Sto per farti molto, molto male...
E mi godrò ogni singolo momento della tua tortura.
Cosa poteva esserci di peggio della tortura subita al risveglio dopo la sconfitta?
Per quanto Aryanne colpisse forte, le botte non facevano male quanto lo sguardo schifato del padre che aveva atteso che Calamity Jane aprisse gli occhi solo per fissarla con disprezzo e andarsene.
Pur volendo reagire a quegli stimoli, pur volendo trasmetterle tutto il risentimento per la sconfitta, Janet non ci riuscì, forse perché consapevole non solo di aver perso, ma anche di non aver combattuto veramente come avrebbe dovuto. La prima volta erano soltanto loro, senza trucchi, senza doping, senza prese in giro, e quel pari forse valeva molto più di quella sconfitta ricevuta per un soffio, già, per un soffio.
... Ora mi hai in pugno... Hai eliminato il mio orgoglio... La mia voglia di salire sul podio... L'affetto di mio padre... Ora elimina definitivamente me e rubami la posizione in classifica... Coff coff...
Oh, credimi, ucciderti mi piacerebbe tanto, più di quanto avrei mai creduto possibile...
Allora quale sarebbe il tuo intento, spiegamelo?!
... Anf... Anf... Umiliarmi forse... ?
Non riusciva a capire: aveva vinto, ora era considerata da chiunque migliore di lei, anche se all'effettiva non l'aveva ancora battuta sul campo di battaglia, ma cosa poteva fregargliene?
C'erano diversi pezzi del puzzle che non tornavano, diverse spiegazioni che non riusciva a darsi nemmeno volendolo, complice anche la stanchezza, il dolore, il sangue e la tristezza.
Se non si fosse potenziata artificialmente sarebbe durata molto, molto meno. Quella consapevolezza era come un trapano che le martellava il cervello e l'anima, un'anima già lacerata da tanto tempo.
Cercò di guardarla ancora, anche se gli occhi combattevano per chiudersi, chiedendole la pace, una pace possibilmente eterna e senza via d'uscita, ma le parole di Aryanne inevitabilmente la svegliarono di colpo.
Ti meriteresti questo e molto di più per aver ucciso Typhon, per aver tentato di uccidere anche Sly... tu parli a me di lealtà, tu hai il coraggio di guardarmi negli occhi e dirmi che sono io quella sleale? IO?!
Io... Io cosa?
... Cosa avrei... fatto... Coff coff... ?
Come osi tu, brutta stronza, parlare di lealtà a me?!
Sei stata tu a cominciare tutto, tu a nominarmi la tua Rivale Scarlatta, tu a volere tutto questo, ed è così che affronti la sconfitta, uccidendo le persone a me più care... per poi venirmi a parlare di lealtà?!?
Non capisco... Non riesco a... Capire...
Sì, vorrei ucciderti più di ogni altra cosa al mondo... ma non lo farò, perché io non sono come te.
Ma azzardati nuovamente a fare del male a qualcuno a cui tengo, e giuro che non ci sarà un singolo posto nell'intero pianeta nel quale potrai nasconderti, perché io ti troverò e ti farò a pezzi, letteralmente, fino a che non ti sentirai più nemmeno un essere umano.
Sono stata chiara?!
A quel punto, la ragazza italiana, furiosa e trattenuta dal fare qualcosa di molto peggio di quanto già non avesse fatto inconsapevolmente, fece per andarsene, ma a quel punto fu la voce di Janet Sonenclaire a chiamarla, a richiamarla, cercando di farle una domanda che sostanzialmente avrebbe potuto mandare ancora più in bestia la ex rivale ma che forse avrebbe potuto anche diradare un po' di nebbia davanti agli occhi iniettati di sangue della Vastnor. Il tono della femmina riversa al suolo zeppa di sabbia e sangue era alquanto stanco e distrutto ma assolutamente non sprezzante o derisorio. Ciò che le stava chiedendo corrispondeva ad un dubbio reale, anche perché quale pazza furiosa avrebbe potuto provocare ancora Xena dopo ciò che le aveva appena combinato?
Chi... Chi sono... Typhon e... Sly?
... Coff coff... Io non so nemmeno chi... Cazzo siano...
Ed era impossibile che fosse davvero così perché se fosse stata lei la killer, avrebbe dovuto reperire informazioni per lo meno su Typhon, trovando il nome e cognome in qualche archivio.
Cercando di utilizzare quelle pochissime forze rimaste, Janet si mise un po' più eretta col busto per cercare di favorire la respirazione, anche se onestamente le risultava molto difficile.
Le ferite da poco rimarginate del combattimento erano tornate a farsi vive, in altre parole i giorni in clinica erano serviti a nulla di fronte alla furia di Aryanne che l'aveva portata ad uno stato ancor peggiore.
La bacchetta, nemmeno più in mano, le scivolò dalle dita cadendo a terra.
Sono capace di moltissime merdate... ma non di uccidere, non a sangue freddo... è quello che mi ha sempre rimproverato mio padre...
... Inoltre pensi davvero che se avessi ucciso dei tuoi cari, a quest'ora me ne andrei in giro così serenamente e senza difese adeguate? Mi prendi proprio per... idiota... Coff coff...
Non so chi siano queste persone o perché te le abbiano fatte fuori ma... Hai preso un granchio... Non sono io l'assassino che cerchi e se non ci credi, leggimi pure la testa...
... Tanto con la forza che mi è rimasta addosso avresti la sicurezza che non saprei minimamente come fare per occultare qualsiasi verità da nascondere...