Lo sconosciuto le aveva posto una domanda semplice, quale gusto di gelato preferiva assaggiare e Tisifone era riuscita a rendere la risposta enigmatica e a tratti filosofica ma l’uomo non sembrò prenderla male, anzi le sembrava quasi
[Intuito (S)=36] che fosse d’accordo con lei ma era troppo immersa nelle sue riflessioni per chiedersi e chiedergli cosa davvero ne pensava. In ogni caso in mancanza di mela e cannella, scelse la pesca, perché aveva voglia di qualcosa di delicato e genuino, sperando che fosse fatto con frutta fresca e non con qualche roba chimica babbana, lasciando ad
Alistair l’onere o l’onore di scegliere il secondo, come a volerlo compensare di averlo praticamente incastrato a passare un po’ di tempo con lei.
L'obbligo si ha da una forzatura... Invece a me di passare il tempo con lei va moltissimo.Se fosse stata un’altra persona forse sarebbe arrossita per quello che poteva suonare come un complimento genuino, visto il sorriso tenue che permaneva sul viso dell’uomo. Se si fosse trattata di un’altra situazione forse avrebbe ribattuto con una frecciatina arguta e tagliente, se si fosse trattata di un’altra epoca la frecciatina sarebbe stata maliziosa. Ma purtroppo non era possibile, almeno per Tisifone, cambiare le persone e le situazioni a proprio piacimento così non fece nulla di tutto questo, limitandosi ad accogliere le parole dell’uomo con un lieve cenno del capo a mo’ di ringraziamento per alleggerire un senso di colpa che in ogni caso non provava e un leggero incurvarsi verso l’alto dell’angolo sinistro delle labbra in una pallida imitazione di un sorriso. Si meravigliò, o forse era meglio dire che si appuntò mentalmente come la scelta fatta dall’uomo rispecchiava esattamente quella che avrebbe fatto lei, scartando il limone perché di asprezza in quei giorni ne aveva avuta fin troppo e la cioccolata per cercare di arginare il più possibile ricordi scomodi. Gli porse la lampada che aveva portato con sé nel caso fosse stata impossibilitata ad utilizzare la bacchetta e si preparò a gustare in silenzio il gelato quando il Druido la esortò a confidarsi con lui, ponendola di fronte a una scelta che sperava di non dover più compiere, tentata com’era di lasciarsi trascinare dall’oblio. E se la sua mente le diceva di rifiutare, qualcosa dal profondo la spinse ad accettare la possibilità di confronto con qualcuno di completamente estraneo alla faccenda, cosa che fece, proponendo però di sedersi ai piedi di un albero per stare più comodi.
E perché mai dovrei farla sedere a diretto contatto col terreno?Perché il contatto con qualcosa di fermo e vivo come la Terra mi impedisce di perdermi in me stessa.Mormorò ritirando le dita della mano posata a terra in modo da artigliarsi al terreno e ai ciuffi d’erba che la circondavano, lo sguardo che oscillava dall’uomo in piedi accanto al carretto a un punto indefinito sopra la sua spalla, lì dove il cielo si stava tingendo di blu come i suoi occhi e le prime stelle iniziavano a fare la loro comparsa.
Prenda... Davvero, mi offenderei per un rifiuto.Sospirò di fronte a quell’aggiunta e tacque, trattenendo la spinta delle gambe quel poco che bastò al gelataio di stendere la sua giacca sulla porzione di terreno alle spalle di Tisifone, per poi darsi la spinta decisiva e atterrare delicatamente sulla morbida stoffa che la proteggeva dall’umidità serale. Posò la bottiglia di fronte a entrambi,sperando che si occupasse lui di aprirla, cosa che non avrebbe dovuto richiedere molto sforzo visto che era chiusa con un tappo di sughero tipo le bottiglie di spumante, e prese con entrambe la propria coppetta, stringendosi nelle spalle e raccogliendosi intorno a essa come se fosse una tazza di tisana fumante e non un contenitore semigelato. Avvertiva il leggero intorpidimento alla punta delle dita, tipico di quando si tiene stretto qualcosa di freddo, ma non diede segno di fastidio o altro, perché il gelo che avvertiva dentro di sé sovrastava qualsiasi altra sensazione. Intinse il cucchiaino e prese una punta di gelato ma non se lo portò alle labbra perché il gesto di salvare un lepidottero da morte certa innescò in lei una serie di interrogativi che espose ad alta voce.
Il destino si plasma istante dopo istante in base alle nostre azioni e quelle di chi ci circonda.Azione e reazione… - mormorò riflessiva, posando il cucchiaino nella coppetta per non farne gocciolare il contenuto a terra e quindi sulla giacca dell’uomo –
Un poeta bab…inglese – si corresse subito dopo prima di fare una gaffe enorme e gettare ancora più scompiglio nell’altro – d
iceva che nessun uomo è un isola e quindi qualsiasi cosa facciamo o anche non facciamo finisce per influenzare le persone che ci circondano. E’ vero in parte, perché non è l’uomo a non essere un’isola ma ogni essere vivente… Lei ha salvato quel lepidottero e lui adesso potrebbe salvare la vita di qualcun altro o ucciderlo inconsapevolmente…Come poter confutare una tale tesi? Era impossibile e lei non ci aveva neanche mai provato perché in fondo sapeva che era quella la realtà. Non era stato un capriccio personale del momento ad averla condotta in quella Foresta in quel momento ma un concatenarsi di eventi a cui lei aveva partecipato attivamente solo in parte. Se quel pomeriggio non fosse andata nella Foresta Proibita, se Lucas non le avesse chiesto del tempo, se Nadal non avesse deciso di seguire la sua strada lontano da Hogwarts, se Durmstrang avesse vinto la battaglia tra scuole, se i suoi genitori non fossero morti. Se, se, se e ancora se. Miliardi di se che si dipanavano alle sue spalle e che avevano contribuito a scrivere la sua storia fino a quel momento in attesa che altri se la continuassero nel futuro.
Non è un'entità superiore, onnipotente, che ha già deciso ogni cosa.
In nessuna religione attuale o passata esiste la divinità del destino.
La più famosa e vasta, quella greca antica, vantava di divinità quasi per ogni cosa, anche per l'amore o per la guerra.
Ma il fato no, quello è sempre stato rappresentato come il libero arbitrio dell'essere umano, l'unico nostro tesoro davvero prezioso.
O almeno, questo è ciò che penso...Quella visione del Destino però non la poteva condividere, non ci riusciva, andava contro tutto quello che sapeva, che le avevano insegnato, che era. Esisteva un’entità superiore che dipanava di fronte a loro mille strade e che ne tesseva altre mille una volta che ne veniva imboccata una.
Il libero arbitrio era un’illusione, una favola che l’essere umano di raccontava per credere di poter davvero cambiare le cose, ma così non era. Perché il Fato vedeva e prevedeva ogni cosa e le scelte per quanto infinite potevano apparire erano pur sempre prestabilite da esso. Affermò quindi anche se la sua voce incolore risuonò meno sicura di quello che avrebbe dovuto, come se il dubbio si fosse insinuato in lei. Certo le sue visioni del futuro potevano essere incerte, raramente accadeva qualcosa che cambiava talmente tanto il corso degli eventi da non farle realizzare ma lo stesso non si poteva dire delle Profezie. Quelle si avveravano sempre, puntualmente, al massimo in maniera differente da come l’uomo le aveva formulate. Questo era il suo pensiero che non poteva esprimere senza confessare la sua natura di strega, questo era quello in cui aveva sempre creduto fino a quel momento, ma da cui non riusciva a trarne nessun conforto.
Quindi secondo lei l’uomo può tracciare da sé il suo futuro, è libero di scegliere quale strada intraprendere, di tornare indietro se crede e cambiare ciò che non gli piace. Non esiste alcun vincolo… mistico… alcuna entità superiore che guida le nostre azioni?Si ritrovò a chiedere dopo una manciata di secondi, esprimendo così a voce alta le sue perplessità. Era un’idea quella stupende e terrificante allo stesso modo perché se da un lato poteva rafforzare la sua determinazione a porre rimedio a quello che era accaduto per ritornare a percorrere insieme a Lucas la loro strada, dall’altro allora metteva in dubbio quello che aveva sempre creduto e cioè che lei e Turner fosse destinati a stare insieme per sempre perché il loro era un amore vero e puro.
Però se ognuno è artefice del proprio destino allora qualsiasi cosa può essere vera, basta crederci fermamente e fare il possibile per realizzarla.Altra riflessione ad alta voce, quella della Divinante, che contraddiceva se stessa e i propri stessi pensieri, denotando un’enorme confusione mentale e anche spirituale; stava correndo il rischio non solo di perdere il senno ma anche la propria identità e non sapeva come fare per porvi rimedio. Si perse nei meandri della propria mente per una manciata di secondi, fino a quando una leggera carezza sul lembo di pelle scoperto del polso non la fece sussultare. Spostò quindi lo sguardo dal nulla al piccolo lepidottero che sembrava la stessa guardando curioso.
E’ lui che devi ringraziare se sei ancora vivo…Gli sussurrò chinando leggermente il capo in avanti verso l’animaletto e di riflesso verso Alistair che stava seduto proprio alla sua sinistra, un tono di voce più dolce di quello usato fino a quel momento, più umano e pieno di calore e forse di speranza che qualcuno potesse aiutarla a salvare anche se stessa.
Il motivo dei suoi occhi tristi... E' forse collegato al destino?Sospirò pesantemente come se sapesse che una domanda del genere sarebbe arrivata e nonostante questo non sapesse come rispondere. Si prese del tempo, intingendo nuovamente il cucchiaino nel gelato e portandosi alle labbra il suo dolce contenuto, chiudendo gli occhi per assaporarlo meglio. Subito le sue papille gustative vennero invase da un senso di dolcezza e di freschezza indescrivibile che per un attimo fece scomparire la sua corazza, permettendo a un mugolio di apprezzamento di sfuggire dalle sue labbra dischiuse, seguite dal cucchiaino ormai vuoto.
Sembra quasi di assaporare una pesca matura.Commentò quindi con un tono di voce caldo, quasi estasiato, vivo come l’occhiata di sorpresa e gratitudine per quel piccolo assaggio di paradiso che rivolse all’uomo sedutole accanto.
Un attimo fa le avrei risposto di si, che il Fato mi ha voltato le spalle privandomi dei suoi favori ma adesso… adesso credo che forse sia stato semplicemente la crudeltà dell’uomo ad avermi pugnalata dritta al cuore. – esordì subito dopo, giocherellando con il cucchiaio sul gelato, prima di prenderne un altro piccolo assaggio –
Se come dice lei ognuno è libero di plasmare il proprio destino a proprio piacimento bè qualcuno ha deciso di costruirsi il suo a discapito del mio…Mentre pronunciava quelle parole si sentiva, diversa, più leggera come se la prospettiva di dover combattere solo contro un altro essere umano e non contro il Fato che aveva deciso che lei e Lucas non potevano più stare insieme fosse molto più rosea. Assaporò un altro po’ di pesca quando il mondo intorno a lei cessò di esistere, l’oscurità calò sui suoi occhi e il suo essere veniva trasportato in un’altra dimensione dove le linee temporale di intersecavano diventando un unico grande istante
[Intuito (S)=36 + 18d/20= 54]. Quando una mano rovente stritolò il suo cuore procurandole lo stesso dolore che aveva avvertito quando aveva visto Indigo la sera in cui si era incontrata con Lucas la prima volta, il corpo di Tisifone iniziò a boccheggiare, la mano libera portata all’altezza del petto come se potesse fare qualcosa per liberarlo dal peso che lo stava opprimendo.
No, non voglio…Lottò con tutta se stessa contro il suo dono, contro quello che stava per accadere o che forse era già accaduto, visto il fuso orario, e non seppe se quelle parole le aveva solo pensate o anche pronunciate nella realtà, spaventando probabilmente il suo ospite. Ma per quanto duramente lottasse contro se stessa, scuotendo la testa e sferzandosi il viso con alcune ciocche di capelli che le incorniciavano la faccia, alla fine dovette cedere all’inevitabile
[Concentrazione =15 + 12d/20 + 1 Bonus orecchini = 28] e si immobilizzò del tutto, come una statua di cera, mentre davanti ai suoi occhi scorreva l’immagine di Indigo e Lucas che si baciavano.
Fu un attimo che però si piantò nel cuore di Tisifone in profondità, lasciandola muta, senza parole mentre copiose lacrime silenziose scorrevano lungo le sue guance.