Un sospiro soddisfatto uscì dalle sue labbra, l'indice che andava a raccogliere quelle poche gocce di sangue che fluivano dai buchi fatti dai canini e se le portava alla bocca per leccarle, così da non sprecare nulla di quel pasto meraviglioso: aveva impiegato anni per imparare a nutrirsi a quel modo senza uccidere le proprie vittime, e l'aveva dovuto fare da sola perché nessuno si era preoccupato d'insegnarle come sopravvivere.
Indubbiamente, ragazza mia.
Un piatto espresso ha sempre il suo ricco perché…
Non diede segno di essersi spaventata, era abituata a mantenere il controllo sia come Erede prima che come Vampira dopo, ma doveva ammettere che, chiunque ci fosse, l'avesse presa alla sprovvista: il cuore avrebbe preso a battere più forte… se avesse potuto farlo, naturalmente.
Volse lentamente il capo verso la figura alle sue spalle, un uomo adulto dall'aspetto affascinante… e gli occhi più rossi che Ymir avesse mai visto: conosceva quel volto, aveva avuto anni - più di un secolo e mezzo - per studiarlo, per imprimerselo nella mente.
Lestat De Lioncourt, uno dei Vampiri più famosi e potenti della storia era lì, e le sorrideva divertito come nulla fosse.
Evidentemente, nonostante fosse al mondo da un bel po', c'erano ancora cose - o persone - al mondo in grado di stupirla.
... Mi auguro però anche che avrai l'accortezza di cancellare ogni traccia del tuo banchetto privato…
Aggrottò appena la fronte, perplessa: come detto, nessuno le aveva mai insegnato il modo perfetto per nutrirsi senza lasciare traccia del suo passaggio; il piano di Ymir era, di solito, bere e poi dileguarsi, perché tanto chi avrebbe mai potuto seriamente credere che un Vampiro si fosse nutrito di un tizio, per di più ubriaco?
Ma era palese che ci fosse un altro modo, uno più sicuro e forse semplice che scappare come una ladra la cui colpa era stata provare solo tanta, troppa fame: osservò il muoversi di Lestat, catturando ogni dettaglio con gli occhi che, lentamente, tornarono normali - se le iridi rubinee potevano essere considerate tali - e spalancandoli appena quando vide dapprima i buchi sul collo sparire, facendo chiudere la ferita, e poi il fumo che avvolse la testa dello studente prima di scomparire, lasciando la vittima dormiente e il Vampiro piuttosto divertito.
Bene.
Niente più ricordi di te o dell'accaduto.
Quindi era possibile cancellare il ricordo del morso alle persone di cui si nutriva, addirittura chiuderne la ferita cosicché non ci fosse alcuna testimonianza del suo passaggio… una scoperta incredibile per lei, che per tutto quel tempo aveva sempre usato il metodo "mordi e fuggi", letteralmente.
Si alzò lentamente in piedi, pulendosi alcune tracce di sangue sulle labbra col pollice, lo sguardo che permaneva sul viso dell'altro con fierezza, ma non arroganza o sfida.
Ohi ohi, cara sorella sbadata, guarda che le tue azioni si ripercuotono su tutti, cosa credi?
Non è mia intenzione mettere nei guai nessuno di noi, ma ho bisogno di nutrirmi.
È un mio diritto, in fondo.
E visto che proprio dei simili di Lestat le avevano tolto il diritto alla vita, che almeno le lasciassero quello di nutrirsi in santa pace.
... Che ne dici di raccontarmi come ha fatto una figlia del Mana a diventare una di noi?
Però nel mentre... facciamoci una passeggiata, c'è un'atmosfera notturna così poetica, non trovi?
La notte è calda, la notte è lunga, la notte è magnifica per ascoltare storie.
Replicò Ymir, forse recitando le parole di un libro, affiancando il Vampiro per mettersi a camminare con lui: erano assolutamente eterei, lo si vedeva anche in un gesto semplice come quello di camminare: sembrava che i loro piedi nemmeno toccassero il terreno, e c'era un che di davvero regale nel loro portamento, nello sguardo.
… sono stati i tuoi simili a farmi diventare così. - cominciò a dire dopo alcuni istanti di silenzio, non meravigliandosi che lui avesse colto in lei il suo essere benedetta dal Mana: era di Lestat De Lioncourt che si stava parlando, tutto poteva essere possibile - Mi hanno aggredita, 151 anni fa: non ricordo molto di quel momento, non sono nemmeno certa di quanti fossero… ricordo solo la sensazione dei loro denti sulla mia pelle, e il loro sangue che sgorgava a forza nella mia bocca.
Quando mi sono svegliata, ero diventata ciò che vedi ora.
Nessuna voce tremula, nessuna sfumatura di dolore nel racconto di Ymir che fu lineare, fermo, deciso: aveva pianto anche troppo a lungo per la propria condizione, ed alla fine, com'era giusto che fosse, l'aveva semplicemente accettata.
Il Mana però mi ha benedetta anche dopo tutto questo, permettendomi di mantenere gli Elementi dentro di me, e di questo non gli sarà mai abbastanza grata.
Ha dato un senso alla mia vita, quando pensavo che ormai non valesse più la pena esistere.
Perché una Druida, una Erede nel suo caso, che nasceva e cresceva per servire il Mana, Gaia e l'Equilibrio, e che poi veniva trasformato in qualcosa di avverso alla Natura stessa… che scopo avrebbe mai potuto avere?
… quello che hai fatto prima, a quel ragazzo.
Puoi insegnarmelo?