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da Veronique » 03/04/2014, 21:14
Se dipendesse da me, farei di tutto per accontentarla, può giurarci...
Non solo un uomo affascinante, virile, elegante, educato ed interessante, ma anche un uomo che sapeva ciò che voleva: che avesse pronunciato quelle parole perché in esse credeva davvero - e dunque stesse puntando a porre le basi per una frequentazione che portasse infine a qualcosa di concreto e serio - o che le stesse dicendo solo per fare colpo e arrivare a portarsela a letto, in ogni caso Veronique doveva riconoscere che Kalas sapeva bene come muoversi e come giocare le proprie carte - come aveva ammesso precedentemente. E l'idea di farsi regalare qualcosa da lui non poteva che aumentare le idee positive che la donna aveva sull'altro, perché non capitava certo tutti i giorni che un uomo così avvenente avesse voglia di spendere per lei, senza nemmeno sapere se avrebbe ricevuto qualcosa in cambio... e reputava avesse un'esperienza tale da rendersi conto che non era certo con qualche vestito nuovo che avrebbe potuto comprare il suo corpo - del suo cuore manco a parlarne, naturalmente. Sapeva che la sorella, al posto suo, non avrebbe mai potuto accettare un'offerta del genere... ma lei era Veronique Vireau, non Monique, ed il suo materialismo era tale da non farle vedere alcun motivo abbastanza valido da spingerla a rifiutare la sua proposta: accettò, dunque, chiedendogli almeno il tempo di farsi una doccia e cambiarsi. Ci si mise d'impegno, nello scegliere i suoi nuovi indumenti, decidendo di optare per un look che fosse sì femminile e sensuale, ma anche pratico e non troppo ricercato - come a dare l'idea che non in realtà non le importava veramente cosa stesse indossando, perché non lo faceva certo per piacere a lui, come invece effettivamente era. Ma oltre ad essere materialista, la francese sapeva anche essere una bella egocentrica, e in questo senso, da quel poco che aveva visto, Kalas rispondeva perfettamente a quella sua richiesta: quando gli parlò, facendolo dunque voltare, ecco che l'uomo si tolse lentamente gli occhiali da Sole e la fissò rapito, incredulo ed ammirato, facendole nascere sulle labbra un sorriso radioso e soddisfatto.
Mai visto nulla di simile in vita mia...
Rise, la bella Veronique, entusiasta e felice come una bambina il giorno di Natale: non ci poteva fare niente, adorava i complimenti da parte degli uomini... soprattutto quand'erano così avvenenti, come nel caso di colui che aveva di fronte; la facevano sentire più desiderata, più ammirata e venerata. E Kalas non faceva che alimentare queste sensazione, come quando le chiese di aspettare un secondo per poterla ammirare al meglio.
Soltanto un secondo, la prego, mi faccia l'onore di mostrarsi in tutto e per tutto.
Girò lentamente su se stessa, in un senso e poi nell'altro, così da accontentarlo, al rallentatore perché così Kalas avrebbe avuto tutto il tempo di osservare ogni dettaglio del suo corpo, stamparselo nella mente e possibilmente sbavarci sopra non appena fosse stato possibile. Infine, gli tornò di fronte, sorridente e deliziata da una tale devozione verso di sé - e ancora la conosceva così poco... uhm, forse era meglio così, almeno in quel senso.
Adesso possiamo andare, grazie infinite della concessione... permette?
Con piacere.
Gli prese il braccio, e senza perdere il sorriso si avviò con lui lontano dall'albergo, in direzione della zona commerciale: le sembrava quasi che quel pomeriggio fosse appena cominciato.
[Strada Commerciale "Oasi della Ricchezza" - Circa un'ora dopo - Stesso giorno]
Avevano camminato parecchio, ma Veronique non si era fermata in alcun posto particolare: non perché non ci fossero negozi che avessero catturato la sua attenzione, al contrario, ma la scelta era molto ardua e avrebbe dovuto rifletterci attentamente, essendoci diverse cose che la interessavano. Avevano deciso di prendere un gelato vista la temperatura piuttosto alto, e in fondo cosa c'era di meglio per rinfrescarsi la gola dopo aver parlato tanto? Gli aveva raccontato qualcosa di sé, stupidaggini come il cibo preferito, cosa faceva attualmente, quale fosse il suo cognome: era stato quasi un sollievo scoprire che Kalas non conosceva il padre - una volta tanto, almeno... - e tuttavia lui non le aveva detto il proprio, facendola riflettere. Quanto poteva essere assurdo il suo passato da impedirgli di parlare? Va bene la riservatezza, ma insomma... In ogni caso non aveva insistito, consolandosi con un bel cono fragola e cioccolato che aveva preso a leccare con una sorta di inconsapevole sensualità, mentre si sedevano su una panchina libera.
Stavo pensando... prima di tutto cosa ne direbbe di cominciare a darci del "tu", contando che adesso ci conosciamo un po' meglio...
Suggerimento piuttosto lecito, direi...
E poi... pensi possa interessarti l'idea di passare la cena con me, nella mia stanza, stasera?
Lo fissò per un secondo, sorpresa: ma che sfacciato... eppure non le dispiaceva troppo. Era intraprendente, e sicuro di sé naturalmente - e probabilmente anche con una gran voglia di portarsela a letto. Veronique non rispose subito, silenziosa inizialmente mentre leccava il gelato e poi, questa volta con consapevolezza, metteva in bocca il cono e lo muoveva su e giù dentro la bocca per qualche istante, simulando una pratica sessuale che quasi sicuramente l'uomo avrebbe gradito percepire in prima persona, su di sé, da parte di lei. Infine, con un sorrisetto soddisfatto, diede un morso alla cialda friabile e si leccò le labbra, assumendo un'aria vagamente pensierosa.
Potrebbe, sì... ma non posso certo passare la serata nella tua stanza per una cena intima senza sapere nemmeno il tuo cognome, o qualcosa in più su di te. Non sarebbe prudente, non credi?
Che poi ci fosse Marcus a proteggerla, e grazie alle illusioni fosse molto più al sicuro che con la bacchetta, quello era un discorso che sicuramente non avrebbe preso in considerazione ora, in quella sede: non voleva certo sapere tutta la sua vita, ma qualche dettaglio in più di sicuro non le avrebbe fatto male. Lasciò dunque che Kalas facesse le sue considerazioni proprio mentre terminava il gelato, annuendo poi alla sua domanda successiva.
... Per quanto riguarda invece il regalo, alla fine per cosa hai optato?
Ammetto che sono tutti negozi splendidi, e con oggetti splendidi al loro interno... come si fa a decidere? - un bel dilemma, davvero - Sai, potremmo fare un gioco... un gioco il cui premio finale è una cena insieme, nella tua stanza... intima - e l'ultima parola venne pronunciata con un filo di voce, caldo e sensuale quanto lei - Facciamo che me lo scegli tu il regalo... una cosa che pensi potrebbe piacermi. E se sarà così... allora stasera sarò nella tua camera, pronta a gustarmi una cena completa da soli, senza nessuno a disturbarci... - sorriso da stronza provocatrice, sguardo sensuale ed innocente al tempo stesso - ... che ne dici?
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Veronique
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da Kalas » 05/04/2014, 23:17
Suggerimento piuttosto lecito, direi...
Da quel momento in poi, quindi, avrebbero potuto utilizzare il "tu", avvicinandosi in quel rapporto improvvisato e sorprendentemente piacevole. Kalas stava osservando che i vari step procedevano spediti e senza intoppi, segno che evidentemente da parte di entrambi c'era un po' la stessa intenzione, ovvero non finirla lì, non concludere a quel punto la giornata e bensì proseguire, continuare e gettare le basi per altri incontri come quello, in futuro, fuori da quel contesto e fuori dalle vacanze. Nessuno poteva garantirgli che la ragazza fosse uguale a ciò che aveva di fronte adesso, nella vita di tutti i giorni, ma era piuttosto sicuro che ella non nascondesse niente o non stesse enfatizzato nulla del suo carattere e del suo comportamento, anche perché nessuna donna, mai e poi mai, avrebbe mostrato ad un uomo un così tanto deviato e perverso modo di leccare e succhiare il gelato senza avere naturalmente un'indole sessuale estremamente forte, selvaggia e sprezzante, pur di conquistarlo. Gli occhi del Mercenario si piantarono sul volto di Veronique che, nel frattempo, continuava ad eseguire quel movimento con così tanta tranquillità da sembrare a dir poco fuori dal mondo. Eppure, che la vedessero o meno, che rimanessero scandalizzati, eccitati o quant'altro, a lei non fregava assolutamente niente; continuava a fissare Kalas, continuava a trasmettergli quel messaggio, quell'idea, quella fantasia, con l'unico intento di risvegliare i suoi sensi ed anche qualcos'altro... Riuscendoci perfettamente. E allora, se tanto lei voleva giocare, perché non rispondere al gioco anche lui? Allungò la mano nel tentativo di bloccare il polso della francese. Se ciò fosse avvenuto, avrebbe attirato verso di sé lo stesso cono gelato per leccarne la punta, con un movimento della lingua lento e circoscritto, come se in realtà volesse far fantasticare lei su quale delle sue terminazioni nervose più piccole, erotiche e delicate avrebbe potuto stuzzicare in quello stesso modo. Il tutto senza mai interrompere il contatto di sguardi. Dopo di che, diede un'ultima leccata più ampia, così da lasciare il proprio sapore sopra quel dolce e darle implicitamente l'obbligo, nel caso avesse voluto finirlo, di donargli un bacio indiretto. Tornato nella propria posizione, le fece un sorriso complice e quasi divertito, perché in fondo quello per ora era una sorta di gioco e nulla più, anche se sicuramente Kalas già avrebbe voluto molto, molto di più, ed infatti, proprio in virtù di quello le fece la proposta sfacciata di restare a cena insieme quella sera nella sua camera, iniziando col mangiare e poi... beh, il poi rimaneva una incognita da aspettare, perché l'aspettativa rendeva sempre tutto molto più bollente ed esplosivo.
Potrebbe, sì... ma non posso certo passare la serata nella tua stanza per una cena intima senza sapere nemmeno il tuo cognome, o qualcosa in più su di te. Non sarebbe prudente, non credi?
Oltre che bella, eccitante, signorile e simpatica... sei anche tattica e furba. Certo che sei proprio una perla rara...
Iniziò a dire, annuendo lentamente finendo il proprio gelato in coppetta, gettandolo nel secchio poco distante.
... Potrei cominciare col dirti che ho ventisette anni, se può aiutare la tua decisione. Sono originario di un paese del medio-oriente, nato in Agosto, sono alto un metro e novantatre e peso novantun chili.
Ma ovvio che quello fosse ancora poco, per quanto intanto aveva smentito l'idea iniziale di Veronique riguardo il fatto che fosse più maturo e grande di età del suo attuale fidanzato, quel fidanzato segreto alle informazioni di Kalas che in quel momento quindi stava facendo di tutto, ma proprio di tutto per rubargli il posto e la ragazza in grande stile. Non che gli sarebbe importato qualcosa sapendo la situazione reale, comunque. Riparlando dell'argomento principale, ovvero la possibilità o meno che la ragazza fosse sua ospite per cena, forse ella non era ancora del tutto convinta, per questo l'uomo decise di sorvolare momentaneamente, parlando del fantomatico regalo che le avrebbe dovuto fare all'interno del pomeriggio, chiedendole quindi se alla fine avesse deciso o meno su cosa far ricadere la scelta. Fu a quel punto che la ragazza mostrò ancora una volta la sua innata capacità di tessere i fili sottili e diabolici dei suoi piani perfetti per allietarsi e allo stesso tempo alimentare ulteriormente la voglia di farsi prendere lì, seduta stante, senza mezze misure.
Ammetto che sono tutti negozi splendidi, e con oggetti splendidi al loro interno... come si fa a decidere? Sai, potremmo fare un gioco... un gioco il cui premio finale è una cena insieme, nella tua stanza... intima...
... Parla.
Non vi fu alcuna inflessione scherzosa nel suo tono, bensì estremamente risoluta e combattiva. Negli occhi di Kalas, Veronique avrebbe potuto scorgere l'intenzione assoluta di vincere ed avere il premio, perché il premio era lei. Probabilmente per una ragazza vanitosa come la francese quella sarebbe stata una dimostrazione molto forte non solo di apprezzamento nei suoi confronti ma anche di virile volontà di averla per lui, di catturarla e strapparla dalla proprietà di chiunque, dimostrazione magari spiazzante ma allo stesso tempo piacevole, elettrizzante, decisamente lusinghiera. Il Mercenario si fece quindi molto più attento, molto più riflessivo, proprio come quando si preparava ad affrontare una vera missione nel lavoro. Desiderava la vittoria ad ogni costo, e se non fosse riuscito nell'intento, caspita, quanto gli sarebbe bruciato.
Facciamo che me lo scegli tu il regalo... una cosa che pensi potrebbe piacermi. E se sarà così... Allora stasera sarò nella tua camera, pronta a gustarmi una cena completa da soli, senza nessuno a disturbarci... che ne dici?
Le pupille dell'uomo si dilatarono di poco, segno che evidentemente era stato messo in difficoltà. Come poteva chiedergli di farle un regalo mirato, rivolto ai propri gusti, quando loro si conoscevano da nemmeno una giornata intera? Maledetta e bastarda, ecco cos'era, ma forse fu anche per quello che Kalas si ritrovò a desiderarla ancora di più, con ogni fibra del corpo. Espirò profondamente dal naso, sbattendo le palpebre, non smettendo di fissarla, passando dal volto al collo e dal collo al corpo ed infine alle gambe, fino ai piedi, risalendo su più velocemente accompagnando quel movimento con quello dell'intero suo corpo, mettendosi eretto e porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi a sua volta, così da mettere in chiaro le cose.
Da adesso in poi ci separeremo. Io mi farò una lunga passeggiata e troverò qualcosa di adatto alla vittoria, tu invece...
Prese dalla tasca del pantalone il portafogli, estraendo un paio di banconote da cento galeoni, porgendole con tranquillità alla Vireau.
... Intanto vai in giro dove preferisci e comprati una sciocchezza per ingannare il tempo. Ci ritroveremo all'entrata dell'albergo tra due ore esatte ed io avrò con me il pacchetto contenente la nostra cena intima insieme.
Si avvicinò a lei e, sporgendosi, le diede un bacio prima sul collo e poi all'angolo delle labbra, sempre che lei glielo avesse permesso.
A più tardi e... non pensare di fuggire, sarei in grado di ritrovarti ovunque...
Detto questo, esibì un'altra volta un piccolo sorriso galante e divertito, voltandosi infine per dirigersi verso il centro della strada commerciale con le mani nelle tasche, apparentemente indirizzato già verso uno specifico negozio, ma poteva anche essere tutto quanto un bluff. Se non altro a Veronique non sarebbe servito aspettare molto per confermare o smentire quella ipotesi e, nel frattempo, avrebbe potuto impegnare l'attesa con un paio di banconote adibite esclusivamente al suo piacere e al suo diletto.
120 Minuti più tardi - Ingresso Albergo "Sentiero Dorato"
Puntuale al 100%, Kalas due ore dopo si trovava esattamente dove aveva detto, ovvero a poca distanza dalla scalinata principale dell'Albergo. Nella mano destra teneva stretta una scatola di medie dimensioni di colore bianco, con sopra una scritta in arabo argentata e in rilievo. Non eccessivamente nervoso (per quel che si poteva notare attraverso gli occhiali da sole), osservava l'orizzonte e il mare senza badare ai minuti che scorrevano, sperando in realtà dentro di sé di aver fatto la scelta giusta e di averci azzeccato nel suo ragionamento personale e piuttosto sommario riferito alla psiche e all'indole della ragazza che gli aveva lanciato quella sfida un po' folle. Non appena la voce di Veronique lo avesse sorpreso da dietro, egli si sarebbe voltato, cercando di capire inizialmente che cosa si fosse potuta comperare con i soldi che le aveva lasciato, dopo di che, notando probabilmente l'estrema curiosità della bellissima abbronzata, portò la scatola sopra il palmo della mancina e con la destra invece scoperchiò, rivelandone il contenuto.
Questo pareo bianco con motivi medio orientali è interamente fatto di seta egiziana, tra le più pregiate al mondo. Se ti stai chiedendo il motivo di questa idea, te lo spiegherò subito: ti conosco da pochissimo, ma credo di aver capito delle cose fondamentali che ti rappresentano e caratterizzano. Sai essere apparentemente il ritratto dell'innocenza, ma non ci metti nulla a cambiare angolazione mostrando il tuo lato più istintivo e sensuale, malizioso. Sei preziosa nei modi di fare ma sai anche adattarti alla sportività e al comportamento spontaneo altrui, rimanendo piacevolmente altolocata e allo stesso tempo giovanile, naturale, vera. Questo pareo è preziosissimo nel tessuto, ma di esso se ne fa un uso spontaneo e naturale oltre che frequente. E' bianco, colore che ispira purezza, ma la seta è estremamente trasparente e dunque, se indossata su un corpo nudo o in costume, ne mostra facilmente i contorni, i dettagli e la bellezza volta ad attirare l'attenzione e far morire chi si ha davanti... o dietro. Infine, i motivi che ci sono sopra sono particolari, dalle forme complesse e dalla fantasia melodica e artistica, come ho potuto sentire è la tua voce. Non so se tu sia una cantante o ti diletti nel canto, ma ho notato che spesso mentre parli è come se intonassi le frasi, come se volessi donar loro una sostanza ed una essenza armonica.
Prima di finire il discorso, offrì l'oggetto alla ragazza, così che potesse sentirlo a contatto con la pelle, osservarlo meglio ed analizzarlo.
Mi hai messo davvero alle strette, ma mi auguro di non aver fallito così miseramente nell'impresa di stupirti... Vorrei proprio tanto averti come mia ospite a cena stasera... E non solo.
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Kalas
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da Veronique » 06/04/2014, 13:36
Quel pomeriggio si era trasformato da solitario e rilassante al limite del soporifero, progettato per essere trascorso a bordo piscina a crogiolarsi al Sole, in sorprendente e piacevole, in giro per le strade di El Alamein in compagnia di un uomo affascinante e misterioso come Kalas, che sembrava essere intenzionato a conquistarla in tutti i modi. E Veronique lo lasciava fare, troppo egoista ed egocentrica - e consapevole di esserlo - per fermarlo o provare a smorzare in qualche modo il comportamento dell'altro: al contrario, lo provocava per risvegliarne i sensi, come fece quando prese a mangiare il suo cono gelato in un modo piuttosto… alternativo. E, lo dovette ammettere, Kalas rispose perfettamente a quella provocazione prendendo a leccare il gelato di lei con movimenti che le ricordarono qualcosa di bel più bollente e sessuale: le pupille della donna si dilatarono leggermente a quella vista, mentre un sorriso divertito e piacevolmente sorpreso le si formava sulle labbra; era sfacciato quanto lei, evidentemente, e pronto a rispondere col fuoco al fuoco. Tutta una tattica per portarla a letto? Forse, ma se anche così fosse stato al momento lei non se ne curava, preferendo divertirsi e tornare, poco dopo, a gustarsi il proprio cono accettando così un bacio indiretto con l'uomo - un uomo non solo tanto sfacciato da leccare in quel modo il suo dolce, ma anche da invitarla a cena nella propria stanza di punto in bianco. Ovviamente Veronique non avrebbe mai potuto accettare così, semplicemente, un po' perché non voleva dargliela vinta tanto presto.. ed un po' perché riteneva davvero poco serio dire di sì a qualcuno di cui non conosceva fondamentalmente nulla.
Oltre che bella, eccitante, signorile e simpatica... sei anche tattica e furba. Certo che sei proprio una perla rara...
Naturale, altrimenti quanto potrebbe essere difficile conquistarmi?
Commentò la Vireau di rimando, dando l'ultimo morso al cono e pulendosi le labbra con un fazzoletto e l'aria molto soddisfatta.
... Potrei cominciare col dirti che ho ventisette anni, se può aiutare la tua decisione. Sono originario di un paese del medio-oriente, nato in Agosto, sono alto un metro e novantatre e peso novantun chili.
Le aveva detto tutto o niente in realtà, dandole sì qualche informazione di sé, ma assolutamente generica e superficiale: per dirla tutta, nemmeno le aveva dato il nome preciso del suo paese di nascita, tantomeno il cognome; lo fissò appena più intensamente, non potendo fare a meno di chiedersi il perché di tanto mistero. Cosa ci poteva mai essere di così importante e pericoloso da spingerlo a non voler rivelare niente più di quanto detto nemmeno ad una donna che evidentemente voleva conquistare? Era abbastanza prevedibile che questo, alla donna, non bastasse, ma visto che le piaceva tanto giocare, che si divertiva a stuzzicare il prossimo sempre e comunque, ecco che le balenò alla mente un'idea malsana - ma meravigliosa nella sua concezione - divertente e nemmeno troppo facile per far ottenere a Kalas ciò che voleva facendo però al contempo divertire se stessa.
... Parla.
Fu decisione e risolutezza ciò che la francese lesse negli occhi dell'altro, la combattività di un uomo che aveva capito come la posta in palio, in quel caso, fosse la tanto voluta cena con lei, nell'intimità della sua stanza: un tale desiderio di riuscire non fece che alimentare l'ego della donna, lusingata da tanta volontà di averla per sé, almeno quella sera ed anche un poco eccitata all'idea che un maschio del genere - da 10 e lode, poteva ammetterlo a se stessa - fosse pronto a tutto o quasi per lei. Per questo, ecco che gli espose la sua idea, molto semplice nella teoria quanto complessa nella pratica: scegliere un regalo adatto a lei, una qualsiasi cosa che, per Kalas, potesse essere di gradimento alla francese; era complesso riuscire in tale impresa, lei lo sapeva e lo sapeva anche lui, fu chiaro dal suo sguardo interdetto. Ma che sfida sarebbe stata, se non ci fossero state delle difficoltà dietro? Gli sorrise, divertita e candidamente stronza, ma se non altro anche da quelle cose l'uomo avrebbe potuto imparare a conoscerla, a capire come fosse: si lasciò osservare da lui - lui che era anche più piccolo di Ryan… ma com'era possibile? - dalla testa ai piedi, ed infine accettò la sua mano per rimettersi in piedi, con un movimento elegante del corpo.
Da adesso in poi ci separeremo. Io mi farò una lunga passeggiata e troverò qualcosa di adatto alla vittoria, tu invece…
Inarcò un sopracciglio quando vide Kalas prendere il portafogli, e si mostrò ancora più interdetta quando ne tirò fuori circa duecento galeoni come niente fosse.
... Intanto vai in giro dove preferisci e comprati una sciocchezza per ingannare il tempo. Ci ritroveremo all'entrata dell'albergo tra due ore esatte ed io avrò con me il pacchetto contenente la nostra cena intima insieme.
A quel punto le cose erano due: o Kalas aveva davvero così tanti soldi da poter buttare al vento tutti quei galeoni come nulla fosse, oppure la sua era tutta una tattica per arrivare alla Vireau per chissà quale motivo - non era nemmeno escluso che sapesse in realtà di chi fosse figlia, e che quindi avesse in mente qualcosa di losco. Tuttavia, Veronique non avrebbe saputo dirlo con certezza ora, perciò non avrebbe potuto fare altro che stare al gioco e assecondarlo - qual sacrificio - consapevole di sapersi difendere all'occorrenza.
… vedrò di farmeli bastare.
Mormorò dunque con un sorrisetto ironico da bastarda, sottolineando però così il proprio status sociale ed economico: accettò il bacio sul collo e vicino alle labbra, facendo guizzare però la punta della lingua così da accarezzare la bocca di Kalas per un secondo, prima di tornare a guardarlo.
A più tardi e... non pensare di fuggire, sarei in grado di ritrovarti ovunque...
Sarà la mia curiosità ad impedirmi di metterti alla prova.
Replicò lei, consapevole che scoprire cosa le avesse comprato le avrebbe impedito di nascondersi per il gusto di essere poi ritrovata da lui: lo osservò allontanarsi e, scuotendo il capo, prese a camminare a sua volta per la strada commerciale, decidendo alla fine di comprare un paio di profumi di marca per lei e la sorella, costosi ma eleganti e raffinati quanto loro; per un secondo pensò di comprare qualcosa anche a Ryan, ma usare i soldi di Kalas per fare un regalo al fidanzato le sembrò davvero una cattiveria, un atteggiamento troppo da stronza… persino per lei. Così, soddisfatta e più che mai curiosa, passeggiò ancora per la strada e poi si diresse nuovamente verso l'albergo, dove sapeva che l'uomo la stava aspettando.
[Ingresso "Sentiero Dorato" - Circa due ore dopo - Stesso giorno]
Aveva finito il suo shopping giusto in tempo per tornare all'ingresso dell'albergo, dove per la seconda volta poté notare Kalas prima che fosse lui a notare lei, essendo l'uomo di spalle. Sorrise tra sé e gli si avvicinò, ancheggiando anche se lui non poteva vederla non per fare colpo su qualcuno, ma perché era quello il suo modo di fare.
Pronto a soddisfare la mia curiosità?
Gli domandò, sorridente e divertita, facendolo così voltare: non gli sarebbe stato difficile notare il pacchettino che teneva in mano con il nome di una profumeria di lusso, permettendogli dunque di capire velocemente cosa potesse aver acquistato "per ingannare il tempo". Gli occhi di Veronique, però, brillavano di aspettativa, e forse fu anche per questo che l'uomo decise di rivelarle subito il contenuto della scatola che teneva in mano… rivelando un bellissimo pareo bianco.
Questo pareo bianco con motivi medio orientali è interamente fatto di seta egiziana, tra le più pregiate al mondo. Se ti stai chiedendo il motivo di questa idea, te lo spiegherò subito: ti conosco da pochissimo, ma credo di aver capito delle cose fondamentali che ti rappresentano e caratterizzano. Sai essere apparentemente il ritratto dell'innocenza, ma non ci metti nulla a cambiare angolazione mostrando il tuo lato più istintivo e sensuale, malizioso. Sei preziosa nei modi di fare ma sai anche adattarti alla sportività e al comportamento spontaneo altrui, rimanendo piacevolmente altolocata e allo stesso tempo giovanile, naturale, vera.
Lo ascoltò, attenta e silenziosa ad ogni parola che usciva dalla bocca di Kalas, soprattutto considerando che stava descrivendo il modo di essere della francese, o perlomeno come lui la vedeva… e bisognava dire che aveva un ottimo spirito di osservazione.
Questo pareo è preziosissimo nel tessuto, ma di esso se ne fa un uso spontaneo e naturale oltre che frequente. E' bianco, colore che ispira purezza, ma la seta è estremamente trasparente e dunque, se indossata su un corpo nudo o in costume, ne mostra facilmente i contorni, i dettagli e la bellezza volta ad attirare l'attenzione e far morire chi si ha davanti... o dietro. Infine, i motivi che ci sono sopra sono particolari, dalle forme complesse e dalla fantasia melodica e artistica, come ho potuto sentire è la tua voce. Non so se tu sia una cantante o ti diletti nel canto, ma ho notato che spesso mentre parli è come se intonassi le frasi, come se volessi donar loro una sostanza ed una essenza armonica.
Non gli rispose, come a voler lasciare un alone di mistero intorno a sé, anche se per una cosa semplice come quella del canto: d'altronde, se lui poteva rimanere in silenzio sul suo cognome, lei aveva tutto il diritto di non rivelargli altri particolari di sé, no? Sorrise però, lentamente, ignara ed inconsapevole che un uomo, a non molta distanza da loro ma ben nascosto così da essere praticamente invisibile, li stava osservando con aria piuttosto pensierosa e riflessiva.
Mi hai messo davvero alle strette, ma mi auguro di non aver fallito così miseramente nell'impresa di stupirti... Vorrei proprio tanto averti come mia ospite a cena stasera... E non solo.
Alzò lo sguardo su di lui quando lo sentì pronunciare quelle parole, cogliendo quella sfumatura di serietà già percepita precedentemente: forse avrebbe dovuto parlargli di Ryan, spiegargli che era già occupata… ma essendo una stronza egoista di prima categoria, non lo fece. Non le interessava, quello per lei era un gioco ed era disposta anche a scottarsi, se valeva la pena farlo, tanto poi un modo di farsi consolare lo trovava sempre. Con entrambe le mani sfiorò il tessuto del pareo, studiandolo attentamente, con uno sguardo così concentrato e competente che Kalas avrebbe potuto esser certo di una cosa: se ci fosse stato anche solo un piccolo difetto in quel dono così apparentemente meraviglioso, lei l'avrebbe scoperto. E tuttavia dovette rimanere molto soddisfatta di quell'ispezione, visto che alla fine sorrise e prese la scatola tra le mani, annuendo tra sé.
… ci vediamo stasera, in camera tua, alle 21. Non serve che tu mi dica il numero della tua stanza… lo troverò da me.
Non commentò ulteriormente, non disse nemmeno se le piaceva o meno… non voleva dargli una soddisfazione così diretta e palese, quasi scontata, anche perché era il non detto ciò che davvero contava: aveva accettato di cenare con Kalas, il che poteva implicare solo una cosa… quel regalo le era piaciuto al punto da spingerla a mettere da parte la sua diffidenza verso l'altro e convincerla a buttarsi in quel gioco misterioso che lui rappresentava. Gli fece un ultimo sorriso, dopodiché semplicemente si allontanò con la scatola tra le mani, voltandosi a metà strada col volto per fargli un'occhiolino e scomparire così definitivamente dalla sua vista.
[Camera di Veronique - Un'ora e mezza dopo - Stesso giorno]
Mancava mezz'ora all'appuntamento con Kalas, e Veronique era ancora indecisa su cosa indossare: voleva qualcosa che rendesse giustizia al suo essere, naturalmente, ma che fosse anche comodo e in linea col posto dove si trovavano.
Già, ma dove lo trovo un vestito adatto a questa occasione?
Dev'essere un uomo davvero interessante, se ti manda così in brodo di giuggiole.
La francese sobbalzò appena per la voce che sentì alle proprie spalle, dopodiché sospirò con aria vagamente irritata, mentre si voltava verso di lui in perizoma color carne e niente sopra - in fondo non era niente che Marcus non avesse già visto.
Perché quella faccia?
Quale faccia?
Quella di chi mi sta silenziosamente rimproverando per qualcosa.
E perché mai dovrei rimproverarti, Vero? Sono sicuro che nell'accettare un invito a cena nella stanza di un uomo che non conosci, con il tuo fidanzato ad aspettarti a casa, tu sappia esattamente cosa stai facendo...
Credevo non ti piacesse Ryan…
È così.
Allora perché lo difendi?
Questa volta fu Marcus a sospirare, scuotendo leggermente il capo.
Non lo sto difendendo, Veronique, sono solo preoccupato per te. Non sai niente di questo tizio, e ci stai andando a cenare in camera come nulla fosse. E se si trattasse di qualcuno pagato dai nemici di tuo padre?
Pensi davvero che non ci abbia mai pensato, Marcus? È una possibilità e ne sono consapevole, ma se voglio davvero capire quali siano le sue intenzioni, allora devo stare al suo gioco. Mi so difendere, comunque, e tu lo sai bene.
Lo so. Ma non voglio che qualcuno ti faccia del male.
Veronique sorrise leggermente e si avvicinò, uno sguardo più morbido in volto, per posare un bacio sulla guancia dell'uomo.
Non mi accadrà nulla, te lo prometto… smettila di preoccuparti così tanto per me, mh? Piuttosto dimmi… come sono andati i tuoi affari? Hai avuto tutto ciò che volevi?
Ci sto lavorando… Intanto ti ho preso una cosa, tieni. Credo che, senza nemmeno saperlo, io abbia appena risolto il dilemma che ti affligge… che ne dici, va bene per stasera?
Oh, Marcus… è perfetto! Grazie, sei il migliore!
Cerca di fargli tenere una finestra aperta… sarò nei paraggi. Sai, nel caso in cui ti dimentichi momentaneamente come ci si difende.
Veronique gli fece una bella linguaccia, a quelle parole, indossando subito l'abito che l'altro le aveva comprato per poi rimirarsi allo specchio e girare su se stessa, felice e raggiante, quasi come un raggio di Sole.
Sì, le piaceva come le stava e come la faceva sentire. Ed era sicura che anche Kalas avrebbe apprezzato.
Devo finire di prepararmi...
Non posso assistere?
Rise, la bella Veronique, ed anche Marcus fece un bel sorriso mentre si spostava nel salone della suite dove la francese alloggiava: sapeva che avrebbe dovuto tenerla d'occhio con ogni mezzo, quella sera, ma non gli importava. Voleva troppo bene alla giovane donna, ed era quello il prezzo da pagare.
[Esterno Stanza di Kalas - ore 21.01 - Stesso giorno]
Due colpi alla porta, delicati ma abbastanza forti da farsi sentire all'interno, sguardo fiero e fermo, portamento femminile e sensuale… era pronta per quella cena, che sicuramente le avrebbe riservato non poche sorprese.
Buonasera...
Disse, non appena Kalas le aprì, schiudendo le labbra ad un sorriso divertito e malizioso: il momento più bello della giornata sembrava finalmente essere arrivato al suo inizio.
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da Kalas » 07/04/2014, 21:54
… ci vediamo stasera, in camera tua, alle 21. Non serve che tu mi dica il numero della tua stanza… lo troverò da me.
Con quella frase, Veronique racchiuse tutto il giudizio inerente al regalo appena consegnatole da Kalas, palesando in maniera abbastanza sincera ma non troppo ostentata che l'uomo era riuscito in qualche modo non solo a capirla, ma anche a colpirla, guadagnando un bell'ammontare di punti. Sorrise leggermente, l'ex nobile, osservandola mentre ancora passava tra le mani il tessuto pregiato del pareo, ignaro che in lontananza qualcuno li stesse osservando con un'aria in parte preoccupata ed in parte guardinga. L'uomo di colore temeva forse che l'uomo sconosciuto che aveva invitato la sua protetta a cena potesse avere cattive intenzioni, ma non intervenne, forse ipotizzando quanto alla ragazza avrebbe potuto dare fastidio, consapevole anche del fatto che ella era perfettamente in grado di difendersi da sé grazie alle illusioni, un'arte a Kalas sconosciuta e che quindi fungeva da asso nella manica praticamente vincente. In ogni caso, per scoprire quali fossero state le reali intenzioni del Mercenario non serviva altro che aspettare quella stessa sera, nella sua stanza. La francese lo salutò con un battito di ciglia da cerbiatta e subito dopo con un occhiolino lanciatogli nel mentre Kalas già si era perso ad ammirarle il fondoschiena mentre la ragazza si allontanava... ma non fece proprio nulla per evitare che lei se ne accorgesse, tanto ormai lo aveva capito bene quanto fosse egocentrica e vanitosa e forse era anche per quello che la voleva conquistare, perché essendo lei consapevole di quanto fosse preziosa, nel concedersi a lui gli avrebbe dato la prova che si era giocato le carte al 100%, guadagnandosi un premio davvero ambito, che fosse solo il suo corpo stupendo, o magari anche qualcosa di più.
Camera di Kalas Tìamat - Circa due ore dopo
… vedrò di farmeli bastare.
Ripensava a quella frase già da qualche minuto ed era arrivato a mezz'ora senza nemmeno accorgersene. Grazie a quella frase, Kalas comprese che le abitudini economiche della ragazze erano davvero particolari, anzi, particolarmente agiate. Ceto alto, senza ombra di dubbio, famiglia ricca e potente, quei Vireau, c'era da ammetterlo, peccato che lui non sapesse chi fossero. Doveva ancora apprendere molto da quel nuovo mondo, doveva ancora osservare attentamente tutto il panorama più infimo e complesso del Mondo Magico per arrivare a conoscenza di Nicholas, ma al momento la questione non lo sfiorava e non gli interessava affatto. Duecento Galeoni per lei erano una cifra appena sufficiente per passare un paio d'ore nello shopping sfrenato, ma allora quanto sarebbe stata una cifra accettabile? 500? 1.000? 10.000? Una gran bella domanda, decisamente. Non si sentiva spaventato da quella prospettiva, il suo conto in banca e i soldi che guadagnava giorno per giorno tra missioni e draghi era abbastanza alto da non fargli di sicuro temere i capricci di una bella femmina viziata, ma a parte questo poteva ben comprendere il perché non possedesse ancora un fidanzato degno di lei. Cioè, in realtà lei il fidanzato lo aveva eccome, ma per quel che ne sapeva lui era sola e ciò si poteva spiegare col fatto che non tutti i ragazzi del mondo potevano disporre di grandi cifre senza problemi già in giovane età. A prescindere da questo, Veronique comunque si era comprata un paio di profumi di ottima marca e qualità, tra le migliori per altro. Forse uno era un regalo per qualche amica, perché le fragranze erano molto diverse per piacerle allo stesso modo sulla propria pelle. Anche se Kalas doveva ammettere che la preferiva al naturale, col normale profumo del suo corpo, come lo aveva sentito quel giorno, perché era buonissimo, inebriante, decisamente avvolgente ed eccitante, come lei in tutto e per tutto.
... Mpf, che ti succede? Ti sei già preso la sbandata come un ragazzino? ... In fondo che mi frega, anche fosse così, l'importante è che riesca a catturarla...
Disse davanti allo specchio, mentre si provava una camicia color bordeaux con sopra una giacca nera elegante, tutto rigorosamente firmato. Sotto aveva deciso di indossare dei jeans dalla tonalità classica, ipotizzando che l'eccessivo stile di vestiario avrebbe stonato sicuramente. Prima di vestirsi si era fatto una bella doccia, lavandosi anche i capelli e rasando nelle zone giuste, come abituato a fare da sempre per abitudine. Di certo non aveva bisogno di far sembrare più grande ciò che già era decisamente sopra la media, ma era un'usanza impostagli fin da bambino per motivi di igiene e quindi aveva semplicemente continuato a farlo, scoprendone solo successivamente il duplice vantaggio. Non sapeva che nel frattempo, da qualche parte dell'Albergo Veronique stava conversando proprio con lo stesso uomo di colore che prima aveva assistito al loro termine del pomeriggio, mettendola in guardia e assicurandosi che fosse accorta e attenta. A lui nessuno poteva metterlo in guardia, perché nessuno aveva lì con sé a tenergli compagnia, per questo una volta preparatosi per bene decise di scendere giù nella Hall per andarsi a prendere un drink aperitivo nella sezione bar. Chissà, forse ci sarebbe stato anche il tizio, seduto da qualche parte ad osservarlo ancora, ma in fondo lui certo non poteva immaginare che avesse interesse a controllarlo quindi, messosi seduto su uno sgabello, si ordinò un "Apple-tini" con un cubetto di ghiaccio, leggero e appena fruttato.
Sta molto bene vestito così, signore.
Accennò a complimentarsi il barman dietro il bancone, palesemente omosessuale.
Grazie infinite, ho un appuntamento importante stasera, vorrei fare proprio una bella figura.
La farà senza dubbio, signore. E' forse, se posso permettermi, la signorina con la quale è rientrato oggi pomeriggio?
Non ti sei fatto sfuggire nulla eh? ... comunque si, è proprio lei, visto che schianto assoluto?
Ehm... direi proprio di si, signore.
Tranquillo, lo immagino che forse preferisci altro, ma comunque l'occhio critico non ti manca, dico bene?
Oh no signore, assolutamente, ed infatti le dico "ottima scelta".
Ehi, non è mica un prodotto esposto dietro una vetrina!
Mi... mi scusi signore, non volevo! Questo drink lo offro io, se permette.
Permetto. Comunque è davvero splendida, mai vista una ragazza del genere. Ti sembra normale che una creatura simile sia ancora single?
Beh, è arrivato lei, signore, no?
... Hai proprio ragione, sono arrivato io. Fammi l'in bocca al drago, ragazzo, adesso me ne torno su e finisco di prepararmi, ecco a te...
E gli mise cinquanta Galeoni sul bancone dopo aver terminato il suo drink, alzandosi dallo sgabello.
Oh, grazie infinite signore, davvero troppo buono! In bocca al drago, sono certo che riuscirà nella conquista, arrivederci e buona serata!
Così, Kalas Tìamat se ne tornò su in camera propria, togliendosi la camicia dai pantaloni per poi infilarla di nuovo e sistemarla a dovere.
Bene, adesso non ci resta... che aspettare.
Ore 21.01
Toc Toc
Veronique Vireau fu decisamente molto puntuale, altro dato di fatto estremamente a suo favore, che non sfuggì al Mercenario. Senza alcuna esitazione l'uomo andò subito ad aprire la porta, ritrovandosi davanti un gioiello ancora più prezioso di quello lasciato poco prima. Era incantevole, stupenda, perfetta sotto ogni punto di vista, impareggiabile ed impagabile, come impagabile forse sarebbe stata per lei l'espressione che fece il suo compagno della serata nell'osservarla da cima a fondo. Pupille dilatate, ancora una volta bocca semi aperta e un bel sospiro di quelli che intendono "ti salterei addosso seduta stante ma mi tocca trattenere i bollenti spiriti".
Buonasera...
Buonasera... Prego, accomodati... Sei assolutamente uno schianto... Mai i miei occhi si sono posati su qualcosa di più sbalorditivo e magnifico...
Si fece da parte in modo da permetterle di entrare, dopo di che chiuse la porta e la accompagnò all'interno dell'aggio prenotato, grande quanto un appartamento di novanta metri quadri, ricco di ogni possibile comfort, facente parte della sezione a fascia alta dell'albergo, ovvero 300 Galeoni a notte, altro dato di fatto che avrebbe potuto far intendere alla ragazza che tutto poteva essere meno che un bugiardo che si stava dilapidando il conto per riuscire a far colpo su di lei perdendo ogni avere. Il tavolo da cena era già pronto con posate d'argento, piatti di ceramica e bicchieri di cristallo, inoltre, una costosissima bottiglia di champagne era immersa in un secchio dorato pieno di ghiaccio, pronta per essere stappata e gustata solamente da loro. La luce soffusa a creare atmosfera, la luna piena fuori ad abbellire il paesaggio notturno stellato e loro due finalmente soli.
Nel mentre decidi cosa vuoi mangiare, posso già proporre il primo brindisi della serata? Agli incontri fortunati e a noi due, ovviamente...
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da Veronique » 07/04/2014, 22:59
Aveva rassicurato Marcus che qualsiasi cosa sarebbe successa, lei sarebbe stata in grado di cavarsela: d'altronde Azhad sapeva bene quanto le illusioni di Veronique fossero letali, quindi non era certo una rassicurazione campata per aria. Naturalmente c'era anche la possibilità che Kalas sapesse delle sue doti e si fosse in qualche modo protetto, ma questo avrebbe fatto di lui un individuo talmente pericoloso per la sua incolumità che Marcus sarebbe stato in grado di riconoscerlo e fermarlo molto prima. Un po' di timore lo provava, lei stessa doveva ammetterlo, perché temeva di scoprire che tutto il tempo passato insieme con l'uomo era in realtà una montatura per avvicinarsi a lei: le sarebbe dispiaciuto, visto che era stata molto bene e il Mercenario/Dragoniere si era presentato come una figura davvero interessante. L'unico modo per scoprire se e quanto fosse sincero, comunque, era metterlo alla prova, ed anche per questo Veronique aveva accettato di passare la cena in camera sua, a stretto ed intimo contatto con lui: già il fatto che alloggiasse in una suite del genere le dava da pensare, perché un uomo che stava fingendo di essere ricco difficilmente aveva comunque tutti questi galeoni da sperperare solo per arrivare a lei - e sarebbe stato da pazzi/disperati farlo. Quando poi Kalas aprì la porta, la Vireau ebbe la certezza che, in quanto a possibilità economiche, di sicuro non stava mentendo: era vestito in maniera impeccabile, elegante, la suite era pazzesca, avrebbero mangiato cibi costosissimi e Morgana solo sapeva quanto avesse speso per il pareo, quel pomeriggio… se spendeva così tanto, poteva permetterselo. Era una cosa che, ovviamente ed egoisticamente, apprezzava molto di lui… così come apprezzava il fatto che l'altro non avesse alcuna remora né timore nel dimostrarle quanto la presenza e la bellezza della francese gli facessero effetto: sorrise, infatti, assolutamente deliziata e compiaciuta dall'espressione stupita dell'uomo quando aprì la porta e si ritrovò Veronique davanti, come un raggio di Sole tutto per lui.
Buonasera…
Posso?
Prego, accomodati…
Merci beaucoup.
Fece qualche passo all'interno della camera e si guardò intorno, notando la tavola perfettamente arredata con un servizio d'alta classe - per non parlare della bottiglia di champagne ghiacciata che aspettava solo loro.
Sei assolutamente uno schianto... Mai i miei occhi si sono posati su qualcosa di più sbalorditivo e magnifico…
Ammetto che non credevo avessi possibilità di presentarti in modo tale da essere alla mia altezza… … mi sbagliavo.
Un modo alternativo per dire quanto lo trovasse bello, ed effettivamente era davvero così: era affascinante, elegante, di classe, e se anche non voleva fare un torto a Ryan con quei pensieri… non poteva non ammettere tra sé che c'era una bella differenza, tra loro, e che Kalas, pur essendo più piccolo, sembrava molto più maschio e virile del giovane Vastnor. Questo probabilmente faceva di lei una pessima fidanzata, ma non sapeva che farci, né poteva impedirsi di pensare certe cose quando queste si formavano in modo autonomo nella sua mente.
Nel mentre decidi cosa vuoi mangiare, posso già proporre il primo brindisi della serata? Agli incontri fortunati e a noi due, ovviamente...
E ai regali ben riusciti.
Si permise di aggiungere lei, avvicinandosi alla finestra enorme che dava su un panorama mozzafiato e dando così le spalle all'uomo: si era gettata in quel gioco come niente fosse, ma ora rischiava seriamente di scottarsi. Era pronta a farlo, era pronta a pagarne le conseguenze non solo immediate, ma anche nel tempo? Si morse il labbro, voltandosi verso Kalas che magari intanto stava stappando la bottiglia di champagne, e lo squadrò discretamente da capo a piedi.
… diavolo, sì.
Pensò con un sorriso da stronza: aveva perso la voglia di uccidere la sorella, ma questo non faceva di lei una brava ragazza, non lo sarebbe mai stata. Era una gran bastarda, lo sapeva, e se lo accettava serenamente… allora il divertimento poteva davvero cominciare.
Spero non sarà un problema per te ordinare i piatti più costosi del menu dell'albergo, vero? - domandò la donna quasi retoricamente - Ma niente ostriche, non mi piacciono… e non credo ci sarà bisogno di afrodisiaci stanotte…
Aggiunse, e se Kalas intanto avesse riempito il bicchiere per lei, ne avrebbe bevuto un sorso senza staccare gli occhi da lui, leccandosi poi lentamente le labbra con fare provocatorio, come sempre.
Ora puoi raccontarmi altro di te, o preferisci continuare a rimanere avvolto nel mistero?
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Veronique
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da Kalas » 11/04/2014, 21:43
Ammetto che non credevo avessi possibilità di presentarti in modo tale da essere alla mia altezza… … mi sbagliavo.
Lieto che per te sia così. Io mi permetto di dissentire: nessuno e nessuna mai potrebbe arrivare alla tua altezza, Veronique.
E perché non riempirla di complimenti, quando in fondo se li meritava in pieno e lui stesso credeva in ciò che diceva? C'era davvero poco da fare, quella ragazza era una bellezza più unica che rara e nei lineamenti ricordava perfettamente l'ideale assoluto di Kalas. Che fosse stato il destino ad averli fatti incontrare o semplicemente il caso, poco gli importava, adesso la vera priorità era che riuscisse a conquistarla, farla sua e invogliarla a non fermarsi solo a quella notte. Buone chance di riuscita? Probabilmente. Stappò la bottiglia di champagne con estrema maestria e disinvoltura, riempiendo i due calici di cristallo pregiatissimo, decidendo per iniziare con una lunga serie di brindisi, immaginando già di versare quello stesso champagne in parti molto intime della ragazza per poi leccarlo via tutto quanto, senza darle respiro, senza darle tregua, quasi senza darle scelta. Più la guardava e più si accumulavano pensieri impuri, era mai possibile che gli facesse un effetto tanto devastante? I suoi sensi erano amplificati e rivolti a lei, ad ogni dettaglio delle sue espressioni, dei suoi sospiri, dei suoi sguardi, ipnotizzato da lei. Si avvicinò con il proprio bicchiere, porgendo l'altro alla francese, la quale decise di proseguire il brindisi proposto da lui con un altro abbastanza eloquente che stava a significare quanto le fosse piaciuto il pareo bianco acquistatole nel pomeriggio.
E ai regali ben riusciti.
Attese che ella si avvicinasse alla finestra, forse volendola aprire per fare in modo che entrasse più aria (anche se in realtà il vero intento era quello di dare modo alla sua guardia del corpo di monitorare meglio la situazione), dopo di che bevvero insieme il primo sorso di bevanda alcolica. Adesso che ci pensava, non aveva la più pallida idea se Veronique fosse o meno tollerante nei confronti dell'alcol, poco male comunque, lo avrebbe scoperto lentamente, nel corso della serata, senza precludersi alcuna curiosità su di lei. L'avrebbe conosciuta in toto o per lo meno più della mattina e del pomeriggio e per altro doveva essere pronto anche lui a snocciolare qualche informazione in più riguardo sé stesso, non volendo rischiare di allontanarla, ora che si trovava nella sua stanza e possibilmente, non aveva alcuna intenzione di tornarsene nella propria fino al giorno seguente.
Spero non sarà un problema per te ordinare i piatti più costosi del menu dell'albergo, vero? Ma niente ostriche, non mi piacciono… e non credo ci sarà bisogno di afrodisiaci stanotte…
La osservò attentamente leccarsi le labbra e per un attimo stava per perdere definitivamente il controllo: voleva baciarla, cazzo. Inspirò profondamente, ma si trattenne ancora una volta, riuscì nell'intento di bloccare gli impulsi anche se non sapeva quante altre volte sarebbe andata bene allo stesso modo. Sorrise, sicuro e malizioso, divertito da un certo punto di vista ed anche sorpreso in positivo. La Vireau aveva deciso di prendersi molta confidenza con lui, chiedendogli di ordinare i cibi più costosi, un tipo di atteggiamento valido spesso e volentieri nelle coppie e non tra due persone conosciutesi si e no dodici ore prima. Se il livello di confidenza e affinità con lei aumentava di pari passo con le libertà che ella si prendeva nei confronti del prossimo, allora Kalas Tìamat era davvero a cavallo.
Un problema? L'unico problema da potersi ritenere tale è sfumato non appena hai varcato quella soglia...
Per la serie "solo se non ti fossi presentata avrei affermato che c'era un vero problema".
... per il resto, devi pensare che non esistono problemi stasera, come non ne potrebbero esistere in generale...
Ovvero anche in un futuro nemmeno troppo lontano, tra loro.
... tutto ciò che vuoi... lo avrai.
Nell'esprimere quell'ultima frase, l'uomo si avvicinò tanto al volto della donna che le loro labbra si trovarono ad una distanza di forse un centimetro. Tutto calcolato ovviamente, ma il suo cuore, incontrollabile, batteva con una energia invidiabile, sembrava quasi addirittura in tachicardia. Si fissarono negli occhi per diversi secondi, forse non esprimendo una singola parola, dopo di che il Mercenario si allontanò per richiamare il cameriere appartenente a quel piano sull'uscio della porta, ordinandogli di scendere in cucina e far preparare l'antipasto, il primo, il secondo, il contorno e il dolce più costoso in assoluto nel menù, specificando che non erano gradite le ostriche. Il ragazzo annuì solennemente con estremo rispetto e si allontanò, facendo presente che ci sarebbero voluti circa 25-30 minuti di attesa. Non appena comunque il Dragoniere chiuse la porta e tornò in direzione della sua ospite, scoprì che lei aveva già pensato al modo ideale per trascorrere quel tempo prima dell'arrivo delle portate, ovvero... sapere un po' di verità.
Ora puoi raccontarmi altro di te, o preferisci continuare a rimanere avvolto nel mistero?
In effetti, credo sia giusto, l'atteggiamento misterioso può interessare all'inizio ma ho la netta sensazione che con il proseguire delle ore ti stancherebbe e questa è davvero l'ultima cosa che desidero... sediamoci, che ne dici?
La invitò dunque a dirigersi verso il divano dove aspettò che si sedette per poi metterlesi vicino, posando il bicchiere sul tavolino di marmo levigato proprio davanti a loro. Il profumo della illusionista gli inebriava i polmoni, la lucentezza dei suoi occhi gli faceva venire da sperare che quella sera durasse per l'eternità. Bene quindi, da dove cominciare allora. Da dove iniziare il racconto sulla sua vita e su chi era veramente? Forse l'idea migliore era semplicemente essere spontanei e non girare troppo intorno alla storia, andando dritti al sodo.
Non so se hai mai avuto modo di conoscere il mio cognome, ad ogni modo sono l'ultimo esponente della famiglia reale Tìamat. La mia stirpe ha regnato nel sultanato del Barhein per ben nove generazioni, fino a tre anni fa, per essere precisi. ... lo gradisci come inizio?
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da Veronique » 11/04/2014, 22:40
Lieto che per te sia così. Io mi permetto di dissentire: nessuno e nessuna mai potrebbe arrivare alla tua altezza, Veronique.
Non poté non sorridere compiaciuta a quelle parole, ed il fatto che Kalas continuasse a riempirla di complimenti non le impediva certo di aspettare pazientemente quello successivo, e sorriderne orgogliosa e lusingata come ogni donna vanitosa che si rispettasse… e lei lo era parecchio. Le piaceva essere al centro dell'attenzione, le piaceva essere la più bella, in passato soprattutto a confronto della sorella, ora più in generale: il fatto che, dunque, l'uomo paresse avere occhi solo per lei, era qualcosa che la stuzzicava e non poca, spingendola ad andare oltre per farlo morire sempre un poco di più, in un crescendo senza fine. Erano insieme, comunque, ora, erano nella camera di lui perché lei aveva accettato le conseguenze di giocare col fuoco, sapendo che sarebbero potute essere devastanti: d'altronde, il ruolo di brava ragazza era quello di sua sorella maggiore, a lei sarebbe sempre e comunque andato stretto, pur dopo averci fatto pace. Sapeva che avrebbe potuto ferire Ryan, era consapevole che ci fosse quella possibilità, e al tempo stesso si diceva che primo, non stava facendo - ancora - nulla di male, e secondo… lui era lontano, e non sapendo non avrebbe potuto soffrire, in ogni caso. Prese la flûte dalla mano di Kalas e la fece tintinnare con quella di lui, correggendo leggermente il suo brindisi affinché fosse completo: bevve il primo sorso di champagne e sorrise, soddisfatta, avvicinandosi alla finestra, ufficialmente per prendere un po' d'aria visto che la aprì, mentre in realtà voleva dare modo a Marcus in forma di volatile di controllare la situazione - e infatti lui era lì, che volava nei dintorni senza fermarsi… tutto pur di proteggerla. Dovevano ancora ordinare la cena, ma la cosa non preoccupava affatto Veronique: le sarebbe bastato essere sfamata coi piatti più costosi del menu, e sarebbe stata soddisfatta; tanto, considerate le spese che Kalas aveva fatto per lei in un solo giorno, una cena lussuosa non sarebbe dovuto essere un problema, per lui.
Un problema? L'unico problema da potersi ritenere tale è sfumato non appena hai varcato quella soglia...
Si volse verso di lui e gli sorrise, deliziata e radiosa a quelle parole.
... per il resto, devi pensare che non esistono problemi stasera, come non ne potrebbero esistere in generale...
E quindi quell'uomo la voleva per ben più che una notte, o era tutta una tattica per riuscire a farla capitolare ed avere più speranze di portarsela a letto? Veronique aveva idea che l'avrebbe scoperto presto, che doveva solo attendere il proseguo della cena per avere risposta ad ogni sua domanda: intanto lo osservò avvicinarsi, fermarsi a pochi centimetri da lei, le bocche che si sfioravano visto che lui aveva volutamente il viso abbassato e lei, grazie ai tacchi, poteva raggiungerlo più facilmente.
... tutto ciò che vuoi... lo avrai.
Sostenne il suo sguardo con fierezza, senza alcuna paura né indecisione, e non perché fosse una Vireau - aveva scoperto quanto poco onore avesse il suo cognome e l'uomo che lo portava - ma perché era Veronique, e tanto le bastava. Quando Kalas fece per allontanarsi da lei e richiamare il cameriere, la francese lo bloccò per un braccio, sfiorandolo con la mano destra, in modo tale che lui si voltasse: a quel punto fu lei a fare un passo in avanti, verso il suo corpo, e questa volta sì che le bocche si sfiorarono… ma non era un bacio ciò che la donna voleva da lui, bensì stuzzicargli le labbra mentre parlava.
Je n'ai pas besoins d'être réassuré, Monsieur… (Non ho bisogno di essere rassicurata, Signore…)
Gli sussurrò, con la bocca che si muoveva leggera sulla sua e gli occhi che non si discostavano da quelli di lui mentre parlava nella sua lingua madre, il francese, con quel filo di voce bassa e sensuale, calda e maliziosamente erotica.
Quand je veux quelque chose… je le prends. (Quando voglio qualcosa… me la prendo.)
Concluse, facendo un passo indietro dopo aver guardato per un secondo la sua bocca con gli occhi scuri e penetranti che la donna possedeva, ed essere poi tornata a fissarlo nei suoi. Ora poteva farlo allontanare, permettendogli di ordinare la cena per entrambi seguendo le direttive di lei, che aveva deciso di abolire le ostriche, per quella sera… non sarebbero servite; lanciò un'occhiata al corvo che volteggiava di fronte alla finestra, e gli scoccò un'occhiata eloquente accompagnata da un sorriso complice mentre Kalas ordinava il tutto, tornando poi a guardarlo ed invitandolo a raccontarle qualcosa di sé, ora che erano soli.
In effetti, credo sia giusto, l'atteggiamento misterioso può interessare all'inizio ma ho la netta sensazione che con il proseguire delle ore ti stancherebbe e questa è davvero l'ultima cosa che desidero... sediamoci, che ne dici?
Volentieri.
Rispose la donna, accomodandosi sul divano con grazia: accavallò le gambe e posò una mano sul proprio grembo, l'altra che reggeva ancora la flûte con lo champagne, e posò nuovamente lo sguardo sul suo viso, dopo averne saggiato nuovamente la figura con gli occhi in tutta la sua interezza.
Non so se hai mai avuto modo di conoscere il mio cognome, ad ogni modo sono l'ultimo esponente della famiglia reale Tìamat.
Tìamat. Quel cognome fu come una sorta di campanello d'allarme, per lei, come se una parte del suo cervello stesse cercando disperatamente di farle ricordare qualcosa.
La mia stirpe ha regnato nel sultanato del Barhein per ben nove generazioni, fino a tre anni fa, per essere precisi.
Ora ricordava… certo che ricordava. Si alzò lentamente in piedi a quella rivelazione, dandogli le spalle per un secondo: era per quello che l'aveva adocchiata, invitata? Sapeva di chi era figlia, sapeva cosa suo padre avesse fatto… e voleva fargliela pagare per questo, magari ucciderla?
... lo gradisci come inizio?
Decisamente… - sussurrò lei, voltandosi di scatto verso l'uomo per fissarlo negli occhi, piuttosto gelida e distaccata. Niente bacchetta alla mano ma, con un'arte come la sua, chi ne aveva davvero bisogno? - Almeno adesso è chiaro perché tu mi abbia invitata qui… vuoi vendicarti, non è vero? Hai anche fatto finta di non sapere chi fosse mio padre, quando invece sei perfettamente al corrente che è stato lui il maggiore finanziatore dell'ascesa della famiglia Jakom al potere ai danni della tua.
Chiaro che, per Veronique, Kalas sapeva già tutto, e che tutta la conoscenza del pomeriggio, l'andare in giro per negozi… fosse tutta una messa in scena per avvicinarla e magari rapirla, od ucciderla direttamente.
Mi dispiace deluderti, ma non mi farò uccidere tanto facilmente… quindi, se vuoi, provaci. Sicuramente faresti un gran torto a mio padre uccidendo la sua figlia preferita - solo perché non sapeva davvero quali sentimenti lei provasse per lui - … ma potresti perdere la vita nel tentativo di vendicarti. Se invece hai un po' di buon senso, ti conviene lasciarmi andare… non c'entro con quanto successo nel Barhein, e ti macchieresti di sangue innocente se mi uccidessi. Ammesso che te ne importi qualcosa.
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da Kalas » 15/04/2014, 23:33
Je n'ai pas besoins d'être réassuré, Monsieur… Quand je veux quelque chose… je le prends.
Le labbra della francese si muovevano sulle sue, creando un contatto bollente quasi impercettibile ma vero, reale, certo. L'uomo la fissava negli occhi con un trasporto così forte da sembrare quasi ipnotizzato, vittima del suo completo controllo, ma Veronique sapeva come far cadere un individuo nella sua trappola di seduzione maliziosa ed erotica e a lui non dispiaceva affatto essere catturato. Linguaggio della sua terra natia, linguaggio caldo e sensuale, linguaggio avvolgente come una carezza che gli attraversava il corpo deliziando ogni fibra del suo essere arrivando fino alle zone più irrorate di sangue in quel momento, stuzzicandole a dovere. Ella fece abbassare l'attenzione sulla bocca di lui, poi tornò a guardarlo nelle iridi, ma Kalas poté percepire tranquillamente che gli occhi della ragazza in realtà avevano oltrepassato ciò che parevano effettivamente osservare, scendendo molto, molto più in basso, con aria golosa e sicura, oltre che estremamente possessiva. Probabilmente se non si fosse dovuto occupare di ordinare da mangiare l'avrebbe presa in braccio ed attaccata al muro in quel preciso istante, spogliandola di ogni indumento per poi "approfittare" di lei e del suo corpo fantastico ed eccitante senza nemmeno passare dalla cena. Fortunatamente il suo proverbiale ed allenato autocontrollo lo aiutò anche in quella occasione, facendolo interrompere nel momento giusto, rendendolo maggiormente lucido ed intenzionato a proseguire quella serata con calma e strategia, una strategia che si sperava l'avrebbe portato si a possederla, ma anche e sopratutto con una partecipazione assoluta e vogliosa da parte della Vireau. Per aiutarsi nel difficile compito di trattenere gli istinti, il Mercenario invitò la propria compagna della serata ad accomodarsi mentre aspettavano che le pietanze arrivassero per saziare i loro appetiti e deliziare i loro palati. L'illusionista accavallò le gambe, gesto che Kalas preferì non osservare con troppa attenzione per non rischiare ricadute, dopo di che si passò a parlare del passato e della vita dell'uomo, specificando quindi il suo cognome e la sua famiglia di origine, una verità che lasciò piuttosto interdetta e colpita la figlia di Nicholas Vireau, la quale si alzò in piedi cominciando a farsi venire dubbi su dubbi, oltre che una rabbia in lenta crescita.
... lo gradisci come inizio?
Decisamente… Almeno adesso è chiaro perché tu mi abbia invitata qui… vuoi vendicarti, non è vero?
Egli rispose a quella domanda con uno sguardo decisamente colpito e ignaro, aggrottando la fronte e assottigliando lo sguardo.
Vendicarmi? E di cosa?
Hai anche fatto finta di non sapere chi fosse mio padre, quando invece sei perfettamente al corrente che è stato lui il maggiore finanziatore dell'ascesa della famiglia Jakom al potere ai danni della tua.
Il maggiore finanziatore. Il padre di quella ragazza aveva la colpa di essere stato uno dei principali antagonisti della famiglia di Kalas. Lui però questo non lo sapeva, come era possibile che gli fosse sfuggito un nome del genere? Come era possibile che non esistesse un solo singolo Vireau in tutta la sua lista di persone da incontrare e minacciare di lasciar stare per sempre gli affari dei Jakom? Se Veronique in quel momento si fosse aspettata un'espressione si stupita, ma solo perché aveva scoperto prima del previsto l'imbroglio, invece si ritrovò a fissare un nobile decaduto completamente preso alla sprovvista, così tanto che, alzatosi in piedi con una espressione seria e rigida del volto, poco dopo inspirò profondamente, tramutando quel viso in una maschera di dispersione, nervosismo e incredulità.
E così anche tu... anche tu in qualche modo sei collegata a tutto ciò che mi è accaduto. Impossibile... non riesco a crederci, io che pensavo di aver trovato una persona totalmente lontana da fatti simili, sconnessa del tutto e da tutto. Tuo padre... tuo padre...
Mi dispiace deluderti, ma non mi farò uccidere tanto facilmente… quindi, se vuoi, provaci. Sicuramente faresti un gran torto a mio padre uccidendo la sua figlia preferita… ma potresti perdere la vita nel tentativo di vendicarti.
Non la stava nemmeno ascoltando, più che altro perché adesso era troppo concentrato in un dilemma interiore molto grande e devastante. Quella ragazza era davvero perfetta per lui, gli piaceva in ogni frangente, ogni dettaglio, non c'era nulla che non lo convincesse su di lei, ma quel particolare familiare, quella vicinanza alla sua più grande e terribile disgrazia costituiva un elemento di riflessione piuttosto evidente e palese. Scostarsi e provare a vederla solo come ragazza e non come Vireau poteva essere una soluzione, ma sarebbe stato così semplice e poi, chi gli dava la sicurezza che lei non fosse d'accordo con quello che era avvenuto alla famiglia Tìamat? Si andò a sedere sul bordo del letto, sconvolto, posando i gomiti sulle ginocchia, mani penzolanti e sguardo basso, capo chino e schiena incurvata in avanti. Il vento della notte spirava caldo, ma per ora lungo il suo corpo si dipanavano solo pessimi brividi freddi, non meravigliosi come quelli percepiti prima, quando lui e la francese stavano vicini. Nel frattempo, magari timorosa che quella del Dragoniere fosse tutta una messa in scena per depistarla dalla verità, Veronique proseguì con le sue minacce furiose, pronta a difendersi ed attaccare qualora la sua ex buona compagnia serale avesse deciso di ucciderla in segno di affronto verso la sua stirpe devastatrice della propria.
Se invece hai un po' di buon senso, ti conviene lasciarmi andare… Non c'entro con quanto successo nel Barhein, e ti macchieresti di sangue innocente se mi uccidessi. Ammesso che te ne importi qualcosa.
Quelle parole però, contribuirono a fargli alzare nuovamente lo sguardo. Kalas la fissò molto a lungo, forse rincuorato dal fatto che per sua stessa ammissione lei era innocente, non aveva nulla a che fare con quella faccenda di spionaggio e capovolgimento politico e regale. Per qualche secondo si chiese se potesse fidarsi di lei, se potesse credere alle sue parole ciecamente, ma non era normale che una persona colpevole ammettesse precedentemente il crimine senza che ancora non si era fatto nulla per farglielo confessare: era controproducente. Inoltre erano rimasti tanto vicini in più occasioni che per tirare fuori un coltello e ficcarglielo nell'addome le sarebbe voluto pochissimo, una frazione di secondo e tanti cari saluti. Allora davvero era stata presa in contropiede nel sapere l'identità del Mercenario e ovviamente aveva scambiato lui per l'individuo intenzionato a compiere la propria vendetta personale, sbagliando però palesemente, visto che dei due quello più sconvolto paradossalmente era proprio il "Decaduto". Si alzò in piedi, ma non si azzardò ad avanzare, perché comprendeva che ella potesse ancora sentirsi minacciata ed in pericolo, quindi decise di rischiare, di provare a darle fiducia, anche se era davvero assai pericoloso, perché spesso e volentieri le donne erano le killer più spietate e da evitare in assoluto, così capaci di ammaliarti, tanto capaci di finirti un attimo dopo. Perché aveva scelto di tentare? Beh elementare: era già pazzo di lei.
Nel mobile color crema alla tua destra è riposta la mia bacchetta. Puoi prenderla, si trova nel secondo cassetto.
Iniziò, parlando scandendo bene le parole, serio, ritrovando la maggior parte del suo autocontrollo. La sua priorità era ristabilire un contatto ed un rapporto normale con Veronique, poi si sarebbe soffermato sui fatti concreti. Le mani nelle tasche, a sottolineare che si auto conferiva un malus qualora la francese avesse pensato che volesse scattare in avanti in qualche modo e sorprenderla con un attacca fisico, poi scese lentamente, seduto a gambe incrociate, ennesimo svantaggio voluto.
Credo tu sia abbastanza intelligente da sapere quanto tuo padre sia in grado di nascondere i propri imbrogli. Deduco tu abbia questa consapevolezza poiché nemmeno io stesso, che ho vissuto da vicino tutto lo svolgimento dei fatti ed ho anche incaricato un investigatore di trovare i nomi dei colpevoli, sono riuscito a risalire al nome della tua famiglia. Non so davvero che dire, volevo soltanto trascorrere una piacevole giornata cercando di conquistare la più bella ragazza che avessi mai incontrato in tutta la mia vita. Scoprire un tale aneddoto sul tuo conto mi ha sinceramente destabilizzato, anche se, per tua ammissione, non sei minimamente coinvolta con gli affari loschi di tuo padre e quindi... quindi forse dovrei discernere dal tuo cognome e concentrarmi solo sul tuo splendido nome. Per me sei Veronique, non Veronique Vireau, e ti prego di credermi quando ti dico che non sapevo nulla, quando ti dico che mi hai lasciato di sasso e che sto maledicendo ulteriormente i Jakom per essere stati in grado di rovinare, dopo la mia intera esistenza, anche questo magico momento intimo tra noi.
La voce voleva trasmettere sicurezza e sincerità, perché alla fine non c'era nessuna messa in scena, non da parte sua almeno. Virile, calda, proprio come lei l'aveva sempre sentita, ma questa volta mista ad una lievissima nota agrodolce di fastidio e malessere. Volse il capo un attimo verso sinistra, non riuscendo momentaneamente a sostenere lo sguardo della ragazza, sinceramente affranto da quella situazione, dato che lui, in quanto gentiluomo nobiliare, odiava dover determinare sensazioni negative nella propria donna. Va bene, lei non era ancora la sua donna, ma era ciò che, per il Mercenario, ci si avvicinava di più, considerando anche i propri sentimenti. Nonostante questo però, la sua determinazione a farsi credere dalla francese fu tale da permettergli di tornare a guardarla, alzando nuovamente gli occhi, fiero come un principe, invaghito come un uomo.
... Se ciò che dici è vero non ho motivo di allontanarmi da te, a meno che tu non sia d'accordo con ciò che ha fatto tuo padre, allora in quel caso, me ne andrò semplicemente, poiché comunque non riuscirei a torcerti un singolo capello, mi hai già così tanto circuito l'anima che se anche tentassi solamente di pensare all'idea di ferirti... la mia mente si rifiuterebbe, bloccata dal cuore.
Fece una piccola pausa, guardandola un'ultima volta negli occhi, a causa di ciò che sapeva avrebbe detto poco dopo.
... Oppure se preferisci, obliviami pure, fammi dimenticare e poi, poi va' via... L'unica cosa che ti chiedo è di non tralasciare nemmeno un singolo ricordo di questa giornata, rimuovi tutto. Non sopporterei il sapere di aver incontrato la creatura più straordinaria e magnifica della Terra ed essermela lasciata sfuggire come sabbia al vento senza nemmeno un perché...
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da Veronique » 16/04/2014, 12:26
La serata era iniziata nel modo migliore: si era vestita nel modo più consono per farlo eccitare ed essere comunque elegante e sofisticata, e Kalas aveva fatto lo stesso; non solo, ma egli non aveva smesso un secondo di ammirarla e palesarle quanto per lui fosse bella, splendida, una Principessa e forse anche di più. Aveva ordinato i piatti più costosi del menù solo per farle piacere, ed erano stati tanto vicini da permettere alle loro labbra di sfiorarsi… sembrava davvero tutto perfetto. E poi, in un secondo, tutto era precipitato. Quando l'uomo le aveva rivelato il suo cognome, Veronique non ci aveva messo molto a fare i dovuti - sbagliati - collegamenti: egli era un Tìamat, membro di una dinastia a capo del sultanato del Barhein che era stata spodestata dal trono dalla famiglia Jakom, un'altra Casata antica a potente che era riuscita a prendere il controllo del potere in gran parte grazie all'unico uomo che in casi come quello era in grado di fare la differenza… suo padre, Nicholas Vireau. Inizialmente sorpreso e perplesso, Kalas chiese spiegazioni alla donna che, pensando stesse fingendo, gli sputò in faccia quella che credeva essere - e per lei era - la verità: lui sapeva fin dall'inizio chi lei fosse, e probabilmente l'aveva invitata lì tanto per ucciderla, e vendicarsi dell'operato di Nicholas ai danni della sua famiglia. Stranamente, però, al posto dell'espressione colpevole che la francese si sarebbe aspettata di vedere sul volto del Dragoniere/Mercenario, quello che poté cogliere sul suo volto fu soltanto… stupore, incredulità e sgomento.
E così anche tu... anche tu in qualche modo sei collegata a tutto ciò che mi è accaduto. Impossibile... non riesco a crederci, io che pensavo di aver trovato una persona totalmente lontana da fatti simili, sconnessa del tutto e da tutto. Tuo padre... tuo padre…
Fingeva anche di non saperne nulla… … ma fingeva soltanto, oppure era davvero ignaro della cosa? Non sapeva rispondersi, Veronique, divisa tra la propria paranoia e ciò che aveva di fronte, ovvero un uomo quasi distrutto da quella notizia: in ogni caso lo minacciò velatamente delle conseguenze a cui sarebbe incorso se avesse tentato di ucciderla, perché era chiaro che lei non avrebbe lasciato quel mondo senza combattere - e non dimentichiamoci di Marcus, che si era appollaiato sullo stipite della finestra per essere pronto ad intervenire appena la donna gli avesse dato un segnale. Lo osservò alzarsi, tutti i sensi all'erta e pronti a far scattare un'illusione che lo bloccasse sul posto, pensando che le si sarebbe avvicinato per farle del male… ed invece andò a sedersi sul bordo del letto con espressione distrutta ed incapace di reagire: aggrottò leggermente la fronte, Veronique, abbastanza perplessa da quel comportamento; se Kalas in quel momento stava solo fingendo… il mondo babbano sarebbe andato in visibilio per la sua capacità interpretativa. In ogni caso, la francese ne approfittò per sottolineare che lei non c'entrava niente con quella storia, non aveva alzato nemmeno un dito per aiutare la famiglia Jakom: non erano servite le sue illusioni, in quel caso erano stati necessari solo tanti, tantissimi soldi ed agganci politici influenti… e quelli ce li aveva il padre, non lei; sostenne lo sguardo dell'uomo, fissandolo per un lunghissimo istante perché non aveva nulla da nascondere, e quando lui si alzò in piedi, il corpo della donna si tese, pensando di dover stare pronta a difendersi. Ma si sbagliava, ed anche di grosso.
Nel mobile color crema alla tua destra è riposta la mia bacchetta. Puoi prenderla, si trova nel secondo cassetto.
Inarcò un sopracciglio, ma non si mosse di un muscolo: certo, e se appena si fosse distratta lui l'avesse uccisa? D'accordo, aveva messo le mani nelle tasche e si era seduto - il che rendeva un po' difficile attaccarla e farle del male - ma non si poteva mai sapere.
Credo tu sia abbastanza intelligente da sapere quanto tuo padre sia in grado di nascondere i propri imbrogli. Deduco tu abbia questa consapevolezza poiché nemmeno io stesso, che ho vissuto da vicino tutto lo svolgimento dei fatti ed ho anche incaricato un investigatore di trovare i nomi dei colpevoli, sono riuscito a risalire al nome della tua famiglia.
La cosa non mi stupisce… Nicholas sa bene come non farsi trovare, quando gli fa comodo.
Mormorò Veronique, e Kalas non avrebbe fatto fatica a cogliere una nota di sincero disprezzo nel suo tono di voce.
Non so davvero che dire, volevo soltanto trascorrere una piacevole giornata cercando di conquistare la più bella ragazza che avessi mai incontrato in tutta la mia vita. Scoprire un tale aneddoto sul tuo conto mi ha sinceramente destabilizzato, anche se, per tua ammissione, non sei minimamente coinvolta con gli affari loschi di tuo padre e quindi... quindi forse dovrei discernere dal tuo cognome e concentrarmi solo sul tuo splendido nome.
Studiò i suoi lineamenti, la sua voce, anche la posizione del suo corpo… sembrava sincero, nulla tradiva in lui una volontà di mentirle… si poteva davvero fidare?
Per me sei Veronique, non Veronique Vireau, e ti prego di credermi quando ti dico che non sapevo nulla, quando ti dico che mi hai lasciato di sasso e che sto maledicendo ulteriormente i Jakom per essere stati in grado di rovinare, dopo la mia intera esistenza, anche questo magico momento intimo tra noi.
Sospirò, incerta: non sapeva che fare, combattuta tra la volontà di credergli e l'abitudine a non fidarsi mai di nessuno, in nessuna circostanza, specie dopo una scoperta di tale portata.
... Se ciò che dici è vero non ho motivo di allontanarmi da te, a meno che tu non sia d'accordo con ciò che ha fatto tuo padre, allora in quel caso, me ne andrò semplicemente, poiché comunque non riuscirei a torcerti un singolo capello, mi hai già così tanto circuito l'anima che se anche tentassi solamente di pensare all'idea di ferirti... la mia mente si rifiuterebbe, bloccata dal cuore.
L'avrebbe lasciata andare… così? Era un altro dei suoi trucchi, forse, o sarebbe stato davvero così pazzo da permetterle di vivere pur sapendo che magari era d'accordo col padre?
... Oppure se preferisci, obliviami pure, fammi dimenticare e poi, poi va' via... L'unica cosa che ti chiedo è di non tralasciare nemmeno un singolo ricordo di questa giornata, rimuovi tutto. Non sopporterei il sapere di aver incontrato la creatura più straordinaria e magnifica della Terra ed essermela lasciata sfuggire come sabbia al vento senza nemmeno un perché…
Diavolo, ma perché doveva rendere tutto più difficile con quelle parole così intense e toccanti? Sua sorella l'aveva davvero fatta diventare troppo buona… Scosse il capo, passandosi una mano tra i capelli, riflettendo: in effetti c'era un modo per capire se stesse mentendo o meno, per essere sicura che fosse innocente… e non le sarebbe servita nemmeno la bacchetta; doveva solo farne uso in un modo velato, tale da impedirgli di comprendere che qualcosa non andava. Annuì tra sé, socchiuse gli occhi, e lentamente lasciò che la sua capacità illusoria fluisse da sé e lo abbracciasse senza che Kalas se ne rendesse minimamente conto: quando fu certa della cosa, alzò gli occhi su di lui e schiuse le labbra, pronta ad usare la sua capacità per costringerlo a dirle il vero.
Ora voglio che tu mi dica l'assoluta verità… - gli ordinò dunque, ma visto quanto si fosse spaventata prima, probabilmente l'uomo non avrebbe trovato strano quell'imperativo da parte sua - Dimmi la verità, ed io ti crederò: non sapevi davvero chi fossi, quando mi hai conosciuta? Non avevi idea che fossi una Vireau? Non sapevi veramente che Nicholas Vireau era invischiato coi Jakom?
Avrebbe voluto chiedergli anche se davvero provava delle sensazioni così forti per lei, ma si trattenne perché in quel caso c'era davvero il rischio che Kalas si stranisse; così, invece, avrebbe detto la verità senza stupirsi troppo di se stesso, ed avrebbe tranquillizzato sia lei che Marcus. Se, infatti, le risposte dell'uomo fossero state tutte positive, Azhad avrebbe nuovamente spiccato il volo, più tranquillo di prima, lasciandoli nuovamente soli: Veronique, dal canto suo, avrebbe rilassato ogni muscolo del corpo, facendo cadere l'illusione, abbassando anche gli occhi ed andandosi poi a sedere sulla sedia di fronte al tavolo apparecchiato per la cena con un sospiro più leggero.
… Nicholas ha rovinato anche la mia, di vita. Mi ha fatto dimenticare che avessi una sorella, mi ha costretta ad odiarla, a pensare di volerla uccidere… mi ha rubato gli anni più belli della mia esistenza - e quanto tempo le aveva fatto perdere nell'odio per Monique, quando invece, da piccola, la considerava la persona più importante del mondo… - Mi dispiace per quello che ti ha fatto.
Sussurrò con un altro sospiro, riflettendo velocemente per poi alzare lo sguardo su Kalas, una nuova luce di determinazione negli occhi.
Non posso cancellare quello che Nicholas ha fatto, ma abbiamo entrambi un buon motivo per odiarlo… perciò ti aiuterò a vendicarti di lui: insieme spodesteremo i Jakom, e faremo tornare i Tìamat sul trono.
E non era un'opzione, per lei… era una promessa, ed un dato di fatto. Nicholas l'avrebbe pagata anche per quello.
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da Kalas » 16/04/2014, 23:23
La cosa non mi stupisce… Nicholas sa bene come non farsi trovare, quando gli fa comodo.
Mai parole sarebbero state più veritiere, contando che Kalas aveva impiegato un ottimo investigatore per avere i nomi di tutte le persone coinvolte nel complotto e la sua lista era davvero lunghissima, con identità talmente assurde da ipotizzare, che se Nicholas Vireau era riuscito a non farcisi mettere in mezzo, allora i suoi agganci erano decisamente troppo in alto e disparati ovunque, nel Mondo Magico. Tuttavia non fu soltanto quel dettaglio a richiamare l'attenzione e la sorpresa del Mercenario, bensì anche l'espressione quasi schifata della ragazza che adesso, lontana e distante, dubitava di lui e della sua buona fede nei propri confronti. Anche lei non vedeva di buon occhio il padre e quello poteva essere un ottimo punto di partenza, un buon trampolino di lancio per provare a riallacciare qualcosa, per sperare di non buttare totalmente al vento quella serata iniziata divinamente. Non che le sue parole successive furono architettate per lo scopo, no, assolutamente, ma di certo contenevano un filo di speranza maggiore, perché se davvero la ragazza non aveva niente a che fare con tutto ciò che concerneva i loschi affari di famiglia, allora ciò che Kalas le disse probabilmente avrebbe sortito tutto un altro effetto, un effetto positivo, propedeutico ad un abbassamento della tensione e della paura. Se l'uomo fosse stato a conoscenza del dono di Veronique, probabilmente in parte ci sarebbe rimasto molto, molto male del fatto che ella avesse deciso di affidarsi a quella capacità per scoprire la verità, non rinunciando a ragionare con il cuore di un essere umano privo di poteri sensazionali del genere. Un'altra persona infatti, un babbano per la precisione, non avrebbe potuto far altro che decidere di fidarsi oppure no, impossibilitato ad avere prove effettive della veridicità delle parole altrui. D'altra parte, comunque, il detto "fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio" in quello specifico settore del Mondo Magico assomigliava più ad un dogma che ad un semplice e moderato consiglio, quindi forse la parte più razionale e meno sentimentale del Dragoniere le avrebbe dato ragione nel volersi prendere qualche libertà in più giusto per sedare ogni dubbio stupido e fastidioso. Così la francese investì il suo compagno della serata con le proprie illusioni, avvolgendolo completamente senza che nemmeno se ne accorgesse, in fondo la sua abilità di Concentrazione era nettamente inferiore alla ragazza quindi non c'era pericolo che capisse qualcosa di concreto. La voce della Vireau apparve risoluta e precisa, gli stava chiedendo di essere sincero, di dire la verità, e se per Kalas quello era un modo giusto ed accettabile di richiedere ulteriori rassicurazioni, per lei non era altri che un modo intelligente di mascherare le proprie doti, infatti anche qualora l'uomo avesse voluto mentire non ci sarebbe riuscito, ma non era quello il momento e non era quella l'intenzione.
Ora voglio che tu mi dica l'assoluta verità…
Parla dunque, non aspetto altro.
Dimmi la verità, ed io ti crederò: non sapevi davvero chi fossi, quando mi hai conosciuta?
No, assolutamente.
Non avevi idea che fossi una Vireau?
Non sapevo nemmeno che esistessero i Vireau.
Non sapevi veramente che Nicholas Vireau era invischiato coi Jakom?
No fino a quando non me lo hai detto tu.
In quello stesso istante, dopo che l'interrogatorio si concluse, il Mercenario sentì distintamente il suono di due ali sbattere fuori dalla finestra. Un volatile di medie dimensioni si era allontanato, caso strano proprio in concomitanza con la sicurezza per la ragazza che non correva rischi. Singolare, davvero singolare, d'altronde gli Animagus non erano troppo diffusi ma sicuramente esistenti, lui stesso lo era seppur non registrato. Avrebbe affrontato quel discorso successivamente, per ora l'unica cosa che gli interessava era comprendere se finalmente poteva rimettersi in piedi e avvicinarsi a lei, così da risolvere ulteriormente quel malinteso con un abbraccio o comunque con una minore distanza tra i loro corpi. La francese si sedette su una sedia del tavolo, la cena ancora non era arrivata, meglio così in un certo senso. Adesso che i muscoli non erano più così rigidi e la bacchetta le penzolava a peso morto, il viso di lei assunse una espressione affranta, infastidita e riflessiva, per la prima volta da quando la conosceva poteva vederla in quello stato, ma era ugualmente bellissima, per quanto bisognosa di attenzioni, attenzioni che lui era assolutamente desideroso di fornirle.
… Nicholas ha rovinato anche la mia, di vita. Mi ha fatto dimenticare che avessi una sorella, mi ha costretta ad odiarla, a pensare di volerla uccidere… mi ha rubato gli anni più belli della mia esistenza... Mi dispiace per quello che ti ha fatto.
Dopo aver ascoltato quel sussurro, Kalas emise un sospiro fermo, facendo leva sulle ginocchia per tornare eretto col busto, in piedi. Si avviò lentamente verso di lei che intanto passava da uno stato di profonda amarezza ad un altro di completa sfida ed in parte rabbia repressa. Era davvero determinata nello sguardo, una determinazione quasi eccitante, se si pensava a quanto apparisse indifesa quella splendida creatura. Non appena il "Decaduto" si trovò a meno di un metro da lei, ancora seduta, si inginocchiò, incontrando i suoi occhi, rimanendo estremamente serio e impassibile, ascoltandola, dopo di che, allungò la mano per farle una carezza prima sulla guancia e poi tra i capelli, dietro il collo.
Non posso cancellare quello che Nicholas ha fatto, ma abbiamo entrambi un buon motivo per odiarlo… perciò ti aiuterò a vendicarti di lui: insieme spodesteremo i Jakom, e faremo tornare i Tìamat sul trono.
So che evidentemente hai i mezzi per farlo, per darmi una mano, ma per ora vorrei tu stessi lontana da questa storia. Non perché non credo in te, non perché voglio cavarmela per forza da solo per uno stupido discorso di orgoglio, non per timore. Ma non mi andrebbe di cominciare una relazione con una ragazza senza la giusta dose di pace, serenità e spensieratezza. Tanto non intendo morire molto presto e se manterrai il segreto sulla mia identità, la situazione non cambierà, al massimo migliorerà grazie alle altre persone che minaccerò di allontanarsi dalla famiglia Jakom. Per ora, tutto ciò che desidero tu faccia per dimostrare il tuo immenso dispiacere... è alleviare le mie ferite in questo modo...
Leccandosi appena le labbra, cercò di fare una leggerissima pressione con la mano destra per far avvicinare il viso di Veronique al proprio e così... unire le loro bocche in un bacio sentito, intenso, dolce e passionale allo stesso tempo, senza ancora nessun accenno di lingua, non ce n'era bisogno. Avrebbe chiuso gli occhi, assaporando quella parte di lei che tanto aveva sognato sfiorare già da diverse ore, perdendo la cognizione del tempo e dello spazio, dell'accaduto, del passato del presente e del futuro. Anche l'idea che ci fosse un Animagus a spiarli svanì come neve al Sole. Respiri, solo respiri, piccoli morsi sui morbidi cuscinetti della francese e poi ancora un bacio dietro l'altro, piccolo e caldo, prima che due colpi sordi alla porta segnassero che, purtroppo per loro, era arrivata la cena a interrompere quel momento idilliaco.
... Torno subito... ... Non ti azzardare a scappare...
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