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Auditorium - Sala Musica

Dirett.ce Artistica: Monique Vireau

Messaggioda Brianna » 18/12/2012, 18:06

Respira, non perdere la concentrazione.
Recupera la calma.


Queste, le uniche parole di Monique… un tono tranquillo, neutro… non sarebbe stato facile per Brianna recuperare la calma, primo passo per recuperare la concentrazione e il respiro; sempre senza aprire gli occhi, cercò di visualizzare dentro se un’ immagine che la tranquillizzasse… e un’immagine si formò nella sua mente: in quel bosco evocato dalla professoressa Vireau lei vide se stessa e la sorella giocare; l’ombra di un sorriso incurvò per un attimo le labbra della bambina all’insù; poi – ritrovata la calma – tornò a concentrarsi sul respiro
Spoiler:
[4/d20 + concentrazione 1= 5]
cosa che richiese qualche tempo in più, ma ci riuscì.

Mentre era così concentrata, su se stessa e sul respiro, una mano le si appoggiò delicatamente sullo stomaco; non era abituata al tocco di nessuno che non fosse la sua sorellina, quindi irrigidì per un attimo i muscoli in una reazione del tutto involontaria, ma lo stato di concentrazione in cui si trovava le permise di rilassarsi quasi immediatamente.

A questo seguì quasi subito la nota intonata dalla professoressa e alla bambina sembrò che un fremito la percorresse, dentro di lei… era qualcosa di nuovo per la bambina, come se la VicePreside le stesse dando dell’energia, la stesse aiutando a concentrarsi di più… era quasi come se il suono fosse insito del luogo in cui si trovavano, o forse era più corretto dire che sembrasse parte, esso stesso, della concentrazione che, quasi sicuramente, entrambe stavano avendo, e non frutto della voce della professoressa.
Dopo una decina di secondi di tempo reale, che alla bambina era parso allo stesso tempo lunghissimo e brevissimo, la nota tenuta dalla professoressa si spense; ma alla bambina sembrò quasi che quella specie di brivido che aveva sentito non l’avesse abbandonata.
Quindi un sussurro, molto lieve, della donna, che ancora teneva la sua mano poggiata sullo stomaco della bambina

Riprova adesso.

Cercò di ripetere lo stesso esercizio fatto prima, di concentrarsi sulla respirazione mantenendo la nota più a lungo possibile… ci stava mettendo davvero tutta se stessa, ci DOVEVA riuscire… anzi, no… ci SAREBBE riuscita!

Il suono uscì dalle labbra della bambina, ma ancora una volta il tempo in cui riuscì a mantenere la nota in modo perfetto fu decisamente scarso… o meglio, non riuscì a migliorare per niente rispetto alla prima volta che ci aveva provato nonostante tutto l’aiuto possibile e immaginabile che le era stato offerto.
Spoiler:
[6/bonus + 2/d20 + concentrazione 1 =9]
Non ci era riuscita, nemmeno stavolta… era arrabbiata con se stessa, delusa dal non essere in grado di eseguire quello che Monique eseguiva con così tanta facilità… certo, non che Brianna pretendesse di essere già brava quanto la Direttrice Artistica, ma insomma… se le aveva dato un esercizio voleva dire che la donna era sicura che poteva essere alla portata di Brianna… allora perché non ci riusciva?

Riaprì gli occhi, il mento tremolò un attimo, lacrime di rabbia e delusione le pungevano gli occhi. NO, non avrebbe pianto, non davanti a Monique.

Prof – chiese titubante la bambina – esiste un modo per imparare a farlo bene?come l’ha fatto lei?

Era inutile ripetere alla docente – un'altra volta – quelle tre parole che odiava “non ci riesco”… era palese che non ci era riuscita, ma doveva pur esistere un modo per imparare a farlo bene… anche Monique l’aveva dovuto imparare, no? Non era – come si suol dire – nata imparata, giusto? E allora forse conosceva qualche esercizio che avrebbe potuto fare la piccola nel suo tempo libero per imparare a mantenere una nota più a lungo di qualche secondo.
E poi la domanda che venne spontanea alle labbra della bambina, sussurrata appena e rivolta a se stessa, ma comunque udibile dalla professoressa

Perché IO non riesco a tenere la nota?
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Messaggioda Monique » 18/12/2012, 18:36

Forse non era giornata o forse, semplicemente, Brianna aveva dovuto sottostare ad una carica di stress tale che il suo sistema nervoso, seppur con l'aiuto di Monique, non riusciva a funzionare come lei avrebbe voluto; la bambina infatti tenne nuovamente la nota per lo stesso tempo precedente seppur, all'orecchio di Monique, suonasse ora più sicura. Inutile fingere però che il tempo trascorso fosse maggiore di quello di prima, e la Delfinazzurro se ne accorse perfettamente visto che, riaprendo gli occhi, la sua espressione delusa non scappò agli occhi della Vice Preside della scuola.

Prof esiste un modo per imparare a farlo bene?come l’ha fatto lei?

La pratica.

Rispose semplicemente Monique, lapidaria quasi seppur il tono fosse stato dolce, un segno che non voleva certo buttare giù o demoralizzare la studentessa, ma solo darle una visione reale delle cose; la francese ci aveva messo anni per imparare, migliorare e perfezionarsi, e ancora oggi sentiva di avere molto da apprendere, quindi era ovvio che la risposta da dare a Brianna fosse solo quella.

Perché IO non riesco a tenere la nota?

Perché non ci hai mai provato prima - replicò Monique, ancora con una semplicità disarmante - Perché nessuno ti ha mai spinto a farlo. Adesso l'unica cosa che puoi fare è provare ancora e ancora, chiusa nella tua camera o nel giardino della scuola, fino a rimanere senza voce.
Ma alla fine sarà la tua perseveranza a premiarti.


Aggiunse la donna, non accalorandosi - il tono rimase infatti calmo e pacato - ma con un luccichio negli occhi che poteva essere colto forse solo per il fatto che, quasi senza accorgersene, le aveva dato del "tu", una confidenza che solitamente riservava a pochi, come Alexis.
Resasi conto della gaffe - per quanto potesse parlare coi suoi studenti come più le aggradava - Monique si accigliò leggermente e si schiarì la voce, scostandosi la frangia dalla fronte prima di tornare più seria del solito.

Per oggi direi che possiamo smettere, signorina Wollis.
Quando riuscirà a tenere la nota per i famosi 10 secondi, allora potrà tornare da me e riprenderemo da dove abbiamo lasciato.


Disse quindi la Vireau, preparandosi a congedare la bambina: il tempo era quasi volato, ma era comunque servito ad entrambe ed era questo l'importante; ora Brianna aveva qualcosa su cui esercitarsi, e Monique... qualcosa su cui riflettere.
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Messaggioda Brianna » 18/12/2012, 21:34

La pratica.

La bambina annui, comprendeva quello che le stava dicendo Monique, e se l’unica cosa da fare fosse stata la pratica, allora ne avrebbe fatta, e tanta!

Perché IO non riesco a tenere la nota?

Perché non ci hai mai provato prima
Perché nessuno ti ha mai spinto a farlo. Adesso l'unica cosa che puoi fare è provare ancora e ancora, chiusa nella tua camera o nel giardino della scuola, fino a rimanere senza voce.


Le parola della donna avrebbero potuto sembrare ovvie se sentite dall’esterno… ma era vero, Brianna non aveva mai studiato, anzi le era stato proibito addirittura di pensare alla musica dai suoi genitori, ed era chiaro, anche nella mente della bambina, che avrebbe dovuto esercitarsi ancora e ancora proprio – come diceva la professoressa – fino a rimanere senza voce

Ma alla fine sarà la tua perseveranza a premiarti.

Me lo auguro

Mormorò semplicemente in risposta la bambina, sempre comunque attenta ad ogni parola della donna… se diceva ci voleva pratica, doveva essere vero. E lei l’avrebbe fatto, si sarebbe esercitata fino a rimanere senza voce, finchè ci sarebbe riuscita.

Per oggi direi che possiamo smettere, signorina Wollis.

Si, forse era meglio… lo stato in cui si trovava adesso Brianna non era dei migliori, ancora arrabbiata con se stessa per non essere riuscita ad eseguire l’esercizio, e forse non sarebbe riuscita a fare di più, seppur avessero continuato.

Quando riuscirà a tenere la nota per i famosi 10 secondi, allora potrà tornare da me e riprenderemo da dove abbiamo lasciato.

Tornerò quanto prima!

Risposta secca, determinata quella della bambina… era intenzionata a farcela per quei maledetti 10 secondi… e, Merlino le era testimone, ce l’avrebbe fatta!

Ora torniamo al castello, professoressa?

Chiese quindi Brianna, consapevole che il tempo a loro disposizione era terminato, e non avendo minimante capito che erano ancora dentro al castello, che quella era solo un illusione.

Quindi, una volta tornate nuovamente in Auditorium, la bambina avrebbe salutato la professoressa

Arrivederci professoressa Vireau e… grazie!

Anche se non sono stata un gran che - aggiunse sottovoce, ancora arrabbiata con se stessa, prima di aprire la porta ed uscire, se la donna non avesse avuto altro da aggiungere.
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Messaggioda Monique » 18/12/2012, 21:53

Tornerò quanto prima!

Sapeva che ce l'avrebbe fatta, era solo una questione di tempo: e non perché era una sua studentessa e forse non voleva deludere Monique, ma perché la donna vedeva una determinazione in Brianna propria di chi vuole riuscire perché ama quello che sta facendo; ed era quello il motivo che spingeva la francese a credere che sì, alla fine la bambina sarebbe riuscita nel suo intento.

Ora torniamo al castello, professoressa?

Noi siamo già al Castello, signorina Wollis.
Ad Hogwarts non ci si può smaterializzare, ricorda?


Rispose Monique senza pensarci, non sapendo quindi così d'innescare probabilmente nella mente della bambina un bel po' di domande, prima fra tutte: ma se erano a scuola, come facevano a trovarsi in una foresta?
No, in quel momento la Vireau pensava ad altro e per questo, muovendo appena la bacchetta, non si fece problemi a porre fine all'illusione che fece letteralmente sgretolare quell'ambiente meraviglioso per farle tornare in Auditorium.
Sicuramente Brianna avrebbe avuto molto a cui pensare, ma Monique non le avrebbe dato il tempo di fare domande, visto che le indicò subito la porta con un cenno del capo.

Arrivederci, signorina Wollis.

Arrivederci professoressa Vireau e… grazie!

Sentì l'aggiunta che la Delfina fece sottovoce e sorrise appena, silenziosa e discreta, osservando la bambina andarsene prima di sospirare leggermente e prendere passo a sua volta verso l'uscita dell'Auditorium.
Stava iniziando a pensare che forse... forse sarebbe stato il caso d'insegnare a qualcuno il dono delle illusioni? E in quel caso, a chi? Scosse il capo e, pensierosa, lasciò la Sala Musica in direzione della Sala Grande.

[Fine]
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Messaggioda Jorge » 22/12/2012, 23:30

[Lunedì – ore 18.20]


Il gufo che Caroline Priscilla gli aveva mandato era altamente generico, uno di quelli che ignori e ricicli la pergamena per esercitarti con quella bellissima arte orientale in cui lui arrancava che era l’origami. Purtroppo per Jorge però esso conteneva alcuni elementi che non potevano essere in alcun modo ignorati ma che anzi non facevano altro che stuzzicare la sua proverbiale curiosità: l’accenno a qualche gossip che la tassa aveva da qualche parte raccolto e che era disposta a condividere con lui e la possibilità di mettere piede in uno dei pochi posti di Hogwarts inaccessibili ai più, la Sala della Musica. Certo avrebbe dovuto fare attenzione a non farsi beccare dalla sua Capa, ma cosa poteva essere l’ipotesi remota di venir messo in punizione contro la possibilità concreta di vedere con i propri occhi un sacco di strumenti musicali nuovi di zecca senza avere il fiato sul collo dei commessi babbani e i loro stupidi avvertimenti. Così puntuale come mai in vita sua, quel pomeriggio Jorge si recava verso la Sala della Musica.

Devono aver finito le prove da poco…

Pensò il Delfino, salutando con un cenno del capo e un sorriso Brianna che, parlando fitto fitto con qualcuno che lui non aveva mai visto, faceva la sua stessa strada ma in senso inverso. Giunto di fronte alla porta della Sala senza incontrare la sua sorellina, Jorge si fermò per un attimo, indeciso su cosa fosse meglio fare. Qualcosa dal fondo della sua mente di dodicenne gli diceva che avrebbe dovuto appoggiarsi al muro l’accanto e attendere l’arrivo di Cappie ma il brusio fu prontamente soffocato dalla curiosità di entrare in quella stanza che mai come in quel momento sembrava a lui accessibile. Assunta la sua solita aria da bulletto sicuro di sé, salutò con un cenno del capo un tipo alto che gli sembrava di aver visto qualche volta in giro con il Prefetto dei tassi, ed entrò deciso a sedersi su una sedia dell’ultima fila e aspettare buono buono l’arrivo della sua sorellina. La pazienza però non era decisamente una delle sue virtù così tempo dieci secondi il delfino si ritrovò a curiosare per l’enorme stanza, avvicinandosi lentamente al palco, dove i musicisti avevano lasciato incustoditi i loro strumenti.

Non puoi salire lassù… Assolutamente non lo puoi fare. Se entra qualcuno che gli racconti? E se per sbaglio urti qualcosa e la rompi? No no e no, non puoi salire sul palco.

Lo ammoniva la sua coscienza con la voce dolce e ragionevole della madre mentre le sue gambe, come dotate di volontà propria, gli facevano salire i primi gradini del palco. Si muoveva lentamente, lanciando occhiate nervose verso la porta, pronto a saltare giù nel caso fosse entrato qualcuno, ma non appena gli occhi si posarono sugli strumenti il mondo che lo circondava cessò di esistere. Con sguardo avido e ammaliato Jorge sfiorò la coda verniciata del pianoforte, si rigirò tra le dita troppo piccole le bacchette della batteria per poi fermarsi di fronte allo strumento che gli era maggiormente familiare. Aveva mentito in parte a Kayleen la sera della festa, non c'era solo il disegno nella sua anima d'artista ma anche la musica, quella vera fatta di note solitarie che danzavano nell'aria e che non avevano bisogno di stupide parole per coinvolgere e commuovere. La madre gli aveva insegnato a suonare il fado portoghese quando aveva cinque anni e per quanto gli piaceva pizzicare le corde producendo quel suono malinconico tipico di quella musica, aveva finto che non gli piacesse e di non esservi portato per non essere costretto a rinunciare alle partite di pallone con gli amici.

Ma adesso non c'è la mamma nè partite a cui rinunciare.

Si disse, pizzicando leggermente le corde di un mandolino elettrico e facendo così cadere a terra il peltro che qualcuno vi aveva infilato per non perderlo. Istintivamente Jorge si abbassò per recuperare il piccolo pezzo di plastica ma invece di rimetterlo a posto e scendere dal palco, posò a terra la borsa con i libri che aveva con sé e prese lo strumento per il manico. Lo sollevò in aria e, ammirando i giochi di luci e ombre che le candele producevano sulla superficie lucente, fece alcuni passi indietro fino a quando non colpì con il retro delle ginocchia uno degli sgabelli sparpagliati sul palco.

Solo due note…

Così, incurante del fatto che da lì a poco sarebbe arrivata Cappie, qualche membro del coro per rimettere a posto gli strumenti o peggio Monique per controllare che tutto fosse stato rimesso in ordine, Jorge si sedette sullo sgabello, chiuse gli occhi e iniziò a suonare una ballata un po’ movimentata che a orecchio poco aveva a che fare con il fado portoghese ma che sua madre adorava.

http://www.youtube.com/watch?v=v-pnQa1_fuA
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Messaggioda Monique » 10/01/2013, 15:48

[Lunedì - ore 18.25]


Non ci siamo, non ci siamo...

Più camminava e più la voce si faceva piena di stizza e rassegnazione al tempo stesso: erano più di cinquant'anni che la scuola americana batteva quella inglese nelle sfide tra i cori, e questo per Monique era ben difficile da accettare, a maggior ragione visto che l'argomento principale era la musica.
Per questo aveva deciso di dedicare ogni momento libero alla pianificazione della linea da seguire durante lo scontro "amichevole" tra le scuole, così da farsi trovare preparata; ed era proprio quello che stava facendo in quel momento quando, quasi senza rendersene conto, passò di fronte alla porta aperta dell'Auditorium.

... aperta?
Ah, che sciocca, ho chiesto alla signorina Parker di fermarsi ancora dieci minuti coi ragazzi e concludere le prove mentre io andavo a portare quei documenti alla Bergman... beh, tanto vale che chiuda a chiave, tanto ormai non c'è più ness--


Un ragionamento che non faceva una grinza, peccato però che qualcuno nell'Auditorium ci doveva ancora essere per forza visto che si sentiva della musica provenire da esso.
Corrugando la fronte con aria perplessa, la Vireau alzò lo sguardo sulla porta e fece poi qualche passo in avanti, scivolando all'interno della sala sul cui palco vi era una figura che, per la Vice Preside, era fin troppo familiare.

Alvares...

Già, era proprio lui, uno dei ragazzi più problematici per Monique: Jorge, il Delfino portoghese, stava suonando uno strumento tipico del suo luogo natio, il fado, incurante del fatto che non gli era assolutamente permessa una cosa del genere.

Però è bravo...

Dovette ammettere la francese, studiandolo silenziosa e badando bene a non farsi notare, non finché lui non avesse finito la sua performance improvvisata e fuori da qualsiasi permesso a lui dato: solo allora, Monique si schiarì la voce con un tono molto alto, sicura così di farsi sentire da lui, posando gli occhi di ghiaccio sul suo viso.

Signorino Alvares... sarebbe così gentile da spiegarmi cosa sta facendo?
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Messaggioda Jorge » 13/01/2013, 17:19

Era incredibile la sensazione che stava provando semplicemente pizzicando le corde del fado. Man mano che le note prendevano forma e si disperdevano per la Sala Jorge acquistava sempre più sicurezza e i movimenti delle mani, all’inizio titubanti, diventavano sempre più fermi fino a dare l’impressione che stessero danzando sulle corde. Ovviamente l’esecuzione non era perfetta, stava suonando a memoria, quindi di quanto in quanto saltava un passaggio o prendeva una nota un po’ più alta, ma nel complesso riuscì a rendere in maniera godibile quella vecchia ballata irlandese. Chiudendo gli occhi, il portoghese si era rintanato nel suo mondo personalissimo dove era la musica che comandava ogni cosa, anche i movimenti del suo corpo. Si ritrovò così a ondeggiare il capo in avanti, come ad anticipare le note che avrebbe suonato da lì a pochi secondi, mentre la gamba destra, saldamente posata a terra, teneva il tempo, battendo il piede sul pavimento. Per un attimo si rammaricò di non avere altre due mani da poter sbattere tra loro e rendere completa quella piccola esibizione rubata.
Era così concentrato sulla musica che non si accorse dell’arrivo di Monique così, dopo aver suonato l’ultima nota, si alzò dallo sgabello con l’aria soddisfatta di chi aveva fatto qualcosa che non doveva e non solo l’aveva sfangata ma in più si era divertito un mondo. Con gesti attenti e quasi reverenziali, rimise lo strumento al suo posto, assicurandosi che non potesse in alcun modo cadere, per afferrare al volo la sua borsa con l’intento di mettere più distanza possibile tra sé e il palco prima che qualcuno arrivasse e lo trovasse in una posizione compromettente.

Signorino Alvares... sarebbe così gentile da spiegarmi cosa sta facendo?

La voce di Monique gelida come lo sguardo che adesso stava puntato su di lui lo raggiunse a due passi dai gradini per scendere dal palco, pietrificandolo sul posto.

HUmmm… stavo ingannando il tempo in attesa di Cappie?

Mormorò leggermente intimorito, optando immediatamente per la verità o almeno una versione breve della verità. Lui si trovava nella Sala della Musica perché Caroline Priscilla gli aveva inviato un gufo per invitarlo lì. Certo lui avrebbe dovuto fare il bravo studente e attendere la tassetta appoggiato alla porta all’esterno della Sala ma lui purtroppo non era esattamente uno studente modello, anzi a volte aveva la sensazione che lui fosse fatto proprio per cercare il modo di infrangere o almeno aggirare le regole. Peccato che la regola che aveva infranto quella volta sembrava essere molto ma molto importante, almeno a giudicare dall’espressione seria che la sua Capa aveva in volto. Aveva sentito dire che la Vireau tenesse moltissimo al coro, che curava con passione e attenzione quasi maniacale pretendendo il massimo dai suoi membri, ma solo in quel momento si rendeva conto di quanto quelle voci erano veritiere. Forse era il senso di colpa che avanzava prepotentemente dentro di lui che gli faceva vedere cose che non esistevano, ma aveva la sensazione che se avesse lanciato una caccabomba contro la porta della Sala Comune dei Serpeverde forse la sua Capa sarebbe stata più comprensiva nei suoi confronti.

Forse… - continuò titubante, scendendo dal palco con attenzione, per evitare di fare qualche altro danno, questa volta non voluto – dovrei scusarmi?
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Messaggioda Monique » 18/01/2013, 18:12

HUmmm… stavo ingannando il tempo in attesa di Cappie?

Pessima, pessima risposta.
Non che ce ne fosse una buona, in fondo Monique l'aveva beccato sul palco a suonare quand'era ben noto a tutti da Regolamento Scolastico che chi faceva parte del coro poteva esercitarsi lì solo con lei presente, mentre chi invece non ne faceva parte non ci si poteva nemmeno avvicinare.
Ma allora perché si ritrovava a guardare gelidamente Jorge, cercando di capire come approcciarsi a lui senza sbatterlo fuori dall'Auditorium a calci nel sedere?

Forse… dovrei scusarmi?

Tanto per cominciare, signorino Alvares.

Rispose la Vice Preside di Hogwarts, il tono di voce freddo come lo sguardo, ed un sospiro ad accompagnare quelle parole mentre il capo veniva scosso lentamente, quasi con rassegnazione.

Perché, perché s'impegna ogni volta a violare il Regolamento della Scuola anche quando sa che poi verrà punito? Perché cerca sempre di farsi riprendere, signorino Alvares? Che gusto ci prova?

Si ritrovò a domandargli, come se volesse davvero capire il modo di ragionare di lui; anche lei, da ragazza, aveva violato il Regolamento, chi non l'aveva fatto almeno una volta in sette anni lì dentro? Non era quello il punto, ma il fatto che ad Jorge sembrasse non importare minimamente l'opinione e la reputazione - pessima - che si costruiva intorno, oltre al fatto che prima o poi gli insegnanti si sarebbero stufati di punirlo e basta.
Non gli avrebbe mai chiesto di seguire il Regolamento alla lettera - non l'aveva fatto nemmeno lei da studentessa - ma perlomeno se doveva violarlo che fosse solo ogni tanto e per le cose importanti... invece per il Delfino ogni occasione, anche la più stupida, sembrava buona per mettersi nei pasticci e combinare casini, ed era inutile dire che Monique ne fosse molto delusa, non solo perché era uno studente della sua Casata, ma anche perché lei gli aveva offerto un aiuto ed una guida un anno prima e quell'offerta non era stata accettata.
Sospirò ancora una volta e si passò una mano tra i capelli, prima di riprendere il discorso precedente.

Bene signorino Alvares, sono sicura che Madama Berforth sarà lieta di ricevere il suo aiuto per l'ultima catalogazione dei volumi della Biblioteca prima della fine dell'anno, aiuto che lei andrà spontaneamente ad offrirle prima della fine della giornata. Mi sono spiegata?

Domandò Monique al Delfino, incrociando le braccia all'altezza del petto quasi per sfidarlo a replicare, come se ormai si aspettasse di tutto da lui.
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Messaggioda Jorge » 19/01/2013, 17:59

La prima risposta che aveva dato doveva servire a sdrammatizzare, secondo il portoghese, ma qualcosa gli aveva suggerito di aggiungere delle scuse sincere e dalla reazione di Monique sembrava essere stata la cosa giusta da fare.

Tanto per cominciare, signorino Alvares.

Ebbe il buon senso di abbassare lo sguardo, puntandolo sul pavimento della Sala della Musica, mostrandosi dispiaciuto. Era tutta una finta la sua? No, o almeno non del tutto perché anche se la maggior parte delle persone al Castello non ci credevano o non ci prestavano attenzione, Jorge era cresciuto nell’ultimo anno e aveva deciso di cambiare o meglio di tenere un profilo più basso: se allentava la pressione che i docenti esercitavano su di lui, considerandolo una sorta di sorvegliato speciale babbano, avrebbe potuto muoversi liberamente per Hogwarts.

Bel modo di iniziare a tenere un basso profilo.

Si schernì, notando con la cosa dell’occhio la sua Capa scuotere la testa: chissà che punteggio aveva raggiunto nella scala della delusione della donna, se mai ne possedeva una.

Perché, perché s'impegna ogni volta a violare il Regolamento della Scuola anche quando sa che poi verrà punito? Perché cerca sempre di farsi riprendere, signorino Alvares? Che gusto ci prova?

Jorge smosse un piede, come a voler scacciare un inesistente granellino di polvere, indeciso su cosa fare. Non era certo che quella fosse una domanda che necessitava davvero una risposta, ma qualcosa in lui si stava agitando come a volersi ribellare da quella che per lui era un’accusa assurda. Non era in cerca di guai quel giorno né teneva particolarmente a essere punito e forse era il caso di provare a spiegare alla docente che non c’era nulla di premeditato ma che era stato un incidente, uno vero.

Non volevo violare nulla – esordì quindi serio, ma con un tono di voce stranamente sommesso. Non voleva proclamare la propria innocenza ma semplicemente esporre i fatti. – Cioè lo so che solo i membri del coro possono usare gli strumenti – si corresse subito, per evitare che l’altra lo prendesse per stupido o pensasse volesse fare il furbo – ma non era in programma. Dovevo solo venire qui, aspettare Cappie e poi passare le successive due o tre ore a farmi andare a fuoco le orecchie.

Un piccolo ghigno comparve sul viso del portoghese mentre pensava alla sua sorellina e una punta di curiosità si riaccese in lui nei confronti di quello che la tassetta gli voleva dire.

Ma mi sentivo uno stupido a stare in piedi in corridoio accanto a una porta aperta così sono entrato per sedermi e aspettare comodo. Però una volta che ho posato gli occhi sugli strumenti non sono riuscito a resistere alla tentazione di salire sul palco. Ha presente il canto delle Sirene? – chiese quindi, sperando che anche nel Mondo Magico le sirene avessero un canto ammaliante come quelle delle leggende babbane – Ecco è stato come se gli strumenti avessero iniziato a suonare nella mia mente una melodia ipnotica che mi ha trascinato sul palco.

Sollevò le spalle come a dire che non ci poteva fare nulla se quello che stava dicendo assomigliava a delle scuse patetiche e non gli interessava particolarmente cosa stesse pensando Monique di lui: quella era la verità punto e basta e lui era abituato a non essere creduto in quei frangenti.

Così sono salito e li ho sfiorati, solo sfiorati non volevo rovinarli – precisò giusto per non essere accusato anche di vandalismo – però poi il peltro del fado è caduto a terra e quando l’ho preso in mano…

Si interruppe, mordendosi l’interno della guancia, a dimostrazione che era indeciso su cosa fare. Non gli piaceva parlare della sua famiglia o della vita che conduceva prima di andare a Hogwarts non perché si vergognava ma perché credeva che nessuno lo sarebbe stato ad ascoltare o lo avrebbe capito. Però forse la sua Capa avrebbe rappresentato un’eccezione, dopotutto una volta si era dimostrata disposta ad aiutarlo e anche se lui lo aveva rifiutato, quell’aiuto, lei aveva dimostrato di essere un po’ diversa dagli altri adulti.

Sa… - continuò quindi con un tono di voce basso, come se stesse raccontando un segreto e in parte era davvero così – la mia mamma ha una voce bellissima, come la sua, e la musica è la sua vita… o almeno lo sarebbe se avessimo abbastanza soldi per permetterle di non lavorare – si fermò un attimo, un sospiro triste quello di un figlio che adora la sua mamma e che vorrebbe potesse fare solo quello che le piace – Ha provato a trasmettermi questa sua passione, dandomi lezioni di musica di nascosto da mio padre, perché suonare non è virile e non porta il cibo in tavola – disse scimmiottando la voce del padre, lasciando trasparire quanto quel divieto implicito gli avesse fatto male – Ovviamente da quando ho iniziato a venire a Hogwarts le lezioni sono diventate ancora più sporadiche tanto che credevo di essermi dimenticato come si fa però… - si fermò di nuovo, volgendo lo sguardo indietro dove stavano riposti gli strumenti – quando ho preso il fado in mano ho sentito che era “giusto” che quello era il suo posto, come se le note mi stessero chiedendo di essere liberate… forse sono solo degli strumenti magici…

Concluse con un tono interrogativo, come se si aspettasse che Monique confermasse il suo dubbio e gli dicesse che non era lui a essere impazzito all’improvviso ma che in effetti c’era qualcosa di magico negli strumenti. Finita quella strana confessione, Jorge raddrizzò le spalle e puntò i suoi occhi in quelli gelidi della sua Capa, in attesa della sentenza. Sapeva che quello che aveva appena detto non gli avrebbe risparmiato una punizione e dopotutto non era quello il motivo per cui si era confidato: semplicemente aveva seguito il suo istinto, sperava solo di non doversene pentire.


Bene signorino Alvares, sono sicura che Madama Berforth sarà lieta di ricevere il suo aiuto per l'ultima catalogazione dei volumi della Biblioteca prima della fine dell'anno, aiuto che lei andrà spontaneamente ad offrirle prima della fine della giornata. Mi sono spiegata?

Certo Professoressa, un po’ di cultura in più non potrà che farmi bene.

Rispose serio, senza alcuna traccia di ironia nella voce. La punizione gli era sembrata giusta e neanche troppo pesante, considerato che stare in mezzo ai libri gli piaceva, ammesso che non fosse costretto a usarli per studiare.

C’è altro che mi vuole dire, Professoressa, oppure posso andare?

…a scovare la mia sorellina e ucciderla a suon di solletico?

Ovviamente la seconda parte la pensò solamente, visto che considerava Cappie direttamente responsabile di quell’incidente.
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Messaggioda Monique » 19/01/2013, 19:17

Non volevo violare nulla.

Replicò Jorge, facendo alzare un sopracciglio a Monique con aria scettica: insomma, non voleva certo essere cattiva con lui, ma bisognava ammettere che visti tutti i guai che il Delfino combinava non era semplice credergli.

Cioè lo so che solo i membri del coro possono usare gli strumenti ma non era in programma. Dovevo solo venire qui, aspettare Cappie e poi passare le successive due o tre ore a farmi andare a fuoco le orecchie.

Evitò di commentare le parole di Alvares, anche se era d'accordo con lui che quando la signorina O'Neill si metteva a parlare probabilmente soltanto un colpo in testa le avrebbe impedito di continuare ad oltranza.

Ma mi sentivo uno stupido a stare in piedi in corridoio accanto a una porta aperta così sono entrato per sedermi e aspettare comodo. Però una volta che ho posato gli occhi sugli strumenti non sono riuscito a resistere alla tentazione di salire sul palco. Ha presente il canto delle Sirene? – le domandò, e Monique semplicemente annuì, continuando così a farlo parlare – Ecco è stato come se gli strumenti avessero iniziato a suonare nella mia mente una melodia ipnotica che mi ha trascinato sul palco.

Per quanto Jorge potesse non crederci, quelle ultime parole destarono la curiosità della Direttrice Artistica di Hogwarts: quando uno strumento attirava l'attenzione artistica di qualcuno, spingendolo magari ad avvicinarcisi se non addirittura a provarlo, beh, quello non era certo un evento che poteva essere sottovalutato.

Così sono salito e li ho sfiorati, solo sfiorati non volevo rovinarli... però poi il peltro del fado è caduto a terra e quando l’ho preso in mano…

Il discorso del bambino s'interruppe, e per la seconda volta Monique non disse nulla, non commentò in alcun modo le sue parole, lasciandogli semplicemente il tempo di rimettere in ordine le idee e decidere in autonomia se proseguire o meno nel suo racconto.

Sa… la mia mamma ha una voce bellissima, come la sua, e la musica è la sua vita… o almeno lo sarebbe se avessimo abbastanza soldi per permetterle di non lavorare.
Ha provato a trasmettermi questa sua passione, dandomi lezioni di musica di nascosto da mio padre, perché suonare non è virile e non porta il cibo in tavola... Ovviamente da quando ho iniziato a venire a Hogwarts le lezioni sono diventate ancora più sporadiche tanto che credevo di essermi dimenticato come si fa però… quando ho preso il fado in mano ho sentito che era “giusto” che quello era il suo posto, come se le note mi stessero chiedendo di essere liberate… forse sono solo degli strumenti magici…


Una madre che trasmetteva al figlio l'amore per la musica, un padre contrario... la sua storia non era poi così diversa da quella di Monique, se non fosse stato per il fatto che Nicholas inizialmente era ben propenso a farla studiare se questo l'avesse portato a poter utilizzare la figlia come un'arma... ma quella era un'altra storia.
Pur avendone ora la possibilità, non commentò ciò che Jorge le aveva raccontato, preferendo concentrarsi sulla punizione che, comunque, spettava al Delfino per aver disobbedito ad una precisa regola della scuola.

Certo Professoressa, un po’ di cultura in più non potrà che farmi bene.

Se non altro aveva evitato l'ironia, era già qualcosa: chissà che crescere non potesse fargli bene, chissà che il terzo anno a cui si sarebbe affacciato di lì a poco non avrebbe saputo inculcargli un po' di saggezza in più.

C’è altro che mi vuole dire, Professoressa, oppure posso andare?

In effetti una cosa c'è, signorino Alvares... - mormorò Monique, fissandolo un lungo istante prima di riprendere - da domani lei seguirà regolarmente tutte le prove del coro come parte di esso. E se suo padre dovesse avere qualcosa da ridire, me lo faccia sapere... sarò ben lieta di fare due chiacchiere con lui personalmente.
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