = Jake
Blu = Kevin
Lime = Sam



Deduco quindi che la vostra Coordinatrice sia molto competitiva in generale, oltre che desiderosa di vittorie.
Non pesa a nessuno di voi?
Nel senso, in questo gruppo esiste il motto "l'importante non è vincere ma partecipare" oppure ho appena detto un'eresia?


Il nostro motto è "O vinci, o non esisti".
Ho reso l'idea?


Rispose Regina con una lieve alzata di spalle, come se la cosa le importasse fino ad un certo punto: per lei il problema si poneva poco, essendo una dei migliori, e il Coro della Cyprus in generale si poteva considerare da 50 anni come il dominatore assoluto nelle competizioni canore; certo, il fatto che fossero perennemente in sfida gli uni contro gli altri rendeva difficile instaurare delle vere amicizie - lei ad esempio era amica, realmente, solo con Ashley, le altre ragazze erano tutte compagne di Coro e di scuola, ma nulla di più - che spesso erano più che altro una finzione di facciata, specie quando cantavano e ballavano tutti insieme... ma di lì a pochi mesi si sarebbe diplomata, finalmente, perciò cosa le importava più?
Avrebbero vinto anche l'ultima sfida, quella contro Hogwarts, e poi lei sarebbe andata per la sua strada, lasciandosi alle spalle quel mondo che ormai quasi sentiva di non appartenerle più.

Così i tuoi sogni per il futuro sono sempre legati alla musica...
Un'idea audace e coraggiosa, sopratutto con la concorrenza spietata in giro!
Pensi che ti cimenterai nel tentativo di carriera come solista oppure in un gruppo?


Non ne sono ancora sicura.
La carriera da solista non mi dispiacerebbe: sai, tutti i riflettori puntati addosso, i fan che urlano il mio nome e si strappano i capelli solo per me...
- e fece un gran sorriso ironico e divertito a quell'immagine un po' estremizzata su quanto potesse piacere alle persone - ... ma allo stesso tempo, pensare di entrare in un gruppo sarebbe una bella sfida; proprio perché qui non siamo mai stati molto uniti, sarebbe bello per me riuscire a cooperare con altre persone per diventare una cosa sola, integrarmi quindi con altri cantanti e musicisti e diventare parte di un insieme.
È una sfida, appunto, e a me entusiasmano un sacco le sfide.


Confessò Regina, appena più morbida nel tono di voce e nell'espressione: sapeva perfettamente di non essere troppo abituata a collaborare davvero con qualcun altro; lei era la stronza del gruppo, quella che prendeva in giro senza pietà i più deboli - grazie per gli insegnamenti, Noel - che splendeva da sola o quasi sul palco, che non faceva mai da spalla a qualcuno.
Far parte di un gruppo e dover dunque condividere le luci della ribalta coi compagni, dover smussare il proprio acido sarcasmo per andare d'accordo con loro, erano tutte cose che l'americana non aveva mai provato, e che per questo la intrigavano.
D'altronde non avrebbe mai voluto avere a che fare con un gruppetto qualsiasi, perciò al momento non era orientata verso alcuna scelta... anzi, verso una sì, ma che riguardava il suo futuro immediato piuttosto che a lungo termine: era curiosa di scoprire che tipo di voce avesse Lancelot, e quale modo migliore del cantare qualcosa con lui?
Glielo propose così, con la leggerezza di chi era pronta ad esibirsi - e così era - in qualsivoglia momento, fissandolo quasi con aria di sfida per tirare fuori, ammesso che l'avesse, il suo lato competitivo.

... Per conoscerla la conosco...
Sai che ti dico? Ok, andata!
Mi raccomando, non essere troppo severa nel giudicarmi, va bene?


Sorrise ed annuì in direzione del ragazzo, lasciando che la musica riempisse l'Auditorium: gli strinse la mano quando Lance gliela prese, e non appena sentì le prime note da lui intonate, un luccichio di sorpresa le animò gli occhi.
Ci sapeva fare davvero, il suo bel cavaliere, sia nel canto... che nel ballo.
Sorrise ancora, Regina, nel rendersi conto che Lancelot aveva davvero del talento, e pensando che di sicuro a Clarissa sarebbe piaciuto molto: e lui, la stava trovando brava? Non sapeva cosa rispondersi, ma al momento le interessava fino ad un certo punto.
Era concentrata sul momento, sulla canzone, sulle parole e sullo stile: si muoveva sul palco come se fosse il pavimento della sua camera, riempiendone lo spazio con la semplice presenza della sua figura pur muovendosi con passi precisi, non troppo ampi, quasi secchi; sapeva riversare, però, la sua energia in quel brano, plasmando la sua esteriorità così da risultare, seppur coi vestiti di una brava ragazza, quasi una teppista di strada, che canta con cruda realtà ed un pizzico di sarcasmo.
Fu bellissimo cantare con lui, fu bellissimo cantare lì da soli e per il gusto di farlo.
Quando finì la canzone, e le ultime parole furono da loro pronunciate all'unisono, l'americana rimase a guardarlo negli occhi, a poca distanza da lui, il petto che si alzava ed abbassa velocemente, e il sorriso di chi era orgoglioso e contento di quanto appena successo.

A stare dietro ad un fenomeno?
... Direi di si, non posso lamentarmi!


Un lieve rossore velò le guance della bionda a quelle parole, abituata ai complimenti ma, chissà perché, più sensibile a quelli che provenivano da Lancelot: ma d'altronde, quando un ragazzo ti piaceva...

Adesso capisco perché c'è solo un nome sopra di te in quella lista.

Devo ammettere che anche tu mi hai piacevolmente sorpresa... - confessò Regina - Onestamente non credevo fossi così bravo. È un peccato tu non abbia studiato qui, Clarissa ti avrebbe adorato... e Brian e Sam odiato ancora di più.
In effetti credo che mi farò casualmente sfuggire di aver cantato con te... sempre che non ti dispiaccia, ovviamente.


Lancelot non poteva saperlo, naturalmente, ma la Jones non cantava praticamente mai con gli altri componenti del Coro fuori dalle prove ufficiali, a meno che non dovesse fare delle prove extra per una canzone... quindi, con lui, era stata la prima volta in cui si era esibita per puro e semplice diletto, un particolare che i due maschietti al chiosco di Ned avrebbero odiato, ammesso che il ragazzo le avesse dato l'okay per poterglielo fare presente.

E mentre ballavi e ti muovevi... Sei riuscita anche ad apparire molto meno santarellina di quanto dimostri ad una prima occhiata...

Non fermarti all'apparenza, Lancillotto... non commettere l'errore che fanno tutti.

Commentò appena più seria Regina, guardandolo negli occhi.
Chi la conosceva superficialmente, di solito, la classificava in due modi: o come la santarellina di buona famiglia, di belle maniere e di grande educazione, tutta pura e candida e possibilmente verginella... o come la stronza acida e senza cuore, possibilmente facile, che spadroneggiava per la Cyprus senza alcuna morale o compassione per i più sfortunati.
In realtà c'era molto di più dietro quel viso, quegli occhi e quella voce, ma molti - quasi tutti - si fermavano alla superficie e si convincevano di averla già capita, quando invece non avevano compreso un accidenti di lei.
L'espressione del viso si fece più morbido, ed un tenue sorriso le si formò sulle labbra.

Che ne dici, torniamo al chiosco?
Mi piace stare qui, ma al tempo stesso mi dispiace molto per Ashley che si sta sorbendo quei due tutta da sola...
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Messaggioda Lancelot » 20/02/2014, 20:16

[newsgoth]Il nostro motto è "O vinci, o non esisti".
Ho reso l'idea?


Perfettamente.
Così è confermata la mia idea riguardo la vostra Coordinatrice.
Per quanto, immagino che abbia contagiato anche molti di voi, se non tutti.


La luce che osservava in Regina però, non rispecchiava esattamente quello spirito di competizione spiegato poc'anzi.
In verità la ragazza era già parecchio orientata verso il proprio futuro e iniziava a fregarsene delle sorti della sfida, della Cyprus, degli altri membri del coro e dei rapporti instaurati con loro lungo quel periodo scolastico ormai giunto al capolinea.
Poteva comprendere bene quella situazione, Lance, il quale aveva preso a parlare di futuro e di lavoro già in tenera età, verso i 14-15 anni.
La madre infatti, aveva deciso per lui quasi subito che non avrebbe mai e poi mai fatto troppa carriera nella Setta e dunque era necessario che riflettesse attentamente su un altro impiego per l'avvenire.
Amava l'attività fisica, quindi il Personal Trainer era un lavoro molto bello, come anche il Dragoniere, per carità, ma qualche volta si era soffermato sulla defunta figura del padre chiedendosi se mai avesse potuto intraprendere un percorso volto ad onorare il suo nome in battaglia.
Non sarebbe mai diventato forte quanto lui, mai avrebbe potuto sperare di raggiungerlo: possibilmente, fu proprio quella assurda e inesorabile verità che lo spinse a non pensare più ad una evenienza simile così assurda e poco realizzabile.

Non ne sono ancora sicura.
La carriera da solista non mi dispiacerebbe: sai, tutti i riflettori puntati addosso, i fan che urlano il mio nome e si strappano i capelli solo per me... Ma allo stesso tempo, pensare di entrare in un gruppo sarebbe una bella sfida; proprio perché qui non siamo mai stati molto uniti, sarebbe bello per me riuscire a cooperare con altre persone per diventare una cosa sola, integrarmi quindi con altri cantanti e musicisti e diventare parte di un insieme. È una sfida, appunto, e a me entusiasmano un sacco le sfide.


Troverai una sfida dietro l'altra una volta uscita di qui, credo questo tu già lo sappia...
Credo però che le sfide siano più belle da affrontare quando puoi contare su qualcuno di fiducia, come in un gruppo.
Se la musica è il tuo sogno e il tuo grande match, devi solo capire se preferisci condividerlo con altri oppure metterti da sola in prima linea.
Che tu decida una cosa o l'altra, comunque, sono certo che raggiungerai molti obiettivi ugualmente!


Incrociò le braccia al petto, camminando verso il centro di quel palco così liscio e marmoreo, guardando di tanto in tanto i movimenti della bionda che, una volta avuta la conferma che il brano cercato per il duetto improvvisato era di gradimento per entrambi, sistemò lo spartito sul macchinario magico che recava sul lato destro la scritta "Kandinski", evidentemente la marca dell'oggetto stesso.
Quando Regina Ginevra Jones scese per raggiungerlo, la musica già stava inebriando tutta la sala assieme al profumo della corista, la quale invitò Lance a cominciare per primo, essendo suo l'attacco iniziale.
Forse un poco sorpresa in principio, in positivo ovviamente, sorrise con maggiore convinzione poco dopo, cantando con lui e recitando le strofe di quel brano per nulla in linea con l'ipotesi che un ragazzo poteva farsi su di lei, ovvero della biondina che cantava canzoncine dolci e romantiche con qualche punta di casta purezza e angelica visione.
Non erano certo parole scabrose o volgari, ma il ritmo, la modulazione vocale, lo sguardo, i movimenti di lei, tutto lasciavano intendere meno che fosse una sprovveduta nei confronti dell'altro sesso o non sapesse come attrarre il desiderio del prossimo.
Una volta finita l'esibizione, la musica scomparve all'attimo, e venne il momento di dedicarsi ai commenti sulla prova.

Devo ammettere che anche tu mi hai piacevolmente sorpresa... Onestamente non credevo fossi così bravo.
È un peccato tu non abbia studiato qui, Clarissa ti avrebbe adorato... e Brian e Sam odiato ancora di più.
In effetti credo che mi farò casualmente sfuggire di aver cantato con te... sempre che non ti dispiaccia, ovviamente.


Ti ho volutamente portata via da quel chiosco per conoscerti meglio e vendicarmi del loro comportamento idiota.
Credi sul serio che non ti darei un simile permesso?
... Racconta, racconta pure, ed esalta il nostro duetto quanto più possibile...


Le fece un occhiolino, fissandola ancora negli occhi.
Magari avrebbe potuto baciarla, sentire il sapore delle sue labbra, gustare quel momento con un tocco di sensualità e passione in più.
Purtroppo però, sapeva che ben presto sarebbe dovuto scomparire dalla circolazione per parecchie settimane di lavoro e missioni, quindi perché accrescere un'aspettativa per il futuro quando non aveva nemmeno idea se fosse o meno morto per qualche incidente di percorso?
Le avrebbe potuto scrivere, mandare qualche messaggio nei mesi di lontananza, ma da quando aveva subito il due di picche da parte della bella e fatale Arianna, era molto meno propenso alla corrispondenza amorosa, per così dire.
Forse si sarebbero incontrati di nuovo in un futuro non troppo lontano e magari... Lei avrebbe fatto coppia con qualcun altro, magari proprio uno dei due contendenti alla mano della Regina, chissà.
Intanto poteva essere felice di quella esperienza e non dimenticare quanto lei lo avesse potuto meravigliare e avesse potuto cambiare, con il proprio atteggiamento, la visione di sé stessa ai propri occhi.

Non fermarti all'apparenza, Lancillotto... non commettere l'errore che fanno tutti.

Il vero stupido è colui che cade in errore e non impara a cambiare idea...
... Che tu mi abbia saputo trarre in inganno è un dato di fatto...
... Che io sia ancora propenso a farmi ingannare, questo è tutto un altro discorso.


Rispose con un tono ed uno sguardo altrettanto seri e risoluti, ammorbidendo quasi subito i tratti del volto.
Promise a sé stesso che se avesse avuto modo di rivederla, avrebbe scoperto per filo e per segno ogni lato di lei, per darle la prova che cercava.
Lei desiderava che qualcuno le dimostrasse di saper andare oltre le apparenze e il suo Cavaliere sarebbe riuscito nell'impresa, senza dubbio.
L'orologio ticchettava fin troppo velocemente, il tempo a disposizione andava concludendosi ed evidentemente era un dato di fatto anche per Ginevra, la quale gli propose di ritornare sui loro passi.

Che ne dici, torniamo al chiosco?
Mi piace stare qui, ma al tempo stesso mi dispiace molto per Ashley che si sta sorbendo quei due tutta da sola...


Mi piacerebbe molto, ma temo che i miei momenti liberi per oggi siano finiti.
Se per te va bene, vorrei salutarti in privato una volta usciti di qui, dopo di che, saluta pure Ashley da parte mia.
Tanto credo che né Sam né Brian rimarranno così dispiaciuti di non avermi visto tornare con te!


Così, una volta arrivati alle porte della struttura esterna e più precisamente lungo il viale che conduceva ai cancelli d'uscita, Lancelot le disse quanto era stato bene con lei, quanto si era divertito a cantare al suo fianco e che le augurava in bocca al Drago per la sfida con Hogwarts.
Alla domanda se si sarebbero visti ancora in futuro, egli le rispose che non era sicuro di potersi liberare molto presto ma che avrebbe comunque fatto di tutto per trovare ancora una dimensione libera del suo spazio per dedicarlo alla bionda, qualora per quel giorno fosse ancora interessata.
Nulla gli poté impedire di darle un bacio sulla guancia e stringerle il fianco con la mano, beandosi del profumo e del sapore della sua pelle.
Avrebbe fatto molto di più, ma no, non era giusto nei suoi confronti, perché nel caso, era ben libera di andare avanti per la sua strada, per la sua vita, senza il pensiero fisso di un giovane che sarebbe anche potuto non tornare più o non tornare in tempo.
Un sospiro, uno sguardo più intenso, un saluto sussurrato con un mezzo sorriso e poi... Beh, poi l'ignoto.

RUOLATA CHIUSA[/newsgoth]
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Messaggioda Ariel » 23/02/2014, 23:29

[tahoma]
[Accademia Cyprus - Martedì 5 Dicembre 2107 - ore 17.21]


Nulla era cambiato, da quando aveva abbandonato la Cyprus per trasferirsi ad Hogwarts.
Era stato stranissimo, in effetti, arrivarvi tramite una Passaporta, essere accolti dal Preside Stunmatt e da una delegazione di studenti dell'ultimo anno, venire scortati fino alla zona del Campus messa a loro disposizione come fossero graditi ospiti della scuola e non, come quasi sicuramente tutti pensavano, degli avversari da abbattere.
Per Ariel era stato surreale essere parte di una scuola diversa, quando per quattro anni aveva passeggiato per quelle zone, preso un caffè negli stessi chiostri ancora presenti, studiato negli edifici imponenti dell'Accademia e vissuto - sicuramente in modo non piacevole - nella sua Casata, la cui sede era situata ad Ovest del Campus.
Appena erano arrivati, la Grifondoro si era un po' estraniata dal resto del gruppo: un po' perché sentiva di avere sulle spalle una grande responsabilità, dovendo portare alla competizione tra i Cori un brano scritto dalla sua Coordinatrice, ed un po' perché aveva bisogno di metabolizzare, in un certo senso, l'essere lì, l'essere una persona completamente diversa da quando vi studiava, e cosa l'avrebbe aspettata; era piuttosto sicura, infatti, che i Musicanti americani avrebbero cercato di affossarla come l'ultima volta, con la differenza che non ci sarebbe stato Zephyr a proteggerla e che, per ovvi motivi, non avrebbe potuto contare troppo su Vergil, essendo lei all'effettiva ancora una studentessa di Hogwarts e lui un suo professore.
Per il momento non si erano ancora incontrati, i due gruppi, e la colombiana credeva che fosse di gran lunga meglio così: non incontrarsi, magari fino al giorno stesso della gara, sarebbe per lei stato l'ideale, visto che tanto era già nervosa di suo senza aver bisogno di stress aggiuntivo.
Sentendo il bisogno di stare da sola, dunque, la diplomanda si concesse una passeggiata fuori dalla zona "sicura", quella dove la delegazione di Hogwarts risiedeva, prendendo invece a camminare per le stradine dell'enorme Campus nel quale si trovavano con passo piuttosto sicuro, perché se anche erano passati anni, lei si ricordava dove andare. Le faceva strano pensare che, solo qualche giorno prima, si sarebbe trovata ad Hogwarts, con la divisa indosso la borsa a tracolla, magari intenta a cambiare aula tra una lezione e l'altra - ed in effetti di lì a dieci minuti avrebbe dovuto seguire Antiche Rune; ed invece era lì, vestita con abiti assolutamente normali - jeans scuri, stivali neri a metà polpaccio sopra i pantaloni, un magliocino verde come gli occhi ed una giacchetta nera sopra, leggera vista la temperatura molto più mite rispetto ad Hogwarts, le mani in tasca ed i capelli raccolti in una coda alta - a girovagare per la scuola americana come nulla fosse. Non aveva nemmeno la bacchetta con sé, ma non credeva ce ne fosse bisogno: nessuno degli studenti, nemmeno quelli del Coro della Cyprus, avrebbero mai osato far loro del male, e tanto le bastava per concentrarsi solo su se stessa e non sui pericoli nei quali sarebbe potuta incorrere.
In realtà nessuno, anche incrociandola, pareva fare caso a lei: si sentiva quasi l'Ariel di un tempo, quando era totalmente invisibile per il mondo intero, ma per la prima volta non le stava dispiacendo affatto; quando studiava alla Cyprus avrebbe dato ogni cosa per essere notata ed apprezzata, mentre ora era un sollievo, per lei, che nessuno facesse caso alla sua presenza, al suo passaggio. Poteva rimanere in compagnia dei suoi soli pensieri senza che qualcuno la disturbasse, un privilegio che ad Hogwarts, un po' per lo studio verso i M.A.G.O., un po' per le prove del Coro ed un po' per le amiche desiderose di starle sempre vicino, le mancava; la Vireau aveva anche detto loro di esercitarsi solo nel caso in cui ne avessero avuta voglia - quasi sicuramente a differenza di Clarissa, perché per quello che ricordava di lei Ariel e del suo modo di fare, probabilmente li aveva obbligati ad ammazzarsi di prove anche e soprattutto ora che Hogwarts era lì, pur non potendo sfruttare l'Auditorium secondo le regole imposte dalla competizione.
Fu probabilmente proprio per quello, perché non si aspettava d'incontrare alcun componente del Coro in giro per il Campus quando invece avrebbe dovuto essere chiuso da qualche parte a provare, che il suo incedere rallentò progressivamente nell'osservare una ragazza bionda seduta su una panchina sotto un acero: si trovava nella zona più a sud dell'Accademia, quella a ridosso dell'area verde con i campi - sì, più di uno - da Quidditch che, in teoria, sarebbe dovuta essere deserta... allora perché lei era proprio lì?
Indecisa sul da farsi, la colombiana alla fine tentò di fare qualche passo verso la ragazza che, tutta sola, sembrava fissare un punto imprecisato nel vuoto: solo avvicinandosi a lei, Ariel si rese conto che c'era qualcosa che non andava.

Immagine


Regina Ginevra Jones, una delle ragazze più popolari di tutta la Cyprus... stava piangendo.
La Jiménez era piuttosto combattuta tra l'idea di andarsene ed evitare di farsi notare da lei in quel momento, visto che ancora non si era accorta della sua presenza, e quella di rimanere ed anzi, domandarle se potesse esserle d'aiuto in qualche modo - tutta colpa del suo spirito Grifondoro, probabilmente.
Alla fine fu la seconda idea a prevalere sulla prima, al punto che Ariel si schiarì leggermente la voce così da palesare la propria presenza a poca distanza dell'americana, la quale sobbalzò quasi spaventata ed alzò gli occhi lucidi e carichi di lacrime su di lei.

... cosa vuoi?

Io... ecco, niente, stavo solo...
Stavo passeggiando per conto mio, ti ho vista, e...


E hai pensato di venirmi a parlare?
Complimenti per il tempismo, Jiménez.


N-no...
Scusami, pensavo che stessi male, e...


E cosa?
Volevi consolarmi, forse?


Ariel abbassò lo sguardo a quelle parole, quasi schiacciata dal sarcasmo intriso in ogni sillaba: già, come aveva potuto essere così stupida da pensare davvero che Regina avesse bisogno del suo sostegno? Poteva anche stare male come mai in vita sua, ma probabilmente avrebbe preferito tutta la vita rimanere da sola, piuttosto che farsi aiutare da lei... anche se la Jiménez non era ancora riuscita a capirne il perché.

Puoi anche andare dai tuoi compagni e gioire, comunque.

In che senso?

Non fare l'innocentina, come se non lo sapessi... - scosse il capo, Regina, le lacrime che le colavano lungo le guance - Non potrò esibirmi alla competizione contro di voi, devo operarmi alle tonsille e il medico ha detto ai miei genitori che se sforzassi la voce ora, finirei per danneggiarmi irreparabilmente le corde vocali.
Perciò non potrò cantare.


Ariel sbatté le palpebre, non sapendo bene cosa rispondere a quelle parole: doveva dire che le dispiaceva? Lo pensava, in effetti, non tanto per la competizione in sé - perché non è che la Jones fosse l'unica cantante della Cyprus eccezionalmente brava - ma quanto perché forse la bionda era spaventata, e lei lo capiva, perché se le avessero detto di doversi operare alla gola sarebbe stata nervosa all'inverosimile, temendo di potersi danneggiare in qualche modo la voce.
E tuttavia, l'americana avrebbe mai creduto che la colombiana era sincera nel suo dispiacersi, e che non stava affatto gioendo tra sé per la notizia appena appresa?

Perché sei ancora qui?
Dovresti essere già corsa dai tuoi amici a dare la lieta notizia.


Perché... beh, io non credo sia una notizia per la quale essere felici! Non che operarsi alle tonsille sia un intervento particolarmente doloroso o pericoloso... almeno credo... però a prescindere penso sia normale essere preoccupati! - tentò di essere gentile, la Grifondoro, anche se risultava un po' difficile con la Jones che la fissava quasi schifata - Comunque non credo dovresti farti buttare giù da una notizia del genere... puoi sempre rimanere vicina ai tuoi compagni e fare il tifo per loro, sono certa che lo appr--

Una risata vuota proruppe dalla bocca dell'americana, un suono così sgradevole che fece venire i brividi all'altra perché, ad ascoltarlo meglio, pareva quasi intriso di dolore e rabbia misti insieme.

Ti sei dimenticata come funziona qui, Jiménez? - le domandò Regina, asciugandosi gli occhi con un movimento stizzito di entrambe le mani e la voce che appariva quasi come un ringhio aggressivo - Se non puoi cantare, se non puoi portare la tua squadra alla vittoria... sei fuori.

Ma tu sei... sei una delle punte del Coro della Cyprus, e questo Clarissa lo sa bene!

Peccato che non le serva a nulla una punta che non può cantare, non credi?

D'accordo, ma...

Ma niente, razza di stupida!
Se non posso cantare non sono utile a nessuno, il che significa che valgo meno di zero!
Nessuno dei miei compagni mi vuole accanto a sé, Clarissa non mi vuole tra i piedi... è finita, lo capisci? Questa era la mia ultima occasione per esibirmi coi miei compagni, per brillare, per lasciare un mio ricordo in questa scuola, e invece non avrò niente, niente!!


Solo in quel momento Ariel si accorse che la bionda aveva un foglio tra le mani, che venne accartocciato e poi scagliato a terra con forza: dopo qualche istante di esitazione, mentre Regina chiudeva gli occhi per trattenere le lacrime, la colombiana lo tirò su da terra e lo aprì lentamente, rivelando così un magi-spartito con una melodia e delle parole incise sopra.

... era la canzone che avresti dovuto portare per la sfida? - le domandò in un soffio di voce, osservando il capo dell'americana che si muoveva in un cenno di assenso - La conosco, è... è molto bella.

La Jones non disse nulla, e la Jiménez fece un piccolo sospiro, mordicchiandosi il labbro inferiore: già di suo non era un granché a risollevare il morale delle persone, figuriamoci di qualcuno che non era nemmeno lontanamente considerabile come un'amica.

Senti, Regina... posso capire che tu ora stia male, che ti senta arrabbiata perché non puoi cantare, ma... è solo una competizione! - esclamò la Grifondoro, cercando di usare un tono ragionevole ma non da maestrina - Non serve che tu salga sul palco tra una settimana per provare che sei la migliore... lo sanni tutti comunque!
Sei una delle ragazze più popolari della scuola, e rimarrai tale anche dopo, un esempio a cui aspirare e un modello da seguire... lo eri anche per me, in fondo.


Abbassò lo sguardo, facendo un piccolo sorrisetto imbarazzato: già, quando andava alla Cyprus aveva sempre sognato di essere come Regina e come Noel, la ragazza per cui all'epoca Vergil sbavava, ed era più che certa che la Jones sarebbe rimasta come una figura da imitare anche oltre il suo diploma.

Se la musica è così importante per te, allora continuerai a viverla anche fuori da qui, e se i compagni del Coro sono davvero tuoi amici, lo saranno anche se non canterai sul palco la sera della competizione, ecco cosa penso io!

Te l'ho chiesto?

... come?

Ti ho chiesto cosa pensi, ti ho per caso domandato una tua opinione?

Beh, n-no, ma...

No, appunto.
Allora smettila di dire idiozie e lasciami in pace, non ho bisogno della tua pietà.


Cos...
Regina, non lo sto facendo per pena!


Ah no?
E allora perché, mh?
- uno sbuffo sarcastico uscì dalla sua bocca, il capo che veniva mosso a destra e a sinistra lentamente - Ti ho sempre trattato di merda, ti ho presa in giro senza pietà, ho distrutto la tua autostima fin dal primo anno... allora perché mai ti dovresti dare tanta pena per me?

... perché penso che tu l'abbia fatto solo perché dovevi.

Un sopracciglio venne inarcato dalla bionda, presa in contropiede dalla risposta della Grifondoro che fece un piccolo sorrisetto triste prima di riprendere.

Essere la migliore della scuola, la più popolare, quella con la voce migliore... non riesco ad immaginare uno stress maggiore.
E poi avevi Noel, come modello, e non è che lei sia mai stata particolarmente gentile con qualcuno... non mi stupisce che tu ti sia sempre comportata come lei.


Mi stai... giustificando?

Sto solo dicendo che non sei stata una vera stronza.
Superficiale e menefreghista, forse... ma non stronza.


Nemmeno mi conosci, Jiménez.

Vero... ma nessuna vera stronza piangerebbe mai così all'idea di non poter cantare, e di non poter stare vicino ai propri amici in un giorno tanto importante per loro come quello della competizione.

Amici?
Sai che non ci sono amicizie nel Coro, lo sai come funziona!


So come dovrebbe funzionare... ma sono sicura che tu abbia dei veri amici, lì.
Magari solo un paio... ma li hai.
E scommetto che anche a loro dispiace che tu non possa cantare quella sera, e che ti vorrebbero lì a fare il tifo affinché tutto andasse per il meglio.


Nuove lacrime si formarono agli angoli degli occhi di Regina, che abbassò lo sguardo per non farsi vedere dalla colombiana: non aveva tutti i torti, per quanto le desse fastidio ammetterlo; Ashley era una sua amica, e anche Barbara. Brian e Sam poi, a parte l'essere un po' troppo pieni di sé, in fondo tenevano davvero a lei...
Ma sapeva anche che se avessero provato a chiedere a Clarissa di far stare con loro la bionda la sera della competizione, se avessero insistito affinché non venisse considerata fuori dall'élite della Cyprus, probabilmente avrebbero fatto la sua stessa fine: per questo non ce l'aveva con loro, perché sapeva che anche lei, al loro posto e per quanto sbagliato fosse, avrebbe fatto la stessa cosa.

... cantala.

Cosa?

Hai detto che la conosci, che conosci quella canzone, no?
Cantala.


P-perché?

Perché non credo avrò la forza di essere presente la sera della gara come una spettatrice qualunque, come se non contassi nulla.
Il che significa che non potrò sentire cantar nemmeno te, e gira voce che tu sia la più dotata tra i tuoi compagni, perciò... voglio sentire se è vero.


Vuoi che canti... adesso?

Sì, voglio che canti adesso.
Puoi farlo?


Ariel abbassò lo sguardo sullo spartito, incerta: conosceva la canzone, sia la melodia che le parole... ma avrebbe davvero avuto il coraggio di cantare di fronte a Regina, alla persona che forse più l'aveva presa in giro al mondo, come se nulla fosse?
Era anche vero, però, che la bionda le aveva dato la conferma di ciò che già pensava: spesso le persone si comportavano in un certo modo perché costrette dall'ambiente in cui si trovavano, che le spingeva a regolarsi di conseguenza per mantenere un certo status sociale, anche se poi in realtà erano molto diverse da come apparivano.
Anche l'americana, probabilmente, era una persona differente dalla biondina stronza e superficiale che tanto si sforzava di mostrare, e si vedeva in momenti come quello, quando poi andava in un angolo a piangere in silenzio all'idea di non poter essere con gli amici la sera della competizione, di non potersi esibire e dunque di lasciarsi cullare dalla musica un'ultima volta, lì a scuola; per Ariel, Regina dava forse troppa importanza al suo ruolo nella Cyprus, a quell'idea di dover per forza lasciare un ricordo di sé giusto quella sera, ma non avrebbe sindacato su quello.
Lentamente, dunque, annuì, passando lo spartito all'altra affinché lo toccasse con la bacchetta e desse il via alla musica, non essendosi lei portata dietro alcun catalizzatore.



Non avrebbe mai immaginato che quella situazione si sarebbe evoluta con lei che cantava una canzone, ma forse poteva essere positivo, forse poteva essere un'occasione come un'altra per allenarsi... anche se di fronte all'ultima persona che si sarebbe mai immaginata di trovarsi di fronte.
Socchiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla musica, dall'intro strumentale a cui poco dopo venne aggiunta la sua voce, coi toni inizialmente bassi e quasi tristi che ben si sposavano col testo della canzone.

If anyone asks,
I'll tell them we both just moved on
When people all stare
I'll pretend that I don't hear them talk
Whenever I see you,
I'll swallow my pride
and bite my tongue
Pretend I'm okay with it all
Act like there's nothing wrong

Is it over yet?
Can I open my eyes?
Is this as hard as it gets?
Is this what it feels like to really cry?
Cry


Una pausa per riprendere fiato, senza domandarsi se ci fosse qualcuno che, in quel momento, stesse passando da quelle parti e la stesse sentendo - perché sarebbe stato davvero imbarazzante, in quel caso.
Non guardava nemmeno Regina, in quell'istante, temeva di leggere qualcosa sul suo volto che l'avrebbe fatta desistere dal continuare, che avrebbe impedito alla sua voce di uscire dalla gola e proseguire a cantare.

If anyone asks,
I'll tell them we just grew apart (we just grew apart)
Yeah what do I care
If they believe me or not (believe me or not)
Whenever I feel
Your memory is breaking my heart
I'll pretend I'm okay with it all
Act like there's nothing wrong

Is it over yet?
Can I open my eyes?
Is this as hard as it gets?
Is this what it feels like to really cry?
Cry


Le veniva da piangere, e non ne aveva motivo: eppure sentiva che quella canzone, per quanto triste, poteva affondare le sue note nel suo passato, nel dolore e nella tristezza che aveva provato ogni volta che veniva rifiutata alla Cyprus; era questo che doveva fare, trovare del suo in ogni occasione e inserirlo, fonderlo con ciò che stava cantando, come Robyn le aveva insegnato mesi prima.
La voce era importante, naturalmente, così come l'intonazione ed il controllo delle note... ma l'interpretazione poteva essere la chiave, la soluzione per arrivare a chiunque, e per questo si lasciò andare totalmente nella strofa successiva, mentre le lacrime prendevano a colarle lungo le guance e la voce si alzava, toccava note forse un tempo impensabili, e riversava il proprio dolore all'esterno, verso Regina, l'unica che la stava ascoltando.

I'm talking in circles
I'm lying, they know it
Why won't this just all go away


E anche Regina stava piangendo: un po' per se stessa, un po' per i rimorsi e i rimpianti del suo passato, un po' per le volte che era stata male e nelle quali non aveva mai parlato con nessuno, per paura di apparire debole ed insicura, un po' per il tempo perso e speso a mantenere una posizione sociale che, una volta fuori da scuola, non avrebbe significato nulla, un po' per l'impossibilità di salire su quel palco un'ultima volta, di fronte a tutte quelle persone, e mostrare loro quanto valeva, quanto potesse dare come persona e non solo come la biondina con la faccia d'angelo che tutti consideravano bella e basta - intonata ma non certo in grado di diventare qualcuno in quel mondo, se non usando il proprio corpo perché la voce, quella non bastava... ed un po' per la voce di Ariel che le stava entrando dentro e scuotendo il suo animo, con quella capacità di arrivare a chi l'ascoltava che Clarissa aveva sempre mostrato loro come un punto fondamentale per ogni bravo cantante che volesse fare quel mestiere.
E la Jiménez... lei era davvero brava.
L'avevano sempre saputo, lei, Noel, Barbara e Charlie, lo sapevano fin dalla prima volta che aveva fatto il provino: allora Clarissa non l'aveva presa in considerazione perché era troppo giovane e troppo poco sicura di sé, e loro avevano fatto di tutto per affossarla, per impedirle di entrare nel loro mondo, troppo brava e con una voce potenzialmente di gran lunga superiore alla loro.
Ci avevano visto giusto, e per quanto non credesse che i compagni della Jiménez fossero al suo livello, qualcosa le diceva che la Cyprus avrebbe fatto meglio a non dare per scontata la vittoria.

Is it over yet?
Can I open my eyes?
Is this as hard as it gets?
Is this what it feels like to really cry?
Cry
Cry


L'ultimo ritornello cantato quasi con la voce spezzata dalle lacrime, inizialmente, e poi con tutta la forza che aveva in corpo e nel cuore, senza risparmiarsi, arrivando alla fine praticamente senza fiato e parzialmente svuotata, ma consapevole di aver realizzato al meglio la richiesta di una persona.
Quella persona che ora la stava fissando e, se fosse stata diversa - più matura - probabilmente l'avrebbe anche sinceramente applaudita, e che ora invece si limitava a fissarla con gli occhi lucidi e le guance bagnate da lacrime finite ormai sul verde sotto i suoi piedi.

... sei stata molto brava.

Grazie... ma lo saresti stata anche tu.
Hai una gran voce, Regina...
- ammise Ariel con un sorriso sincero, tirando su col naso ed asciugandosi le lacrime che avevano solcato anche il suo di viso - ... e penso che ai tuoi compagni farebbe piacere averti lì, la sera della competizione.
Se non vuoi farlo per la tua squadra nel suo complesso... potresti farlo almeno per i tuoi amici.


La Jones non rispose a quelle parole, e la Grifondoro capì che per lei era venuto il momento di andarsene: le fece un ultimo piccolo sorriso e alzò la mano destra in un cenno di saluto, girando le spalle per andarsene mentre la voce della bionda la raggiungeva ancora una volta, forse l'ultima.

Jiménez!

Si volse leggermente, Ariel, incontrando lo sguardo di Regina carico di emozioni e sentimenti che non fu in grado di comprendere.

Non so cosa pensi di aver ottenuto dopo tutto questo... ma noi non siamo amiche, e non lo saremo mai, mi hai capita?
Ed anche se sei brava, non sperare di battere le mie compagne, perché ti faranno a pezzi... e quando accadrà io ne sarò felice, perché non ti devo niente e non voglio nulla da te, né la tua comprensione, né la tua amicizia, né il tuo perdono.


La Grifondoro non disse nulla, rimanendo immobile a fissarla per un lungo istante.

Mi hai sentita?
Non mi serve il tuo perdono!


... io invece penso di sì.

[Fine Auto-conclusiva]
[/tahoma]
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Messaggioda Miyabi » 24/02/2014, 17:31

[Accademia Cyprus - Giovedì 7 Dicembre 2107 - ore 10.23]


Aveva rassicurato Yamato sul fatto che fosse meglio, per lei, cercare i compagni di Coro da sola, senza che lui la accompagnasse: primo, perché se l'avessero riconosciuto, allora sarebbero dovuti rimanere fermi chissà quanto per permettergli di firmare autografi o chissà che altro; secondo, perché si riteneva abbastanza grande, ormai, da poter girare per il Campus da sola, senza che lo zio la tenesse per mano come una bambina piccola. E terzo, perché era più semplice, per lei, salutarlo prima di toccare la Passaporta che, da Shizuoka, l'avrebbe trasportata direttamente all'interno della scuola americana.
Così l'aveva abbracciato, ringraziandolo per tutto, ed aveva toccato la Passaporta che l'aveva portata via da lì: dopo aver passato così tanti mesi a contatto con la realtà giapponese, immersa nei suoi usi e nei suoi costumi, sempre in compagnia dello zio, le sembrava strano ora tornare ad un mondo totalmente diverso, che però le apparteneva allo stesso modo del precedente; sapeva, naturalmente, che Yamato sarebbe venuto alla Cyprus per assistere alla competizione - a maggior ragione considerando che Miyabi avrebbe cantato un testo scritto di proprio pugno, ma col suo arrangiamento - ma sapeva anche che poi sarebbe tornata ad Hogwarts per riprendere la routine pre-incontro con lo zio, e la cosa un po' la straniva.
Quei mesi passati con lui l'avevano cambiata, radicalmente: non aveva ancora superato del tutto il trauma della morte dei genitori - e la prova era che, specchiandosi nel fiume che passava sotto il ponte Toranjishon, nessun fantasma dei suoi parenti le era apparso accanto - ma era riuscita a recuperare il sorriso, non più un inarcare le labbra per riflesso automatico e finto, ma un sorriso vero e proprio che spesso e volentieri le illuminava anche gli occhi. Ormai dormiva quasi tutte le notti senza problemi, ed aveva smesso di vestirsi di nero, preferendo altri colori che meglio si sposavano con la sua figura delicata - quella sempre e comunque viste le sue origini orientali.
Aveva seguito anche dei corsi di meditazione zen, un po' attraverso gli insegnamenti di Yamato, ed un po' attraverso il soggiorni in alcuni templi buddhisti che lo zio le aveva indicato: anche quello le era stato utile, perché le aveva insegnato a ricercare la calma interiore quando lo stress, il nervosismo o la paura minacciavano di prendere il sopravvento sulla sua ragione.
E naturalmente era migliorata molto nel canto, affinando la propria voce e la sicurezza dell'esibirsi di fronte agli altri, visto che Yamato spesso l'aveva fatta provare di fronte a sé e ai suoi collaboratori nel proprio studio di registrazione: non credeva minimamente di essere più brava degli altri suoi compagni, ma sperava di poter essere loro d'aiuto nel caso in cui la Coordinatrice Vireau le avesse proposto di esibirsi, tenendo alto il nome del gruppo e della scuola.

Mochiron, sore wa hontōni kyodainana bashodesu...
(Certo che è davvero un posto enorme...)

Mormorò Miyabi, la testa leggermente all'insù mentre cercava di cogliere ogni dettaglio del Campus nel quale era arrivata da circa 10 minuti: sapeva di doversi recare ad Ovest, perché era quella la zona nella quale era stata ospitata la delegazione di Hogwarts, ed aveva anche gentilmente rifiutato l'offerta della Vice Preside Vireau che le aveva proposto di farsi trovare nel punto in cui la Passaporta l'avrebbe lasciata, così da accompagnarla lei dai suoi compagni; ma la Stevens preferiva rimanere da sola per il tempo di quel breve tragitto, così da rendersi conto coi propri tempi di quanto fosse immenso il Campus della scuola americana, di quante persone vi studiassero dentro e di come tutto fosse molto più moderno e vicino alle università di stampo babbano rispetto al Castello di Hogwarts.
E poi, ovviamente, voleva avere un attimo di tempo per sé per prepararsi all'incontro coi suoi compagni di Coro: Vergil, Ariel, Cappie, Jorge... e Ethan, soprattutto Ethan; si erano scritti molto spesso, nei mesi in cui lei si trovava lontana, ma era la persona della quale, più di ogni altra, aveva percepito la mancanza. Abituata a stare sempre con lui, e trovarlo sempre accanto a sé in ogni momento, all'inizio era stato strano per Miyabi doversi rapportare ad una realtà nella quale il ragazzo non c'era, al punto che spesso ne aveva sofferto, si era sentita male e aveva pianto perché desiderava rivederlo.
E ora stava per succedere, stava per rivedere davvero Ethan - e con lui tutti gli altri; avevano sentito la sua mancanza, lui l'aveva sentita? Sarebbe stato tutto come prima, o qualcosa sarebbe irrimediabilmente cambiato per quanto era stata lontana da tutti loro e dalle loro vite?
Mentre camminava e si poneva quelle domande, finalmente raggiunse la zona Ovest del Campus... e come non notare la persona più alta tra tutti i suoi compagni, di spalle rispetto a lei, su cui si soffermò lo sguardo della Orientale?

Immagine


Una maglietta a maniche lunghe bianca, un maglioncino color azzurro pastello sopra, jeans chiari e scarpe da ginnastica per la Stevens, coi capelli semi-raccolti a completarne il look ed una piccola borsa sulla spalla con le cose che si era portata dietro per quei giorni di trasferta: improvvisamente si chiese se fosse abbastanza carina per Ethan, pur non sapendosi spiegare il perché di una tale domanda.
E poi, era normale sentire il cuore battere così forte e le farfalle nello stomaco? Ancora nessuna spiegazione, e forse nemmeno le importava troppo... perché finalmente c'era il suo amico speciale a pochi passi da lei.
Finalmente l'avrebbe potuto rivedere.

Ethan-kun!!

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Messaggioda Ethan Travis » 25/02/2014, 1:07

Accademia Cyprus
Giovedì 7 Dicembre 2107
Ore 10.18


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Quando raggiunsero la scuola americana, Ethan si prese qualche secondo per ammirare la magnifica struttura offerta per loro, oltre che l'accademia magica in generale, facendo subito i paragoni con il Castello di Hogwarts e notando immediatamente le differenze sostanziali e stilistiche.
Un metodo di costruzione sicuramente più moderno e all'avanguardia, per quanto la scuola inglese possedesse un carisma e una presentazione, a suo parere, migliori e maggiormente percepibili in ogni luogo, dal portico ai corridoi alle sconfinate vastità del giardino e della Foresta.
Indubbiamente le panchine, i chioschi, le fontanelle, i vialetti della Cyprus rendevano la struttura forse più vivibile rispetto ai concorrenti, ma ormai il Fox aveva capito che da una parte e dall'altra c'erano sempre dei pro e dei contro, bastava soltanto individuarli.
Gli ospiti furono accompagnati fino alla propria struttura personale e private dove avrebbero potuto cimentarsi in prove musicali e scambi di battute pre-sfida senza il timore di essere ascoltati.
Stanze singole spaziose e meravigliosamente arredate, con ogni comfort possibile e immaginabile, oltre ad una vista stupenda.
La temperatura non era male per essere Dicembre. Non rigida ma tuttavia appena sotto i venti gradi.
Per questo Ethan aveva indossato solamente un maglioncino attillato color vinaccia e dei jeans neri con degli scarponi scuri da trekking che lo rendevano ancora più alto di quanto già non fosse, il "gigante buono" di Hogwarts.
Scese le scale, mettendosi d'accordo con Caroline Priscilla e Ariel che si sarebbero visti più tardi perché adesso voleva farsi una passeggiata per conto suo e guardare altre meraviglie offerte dal fronte americano.
Quando compì 10 anni, i genitori furono indecisi se trasferirsi per farlo studiare alla Cyprus o rimanere in Galles e mandarlo ad Hogwarts.
Fu ciò che disse l'ormai defunto nonno del ragazzo a pesare in quella decisione, chiedendo espressamente che il nipote andasse a studiare da quelle parti perché c'era andato anche lui, oltre al fatto che dopo tutti i racconti su Hermione e la sua brillante grandezza, Ethan era sicurissimo di voler frequentare Hogwarts per seguire le orme della sua fonte di ispirazione didattica e quindi... Beh, la storia successiva si sa!
Da quando lui e Miyabi si erano salutati fisicamente per l'ultima volta, erano trascorse settimane, mesi a dir la verità, e quel tempo aveva cambiato inesorabilmente il viso e la struttura del corpo, rendendolo più adulto, finalmente nella piena pubertà.
Peli che spuntarono in ogni zona, barbetta che da sotto la pelle del volto si mostrava anche con netta facilità e curve degli zigomi e del mento più definiti per donargli un aspetto più grande, anche in merito a quell'altezza che, obiettivamente, mostrata ad un eterno bambino sarebbe risultata nettamente ridicola.
Si fermò in prossimità della ringhiera di un laghetto artificiale con pesci, anatre e tartarughe, fissando la natura con aria assorta.
In realtà, stava pensando intensamente alla piccola giapponese che gli mancava da moltissimo: faceva bene Cappie a dire che non vederli vicini era quasi assurdo e inconcepibile, perché quando si trovavano a scuola erano inseparabili e dove andava uno, andava anche l'altro.
Sensazioni nuove nascevano nel cuore del ragazzo che la immaginava con una percezione differente ad ogni giorno in più, guardando qualche foto che si era fatto inviare, tra le quali ce n'erano anche un paio al mare, dove la Grifondoro stava in costume da bagno, con la pelle orientale baciata dai raggi solari.
Ripensare a quella figura vicina all'acqua con parte del bellissimo corpo visibile aveva fatto scaturire qualcosa di insolito nel ragazzo, richiamando un istinto nuovo, diminuendo la quantità di sangue alla mente per concentrarla in un'altra zona che lui definiva "imbarazzante", perché diversa in dimensioni da quella di molti compagni, credendosi quindi sbagliato, con qualcosa che non andava, ma troppo insicuro per chiedere conferma a qualcuno, anche fosse il padre.
In ogni caso, guardare quelle foto ed avere simili reazioni lo lasciavano perplesso e basito ma preferiva non pensarci, anche perché la sensazione più bella la viveva sopratutto quando guardava le foto del viso, degli occhi, del sorriso, già, il sorriso.
Chissà se era reale, se davvero lo zio era riuscito laddove un anno intero di scuola non ce l'aveva fatta.
Se sul serio Yamato Kusanagi le aveva restituito parte di quella felicità perduta, allora possedeva anche tutta la riconoscenza del Fox, senza dubbio.

Immagine

Alla fine, si mise in piedi, dopo essere stato incurvato per tanto tempo a guardare lo specchio dell'acqua ed immaginarvi il viso di Miyabi, increspato di tanto in tanto dal saltare di qualche pesce più audace ed allegro.
Mosse le spalle, poi il collo ed infine le braccia, stiracchiandosi, buttando fuori un sacco d'aria dai polmoni che sentiva ormai molto più resistenti.
Grazie agli svariati allenamenti canori per risultare almeno decente di fronte ai concorrenti della Cyprus, Travis adesso possedeva una respirazione molto più profonda e completa, oltre al fatto che non fumando, il cuore e i polmoni erano lucidi e forti, giovanili ed energici.
Non v'era alcun dubbio che tutti gli altri portati lì per la sfida della sua scuola fossero sicuramente più bravi e c'era ancor meno speranza per il ragazzo di aver raggiunto le capacità artistiche dell'amica Stevens, ma a lui stava benissimo così, era felice che ognuno di loro avesse conseguito un miglioramento radicale e se anche gli fosse rimasto il semplice piacere di aver tifato per loro e significato come motivo di incitamento, era contento pure così, mai stato egoista, mai stato egocentrico, sempre stato amico.

Ethan-kun!

Per un attimo gli parve quasi di aver sentito la voce di Miyabi in quella zona: adesso aveva pure le allucinazioni!?
No, impossibile, non c'era alcuna possibilità di sbagliarsi, quella era la sua voce, la sua bellissima voce.
Si volse quasi subito, inquadrando all'istante la figura non troppo lontana della giapponesina, vestita divinamente, splendida, incredibile.
Gli occhi gli si illuminarono subito ed un sorriso sorpreso e gioioso gli si dipinse all'attimo, dimenticandosi di tutto e tutti per qualche secondo.
Non rispose, non voleva urlare perché tanto poteva avvicinarsi prima a lei e guardarla per bene negli occhi per provare a sé stesso che non stava sognando e che lei era davvero davanti a lui, sorridente, si, sorridente.
Era al corrente che avrebbe partecipato alla sfida, ma non era sicuro che avesse svolto la settimana di prove assieme a loro oppure si fosse presentata direttamente allo scontro, quindi vederla lì era il regalo più grande che gli si potesse fare, anche più grande di una ipotetica vittoria.
Corse e grazie all'altezza (con le scarpe era 187 cm) in pochissime falcate la raggiunse, raggiunse la sua...

Hime-chan!

La guardò dall'alto verso il basso, e non riusciva a smettere di sorridere, non riusciva a smettere di farsi venire gli occhi lucidi.
Era così bello che fosse lì, era così bello che stesse bene, che non fosse triste, che non stesse piangendo, che vivesse la vita con serenità.
A lui non interessava della mancanza provata, del malessere di quei mesi per l'assenza della giovane, lui passava in secondo piano.
Allungò le mani, sperando che lei prendesse le sue, per stringerle poco, serrando le labbra e umettandole nervosamente, contento.

Non ci posso credere, sei proprio tu!
Ti ho pensata sempre!
... Come... Come sei bella!
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Ethan Travis
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Messaggioda Miyabi » 25/02/2014, 14:07

La gioia provata nel cuoricino della Grifondoro all'idea di rivedere Ethan Travis era qualcosa d'inspiegabile: spesso si sentiva un po' in colpa perché, pur volendo moltissimo bene anche a Jorge o Cappie, si era resa conto dentro di sé, in quel periodo di lontananza, di non provare per loro la stessa nostalgia che sentiva invece per Fox; era arrivata a chiedersi, dunque, se questo facesse di lei una cattiva persona ed una pessima amica, ma non lo faceva apposta... era qualcosa che proprio non riusciva a controllare.
Ethan era il suo amico speciale, la persona sulla quale, dopo lo zio, contava di più al mondo, quello che era sempre stato accanto a lei sin dal primo giorno di scuola, ancor prima che iniziasse la Cerimonia dello Smistamento: si erano trovati fin da subito, e fin da subito erano diventati amici per la pelle; e crescendo il loro rapporto era rimasto tale, ugualmente forte e perfetto. Mai una litigata, mai una discussione, sembravano come immuni a quelle classiche situazioni che, tra amici, si potevano formare: ma era anche vero che, tra i due, era difficile capire chi fosse il più dolce e buono, e quindi litigare risultava qualcosa di estremamente difficile.
In ogni caso, nonostante quei pochi, ma presenti, sensi di colpa, la Grifondoro si era resa conto in quei mesi che se Cappie e Jorge le mancavano cento, allora Ethan le mancava mille, e non ci poteva fare niente: da lì il trovare normale la gioia provata non appena lo vide, di spalle, a poca distanza da lei, ed il battito accelerato del proprio cuore - per quanto agli spasmi nello stomaco non fosse preparata.
Peccato che, non appena lui si volse, la Giapponese pensò di aver fatto una figuraccia pazzesca, sbagliando persona: certo, l'altezza era quella e anche i capelli scuri, ma il volto era molto, molto diverso da quello che ricordava! Stava già per abbassare lo sguardo, arrossire ed allontanarsi, quando sul volto del ragazzo che si era voltato si aprì un sorriso intenso e sincero, e il suo corpo si mosse per coprire brevemente la distanza tra loro.

Hime-chan!

Ethan-kun?

Ripeté Miyabi, ma questa volta con aria interrogativa e decisamente perplessa: era davvero lui?
Ma... ma era cambiato tantissimo! Sembrava molto più grande, aveva anche un po' di barbetta! Gli occhi e il sorriso però, ora che lo guardava negli occhi, erano proprio i suoi, non si poteva sbagliare.
Un poco stordita, allungò le mani a sua volta per farsele prendere da lui, sentendo il cuore che saltava uno o due battiti a quel contatto innocente.

Non ci posso credere, sei proprio tu!
Ti ho pensata sempre!


Ethan...

E dire che la sorpresa pensava di farla lei a lui... invece stava avvenendo l'esatto contrario!
Scosse il capo, per cercare di recuperare la lucidità, la borsa che le scivolava dalla spalla e che la ragazza lasciò poi cadere a terra, visto che le dava più fastidio che altro.

... Come... Come sei bella!

Anche tu... - mormorò Miyabi, arrossendo vistosamente sulle guance - Sei così... diverso! Quando ti sei voltato pensavo di aver sbagliato persona, sei diventato molto più grande!

Esclamò sincera, gli occhi lucidi quanto i suoi per poter nuovamente essere lì con lui: lei, a differenza sua, sembrava ancora una bambina, per quanto un pochino di seno le fosse spuntato - molto poco in realtà, ma viste le sue origini sapeva bene che era una cosa normale, e che non avrebbe mai potuto pretendere più di tanto - e la fisionomia del volto si fosse fatta leggermente più adulta.

Sono così contenta di vederti!

Aggiunse poi, riprendendosi del tutto e abbracciando di slancio l'amico, circondandogli - più che altro tentando di farlo, vista la differenza tra i loro corpi - i fianchi con le braccia, poggiando in ogni caso la testa sul suo stomaco e chiudendo leggermente gli occhi.
Provava una felicità tale che era impossibile descriverla.
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Messaggioda Ethan Travis » 25/02/2014, 19:23

Ethan-kun?

Naturale che non l'avesse riconosciuto subito, era diventato molto diverso, quasi un'altra persona rispetto a qualche mese fa.
Miyabi anche aveva subito dei cambiamenti, più leggeri rispetto ai suoi ma comunque visibili, come il volto più maturo, il seno cresciuto e magari anche un paio di centimetri di altezza, era un po' difficile stabilirlo per Ethan che invece pareva quasi che lo innaffiassero come le piante.
Era così bello poter essere di fronte a lei, il cuore gli batteva forte, gli occhi lucidi per la sorpresa, la voglia di stringerla e sentire di nuovo il suo profumo buonissimo e inebriante. Come era possibile che osservarla gli sembrasse quasi una favola?

Ethan...

Uhm? Che succede?
... Come... Come sei bella!


Anche tu... Sei così... diverso!
Quando ti sei voltato pensavo di aver sbagliato persona, sei diventato molto più grande!


Ah ecco!
Eheheh... Si in effetti sono cambiato parecchio, lo dice anche mia madre... Ah a proposito, ti saluta tantissimo!
Sapeva che ti avrei rivisto qui in America e si è preoccupata di mandarti tanti baci da parte sua!


Disse subito entusiasta il ragazzo, sospirando mentre ancora le teneva le mani e non voleva assolutamente staccarsene.
Finalmente anche la piccola Miyabi si rilassò del tutto dopo lo sconcerto iniziale e, come se non fosse mai avvenuto il disastro della sua famiglia, come se quel periodo di depressione non fosse mai stato parte della sua vita, ella con uno slancio di gioia lo abbracciò circondando con le braccia i fianchi di Travis, posando la testa sul suo addome, felice più che mai.
Da parte sua, il Grifondoro si sentì subito strano, in paradiso, con la mente quasi assente e l'istinto di rotolarsi con lei in mezzo all'erba.
Sensazioni nuove, quelle del cantante, il quale non sapeva nemmeno come interpretarle adeguatamente, per quanto Caroline Priscilla gli avesse donato qualche dritta in merito e lo avesse aiutato ad inquadrare i suoi sentimenti in un contesto più chiaro e adulto.
Il problema era che quando stava così vicino a lei, non era semplice ragionare correttamente e il cuore prendeva subito il posto del raziocinio.

Sono così contenta di vederti!

Quegli occhi, oh, non pensava proprio che li potesse considerare ancora più belli di quando li aveva visti l'ultima volta ed invece, invece adesso che la luce della tranquillità aveva preso il posto al buio del dolore, quelle gemme violacee rappresentavano un tesoro talmente prezioso che nemmeno il forziere dei pirati più grande del mondo l'avrebbe potuto superare in valore inestimabile.
Sorrise, il Fox, mettendosi in ginocchio così da essere praticamente... Alto quanto lei!
Si morse il labbro inferiore, già, gli veniva quasi da piangere per la contentezza che lei fosse lì adesso e sopratutto che stesse bene.
Ma c'era altro in ballo, anzi, molto altro, infatti come un lampo improvviso, l'espressione di Ethan mutò in una carica di curiosità e perplessità.

Ah giusto!
Ma tu devi raccontarmi un sacco di cose!
Vieni vieni dai... Avviciniamoci alla panchina di fronte al laghetto, anzi, lo vuoi un milkshake ai frutti di bosco?
Qui vicino c'è un chiosco che lo fa... E' ancora il tuo gusto preferito, vero?


Preoccupato che la giapponese avesse perso alcune abitudini e preferenze del passato o che magari si fosse sbagliato lui penosamente.
Se invece fosse andato tutto secondo i piani ed Ethan avesse colto nel segno, allora tenendola sempre per mano l'avrebbe condotta fino ad un chiosco mobile rappresentato da un bancone e una struttura piccola con rotelle che girava qua e là per il campus durante l'intera giornata.
Si presero quindi due milshake, frutti di bosco per lei e banana/pera per lui, annessi di panna, qualora lei l'avesse voluta, dopo di che si andarono a sedere ad una panchina sotto un grande albero di quercia, come se il tempo non fosse mai trascorso, come se fossero sempre stati insieme... Cioè, insieme nel senso amichevole, almeno per ora!

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Nelle lettere mi parlavi della meditazione e dello "zen"... Ma di cosa si tratta?
E poi a quanto ho capito hai migliorato la voce!
Anche io ho fatto qualche piccolo progresso... Ma non penso proprio di essere ai vostri livelli...
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