Per il corridoio...

[Mercoledì - Ore 19e04]
Era davvero raro vederla da quelle parti. La Torre Ovest infatti era territorio dei Corvi, era la parte del castello in cui era situata la loro sala comune ed era un po' il territorio dei Raven.
Come solitamente accade nella giungla, ogni animale aveva anche nel castello la sua zona.
Per fortuna, tra loro ed i Grifondoro correva sangue neutrale. Non si amavano alla follia, ma non si disprezzavano neppure. Tra loro c'era una convivenza pacifica, o forse una più silenziosa indifferenza. C'erano delle eccezioni ovviamente. Lei ad esempio era diventata piuttosto amica di una certa Chelsea Silvergate, natababbana proprio come lei, Gallese proprio come lei. E si sa, "moglie e buoi dei paesi tuoi". Non che lei volesse sposare Chelsea, ma avendo le stesse origini, era più facile andarci d'accordo.
Quella sera, aveva deciso di farle un piccolo favore e di accompagnarla fin lassù, dopo aver svolto insieme in compiti in Biblioteca. Sarebbe arrivata fino alla base della stretta e ripida scala a chiocciola che conduce alla Sala Comune, quella con il batacchio in bronzo al posto della famiglia e poi avrebbe fatto ritorno nella Torre opposta, nella Sala Comune dei Grifi, per cambiarsi per la cena. Tanto non aveva fretta, poteva fare tutto con calma.
La serata era primaverile, la temperatura piacevole, il che le aveva permesso di vestirsi in modo piuttosto leggero: una camicia bianca, di uno strano tessuto lucido, con le maniche a sbuffo lunghe fino al gomito; un paio di jeans blu aderenti ed un gilerino dello stesso tessuto ma di un azzurro intenso. Ai piedi, un paio di scarpe da tennis modello "superga" che una volta erano state bianche, mente i lunghi capelli biondi, divisi da una riga nel mezzo, se ne stavano come sempre sciolti e spettinati su entrambe le spalle.

Con sè portava il solito borsone, in cui teneva tutto l'occorrente per lo studio, bacchetta compresa, che quel pomeriggio le era decisamente servita, visto che avevano provato qualche incantesimo di trasfigurazione.
Hai visto come Peppermint è diventata un fiore dai petali verdi per quindici secondi?
Una risatina le nacque spontanea sulle labbra, mentre pensava alla sua povera ranocchietta costretta ad essere la cavia di tutti i suoi esperimenti magici. Questa al momento se ne stava ben nascosta nella tasca del suo gilet, a riprendere un po' di fiato dopo l'intenso pomeriggio.
Per fortuna, Turner le aveva assicurato che gli animali, in quei momenti, non provavano alcun dolore. I suoi genitori non sarebbero stati d'accordo, nemmeno su questo, per tale ragione aveva evitato di parlargli di quella materia, quando si mettevano di mezzo gli animali.
Un paio di passi ed eccole arrivate. La scala chiocciola si stagliava proprio davanti ai loro occhi.
Allora ci vediamo più tardi a cena?
Fu l'ultima cosa che disse alla compagna, prima che questa la salutasse a sua volta e lentamente si avviasse verso il piano superiore. In quel momento, oltre a lei in quel corridoio non era rimasto praticamente nessuno.
Come solitamente accade nella giungla, ogni animale aveva anche nel castello la sua zona.
Per fortuna, tra loro ed i Grifondoro correva sangue neutrale. Non si amavano alla follia, ma non si disprezzavano neppure. Tra loro c'era una convivenza pacifica, o forse una più silenziosa indifferenza. C'erano delle eccezioni ovviamente. Lei ad esempio era diventata piuttosto amica di una certa Chelsea Silvergate, natababbana proprio come lei, Gallese proprio come lei. E si sa, "moglie e buoi dei paesi tuoi". Non che lei volesse sposare Chelsea, ma avendo le stesse origini, era più facile andarci d'accordo.
Quella sera, aveva deciso di farle un piccolo favore e di accompagnarla fin lassù, dopo aver svolto insieme in compiti in Biblioteca. Sarebbe arrivata fino alla base della stretta e ripida scala a chiocciola che conduce alla Sala Comune, quella con il batacchio in bronzo al posto della famiglia e poi avrebbe fatto ritorno nella Torre opposta, nella Sala Comune dei Grifi, per cambiarsi per la cena. Tanto non aveva fretta, poteva fare tutto con calma.
La serata era primaverile, la temperatura piacevole, il che le aveva permesso di vestirsi in modo piuttosto leggero: una camicia bianca, di uno strano tessuto lucido, con le maniche a sbuffo lunghe fino al gomito; un paio di jeans blu aderenti ed un gilerino dello stesso tessuto ma di un azzurro intenso. Ai piedi, un paio di scarpe da tennis modello "superga" che una volta erano state bianche, mente i lunghi capelli biondi, divisi da una riga nel mezzo, se ne stavano come sempre sciolti e spettinati su entrambe le spalle.

Con sè portava il solito borsone, in cui teneva tutto l'occorrente per lo studio, bacchetta compresa, che quel pomeriggio le era decisamente servita, visto che avevano provato qualche incantesimo di trasfigurazione.
Hai visto come Peppermint è diventata un fiore dai petali verdi per quindici secondi?
Una risatina le nacque spontanea sulle labbra, mentre pensava alla sua povera ranocchietta costretta ad essere la cavia di tutti i suoi esperimenti magici. Questa al momento se ne stava ben nascosta nella tasca del suo gilet, a riprendere un po' di fiato dopo l'intenso pomeriggio.
Per fortuna, Turner le aveva assicurato che gli animali, in quei momenti, non provavano alcun dolore. I suoi genitori non sarebbero stati d'accordo, nemmeno su questo, per tale ragione aveva evitato di parlargli di quella materia, quando si mettevano di mezzo gli animali.
Un paio di passi ed eccole arrivate. La scala chiocciola si stagliava proprio davanti ai loro occhi.
Allora ci vediamo più tardi a cena?
Fu l'ultima cosa che disse alla compagna, prima che questa la salutasse a sua volta e lentamente si avviasse verso il piano superiore. In quel momento, oltre a lei in quel corridoio non era rimasto praticamente nessuno.
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