Cappie?!
... Vicky!
Non mi aspettavo di trovarti qui! Anche tu interessata alla collezione di cimeli racchiusi in questo palazzo?
Ehm... Veramente...
Lo vedi quell'uomo laggiù?
Uhm?
Quello tutto impettito che sta stringendo la mano al tizio con la giacca bianca?
Sono la sua accompagnatrice ufficiale.
Sono qui per lavoro, anzi lui mi conosce come Iris West quindi mi raccomando... Non lasciarti sfuggire il mio vero nome!
Ah, okay, scusa!
Meno male che non mi ha sentito mentre ti salutavo, allora... -già non erano più quelle di un tempo, ci mancava solo che le mandasse all'aria la copertura e poi sì che avrebbero potuto anche mandarsi a quel paese a vicenda!
Allora... Come stai?
Tu sei qui per studio, dico bene?
In un certo senso... -confermò lei- A tutti gli studenti dell'Istituto è stato regalato un ingresso omaggio per questa mostra, ed una mia amica ci teneva tantissimo a visitarla... perciò diciamo che mi ci ha più o meno trascinato a forza!
Sorrise, ma un velo di tristezza le attraversò lo sguardo al pensiero che, in altre circostanze, non ci si sarebbe stato nemmeno bisogno di doverlo raccontare a Caroline Priscilla: se le cose tra loro non fossero cambiate, probabilmente a quell'ora la O'Neill e Laurel si sarebbero già conosciute.
Focalizzata su quei pensieri, la Randall non si accorse del fatto che qualcosa non andava, e quando finalmente lo capì... era troppo tardi: in pochi istanti l'atmosfera cambiò totalmente e degli uomini, mescolati tra i presenti, puntarono le loro bacchette contro il resto degli invitati; l'ex Draghessa ci mise qualche secondo per capire che cosa le stesse succedendo, ma quando lo comprese davvero, sbiancò.
Era appena stata presa in ostaggio, e Cappie con lei: la prima cosa che le venne spontaneo fare, col cuore che le batteva a mille per la paura, il pallore al viso e la gola completamente secca, fu cercare Laurel con lo sguardo, ed essere sicura che stesse bene; conosceva abbastanza l'amica da sapere che, a posteriori, si sarebbe sentita enormemente in colpa per aver semi-costretto Victoria ad accompagnarla, ma al momento alla Randall non importava nulla di tutto ciò. Qualunque cosa volessero i rapinatori, per lei potevano prendersela e andarsene, semplicemente, perché per quanto preziosa non sarebbe mai potuta valere quanto la sua vita o quella dei presenti.
Scusate se rovino la festa.
Ma in questa enorme stanza c'è un piccolo oggetto che mi appartiene.
La donna dai capelli rossi, evidentemente colei che guidava tutta la rapina, sembrava essere particolarmente interessata all'ultimo ritrovamento dei Ravnick, ovvero a quella sfera che tanto Laurel aveva insistito per andare ad ammirare: la voleva a tutti i costi, quello le sembrava palese, e alla Randall andava benissimo; con tutto il dispiacere che poteva provare per Jasper ed Haytham -ai quali ultimamente stava andando tutto male- prima la donna prendeva quello per cui era venuta e prima se ne sarebbe andata lasciando tutti loro incolumi.
Lo sento... Riesco a percepire l'incredibile potere divinatorio nascosto in questo cimelio secolare...
Li avrebbero uccisi? Victoria non era stupida, inoltre aveva visto un sacco di film babbani con rapine di ogni genere -ammesso che avessero una qualche valenza reale, cosa di cui non era certa- e non sempre i rapinatori, dopo aver preso il bottino, lasciavano andare gli ostaggi: oltretutto la donna che comandava su tutti era stata vista in faccia da ciascuno dei presenti, e se avessero voluto eliminarli uno per uno per non lasciare testimoni? Lanciò un'occhiata a Cappie per sondare le sue reazioni, perché per quanto la riguardava in quel momento c'era solo terrore, un profondo, intenso, incolmabile terrore.
... Voi non potete nemmeno immaginare di cosa è capace questa sfera... E a dire la verità nemmeno io, non completamente.
Sarà necessario studiarne le capacità e una volta scoperto quanto serve, utilizzarle al fine di avere un futuro migliore ed un ordine globale e organizzato.
Oltretutto la tizia in questione non sembrava nemmeno in grado di controllare il potere divinatorio del quale lei stessa aveva parlato, e se le fosse esplosa tra le mani mandando tutti all'altro mondo? Non ebbe il tempo di pensarlo, l'ex Dragargento, perché all'improvviso sbucarono dal nulla gli uomini della Vigilanza Magica, i quali ingaggiarono coi rapinatori una lotta all'ultimo incantesimo che gettò il panico generale tra i presenti: c'era chi urlava, chi tentava di approfittarne per scappare, chi piangeva senza riuscire a reagire... e poi c'era lei, Victoria, con gli occhi fissi non tanto sulla rossa lanciata all'indietro da un incantesimo che la colpì alla spalla, quanto sulla sfera che volò verso l'alto per due, tre secondi, e poi cominciò a scendere in impicchiata verso il basso.
Se la sfera si fosse rotta, si ritrovò a pensare la bionda, e la si fosse paragonata ad una sorta di bomba pronta ad esplodere, che sarebbe accaduto se avesse liberato il proprio potere? Sarebbero potuti saltare in aria tutti quanti, in una volta sola, decretando la morte di centinaia di persone, tutte quelle lì dentro insomma.
Quel ragionamento, che in realtà durò un secondo, forse meno, spinse Victoria ad un gesto sconsiderato, inaspettato ed assurdo: sporgersi col proprio corpo, buttarsi in avanti e intercettare la sfera prima che toccasse terra, pensando che nel peggiore dei casi sarebbe esplosa lei, e basta; non aveva calcolato, però, che qualcun altro avrebbe potuto avere la sua stessa idea... e chi, se non Cappie? Non la vide muoversi, troppo concentrata sul gesto di afferrare l'oggetto che aveva scatenato quel putiferio, e quando si rese conto che l'ex Tassorosso stesse toccando la sfera nello stesso istante con lei, fu troppo tardi: una luce bianca le avvolse e le accecò, facendole digrignare i denti e girare anche la testa dal fastidio prima di venire avvolta dal silenzio, da una gran pace.
Non seppe dire quanto passò da quel momento, da quanto lei e Cappie fossero stese a pancia in giù, ma all'improvviso fu come se i sensi della Randall avessero ripreso a funzionare: lentamente, con movimenti rallentati dallo stordimento, Victoria posò i gomiti a terra e si mise in ginocchio, spostandosi i capelli dal viso.
Uff...
Cappie, tutto okay?
Fu quella la prima cosa che domandò alla O'Neill, prima di guardarsi intorno ed aggrottare la fronte: ma dove diavolo erano? Cioè, sapeva dove fossero, era lo stesso luogo di prima, solo... cambiato; sembrava che nessuno ci mettesse piede da anni, il che era un po' strano, un po' troppo strano, anche se lei e l'irlandese, di stranezze, ne avevano vissute non poche, specialmente insieme.
Sospirò, riprendendo la borsa a poca distanza dal proprio corpo per controllare che il contenuto al suo interno fosse rimasto intatto, specialmente Kirby: la sferetta rosa era ancora lì, ma la Randall evitò di farle riprendere la sua solita forma, non sapendo ancora dove si trovassero né perché; piuttosto, visto che nella borsa c'era spazio e che la causa del loro incidente si trovasse praticamente in mezzo a loro -e con l'aria di qualcosa ormai del tutto inutile- la bionda decise di riporla con le altre cose e di portarsela appresso, perché lasciarla lì era fuori discussione.
Si mise in piedi, dandosi una spolverata e controllando velocemente di non avere tagli, graffi o lividi: era tutta intera, per fortuna, ma sarebbe stato meglio avere con loro anche la bacchetta che, invece, era rimasta... beh, lì, ma in un "lì" ben diverso dall'attuale.
Non so tu, ma rimanere qui m'inquieta non poco... -disse a Cappie, osservando il grande orologio pieno di polvere attaccato alla parete di fronte a loro e notando che non solo il posto, ma anche l'orario coincideva con quello in cui tutto il casino era avvenuto- Che ne dici se usciamo e cerchiamo di capire dove siamo finiti?
Sembrava calmissima, la Randall, come se non le importasse nulla di quanto capitato, ma la verità era che dopo l'incidente con Mordenkainen aveva capito a proprie spese che lasciarsi prendere dal panico non sarebbe servito a nulla: non sapevano dove fossero, certo, ma almeno erano insieme e in qualche modo ne sarebbero uscite... o almeno ci sperava.
Attese quindi che la O'Neill fosse d'accordo con lei, dopodiché annuì e, sospirando, cominciò a camminare fino all'ingresso del Palazzo che, una volta alle loro spalle, lasciò il posto ad una Helsinki diversa da quella che Victoria aveva avuto modo di osservare, seppur per breve tempo.
Ma che cavolo...
Si passò una mano sulla fronte, spaesata e sconcertata, osservando con la coda dell'occhio un giornale che svolazzò di fronte a loro, cullato nel suo volo pigro dalla dolce carezza del vento: fu un particolare colto all'ultimo secondo che spinse la Randall ad afferrarlo con la mano e leggervi la data riportata sopra; nuovamente, la gola le divenne secca ed il colorito si fece più pallido mentre, con mano leggermente tremante, passava il giornale a Cappie affinché anche lei ne leggesse la data.
... d'accordo.
Insomma, che problema c'è se siamo finite undici anni nel futuro? -rise leggermente, un po' isterica ed un po' tesa, mordendosi il labbro inferiore- Siamo senza bacchetta, ma dovremmo poterci smaterializzare... e credo che dovremmo farlo, non ha senso rimanere qui, non conosciamo nessuno.
L'importante è che non incontriamo le noi stesse di questa epoca, o Trama solo sa che cosa potrebbe accaderci?
No, non ricordava minimamente la lezione di Sandyon Vastnor sull'Esarca Temporale... ma ricordava i film babbani per cui sua madre andava pazza, tra cui la saga de "Ritorno al futuro": aveva imparato più cose da Doc che da molti dei suoi insegnanti al college per non maghi frequentato prima di entrare ad Hogwarts, tra cui la regola fondamentale del non incrociare i propri "doppi".
E a proposito di Hogwarts...
... tu pensi che sia una buona idea smaterializzarci a scuola? Insomma, penso che sia il luogo più sicuro per noi al momento, e poi... -si fermò un secondo, ricordando vagamente una cosa che aveva detto la rossa quando aveva preso la sfera- ... forse lì c'è qualcuno che potrebbe aiutarci a capire cosa fare con questa sfera, almeno credo.
Non si era ancora voltata a guardare Cappie negli occhi, poiché tutto era diverso, tra loro, dalla prima volta in cui avevano affrontato una situazione tanto ingarbugliata come quella... ma in quell'istante lo fece, ruotando il collo per poterla guardare dritta in volto, e cercare di capire a cosa stesse pensando: nonostante l'assurdità del momento, era felice di non essere da sola, era felice di essere con lei.