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da Sandyon » 02/05/2012, 3:45
La notte.[yt]http://www.youtube.com/watch?v=MxovQu5F4F4[/yt] Un conglomerato di sensazioni, suoni, movimenti naturali, onde di vento e respiri di animali e piante che avvolgono l'atmosfera creando un vero e proprio concerto misterioso e affascinante, un momento per ogni essere vivente per pensare, riflettere, sfogarsi con il cielo o ammirarne le luci incantate, milioni e milioni di stelle, costellazioni e tanto, tanto altro ancora. Non si poteva certo sapere con esattezza cosa stesse spingendo quattro docenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ad essere ancora così svegli in quella notte tranquilla e serena, ma di sicuro la certezza unica era che in mezzo a quelle nuvole qualcosa di strano e molto, molto particolare si stava muovendo, ancora al loro scuro, ancora nascosto molto bene oltre le fronde del bianco manto notturno. La mezzanotte era trascorsa da circa dieci minuti e tutti i bambini dormivano beatamente nei loro letti, dopo un'intensa giornata tra compiti a sorpresa e lezioni estenuanti seppur di estremo interesse. La temperatura? Tiepida, non invasiva e di sicuro non allarmante di raffreddori o malattie simili, intorno ai 21°-23°, mentre il vento soffiava ululante con quel suo classico tono leggermente inquieto ma fondamentalmente naturale, come sempre, come ogni notte. Tutto regolare, tutto nella norma ed ognuno dei quattro nottambuli lo percepiva bene, per quanto al momento nessuno di loro si fosse accorto ancora di non essere solo, ma si sa, il perimetro del castello è grande, giusto? Poi però, tutto a un tratto, qualcosa di diverso e altamente inatteso decise di provare a mostrarsi ai quattro "fortunati" presenti, palesando così la presenza di qualcosa di nuovo e potenzialmente pericoloso. Chiunque insomma, con un poco di attenzione e capacità elaborativa si sarebbe potuto accorgere che ad un certo punto, tra le varie nuvole presenti nel cielo stellato decorato da una luna grande e maestosa, si stava muovendo qualcosa di non identificabile come un animale volante o qualcosa di simile. Le ali c'erano, oh si, che c'erano, ma erano attaccate ad un corpo umanoide, quindi, non un ippogrifo, non un pegaso, ma allora... Che cosa? Difficile a dirsi, così su due piedi, ma forse la cosa più importante da notare assolutamente era che sembrava proprio che la creatura misteriosa non fosse sola ma che anzi, portasse con se qualcuno, qualcuno che di ali non ne aveva nemmeno l'ombra. In tutto quel frangente, qualora Ferdy non si fosse accorto da prima di quella presenza, di certo l'improvvisa caduta di gocce di sangue dall'alto fino al suo braccio sinistro lo avrebbe messo maggiormente sull'attenti. Dopo aver volato in un circolo sopra la testa del professore di volo ad una distanza di circa 30 o 40 metri da terra, la creatura alta si sarebbe poi rivolta verso il centro nevralgico della foresta, nel luogo dove indicativamente tutti sapevano perfettamente esserci una caverna con un'ulteriore apertura dall'alto. E se a quel punto, a parte Ferdy, ci fossero state persone che ancora non avessero visto e non si fossero accorte del pericolo, la prova finale e inconfondibile che lì stava avvenendo qualcosa di davvero terribile arrivò a distanza di brevi secondi dacché la figura alata fosse giunta in prossimità della caverna al centro della foresta proibita e cioè una enorme sfera infuocata che partì proprio da quella stessa creatura e che, abbattendosi al suolo, creò un incendio istantaneo di proporzioni inimmaginabili. [yt]http://www.youtube.com/watch?v=6P0GJOoRDbA[/yt] Il bosco in fiamme, una persona in ostaggio molto probabilmente in pericolo di morte ed ognuno di loro non lontanamente al corrente di non essere stato l'unico ad assistere a quell'incubo improvviso ad occhi parti. C'è davvero possibilità di perdere tempo in chiacchiere? Bisognava muoversi e subito... Quella notte, quella notte qualsiasi o forse quella stessa creatura... Aveva scelto loro. La domanda era: Avrebbero raccolto la sfida con coraggio?
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da Ferdy » 02/05/2012, 21:17
Il motivo per cui Ferdy Stone fosse ancora sveglio e girasse qui e lì per il castello era ignoto a chiunque l’avesse visto in quel momento dato che quella notte non era suo compito fare la ronda notturna. Che stupido, chiunque al posto suo ne avrebbe approfittato, ma evidentemente era una di quelle serate ‘no’, il sonno non aveva intenzione di persuaderlo e lui non aveva voglia di aspettarlo stando a letto con gli occhi rivolti verso il soffitto, per cui perché non uscire per una passeggiata rinfrescante e magari stimolante? Amava quei momenti di solitudine, quando si estraniava dal resto del mondo, quando c’erano solo lui e i pensieri. Non si scomodò nemmeno di vestirsi in jeans e maglietta: uscì con i suoi soliti pantaloncini da notte e la sua T-shirt di cotone nera, mentre ai piedi calzava un paio di scarpe da ginnastica. Era da un po oramai che esitava sull’uscio del portone che dava sul cortile di pietra, lo sguardo fisso in un punto qualunque del cielo, nero come la pece, fatta eccezione per la fascia che lambiva un bulbo bianco, splendente, che con i suoi raggi colpiva le nubi circostanti e ne evidenziava i contorni, che si proiettavano come in penombra qua e là su alcuni spiazzi del cortile di pietra e del parco esterno al castello, dove era diretto lui. Non era ancora estate, ma non si era sbagliato quando aveva deciso di restare in quell’abbigliamento perché non si respirava un’aria molto fredda, quasi tiepida, così come il vento che soffiava e fischiava a tratti, sbattendo contro le finestre e gli alberi dell’area, provocando un rumore paragonabile allo scroscio delle onde contro barriere frastagliate o ancor più simile al frammentarsi di milioni di rami all’unisono nello stesso momento. Ferdy Stone era quasi ansioso, alla ricerca di una pace con se stesso, dopotutto ‘la notte portava consigli’. Primo di varcare l’arco che abbandonava il cortile in pietra e dava sul parco si tastò la tasca posteriore del pantaloncino, per rassicurarsi che il suo catalizzatore fosse lì con lui: si sentiva indifeso e spoglio quando non ne era in possesso, perciò in luoghi tendenti al ‘tenebroso’ come quello era ancor più necessario. L’aria dell’aperto gli tolse come un blocco che aveva accumulato nelle vie respiratorie, forse causato dall’aria chiusa del castello in cui di rado venivano aperti i grandi finestroni. (Lancio d20, risultato: 13 + elaborazione: 8 = 21) La sua mente occupata da pensieri vicini all’insensato fu però percossa quando le sue pupille identificarono nel cielo notturno una sagoma appartenente ad un corpo abbastanza grande, che man mano si faceva più vicino, sorvolando i cieli sovrastanti la scuola. Il suo volo era determinato da possenti ali, estese come il suo corpo, che si poteva distinguere da quello di un Thestral o da quello di un Ippogrifo, era un uomo, o una donna, i tratti non si potevano ancora ben definire. La serenità di un momento prima lo abbandonò velocemente, mentre con la mano si apprestava a cercare la bacchetta che era affondata nella tasca del pantaloncino, una volta saldata la presa, l’estrasse, assumendo una posizione di guardia.
Cosa cavolo?!
Quel pensiero affiorò non appena un liquido tra il viscoso e il fluido cominciò a colare dal suo braccio, rosso scuro, incredibilmente simile a sangue, un momento, quello era sangue: lo tastò con le dita e con la punta della lingua ne assaggiò il sapore amaro, confermando la sua ipotesi. Alzò nuovamente il capo verso l’alto e questa volta poté notare che insieme a se c’era un secondo corpo, lo teneva stretto, come in ostaggio. Si domandò se fosse l’unico ad averlo adocchiato, ma sperò nel sostegno di qualcuno che come lui aveva assistito alla scena. Non aveva nemmeno l’idea di cosa potesse trattarsi, non era molto informato sulle Creature Magiche e non, però una cosa era certa, quello che stava avvenendo non era una consuetudine. Si pulì il braccio, e in quel brevissimo frangente di tempo un suo secondo comportamento lo costrinse ad osservarlo nuovamente, mentre planava verso la Foresta Proibita, nel punto esatto o quasi esatto in cui gli alberi deviavano lasciando posto alla caverna (Elaborazione: 8) in cui tante volte lui stesso si era ritrovato a sostare quante aveva attraversato la Foresta. Non ebbe la quantità di tempo necessaria a realizzare la posizione di quell’ ‘angelo’ che buona parte della Foresta prese fuoco in maniera fulminea, non un fuocherello domabile con poco sforzo, spegnerlo avrebbe richiesto se non tutte le energie sicuramente buona parte. Fu allora che cominciò a correre per far soccorso a quel disastro, disastro generatosi proprio nel momento in cui la creatura era scomparsa tra gli alberi, e non era odore di coincidenza. Mentre il vento gli frustava i capelli una miriade di pensieri si abbatteva su di lui, oramai in preda al panico, speranzoso che qualcun altro sarebbe accorso in quella notte che sembrava volerlo caricare di maggiori preoccupazioni, una cosa era certa: gli Elfi, l’indomani, non si sarebbero dovuti preoccupare di riordinare il suo letto.
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da Tisifone » 02/05/2012, 22:14
Un’altra notte insonne!Esclamò Tisifone, mentre varcava il portone di Hogwarts, il comfort della sua camera da letto alle spalle e l’aria fresca della notte davanti. Troppe cose erano accadute nelle ultime settimane, troppi pensieri si erano accumulati nella sua mente per potersi concedere un lungo sonno ristoratore. Non aveva fatto in tempo ad accettare che Monique fosse sua cugina, che era venuta a sapere dell’esistenza di un’altra parente, una sorellastra della VicePreside sul cui conto dovevano ancora indagare, la Preside Bergman sembrava che la stesse evitando, impedendole di fatto di concedersi quella agognata vacanza lontano da Hogwarts, per non parlare del suo nuovo Prefetto, che sembrava Mister Perfezione, e del nuovo docente di Trasfigurazioni, che con tutti quei sorrisi gentili aveva finito per scombussolarla non poco. Alla luce di tutto questo sembrava ovvio che la donna avesse bisogno di riflettere, di rimettere insieme i vari tasselli e provare a razionalizzare un po’ di cose e l’unico modo che conosceva e a cui poteva accedere facilmente era recarsi nella sua personale serra magica all’interno della Foresta Proibita a raccogliere un po’ di ingredienti per le sue misture speciali. Così eccola attraversare a passo svelto il cortile della scuola, un mantello leggero a coprire la borsa a tracolla con dentro alcuni barattoli, un coltello a serramanico e delle pinze, e gli abiti babbani che indossava, jeans scuri, una maglia verde bottiglia a maniche corte e un paio di scarpe da tennis nere, una mise comoda per una nottata dedicata alle piante. Si muoveva sicura, la strada ormai conosciuta da non aver bisogno di altra luce oltre a quella naturale, motivo per cui la sua bacchetta si trovava a riposo in una custodia assicurata al suo braccio sinistro. Giunta un po’ fuori dal giardino, sollevò il viso verso il cielo, gli occhi chiusi, decisa a godersi per una manciata di secondi quel silenzio irreale, rotto solo dalla melodia della natura, il vento che le faceva danzare la coda in cui aveva raccolto i capelli neri. Adorava stare in quella posizione, tanto che la assumeva ormai in maniera istintiva,cosa questa che alcune sere prima l’aveva messa non poco in imbarazzo con Lucas, visto che le aveva fatto dimenticare la presenza del ragazzo al suo fianco. Animo donna,mica puoi passare qui tutta la nottata.Si disse, la voce ridotta a un mero sussurro, mentre apriva gli occhi con l’intenzione di abbassare il viso e riprendere a camminare. Invece rimase ferma con il viso all’insù, gli occhi ridotti a due fessure per cercare di decifrare quello che sembrava essere appena apparso nel cielo sopra di lei (Elaborazione 14 + Dado 15 = 29). A prima vista le era sembrato un grosso uccello, vista l’ampiezza delle ali, ma non c’erano zoccoli nè una criniera a risplendere alla luce della luna, bensì qualcosa di simile a gambe e braccia. Se avesse dovuto azzardare un’ipotesi avrebbe detto che quell’essere fosse la cosa più simile che avesse mai visto a una delle Arpie della mitologia babbana. Una grossa Arpia che ha catturato la sua preda.Commentò, notando un corpo che penzolava come un coniglio intrappolato tra gli artigli di un’aquila. Tisifone avrebbe di sicuro archiviato quella situazione come una delle bizzarrie che erano solite verificarsi nel Mondo Magico se non si fossero verificate contemporaneamente due cose. La Divinante si ricordò di un articolo letto sulla Gazzetta del Profeta quella mattina su un soggetto alato non identificato a cui molti attribuivano la sparizione di uomini e donne in tutta la Gran Bretagna e il boato di un incendio scosse la terra sotto i suoi piedi come se qualcuno avesse lanciato una bomba incendiaria babbana sulla caverna situata nel cuore della Foresta Proibita. Beato Salazar… non è possibile…Mormorò la donna, rendendosi conto che solo quella strana creatura poteva essere l’artefice di quel disastro, vista la scia di fuoco che ancora legava, come un filo di morte, il corpo di quell’essere alla terra. Si voltò indietro, verso la scuola, solo per rendersi conto che era troppo lontana per poter andare a chiamare i soccorsi. La prossima volta che non riesco a dormire prendo una Pozione Antisogno!Esclamò quindi correndo immediatamente (Riflessi 7/ Elaborazione 14), bacchetta alla mano, verso il punto in cui divampava l’incendio, sperando che il crepitio e il riverbero delle fiamme avrebbe svegliato qualcuno al Castello. Non sapeva a cosa stava andando incontro, di sicuro non poteva permettere che un innocente, perché quello era secondo lei il corpo che aveva visto penzoloni dagli arti della creatura, morisse a causa della sua indecisione o, peggio, codardia. Lancio d20, risultato: 15
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da Monique » 03/05/2012, 15:33
C'è vento, stanotte.
Fire alzò lo sguardo su di lei, muovendo il capo su e giù in un cenno di assenso: era strano per lui vedere la padrona fuori dal letto, a quell'ora; lei non andava mai a dormire troppo presto, quello no, soprattutto da quando passava molte serate segrete nella camera del suo compagno Sandyon Vastnor, ma era piuttosto inusuale per la Vice Preside di Hogwarts lasciare il suo comodo rifugio, la sua stanza situata nella Torre Sud del Castello, per uscire all'esterno della struttura scolastica a passeggiare. Vento a parte, quella sera la temperatura era alquanto piacevole per essere fine Aprile - e soprattutto per essere in Inghilterra - e Monique aveva deciso di rimandare il suo meritato riposo a scapito di una passeggiata lungo la riva del Lago Nero con il suo fedele compagno accanto a sé: Fire, il suo lupo bianco; era ancora un cucciolo quando se l'era ritrovato tra le braccia, coperto del sangue di sua madre Flame, spirata appena dopo averlo partorito... e a guardarlo ora, non poteva quasi credere a come il tempo fosse già passato, facendolo crescere e rendendolo un giovane esemplare dal pelo candido, sguardo furbo e temperamento testardo, proprio come lo era la madre.
Sei cresciuto... Flame sarebbe fiera di te.
Pensò la donna con un piccolo sorriso, osservando il compagno animale muoversi lì intorno, annusando qua e là ma rimanendo sempre con occhio vigile ai movimenti della padrona, così da poterla affiancare qualora avesse deciso di spostarsi: in realtà Moni ne aveva di cose su cui riflettere, appoggiata con la schiena addosso ad una grande quercia e le braccia incrociate sotto il seno; il suo corpo sinuoso era coperto da un mantello piuttosto leggero, di colore nero, che celava anche l'abbigliamento sottostante della donna composto da un paio di pantaloni scuri, una camicia dello stesso colore con sopra un maglioncino di cotone bianco ed un paio di stivali neri al ginocchio che erano indossati sopra il pantalone. La sua fedele Rose, la bacchetta che aveva ricevuto un dono dal popolo di Sophie per averli liberati dalla presenza di un Dragone di Cristallo, era ben nascosta in una delle tasche interne del mantello, mentre i capelli erano sciolti e le circondavano il viso, illuminandosi di mille riflessi grazie alla luce della Luna.
Sono successe così tante cose tutte insieme, che non ho nemmeno più avuto il tempo di venirti a trovare... mi potrai perdonare? Almeno adesso che posso starti vicina, dovrei approfittarne...
Un sorriso malinconico e triste si dipinse sul volto della donna, che abbassò lo sguardo socchiudendo gli occhi: non riusciva a superare la morte della sua tata, era più forte di lei; per Flame era stato diverso, c'era Fire a ricordarle costantemente la presenza della sua dolcissima lupa bianca... ma Rose, nessuno poteva sostituirla od alleviare in qualche modo la sua pena. Nemmeno sapere i motivi per i quali era morta, nemmeno conoscere le ragioni che avevano spinto quell'assassino di suo padre - assassino e pure codardo visto che si era ben guardato dallo sporcarsi le mani - a privarla della vita, avevano aiutato Monique ad accettarne la perdita, come invece aveva sempre pensato: anzi, ora che sapeva perché la donna non era più con lei si sentiva ancora più vuota, ancora più frastornata; perché Rose non viveva più a causa sua, per colpa di un segreto che aveva deciso di non rivelarle - e che comunque era venuto fuori ugualmente, rendendola in tutti i casi un bersaglio del padre.
Uuuuhhhhh!!
L'ululato improvviso di Fire fece sobbalzare la francese, che alzò di scatto la testa - sbarrando al contempo gli occhi - in sua direzione con aria confusa, non comprendendo quale fosse la motivazione di quel suo rumore improvviso: il lupo però non stava affatto guardando lei, aveva bensì il muso rivolto verso l'alto nell'atto di fissare qualcosa. Monique seguì lo sguardo dell'animale alzando il viso a sua volta, proprio al momento giusto probabilmente: in controluce rispetto al chiarore della Luna, un'ombra scura si stagliò contro essa, (Elaborazione: 19) delineando la sagoma di un... qualcosa, la donna non avrebbe saputo come altro definirlo.
Cosa diavolo è quello?!
Sbottò incredula, assottigliando gli occhi per cercare di capire se si trattasse di un animale o di un essere umano - per quanto la seconda ipotesi fosse alquanto improbabile: la cosa sicura era che qualsiasi cosa fosse non stava di certo facendo quella bella volatina improvvisata da sola; sembrava infatti che ci fosse qualcosa - o meglio qualcuno - stretto tra le braccia di quell'essere, una sorta di ricordino, di souvenir che quel coso pareva deciso a portarsi appresso.
Un ostaggio, più che un souvenir.
Pensò la donna ancora immobile, osservando quella strana creatura scendere verso il cuore della Foresta Proibita, all'interno della quale vi era una caverna che fungeva con tutta probabilità da rifugio per l'essere appena volato sopra la tua testa: qualcosa scattò nella mente di Monique, che ritornò col pensiero (Elaborazione: 19) ad un articolo letto distrattamente sul Profeta qualche tempo prima; nell'articolo si parlava di una creatura misteriosa e non bene identificata che mieteva vittime senza poter essere fermata, e per quanto la Vice Preside della scuola considerasse il Profeta ben poco attendibile - un giornale che parlava bene di suo padre, infatti, non poteva essere considerato una valida fonte di informazioni - c'erano parecchie probabilità che le due cose, per una volta, combaciassero. La francese però non ebbe modo né tempo di formulare altri ragionamenti, visto che quasi come a volerla sfidare l'essere da lei osservato fino a qualche secondo prima decise di lasciare un piccolo saggio delle sue capacità, precisamente contro la Foresta Proibita che prese immediatamente fuoco.
Porco... !!!
Un'imprecazione coi fiocchi sfuggì dalle labbra della docente di Incantesimi, che dovette decidere velocemente cosa fare anche se per quanto la riguardava la scelta era quasi obbligata: doveva andare a controllare cosa fosse la creatura vista e soprattutto se davvero aveva con sé un ostaggio - beati i tempi nei quali si faceva sempre gli affari suoi con un menefreghismo invidiabile - e fare in modo che rimanesse qualcosa della Foresta Proibita a parte un mucchio di cenere; fortuna che c'era...
Fire, corri al Castello e dai l'allarme, presto!
Ordinò Monique al suo lupo, che scattò subito in direzione dell'interno della struttura scolastica: lei, invece, fece scivolare la propria bacchetta nelle dita della mano destra ed impugnandone saldamente il manico prese a correre il più velocemente possibile (Riflessi: 25) verso il cuore della Foresta: qualunque cosa fosse quell'essere misterioso, se la donna poteva tener testa a Nicholas Vireau non c'era niente - o quasi - in grado di spaventarla.
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da Estelle » 05/05/2012, 17:56
“Oggi vorrei una serata libera.. potresti restare tu con i ragazzi?”
Estelle ripeteva tra sé quelle parole. Ferdy sembrava aver piuttosto bisogno di una sera libera, anzi, di quella sera in particolare. Estelle sapeva che, anche non concedendogliela, avrebbe comunque violato, in qualche modo, le regole. Perciò, aveva preferito assumersi lei la responsabilità. Ferdy, da quel momento, era libero. Anche Estelle lo era, in un certo senso. I suoi ragazzi dormivano, ne era sicura – aveva appena concluso la ronda per accertarsene. Abbandonare il dormitorio era violare anch’ella le regole, ma poco le importava. Naturalmente, in qualità di Caposcuola, si sarebbe assunta le proprie responsabilità nel caso qualcuno l’avesse scoperta.
[MEZZ’ORA DOPO]
Tutto pareva essere normale. Il raggio lunare che colpiva l' assonnato paesaggio notturno, cambiava i colori di ogni cosa. Le foglie verdi degli alberi si irroravano di un grigiastro perlaceo; i muri del castello, perdevano lo splendore di sempre – seppur poco evidente anche di giorno. Muta il mondo alla luce della luna. Anche il cielo sembrava abbassarsi, avvolgendo con il suo abbraccio protettivo ogni cosa terrena. Le ombre parevano rincorrersi e nascere dai raggi argentei della luna, danzando alla sua luce spettrale e psichedelica. Nemmeno un rumore, in quella sera. Solo il fruscio delle foglie e lo scalpiccio dei suoi stivaletti contro il terreno sottostante. Dondolava. Tempo prima, persa d’ira nei confronti del suo compagno di stanza, era fuggita nel bosco, nel luogo che ora accoglieva il suo malumore e i suoi pensieri. Inciampando, come suo solito d'altronde, aveva notato l’esistenza di un’altalena, quasi del tutto decaduta. Da allora, quello era rimasto il suo rifugio durante la notte. Quella sera, però, non aveva un motivo valido per essere lì. Magari, riteneva solo che la temperatura nel castello fosse troppo alta per rimanerci dentro tutta la notte. O, al massimo, avrebbe potuto raccontare in giro di aver piantato un fiore particolare, studiando un libro di Erbologia. Tutte scuse molto credibili, certo, ma nessuna riusciva a convincerla del tutto. Dondolò avanti e indietro le gambe, dandosi una leggera spinta – non volendo rischiare di distruggere ancor di più l’altalena - riuscendo a muoversi di qualche centimetro. Alzò il capo al cielo, (Elaborazione 15 + Dado 2 = 17) in modo che il vento le carezzasse le guance. Chiuse gli occhi, in estasi, cominciando a sentir le palpebre pesanti. Non voleva dormire, non aveva intenzione di farlo. Perciò, le riaprì velocemente. Ma, ciò che la incuriosì maggiormente, fu lo strano rumore proveniente dall’alto. Qualcosa – forse un gufo, o magari qualche altro strano uccello – stava muovendo le foglie proprio al di sopra di lei. E, stranamente, il fruscio sembrava spostarsi. Ed Estelle mosse il capo, seguendo il rumore. Una strana figura alata volteggiava sopra il suo capo. Era troppo buio per capire cose fosse, ma, cosa più certa, era che qualunque strana creatura ci fosse sopra di lei, non era sola. Infatti, una serie di altre figure la seguirono a ruota. Estelle si guardava attorno. Non sapeva se essere spaventata o no. Ma non sembrava avercela con lei. Anzi, sembrava non averla notata nemmeno. Intanto, Estelle si era messa in piedi, del tutto esterrefatta da ciò che aveva appena visto. Stava per riaccomodarsi, ma, d’un tratto, si ritrovò a socchiudere velocemente gli occhi.
Una luce accecante dovette distoglierla ulteriormente, oltre ad un grande frastuono. Non sapeva cosa fosse successo, e soprattutto da dove provenisse precisamente quel forte bagliore. Qualcosa le diceva che doveva cominciare a preoccuparsi. Correva, seguiva strade impossibili. Gli occhi fissi su quella luce. Non aveva idea di cosa fosse. Spontaneamente, sfilò dallo stivaletto destro la propria bacchetta, impugnandola con tutta la forza che poteva, tanto che le mani cominciarono a dolerle. Correva ancora, e ancora. Inciampava ogni tanto in qualche ramo. Si rialzava più forte di prima. Pietre e cunette le ostacolavano il passo veloce; lei, confuso e attento a capir la natura, se ne fregavo dei sassi, tanto, immobili e privi di vita, anzi, mai vissuti, non l’ avrebbero inghiottito. E, d’un tratto, capì: quella luce non era naturale. Oh, per carità, lo era: un incendio era appena divampato. Gli si ritrovò di fronte. E non si mosse ulteriormente.
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da Sandyon » 08/05/2012, 15:45
In quella notte particolare e sorprendente, qualcosa aveva colto l'attenzione di quattro persone, le uniche con esattezza che avevano scelto di rimanere sveglie. Un male? Una pessima sfortuna? Solo il tempo avrebbe potuto decidere effettivamente quale sarebbe stato l'esito di quel frangente notturno dove una luna meravigliosamente grande e tondeggiante si vedeva eclissato il suo potere luminoso da un disastro naturale divampato per tutta la foresta. Le fiamme avvolgevano la maggior parte della sezione boschiva, uccidendo animali e piante, distruggendo tutto ciò che trovavano sul loro cammino. Durante questo lungo ed interminabile momento di crisi e catastrofe naturale, le quattro presenze, prima separate ed ora in corsa verso la risoluzione del problema, avrebbero trovato una convergenza a coppia, nello specifico, al limitare della foresta ad est, Estelle e Monique, al limitare della foresta ovest Tisifone e Ferdy. Una volta raggiunto il punto più vicino alle fiamme, con una buona conoscenza delle creature magiche ed un intuito sviluppato abbastanza, si sarebbero accorti che quel genere di fiamma dal colore rosso più intenso con sbavature tendenti al nero poteva appartenere solo ad un tipo di creatura: Il drago. Giunti a quel punto, perchè dover indietreggiare, sopratutto nel momento stesso in cui ognuno era riuscito a capire che quella creatura, qualunque cosa fosse, teneva con se un ostaggio, quindi probabilmente nessuno di loro avrebbe voluto tenere una vittima sulla coscienza. Se avessero quindi deciso di farsi strada e proseguire oltre affrontando le fiamme [Utilizzare un incantesimo che si pensi adatto ad estinguere porzioni di incendio, in base a quello stabilirò quanti danni in punti salute subirete] nell'arco di circa venti minuti sarebbero arrivati presso l'ingresso della caverna del monte al centro della foresta, incontrandosi definitivamente tutti e quattro. La loro avventura nel terrore era appena iniziata, sopratutto quando, ad un certo punto, tutti e quattro poterono distintamente ascoltare un verso animalesco provenire da dentro la caverna poco illuminata, un verso simile al ruggito di un drago, forse un drago cucciolo o giovane, ma molto aggressivo. In quell'istante chi non l'avesse capito dalle fiamme precedenti avrebbe compreso pienamente di che tipo di creatura poteva trattarsi. Invece solo alle orecchie più fini ed acute sarebbe potuto arrivare anche il suono più lontano e distorto di un gemito di dolore e paura di tipo femminile, la probabile preda del carnivoro. A quel punto cosa fare: Entrare ed affrontare la bestia rischiando la propria vita o abbandonare il campo di battaglia? La scelta era del tutto nelle mani di ognuno di loro.
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da Ferdy » 14/05/2012, 13:29
Nonostante ci fosse urgente bisogno di soccorso alla foresta che velocemente veniva distrutta, Ferdy rimaneva immobile, quasi sbalordito, nemmeno gli passava per la testa l'idea di dover accorrere per domare l'incendio, ma questo non perché lui non volesse ma per il semplice fatto che tutto ciò che stava accadendo in quel breve frangente di tempo l'aveva preso alla sprovvista, spogliandolo di qualunque risorsa aveva a disposizione, aveva quasi dimenticato di avere addirittura la bacchetta con se. Quel breve momento di smarrimento si dissolse solo quando l'incremento delle fiamme aveva generato una corrente calda che lo colpì in piena faccia in modo tale da spingerlo in una corsa a piè veloce nel punto in cui le fiamme erano più vicine a lui, così che non ci sarebbe stata la possibilità che queste potessero circondarlo in un anello di fuoco (Elaborazione: 8). Mentre correva quasi non se sentiva il terreno sotto di se, che veniva sorvolato e toccato a intervalli regolari e lontani a tutta velocità. Il cielo che sovrastava la selva in fuoco era tinto di un rosso sfumato di arancione, oramai, tanto che i raggi della luna si perdevano a metà strada, offuscati da una luminosità più intensa. Oramai nei pressi del limitare voltò la testa verso la finestra della scuola, ma poté notare solo le grandi finestre rispecchiare le fiamme alte e scoraggianti: nessun segno di allarme, dopotutto a quella distanza, nonostante le dimensioni, il fuoco non sarebbe stato efficace a destare dal sonno gli studenti. Indeciso ancora sul da farsi, esaminò le fiamme (Lancio d20; risultato: 3 + Elaborazione: 8 = 11, non si capisce) e non notò niente di strano, nessun movimento oltre queste, si annusava solo lo sgradevole odore dell'affumicato, misto a sangue animale, mentre il fumo dilagava nell'aria. Forse avrebbe dovuto attendere l’arrivo di qualcuno, o magari sarebbe dovuto correre sopra al castello e chiamare i rinforzi, ma ogni secondo che passava era un secondo in meno di vita per l’ostaggio che la bestia aveva con se in quella, per quel che lui aveva decifrato, caverna nel centro della foresta.
Cosa potrei fare?
In quello stesso momento si rese conto di non essere solo, una figura si faceva più nitida man mano che acuiva lo sguardo in sua direzione: Tisifone Samyliak stava giungendo proprio in sua direzione, e ne fu lieto, immensamente lieto, ma non lo diede a vedere, rimanendo impassibile; non disse nulla, e senza pensare ulteriormente al precedente quesito cominciò ad avanzare, sempre più vicino all’incendio, mentre gli alberi cedevano, spezzati a metà.
Credo che questo possa andare bene…
Agitò velocemente la bacchetta e una sfera azzurrina si andò allargando intorno a sé, la quale l’avrebbe certamente protetto dalle fiamme lungo il tragitto all’interno della boscaglia. Prese a farsi spazio tra la vegetazione oramai morta, mentre le grandi fiamme si facevano da parte al suo passaggio. Quello che apparve ai suoi occhi fu uno scenario raccapricciante: unicorni accasciati a terra, dal cui corpo zampillava sangue argenteo a fiotti, per poi riscaldarsi ad una temperatura tale da divenire vapore. Piccoli animali simili a tassi graffiavano il terreno, probabilmente in preda al panico ed in cerca di qualche frangente di aria respirabile; l’ossigeno sembrava diminuire via via lungo il cammino, ma gli era sconosciuto se effettivamente il Sortilegio Scudo radicalizzava anche il processo di putrefazione dell’ossigeno all’interno della bolla, ma probabilmente si, visto che riuscì ad arrivare nel luogo della ‘caverna’ in condizioni non esageratamente gravi. Rimase fermo, e non gli sembrò importante in quel momento voltarsi per verificare della presenza dell’insegnante di Divinazione, anche perché qualcosa di più importante lo teneva fisso sul posto con le orecchie ben aperte, in ricezione di un ringhio appartenente a qualcosa di estremamente simile a…
Drago…
E subito tutto tornava, le fiamme di cui prima aveva ignorato la natura immediatamente sembrarono rivelare un particolare molto importante, ovvero delle striature sfumate di colore nero a chiazze che definivano in maniera più precisa l’origine di quell’incendio a primo impatto innaturale. Mentre si avvicinava (Lancio d20, risultato: 18 + Elaborazione: 8 = 26, sente il gemito dell'ostaggio) era inestinguibile il gemito decisamente più basso, ma acuto, appartenente ad un individuo femminile: che fosse l'ostaggio? Oppure era un inganno per attirarlo nella trappola? Sentì le pulsazioni cardiache rimbombare nel suo cervello, nelle sue orecchie, nel collo e nei polsi, a momenti il cuore gli sarebbe scoppiato, perché era inevitabile avere paura, tutti ne avrebbero avuta, lui aveva delle emozioni ed era naturale, tuttavia tra le emozioni vi era anche il coraggio, che non contraddistingueva esclusivamente i Grifondoro in certi momenti; lui non era un vigliacco. Mosse qualche passo in direzione dell'ingresso, la luce delle fiamme illuminava appena l'interno della grotta, ma non abbastanza da poterne svelare l'interno. Il Sortilegio Scudo ancora attivo, qualora avesse dovuto far fronte ad un attacco. Il sudore gli inumidì le mani mentre i sensi cominciavano pian piano ad assopirsi.O.TChiedo scusa a tutti i partecipanti della Quest, siccome Monique mi ha informato che in caso si esca fuori dai tempi tutti incorrono nella penalizzazione, pregherei Sandyon che qualora ve ne fosse alcuna venga data tutta a mio carico. Inoltre tengo a precisare che non è un ritardo apposito ma dovuto a impegni che mi hanno tenuto occupato in questi giorni. Chiedo ancora scusa ragazzi...
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Ferdy
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- Grado: 15+
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da Tisifone » 14/05/2012, 16:37
Correva veloce, con la bacchetta stretta in pugno, la borsa che batteva ritmica sulla sua coscia, la coda alta in cui erano legati i capelli che ondeggiava sulla schiena ,contenta di aver lasciato Idra al sicuro in camera e, soprattutto, di non aver indossato uno dei suoi soliti abiti, la cui gonna ampia in quel frangente le sarebbe stato solo d’impiccio. Le fiamme divampavano di fronte a lei, diventando sempre più alte e proiettando la loro luce su tutta la Foresta Proibita che assomigliava a un’enorme palla arancione. Man mano che si avvicinava il suo passo si faceva più lento, ostacolato dal calore che le lambiva fastidiosamente la pelle, mentre piccole goccioline di sudore che iniziavano a imperlarle il volto di una tonalità di rosso inusuale per la sua pelle. Giunta a pochi passi di distanza dal limitare della foresta ovest, Tisifone si fermò del tutto, la bocca spalancata di fronte a quello spettacolo magnifico quanto letale, le orecchie riempite dalle strida di terrore e dolore degli animali intrappolati al suo interno.
Cosa diavolo può aver provocato un simile incendio?
Mormorò, senza distogliere lo sguardo da quelle fiamme atipiche, cercando nei meandri della sua memoria un qualche indizio che potesse aiutarla a capire come infilarsi in quell’Inferno e sperare di uscirne viva. Come Divinante e, soprattutto, mancata Piromane, come l’aveva soprannominata Asher da piccola, Tisifone aveva prestato una particolare attenzione alla mantica della Piromanzia, studiando tutti i possibili risvolti insiti nel fuoco non solo in base alla consistenza della fiamma ma anche a seconda di cosa l’avesse generata ( Elaborazione 14 + d20/ 15 = 29). E solo una creatura aveva il potere di dar vita a delle fiamme così rosse da sembrare in alcuni punti nere come la pece.
Porca Morgana… un drago!
Esclamò scuotendo la testa ancora incredula. Cosa diavolo ci faceva un drago nel cuore della Scozia?E soprattutto dove si era andata a cacciare quell’enorme creatura alata dopo aver dato fuoco alla Foresta Proibita? L’unico essere dotato di ali che aveva visto era quella cosa con le braccia di prima che di sicuro non assomigliava a un drago… Le sue elucubrazioni furono interrotte dall’apparizione di una figura umana a pochi metri dalla sua destra che a una seconda occhiata risultò essere Ferdy Stone, il professore di Volo. Sentimenti contrastanti si affacciarono nell’animo della donna, di cui tra tutti il più forte era il disappunto: per quanto fosse sicura che il collega fosse un ottimo mago l’idea di dover badare anche a lui, oltre a quella creatura non le sorrideva di nulla. Quando, pochi giorni prima, aveva detto a irvyne che lei non credeva nel gioco di squadra non mentiva, ma il problema non era solo la compatibilità con gli altri ma la sua dannata tendenza a sentirsi responsabile per l’altro, soprattutto quando, come in questo caso, si trattava di un ragazzino. Si volse totalmente verso di lui, con l’intento di provare a convincerlo a tornare indietro a chiamare aiuto ma il ragazzo, dopo averle lanciata un’occhiata indecifrabile, lanciò un incantesimo e sparì tra le fiamme.
Stone… Dannazione fermati.
Urlò, ma la sua voce venne coperta dal crepitio delle fiamme, che inghiottirono in un soffio la figura del ragazzo. A quel punto, se vi era ancora in lei qualche traccia di incertezza sul proseguire o meno, evaporò immediatamente. Fece un paio di respiri piccoli e veloci, per cercare di incamerare aria senza che questa, resa bollente dalla vicinanza del fuoco, le bruciasse i polmoni, gli occhi chiusi per proteggerli dal riverbero delle fiamme e non farsi distrarre mentre cercava di decidere quale fosse l’incantesimo più adatto per ridurre al minimo le ustioni. Non si faceva, infatti, molte illusioni a proposito di poter passare indenne in quell’inferno, il fuoco di drago era il più difficile da estinguere e il più resistente a qualsiasi incantesimo di protezione: poteva solo cercare di ridurne l’intensità e affidarsi alle sue gambe affinchè la portassero in salvo il più velocemente possibile.
Fortuna che Asher è un ottimo medimago.
SI disse, mettendosi in posizione come se si trovasse ai nastri di partenza di una corsa babbana, Chiamò a raccolta tutto il suo potenziale magico, concentrandosi ( Concentrazione 13) al massimo delle sue possibilità in modo da rendere l’incantesimo il più efficace possibile.
Glacius!
Pronunciò mentendosi a correre nello stesso tempo, la bacchetta non puntata contro un particolare oggetto, ma mossa in modo da creare un arco di fronte a lei, colpendo i rami degli alberi che si piegavano sotto il peso del fuoco formando una sorta di tunnel infuocato. Il suo intento era quello di sfruttare l’incantesimo per congelare momentaneamente i rami e passare sotto di essi, riducendo al minimo il contatto con il fuoco. Per fare ciò ebbe bisogno di attingere a tutte le sue qualità di strega (Resitenza 11/Riflessi 7/ Concentrazione 13), considerato che doveva lanciare l’incantesimo a ripetizione mentre correva tra le nuvole di vapore. Quando raggiunse il centro della foresta era esausta, gli occhi le lacrimavano per il fumo, le ciocche di capelli sfuggiti al legaccio le si appiccicavano sul viso, le guance rosse non solo per il calore ma anche per la corsa. Si chinò in avanti, le mani sulle ginocchia, a cercare di riprendere fiato, ignorando il ruggito che proveniva da dentro la caverna: sarebbe stata più sorpresa se il drago non avesse dato alcun segno della sua presenza.
Stone, giuro che se usciamo vivi da questa situazione ti rinchiudo nella Torre di Divinazione per il resto dell’anno scolastico.
Minacciò il collega, che era pur sempre un suo studente, un tono di voce basso e ansimante ma non per questo meno pericoloso. Se lui non si fosse gettato tra le fiamme probabilmente avrebbe fatto un’altra scelta. Sollevando la testa per lanciare occhiate omicide al collega si rese conto di non essere i soli folli in quel posto.
Vireau… Moreau… una circostanza leggermente insolita per una riunione del corpo docenti, o sbaglio?
Chiese ironica, rimettendosi dritta, il respiro che tornava piano piano regolare, un sorriso sghembo ma privo di astio rivolto a Moniquee uno sguardo perplesso rivolto a Estelle. Solo pochi giorni prima Lucas le aveva decantato le lodi della Professoressa di Babbanologia, spingendola, in maniera indiretta, ad approfondire la sua conoscenza e il ritrovarla in quella circostanza così surreale quanto pericolosa non poteva essere, agli occhi della Divinante, una mera coincidenza.
Forse era meglio se consultavo le stelle prima di uscire, questa sera.
Si disse, scuotendo la testa, incredula. Avrebbe mille volte preferito scoprire le grandi doti della donna in un'altra circostanza, possibilmente senza correre il rischio di morire bruciati vivi o divorati da un drago. L’unica cosa positiva era che tutte le persone presenti, Stone escluso, erano adulti e quindi capaci di badare a loro stessi,anche se un senso di responsabilità aleggiava latente nella sua mente.
Monique, qualche idea su…
Stava per consultarsi con la VicePreside, l’unica con cui avesse un rapporto che andava aldilà di quello lavorativo ma non troppo, quando vide con la coda dell’occhio il Professore di Volo avviarsi verso la caverna con il chiaro intento di entrarvi. Troppo presa dai proprio pensieri, Tisifone non aveva sentito (D20/3 + Elaborazione 14=17) il gemito femminile provenire dall’interno della caverna e quindi ai suoi occhi quel comportamento apparve assolutamente incomprensibile.
Stone!!!
Urlò di nuovo, la rabbia che trapelava da ogni singola sillaba che pronunciava, mentre bacchetta di nuovo alla mano seguiva il ragazzo verso la caverna, la bacchetta stretta in pugno, con il chiaro intento di fermarlo e riportarlo indietro, anche a costo di schiantarlo. Aveva visto il corpo umano tra gli artigli della creature poco prima, ma non credeva fosse ancora viva e soprattutto considerava avventato avventurarsi in quel posto senza prima avere un piano d’azione.
E poi dicono che sono i Grifondoro quelli che si lanciano senza pensare alle conseguenze!
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da Monique » 14/05/2012, 17:51
La Foresta Proibita in fiamme. Uno spettacolo raccapricciante agli occhi di Monique che aveva imparato a rispettare e, nel corso dei mesi, addirittura a considerare Hogwarts un po' come casa sua, anche se non l'avrebbe mai ammesso nemmeno a se stessa: Fire si era lanciato, su ordine della Vice Preside, verso il Castello della scuola nella speranza di riuscire a sventare l'incendio per quanto possibile visto che le fiamme ormai erano divampate e rischiavano d'inghiottare tutto ciò che incontravano sul loro cammino ad una velocità impressionante. Distrattamente, il pensiero di Moni si fermò sulla figura della professoressa Vilvarin, colei che abitava quasi perennemente alle Serre e che amava le piante più di qualsiasi altro essere umano lei avesse mai conosciuto: se si fosse accorta di ciò che stava succedendo probabilmente le sarebbe preso un infarto, ma forse era anche l'unica a poter limitare il proseguire delle fiamme nella loro corsa mortale almeno fino all'arrivo dei soccorsi.
Farei meglio a concentrarmi, il mio obiettivo è un altro!
Si riprese la donna con durezza, mordendosi appena il labbro: certo, la Foresta Proibita in fiamme non era un evento da sminuire o sottovalutare, ma confidando sulla presenza abitudinaria della Vilvarin nelle Serre e sulla celerità di Fire - per quanto fosse quasi anacronistico che fosse proprio lui, col nome che si ritrovava, a chiamare aiuto per spegnerlo, il fuoco - poteva concentrarsi su quella che al momento era la sua unica priorità: ritrovare quella figura che aveva visto volare poco prima in controluce rispetto alla Luna, ed assicurarsi che qualsiasi ostaggio avesse catturato fosse ancora vivo e nella possibilità di esser salvato. Correva più veloce che poteva, e per fortuna le gambe rispondevano bene: l'inconveniente non erano tanto le fiamme che, dove si trovava lei, non erano ancora al culmine della loro altezza e potenza distruttiva, quanto il fumo che s'innalzava nell'aria bruciandole la gola ed impedendole di incamerare ossigeno puro.
Fanculo!
Ringhiò la francese a denti stretti, pensando che come dicevano sempre i babbani "a mali estremi, estremi rimedi": usando la sua concentrazione (Concentrazione: 25) e gli anni di pratica prima con Rose e poi da sola, sfruttò il potere della bacchetta che teneva stretta tra le dita per creare un'illusione che l'avvolgesse senza stravolgere la realtà intorno a lei, ma purificando l'ossigeno che ispirava; questo non voleva dire certo che stesse seriamente inspirando ossigeno puro, era solo un effetto della illusione che sarebbe scomparso una volta conclusasi, ma che se non altro avrebbe permesso a Moni di correre più veloce di quanto avrebbe fatto normalmente. Il suo incedere subì però una brusca frenata quando, parallelamente ai suoi passi, notò la presenza di un'altra figura che però le sembrava familiare: rallentò la corsa ed aguzzò la vista, fino a riconoscere una collega facente parte del corpo docenti.
Estelle?! Che diavolo...
Sbottò Monique incredula, chiedendosi quante altre persone oltre a loro avessero visto quel disastro e, soprattutto, la creatura alata e sconosciuta che si era stagliata in cielo diversi minuti prima. Non aveva tempo però di fare conversazione, ancora una volta le sue possibilità si riducevano alla speranza che la donna sapesse cosa stava facendo - a differenza sua, tra l'altro.
Presto arriveranno a spegnere il fuoco, torna indietro!
Disse comunque lei continuando a camminare senza fermarsi: se Estelle si trovava lì semplicemente per l'incendio, infatti, forse sentendo le parole di Monique - ed auspicando che si fidasse di lei - si sarebbe convinta a tornare nei propri alloggi o perlomeno a fermarsi ed aspettare l'arrivo dei soccorsi; se invece la donna le avesse fatto capire - continuando a proseguire accanto a lei - che era lì per altri motivi, di sicuro la Vice Preside avrebbe compreso senza difficoltà che anche la francese al suo fianco aveva visto quell'essere sconosciuto.
Aspetta - sbottò la donna all'improvviso, tentando nel caso Estelle le fosse stata accanto di prenderla per un braccio in modo deciso ma non aggressivo per fermarla - Quelle sono...
L'attenzione di lei era stata catturata dalle fiamme di fronte a loro, di un colore... particolare: un rosso scuro ed intenso, con sfiammate dai bordi neri più alti che potevano significare, secondo le conoscenze della Vice Preside (Elaborazione: 19 + d20/11 = 30), una cosa sola...
... eh no cazzo, non di nuovo!!
Sbottò Monique sgranando gli occhi e lasciandosi sfuggire un gemito d'insofferenza e frustrazione: conosceva quel tipo di fiamme, le aveva già viste anni prima, e c'era solo una creatura che le poteva produrre, una creatura che lei aveva affrontato e sconfitto - più per fortuna che per vera bravura secondo il suo pensiero - e che ora sembrava essersi ripresentata quasi per torturarla.
Però l'ombra che ho visto non assomigliava per nulla al drago che ricordo io... com'è possibile?
Si domandò la francese, rendendosi però conto qualche istante dopo che era inutile perdersi in ragionamenti del genere, tanto qualsiasi cosa avesse prodotto quelle fiamme, drago o meno, l'avrebbe incontrato presto, ed Estelle con lei: lo sguardo di Moni si posò sulla collega ed amica, un velo di apprensione negli occhi per la consapevolezza del pericolo al quale le due stavano incorrendo; faceva bene a lasciarla fare, o avrebbe dovuto... Schiantarla o qualcosa del genere per evitare che si facesse più male del dovuto?
... no, non posso decidere io per lei, a parti invertite non l'avrei mai accettato. E poi, a costo di sembrare egoista, un'alleata capace accanto fa sempre comodo in situazioni del genere.
Si rispose Monique, espandendo l'illusione senza fatica (Concentrazione: 25) anche alla francese che, probabilmente, avrebbe sentito l'aria intorno a sé tornare all'improvviso pulita e pura. Nel caso si fosse voltata verso l'altra per chiedere spiegazioni, la Vice Preside si sarebbe limitata a scuotere la testa per liquidare poi la questione con un cenno della mano: ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni più avanti, ammesso che ne fossero uscite vive naturalmente.
Dobbiamo proseguire, ma le fiamme che vedi non sono naturali e fanno molto più male del consueto: afferra la mia mano e smaterializziamoci al di là di esse, è il modo più veloce ed indolore per risolvere il problema!
Esclamò la donna riflettendo velocemente (Elaborazione: 19): per smaterializzarsi in un luogo lo si doveva poter visualizzare nella mente, ed avendo lei il proprio potenziale punto d'arrivo all'interno del campo visivo, proprio di fronte a lei, la cosa non sarebbe dovuta risultare troppo difficile; allungò dunque la mano alla donna, sperando che Estelle accettasse la sua proposta senza fare domande così da poterla far stringere a sé e, dopo il consueto strappo all'ombelico, ritrovarsi oltre alle fiamme mortali dando le spalle ad esse.
Andiamo, non c'è tempo da perdere!
Riprese a correre, ringraziando l'illusione che le faceva credere di star respirando aria pulita e pura come di consueto, consapevole che sia lei che Estelle sarebbero state molto più lente ed affaticate se fossero state a contatto con la realtà: ancora una volta, però, la loro corsa si dovette arrestare proprio in prossimità della meta quando, di fronte a loro, provenienti dalla direzione opposta, scorse le figure di altri due membri del corpo docenti, Tisifone e Ferdy. Il cuore di Moni ebbe un lieve sussultò nel vedere la cugina lì, ma anche in quel caso non c'era tempo per i convenevoli o le spiegazioni e questo la Grifa sembrò comprenderlo molto bene visto che, a parte una piccola battuta sarcastica - forse volta a stemperare la tensione - cercò subito di concordare la linea migliore da seguire per uscire da quella situazione il più illesi possibile.
Monique, qualche idea su…
La Vice Preside fece per aprir bocca, quando sentì distintamente (Elaborazione: 19 + d20/5 = 24) un gemito femminile provenire all'interno della caverna di fronte alla quale si erano ritrovati.
Stone!!!
Ferdy, l'ho sentito anch'io, non fare cazzate.
Se Tisifone urlò il cognome del ragazzo con voce carica di rabbia, quella di Monique fu più lapidaria, pacata ma imperativa al massimo: fece un paio di passi e tentò di mettere una mano sulla spalla del giovane uomo (Riflessi: 25) per fermarne l'incedere e fissarlo un momento negli occhi; sapeva che c'era qualcuno lì dentro e che si trovava in condizione di pericolo, ma buttarsi a capofitto in quel salvataggio seguendo solo l'istinto era il modo più veloce per venire uccisi.
C'è un ostaggio lì dentro, probabilmente una donna, e se siamo riusciti a sentirne i lamenti significa che, benché ferita, è ancora viva - spiegò Moni ad alta voce, nel caso quei gemiti fossero sfuggiti alle due donne del gruppo - Se è ciò che penso che sia, ci troviamo di fronte a qualcosa di simile ad un drago, che è l'ultima delle creature che mi piacciono. Non possiamo lasciare qualcuno a morire come se nulla fosse, però, quindi avrei una mezza idea.
Si volse a quel punto verso tutto il gruppo, sperando che Ferdy si fosse fermato per ascoltarla, e li fissò uno per uno prima di parlare: dovevano fare squadra, per sperare di sopravvivere, e Moni aveva bisogno di loro per attuare ciò che aveva in mente, ammesso che gli altri avessero acconsentito a spalleggiarla.
Entrare lì dentro, anche tutti insieme, è fuori questione. La cosa più logica è convincere la creatura ad uscire fuori dalla caverna e mostrarsi qui fuori, su un terreno nel quale siamo più liberi di muoverci. Non sono sicura che funzioni, ma se così fosse potrei... convincerlo ad uscire - spiegò brevemente, lanciando un'occhiata piuttosto eloquente a Tisifone prima di proseguire - In quel caso avrei bisogno di voi per pararmi le spalle, perchè la creatura potrebbe ribellarsi in qualsiasi momento e volermi arrostire con una sfiammata sola. Che ne dite? E se qualcuno ha un'idea migliore parli, ma faccia in fretta.
L'idea della donna? Semplice, sfruttare ancora una volta l'illusione che era in grado di controllare per farla arrivare fino alla creatura dentro la caverna - ammesso che non ne fosse immune - e convincerla ad abbandonare il proprio nascondiglio: proposta pericolosa? Di sicuro, ma Monique ricordava ancora molto bene com'era stato affrontare un Dragone di Cristallo e sapeva che se si voleva vincere non si poteva certo andare per il sottile. Smise dunque di parlare e si fermò a fissarli uno per uno, il corpo che fremeva per l'adrenalina e la mente pronta a creare una trappola per l'essere misterioso che aveva deciso di rovinare la loro serata.
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da Estelle » 21/05/2012, 15:22
Un incendio. Estelle non aveva mai avuto modo di vederne uno. Certo, la televisione babbana ne aveva trasmesse di immagini inquietanti, che Estelle tentava, inutilmente, di rimuovere. L'idea che qualcuno potesse essere in pericolo, sapere di poter fare qualcosa, ma non potere. Avevano giurato. Niente magia nel mondo babbano. Estelle restava inquieta, immobile al suo posto, davanti a quello schermo, ignara che magari un giorno sarebbe potuto accadere a lei. Detto, fatto.
Correva. Correva più che poteva. Temeva che da un momento all'altro le gambe sarebbero cedute. Non sapeva dove andare. Imboccava vialetti che non aveva mai incontrato, vialetti che la stavano facendo pericolosamente avvicinare sempre di più al fuoco che divampava nella Foresta Proibita. Un albero tentò di sopraffarla. Estelle sgattaiolò prima ancora che potesse spiaccicarla al suolo. Un incendio. Cosa fare poi? Come poteva lei essere di aiuto? In quel momento si sentiva solo sopraffare dal panico. E se non fosse stata capace di dare una mano? Si fermò. Guardandosi attorno, non scorse nient'altro che buio. Le chiome degli alberi, mosse dal vento, sembravano volersi lamentare, come a voler gridare, pregando di salvarli, di salvare tutta la Foresta. Come poteva un luogo così magico ed inquietante al tempo stesso poter subire una tale catastrofe?
Estelle?! Che diavolo...
Anche con tutto quel rumore attorno era riuscita a sentir benissimo quelle parole. Si stavano proprio riferendo a lei. Ed Estelle, voltandosi appena sul lato sinistro, scorse la figura da cui provenivano. Lei e Monique restavano impassibile, gli occhi fissi gli uni negli altri. Entrambe sorprese di vedersi lì, consce che, quindi, non erano sole. Così come loro erano lì, qualcuno avrebbe potuto benissimo esserci. Questa divenne una preoccupazione maggiore. E se la strana creatura che aveva avvistato poco prima avesse preso in ostaggio qualcuno? Magari uno studente.. non se lo sarebbe mai permessa. Nessuno doveva metterci le penne, quella notte. Ne sarebbero usciti tutti indenni. E questa era una promessa.
Presto arriveranno a spegnere il fuoco, torna indietro!
Non avrebbe accettato a prescindere. Anzi, al suo dire, proseguì, muovendo anche di lato, raggiungendo così la sua collega per affiancarla. Ora non era più sola. Ora potevano contare l'una sull'altra, ed entrambe ne sarebbero uscite vincitrici - così si sperava. Proseguirono assieme. Spaesate. Si guardavano attorno. Estelle tentava di non darlo a vedere, ma seguiva ogni minimo movimento della vicepreside. In quanto più esperta di lei, sarebbe potuta essere un punto di riferimento importante, ed Estelle, ora si sentiva maggiormente sicura accanto a lei.
Aspetta. Quelle sono...
Estelle si ritrovò, improvvisamente, la mano della vicepreside a bloccarle un braccio. Non le stava facendo male, anzi, la presa era delicata, sembrava non fosse intenzionata a prendersela con lei. La costrinse a guardare oltre. Fuoco. Ancora fuoco. La Foresta bruciava. Estelle cominciava a sentirle gli occhi dolerle dal fumo. Annaspava. Respirava a fatica. Niente, comunque, le avrebbe impedito di salvare quella Foresta. Rosso. Giallo. Arancione. E poi di nuovo rosso. Le sfumature del fuoco. Erano uno spettacolo decisamente inquietante. Collegò dei tasselli. Riuscì a capire da dove provenisse tutta l'attenzione della vicepreside per quella fiamme. Anche lei aveva capito di che tipo di fiamme si trattava. (Elaborazione 15 + Punti dado 18=33 ) Ed era così occupata a preoccuparsi per Monique, che non si era nemmeno accorta di poter respirare di nuovo. Inspirò gran parte dell'aria, ora improvvisamente pulita, cercò di sentirne - se mai ne avesse uno - il sapore. Ne sentì quasi la mancanza. Si stupì di avercela fatta.
Dobbiamo proseguire, ma le fiamme che vedi non sono naturali e fanno molto più male del consueto: afferra la mia mano e smaterializziamoci al di là di esse, è il modo più veloce ed indolore per risolvere il problema! Andiamo, non c'è tempo da perdere!
Proprio come credeva, Monique aveva appena partorito un'idea geniale. Cercò di non pensare a come Monique fosse capace di certe cose, ma accettò la mano che le stava tendendo, e proseguirono ancora assieme, l'una accanto all'altra. Ma la loro corsa, proprio come prima, si interruppe. Ed Estelle sbirciò oltre la spalla della collega ed amica. Intravide due figure. Capì che quell'incendio doveva essere molto più grande di quanto credevano, in quanto due sue colleghi, Tisifone e Ferdy, erano proprio come loro in quel luogo. Ferdy sembrava non averle notate. Sembrava esser preoccupato più a capire come comportarsi, che a perdersi in chiacchiere con le colleghe. E poi.. poi lo vide scomparire nel fuoco.
Ferdy, no!
Un urlo non solitario, il suo. Monique e Tisifone sembravano preoccupate almeno quanto lei, ma forse, da un lato, non poteva esserci paragone: Ferdy, per lei, era il suo migliore amico. Perderlo, non sarebbe stato facile. Nemmeno Hogwarts avrebbe avuto più senso senza di lui, dato che la sua presenza lì era solo per lui. Estelle aveva deciso di restare ad Hogwarts solo per Ferdy, solo per stare con lui e per impedire al tempo di spezzare il loro legame. Si mosse in avanti. Tentò di raggiungerlo. Si bloccò sul posto quando lo vide scomparire. Non piangeva mai, lei. Ma in quel momento non riuscì a trattenere le lacrime. Pregò, con tutta se stessa, che Ferdy avesse seguito il consiglio della vicepreside. Pregò perchè lui si fermasse a la ascoltasse. Pregò perchè capisse che c'era ben altro a cui pensare, e non a fare l'eroe. E poi.. un urlo. Aveva ancora gli occhi chiusi. Qualcosa le diceva che non era di Ferdy. Una donna. Una donna era in quella caverna e, sicuramente, non in lieta compagnia. Un ostaggio.
C'è un ostaggio lì dentro, probabilmente una donna, e se siamo riusciti a sentirne i lamenti significa che, benché ferita, è ancora viva. Se è ciò che penso che sia, ci troviamo di fronte a qualcosa di simile ad un drago, che è l'ultima delle creature che mi piacciono. Non possiamo lasciare qualcuno a morire come se nulla fosse, però, quindi avrei una mezza idea.
Ancora spaesata. Dedicò tutta la sua attenzione alla vicepreside. A quanto pare, aveva avuto un'idea, un'altra. Si spostò i capelli biondi dietro le orecchie, in modo che non potessero infastidirla ulteriormente.
Entrare lì dentro, anche tutti insieme, è fuori questione. La cosa più logica è convincere la creatura ad uscire fuori dalla caverna e mostrarsi qui fuori, su un terreno nel quale siamo più liberi di muoverci. Non sono sicura che funzioni, ma se così fosse potrei... convincerlo ad uscire.In quel caso avrei bisogno di voi per pararmi le spalle, perchè la creatura potrebbe ribellarsi in qualsiasi momento e volermi arrostire con una sfiammata sola. Che ne dite? E se qualcuno ha un'idea migliore parli, ma faccia in fretta.
Non aveva voluto ascoltare tutto il suo discorso. Aveva deciso solo di captare i punti salienti, la sua decisione, la sua idea. La creatura doveva essere allontanata da quel luogo. E l'idea di Monique, per quanto complicata potesse parere, sembrava essere la più logica e la più fattibile in quel momento di totale panico. E, se davvero c'era un ostaggio lì dentro, era loro dovere fare tutto il possibile per salvarlo.
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Estelle
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Estelle |
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Tisifone |
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