Covo dei Centauri
Inviato: 01/03/2013, 23:49
[Covo dei Centauri – ore 8.25 – Continuazione duello]
Come diavolo erano finiti in quella situazione? Quando il suo progetto di vendetta si era tramutato in un duello con la sua sorellina? E sopratutto perché non provava soddisfazione nel vederla piangere in silenzio a causa del suo incantesimo Tacitante? L'essere riuscito nel suo intento, portando a segno anche un incantesimo, non avrebbe dovuto farlo sentire bene? Dov'era il ghigno sfrontato di superiorità che sfoggiava per i vicoli di Lisbona quando usciva vincitore da qualche scazzottata? Era davvero soffocato da una sorta di rimorso che nonostante tutto provava nei confronti di Caroline Priscilla?
Ti sei rimbambito o cosa? Lei ti ha mentito, ti ha tradito, ti ha colpito alle spalle...Dovresti infierire su di lei, schiacciarla definitivamente e poi andartene vittorioso.
Era questo quello che la sua coscienza gli consigliava di fare ma per quanto si rigirasse la bacchetta nell'unica mano che riusciva a muovere non si decideva a sfruttare il vantaggio che aveva, anzi aveva finito per esternare la confusione e il rimorso che provava, sussurrando il suo nomignolo, quello che si era autodata perchè chiamarla in quel momento "tornado parlante" sarebbe stato decisamente fuori luogo. Quando gli si scagliò contro alla maniera babbana lo sorprese per la seconda volta, perchè lei sapeva perfettamente che non poteva muovermi e che quindi si sarebbe ritrovato inerme a incassare i suoi pugni. Cosa che fece lo stesso, nonostante avesse spezzato il suo incantesimo con un Finitus, spinto da un senso distorto dell'onore che cercava di mascherare con se stesso dicendosi che attaccarla con la magia quando non era in grado di difendersi non lo avrebbe reso migliore di lei e che dimostrarsi superiore in quel frangente, più corretto e civile, gli sarebbe tornato utile più tardi. Tante belle parole, ciniche al punto giusto, peccato che sarebbero risuonate false se le avesse pronunciate a voce alta.
Ehi ma così si esagera... Che diavolo...
Si disse mentre faticava a contenere la furia in cui si era trasformata la sua sorellina, cercando da un lato di bloccarle le mani e dall'altro di porre in salvo il viso dalle sue maledette unghie. Alla fine, per evitare di ritrovarsi con una bacchetta infilzata in un occhio, si decise a usare la propria per porre fine a quello scontro impari perchè mai si sarebbe macchiato di un peccato così grave come alzare un dito su una femmina. Il gettito d'acqua che fuoruscì dalla sua bacchetta non fu potente, non scaraventò il corpo di Cappie lontano da Jorge ma ebbe lo stesso l'effetto da lui desiderato e cioè quello di fermare la tassetta che adesso aveva tutta l'aria di un pulcino bagnato. Continuando a tenere il proprio catalizzatore magico ben stretto nella mano e un occhio fisso sulla figura di Cappie, si asciugò con il dorso della mano le gocce d'acqua che lo avevano colpito il viso e agitò prima un piede e poi l'altro per cercare di far andare via quel po' d'acqua che gli si era riversato addosso dal risvolto dei pantaloni. Il contatto con l'acqua fredda lo fece sobbalzare dal dolore seguito da una orrenda sensazione di bruciore sulle guancie e sul dorso delle mani dove, con suo enorme stupore, si trovavano delle lunghe strisce rossastre costellate da puntini rossi segno che il sangue era lì lì per sgorgare fuori.
Mi hai sfregiato...?
Mormorò allibito, portando la mano libera a sfiorarsi il viso, inorridendo quando si rese conto che gli stessi squarci che aveva sulle mani sembravano essere presenti sul sup viso, alcuni pericolosamente vicini agli occhi. Un'ondata di rabbia lo investì al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere se non l'avesse fermata e quando lei gli si avvicinò, saltò sull'attenti, gli occhi ridotti a due fessure, pronto questa volta a reagire a qualsiasi cosa avesse avuto intenzione di fare. Ruotò lentamente su se stesso, seguendola con lo sguardo fino all'enorme albero al centro della radura e vederla rannicchiata su se stessa grondante acqua gli fece stringere il cuore. Se le sue caviglie assomigliavano a due pezzi di ghiaccio per gli schizzi che non aveva potuto evitare come doveva sentirsi la sua sorellina con i rivoli d'acqua che le scivolavano da ogni parte e si stavano raccogliendo in un'enorme pozza ai suoi piedi?
Femmine! Riuscite sempre a rigirare la frittata a vostro vantaggio. Siete odiose e sleali.
Sbottò irritato, anche se tra i due quello che più assomigliava a una donna in piena crisi ormonale ero Jorge a giudicare dagli sbalzi di umore a cui era andato soggetto nel corso di quell'ultima mezz'ora. Quando aveva organizzato quel piano era certo che fosse la cosa più giusta e onorevole da fare ma ora, nonostante la delusione e la rabbia per il tradimento subito non fossero scemati, non ne era più così certo. E poi, a rifletterci bene, non erano le donne in generale a fargli quell'effetto perchè non ci avrebbe pensato due volte a schiantare Lingua Argentata e a mollarla lì.
Non oso immaginare come mi ridurrò quando sarò davvero innamorato...
Si disse sconsolato, iniziando a comprendere il senso dell'espressione "uomo zerbino" che a volte aveva sentito usare dai ragazzi più grandi nei confronti di quei pochi fortunati che avevano la ragazza. No, non era innamorato di Cappie, nè aveva una cotta per la Tassetta ma i sentimenti che provava per lei andavano oltre a una semplice tolleranza per opportunismo, come aveva avuto modo di scoprire tempo prima durante la loro prima incursione nella Stanza delle Necessità. Ancora indeciso su cosa fare, saltellò davvero da un piede all'altro, tendendosi in avanti come a volerle andare vicino per poi ritirarsi, non sicuro non solo di cosa dire ma anche di come l'altra avrebbe potuto reagire, visto il silenzio che continuava a regnare tra di noi. Si era totalmente dimenticato che non poteva parlare, come se i pugni ricevuti avessero messo ko il mago che era in lui, lasciandolo a dover gestire la situazione alla maniera babbana.
Se tu avessi tenuto la lingua a freno tutto questo non sarebbe mai accaduto.
La accusò, portando una mano allo stomaco che aveva iniziato a brontolare così forte che il rumore che produsse sembrò riecheggiare nella radura silenziosa come il ruggito di una qualche creatura strana, ricordandogli che non aveva fatto colazione.
Hummm... probabilmente neanche lei...
Pensò, mentre una fune invisibile - la sua gola - trascinava il suo stomaco e il resto del suo corpo con lui verso l'albero enorme o meglio verso l'enorme panino contenuto nella borsa che aveva lasciato al sicuro dietro un cespuglio. Così si avvicinò a Cappie e la superò, stando ben attento a rimanere lontano dalla portata delle sue mani, anche se non era proprio certo che gli stesse prestando attenzione, per poi riapparirle di fronte con la borsa su una spalla e la colazione in mano. Certo se fosse stato caldo avrebbe emanato tutto un'altro odore ma lo aveva organizzato in previsione di quella mattinata la sera prima, mettendo insieme tra due fette di pane gli avanzi della cena prima che gli elfi domestici facessero sparire tutto.
Conoscendo la propensione al cibo della sua sorellina, diventata ormai leggendaria in tutta Hogwarts, era certo di aver appena trovato il modo di farsi ascoltare da lei in maniera civile. No, non aveva alcuna intenzione di scusarsi, semmai il contrario, strapparle la verità e costringerla a fargli le sue scuse che non era certo avrebbe accettato così facilmente. Peccato che se non avesse annullato il suo incantesimo tacitante difficilmente sarebbe riuscito a ottenere una qualunque di quelle cose, così le puntò contro la bacchetta per quella che forse sarebbe stata l’ultima volta e mormorò un Finitus per ridarle di nuovo l’uso della parola. Sperava solo di non dovermene pentire.
Frittata, prosciutto, fettina di carne, gorgonzola e mezza salsiccia… In pratica tutto quello che sono riuscito ad arraffare ieri sera a cena prima che gli elfi facessero sparire tutto.
Elencò, facendo gorgogliare il suo stomaco per la fame, prima di prendere il coltellino che il cugino gli aveva regalato e dividere in due quella prelibatezza.
Non te lo meriteresti… però forse così finalmente mi dirai perché lo hai fatto.
Affermò serio, porgendo l’altra metà del panino alla Tassetta e restando in attesa di una spiegazione.
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