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da Eibhlin » 09/01/2014, 13:23
Freddo in quel luogo sperduto, dove due anime si erano incontrate: un freddo che non avrebbe toccato né l'uno né l'altra, poiché entrambi erano stati benedetti dall'Acqua. Si erano trovati per caso, seguendo l'istinto che, ciascuno per i propri motivi, aveva spinto entrambi a cercare il conforto di quel luogo a loro tanto congeniale. Jeremiah, Acuan dei Laghi, era più abituato a trovarvisi, dato il suo carattere schivo ed incline alla ricerca della solitudine, per condividere il proprio spirito con l'Acqua del Lago a lui più congeniale. Alexis, Acuan dei Ruscelli, aveva invece cercato una via per mitigare il dolore della propria anima lacerata, circondandola dal Ghiaccio per tentare di congelare il proprio dolore. Nessuno dei due poteva sapere che quel luogo non era deserto, che c'era qualcuno - qualcosa - nelle profonde acque del lago che cercava di curarsi dal dolore che stava provando, e di cui il ragazzo, immergendo la mano in Acqua, aveva appena destato l'attenzione... Eppure non ancora un suono era udibile, eccezion fatta per le loro voci, poiché la creatura non si era ancora manifestata ai due: entrambi, però, avrebbero forse potuto provare [Intuito (Sesto Senso) > 30] un moto di disagio, quasi d'inquietudine, scaturito dal loro animo, come se l'acqua volesse dire loro qualcosa. Come se volesse avvertirli del pericolo.
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da Alexis » 11/01/2014, 19:31
Se inizialmente la sua idea era quella di mentire a Jeremiah, di non rivelargli cos'avesse veramente, perché si fosse trovata lì con gli occhi rossi di lacrime: ma l'Acqua aveva deciso diversamente, spingendola a dire la verità, ad aprirsi con lui perché non era un estraneo qualunque, era un suo Confratello e come tale sapeva bene di potersi fidare di lui. Così, seguendo ciò che l'Acqua le stava suggerendo, ammise quale fosse il reale problema, o più che altro come mai si fosse ritrovata in un posto come quello, lontano dal villaggio principale, e per di più da sola, lei che generalmente era sì timida, ma una persona socievole, capace di interagire abbastanza bene col prossimo.
Ho scoperto quest'area durante il mio primo anno nella Gilda, avevo perso recentemente una persona molto importante per me... Pensavo di essere l'unico a venire qui, ma evidentemente non è così.
Anche io ho perso una persona importante - mormorò Alexis, voltando il capo ed osservando l'orizzonte bianco e azzurro di fronte a sé, quei colori che le ricordavano così bene la Casata nella quale aveva studiato durante gli anni di Hogwarts - Ma il mio perderla è stato più che altro metaforico.
Aggiunse, ancora immersa nei propri pensieri, i capelli che le accarezzavano le guance. Anche col volto di profilo, Jeremiah avrebbe potuto notare gli occhi di Alexis ancora velati di lacrime, ma subito dopo sembrò riprendersi, rendendosi conto di aver appena commesso un'imperdonabile leggerezza.
Oddio, io... - si volse di scatto verso di lui, portandosi una mano alle labbra in un gesto di sorpresa - Scusami, non ho minimamente pensato a come ti potessi sentire tu...
Anche se nella sua mente la storia di Jeremiah era analoga alla propria, e quindi l'aver perso qualcuno s'intendeva come la fine di una storia d'amore, era stato comunque indelicato da parte sua pensare solo a se stessa; e meno male che non sapeva - ancora - quale fosse la verità... Per questo cercò di rimediare come poteva, concentrandosi sul motivo che aveva portato Murray lì, in quello stesso luogo.
Come?! Oh io... Veramente no, ho visitato questo posto così tante volte che oramai il panorama potrei disegnarlo ad occhi chiusi.
Davvero? Io credo che non saprei mai coglierne la bellezza...
Commentò l'ex Delfina, con tutto che sapeva disegnare discretamente - non per nulla era entrata tra i Delfini - alzando appena le spalle: no, lei non credeva minimamente che anche con tutta la bravura del mondo sarebbe stato possibile riprodurre una bellezza del genere, un'armonia così perfetta tra cielo e terra.
La maggior parte delle volte vengo qui per lasciarmi andare alle mie riflessioni. Pensavo di essere l'unico a visitarlo.
Lo posso capire: è un posto perfetto per pensare, è così silenzioso che ti è impossibile non sentire i tuoi pensieri... in pratica ti costringe a confrontarti con te stesso.
Annuì la ragazza, con un sorriso lieve sulle labbra perché non le andava proprio di mostrarsi triste e depressa di fronte a lui, a maggior ragione quando Jeremiah sembrava volerle davvero tirare su il morale; ad esempio le sorrise, e per quel poco che l'aveva visto non era tipo da farlo spesso... e poi le accarezzò la guancia, rubandole la lacrima che stava bagnando la pelle diafana, tutti modi gentili per cercare di farla sorridere che il Ruscello non poteva ignorare. Eppure c'era qualcosa, in tutto quel contesto, che non le quadrava proprio, una sensazione di inquietudine [Intuito (Sesto Senso) 22 + 13/d20 = 35] che non la faceva stare tranquilla, che le attanagliava cuore e stomaco portando allerta i suoi sensi.
Tu... non ti senti strano?
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da Jeremiah » 12/01/2014, 0:52
Non si poteva certo dire che Jeremiah Murray fosse il genere di persona comprensiva e capace di dare consigli utili, ma non gli era difficile notare un animo in pena, soprattutto se la stessa persona era una Acuan come lui: entrambi contenevano lo stesso elemento e avevano a prescindere qualcosa che li accomunava e li legava. Il fatto è che due persone - per potersi legare - hanno bisogno di punti in comune, fattori che combacino in qualche modo, mentre per due Gildati funzionava diversamente: anche se non si conoscevano affatto entrambi erano spinti a dare una parte di se stessi per l'altro, perché l'Elemento in realtà era uno solo e coesisteva in tutti loro insieme. Alexis era stata la prova che aveva confermato quella teoria: Jeremiah non la conosceva oltre un "Ciao" o "Come stai?", ma quando si erano incontrati aveva saputo fin dall'inizio cosa avrebbe dovuto fare; era una sorta di settimo senso che andava oltre ogni dato di fatto o pragmatismo. Ad Alexis mancava una persona, palese come cosa: chiunque che si rifugi da sola a piangere con se stessa ha una causa "vivente", di certo lui non si era mai andato a nascondere per piangere della sua penna preferita andata perduta.
Anche io ho perso una persona importante
Ovviamente...
Pensò lui, avendo premunito che la causa della sua sofferenza era posta in una persona, una persona che - nel bene o nel male - lui non vedeva bene per il momento, perché l'aveva fatta soffrire e come sua consorella andava difesa e sostenuta. Una questione di principio, insomma.
Ma il mio perderla è stato più che altro metaforico.
Non capì quello che lei intendeva dire, ma rimase in silenzio per cogliere il suo pensiero e capire a cosa si stava riferendo. Un'espressione interrogativa si impadronì del suo volto, ma non era nella visuale di Alexis per il momento, per cui approfittò di quel particolare per non badare ai comportamenti del suo corpo: vedendolo, lei avrebbe potuto andare oltre e non voleva diventare invadente nei suoi riguardi, anche perché già il suo stato d'animo non era proprio rose e fiori: preferì cercare la soluzione da solo, ma dopo averci riflettuto si arrese e lasciò che Alexis riprendesse il suo discorso.
Oddio, io...
Comprese quello che stava accadendo: si era resa conto di non aver pensato a lui e che forse si era mostrata egoista in un certo qual modo, ma lui scosse la testa anticipatamente, anche se lei si scusò egualmente: non poté fare a meno di apprezzare la sua gentilezza nonostante lo sconforto fosse padrone del suo essere in quei momenti. Lui non sarebbe riuscito a pensare ad altro che a sé stesso, al suo posto, o forse: egoista, ma era la verità, perciò era più sincero e ingenuo al contempo.
Scusami, non ho minimamente pensato a come ti potessi sentire tu...
Oh... Non preoccuparti per me. Ti capisco bene, non badarci...
Jeremiah la tranquillizzò velocemente: ci mancava solo che lei si facesse ulteriori complessi per quella "gaffe", ma non c'era nessun problema: si sarebbe sentito in colpa se lei si sarebbe fatta scrupoli chiedendosi se ci fosse rimasto male o no. A volte si è presi così tanto da alcune cose che non si dà peso ad altre cose che sembrano meno importanti. Se ci fosse rimasto male sarebbe rimasto in silenzio e basta, poteva considerare sincere le sue rassicurazioni, anche perché aveva smesso da molto di rimanerci male. Era come se fosse più forte dentro, come se un guscio robusto gli avesse circondato il cuore, ma nonostante ciò riusciva comunque ad esternare sentimenti ed emozioni: ne aveva avuto la prova con Aryanne. Alexis si sarebbe chiesta perché anche lui era lì, in fondo non era un posto molto comune, tutti gli elementi che lo circondavano gli conferivano un'aria spirituale e pacifica, che alcuni lo visitavano forse solo per sfogo. Infatti, poco dopo, quella domanda arrivò. Jeremiah le spiegò che ci veniva spesso e che lo conosceva quasi come le sue tasche e che avrebbe potuto ritrarlo ad occhi chiusi.
Davvero? Io credo che non saprei mai coglierne la bellezza...
In effetti no... - disse con aria pensierosa e sbottando in una risata leggera e sorridente - In effetti è così pieno e così emozionante che ogni volta che vengo è sempre come se fosse la prima:un continuo stupore.
Ammise lui, guardandosi intorno per poi poggiare la mano in un laghetto d'acqua proprio davanti a loro. Tenne la mano a lungo, come se ne potesse trarre beneficio da quel contatto: l'acqua era ghiacciata, nessuno l'avrebbe fatto, ma loro potevano sopportare quelle temperature, per cui era come immergere la mano in un laghetto d'acqua a una temperatura normale. Che dire: possedere l'Elemento comportava anche ad avere dei pregi rispetto ad altri, la cosa più brutta, per come era fatto lui, era non potersene vantare, anche se non gli era mai venuta voglia di farlo tanto da trattenersi. Tutto taceva intorno: nessuna corrente, nessun movimento, nessun altro essere vivente gironzolava nei dintorni; erano solo loro due. Il silenzio che regnava quando le loro voci smettevano di risuonare era quasi spaventoso, ma a lui pareva tanto normale: era più strano il fatto che stava parlando lì con qualcuno dato che era abituato a starci da solo, immerso nei suoi pensieri.
Tu... non ti senti strano?
Estrasse la mano del laghetto, poi la guardò con aria confusa: non sentiva nulla di differente in sé nonostante la vista di una bella ragazza potesse alterare le sue sensazioni e i suoi comportamenti; nemmeno quello riusciva ad alterarlo. Fece spallucce, facendole intendere che non aveva capito a cosa si riferisse. Per lui lì c'era solo magia e silenzio, null'altro [Intuito (Sesto Senso) (20) + Tiro d/20 (8) = 28]. Si guardò intorno, come per trovare la causa in qualche altro elemento sospetto, ma non trovandone si voltò di nuovo e scosse la testa, perfettamente normale come al solito. Esitò, sfregandosi la mano bagnata sull'altra per asciugarla un po, per poi asciugarle entrambe dietro le gambe, bagnando un po il pantalone.
Tu noti qualcosa di strano?
Le chiese, curioso di sapere cosa c'era che non andava in tutto quel quadro tra loro due. Niente fiatava oltre i due Acuan, nulla presagiva la presenza di qualcos'altro, eppure Jeremiah poggiava i piedi proprio sopra la tana di una creatura misteriosa, forse sconosciuta, e che presto probabilmente si sarebbe rivelata a loro; benevola o malevola? Questo l'avrebbero scoperto di lì a poco se fossero rimasti: la creatura era stata incuriosita dalla presenza dei due giovani, ma se lui non avesse mai messo la mano in quel laghetto, probabilmente non si sarebbe curata di loro ed entrambi sarebbero ritornati al villaggio senza problemi.
Ultima modifica di Jeremiah il 12/01/2014, 19:54, modificato 1 volta in totale.
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da Eibhlin » 12/01/2014, 19:27
Nessuno dei due poteva immaginare cosa si nascondesse nella profondità del Lago: ed ovviamente sarebbe stato meglio che le cose rimanessero tali. Alexis era riuscita a percepire qualcosa, una sorta di campanello d'allarme che l'Acqua le stava mandando per farle comprendere di andare via da lì, che quel posto non era abbastanza sicuro per lei. Jeremiah, al contrario, non era stato in grado di ascoltare a dovere ciò che il suo Elemento stava cercando di suggerirgli, ma ad onor del vero se anche avesse sentito qualcosa, non avrebbe potuto capire a cosa si stesse riferendo. Perché, effettivamente, non c'era nulla fuori posto, nulla che non andasse in quell'idillio perfetto di acqua, cielo e ghiaccio... o almeno, così sembrava: poi, all'improvviso, un sottile rumore, come una crepa leggera che rompeva il silenzio totale intorno a loro. Un CRACK che avrebbe potuto avere conseguenze disastrose su entrambi.
All'improvviso, il sottile rumore precedente si trasformò in un frastuono assordante, che avrebbe fatto voltare entrambi: un pezzo di ghiacciaio, sulla loro destra, si era appena staccato, e stava crollando. La terra tremò sotto i loro piedi, lunghe crepe si formarono nel ghiaccio, che ormai non poteva più garantire a nessuno dei due l'equilibrio precedente. In effetti, sarebbero dovuti essere abbastanza pronti [Riflessi > 21] da spostarsi prima che dei frammenti piuttosto grandi di ghiaccio li colpissero, o avrebbero potuto farsi male: in entrambi i casi, però, sia che i loro riflessi li avessero aiutati o meno, i due Acuan sarebbero finiti giù dalla porzione di terra ghiacciata in cui si trovavano, all'interno del Lago; non si sarebbero congelati grazie al loro Elemento, e forse la cosa più interessante sarebbe stata che, da quel punto, avrebbero potuto sentire entrambi qualcosa sotto la superficie liquida, come una sorta di... lamento? Certo, avrebbero potuto fare finta di niente e ritornare coi piedi bene a terra... oppure avrebbero potuto immergersi e scoprire cosa ci fosse nel profondo del Lago.
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da Alexis » 13/01/2014, 19:08
Oh... Non preoccuparti per me. Ti capisco bene, non badarci...
Come aveva potuto essere così insensibile, così egoista, lei che non lo era mai stata? Si sentiva davvero in colpa, mortificata per quell'atteggiamento che non le apparteneva, ma bisognava ammettere che Jeremiah era stato davvero molto dolce, tranquillizzandola in ogni modo quando avrebbe invece potuto prendersela e fare l'offeso per quella palese mancanza di tatto. Forse era anche stato merito dell'essere Confratelli, dell'Acqua che dentro di loro si muoveva placida e li spingeva ad avvicinarsi l'uno all'altra per cercare calore, affetto, protezione, fatto stava che il ragazzo così distaccato visto in ospedale pareva essersi dissolto come, tanto per rimanere in tema, Ghiaccio al Sole, lasciando spazio alla gentilezza e alla dolcezza dell'Acuan con cui si era ritrovata a parlare, la persona che, come lei, aveva deciso d'immergersi in quel luogo meraviglioso la cui bellezza non si poteva spiegare a parole né, secondo la Delfina, tentare di riprodurre in alcun modo.
In effetti no... In effetti è così pieno e così emozionante che ogni volta che vengo è sempre come se fosse la prima:un continuo stupore.
Sai che è la prima volta che ti vedo ridere?
Commentò pensierosa Alexis, studiandolo un po' meglio: era così abituata a vederlo tutto serio, chiuso nel suo mondo, ed era effettivamente la prima occasione in cui vedeva Jeremiah che si lasciava andare, che si apriva e si metteva a ridere; era molto più carino quando lo faceva, perché gli occhi prendevano a brillare, ma non disse nulla di quanto pensava perché temeva di metterlo in imbarazzo, ed era l'ultima cosa che voleva ora che finalmente stavano riuscendo a comunicare. In tutto quel contesto, però, c'era qualcosa che non andava, una sorta di nota stonata che Alexis non sapeva identificare, ma che sentiva provenire da dentro di sé: per questo chiese a Jeremiah se anche lui se ne fosse reso conto, perché magari erano solo paranoie sue. In effetti la risposta del ragazzo le diede da pensare che c'era qualcosa che non andava, sì... ma in lei.
Tu noti qualcosa di strano?
No, è solo che... ho una sorta di sensazione brutta, come un fastidioso groppo allo stomaco qui... - gli spiegò un po' imbarazzata, posando la mano destra poco sotto il seno per indicare il punto in cui le viscere si contraevano in spasmi fastidiosi ed anche un po' dolorosi - Ma forse sono io la paranoica, scusami... dev'essere tutto il pessimismo accumulato che mi fa vedere cose che non ci sono!
Esclamò l'ex Delfina scuotendo il capo, con le guance appena più rosse per l'idea di aver fatto una pessima figura; all'improvviso, però, un rumore lieve fece fremere il suo corpo, che si volse proprio nel momento in cui un pezzo di ghiacciaio si staccò dalla struttura principale, cadendo a terra e facendola così tremare.
Jeremiah, attento!!
Urlò atterrita nel vedere quella scena, mentre la terra le tremava sotto i piedi e lei cercava disperatamente di rimanere in piedi, di non cadere e perdere così l'equilibrio, una cosa praticamente impossibile: frammenti del ghiacciaio rotto iniziarono a schizzare verso di loro, e la Parker non ebbe altra scelta che buttarsi in Acqua, dentro al lago dove Jeremiah aveva immerso la mano poco prima, per evitare di rimanere ferita.
In acqua, presto!
Erano anche lontani dal centro del Villaggio Acuan, farsi male in quel luogo era l'ultima cosa che poteva succedere, sia a lei che a lui: con un tuffo sulla destra, Alexis evitò [Riflessi 12 + 11/d20 = 23] di essere colpita da un pezzo di Ghiaccio, immergendosi in Acqua giusto in tempo per poi voltarsi subito verso Jeremiah ed assicurarsi che stesse bene, che fosse riuscito a buttarsi nel lago anche lui senza essere ferito, perché l'Acqua, per quanto fosse loro alleata, non avrebbe potuto aiutarlo. Una volta immersi entrambi, comunque, sarebbe stato subito udibile, almeno per la Ricercatrice, un rumore provenire dal fondo di esso, come un suono lamentoso a cui Alexis non sapeva dare un nome.
Lo senti anche tu? - domandò al Lago, prima di aggiungere - Che ne dici di... immergerci e capire di cosa si tratta?
Forse c'era una creatura in difficoltà che aveva bisogno di loro, forse potevano aiutarla e fare la differenza, ma solo se avessero corso il rischio di andare sott'acqua e controllare di persona.
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da Jeremiah » 14/01/2014, 22:25
In quel luogo pieno di mistero e silenzio due giovani Acuan avevano trovato il rifugio e la presenza di uno sembrò meravigliare l'altro in maniera reciproca. Aveva compreso che Alexis era in una situazione tanto dolorosa quanto delicata, perciò il suo approccio fu altrettanto morbido: il suo istinto gli suggeriva che bisognava agire così quando una persona vicina era in difficoltà, seppur non si potesse dire che c'era tanta vicinanza tra lui e Alexis, ma erano accomunati dall'Elemento Acqua: era una giustificazione molto valida per loro, per i Gildati. Nessun altro avrebbe potuto comprendere la sola vicinanza che c'era tra lui ed Alexis semplicemente grazie all'Acqua, ma questo perché solo avrebbero potuto saperlo, oltre gli altri Acuan ovviamente. Il Conflux e le Gilde erano segreti troppo grandi per poter essere condivisi con il mondo intero: la loro "seconda" identità, per tale motivo, andava tenuta nascosta, altrimenti si sarebbe scatenata una rivoluzione a livello mondiale. Gli stessi fondatori ne avevano preservato la segretezza, fin dai tempi più antichi, e francamente era meglio così. Altre guerre si sarebbero scatenate se quella fosse stata una conoscenza comune e i tempi erano già fin troppo bui senza che ci fossero questioni superiori di mezzo. Proprio così, loro due lottavano per un Bene Superiore: una missione che non aveva mai fine e che loro dovevano combattere giorno dopo giorno, per poterla poi affidare ai loro successori, i degni eredi il cui Elemento si sarebbe sviluppato nell'animo.
Sai che è la prima volta che ti vedo ridere?
Ebbe come la sensazione che a quella domanda non ci sarebbe stato motivo di rispondere, era una di quelle che somigliavano più ad un'affermazione che ad una curiosità. Jeremiah si morse il labbro inferiore inclinando il capo verso il basso, in modo che lei non potesse notare che era in difficoltà: succedeva sempre quando qualcuno notava un cambiamento nel suo modo di essere o notava semplicemente la manifestazione del suo stato d'animo. Quando tornò a guardarla sorrise timidamente, mostrando i denti bianchi e regolari con una nota d'imbarazzo nello sguardo. Sollevò le spallucce cercando di giustificarsi con la prima cosa che gli passava per la testa; infatti il risultato di quel fugace pensiero non fu proprio ottimo, ricordava di più una persona sbadata.
Ecco... Rido molto di rado.
Non era difficile notare il cambiamento del suo essere, soprattutto se lo si vedeva nei panni del dottore in ospedale e nei panni di un semplice ragazzo di 24 anni che stava in una Gilda. Alexis non conosceva la sua storia, in effetti la conoscevano poche persone all'interno della Gilda, questo non perché non volesse raccontarla a nessuno, ma perché non ne vedeva l'utilità; lo sblocco non sarebbe provenuto da un aiuto esterno: era un compito che solo lui poteva portare a compimento, e ci stava riuscendo. C'era dell'altro che non andava in tutto quel quadro: Alexis non era ancora pienamente a suo agio, il suo comportamento lo svelava in parte e lei stessa rivelò che si sentiva molto strana, qualcosa la agitava. Gli chiese se anche lui provava un moto di disagio ma Jeremiah non aveva riscontrato nulla che potesse destarlo dal senso di tranquillità che proveniva da quel posto e che lo avvolgeva in tutto il suo essere. Per cui rispose negativamente alla domanda ma si guardò ugualmente intorno in cerca di un movimento o di una presenza che potesse risvegliare in lui la stessa irrequietezza. Ispezionò la zona velocemente, ma nulla di sospetto; guardò una seconda volta Alexis facendo spallucce, leggermente dispiaciuto di non poterla comprendere appieno.
No, è solo che... ho una sorta di sensazione brutta, come un fastidioso groppo allo stomaco qui... - gli indicò una zona sotto il petto - Ma forse sono io la paranoica, scusami... dev'essere tutto il pessimismo accumulato che mi fa vedere cose che non ci sono!
Annuì in vigore, concorde alla sua ipotesi. Alexis era evidentemente scossa: necessitava di riposo; il dolore accumulato avrebbe finito per stressarla se non riposava la sua mente e si rilassava. Annegare nel dolore non le avrebbe fatto bene. Non era un MagiPsichiatra o un MagiPsicologo ma nel corso dei suoi studi aveva incontrato una sezione dedicata interamente al cervello e ad alcuni sani consigli per riposare la mente.
Già... Dovresti riposare, ti farebbe bene. - disse lui poggiandole una mano su un braccio delicatamente - Avrai avuto un duro colpo e stai ponendo la tua mente ad uno sforzo eccessivo.
Suggerì lui, sicuro dei consigli che le stava fornendo. Quasi nello stesso momento in cui terminò di parlare un sottile "Crack" ruppe l'aria: non capì immediatamente di cosa si trattava; guardò stranito Alexis, cercando una spiegazione da lei su cosa avesse potuto produrre quel verso curioso. Quando si girò intorno per constatarne la natura era troppo tardi: l'alta parete di ghiaccio vicino a loro aveva cominciato a sgretolarsi e grossi clasti di ghiaccio precipitavano sopra di loro come lame affilatissime.
Jeremiah, attento!!
Quell'avviso non bastò per salvarlo dalla pioggia di stalattiti di ghiaccio e Alexis fu più veloce di lui nel tempo di reazione: lui fu ugualmente veloce e si gettò di lato seguendo il suo movimento mentre lei urlava qualcosa che lui non riuscì a cogliere nel boato che il ghiaccio aveva prodotto rompendosi sotto di loro. La mano corse inevitabilmente alla bacchetta mentre lui scivolava nello stesso lago in cui aveva intinto la mano poco prima. Non riusciva a vedere chiaramente, un po per la polvere di ghiaccio che gli era finita sugli occhi quando aveva strisciato a terra: quando si tuffò in acqua, lo scroscio lo bagnò completamente e i capelli gli ricaddero sul viso, perlomeno si liberò del ghiaccio finitogli negli occhi. Strabuzzò gli occhi un paio di volte mentre chiamava Alexis affannosamente. Non riusciva ancora a vedere, ma dopo una manciata di secondi la vista acquisì una maggiore lucidità e vide che lei gli era vicino. Non appena capì ciò che era accaduto negli ultimi cinque secondi, cominciò a sentire il dolore delle schegge di ghiaccio che lo avevano colpito nonostante avesse tentato di evitarle con un agile salto di lato. Il dolore della spalla sul quale era caduto era ancora palpabile, ma stava già svanendo: le ferite provocate dalle scaglie persistevano, probabilmente si era tagliato da qualche parte, ma il suo pensiero era un altro in quella situazione tanto frenetica.
Dannazione... Le mie scarpe nuove!
Ebbe il coraggio di pensare, nonostante fossero in una situazione molto critica: non aveva ancora assodato che si trattasse di un attacco esterno, ma la teoria più probabile era sicuramente quella che ne celava dietro la figura di Madre Natura. Si aiutò con le braccia, spingendo l'acqua indietro, tentando faticosamente di avvicinarsi ad Alexis; le mise una mano su una spalla, come se bastasse a dargli una maggiore sicurezza: era fondamentale che qualunque cosa fosse successa di lì a più tardi non riuscisse a separare i due Acuan. Con la bacchetta in mano si voltò a destra e sinistra, in posizione di difesa da un'ulteriore attacco a sorpresa, ma non accadde nulla. L'acqua gli colava da un ciuffo di capelli che gli si era incollato alla fronte e dovette passarsi la mano più volte per asciugarsi il viso: le gocce d'acqua gli ricadevano dalle lunghe ciglia. Ogni volta che compiva un movimento sentiva un bruciore da qualche parte, tuttavia non si disturbò per accertare le ferite: tutto poteva accadere da un momento all'altro.
Cos'è... sta...to?
Le domandò quasi inutilmente, sapendo dentro di sé che lei non avrebbe potuto fornirgli una spiegazione migliore di quella che aveva ricavato lui. Una conversazione placida e piacevole si era trasformata nel caos nel giro di pochi istanti. Il respiro era affannoso e il suo cuore palpitava furiosamente per via della frenesia degli avvenimenti: lo sentiva perfettamente martellare il petto, ma ora i battiti stavano diminuendo e il respiro si faceva via via sempre più regolare. Alexis era nello sgomento tanto quanto lui e, pur volendo, dubitava che sarebbe riuscita a capire qualcosa di più. Il frastuono di poco prima si era affievolito e mentre tra di loro ripiombava il silenzio si chiese se le sorprese fossero finite o si dovessero preparare ad una seconda pioggia di ghiaccio. Mentre la sua mente era intenta a trovare soluzioni per uscire da quella confusione, le sue orecchie furono attirate da un altro suono che evidentemente non proveniva dalla ragazza che parve stranita come lui: era una specie di lamento che proveniva da sott'acqua e gli occhi si pietrificarono al solo pensiero che sotto di loro ci fosse qualcosa che da un momento all'altro avrebbe potuto attaccarli o annegarli. La stretta alla sua spalla si fece più forte quando prese coscienza di quella specie di lamento, Alexis si sarebbe potuta benissimo infastidire e qualora glielo avesse fatto capire si sarebbe esordito in una specie di scusa con la mano aperta.
Lo senti anche tu? - lui annuì lentamente - Che ne dici di... immergerci e capire di cosa si tratta?
Rimase a guardarla, come se stesse soppesando la sua proposta, ma i suoi pensiero stavano vagando altrove e la prima idea - quella più riflessiva - fu quella che gli suggeriva di uscire da quel lago e ritornare al villaggio in cerca di soccorso. Così facendo, però, temeva che al loro ritorno con qualcuno più esperto e preparato di loro, quella presenza sarebbe svanita e che avrebbero perso di vista il bersaglio. E se invece si trattava di una creatura in difficoltà? Aveva pensato anche a quello: quel lamento non lo convinceva e temeva che il tempo per andare al covo e ritornare sarebbe stato troppo tardi. In effetti, quello che lei gli aveva suggerito di fare era la mossa più plausibile ma allo stesso tempo impulsiva e azzardata che potessero fare. Non conoscevano quello che c'era lì sotto e non era sicuro di poterla affrontare in due, ammesso e concesso che lei fosse versata nel combattimento; si morse il labbro indeciso sul da farsi, ma poi si convinse che l'intenzione di Alexis era la migliore al momento, anche se comportava dei rischi: ma i rischi erano fatti per correrli. I suoi occhi assunsero un'espressione fiduciosa nei suoi confronti e annuendo energicamente con il capo acconsentì a seguire il suo consiglio, ma prima che lei potesse immergersi la bloccò con un cenno.
Abbiamo bisogno di ossigeno lì sotto - si sentì stupido quando lo disse - Ma soprattutto, abbiamo bisogno di comunicare tra noi! Esegui l'incantesimo Testabolla.
Le suggerì, mentre già si impegnava con complicati movimenti della bacchetta ad eseguire l'incantesimo su di se. Compì alcuni movimenti con il polso della mano con la quale impugnava la bacchetta ed infine la sua mente rimarcò l'incantesimo, in modo che non fosse costretto ad aprire la bocca per l'esecuzione e sortirne gli effetti. Testabolla
Difficoltà: 6 Tipo: Incantesimo di Evocazione Descrizione: Crea attorno la testa del soggetto una bolla d'aria che consente di respirare sott'acqua, parlare e vedere chiaramente Genere: Supporto Danno: //
Una bolla trasparente comparve sul suo viso, ricoprendolo da sotto il mento fin sopra il naso: quando parlò, la sua voce si era fatta di poco più profonda, ma ugualmente chiara e distinta. Eseguì un'espressione soddisfatta notando che l'incanto aveva sortito gli effetti desiderati; si accertò che anche Alexis fosse pronta, dopodiché la guardò con espressione convinta e seria, segno che di lì in poi la questione si sarebbe fatta seria. Con le dita della mano libera gli indicò i propri occhi, in segno che doveva stare molto attenta una volta sotto, infine si scandì la voce, tossicchiando appena.
Bene, andiamo!
E tirando un ultimo respiro - inutilmente dato che l'incantesimo gli permetteva la respirazione - si immerse, mentre sul punto in cui un attimo prima c'era il suo corpo comparvero delle bolle d'aria che esplosero una frazione di secondo dopo. La sensazione fu strana: l'acqua gli finì dentro le orecchie, ciononostante tutto era perfettamente udibile. Qualcosa là sotto li stava attentando e l'attesa - per come era fatto lui - non era per niente piacevole.
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da Eibhlin » 15/01/2014, 14:16
Il Ghiacciaio aveva fatto i suoi danni: non solo al paesaggio che circondava i due ragazzi, non solo al silenzio rilassante che li aveva circondati fino a quel momento, ma anche ai due Acuan stessi. Alexis era fortunatamente riuscita a tuffarsi in acqua prima che le schegge potessero arrivare a ferirla, rifugiandosi così all'interno del lago. Jeremiah invece non era stato altrettanto veloce, o forse semplicemente aveva avuto meno fortuna della Consorella, ed ora poteva osservare la propria spalla destra deturpata da sottili ma ben visibili schegge di ghiaccio che, conficcate nella pelle, stavano macchiando in parte il cappotto di sangue - e questo bastava a capire quanto fossero affilate. Entrambi parzialmente immersi nell'acqua, poterono osservare senza difficoltà come quella tempesta momentanea di polvere di ghiaccio aveva ricoperto il terreno su cui si trovavano fino a pochi istanti prima: eppure, tutto taceva ora fuori dal lago, il silenzio e l'immobilità tornavano a fare da padroni a quello scenario così unico. Fuori dal lago, appunto. Dentro, qualcosa stava emettendo dei suoni, un lamento continuo e sordo che entrambi poterono udire: avrebbero potuto ignorarlo ed uscire dal lago per tornare al Villaggio, ma scelsero diversamente, preferendo immergersi e capire cosa stesse richiamando la loro curiosità. Una volta immersi, il suono divenne più nitido e per alcuni aspetti inquietante: era rabbioso e dolorante al tempo stesso, e sicuramente non umano; Alexis, avendo conseguito un Master in Cura delle Creature Magiche appena l'anno prima, avrebbe forse potuto associare [Elaborazione > 35] quel verso ad una creatura specifica - e questo avrebbe di conseguenza anche potuto cambiare la sua idea di andarle incontro, o l'opinione di Jeremiah se l'avesse messo al corrente del suo ragionamento. Se però alla fine i due si fossero comunque decisi a proseguire la loro discesa, avrebbero dovuto nuotare e scendere nel lago per altri cinque metri - il Lago decisamente più impacciato del Ruscello nei movimenti a causa della ferita alla spalla: poi, improvvisamente, il loro campo visivo si sarebbe riempito di una figura sfocata inizialmente e poi sempre più nitida, ma fin dall'inizio enorme; ed una volta che si fossero fatti più vicini, ecco che di fronte ai loro occhi si sarebbe palesata la sagoma - gigantesca e terrificante - di un arrabbiatissimo Dragone d'Acqua.
Era grande almeno tre metri, interamente di colore azzurro, eccezion fatta per gli occhi rossi e gli artigli neri: dal punto in cui i due si trovavano solo parte del corpo era visibile, poiché erano ancora troppo in alto per poterlo osservare interamente, e si sarebbero dunque dovuti spingere ancora più in basso affinché l'intero corpo del Dragone si potesse palesare ai loro occhi. Tuttavia, proprio quella posizione rialzata rispetto al corpo della creatura avrebbe potuto, tramite un'attenta osservazione [Elaborazione > 30], indicare loro la motivazione per la quale il Dragone sembrava tanto arrabbiato: una spina violacea, forse velenosa, era conficcata nella sua schiena, e gli provocava quei ruggiti di rabbia e dolore che tanto scuotevano l'acqua del lago. Se dunque i due si fossero accorti della spina, avrebbero potuto scegliere cosa fare: forse giocare di squadra e dividersi cosicché uno potesse provare a distrarlo, e l'altro a togliergli la spina dalla schiena? Oppure risalire in superficie, uscire dal lago e chiamare qualcuno? E se invece non se ne fossero accorti, e dunque non avessero compreso il perché di tanta rabbia, avrebbero tentato comunque di aiutarlo, o avrebbero preferito scappare di fronte al - non sottovalutabile - pericolo? In entrambi i casi, avevano poco tempo per decidere... ancora un paio di minuti, infatti, ed il Dragone d'Acqua si sarebbe accorto della loro presenza.
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da Alexis » 15/01/2014, 20:59
Ecco... Rido molto di rado.
È un peccato - ammise l'ex Delfina, sorridendogli lievemente - Sembri un'altra persona quando lo fai, una persona più felice. È una bella cosa.
Ed ovviamente sorridendo risultava anche molto più carino, piacevole alla vista perché il sorriso ammorbidiva i suoi lineamenti, e gli illuminava gli occhi: non voleva certo dire che dovesse sorridere sempre, ma che sarebbe stato bello e positivo se fosse accaduto poco più spesso... come stava facendo in quel momento, insomma. Poi, quella conversazione piacevole e pacata nei toni e negli argomenti prese una piega diversa, e tutto partì proprio da Alexis che sentiva come se qualcosa non andasse, come se ci fosse una nota stonata in un'oceano di perfezione - qualcosa che dunque non si poteva non notare: ma quando Jeremiah le disse che no, lui non stava notando nulla di strano, l'Acuan dei Ruscelli pensò che forse era la sua paranoia a farle vedere cose che non c'erano, palesando le sue scuse per un comportamento di eccessiva ansia, evidentemente infondata.
Già... Dovresti riposare, ti farebbe bene. Avrai avuto un duro colpo e stai ponendo la tua mente ad uno sforzo eccessivo.
Forse hai ragione, la mia mente sta dando i numeri o qualcosa del genere...
Mormorò Alexis, scuotendo il capo mentre sorrideva con riconoscenza al Confratello, non trovando nessun fastidio nel suo tocco perché, grazie ad esso, sentiva il suo Elemento, speculare al proprio, abbracciarla e donarle conforto: era questa la cosa più bella tra loro, percepire la vicinanza grazie a ciò che scorreva nel loro corpo, che ravvivava il loro animo. Non aveva importanza che conoscesse poco Jeremiah, che non fossero amici o che non si fossero mai parlati eccessivamente... bastava l'Acqua a renderli uniti. E l'Acqua fu ciò che li salvò poco dopo, quando una lastra del Ghiacciaio poco distante da dove si trovavano si staccò dalla struttura principale e si sfracellò a terra, spingendo verso di loro una momentanea tempesta fatta di scaglie di ghiaccio e polvere dello stesso materiale: successe tutto freneticamente, in pochi secondi. Alexis si buttò nel lago per evitare di essere colpita, finendo sotto la superficie per pochi secondi prima di uscire con la testa e spostarsi i capelli dal viso, sicuramente un impaccio inutile in quel momento: subito poi si volse per cercare Jeremiah, preoccupata che gli fosse successo qualcosa, e quando finalmente lo trovò notò che quel qualcosa c'era visto che la sua spalla non era del tutto sana come avrebbe dovuto; nuotò verso di lui così da poterlo incontrare prima, visto che anche il Confratello stava nuotando verso di lei, e s'incontrarono praticamente a metà strada, col ragazzo che posava la mano sulla spalla di lei.
Jeremiah, ti sei fatto molto male? - gli domandò ansiosa all'ennesima potenza - Dovremmo uscire dall'acqua e tornare al villaggio, dobbiamo curare questa spalla...
Mormorò con le lacrime agli occhi per non aver pensato prima ad assicurarsi che stesse bene: era stata egoista buttandosi in acqua e pensando solo a sé, ma evidentemente quel giorno sarebbe stato contraddistinto dal comportarsi male con lui visto che già una volta aveva fatto una bella gaffe.
Cos'è... sta...to?
La parete del ghiacciaio... si è rotta, almeno credo.
Rispose con un altro sussurro, respirando a fondo per tranquillizzarsi: aprì la bocca per dire qualcos'altro, per rinnovare quell'invito ad uscire dall'acqua e tornare al Villaggio... quando qualcosa le fece morire la voce in gola; c'era un suono che proveniva dal fondo del lago, un lamento rabbioso che prima non era riuscita a percepire. Sentì la stretta sulla spalla farsi più forte, e si volse verso Jeremiah per capire se stesse peggio, ma poi si rese conto che probabilmente era solo una conseguenza dello spavento... e d'altronde anche lei, in quel momento, era pallidissima, pareva quasi un fantasma: ma come ignorare quel suono che le rimbombava continuamente nelle orecchie? E d'altronde il Confratello non sembrava ferito troppo gravemente... insomma, in un impeto di pazzia totale gli propose di immergersi per scoprire che cosa si nascondesse sul fondo del lago, aspettandosi peraltro un no secco come risposta.
Abbiamo bisogno di ossigeno lì sotto. Ma soprattutto, abbiamo bisogno di comunicare tra noi! Esegui l'incantesimo Testabolla.
Tutto si sarebbe aspettata tranne che sentirlo acconsentire alla sua proposta: certo che, però, ormai era tardi per tirarsi indietro, perciò non le rimase altro da fare che annuire e prendere la bacchetta dalla tasca interna del poncho, che si sfilò subito dopo di dosso.
Se dobbiamo nuotare abbiamo bisogno di avere il meno ingombro possibile - disse, cercando di essere pratica e di sfruttare il fatto che il loro Elemento avrebbe permesso loro di non morire congelati - Forse dovresti toglierti il cappotto anche tu, scommetto che pesa un accidente... aspetta, ti aiuto!
Anche perché era ferito e avrebbe dovuto nuotare, se almeno poteva risparmiargli la fatica di sfilarsi un indumento, l'avrebbe fatto: dopo che Jeremiah si fu tolto, col suo aiuto o meno, il cappotto di dosso, Alexis eseguì lo stesso incantesimo effettuato dal Confratello, lasciando così che una bolla inconsistente le coprisse metà della faccia, dal naso al mento comprese le orecchie, per permetterle di respirare, sentire e parlare anche se si trovavano sott'acqua.
Bene, andiamo!
Annuì, e dopo un'ultima occhiata alla distesa nuovamente immobile di fronte a sé s'immerse con Jeremiah sotto il pelo dell'Acqua: era fredda, ma non così tanto da farla stare male grazie al suo Elemento; i capelli danzavano intorno al suo viso mentre si muoveva verso il basso, il suono udito prima che si faceva più nitido anche se, purtroppo, non era in grado [Elaborazione 18 + 6/d20 = 24] di riconoscere a quale creatura appartenesse. Lanciò un'occhiata al ragazzo per assicurarsi che riuscisse a nuotare piuttosto bene, considerata la spalla dolorante, e cercò di capire quanto in basso dovessero scendere ancora per trovare la fonte del rumore.
Te la senti di proseguire verso il basso di un altro paio di metri?
Gli domandò, sentendosi un po' strana a dire la verità a parlare come nulla fosse seppur immersa di parecchi metri sotto la superficie: nel caso in cui la sua risposta fosse stata positiva, allora Alexis sarebbe scesa per altri cinque metri - ma quant'era profondo quel lago, per la miseria? - prima di trovarsi sotto agli occhi una sagoma... spaventosa.
Oh, porco Merlino...
Imprecò con un filo di voce, quando la sua mente registrò ciò che i suoi occhi stavano vedendo: quattro zampe, una coda, degli artigli e due occhi rossi dall'aria molto, molto arrabbiata: non aveva mai visto un Dragone d'Acqua in vita sua, e non credeva davvero che l'avrebbe visto tanto presto. Lo stava osservando dall'alto e dunque aveva la perfetta consapevolezza di quanto fosse grosso... e pericolo: percorse il suo corpo con lo sguardo, e fu in quel modo che si accorse [Elaborazione 18 + 14/d20 = 34] Di una spina di colore viola scuro, o almeno così pareva nell'acqua, che gli era penetrata nella schiena, all'incirca a metà della sua lunghezza.
Guarda! - esclamò verso Jeremiah, nel caso in cui lui non si fosse accorto della spina - Quanto scommetti che è quello il motivo per cui sembra tanto arrabbiato? - insomma, lei al suo posto lo sarebbe stata eccome con una cosa del genere conficcata nella schiena - Non possiamo lasciarlo così, senza aiutarlo... - mormorò poi la giovane Acuan, mordendosi il labbro con fare pensoso prima di riprendere a parlare - Te la senti di provare a... estrargli la spina? Io potrei distrarlo mentre tu gli arrivi alle spalle e lo liberi da quella cosa enorme che gli sta facendo del male! So che è rischioso, ma... se adesso andassimo via e tornassimo al Villaggio... beh, potrebbe essere tardi, no?
Lo sguardo dell'ex Delfina tradiva la sua apprensione per la creatura, per quanto spaventosa fosse: voleva aiutarla perché era chiaro che stesse soffrendo molto, ma non avrebbe mai potuto farcela da sola. Aveva bisogno di Jeremiah.
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da Jeremiah » 18/01/2014, 20:12
Quando si era svegliato quella mattina non aveva avuto nessun presentimento, nulla che potesse metterlo in guardia riguardo un presagio che potesse turbare la sua pace interiore. Nemmeno quando il pericolo era stato tanto vicino era riuscito ad avvertire un senso di irrequietezza. Ora che si inoltrava sempre di più nelle profondità del lago si rese conto cosa significava la sensazione che aveva avvertito Alexis, quando aveva detto che c'era qualcosa che non andava in lei; Jeremiah aveva sottovalutato il suo stato d'animo, ma del resto come poter collegare un segno premonitore a qualcosa che ancora doveva arrivare? Soprattutto perché l'Acqua non l'aveva avvertito? Perché il suo Elemento non aveva messo in guardia lui come era successo con Alexis? Era forse assopito, oppure era la sua mente che era presa da altro da non avvertire nulla? Era letteralmente in confusione; tutto era accaduto così in fretta e man mano che abbandonavano sempre di più la terraferma si pentiva di non essere ritornati al villaggio per avvisare qualcuno e mandare una squadra più preparata a controllare. Erano in due: sarebbe stato difficoltoso affrontare qualunque ostilità con una forza superiore in un numero tanto ridotto. Inoltre temeva che Alexis fosse poco pronta per rischiare così tanto; il suo dolore emotivo era evidente, inoltre era ancora al suo primo stadio nella Gilda: un Ruscello. Allo stesso modo lui non era certo più preparato: era solo un gradino sopra di lei, un Lago, che doveva ancora crescere e maturare l'Elemento che coltivava dentro di sé, nella sua anima.
Siamo in due... Anzi, uno e mezzo...
Pensò con amarezza, guardandosi la spalla che continuava a perdere sangue con la coda dell'occhio; le lame di ghiaccio gli si erano conficcate in una spalla, che aveva cominciato a sanguinare: Alexis gli aveva suggerito di togliere il cappotto, rimanendo così solo con la camicia che si era incollata al torace all'addome. Non poteva eseguire nemmeno un incantesimo di guarigione: aveva il ghiaccio ancora nella ferita e alcune delle spine che si erano conficcate nella pelle fuoriuscivano dalla ferita, ma si sarebbero sciolte nell'acqua. Non poteva eseguire un incantesimo di guarigione: sentiva che doveva estrarre alcuni frammenti di ghiaccio che percepiva incastrati nella carne; non poteva rimarginare la ferita con dei frammenti all'interno del corpo. Alexis era evidentemente preoccupata per le sue condizioni; ogni tanto la spiava per scrutarne il volto: la tensione era nell'acqua - in questo caso - ma avrebbe tanto voluto dirle di non preoccuparsi e che avrebbero potuto proseguire tranquillamente, ma rimase ugualmente zitto: era da tanto che non si preoccupava con qualcuno, ma con Alexis, con un'Acuan al suo fianco, sentiva di doverla proteggere, a costo di dare la sua stessa vita se le tenebre li avesse investiti. Scesero sempre più in basso e quando alzò il capo e guardò verso l'alto ebbe una sensazione di soffocamento, nonostante l'incantesimo Testabolla gli impediva di annegare: la superficie del lago era ben visibile, anche perché si trovavano ad una profondità non proprio eccessiva e l'acqua era pura e trasparente: era come se fosse un pesce in un acquario.
Te la senti di proseguire verso il basso di un altro paio di metri?
Annuì con aria determinata: era anche persuaso dalla curiosità, dalla voglia di scoprire la natura del verso che avevano udito poco prima; qualcosa doveva pur esserci lì sotto ed era pronto a scommettere che la stessa cosa aveva provocato la rottura del ghiacciaio e la caduta della parete. Nulla gli impediva di staccare gli occhi a ciò che aveva provocato quel pandemonio (ammesso e concesso che avesse degli occhi), inoltre aveva dei buoni motivi: in primo luogo, si era martoriato una spalla; secondo, aveva sporcato di sangue il suo cappotto e la sua camicia. Nulla gli impedì di pensare ad un paio di foche sopra di loro che mordicchiavano il cappotto che aveva depositato sul ghiaccio: sarebbe riuscito persino a piangere se fosse accaduta una cosa simile. Fece una smorfia, faticando un po nell'ultimo metro: un sollievo quando sostarono; sarebbe rimasto volentieri laggiù: l'energia per risalire scarseggiava, ma la vista di un dragone d'acqua gli avrebbe restituito il doppio dell'energia bruciata nel tragitto di andata. Quello a cui li avrebbe dovuto staccare gli occhi era proprio un dragone d'acqua: la sua grandezza non era ben definibile; erano sopra di lui e parte del suo corpo era nascosta. Sentì Alexis esprimersi in un'imprecazione che in un'altra occasione gli avrebbe strappato sicuramente uno dei sorrisi che lei sosteneva gli donassero.
Oh, porco Merlino...
Credo che sia meglio dire "Per le mutande di Merlino!"
Ironizzò lui, rimanendo a guardare la creatura con la bocca semiaperta: era completamente azzurro e aveva due fessure rosse al posto degli occhi. I lunghi artigli neri non incoraggiavano ad avvicinarsi, ma perché il dragone aveva cominciato a ruggire? Jeremiah non si pose esattamente quella domanda, ma la motivazione a quel pungente quesito balzò ai suoi occhi studiando il dragone in tutta la sua statura: [Elaborazione/16 + d20/18 = 34] una spina di un viola acceso era conficcata precisamente in quella che doveva corrispondere alla schiena del drago.
Abbiamo qualcosa in comune io e te!
L'ironia sottile durò solo un istante di fronte allo spavento: il Lago si guardò s'istinto la spalla ferita, sentendo che il dolore cominciava a farsi più lieve rispetto a poco prima, quando si era accorto del danno che aveva subito. Schiarendo un po la mente si rese conto che il drago non era una forza ostile, per cui da abbattere: era in difficoltà e si dimenava in preda al dolore: quell'atteggiamento gli ricordava alcuni pazienti molto suscettibili e permalosi, un comportamento dinnanzi al quale manteneva a stento la pazienza. A volte si chiedeva persino se la MediMagia fosse davvero la sua strada e che non avesse commesso degli errori nel tracciare il suo percorso. Probabilmente l'Acqua aveva contribuito in quella scelta, guidandolo verso l'Oceano: una nuova casa e una nuova vita gli erano state offerte; quello che comunemente chiamava destino. Di solito chi credeva nella scienza e nel ragionamento, stentava a credere in un futuro prescritto, come se un Babbano potesse mai credere nell'esistenza della magia, anche se alcuni folli si illudevano che esistesse e che potessero praticarla: un mucchio di fesserie. Stare lì impalati a fissare quella spaventosa e al contempo affascinante scoperta non era di ausilio, se non volevano finire tagliati a fette da quegli artigli avrebbero dovuto agire, alla svelta anche.
Guarda!
Già, l'ho notato anch'io...
Quanto scommetti che è quello il motivo per cui sembra tanto arrabbiato?
Sembra?! - si voltò a guardarla con un'espressione sorpresa - Ti assicuro che io non sono al settimo cielo sentendo il ghiaccio maciullare la mia pelle.
Non poteva fare a meno di controllare il colosso sotto di loro; non avrebbe dovuto staccare gli occhi dall'obiettivo se non voleva ritrovarsi una zanna di dragone nell'altra spalla per via di una seconda distrazione. Non sapeva come prendere la situazione: avrebbero dovuto rimanere e cercare di alleviare il suo male? Oppure ritornare in superficie e allarmare l'Oceano? Ora che avevano constatato il problema e avevano capito che il dragone non era in fin di vita potevano benissimo ritornare al Covo e fare rapporto, ma anche gli Acuan peccavano d'istinto, un istinto controproducente in quel caso poiché non era certo la cosa migliore che potessero fare cercare di togliere una spina ad un dragone azzurro in due e illudersi di rimanere illesi. Il cuore palpitava nel petto moderatamente ma era pronto a giurare che se l'animale avesse notato la loro presenza avrebbe cominciato a palpitare all'impazzata. In effetti erano tanti i motivi per cui poteva perdere la vita lì per lì: diventare il banchetto di un drago, una lima per i suoi artigli... e ora ci si metteva anche un arresto cardiaco!
Non possiamo lasciarlo così, senza aiutarlo...
Non disse nulla; si limitò solo a guardarla sovrappensiero, mordendosi il labbro inferiore. La sua parte generosa e clemente si risvegliò di colpo e dire di no alle parole di Alexis sembrava un'impresa: forse affrontare il drago sarebbe stato più semplice che dirle di no e trascinarla in superficie.
Te la senti di provare a... estrargli la spina?
Spalancò gli occhi, come se avesse appena sentito un'assurdità; in realtà era la cosa più ovvia da fare. Ma in quel modo di agire c'era qualcosa che lo frenava, per cui decise di ascoltare i suggerimenti di lei per poi prendere una decisione in merito.
Io potrei distrarlo mentre tu gli arrivi alle spalle e lo liberi da quella cosa enorme che gli sta facendo del male! So che è rischioso, ma... se adesso andassimo via e tornassimo al Villaggio... beh, potrebbe essere tardi, no?
In effetti non conosceva la natura di quella spina: e se fosse impregnata di veleno? Un potente veleno che forse era già entrato in circolo? Gli Acuan - così come gli Ignis e i Terran - avevano il compito di stabilizzare il Conflux, di rimanere intatto l'ordine delle cose. Per quanto potesse essere offensivo quel dragone, avrebbe agito solo per un istinto di autodifesa, come tutti gli esseri viventi sulla terra: il suo compito era mantenerlo in vita, ma lì per lì non sapeva stabilire se andarsene per poi ritornare con qualcuno sarebbe stata una mossa saggia: era un 50 e 50. Da una parte il dragone avrebbe potuto accasciarsi e perdere la vita, dall'altra avrebbero rischiato loro la propria pelle: in gioco c'era qualcosa di superiore rispetto all'egoismo di preservare la propria vita. Agivano per un bene superiore, come sempre. Sospirò, oramai convinto della proposta di Alexis. Posò gli occhi grigi nei suoi, cercando di trasmettere quanta più convinzione e grinta che poteva: forse quello che necessitava di conforto era lui.
Rischiamo da entrambe le parti: lasciarlo qui significherebbe rischiare che muoia; rimanere significherebbe rischiare che moriamo noi. Sì, dovremmo fare come hai detto tu.
E poi, come se fosse stato troppo serio in quel che aveva appena detto, aggiunse:
E cerca di ingegnarti in qualcosa che possa distrarlo abbastanza... Sai, non voglio finire in pasto ad un dragone d'acqua!
Sollevò un angolo della bocca in un ghigno divertito e spaventato allo stesso tempo. Cosa stava facendo? Non aveva mai rischiato così tanto in vita sua, eppure ora il rischio appariva come un amico che aveva ritrovato da tanto tempo, tutt'altro che qualcosa di ostile, bensì un motivo di divertimento. Dovevano capitare molto spesso quelle occasioni se sarebbero servite a far uscire da lui il lato più strambo, divertente e sincero: Alexis sarebbe rimasta sorpresa sapendo di com'era qualche anno prima, quando non era un dottore ma solo uno studente spensierato e spericolato. Il tempo che avevano a disposizione per decidere era finito: il dragone si era accorto che non era solo; li aveva individuati e di lì a poco - con molta probabilità - li avrebbe attaccati. Sentì il suo sguardo addosso, chissà che non fosse stato proprio l'odore del suo sangue a tradirlo: il tempo per estrarre i frammenti di ghiaccio nella spalla non era sufficiente, senza contare la criticità di quell'attimo. Essere sotto l'obiettivo di una bestia gigante era come essere un topo in corsa che viene schiacciato dalla zampa di una tigre. Pensò ad Alexis, alla voglia che aveva di metterle fretta, di velocizzarla ad agire e a trovare il giusto approccio per distrarre l'attenzione del dragone ferito, ma se le avesse messo fretta l'avrebbe distratta probabilmente. Una volta che lei avesse cominciato la sua azione di distrazione, lui avrebbe focalizzato l'area alle spalle del drago, memorizzandone tutte le peculiarità. Una volta fotografata mentalmente, avrebbe richiamato tutta la concentrazione e la calma possibile per Smaterializzarsi con precisione dietro quel colosso.
Destinazione... Determinazione... Decisione!
Era molto calmo mentre svaniva nell'acqua: ebbe come la sensazione di avere un fiume in gola e che stesse per annegare. Se la Materializzazione sarebbe riuscita con la stessa precisione con il quale l'aveva calcolata, allora sarebbe ricomparso silenziosamente proprio nella zona designata poco prima nella sua testa, per poi avvicinarsi al drago distratto con qualche difficoltà ed infine cogliere il momento giusto per estrarre quella spina nella spalla, che per loro era una lunga e acuminata spina nel fianco.
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da Eibhlin » 18/01/2014, 22:31
Una decisione non semplice, quella che i due Acuan si erano ritrovati a dover prendere: andarsene da lì, dopo essersi ritrovati a poca distanza dal Dragone d'Acqua ancora troppo impegnato a ruggire arrabbiato per notare la loro presenza, oppure rischiare la vita per aiutarlo, avendo notato entrambi come fosse in evidente difficoltà.
Se fossero stati due esseri umani qualunque, probabilmente sarebbero scappati via a gambe levate - o a poderose bracciate visto come fossero circondati dall'acqua del lago - ... ma Alexis e Jeremiah non potevano esimersi dal rispondere al richiamo del Conflux: e se fosse stato proprio l'Equilibrio a spingerli lì per aiutare quella Creatura? Chi diceva loro che la caduta del Ghiacciaio e il loro tuffo in acqua non fossero stati i mezzi con cui la Natura aveva comunicato coi due, portandoli lì, dove il loro aiuto era necessario? Qualsiasi fosse stata la risposta, i due ragazzi presero la loro decisione pochi istanti prima che il Dragone si accorgesse di loro: sarebbero rimasti per aiutarlo ad eliminare la spina dalla sua schiena, sperando ovviamente che non fosse troppo velenosa perché, altrimenti, la sostanza al suo interno avrebbe comunque agito nel sangue della creatura anche una volta che la spina fosse stata estratta.
Jeremiah dunque si concentrò per riuscire ad effettuare la Smaterializzazione che, nell'acqua, risultava essere più difficile [Concentrazione > 20/Malus di -2 dovuto all'Acqua] rispetto a quella effettuata all'aria aperta: era fondamentale che si posizionasse direttamente dietro la schiena del Dragone, perché dopo circa 10 secondi, la creatura si volse, attirato dall'odore di due esseri che sicuramente non erano pesci. Gli occhi rossi si focalizzarono nel punto in cui vi era Alexis - l'essere sola o meno dipendeva dalla riuscita dell'azione di Jeremiah - ed un potente ruggito proruppe dalla bocca schiusa del Dragone, un verso che sapeva di rabbia e di morte perché sì, erano Acuan, ma si trovavano di fronte ad una Creatura Magica e non un semplice animale, perciò non c'era alcuna affinità particolare che li potesse salvare.
Se Jeremiah non fosse riuscito ad effettuare la Smaterializzazione in tempo, allora il Dragone sarebbe passato all'attacco su entrambi, ruotando di 360° per tentare di assestare un poderoso colpo di coda [Talento (Fisico) 18 + 10/d20 = 28] sullo stomaco dei due Acuan e, nel caso di riuscita, scaraventarli almeno quattro metri all'indietro, non di più grazie all'acqua che attutiva il colpo: certo, avrebbero potuto usare i loro riflessi per evitare la codata, ma quella stessa acqua sarebbe stata uno svantaggio in quel senso, poiché avrebbe rallentato i loro movimenti. Se invece Jeremiah avesse eseguito con successo la Smaterializzazione, ed il Dragone avesse individuato solo la figura di Alexis nel suo raggio visivo, quella stessa bocca spalancata poco prima per ruggire avrebbe inglobato al suo interno una generosa dose d'acqua prima di far scaturire dalle fauci un tornado fatto di quello stesso Elemento, un vortice potentissimo e di notevoli dimensioni che si sarebbe abbattuto contro Alexis, tentando [Cap. Magica 15 + 3/d20 = 18] di catturarla nel suo interno col rischio di portarla a perdere anche la protezione intorno a naso e bocca generato dall'incanto Testabolla e farle così incamerare tantissima acqua.
Che il tentativo dei due Acuan di aiutare la Creatura ferita fosse terminato prima ancora di cominciare?
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Alexis |
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Alexis |
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Martha |
d20 |
13 |
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Martha |
d20 |
13 |
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Martha |
d100 |
84 |
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Martha |
d100 |
60 |
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Alexis |
d20 |
12 |
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Jeremiah |
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12 |
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Alexis |
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10 |
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Jeremiah |
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2 |
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Jeremiah |
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Jeremiah |
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Eibhlin |
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Eibhlin |
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Alexis |
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Alexis |
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