Terzo Piano
Inviato: 21/02/2014, 17:35
Ospedale San Mungo
Terzo Piano
Ore 22:15
26 Dicembre
Non aveva fatto alcuna parola con Monique del tempo previsto per la preparazione della cura o le date degli incontri con Asher o Lindë.
Nessun segreto con la futura moglie, per carità, ma desiderava farle una sorpresa, oppure prendere con calma il discorso "fallimento" senza che stesse a casa il giorno della prova finale ad attendere che lui rientrasse per poi constatare la stessa identica malattia.
Metodico e solitamente calmo nel suo agire, Sandyon Vastnor era però estremamente nervoso quella sera festiva, mentre camminava per i corridoi dell'ospedale appena sorpresa di non incontrare quasi nessuno.
Asher, nella sua ultima lettera, lo aveva avvisato che a quell'ora non avrebbero avuto disturbi ed in più sarebbe stato utilizzabile un laboratorio sperimentale, completamente a loro disposizione, con all'interno diversi tipi di medicinali atti a contrastare effetti velenosi e dannosi delle sostanze erbologiche o pozionistiche colpevoli di reazioni allergiche di vario genere.
Il MediMago era stato molto previdente e intelligente, agli occhi dell'ex Mercenario, poiché non si poteva prevedere come avrebbe risposto il corpo del paziente a quella cura insolita e completamente inventata per lui.
Ma era anche per quello che a nessun altro medico Sandyon avrebbe lasciato in mano la propria vita.
Quando era uscito da casa, Monique gli aveva fatto una piccola battuta, chiedendogli se per caso si fosse fatto un'amante, per quanto lo stava trovando vestito molto bene.
Pantalone di jeans classico nero, maglione attillato bianco con cappuccio e giacca di pelle e finto daino aderente e lunga fino al ginocchio.
Passò accidentalmente davanti ad un grande specchio e per alcuni secondi si fermò a fissarcisi.
Non era certo la mise che gli interessava, ovvero se stesse davvero bene con quei vestiti come aveva affermato la compagna, bensì condusse la concentrazione sul proprio volto, sulla sua espressione, così seria, così fredda, distaccata, a volte anche poco umana.
Stava davvero per dire addio a quel modo di essere? Stava davvero per sostituire quel perenne volto ad un altro più naturale e normale?
E se avesse avuto ancora qualche dubbio, se non fosse ancora davvero pronto per un passo del genere?
La domanda più frequente che si faceva era: "sono sicuro che perdere quel vantaggio come sangue freddo non mi fornirà più sofferenze che altro?".
Espirò pesantemente, scacciando quell'idea, tramutando il pensiero di quella perdita in una nuova sfida per la propria vita, un nuovo traguardo da raggiungere, una nuova battaglia da affrontare per imparare qualcosa di più, per confortare sé stessi che c'era ancora da apprendere una lezione e non aveva smesso di accumulare nuovi insegnamenti e saggezza dal destino.
Da quando era diventato così filosofico e lungimirante? Probabilmente da quando stava con quella figa di una francese, ecco da quando.
Tentò di sorridere, pensando a quella ironia lusinghiera verso la donna, ma non ci riuscì, non ce la fece, anche se voleva, anche se lo desiderava.
Fu proprio quello l'ultimo specchio infranto nel suo cuore che lo convinse a non rimanere lì bloccato nel passato e andare al termine di quel corridoio per raggiungere la stanza designata, la n°456.
Probabilmente Asher si trovava già lì (in effetti Vastnor si stava chiedendo quale scusa si fosse inventato con la checca isterica per lasciarlo da solo in una serata festiva e priva di lavoro improvviso di qualunque genere), avendo svolto il turno pomeridiano di tre ore per le visite di controllo.
Arrivato alla porta quindi, non indugiò ancora e preferì bussare, piuttosto che entrare di soppiatto rischiando di infastidire l'amico: metti si stesse intrattenendo con qualche aitante infermiere!
Tsk, ma quando mai!
Troppo fedele con il suo cioccolatino ripieno al veleno... Purtroppo.
Avrebbe voluto fare un mezzo sorriso sadico e bastardo in quell'istante... E ci riuscì.
Si, quelli non dipendevano dalla gioia e dalla felicità quindi ne poteva dispensare in abbondanza.
Qualora dunque Asher gli avesse fatto presente che poteva accomodarsi, avrebbe posato la mano sul pomello, girando ed entrando all'interno.
Sembrava davvero una sottospecie di sala operatoria e la maggior parte dei macchinari o degli strumenti gli erano del tutto sconosciuti.
La luce tenue e fredda illuminò subito ogni angolo del luogo e l'ex Mercenario poté constatare che i due ricercatori improvvisati erano già lì ad attenderlo, così rivolse loro subito uno sguardo eloquente di saluto ma evitò convenevoli poiché il nervosismo gli rendeva impossibile parlare fluidamente. La mano sinistra, il braccio sinistro, il collo, la spina dorsale tremavano appena...
Io sto... Tremando?
IO?
Iperventilazione, assenza parziale di salivazione e brividi gelidi alle gambe per difetto circolatorio da stress.
Non c'era dubbio, si stava trattando di...
Attacco... Di panico.
Sussurrato appena, ma udibile da entrambi.
Socchiuse gli occhi, cercando di appoggiarsi al primo oggetto disponibile.
Che tristezza, il n°1 ridotto a quella maniera.
In quel preciso istante, si stava facendo letteralmente schifo.
Grrr...
Terzo Piano
Ore 22:15
26 Dicembre
Non aveva fatto alcuna parola con Monique del tempo previsto per la preparazione della cura o le date degli incontri con Asher o Lindë.
Nessun segreto con la futura moglie, per carità, ma desiderava farle una sorpresa, oppure prendere con calma il discorso "fallimento" senza che stesse a casa il giorno della prova finale ad attendere che lui rientrasse per poi constatare la stessa identica malattia.
Metodico e solitamente calmo nel suo agire, Sandyon Vastnor era però estremamente nervoso quella sera festiva, mentre camminava per i corridoi dell'ospedale appena sorpresa di non incontrare quasi nessuno.
Asher, nella sua ultima lettera, lo aveva avvisato che a quell'ora non avrebbero avuto disturbi ed in più sarebbe stato utilizzabile un laboratorio sperimentale, completamente a loro disposizione, con all'interno diversi tipi di medicinali atti a contrastare effetti velenosi e dannosi delle sostanze erbologiche o pozionistiche colpevoli di reazioni allergiche di vario genere.
Il MediMago era stato molto previdente e intelligente, agli occhi dell'ex Mercenario, poiché non si poteva prevedere come avrebbe risposto il corpo del paziente a quella cura insolita e completamente inventata per lui.
Ma era anche per quello che a nessun altro medico Sandyon avrebbe lasciato in mano la propria vita.
Quando era uscito da casa, Monique gli aveva fatto una piccola battuta, chiedendogli se per caso si fosse fatto un'amante, per quanto lo stava trovando vestito molto bene.
Pantalone di jeans classico nero, maglione attillato bianco con cappuccio e giacca di pelle e finto daino aderente e lunga fino al ginocchio.
Passò accidentalmente davanti ad un grande specchio e per alcuni secondi si fermò a fissarcisi.
Non era certo la mise che gli interessava, ovvero se stesse davvero bene con quei vestiti come aveva affermato la compagna, bensì condusse la concentrazione sul proprio volto, sulla sua espressione, così seria, così fredda, distaccata, a volte anche poco umana.
Stava davvero per dire addio a quel modo di essere? Stava davvero per sostituire quel perenne volto ad un altro più naturale e normale?
E se avesse avuto ancora qualche dubbio, se non fosse ancora davvero pronto per un passo del genere?
La domanda più frequente che si faceva era: "sono sicuro che perdere quel vantaggio come sangue freddo non mi fornirà più sofferenze che altro?".
Espirò pesantemente, scacciando quell'idea, tramutando il pensiero di quella perdita in una nuova sfida per la propria vita, un nuovo traguardo da raggiungere, una nuova battaglia da affrontare per imparare qualcosa di più, per confortare sé stessi che c'era ancora da apprendere una lezione e non aveva smesso di accumulare nuovi insegnamenti e saggezza dal destino.
Da quando era diventato così filosofico e lungimirante? Probabilmente da quando stava con quella figa di una francese, ecco da quando.
Tentò di sorridere, pensando a quella ironia lusinghiera verso la donna, ma non ci riuscì, non ce la fece, anche se voleva, anche se lo desiderava.
Fu proprio quello l'ultimo specchio infranto nel suo cuore che lo convinse a non rimanere lì bloccato nel passato e andare al termine di quel corridoio per raggiungere la stanza designata, la n°456.
Probabilmente Asher si trovava già lì (in effetti Vastnor si stava chiedendo quale scusa si fosse inventato con la checca isterica per lasciarlo da solo in una serata festiva e priva di lavoro improvviso di qualunque genere), avendo svolto il turno pomeridiano di tre ore per le visite di controllo.
Arrivato alla porta quindi, non indugiò ancora e preferì bussare, piuttosto che entrare di soppiatto rischiando di infastidire l'amico: metti si stesse intrattenendo con qualche aitante infermiere!
Tsk, ma quando mai!
Troppo fedele con il suo cioccolatino ripieno al veleno... Purtroppo.
Avrebbe voluto fare un mezzo sorriso sadico e bastardo in quell'istante... E ci riuscì.
Si, quelli non dipendevano dalla gioia e dalla felicità quindi ne poteva dispensare in abbondanza.
Qualora dunque Asher gli avesse fatto presente che poteva accomodarsi, avrebbe posato la mano sul pomello, girando ed entrando all'interno.
Sembrava davvero una sottospecie di sala operatoria e la maggior parte dei macchinari o degli strumenti gli erano del tutto sconosciuti.
La luce tenue e fredda illuminò subito ogni angolo del luogo e l'ex Mercenario poté constatare che i due ricercatori improvvisati erano già lì ad attenderlo, così rivolse loro subito uno sguardo eloquente di saluto ma evitò convenevoli poiché il nervosismo gli rendeva impossibile parlare fluidamente. La mano sinistra, il braccio sinistro, il collo, la spina dorsale tremavano appena...
Io sto... Tremando?
IO?
Iperventilazione, assenza parziale di salivazione e brividi gelidi alle gambe per difetto circolatorio da stress.
Non c'era dubbio, si stava trattando di...
Attacco... Di panico.
Sussurrato appena, ma udibile da entrambi.
Socchiuse gli occhi, cercando di appoggiarsi al primo oggetto disponibile.
Che tristezza, il n°1 ridotto a quella maniera.
In quel preciso istante, si stava facendo letteralmente schifo.
Grrr...