Mog scattò all'istante a chiamare Aryanne, ipotizzando che di sicuro fosse a casa successivamente alla cena con il padre.
Nel frattempo, Monique si inginocchiava davanti al compagno, preoccupata più che mai e decisa a non farlo cadere in un baratro di fredda disperazione. Impresa ardua, quella lì, considerando gli occhi di Sandyon che apparivano ora come vetro soffiato, opachi e privi di vita alcuna.
Tyslion, dal suo canto, si andava posando una mano sulla fronte coprendosi gli occhi, scuotendo lentamente il capo incapace di parlare.
Per lui la questione era leggermente meno disastrosa, in quanto sarebbe stato lasciato comunque, che fosse stata la Rachel vera o falsa.
Il suo unico pensiero era rivolto al rancore portato verso Vastnor in quegli anni, un rancore immotivato, un rancore inutile che adesso non sapeva se sarebbe riuscito a scacciare via dal suo spirito dall'oggi al domani. Troppe minacce, troppi piani di vendetta, troppe male parole con Demetri Kovarnikov per accantonare tutto in un angolo e spazzare via come se fosse polvere della soffitta.
Distratto ascoltò il discorso fatto dalla francese al marito, ben conscio che non adesso come adesso non era facile raggiungere il lume della sua consapevolezza e della sua ragione: il n°1 era stato colpito a morte, molto più duramente che in tutta la sua vita passata.
... Sei sconvolto, e lo capisco.
Quella donna ti ha rovinato la vita, ha giocato coi tuoi sentimenti, ti ha spinto ad uccidere persone innocenti per un capriccio... ma ora tu hai me.
Hai me, hai Aryanne, hai Robyn, hai una famiglia, e questa volta una famiglia reale: non fittizia, non frutto di un'illusione né di una bugia, hai una moglie ed hai una figlia a cui pensare, e questo significa che non puoi, non puoi abbatterti.
Io ho bisogno di te, Aryanne ha bisogno di te, e Merlino mi sia testimone e mi uccida seduta stante se ti permetterò di mollare.
Le parole successive gli parvero come ovattate.
Non era in grado di recepire tutto con chiarezza perché la sua mente adesso non si trovava lì, bensì nei cimiteri di ogni persona uccisa da lui.
Il senso di colpa aveva iniziato a dilaniarlo lentamente dall'interno, un senso di colpa tenuto a bada dalla falsa verità che fosse stato provocato da uno scatto d'ira esplosa e causata da un torto troppo grande da sopportare.
Adesso però, sapendo che quel torto non era mai esistito ed era semplicemente una presa in giro per lui e per i suoi sentimenti, i fantasmi delle vittime tornavano prepotenti ad urlare nella sua testa, straziati dal dolore e dalla consapevolezza di non poter più vivere su quella Terra.
Aryanne, sua figlia, apparve nemmeno dieci secondi più tardi, preoccupandosi all'istante di tutto ciò che stava avvenendo.
Sandyon comprese che gli era vicino, forse perché era la vera figlia, forse perché anche Mog si stava impegnando per aiutarlo a riprendersi, ad ogni modo spostò un minimo il capo in direzione dell'italiana, non riuscendo però ad alzare anche gli occhi per fissarla.
Papà, sono qui… sono qui, parlami per favore, mi stai facendo preoccupare da morire!
Tuo padre è solo... Solo un pazzo assassino...
... Una marionetta capace di essere controllata con fin troppa facilità...
... Avrei dovuto riconoscerla...
... Non ci sarei dovuto cascare ed invece... Invece...
... Sono solo un omicida e merito la morte come tutti quei poveri innocenti...
Dal tono di voce sembrava in una specie di trance.
Parlava scandendo perfettamente ogni frase, con una consapevolezza spaventosa e orribile.
In realtà non era facile definire se fosse del tutto fosse shock o avesse mantenuto un minimo di lucidità, tuttavia alcune parti del corpo come la schiena, le braccia e il ventre tremavano a scatti, le lacrime proseguivano a colare imperterrite e di tanto in tanto i singhiozzi derivanti dal pianto sfociavano in piccoli colpi di tosse, sintomi di scarsa ossigenazione e poca voglia di rimanere svegli.
Per la prima volta in tutta la sua esistenza e da quando lo possedeva come padre e mentore, Aryanne Vastnor stava vedendo suo padre fragile, talmente tanto che sarebbe bastato un nonnulla per distruggerlo.
Tyslion Asveras intanto si andava alzando in piedi, con un poco di fatica, ancora silenzioso, ancora riflessivo forse, ancora attonito e gelido in viso, forse anche lui desideroso di avere qualcuno vicino, con la differenza che nessun Moguri poteva corrergli in aiuto.
Monique decise di avvicinarsi anche a lui, di guardarlo negli occhi e parlare... sguardo che per quei secondi venne anche assecondato e corrisposto.
Senti... noi non ci conosciamo molto, e so che sei stato tu ad uccidere Rose, la donna più importante della mia vita... ma mi dispiace tanto per quello che è successo.
Dominique ha ferito anche te con le sue azioni, e non ti meritavi di soffrire tanto: non posso tornare indietro e rimettere a posto le cose...
...
... ma possiamo vendicare la morte di Rachel fermando quella pazza... insieme.
Pensaci.
Levati.
Con un movimento pesante del braccio, il n°2 fece mettere da parte la francese, dirigendosi verso Sandyon Vastnor.
Giunto di fronte a lui, lanciò un'occhiata torva anche alla nipote, intimandole di allontanarsi perché tanto non avrebbe potuto combinare niente.
Con immane forza e possenza, Tyslion Asveras afferrò l'uomo a terra di peso e se lo mise sulle spalle come un sacco di patate.
Il professore non fece alcuna opposizione, segno inequivocabile che non era lì in realtà, che con la testa stava molto, troppo lontano.
Ciò che stava facendo era piuttosto strano per il Mercenario, impossibile da credere all'inizio di quella conversazione, ma era necessario che si desse da fare, altrimenti da lì nessuno avrebbe schiodato l'ex amico, nemmeno dopo una settimana.
Sto andando a casa tua.
Queste furono le ultime parole di Tyslion prima di smaterializzarsi con Sandyon sulla spalla, così da invitare le due a raggiungerlo.
Una volta apparso di fronte alla villa, Asveras attese che Monique aprisse la porta per lasciarlo entrare e lì depositò il "sacco" sul divano.
Lo guardò a lungo negli occhi, constatando che in quello stato era peggio che un cadavere.
Sospirò, sbuffando quasi rabbioso, poi, di fronte a Monique ed Aryanne, fece qualcosa di davvero inaspettato: lo colpì.
Un cazzotto dritto in viso, ben assestato, che come effetto ovvio fece perdere del tutto i sensi all'individuo sotto shock.
Semmai avessero potuto pensare che il suo intento fosse quello di fargli del male, avrebbero subito abbandonato l'idea vedendo che a seguito di quella botta, Asveras si fece da parte e tornò in direzione della porta di ingresso.
Dormirà due, forse tre ore... al suo risveglio forse sarà maggiormente in grado di ascoltarvi.
Fece ancora qualche passo, poi, si fermò di nuovo, prendendo un gran respiro, prima di andarsene definitivamente di lì.
Monique...
... Grazie.