Una scheggia. La mente di Lindë era un vero portento, capace di assimilare, elaborare, schematizzare e realizzare in brevissimo tempo. Era cresciuta molto anche all'interno di quei due anni passati nell'amnesia più totale, e questo le aveva anche permesso di sviluppare facoltà sopite. La futura Capo Gilda, dopo aver acceso correttamente i fuochi ed aver aperto il varco di pietra avanti a lei, non aveva perso un solo secondo, avanzando sicura a piedi nudi all'interno dell'iniziale buio che forniva l'antro della prossima prova. Fu comunque questione di pochi secondi, prima che di nuovo la luce fosse in grado di darle modo di vedere dove si trovava attraverso le classiche fiaccole verde chiaro che illuminavano il percorso. Questa volta lo spazio a disposizione per muoversi era molto più grande, vasto e disteso, ma questo era abbastanza ininfluente, dato che tutta l'attenzione dell'Erbologa poteva essere catturata solo da un elemento fondamentale: un gigantesco albero. Esatto, un albero di grandissime dimensioni posto al centro della sala, con varie radici, foglie, una superficie ruvida e gran quantità di rami. Alzando lo sguardo per comprendere fin dove arrivasse, ella inoltre avrebbe potuto notare che per quanto alto fosse quel vegetale (almeno venti metri), ancora più in alto di esso di un'altra decina si trovava un buco nel muro, evidente ingresso per proseguire il cammino, essendo quello l'unico sentore di uscita presente in tutta quella zona visto che ormai la porta di pietra si era chiusa dietro le sue spalle con un tonfo secco. Altro dettaglio piuttosto strano e forse scorporato da quel contesto totalmente naturale, era un tavolo molto grezzo non molto lontano dal tronco. Su questo tavolo erano presenti alcune piante essiccate, dei recipienti di vetro irregolari, quasi primitivi ed un mortaio di piccole dimensioni.
E cosa sarebbe un Capo Gilda dei Terran senza la sua innata Capacità di plasmare le piante e renderle miracoli. L'Abilità di gestire la natura è un dono che il Capo ha fin da piccolo, un prezioso regalo del Conflux, ma diventando poi suo primo difensore, imparerà a migliorare ulteriormente... Crescendo... Innalzandosi... Elevandosi con la mente, lo spirito e il corpo ad un livello superiore.
C'era anche bisogno di specificare il messaggio insito in quelle parole portate da una voce lontana quanto vicina? Adesso erano le sua attinenze come Erbologa ad essere prese in esame, poiché le stava venendo chiesto di creare un composto adatto a velocizzare istantaneamente la crescita di quell'albero in modo da potercisi arrampicare e proseguire il percorso. In fondo il compito era semplificato, c'erano già tutte le piante sul tavolo da lavoro... Oppure erano... Troppe? Una vera infinità, almeno trenta esemplari di piante diverse, alcune attinenti alla formula da creare, altre completamente inutili. Eseguire una cernita, mettersi al lavoro, finire e poi vedere se avesse ottenuto l'effetto desiderato. Accanto al tavolo una tanica di pietra con dell'acqua ed a meno di un paio di metri, rocce a formare un cerchio con al centro un calderone di rame per far bollire le erbe e creare il composto. Buon Lavoro... Erbologa Lindë Vilvarin.
Spoiler:
Tirare tre volte il dado da 20 e sommare Elaborazione, Concentrazione, Abilità Magica, Talento Fisico e Perspicacia:
Tra 120 e 136: Lindë impiega molto a trovare le erbe adatte, crea il composto in tempi normali e fa crescere l'albero per arrampicarsi.
Tra 137 e 155: Lindë impiega un tempo abbastanza svelto a riconoscere le erbe giuste, crea il composto con buona velocità e scala l'albero dopo averlo fatto aumentare di volume.
Tra 156 e 178: Lindë riconosce all'attimo le erbe da impiegare nell'opera, esegue il composto quasi ad occhi chiusi e con sicurezza fa innalzare l'albero ed inizia la scalata verso il prossimo step.
Un'altra prova superata. La porta si era aperta. Lei l'aveva oltrepassata. Ed ora, un nuovo spazio si apriva di fronte agli occhi di Lindë. Dapprima buio, come sempre, poi illuminato dalla luce verde che l'aveva accompagnata dall'inizio del percorso. Qualcosa catturò subito la sua attenzione. Un albero. Un albero nell'albero, quindi. Anche questo grandissimo, gigantesco, maestoso. Quasi le mancò il fiato nel trovarselo davanti. Sentì il cuore battere forte, più del solito. Come se avesse di fronte chissà quale figura regale. Ma per lei era così. Quell'albero era per Lindë più degno di rispetto di qualsiasi altra autorità. Era altissimo, almeno venti metri. Ma non era l'unica cosa particolare di quel luogo. Più in alto, di almeno dieci metri, c'era un buco. Un buco che dava da qualche parte, che forse era la via per proseguire. In effetti non c'erano porte da aprire, intorno a lei. Ma come arrivarci? Si guardò intorno, ancora. In realtà, poco distante dall'albero, c'era qualcosa d'insolito. Un tavolo. Delle piante, almeno una trentina. Recipienti e mortaio. Ed ancora più in là, un calderone. Le ricordava molto il suo laboratorio alle Serre di Hogwarts. Si avvicinò di un passo, ma la voce di Windam frenò di colpo il suo incedere.
E cosa sarebbe un Capo Gilda dei Terran senza la sua innata Capacità di plasmare le piante e renderle miracoli. L'Abilità di gestire la natura è un dono che il Capo ha fin da piccolo, un prezioso regalo del Conflux, ma diventando poi suo primo difensore, imparerà a migliorare ulteriormente... Crescendo... Innalzandosi... Elevandosi con la mente, lo spirito e il corpo ad un livello superiore.
Anche in quel caso, capì subito che doveva fare. Quello era il suo campo, d'altronde. Prima ancora di essere una Terran, in fondo, era un'Erbologa. Aveva amato le piante fin da piccola. Aveva rispettato le piante fin da studentessa. E le aveva studiate ed usate praticamente per tutta la vita. Quella prova, per lei, era perfetta. Sorrise, infatti, soddisfatta di sé. Delle sue doti. Non si era mai concessa di provare eccessivo orgoglio per i propri successi. Né si era mai comportata con superiorità con gli altri, pur essendo migliore in quel campo. Ma in quel momento, in quel contesto, si permise di pensarlo. Si permise di considerarsi brava, davvero brava. Un genio? Forse, forse no, ma una fuoriclasse di sicuro. E non c'era nulla di male nel pensarlo, nell'ammetterlo di se stessi.
Ci vorrebbe Seal, adesso, chissà che non imparerebbe qualcosa.
Mormorò la donna, lasciandosi scappare una risatina. Sì, le era venuto spontaneo farlo. Ridere. Anzi, sorridere. Perché, in fondo, voleva bene a quel ragazzo. Ed ora non faceva nemmeno fatica ad ammetterlo. Teneva a lui, era un Erbologo promettente. Ed anche un futuro Terran, perché l'aveva visto il Vento, in lui. Anche Typhon le mancava, sì. Ma l'avrebbe rivisto presto, come Irvyne. E se fosse diventato un Terran, voleva essere lei la sua Guida. Perché voleva che fosse fiero della sua Mentore, anche in quel campo. Scacciò quei pensieri, perché per quanto piacevoli la distraevano. E invece si doveva concentrare. Così, si scostò i capelli dal viso e riprese a camminare, avvicinandosi al tavolo. Sondò le piante con lo sguardo, velocemente, annuendo. Le conosceva, e sapeva quali usare. Si mise all'opera senza nemmeno accorgersene. Miscelando radici, facendo bollire foglie, sminuzzando fiori. Sapeva ciò che faceva, perché quello era il suo mondo. Era la sua casa. Poco tempo dopo, o almeno a lei era sembrato ne fosse passato poco, il composto fu pronto. Si avvicinò all'albero, ne sfiorò la corteccia, accarezzandolo con espressione rispettosa. Quanto amava i figli della Terra, più di se stessa. Versò il composto sulle radici, osservò l'albero crescere. Sorrise, meravigliosamente felice. Ci era riuscita. Annuì tra sé, e non perse altro tempo. Un altro passo verso Windam era stato fatto, chissà quanti ne mancavano ancora. Ma aveva importanza?
No, non ne ha affatto.
Si rispose mentre iniziava a scalare l'albero gigantesco, un ramo dopo l'altro, fino in cima. Perché era importante solo la meta. E tutte le prove a cui Windam l'avesse sottoposta, lei le avrebbe affrontate con gioia. Perché voleva che la considerasse degna di essere la Sempreverde. Perché voleva sentirsi degna di esserlo. Perché voleva esserlo... e basta.
Ci vorrebbe Seal, adesso, chissà che non imparerebbe qualcosa.
Nulla di più facile, Eletta della Terra. Colui che alberga nei tuoi pensieri in questo momento sta riposando. Che possa nei suoi sogni visualizzare le tue gesta, starà poi a te spiegargliele oppure fargli credere che è stato soltanto tutto frutto della sua fantasia dormiente e notturna.
Fu così che grazie al proprio potere, Windam traspose quelle prove svolte dalla ragazza in un grande ed intenso sogno che avrebbe accompagnato il dormire di Typhon Seal quella stessa notte, facendogli vivere tutta l'avventura che adesso stava vivendo la futura Capo Gilda. In fondo cos'era quello per lei se non un semplice favore ed un piccolo divertimento, grazie all'immenso potere che la Terra le aveva fornito per l'eternità, anche dopo che il suo corpo ormai era scomparso nel nulla ritornando polvere ed aria. Lindë nel contempo stava facendo letteralmente miracoli con le erbe e con il materiale necessario a creare il composto di crescita accelerata. In pochissimo tempo aveva tutto pronto e la punta di quell'albero si era alzata di altri quindici metri, rendendosi capace di trasportare il corpo di lei fino al prossimo ingresso per proseguire nell'ardua prova che fino ad ora così tanto ardua non era poi stata. Doti naturali, innate capacità, grande spirito e volontà, questi erano gli ingredienti base dell'animo di Lindë Vilvarin, gli ingredienti giusti per fare di lei non solo un grande Capo, ma anche una grande Donna ed Erbologa. Ci mise più o meno una mezz'ora buona ad arrampicarsi, essendo molto alto quel tronco, ma alla fine con un salto deciso si aggrappò alla sporgenza del buco e vi salì, un poco sporca di terra, proseguendo dritta, raggiungendo quella che sembrava decisamente una scala a pioli di legno, discendente verso il basso. Alla fine di quella scala, c'era una piccola pozzanghera d'acqua limpida e dritto davanti a se una lunga strada illuminata dalle solite e immancabili torce verde chiaro, stavolta saldate al muro, segno che per la prossima prova non sarebbero servite. A destra e sinistra del lungo corridoio abbastanza stretto c'erano dei vasi di legno molto grandi, 25 da una parte e 25 dall'altra. Dentro questi vasi, delle grosse e minacciose piante carnivore, tra le più voluminose e pericolose di tutto il pianeta. Esse se ne stavano penzolanti dai vasi lasciando lo spazio giusto necessario per far passare una sola persona attraverso il corridoio. Alla fine di esso, poi, gli occhi dell'erbologa potevano scrutare in lontananza una luce di colore verde smeraldo davvero intensa, ma senza poterne distinguere la fonte, visto che da lei a tale luce intercorrevano almeno una cinquantina di metri.
Non solo il coraggio, non solo la decisione, non solo l'abilità, ma anche la sicurezza è ciò che serve ad un Capo. Davanti a te, oh Eletta, nella tua vita incontrerai grandi difficoltà e pericoli volti a spaventarti. Ma oltre alla grinta di affrontare tali problemi, dovrai sentirti anche sicura di te stessa, in modo da trasmettere quella stessa sicurezza a chi intorno a te combatterà al tuo fianco. Ricorda, oh Eletta, una volta fatto il primo passo, non si può più tornare indietro...
Dunque la prossima prova consisteva nel camminare lungo quel corridoio intriso di piante carnivore. Lei amava i vegetali ed era apprezzata da essi, ma tali predatori naturali nei vasi non erano semplici piante pronte ad aiutarla. Erano nemici educati ad attaccare qualora nell'animo della giovane fosse comparso ben più che un solo sintomo di insicurezza, poiché lei una volta iniziato a camminare non avrebbe più potuto fermarsi, doveva continuare fino alla fine, per tutti quei cinquanta metri, anche rischiando di venire morsa in qualunque punto di un corpo che, seppur coperto da quel costume di foglie, era essenzialmente quasi tutto alla mercé di quei denti. Ma come avrebbe camminato? Lenta e sicura? Moderata? Oppure svelta e nervosa per finire quanto prima? A prescindere dal suo incedere, al termine della camminata, se fosse stata ferita anche solo una volta, delle api discese da un nido del soffitto avrebbero iniziato a depositare del miele sulla pelle nelle zone sanguinanti, arrestando l'emorragia e dandole sollievo immediato. Finalmente, avrebbe potuto capire quale era la fonte di quella luce, un oggetto del quale Raiden le aveva parlato fin da subito e che ora non aspettava altro che essere impugnato dalla sua legittima Erede, appoggiato su una roccia levigata di marmo liscio e bianco, pulsante di energia.
Spoiler:
Tirare due volte il da 20 e sommare Concentrazione:
Tra 19 e 32: Lindë non troppo concentrata e sicura si lascia un po' prendere dal panico camminando spedita, subendo 17 morsi.
Tra 33 e 48: Lindë si concentra moderatamente, regola il passo ma in alcuni casi lo velocizza per far prima, subendo 11 morsi.
Tra 49 e 57: Lindë come una statua di ferrea volontà avanza a passo lento, con sguardo fermo, raggiungendo la meta subendo 5 morsi.
Avrebbe voluto che Typhon vedesse, sì. In fondo, sarebbe stata una lezione, per lui. Magari inusuale e fuori dal comune, ma pur sempre una lezione. Soprattutto perché era un Erbologo promettente, e Lindë lo sapeva. All'inizio non aveva creduto in lui, doveva ammetterlo. L'aveva trovato capace, sì. Ma senza alcun amore per le piante. Solo col tempo, aveva compreso che Seal possedeva quell'amore per la Terra che sentiva anche lei. Forse in quantità minore. Forse semplicemente lo manifestava in modo diverso. Ma lo provava, e tanto le era bastato per prenderlo come assistente. E poi, l'aveva vista. Quell'aura violacea che indicava la sua appartenenza al Vento. Sì, lui era un potenziale Terran. E come l'aveva indirizzato verso L'Erbologia, una volta tornata l'avrebbe instradato verso la Gilda. Lasciando al ragazzo la decisione finale, ovviamente. E mentre armeggiava con radici, fiori e mortaio, la voce di Windam la raggiunse nuovamente. Sorprendendola, perché non se l'aspettava.
Nulla di più facile, Eletta della Terra. Colui che alberga nei tuoi pensieri in questo momento sta riposando. Che possa nei suoi sogni visualizzare le tue gesta, starà poi a te spiegargliele oppure fargli credere che è stato soltanto tutto frutto della sua fantasia dormiente e notturna.
Spalancò gli occhi, fermando per un momento il suo lavoro. Typhon l'avrebbe sognata? In quelle vesti? Abbassò il capo su se stessa, fissando il proprio corpo quasi totalmente nudo. Beh, sicuramente sarebbe stato imbarazzante. Forse più per lui che per lei. Ma se nel sogno fosse riuscito a concentrarsi sul suo lavoro, allora avrebbe potuto imparare qualcosa. Si riconcentrò nuovamente, e finì quel composto. L'albero crebbe, e lei poté salire fino in cima, al buco. Fece forza sulle sue braccia, issandosi su, oltre a quell'apertura. Di fronte a lei, un altro passaggio, che proseguiva dritto. Lo prese, guardandosi intorno, ma non c'era nulla di rilevante che catturasse la sua attenzione. Poi, quella scala di pioli, che scendeva verso il basso. Cosa c'era ad attenderla non lo sapeva, poteva solo scoprirlo. Scese, dunque, venendo illuminata dalle torce che non sembravano doverla aiutare, stavolta. Poi, un corridoio stretto, dritto. Dei vasi su entrambi i lati. Delle piante carnivore in essi. In lontananza una luce verde molto forte, anche se non avrebbe saputo dire da cosa provenisse. Ed infine, la voce della protettrice della Terra e del Vento nuovamente nella sua testa.
Non solo il coraggio, non solo la decisione, non solo l'abilità, ma anche la sicurezza è ciò che serve ad un Capo. Davanti a te, oh Eletta, nella tua vita incontrerai grandi difficoltà e pericoli volti a spaventarti. Ma oltre alla grinta di affrontare tali problemi, dovrai sentirti anche sicura di te stessa, in modo da trasmettere quella stessa sicurezza a chi intorno a te combatterà al tuo fianco. Ricorda, oh Eletta, una volta fatto il primo passo, non si può più tornare indietro...
Una cosa semplice, all'apparenza. Camminare per quel corridoio, senza fermarsi. Anche se fosse stata morsa. Anche se le avesse fatto male. Dimostrare di essere forte, anche di fronte al dolore. Dimostrare di essere degna di non farsi mordere, in futuro, da quelle stesse piante. Sospirò più volte, socchiudendo gli occhi. Ripercorse nella sua mente quel viaggio che aveva compiuto, dal suo arrivo ad Hogwarts fino a quel momento. Rivisse i suoi ricordi più vividi. Non solo quelli belli, come Irvyne. Anche quelli brutti, come l'incendio nella Foresta. Era stata male, aveva pianto. Ma ne era uscita più forte. Ed ora doveva richiamare a sé quella forza, per non fermarsi. Perché era una prova. Perché doveva affrontarla. Perché voleva arrivare alla fine. Perché quella volta il dolore che eventualmente avrebbe provato, sarebbe stato necessario. Non il frutto della cattiveria di qualcuno, ma uno step da superare per andare avanti. Annuì tra sé, rilassando le mani che si erano chiuse in due pugni. Respirò ancora un secondo. Poi, fece il primo passo avanti. Ed un secondo. Ed un terzo. Cominciò a camminare, lo sguardo fisso di fronte a sé, il passo deciso, senza tentennamenti. E nonostante i morsi, non si fermò né rallentò il suo incedere. Raggiunse la fine, fiera come non mai. Il miele delle api le curò le ferite, e le ringraziò con un sorriso dolce. Erano state gentili, in fondo. Ora, finalmente, sapeva cos'era quella luce. Una spada. Anzi, una daga. Di colore verde, intenso, pulsante. Sembrava chiamarla. Ne sarebbe stata degna? Forse una volta avrebbe detto di no. Ma ora... era arrivata fin lì, perché non pensarlo? Respirò a fondo, passando una mano su quell'arma senza però toccarla, rimanendo col palmo a pochi centimetri da essa. Arrivò fino all'impugnatura. Poi, finalmente, si fece coraggio. Annullò la distanza tra la mano e l'elsa. La strinse tra le dita. Era sua.
Il percorso è stato lungo, arduo, difficile come non mai, ma ogni strada intrisa di pericoli conduce ad un avanzamento spirituale. Lindë stava sperimentando sulla pelle quanto potesse essere complesso divenire un Capo ma allo stesso tempo quanta soddisfazione potesse trasmettere osservare come ogni prova veniva superata, affrontata e riuscita meglio di molte aspettative. Attraversato il funesto percorso di piante carnivore, la ragazza aveva raggiunto il primo grande ed importante altare dell'Albero Deku. Lì, appoggiata su un piedistallo di marmo liscio e candido, vi era la Daga Terran, forgiata secoli prima dai più grandi alchimisti mai esistititi nella Gilda, allo scopo di servire e proteggere il valore del Capo Gilda e rendergli un valido aiuto nelle battaglie future. Quando le dita di Lindë sfiorarono il freddo e piacevole metallo del quale era composta l'arma, tutta la pelle di lei sentì un tremolio di potere che pervase ogni fibra muscolare, fino a raggiungerle l'anima e darle una scossa di potere incredibile e inspiegabile. L'arma non pesava quasi nulla, o almeno, per un Capo Gilda non era che una piuma tra le mani, e poteva essere librata nell'aria come un piccolo coltello dalla lama affilata e tagliente in grado di recidere il vento, con la differenza che in realtà più che un coltello, quella era una Daga di almeno 35 cm dal colore verde smeraldo scintillante e vibrante di energia terrestre. Di improvviso tutto l'ambiente divenne buio e scomparve ogni segno dell'altare, delle api, del percorso precedente. Nulla di nulla, adesso regnava solo il silenzio e l'unica fonte luminosa era la lama della Daga che squarciava anche le tenebre più ostinate. Circa dieci secondi più tardi, l'atmosfera iniziò a cambiare e con essa anche il paesaggio. Adesso i suoi piedi nudi sfioravano il giardino di Hogwarts e davanti a se, non molto lontano, c'era lo stesso Semi-Drago affrontato assieme a Sandyon Vastnor ormai un anno prima, anche se ora l'angolazione e la posizione della Vilvarin era decisamente diversa. Infatti, alla sua destra, poco più indietro vi erano le sue tanto amate Serre, però senza alcuna protezione, aperte e vulnerabili. dietro di lei invece, sempre qualche metro in là, Raiden, inginocchiato e apparentemente ferito, col fiato corto, impossibilitato a muoversi. Infine alla sinistra, mal ridotto e gocciolante di sangue... Irvyne Trigger, il suo ipotetico futuro sposo. Il nemico lontano, più aggressivo e feroce che mai, stava per scagliare dalle fauci una gigantesca sfera fiammeggiante, o meglio, ne stava per lanciare ben tre, una rivolta a Raiden, l'altra alle Serre, le amate serre dell'Erbologa, coltivate e curate con tanto amore, e poi una in direzione dell'Astronomo, la prima persona che dopo tanto tempo era riuscita a smuovere le fondamenta di pietra del cuore di Lindë.
A volte nella vita, per un Capo giunge il momento di fare una scelta, una scelta importante. Davanti alle difficoltà si può decidere di salvare un compagno, ciò in cui si crede, o anche ciò che ci fa sentire vivi e motivati a lottare, ma non è mai facile abbandonare alla propria sorte una delle tre parti, anche se il cuore ha deciso per una meta ed un obiettivo da seguire. Possedere un'arma non significa avere il potere di cambiare sempre il destino, ma solo quello di affrontare meglio il nemico che ci affronta. Sta a noi, alla nostra anima e alle nostre ferme idee il compito di scegliere da che parte schierare questo potere. Il sentimento... L'ideologia... L'amore per chi ci sta accanto, l'amore per chi ci vive intorno... Tu, oh Eletta, chi deciderai di salvare?
Questa volta, il quesito espresso da Windam era forse il più difficile, perché metteva in gioco una cosa enorme come le emozioni. Ognuna delle tre opzioni sarebbe stata riconosciuta comunque come valida dallo spettro, esattamente come avvenuto per gli specchi della seconda prova, ma naturalmente, ogni scelta era in se leggermente più giusta di un'altra, aveva un peso differente anche se minimo. Sta volta nessun pensiero, sta volta nessun conteggio meccanico, sta volta nessuna strategia. Fino ad allora erano state messe alla prova le facoltà intellettive e morali della futura Capo Gilda, adesso invece, era giunto il momento di mettere alla prova l'essenza più speciale e unica di ogni mortale, di ogni Terran, di ogni Capo... L'anima. Le sarebbe bastato pararsi davanti al suo tesoro da proteggere e colpire la sfera di fuoco con la Daga e almeno uno dei tre sarebbe stato salvo. Già... Ma chi?
Chissà quanto tempo era passato. Non perché avesse fretta, in fondo era Windam a volerla lì e lei sapeva cosa fare. Aveva semplicemente perso ogni riferimento temporale e questo, un po', la spiazzava. Non riusciva nemmeno ad ipotizzare, anche provandoci, da quanto tempo fosse lì dentro. Ore? O semplicemente minuti? O forse ancora, dal momento in cui era entrata nell'Albero Deku il tempo, esternamente, si era fermato? Ogni ipotesi le sembrava assurda e, al contempo, plausibile, tanto da portarla a rinunciare velocemente alla possibilità di fornirsene una più certa. Anche perché ora, di fronte a lei, c'era quell'arma. Una Daga dalla lama di un verde lucente, che sembrava come chiamarla. E quando Lindë la toccò, impugnandone l'elsa, la Daga rispose, scaricando una parte del proprio potere in lei. Quella scossa magica, forte, la fece fremere. Sussultare. Sospirare. Si sentiva più completa di quanto non fosse mai stata prima. Come se quella Daga fosse stata una parte mancante del suo corpo che finalmente aveva riattaccato al resto. Era leggera, leggerissima. Sembrava quasi finta, ma Lindë era sicura che tagliasse profondamente anche solo sfiorandola. Non avrebbe mai fatto la prova, comunque. Non ci teneva di certo a recidersi un dito. Ma poi, tutto fu buio. Sussultò ancora, seppur non avesse paura. Fu più che altro la sorprese di non vedere niente, all'improvviso. O meglio, quasi niente. Perché la lama della Daga non si era spenta, e la sua lucentezza verde illuminava di poco ciò che c'era intorno a lei. Ed era quello, il problema. Non c'era nulla. Niente piante, niente api, niente altare. Nulla. Sentì il cuore batterle forte. Come se comprendesse la presenza di chissà quale pericolo. Istintivamente strinse più forte le dita intorno all'impugnatura della Daga. Poi, l'ambiente si fece familiare per Lindë. Persino troppo. Riconobbe quasi subito quel giardino su cui aveva appena posato i piedi. Hogwarts, senza dubbio. Le sue amate Serre. Irvyne, poco distante. Vederlo lì, a così poca distanza da sé, le fece venire gli occhi lucidi. Ma non era solo. C'era anche Raiden. E... ... il semi-Dragone affrontato l'anno prima. Sbatté le palpebre, le lacrime che offuscavano la sua vista. Ora vedeva tutto chiaramente. Le Serre non protette. Raiden ferito. Irvyne grondante di sangue. La mano libera, la sinistra, risalì fino al petto e conficcò le unghie nella carne, quasi a volersi strappare il cuore. Perché vedere ciò a cui teneva di più ridotto in quel modo, fragile e vulnerabile, faceva troppo male. Poi, nuovamente, la voce di Windam l'avvolse, costringendola a recuperare un po' di lucidità.
A volte nella vita, per un Capo giunge il momento di fare una scelta, una scelta importante. Davanti alle difficoltà si può decidere di salvare un compagno, ciò in cui si crede, o anche ciò che ci fa sentire vivi e motivati a lottare, ma non è mai facile abbandonare alla propria sorte una delle tre parti, anche se il cuore ha deciso per una meta ed un obiettivo da seguire. Possedere un'arma non significa avere il potere di cambiare sempre il destino, ma solo quello di affrontare meglio il nemico che ci affronta. Sta a noi, alla nostra anima e alle nostre ferme idee il compito di scegliere da che parte schierare questo potere. Il sentimento... L'ideologia... L'amore per chi ci sta accanto, l'amore per chi ci vive intorno... Tu, oh Eletta, chi deciderai di salvare?
Solo uno. Poteva salvarne solo uno. E la sua scelta avrebbe condannato gli altri, ovviamente. Forse si sarebbe dovuta fare meno problemi: era solo un sogno, no? Ma non aveva importanza. I suoi occhi percepivano quelle figure come reali, perciò per lei erano tali. Come poteva scegliere solo una di quelle tre partizioni della sua anima? Eppure sapeva di non avere scelta. Dipendeva tutto da lei. Non era una questione di logica, tattica o strategia. Era questione di mente e cuore. E doveva pensare velocemente, c'era poco tempo. Non era semplice mettere d'accordo razionalità e sentimenti. Le piante si potevano ricreare per quanto distrutte, lei l'aveva sperimentato sulla sua pelle. Dopo l'incendio nella Foresta Proibita, si era rimboccata le maniche ed aveva ricominciato da capo. E ci era riuscita. L'essere umano no, non si poteva ricreare dal nulla. Già, ma chi condannare? Il cuore le diceva di salvare Irvyne, ovviamente. Lo amava più di se stessa, come avrebbe potuto lasciarlo morire? Però... però la Terran Verdigris che era in lei non poteva essere d'accordo. Doveva pensare anche al bene della Gilda, come poteva essere così egoista? Stava già rinunciando a salvare le piante, non era abbastanza? Fu per questo che, mentre la sfera si avvicinava a lei, non si mosse dalla sua posizione. Stava proteggendo Raiden. Egli era il compromesso tra mente e cuore. Colui che l'umanità di Lindë avrebbe salvato, e che la sua parte Terran avrebbe preservato come parte di sé. Socchiuse gli occhi, una lacrima che colava lungo la guancia. Mentalmente non faceva altro che chiedere scusa. Scusa ad Irvyne. Scusa alle piante. Persino scusa a se stessa, perché se il compagno fosse morto davvero, allora sarebbe morta anche lei nello spirito, e questa volta definitivamente. Eppure non cambiò idea, non tentennò nemmeno per un secondo. Rimase ferma, alzò il braccio e posò la mano libera su quella che impugnava l'elsa. Strinse forte l'impugnatura con tutte e dieci le dita. Alzò la Daga. Ed infine colpì.
Salvare una vita, dovendo scegliere attentamente quali altre due spegnere. Era una finzione, quello si, ma i sensi della ragazza le facevano credere che in realtà quella situazione fosse vera e nitida. Il Semi-Drago era morto, Irvyne non aveva mai partecipato a quello scontro e Raiden ancor meno, ma inutile, la mente in preda all'adrenalina e al sentimento di difficoltà per quella scelta improvvisa e vitale non riusciva a cogliere quelle sfumature e lasciava semplicemente lo spazio al cuore, il quale, dopo un'attento esame svolto con la coscienza, decise di risparmiare la vita al parente Terran dell'Erbologa, decretando la distruzione delle Serre e la morte del compagno. Queste due scene terribili e macabre però, non ebbero il tempo di compiersi. Windam era uno spettro deciso e preciso, ma non sicuramente malvagio o sadico, per questo si accontentò solamente della decisione della sua erede, facendo sfumare tutto il quadro appena creato in una nebbia bianca, antitetica al buio completo di qualche secondo prima. Ad un certo punto, davanti al corpo di Lindë apparve un oggetto molto speciale, più precisamente, la figura in trasparenza di Raiden stesso glielo stava porgendo, ringraziandola di aver risparmiato la sua vita, consegnandole il bracciale Terran che invece era tutt'altro che in trasparenza, anzi, brillava più che mai, emanando potere e consistenza terrestre. In quell'istante la Vilvarin poté percepire immediatamente l'anello che possedeva al dito del piede rompersi, divenuto ormai completamente obsoleto di fronte alla possessione del cimelio Terran più importante, il cimelio che decretava, ancor più della Daga stessa, l'effettiva successione del potere dal vecchio Capo Gilda a quello nuovo. Raiden scomparve con un piccolo inchino, e la sua immagine fu sostituita dal lento evolversi dello spazio e della natura. In breve, Lindë si trovò circondata da piante e fiori di ogni genere, nessun animale, un sole ricco e caldo e un vento sottile, fresco e pulito. Davanti a se una caverna fatta di smeraldo, meravigliosamente scintillante, al quale interno, in un antro non tanto grande ma incredibilmente pieno di energia magica naturale, si trovava un laghetto circondato da pietre di smeraldo e fiaccole di luce verde chiaro e violetto. Nemmeno cinque secondi di attesa e dalla superficie dell'acqua, iniziò a salire la sagoma liquida di una donna, la quale prese lentamente forma fino a diventare una persona ben distinta, quasi reale, tutt'altro rispetto ai soliti fantasmi normalmente incontrabili nel mondo magico.
Oh Eletta, non sai quanto mi rende felice il vederti qui, adesso, non solo più forte, ma anche più consapevole.
Era Windam, la prima ed indiscussa Capo Gilda Terran, colei che aveva fondato e formato quella corporazione e le aveva donato non solo linfa vitale ma anche tutto l'appoggio culturale e magico che l'avrebbe resa la più importante e equilibrata tra le Gilde elementali. La sua espressione era calma, le labbra lucide e brillanti, come gli occhi e le unghie delle mani e dei piedi, smaltate di verde clorofilla. La figura rimaneva sospesa a circa un metro dalla superficie dell'acqua e fluttuava piano, in alto e in basso, maestosa e quasi divina.
Metti il bracciale dove preferisci, esso non costituirà mai un ostacolo e non potrà mai essere visto da nessuno che non sia un facente parte di una Gilda o un potenziale membro Terran. Da quando il mio corpo divenne l'emanazione che osservi oggi, sono trascorsi in tutti dieci Capi... Tu sei l'undicesima. Ognuno di loro, al mio cospetto, ha avuto la possibilità di esprimere un desiderio, un bisogno, qualcosa che riteneva utile per se ed anche per i suoi confratelli, ed io li ho sempre accontentati. Qualcosa in te però, mi fa desistere dal chiederti una scelta libera, poiché osservo nebbie aleggiare intorno alla tua mente e oscurare in parte il tuo cammino, la tua evoluzione interiore, spirituale ed anche fisica. Tali nebbie non devono e non possono esistere nell'essenza di un Capo, il quale deve avere la completa consapevolezza e il completo controllo non solo del suo destino ma anche delle certezze mnemoniche del passato. Il mio dono dunque, è quello di farti recuperare istantaneamente tutti i ricordi a te cancellati o modificati e non solo, ti donerò anche l'onniscienza dei fatti avvenuti ed anche del loro vero risvolto... In questa maniera, per lo meno, avrai ricevuto non solo un dono, ma anche un favore.
Mosse la mano destra, facendo roteare il polso, dando luogo ad una leggerissima tromba d'aria che si diresse verso la ragazza spazzando via tutte le ombre incomplete della sua memoria, ridandole il tesoro perduto, il più prezioso regalo, accompagnato anche da altri stralci di realtà parallela raffiguranti la storia non solo sua, ma anche di un'altra persona, una persona che lei conosceva ormai abbastanza bene...
Cosa dovrei farle?
La vogliamo morta, sta ficcando il naso in affari che non le riguardano.
Dunque che prassi devo seguire?
Farai fuori il suo assistente e ti spaccerai per lui. Rubale tutti gli appunti con i suoi studi personali e poi uccidila. Mettici meno di sei mesi, non ci piace aspettare.
Mmmhh... D'accordo.
I ricordi si insinuavano in lei in modo affatto doloroso, anzi, ogni tassello andava al suo posto in punta di piedi, come se non se ne fosse mai andato via, e così tutto quello che riguardava gli studi passati, le formule, i sorrisi, i risultati, prendevano vita e forma nella memoria sbocciando come fiori a Primavera, ed assieme a tutto ciò, anche le immagini dell'uccisione di Giles da parte di Sandyon Vastnor, il tempo passato con il mercenario sotto copertura anziché con il vero assistente, gli sguardi languidi, le carezze tutt'altro che professionali... Le notti passate non rimpiangendo il sonno. Poi, pian piano le attenzioni della mente si spostavano sulla notte dell'incendio e di seguito sul punto di vista di Sandyon, il quale osservando la scena del terribile scempio e constatando che senza il suo aiuto la ragazza sarebbe morta, decise di intervenire salvandola anziché compiere il dovere che gli era stato commissionato e pagato, uccidendo senza pietà chiunque si fosse avvicinato all'Erbologa ormai svenuta.
AAAAAHHHH! Dannazione, ma cosa stai facendo? Tu non sei il sicario pagato dalla nostra organizzazione?
Non torcerete un capello alla ragazza, ve lo posso assicurare. Andate finché siete in tempo, o la mia bacchetta si nutrirà del vostro sangue.
Tu sei un pazzo! Ti stai mettendo contro di noi? Non hai idea del guaio che stai correndo, Vastnor!
Avada Kedavra.
La scena poco dopo si spostava al momento immediatamente precedente alla perdita della memoria della Capo Terran. Ancora svenuta e priva di sensi, giaceva tra le braccia di Sandyon che la fissava e respirava piano, non facendo rumore per non svegliarla. Alcuni attimi di esitazione, poi, con il suo vero corpo e il suo vero volto, le sue vere labbra, si avvicinava per darle un bacio, casto e leggero. La strinse senza troppa energia, mordendosi il labbro superiore e inspirando profondamente, incapace di reagire come avrebbe voluto. In quell'istante, davanti allo spettro di Windam, Lindë poteva sentire distintamente anche il battito del cuore di Sandyon, rimbombarle nelle tempie e nell'anima, come se potesse vivere in prima persona quelle sensazioni e quelle emozioni.
E' assurdo. Tanto tempo con un cuore di pietra e adesso che qualcuno... Qualcuna era riuscito a scioglierlo un poco, devo abbandonarla. L'ultimo di loro l'ho lasciato in vita e l'ho obliviato facendogli credere di averti vista morta. Adesso non posso correre il rischio che scoprano la verità, devi dimenticarti questo periodo, questi studi, tutto quanto, ogni cosa. Qualcosa mi dice che non riuscirò a fermare la tua mente geniale e le tue ricerche, ma per lo meno posso rallentarti affinché forse, col tempo, loro si dimentichino la tua esistenza e lascino perdere l'idea di tornare a cacciarti. ... Avrei potuto amarti... E sono certo che avrebbe potuto anche Giles. Non mi perdonerò mai per tutto questo, non ora che vedo con occhi diversi la mia vita, grazie a te. Abbandonerò la mia sete di vendetta e smetterò di andare in giro a cercare solo morte, te lo giuro, Lindë. Addio fiore del deserto... Oblivio.
In quel preciso istante le memorie e le immagini si interruppero e nuovamente la figura di Windam divenne protagonista delle attenzioni di Lindë. Aleggiava ancora, aspettando che ella assorbisse ogni cosa e reagisse di conseguenza, senza mutare la sua espressione placida e morbida. Sapeva che le aveva reso un gigantesco favore e sapeva che sarebbe stato apprezzato più di qualunque altro desiderio o sogno sopito. Raiden l'aveva preparata sul fatto che lo spettro avrebbe dato modo di stupirla e di non preoccuparsi perché avveniva con chiunque si fosse mai trovato al suo cospetto, così, probabilmente, anche la ragazza avrebbe potuto confermare quella tesi senza troppo ragionarci sopra. Il fantasma avanzò di qualche metro, arrivando di fronte all'Eletta, facendole una carezza alla guancia, una carezza che ella poté sentire come vera, come proveniente da un corpo non morto ma pulsante di sangue caldo.
Quando uscirai da questa grotta, ti troverai direttamente all'uscita dell'Albero Deku. La tua avventura qui è terminata, dando inizio alla vera impresa: la preservazione del Conflux. Non avere paura, potrai venire a consultarti con me una volta l'anno... Potrò esserti di aiuto. Quello che adesso più manca alla nostra famiglia sono nuovi adepti. Ora sarai una guida per tutti e mi aspetto tu possa portare la voce della Terra come gli altri dieci prima di te. Io ti nomino da questo preciso istante... Sempreverde della Gilda Terran, ovvero... Terran Verdigris.
Non appena terminò di pronunciare quella frase, sorrise gentile e sicura di se, iniziando piano piano a diventare sabbia e scomparire, trasportata via dal vento, lasciando che l'ultima parte a divenire polvere di terra ed assentarsi da quel piano etereo fosse la mano che con immensa fiducia ed affetto si era posata sul viso dell'unica Erede da lei riconosciuta.
Non era stato affatto semplice scegliere, per lei. Anche se era tutta una finzione, anche se non c'era nulla di vero. Per Lindë fare una scelta era stato oltremodo doloroso, qualcosa che sperava di non dover ripetere mai. Alla fine, aveva optato per la via di mezzo tra ragione e cuore. Tra le piante, la sua parte Terran, e Irvyne, la sua parte umana. Raiden le racchiudeva entrambe. Non era stata una scelta dettata al fine di fare buona impressione a Windam. Anzi, forse per impressionarla avrebbe dovuto scegliere le piante (Intuito (Perspicacia): 40). Ma aveva preferito optare per la verità, quella pura e semplice. Se la prima Terran Verdigris l'avesse dovuta ritenere degna di quel ruolo, sarebbe dovuto esser merito del suo essere se stessa, non di scelte fatte per compiacerla. Questo, comunque, non le impediva di stare male. Scegliere tra tre tasselli fondamentali per la sua vita, che cosa crudele. Ma sapeva che non era stata una prova fatta per divertimento. Anzi, era l'ultimo passo prima d'incontrare lo spirito dei Terran. Per questo tagliò a metà la sfera di energia lanciata contro Raiden, salvandolo. Non volse lo sguardo verso le piante e Irvyne nemmeno per un secondo, sapendo che le sarebbero venuti gli occhi lucidi se ci avesse anche solo provato. Ma fare quella scelta significava una cosa ben precisa: porre fine alla sua prova come possibile Sempreverde. Tutto, intorno a lei, iniziò infatti a sfumare lentamente, facendo svanire anche Irvyne e le piante. Raiden, dal canto suo, rimase per poco più degli altri, perché aveva qualcosa da fare... porgerle il secondo ed ultimo oggetto destinato alla guida dei Terran. Il bracciale. Sorridendo di rimando alla sua figura, Lindë allungò la mano per prenderlo, stringerlo tra le dita: in quel momento, l'anello che portava al piede si ruppe. Lo sentì distintamente mentre si dissolveva, lasciandole libero il dito. Trattenne il fiato, sorpresa. Non era mai riuscita a toglierselo prima, nemmeno provandoci in ogni modo. E pur non ricordando, in tutto quel tempo, come avesse ad indossarlo e perché, ormai era diventato una parte di lei. Ora, invece, non c'era più. Ma in cambio aveva ricevuto qualcosa di molto più grande. Appena il bracciale fu nella sua mano, l'altra impegnata con la daga, tutto cambiò intorno a lei, ancora. Non più il vuoto, bensì uno spazio verde pieno di fiori e piante. Il Paradiso, per lei. Ma c'era anche una caverna, di fronte a Lindë, che sembrava aspettare solo lei. Vi entrò a passo lento, abbracciando con lo sguardo ogni particolare. La luce interna, l'energia che la pervadeva. L'acqua al centro in un laghetto, con pietre e fiaccole ad illuminarla. E da essa, uscì lei. Windam. Bella, eterea... uno spettacolo sublime. Lindë si sentì quasi mancare il fiato, nel trovarsela davanti. Sentiva la Terra ed il Vento scorrere dentro di lei con una forza indescrivibile. Le ginocchia le tremarono ed il capo si abbassò all'istante, in un chiaro segno di rispetto e riverenza.
Oh Eletta, non sai quanto mi rende felice il vederti qui, adesso, non solo più forte, ma anche più consapevole.
Non riusciva nemmeno a parlare dall'emozione. Quanti avevano avuto l'onore di parlare con lei? Quanti avevano potuto guardarla negli occhi? E lei, che inizialmente aveva anche rifiutato quel ruolo, ora era lì. Con lei, grazie a lei. Non alzò il capo, non voleva mancarle di rispetto. Fece un sorriso tremolante, sentendo il cuore batterle a mille nel petto.
PoterVi conoscere, per me, è il più grande onore che potessi mai sperare di ricevere.
Anche la voce tremava. Comprensibile, forse. Lentamente, si azzardò ad alzare il viso. Una parte di lei credeva di essere nel pieno di un sogno. Incredula di fronte alla possibilità di essere davvero di fronte a Windam. L'altra sapeva di essere sveglia, e non poteva che gioire per questo. Perché se era lì, significava che se lo meritava. Che era degna. Che i suoi sforzi, quelli dei Terran e di Raiden, non erano stati vani.
Metti il bracciale dove preferisci, esso non costituirà mai un ostacolo e non potrà mai essere visto da nessuno che non sia un facente parte di una Gilda o un potenziale membro Terran.
Fece come detto, in silenzio, posandosi il bracciale al polso sinistro. Lo sentì aderire perfettamente alla pelle. Si sentì pervadere della sua energia. Sorrise. Ora le apparteneva.
Da quando il mio corpo divenne l'emanazione che osservi oggi, sono trascorsi in tutti dieci Capi... Tu sei l'undicesima. Ognuno di loro, al mio cospetto, ha avuto la possibilità di esprimere un desiderio, un bisogno, qualcosa che riteneva utile per se ed anche per i suoi confratelli, ed io li ho sempre accontentati. Qualcosa in te però, mi fa desistere dal chiederti una scelta libera, poiché osservo nebbie aleggiare intorno alla tua mente e oscurare in parte il tuo cammino, la tua evoluzione interiore, spirituale ed anche fisica. Tali nebbie non devono e non possono esistere nell'essenza di un Capo, il quale deve avere la completa consapevolezza e il completo controllo non solo del suo destino ma anche delle certezze mnemoniche del passato.
Un dono. Non avrebbe mai saputo cosa chiederle. E per fortuna sembrava che non ce ne sarebbe stato bisogno. Già, il suo passato lei non lo ricordava. O meglio, quei tre anni non li ricordava. Perché qualcuno aveva voluto che li dimenticasse, chissà poi perché. Ma sembrava che Windam sapesse tutto. Comprensibile anche, visto chi fosse. Soprattutto, sembrava pronta a farle un dono. Un dono prezioso. Un dono unico. Un dono che solo Lindë avrebbe potuto apprezzare appieno.
Il mio dono dunque, è quello di farti recuperare istantaneamente tutti i ricordi a te cancellati o modificati e non solo, ti donerò anche l'onniscienza dei fatti avvenuti ed anche del loro vero risvolto... In questa maniera, per lo meno, avrai ricevuto non solo un dono, ma anche un favore.
Recuperare i ricordi. Ricordare quei tre anni di vita caduti nel baratro più profondo. Ricomporre il puzzle della sua esistenza. Ritornare ad essere se stessa, completamente. Non fece in tempo a realizzare appieno cosa significasse, che i ricordi la investirono, facendola indietreggiare di un passo col capo che si abbassava in uno scatto, insieme al resto del corpo. Non solo i suoi ricordi, ma anche quelli che appartenevano ad un altro. Vastnor. Era stato Vastnor ad uccidere Giles. Sandyon si era spacciato per lui, per poterla uccidere. Ma qualcosa era andato diversamente dal piano originale. Lui si era innamorato di lei. O perlomeno ci era andato vicino. Al punto da non poterla più uccidere. Al punto da volerla proteggere. E così aveva fatto. Aveva impedito che la uccidessero. Aveva ucciso quelli che sarebbero dovuti essere i suoi complici. E l'aveva obliviata. Le aveva fatto dimenticare di quei tre lunghi ed importantissimi anni. Non per punirla. Non per farle del male. Per proteggerla. Per impedirle di ritornare ad essere troppo presto qualcuno da eliminare. Era stato per lei che aveva smesso di uccidere. Si erano salvati a vicenda. Ecco perché si sentiva strana, con lui intorno. Ecco perché gli ricordava qualcosa. E i suoi studi. Finalmente ricordava tutto. I progetti, i composti, gli unguenti, i decotti. Non solo. Tutto era chiaro nella sua mente. Sentiva il cuore scoppiarle nel petto. Era di nuovo se stessa, totalmente. Non c'era più nulla ad impedirle di poter essere completa. Sorrise. I muscoli della bocca risposero senza difficoltà. Le venne naturale farlo. E, al tempo stesso, le lacrime le salirono agli occhi e scivolarono lungo le sue guance. Lacrime per la tristezza e la gioia insieme. Lacrime per ciò che aveva perso e che aveva guadagnato. Lacrime per un passato che non sarebbe più potuto tornare, e per un futuro che poteva finalmente iniziare a scrivere. Si rimise eretta col corpo. Alzò lo sguardo su Windam. Sorrise tra le lacrime. Lo sguardo brillava di una luce nuova, intensa. Viva, consapevole. Le aveva fatto il regalo più grande di tutti.
Quando uscirai da questa grotta, ti troverai direttamente all'uscita dell'Albero Deku. La tua avventura qui è terminata, dando inizio alla vera impresa: la preservazione del Conflux. Non avere paura, potrai venire a consultarti con me una volta l'anno... Potrò esserti di aiuto. Quello che adesso più manca alla nostra famiglia sono nuovi adepti. Ora sarai una guida per tutti e mi aspetto tu possa portare la voce della Terra come gli altri dieci prima di te. Io ti nomino da questo preciso istante... Sempreverde della Gilda Terran, ovvero... Terran Verdigris.
Non deluderò la fiducia che Voi avete riposto in me, Windam. Preserverò il Conflux e proteggerò i Terran, venerando la Terra che mi ha scelta come sua portavoce. Troverò i futuri Terran, li avvicinerò al loro Elemento e li guiderò sulla via dell'Equilibrio. Io, Lindë Vilvarin, Sempreverde della Gilda Terran e protettrice del Conflux, Vi ringrazio di tutto, Windam. Che la Vostra voce possa guidarmi sempre verso le scelte più giuste per tutti noi.
Anche la voce era cambiata. Il timbro era più deciso, ma morbido. Aveva nuovamente calore. La mano del Fantasma sulla sua guancia, quella carezza leggera, fu la conclusione perfetta di un'avventura unica. Nuovamente, tutto scomparve intorno a lei, e fu silenzio. Respirò a fondo. Non era cambiata esternamente. Era sempre la stessa, identica. Ma dentro, tutto era diverso. Ed era solo un bene. Annuì tra sé, stringendo la Daga tra le dita della mano destra. Era il momento di andare. Era la nuova Terran Verdigris. Windam l'aveva riconosciuta come tale. Ed anche lei l'aveva fatto con se stessa. Prese passo verso l'uscita della caverna. Tornò all'entrata dell'Albero Deku in un battito di ciglia, e da lì riprese passo verso il punto in cui aveva salutato Raiden. Era il momento del suo ingresso "trionfale". Era il momento che Lindë salutasse davvero i Terran. La sua casa. La sua famiglia.
All'interno della quest sono stati impostati dei valori in PX per ogni scelta che Lindë ha preso nelle sei prove totali affrontate nell'Albero Deku. Ovviamente la player non era al corrente di tale valore e dunque le scelte della PG non possono essere state influenzate in alcun modo.
Prima di definire questi valori e successivamente decretare conclusa del tutto questa fase della vita di Lindë, andrei ad analizzare e commentare il livello di gioco, proprio come avviene al termine di una qualunque quest ufficiale svolta da un Narratore.
Sei stata davvero molto brava. Non hai abbandonato la natura del tuo gioco e l'hai arricchito con i nuovi stati d'animo della PG. Scorrevole, ricca di pathos, sintetica e prolissa nel giusto equilibrio e davvero appassionante. Il legame nuovo con la natura l'hai descritto adeguatamente, come anche il rapporto con il mondo e con la compagnia che ti circonda. Puoi reputarti soddisfatta di te stessa e Lindë della sua prova, andata davvero molto bene.
D'accordo, adesso passo ad illustrare ogni prova con le soglie disposte e quella ogni volta raggiunta:
I° Prova: L'Ingresso e la Ragnatela
Punti disponibili: 10 PX - 20 PX - 30 PX
Punti Ottenuti con la prova: 20 PX
II° Prova: I Tre Specchi e le Vesti di un Capo
Punti disponibili: 10 PX - 20 PX - 30 PX
Punti Ottenuti con la scelta: 20 PX
III° Prova: La Benedizione dei Venti e la Porta di Pietra
Punti disponibili: 15 PX - 25 PX - 35 PX - 45 PX
Punti Ottenuti con la prova: 35 PX
IV° Prova: Animo d'Erbologa
Punti disponibili: 10 PX - 20 PX - 30 PX
Punti Ottenuti con la prova: 30 PX
V° Prova: Un Cammino Doloroso e La Daga Sacra
Punti disponibili: 10 PX - 20 PX - 30 PX
Punti Ottenuti con la prova: 30 PX
VI° Prova: Il Sacrificio e il Bracciale, l'Incontro del Destino
Punti disponibili: 20 PX - 30 PX - 40 PX
Punti Ottenuti con la scelta: 30 PX
Totale PX accumulati: 165
Va sottolineato che i punti esperienza ottenuti non valgono nel conteggio per l'aumento delle Caratteristiche o delle Predisposizioni ma esclusivamente al fine del raggiungimento dello step di avanzamento Grado.
In seguito al recupero dei ricordi passati, i valori innati della Capo Gilda si modificano secondo questo schema:
Inoltre, avendo superato le prove con una media molto buona e quindi dimostrando ON GAME di saper padroneggiare molto bene il suo potere e il suo rango di Capo Gilda Terran, Lindë uscita dall'Albero riceverà una ulteriore benedizione del Vento che la porterà al secondo livello di appartenenza.
Direi che questo è tutto.
Ancora congratulazioni a Lindë Vilvarin e alla relativa Player.
Per oggi è tutto, direi che puoi considerarti libero... Andrai a casa?
Non saprei, forse rimarrò ancora un po' qui, se non Vi dispiace.
Il dilemma infinito, dico bene? Perché non ti siedi da qualche parte e non ti lasci consigliare dal Vento?
Forse lo farò, Sempreverde... Grazie.
Ci vediamo domani a scuola!
Annuì col capo, seguendo con lo sguardo la professoressa Vilvarin allontanarsi dal laboratorio interno al covo, diretta probabilmente alla propria dimora, dove il marito, il docente di Astronomia Irvyne Trigger la stava aspettando con ansia e il desiderio di rivederla per stare insieme. Da quanto era che Ty non percepiva più le stesse emozioni, gli stessi desideri, con Alexis Parker? Moltissimo e non per colpa di qualcuno dei due: gli impegni, l'assenza, il periodo intenso di studi e attività di ogni genere, dalla Gilda al lavoro. La fidanzata si vedeva molto di rado rientrare con un aspetto energico o vitale, bensì stanco, sfiancato, bisognosa di dormire, si tra le sue braccia, ma dormire, non baciare, non coccolarsi, non parlare della giornata... Dormire. Poi arrivava il weekend e se da una parte la ricercatrice era pronta a dedicare qualche ora al suo amore, voglia reciproca magari, ci si mettevano Acuan e Terran a riempire quei due giorni trasformandoli in altri frangenti come coppia separata. Alexis gli aveva promesso che dopo il primo anno come effettiva ricercatrice alle prime armi le cose sarebbero andate meglio, ma non era questo a turbarlo, non era solo questa mancanza a rendere Typhon Seal inquieto, bensì quella domanda di cinque mesi prima fatta da Aryanne Vastnor alla sua persona, chiedendogli se avesse mai potuto lasciare la sua ragazza per lei, per riprovare a stare insieme, per riprovare da capo tutto quanto. Aiutato dai lunghi tre mesi di allenamento intenso della neo mercenaria, il Prefetto ne aveva approfittato per pensarci, parlandone anche col cugino e con la propria Mentore, ricevendo risposte che avevano contribuito a creargli ancora più casino nella mente.
In pratica vuoi mandare tutto a put***e perché Ary è tornata alla carica?
Ehi, vacci piano cugino, non ho detto che voglio mandare tutto a put***e, inoltre non è tornata alla carica...
Beh, lasciare Alexis significherebbe annullare del tutto gli anni passati con lei sperando in un futuro, se non è mandare a put***e allora che cos'è? Chiudere un'opera di carità?
Chiudere una che?
Ty, siamo sinceri... L'hai amata e voluta con tutto che ti mandava in bianco sempre per via della storia del matrimonio... Io al posto tuo avrei ceduto parecchio prima!
Des, io provo dei forti sentimenti per lei, anzi, proprio perché sai come siamo fatti dovresti immaginare quanto la debba amare. Non è da tutti coi tempi che corrono oggi reggere tre anni senza battere chiodo con la fidanzata...
Che cosa mi stai chiedendo esattamente?
Un tuo parere, una tua idea, cosa faresti al posto mio, caz***e simili!
Ok ok ok... Allora vediamo: il mio parere è che se la bella italiana ti ha messo in crisi, significa che non è una storia chiusa, anzi. La mia idea è che sei cresciuto molto con Alexis, ma fondamentalmente rimarrai sempre il Typhon di un tempo. Necessitavi di un percorso che ti insegnasse a mettere più sale in zucca, ma quel percorso è finito, ora non puoi far altro che riprendere quello del passato e integrarlo con la saggezza che hai acquisito fin ora, in parole povere...
... Alis è stata una parentesi fondamentale della mia esistenza, questo stai cercando di dire?
Bingo cuginetto! Infine... Cosa farei al posto tuo? Difficile dirlo, Aryanne è una bomba, parlando in termini pratici lo farebbe alzare anche ad un gay di 90 anni! Con lei ti senti libero, ti senti te stesso, hai un'affinità completa e un'intesa sessuale perfetta... Alexis risveglia il tuo lato più romantico, quello più nascosto, stimola la tua voglia di imparare ed è servizievole all'inverosimile, manco fossi il suo padrone e lei una serva del medioevo babbano... Senza contare che è anche bellissima, con due labbra da...
Va' avanti Desmond!
Uhm... Come vuoi. Per farla breve, io fossi in te mi farei un Avada Kedavra alla tempia! Da una parte il simbolo di ciò che sei, dall'altra il simbolo di ciò che sei diventato. Ora devi dirmi: cosa è più importante per Typhon Seal, essere ciò che è o essere ciò che potrebbe divenire?
Camminò per circa due chilometri, attraversando l'immensità di quella foresta che, alla notte, aveva un'atmosfera del tutto diversa dal giorno. Non c'era inquietudine, non c'era paura, gli animali stavano per i fatti loro e Typhon per i propri, coperto da una giacca a vento di colore nero sopra la camicia bianca con sotto dei jeans sempre neri appena strappati in qualche punto, ma nulla di non artificiale e voluto dalla casa produttrice. Lasciarsi consigliare dal Vento, quello il consiglio più ricorrente che gli dava la Vilvarin, da almeno due mesi a quella parte. Per quanto Ty avesse cominciato il suo percorso con i Terran, non riusciva a trovare quella connessione tanto decantata dalla Sempreverde in grado di fornirgli risposte che nemmeno il più grande dei saggi avrebbe potuto dispensare. Sulla spalla, la custodia in pelle marrone scuro della propria chitarra classica: l'aveva portata per far ascoltare a Raiden un po' di buona musica, era una vota che glielo chiedeva e non era mai riuscito a mantenere la promessa, fino a quel giorno. Le piante e la musica, la melodia e la natura, così aveva cominciato il suo percorso di vita come Erbologo, quando tanti mesi fa la Vilvarin lo aveva beccato alle serre a cantare per far schiudere un fiore e da allora aveva capito che nel Drago c'era una potenzialità che nemmeno lui era riuscito a scorgere. Allora stava suonando una canzone dedicata proprio ad Arianna, una canzone che lei non aveva ancora mai ascoltato, un segreto tenuto nascosto da Typhon dopo tutti quegli anni, forse anche per rispetto nei confronti di Alexis. Qualche fiaccola magica accesa illuminava il percorso e la via, fino ad una zona ben conosciuta, piena di ceppi d'alberi tagliati che fungevano da sedie per molti dei nuovi adepti che ascoltavano le lezioni dai membri più maturi e venerandi. Era intenzionato a sedersi lì, proprio su uno di quei ceppi, quando d'improvviso una folata di vento più intensa spirò da est facendo vibrare una fiaccola vicina ad una staccionata di legno, la stessa dove spesso e volentieri si era fermato a strimpellare con la chitarra i primi tempi, quando si sentiva ancora distante da tutti gli altri, non perfettamente integrato al gruppo dei Terran. Gli occhi del Drago si mossero nella direzione indicata dal vento e il ragazzo volse il capo proprio da quella parte, perplesso, serio, sorpreso.
Tsk... No non è possibile...
Scosse il capo, dai, non poteva essere il vento che gli indicava dove andare, meglio non prendersi in giro con certe follie. Ma cosa avrebbe detto la Sempreverde osservando quel suo scetticismo? Di certo ci sarebbe rimasta male, rimproverandogli di non fidarsi ancora dell'elemento che viveva nel suo corpo, nel suo spirito, nel suo sangue. Si fissò l'anello, poi ripensò al tatuaggio ed infine, scelse di alzare le spalle ed avvicinarsi alla staccionata, appoggiandovisi con la schiena. Non era cambiato molto, il Vento si era fermato, nessuna traccia più di quell'ispirazione mistica improvvisa. Schioccò la lingua al palato, troppe filosofie Terran lo stavano condizionando eccessivamente. Estrasse la chitarra, avrebbe perso per lo meno tempo facendo qualche accordo, strimpellando alla buona, giusto per non percepire intorno a sé soltanto il vuoto della notte. Prima che potesse toccare le corde però, un'altra folata, questa volta più leggera, spirò da nord, sfiorando le corde della chitarra facendole vibrare. In particolare furono tre a produrre un suono più distinto e le note che uscirono fuori gli ricordavano l'attacco di una canzone in particolare. Typhon sbatté le palpebre, guardando al proprio strumento, poi intorno a sé: che qualcuno gli stesse facendo uno scherzo? Non una sola persona, il silenzio più completo, la solitudine.
Perché non ti siedi da qualche parte e non ti lasci consigliare dal Vento?
Alla mente gli tornò in contemporanea il ricordo di quando aveva suonato quella canzone, la stessa degli accordi suggeriti dal Vento. La utilizzò per aiutare la Mentore a intraprendere il proprio percorso coi Terran e poi per sé stesso per convincersi a seguire la stessa identica via. In quei due casi così fondamentali, quella canzone, quel brano in particolare gli aveva fornito i suggerimenti necessari a sbloccarsi. Che allora la natura gli stesse dando il consiglio di provare nuovamente a cantare e riflettere sulle parole di quella canzone? Vaneggiamenti di un pazzo, aspettative di chi ha trascorso troppo tempo in quel Covo ma diamine, le note suonate dal Vento erano quelle! E se avesse sognato tutto? Se avesse immaginato tutto quanto? ... Però alla fine, cosa gliene fregava? In fondo era lì proprio per usare la chitarra, allora perché non dare una possibilità al misticismo? Quell'assurda parola, "Conflux", l'equilibrio in ogni cosa, l'equilibrio dentro di lui. Chiuse gli occhi, inspirando profondamente, avrebbe suonato e cantato ad occhi chiusi, avrebbe lasciato che a guidarlo fosse l'istinto, il Vento che lo aveva condotto lì, avrebbe lasciato che le immagini giungessero alla sua fantasia e alla sua mente secondo l'ordine scelto dal cuore. Nessun condizionamento, nessuna voglia di riflettere, esclusivo desiderio di aprire le porte alla speranza e all'impensabile miracolo della natura...
Amaranto è del cielo il colore col tramonto che c'è sembra quasi lasciare un sapore amaranto com'è E' la fine di un'altra giornata... E' un cammino così... che può anche sbagliare fermata che riparte da qui guarda dove vai guarda bene dove vai se comincia a cadere la notte tieni gli occhi più accesi che mai guarda cosa fai guarda bene cosa fai ci sarebbe una vita migliore forse basta cercarla dov'è se c'è ancora un minuto di sole meglio spenderlo...per te!
Cantando quella strofa, fu impossibile non pensare a lei, ad Alexis Parker, alla sua attuale fidanzata. Lei gli aveva mostrato una vita migliore, gli aveva mostrato come superare molti ostacoli, trasformando la voglia di primeggiare nella voglia di imparare, di mostrare quanto valeva. La figura della mora e bellissima ricercatrice Acuan invadeva la sua mente, riscaldava il suo cuore e lo faceva riflettere, gli faceva pensare di poter fare tutto per lei, ne era convinto, non aveva alcun dubbio, ma c'era ancora tanto da suonare, c'era ancora tanto da dire e Typhon non intendeva fermarsi proprio adesso, voleva capire perché il Vento gli avesse consigliato di cantare proprio quella canzone e per certi versi, bastarono pochissime parole più avanti per cominciare ad accorgersi della verità.
Il futuro si gioca all'attacco il futuro sei tu che sei dentro ogni cosa che faccio ogni volta di più e quando il peso di ogni dolore alla fine cadrà farà tanto di quel rumore che ognuno lo sentirà guarda dove vai guarda bene dove vai se comincia a cadere la notte tieni gli occhi più accesi che mai guarda cosa fai guarda bene cosa fai...
In quel momento, non appena pronunciò la successiva strofa della canzone, Typhon percepì dentro di lui il Vento soffiare forte, esplodere in un tornado di energia e fervore che avvolse interamente il suo animo facendogli aprire gli occhi di scatto per quanto fosse assolutamente sconcertato di un tale avvenimento, tuttavia non si fermò, non si volle fermare, non ora, non adesso...
Che se inciampi nel solito errore forse tanto uno sbaglio non è se lo fai per questioni di cuore è qualcosa che è dentro di te!
... amaranto è del cielo il colore ma di strada da fare ce n'è se c'è ancora un minuto di sole meglio spenderlocon te...
Adesso sapeva perché il Vento gli aveva consigliato proprio quel brano, adesso tutto era molto più chiaro, adesso tutto era più semplice. Le dita si fermarono con l'ultima nota di colore musicale che imperversò sulla valle verdeggiante, disperdendosi nel buio della notte. Avrebbe fatto di tutto per Alexis... Si, indubbiamente... Ma avrebbe fatto anche di tutto con Aryanne. Due parole così apparentemente simili, "per" e "con", ma dai significati in realtà completamente diversi. Fare qualcosa per qualcuno, ovvero essere sempre pronti ad essergli vicino, essere una persona di fiducia, una persona sulla quale contare, sempre. Fare qualcosa con qualcuno, ovvero condividere con lui gioie e dolori, condividere emozioni e sentimenti, condividere una vita e un destino. Deglutì, posando lentamente la chitarra al terreno, assicurandosi prima con lo sguardo che non ci fosse nessun altro nei dintorni. Il Vento lo aveva davvero aiutato a capire, incredibile, impossibile forse, ma lentamente il "Conflux" stava entrando in lui con una maggiore convinzione più ferma e capace, più libera e neutrale. Il battito ancora accelerato, il respiro invece più lento, beandosi di quell'aria meravigliosa che gli attraversava i polmoni donandogli energia e benessere. Adesso stava iniziando a capire cosa significava essere a stretto contatto con il proprio elemento, un qualcosa che la Vilvarin gli aveva assicurato che avrebbe capito presto ma completamente da solo, senza bisogno del suo aiuto. La salivazione azzerata, la mente che adesso faceva tutti i dovuti collegamenti in accordo con il cuore. Non poteva immaginare che avrebbe raggiunto una conclusione proprio quella notte, ma adesso che aveva finito di cantare non c'erano più dubbi ed anche se gli faceva male da una parte ammettere quella scelta, quel nome, dall'altra una parte di sé era più felice che mai. In quel momento non voleva essere triste, in quel momento non voleva pensare al peggio, non voleva pensare al futuro, ma solo al presente, a quella realtà riconosciuta, a quel percorso ritrovato, a quella decisione ferma e prendeva il nome del soggetto dei suoi desideri e del suo amore. Sorrise piano, ridendo sottile. Alzò la testa verso il cielo, inquadrando la pallida e grande luna. Il Vento aveva portato via le nuvole appositamente per permettergli di vederla e rispecchiare in lei il volto di chi voleva più di ogni altra cosa...