Uno dei posti più interessanti che avesse mai visto in tutta la sua vita, senza ombra di dubbio: eppure nessuno che avesse una mente sana avrebbe colto del fascino tra le file di epigrafi del piccolo cimitero di Hogsmeade, ma lui si. Beh, lui era sempre stato un tipo particolare, interessato all'occulto, al misterioso, al proibito, ma sapeva distinguere ciò che portava all'oscurità da ciò che era solo semplice curiosità e che terminava con un grosso fascio di luce alla fine della galleria.
Lui aveva scelto di vivere con la luce, sempre, anche se era sempre stato tentato dall'Arte Oscura, ma si era rivelata una semplice curiosità e non era mai stato coraggioso da testarne il sapore.
Era proprio quello che lo rendeva ciò che era: un mago buono, perché non avere coraggio di avvicinarsi a quelle arti si traduceva proprio come il fatto che in lui ci fosse della bontà, o meglio delle azioni buone: ognuno dentro di è custodisce male e bene, l'importante è scegliere da che parte agire.
Lui aveva agito per il bene, agiva per il bene e avrebbe agito per il bene: ovviamente, visto che si occupava di preservare il Conflux, l'equilibrio.
Aveva letto vari nomi sulle epigrafi: tipici cognomi inglesi e scozzesi per la maggior parte, alcuni a stento si leggevano, segnati dal ghiaccio e dal caldo, dalla pioggia e dal vento.
La lapide di maggior spicco era senza dubbio quella dietro la quale riposava un ragazzo, giovane, conosciuto persino da lui: Ferdy Stone, il giocatore di fama mondiale di Quidditch, morto un anno prima in circostanze misteriose; le indagini parlavano di un presunto avvelenamento.
Una donna era china sulla bara, le parlava - o meglio - parlava al defunto e quello non poté suscitare in lui un moto di disprezzo, un disprezzo non tanto rivolto alla giovane ragazza bionda, ma al fatto che quasi tutti erano soliti parlare con i defunti davanti alla loro tomba: era così insensato.
Da tempo non visitava la tomba di Sabrina, l'ultima volta che ci era andato era stato tempo prima, ma il ricordo di tutte le volte che era stato da lei era nitido, ma soprattutto l'aveva sentita, l'aveva ascoltata tutte le volte che era stato da lei.
Si domandava se fosse lui che sbagliava, l'anormale, l'unico ad ascoltare una persona defunta, o fossero loro gli insensati.
Si avvicinò alla ragazza e fece comparire una ghirlanda di fiori che andò a depositarsi proprio sulla lapide più recente e piena di ornamenti.
Si aspettò una reazione infastidita, ma quando Estelle Moreau fece per parlare era tranquilla e cordiale, come sempre, ma lui non la conosceva: le fu grato mentalmente di non non aver dovuto ribattere ad una sua eventuale provocazione: aveva preso molto alla leggera il suo commento, poche ragazze avrebbero reagito in maniera così riflessiva, doveva avere una certa maturità.
Comunque aveva notato la sua sorpresa nel sentire una voce sconosciuta e si era sentito molto osservato quando aveva iniziato a squadrarlo con sguardo investigatore. Poi si voltò nuovamente verso l'epigrafe.
Credimi, lo so perfettamente.
Non mi sembra...
Credo che lui sappia esattamente cosa penso anche senza che io gli parli. Riusciva a farlo anche quando era ancora qui.
Jeremiah inarcò un sopracciglio, come se stesse riflettendo su quella risposta: se Estelle sapeva bene che Stone avrebbe potuto ascoltarla anche se fosse rimasta in silenzio, perché si ostinava a parlargli a voce alta? Personalmente si sarebbe sentito uno stupido, oltre ad avere la sensazione di aver compiuto un'azione perfettamente inutile.
Quello che voleva dire lui era che i vivi, quando una persona moriva, si confessavano sulle loro tombe come se questi fossero degli angeli confessori, ma perché non provavano ad ascoltare per una volta? Se avessero fatto qualcosa con lui - una volta morto - sarebbe uscito dalla tomba e avrebbe schiaffeggiato il visitatore per poi ritornare nel suo sonno eterno.
Gli veniva da ridere al pensiero di quella visione buffa e inopportuna in quel momento, ma si trattenne dal farlo: aveva smesso di essere così sfrontato nei confronti degli altri, quel genere di cose usciva veramente fuori dai limiti del consentito e lui era cresciuto, era un'altra persona ed era abbastanza intelligente da rendersi conto che non era più alla Cyprus, non era più un ragazzino a cui tutto veniva concesso: era il mondo reale, dove agli errori conseguivano delle colpe e delle responsabilità.
Estelle Moreau si alzò e si sistemò le vesti con qualche cenno della mano, per poi tendergliela e passare alle presentazioni, come si era aspettato che lei facesse.
Estelle Moreau, molto piacere.
Jeremiah Murray.
Guardò un momento la mano, prima di stringerla e afferrarla con poca forza: era morbida e liscia al tatto, proprio come la sua.
Jeremiah ipotizzò [Intuito (Perspicacia) = 21] che dovesse svolgere un lavoro per la quale le sue mani non ne subissero la fatica, così come lui che era una Guardia MediMagica.
Non gli parve il momento di soddisfare quella banale curiosità anche perché quella domanda sarebbe stata come un cavolo a merenda: erano nel mezzo delle presentazioni, per cui non era esattamente occasionale. L'avrebbe preservata per dopo.
Fissò gli occhi azzurri di lei, perfettamente incorniciati dai suoi capelli biondi e dal viso chiaro: senza dubbio un visino angelico e carino.
Ora che erano vicini si accorse della differenza d'altezza che poteva essere almeno di undici o dodici centimetri.
Dovette inclinare leggermente il capo verso il basso, altrimenti a furia di tenere gli occhi così bassi gli sarebbe venuto un gran mal di testa.
Sei nuovo di queste parti?
Jeremiah fece un cenno affermativo con il capo: non doveva essere difficile per una cittadina di Hogsameade distinguere un viso nuovo: considerata la grandezza ridotta del villaggio, tutti si conoscevano con tutti, almeno di vista. Probabilmente Estelle abitava lì, o semplicemente visitava tanto spesso il villaggio da conoscere i volti dei cittadini che lo abitavano.
Si risparmiò di chiedere come se ne fosse accorta, certo che il motivo per il quale aveva indovinato era proprio quello.
Rivolse lo sguardo verso la foto del giovane Battitore e vi indugiò per qualche secondo, per poi ritornare a guardare Estelle: era evidente che lo conosceva, da come aveva parlato di lui e per il fatto che l'aveva sorpresa a parlarci.
Non tutti gli sconosciuti erano soliti parlare con i defunti, dopotutto.
Come facevi a conoscerlo?
Domandò, incuriosito dal legame che legava la ragazza alla celebrità Stone.
La sua mente non arrivava a collegare che negli ultimi anni Stone aveva insegnato ad Hogwarts e aveva mantenuto i rapporti con Estelle attraverso il castello, anche perché non era un fan particolarmente accanito: quel particolare, lì per lì, gli sfuggiva.
Era strano cosa aveva deciso la sorte: l'incontro di due ragazzi appassionati di Medicina, che lottano per la salute dei pazienti, i quali si incontrano lì dove tutto è morto e tace.
Una contrapposizione che a lui non sarebbe passata inosservata se solo avesse saputo che Estelle Moreau era l'Infermiera del castello di Hogwarts.
Lui aveva scelto di vivere con la luce, sempre, anche se era sempre stato tentato dall'Arte Oscura, ma si era rivelata una semplice curiosità e non era mai stato coraggioso da testarne il sapore.
Era proprio quello che lo rendeva ciò che era: un mago buono, perché non avere coraggio di avvicinarsi a quelle arti si traduceva proprio come il fatto che in lui ci fosse della bontà, o meglio delle azioni buone: ognuno dentro di è custodisce male e bene, l'importante è scegliere da che parte agire.
Lui aveva agito per il bene, agiva per il bene e avrebbe agito per il bene: ovviamente, visto che si occupava di preservare il Conflux, l'equilibrio.
Aveva letto vari nomi sulle epigrafi: tipici cognomi inglesi e scozzesi per la maggior parte, alcuni a stento si leggevano, segnati dal ghiaccio e dal caldo, dalla pioggia e dal vento.
La lapide di maggior spicco era senza dubbio quella dietro la quale riposava un ragazzo, giovane, conosciuto persino da lui: Ferdy Stone, il giocatore di fama mondiale di Quidditch, morto un anno prima in circostanze misteriose; le indagini parlavano di un presunto avvelenamento.
Una donna era china sulla bara, le parlava - o meglio - parlava al defunto e quello non poté suscitare in lui un moto di disprezzo, un disprezzo non tanto rivolto alla giovane ragazza bionda, ma al fatto che quasi tutti erano soliti parlare con i defunti davanti alla loro tomba: era così insensato.
Da tempo non visitava la tomba di Sabrina, l'ultima volta che ci era andato era stato tempo prima, ma il ricordo di tutte le volte che era stato da lei era nitido, ma soprattutto l'aveva sentita, l'aveva ascoltata tutte le volte che era stato da lei.
Si domandava se fosse lui che sbagliava, l'anormale, l'unico ad ascoltare una persona defunta, o fossero loro gli insensati.
Si avvicinò alla ragazza e fece comparire una ghirlanda di fiori che andò a depositarsi proprio sulla lapide più recente e piena di ornamenti.
Si aspettò una reazione infastidita, ma quando Estelle Moreau fece per parlare era tranquilla e cordiale, come sempre, ma lui non la conosceva: le fu grato mentalmente di non non aver dovuto ribattere ad una sua eventuale provocazione: aveva preso molto alla leggera il suo commento, poche ragazze avrebbero reagito in maniera così riflessiva, doveva avere una certa maturità.
Comunque aveva notato la sua sorpresa nel sentire una voce sconosciuta e si era sentito molto osservato quando aveva iniziato a squadrarlo con sguardo investigatore. Poi si voltò nuovamente verso l'epigrafe.
Credimi, lo so perfettamente.
Non mi sembra...
Credo che lui sappia esattamente cosa penso anche senza che io gli parli. Riusciva a farlo anche quando era ancora qui.
Jeremiah inarcò un sopracciglio, come se stesse riflettendo su quella risposta: se Estelle sapeva bene che Stone avrebbe potuto ascoltarla anche se fosse rimasta in silenzio, perché si ostinava a parlargli a voce alta? Personalmente si sarebbe sentito uno stupido, oltre ad avere la sensazione di aver compiuto un'azione perfettamente inutile.
Quello che voleva dire lui era che i vivi, quando una persona moriva, si confessavano sulle loro tombe come se questi fossero degli angeli confessori, ma perché non provavano ad ascoltare per una volta? Se avessero fatto qualcosa con lui - una volta morto - sarebbe uscito dalla tomba e avrebbe schiaffeggiato il visitatore per poi ritornare nel suo sonno eterno.
Gli veniva da ridere al pensiero di quella visione buffa e inopportuna in quel momento, ma si trattenne dal farlo: aveva smesso di essere così sfrontato nei confronti degli altri, quel genere di cose usciva veramente fuori dai limiti del consentito e lui era cresciuto, era un'altra persona ed era abbastanza intelligente da rendersi conto che non era più alla Cyprus, non era più un ragazzino a cui tutto veniva concesso: era il mondo reale, dove agli errori conseguivano delle colpe e delle responsabilità.
Estelle Moreau si alzò e si sistemò le vesti con qualche cenno della mano, per poi tendergliela e passare alle presentazioni, come si era aspettato che lei facesse.
Estelle Moreau, molto piacere.
Jeremiah Murray.
Guardò un momento la mano, prima di stringerla e afferrarla con poca forza: era morbida e liscia al tatto, proprio come la sua.
Jeremiah ipotizzò [Intuito (Perspicacia) = 21] che dovesse svolgere un lavoro per la quale le sue mani non ne subissero la fatica, così come lui che era una Guardia MediMagica.
Non gli parve il momento di soddisfare quella banale curiosità anche perché quella domanda sarebbe stata come un cavolo a merenda: erano nel mezzo delle presentazioni, per cui non era esattamente occasionale. L'avrebbe preservata per dopo.
Fissò gli occhi azzurri di lei, perfettamente incorniciati dai suoi capelli biondi e dal viso chiaro: senza dubbio un visino angelico e carino.
Ora che erano vicini si accorse della differenza d'altezza che poteva essere almeno di undici o dodici centimetri.
Dovette inclinare leggermente il capo verso il basso, altrimenti a furia di tenere gli occhi così bassi gli sarebbe venuto un gran mal di testa.
Sei nuovo di queste parti?
Jeremiah fece un cenno affermativo con il capo: non doveva essere difficile per una cittadina di Hogsameade distinguere un viso nuovo: considerata la grandezza ridotta del villaggio, tutti si conoscevano con tutti, almeno di vista. Probabilmente Estelle abitava lì, o semplicemente visitava tanto spesso il villaggio da conoscere i volti dei cittadini che lo abitavano.
Si risparmiò di chiedere come se ne fosse accorta, certo che il motivo per il quale aveva indovinato era proprio quello.
Rivolse lo sguardo verso la foto del giovane Battitore e vi indugiò per qualche secondo, per poi ritornare a guardare Estelle: era evidente che lo conosceva, da come aveva parlato di lui e per il fatto che l'aveva sorpresa a parlarci.
Non tutti gli sconosciuti erano soliti parlare con i defunti, dopotutto.
Come facevi a conoscerlo?
Domandò, incuriosito dal legame che legava la ragazza alla celebrità Stone.
La sua mente non arrivava a collegare che negli ultimi anni Stone aveva insegnato ad Hogwarts e aveva mantenuto i rapporti con Estelle attraverso il castello, anche perché non era un fan particolarmente accanito: quel particolare, lì per lì, gli sfuggiva.
Era strano cosa aveva deciso la sorte: l'incontro di due ragazzi appassionati di Medicina, che lottano per la salute dei pazienti, i quali si incontrano lì dove tutto è morto e tace.
Una contrapposizione che a lui non sarebbe passata inosservata se solo avesse saputo che Estelle Moreau era l'Infermiera del castello di Hogwarts.