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Cucina Comune

Messaggioda Sandyon » 23/11/2011, 21:46

Non ho mai negato di essere debole, anzi. Il discorso è un altro: io voglio vivere, Sandyon, voglio svegliarmi ogni giorno con la consapevolezza che esisto e che continuerò a farlo; ma non conosco un modo di vivere diverso da questo. Anche se imparassi a catalizzare l'energia magica solo nel punto in cui faccio l'illusione, le cose non cambierebbero: mio padre continuerebbe a voler usare questa mia capacità per i suoi scopi.
Lo so bene che ho permesso a mio padre ed a persone come lui di ridurmi così, ma non cerco belle parole di comprensione o altro: vado avanti per la mia strada, da sola.


La donna sembrava aver risposto come in un riflesso incondizionato dove più che altro parlava per inerzia e perchè sollecitata a farlo e non perchè in effetti avesse riflettuto sul fatto che lui si fosse volutamente impicciato nella sua vita sentenziando come voleva e poteva tutta quanta la vicenda che correva nelle sue vene e nel suo cuore.
Sandyon non faceva mai nulla così tanto per, aveva sempre un piano preciso per ogni cosa, elaborativo come non mai e sempre pronto a dimostrarsi capace di non far capire davvero qual'era il suo vero intento nel modo di parlare e di esporre tutte le sue parole e i suoi pensieri.
Dovette attendere ancora un bel po' effettivamente prima che lei si accorgesse infine che durante quella discussione lui fosse l'unico a poterne parlare, ma infine prese coscienza di tutto e dunque, si rivolse a lui con un tono un po' meno sostenuto e molto più irritato e nervoso, come conveniva ad una persona toccata in dei punti così delicati dopo tutto.

... che t'importa?
Che ti frega di come vivo, di cosa faccio o del modo in cui mi pongo nei confronti della mia esistenza e delle difficoltà? Perchè vuoi a tutti i costi spronarmi a reagire?


Perchè se non reagisci moriremmo entrambi, e poi voglio capire quanto puoi subire psicologicamente prima di crollare e sembri avere nervi piuttosto saldi, per tua... mia fortuna.

Sospirò profondamente a quella domanda. Gli occhi di Monique ricchi di inverosimile sete di risposte, risposte da un uomo che sembrava volesse scansarla ogni volta e volesse renderla ogni volta come parte non integrante nemmeno della sua semplice conoscienza e invece ora si stava prendendo anche la briga di dire cose che puntavano a farla svegliare, una sveglia molto sofferta e punzecchiata ma pur sempre una sveglia.
Incrociò le braccia al petto e si appoggiò ad una palma (muro) vicina, fissandola ancora nella maniera più naturale possibile anche perchè di certo non poteva far figurare che fosse in difficoltà per quella domanda effettuata da lei con così tanto ardore nei confronti della sua indisponente arroganza.

Nei tuoi occhi vedo molte debolezze che vedo in me, riferite al mio passato e al mio futuro. Terrori e incubi nei confronti di una vita che mi ha privato di tutto quello che di buono poteva esistere dentro di me. Ma forse è vero, magari ho dilungato troppo un discorso che ti riguarda troppo da vicino, rispondi pure alla mia domanda se vuoi, dopo non chiederò altro.

Così liquidò quel discorso, facendo intendere una piccola parte della sua vita e una piccola apertura anche alla sua sofferenza verso di lei. Che quella vicenda fosse stata raccontata per motivi di convenienza o perchè davvero si sentiva di parlarne, di certo questo lo poteva sapere soltanto la sua mente e non lei, ma nonostante tutto, in un modo o nell'altro poteva risultare comunque un passo avanti, di quasiasi passo all'effettiva si trattasse.
La donna sembrò fissarlo ancora per qualche secondo prima di tornare a fissare un punto imprecisato di quell'illusione bella e buona per riflettere un momento sull'ultimo quesito posto da Sandyon, al termine del quale si riservò di parlare prima con l'istinto e poi con la ragione. Aspetti che vennero analizzati molto bene da lui come quasi fosse una macchina elaborativa menmonica.

Se dovessi rispondere con puro istinto direi di sì.
Ma credo che la risposta vera sia... no.
Probabilmente lo sfiderei a duello, solo io e lui... ed una volta fuori combattimento, lo farei sbattere ad Azkaban a vita.


Se ti provocasse abbastanza potrebbe ancora controllare la tua rabbia, non è un bene, ma di base se non altro sei leale dentro.

Chinò il capo fissando per pochi secondi la sabbia che sembrava così vera, così fine, dalla quale uscì fuori anche un piccolo pagura che si diresse verso l'oceano per poi andare a fare compagnia ai pesci.
Tutto quello che avevano intorno era falso, era frutto del tutto di un'illusione, qualcosa creata magicamente.
Una persona poteva rifugiarcisi abbastanza da non avere più bisogno di contatti umani?
Una domanda interessante quella dell'uomo verso se stesso che si chiese se a Monique fosse mai venuto in mente una cosa del genere, ma sarebbe stata davvero troppo codarda, magari un momento di debolezza ma non di più, anche perchè chiudersi in qualcosa di irreale rende la vita irreale e il mercenario riflettè attentamente sul fatto che per l'insegnante di incantesimi, la vita era già abbastanza irreale così, non poteva aver bisogno di rincarare la dose.

Capisco...

E dopo quello ovviamente, non disse più nulla, dato che Sandyon Vastnor aveva una parola sola ed unica e quando diceva che per lui non c'era più bisogno di parlare e si sarebbe bloccato dall'andare oltre a mettere a dura prova i nervi di lei, poteva starne certa che così doveva essere, forse per una sorta di verità verso se stesso, forse per una chiusura momentanea nei suoi pensieri e nei suoi calcoli, forse per l'ennesima volta per capire e vedere dove sarebbe andata a parare lei e se avesse preso parola, e se avesse parlato, cosa avrebbe detto?
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Messaggioda Monique » 23/11/2011, 22:02

Nei tuoi occhi vedo molte debolezze che vedo in me, riferite al mio passato e al mio futuro. Terrori e incubi nei confronti di una vita che mi ha privato di tutto quello che di buono poteva esistere dentro di me. Ma forse è vero, magari ho dilungato troppo un discorso che ti riguarda troppo da vicino, rispondi pure alla mia domanda se vuoi, dopo non chiederò altro.

Le rispose lui, forse facendo un po' di sforzo per concederle quella minima apertura, ma sì, se non altro era meglio di niente. Monique rimase in silenzio dopo avergli dato la sua risposta al quesito sul padre: stava riflettendo su quanto detto da Sandyon, sulle sue parole di poco prima, quasi ci fosse qualcosa che proprio non le tornava.

... mi ha privato di tutto quello che di buono poteva esistere dentro di me...

Non è vero.

Tre semplici paroline che uscirono dalle labbra di Moni prima che lei potesse riflettere se fosse il caso o meno di pronunciarle, e visto che ormai il danno era fatto tanto valeva provare in qualche modo a spiegarsi.

Tu hai del buono dentro di te... lo vedo dal tuo rapporto con Dastel.
Una persona cattiva, una persona marcia... non si comporterebbe con così tanto affetto verso un animale.


Spiegò dunque continuando a non guardarlo, concentrandosi sulla superficie quasi piatta dell'oceano, increspata solo da piccole onde leggere che però scomparivano quasi subito: si alzò in piedi, avvicinandosi alla riva fino a raggiungere con la punta dei piedi - ora scalzi - l'acqua; era fredda.

Rose...

Sì, bastava il caldo ricordo dell'abbraccio della donna per permettere a Monique di far cambiare l'illusione: un cambiamento di cui peraltro Sandyon probabilmente nemmeno si sarebbe accorto, visto che riguardava la temperatura dell'acqua ora più tiepida e piacevole.

... vuoi conoscerla?
Rose, intendo.


Gli domandò all'improvviso, voltando appena il capo a sinistra verso di lui, i capelli che si mossero con lei per posarsi sulla sua spalla destra, coprendola: non sapeva nemmeno da dove le era uscita quella proposta; era forse un modo di fargli capire che, per qualche assurdo motivo, voleva fidarsi di lui? Impossibile da sapere, almeno per il momento.
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Messaggioda Sandyon » 23/11/2011, 22:42

Sbuffò appena con un sorriso appena accennato quando lei diede quella risposta affermando che lui non avesse affatto perso del tutto la parte buona del suo essere.
Un pensiero molto bello sicuramente ed un pensiero fondamentalmente che poteva dare intendere molta speranza per lui e per la sua anima ancora bella immersa nelle ragnatele ma sul quale ci si soffermò molto poco, più che altro perchè adesso aveva da pensare molto altro, sopratutto tutto ciò che riguardava la sua missione e tutto ciò che riguardava la sua vita prossima, in quel corpo o nel prossimo più che altro.

... vuoi conoscerla?
Rose, intendo.


Quella domanda lo sorprese come un fulmine a ciel sereno, visto che una cosa del genere poteva essere da considerarsi molto ma molto importante.
Monique si alzò in piedi, mostrando per la prima volta anche la forma della sua caviglia e dei suoi arti inferiori, dei piedi sfinati, molto delicati e raffinati, curati nei minimi dettagli, ma non aveva dubbi in merito a quello visto e considerato il retaggio nobiliare e di prim'ordine che aveva ricevuto.
Era lì adesso a fissare il mare che le bagnava poco poco sotto le piante soleticandole la pelle, si volse a fissarlo rivolgendogli quella domanda come se fosse una tra le cose più semplici possibili e l'uomo comprese subito che si trattava di fargliela vedere in una illusione.

Non credo di essere ancora abbastanza pronto da incontrare defunti come se nulla fosse, credo comprenderai che non è perchè non voglio conoscere questa persona.

Non ebbe dubbi riguardo quella sua risposta, non ebbe alcun dubbio perchè forse per la prima volta in tutta la conversazione aveva detto la cosa più veritiera senza doppi fini o scopi che potesse venirgli in mente. Si staccò da quella posizione plastica e tornò ad avvicinarsi a lei arrivandole proprio al suo fianco, fissando la stessa porzione di orizzonte come se in un certo senso stessero guardando la stessa cosa, lo stesso punto.
Il vento che scompigliava i capelli di entrambi e quell'aria di mare che entrava nelle loro narici come fosse vera, una cosa assolutamente fuori dal comune ed impossibile da credere.

Sono allergico al sale marino...

E quella fu una chiara e semplice richiesta appena accennata e velata di tornare nella normale cucina degli alloggi dei professori, visto che non si era fatto un orario certo, ma più che altro perchè si sentiva a disagio, non era come lei, abituato a stare troppo in un luogo come quello, inventato da capo a piedi, per quanto sicuramente bellissimo e pieno di emozioni e sensazioni che però lui ovviamente registrava come non vere, per quanto ci si sforzasse di guardare oltre, ma oltre vedeva soltanto... una cucina.

Mi ci dovrò abituare con calma, ma non ora...

Avrebbe dovuto fare pratica? Probabilmente, ma pratica per cosa?
Forse ci sarebbe entrato ancora una volta per sua decisione spontanea?
Ma questo sarebbe significato...
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Messaggioda Monique » 23/11/2011, 23:03

Non credo di essere ancora abbastanza pronto da incontrare defunti come se nulla fosse, credo comprenderai che non è perchè non voglio conoscere questa persona.

E senza sapere nemmeno bene perchè, a Monique spuntò un sorriso sulle labbra: perchè? Perchè Sandyon aveva appena ammesso una sua debolezza, cioè il suo non essere pronto ad incontrare una persona che fosse morta; una reazione del tutto naturale probabilmente, ma visto che l'uomo si era sempre mostrato tutto d'un pezzo di fronte a lei era stato... beh, bello conoscere un suo minimo punto debole.

E' come se si fosse aperto un pochino... un inizio, insomma.

Pensò Moni mentre l'uomo l'affiancava, e per un momento la donna percepì una sorta di scarica elettrica giù per la schiena: non fece però in tempo a domandarsi il perchè, che la sua voce raggiunse nuovamente il proprio orecchio.

Sono allergico al sale marino...

Ricevuto.

Mormorò semplicemente, usando la bacchetta ancora una volta per porre fine all'incantesimo: un forte tremolio del terreno, e tempo qualche minuto i due si ritrovarono nuovamente nella cucina dei professori - Moni rivestita tra l'altro come quando si era alzata dal letto.

Beh... direi che probabilmente è ora di andare a dormire, si è fatto piuttosto tardi.
Che ne dici?


Propose Monique, spossata non tanto dall'orario quanto da quella conversazione alquanto impegnativa con Sandyon: se l'altro avesse accettato, la donna gli avrebbe a seguito dato la buonanotte e se ne sarebbe tornata in camera propria, fissando per un'oretta buona il soffitto prima di sprofondare, forse per la prima volta, in un lungo sonno senza sogni.
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Messaggioda Sandyon » 24/11/2011, 0:10

La donna agitò la bacchetta con velocità e subito l'illussione prese a far tornare a vedere quello che nascondeva in realtà, e cioè la cucina degli alloggi dei professori.
Sandyon osservò tutto il paesaggio cambiare e modificarsi con una lentezza interessante ed avvolgente, come se quell'illusione volesse abbandonare lentamente il suo pensiero e la sua fantasia e per un istante l'uomo si chiese se anche quello era uno standard per le illusioni oppure era lei capace di farla tornare normale con quella lentezza e tranquillità.

Una volta rientrati alla normalità, la donna apparve stanca, apparve un po' provata ma probabilmente non dall'illusione in se per se, quanto dalla stanchezza dell'orario che adesso era ancora più fitto rispetto a quando era stata svegliata di soprassalto.
Lo percepì facilmente nel suo essere molto più pacata e sopratutto tranquilla rispetto a prima.
Le lacrime avevano lasciato spazio agli sbadigli e quelle vesti che teneva prima, succinte e sensuali era tornate al loro posto più visibili che mai, ma di certo lui non ci sarebbe stato troppo a far caso.

Beh... direi che probabilmente è ora di andare a dormire, si è fatto piuttosto tardi.
Che ne dici?


Notte, ci vediamo domani...Monique

Probabilmente la donna ci avrebbe fatto caso soltanto una volta rientrata in camera sua, ma si, lui l'aveva proprio chiamata per nome per salutarla, per quanto il saluto fosse il soluto suo molto veloce, spiccio e liquidatorio.
Attese quindi che la professoressa e Vice Preside avesse ripreso la sua strada in direzione del corridoio, prima di sospirare e cominciare a rimettere al posto le cose utilizzate per il tè con molta calma e riflessione, difatti dentro di se stava pensando a tutt'altro che a mettere a posto.

Hai avuto le risposte che cercavi?

Quella vocina assolutamente sussurrata e piccola si fece strada in quell'ambiente mentre lui concludeva il suo lavoro da bravo uomo di casa, un lavoro che più che altro lo rilassava e basta, senza infamia e senza lode.
Si bloccò di impulso, riprendendo poi il movimento appoggiando gli oggetti sul ripiano di legno per asciugarsi nella notte e si voltò a fissare verso il corridoio la stessa porta della camera della donna.

Ho avuto abbastanza materiale per riflettere, adesso devo solo elaborare tutto e vedere se mi ha convinto...

Sandy... ti ha già convinto, te lo leggo in viso...

Da quando sai leggere la mia fronte?

Da quando vedo che strofini ancora le dita come se avessi sabbia fra di loro...

Il movimento delle mani dell'uomo si fermò all'istante e subito fece saettare lo sguardo verso un punto imprecisato dove sapeva bene che si stava nascondendo il piccolo esserino, incarcando appena il sopracciglio, appena distratto da quelle parole ed anche leggermente impacciato, chinando leggermente il capo poi, fissando il pavimento, lo stesso punto toccato dai calzettoni della donna l'ultima volta prima di andarsene.

Se morisse anche la mia ultima possibilità di riscatto andrebbe in frantumi.

Ma con l' "Assassino" a proteggerla non potrà mai e poi mai morire...

E dopo quell'ultima frase, un po' buttata lì per aiutarlo a sdrammatizzare ed un po' per dargli la carica giusta per entrare nell'ottica di quella sua nuova missione accettata con se stesso, l'uomo afferrò un pezzo di pergamena con una piuma evocandoli con la bacchetta e ci scrisse su alcune parole veloci, ripiegò arrotolandola lasciandola lì sul tavolo, iniziando lentamente a camminare verso la propria stanza con un passo lento e assolutamente fiero, forse come non mai dopo tanto tempo.

Portalo davanti all'ufficio della Bergman, poi ci vediamo in camera, a dopo...

Mog dal canto suo, senza fare troppe storie afferrò la pergamena cominciando a svolazzare per il castello, fermandosi proprio davanti alla porta di Madeline, però ancora molto combattuto dalla curiosità, guardandosi attorno per essere sicuro che nessuno lo stesse vedendo e fu così che la aprì lentamente andando a guardare silenziosamente cosa avesse mai scritto Sandyon dentro di essa da mandare alla donna a capo della scuola intera e appena pochi secondi iniziò a ridacchiare divertito al massimo svolazzandosene via lasciando la pergamena leggermenta aperta davanti quella porta di legno raffinato.

Accetto, rompicoglioni.



{ FINE }
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Messaggioda Estelle » 25/11/2011, 17:25

[Alloggi docenti - Cucina comune]

Le 17.00.
Estelle non aveva mai avuto attacchi di fame improvvisa durante il pomeriggio. Di solito, era troppo occupata anche per fermarsi un solo attimo per fare uno spuntino. Invece, ad Hogwarts, aveva tanto di quel tempo che il suo spuntino avrebbe potuto tranquillamente trasformarsi in un pranzo completo.
Il vero problema era che quel pomeriggio si sentiva più fiacca del solito. E sentiva di aver bisogno di qualcosa che potesse farla sentire viva, o perlomeno in forma.
Non aveva ancora avuto modo di visitare la cucina dell'alloggio docenti, un po' perchè non aveva ancora avuto la sua camera, un po' perchè le piaceva la camera che le era stata affidata nella Sala Comune Corvonero, di cui era la Capocasa.
Le piaceva la compagnia, di solito,ma quel pomeriggio voleva un po' di tranquillità, quasi volesse nascondere la sua fame improvvisa. Un po' come se preferisse che gli altri la guardassero sotto altri aspetti, e non per come si comportava abitualmente.

Raggiunse gli alloggi dei docenti. In giro non c'era molta gente. Gli alloggi erano vuoti.
La cucina era grande abbastanza per ospitare tutti i docenti che magari, un giorno, si sarebbero davvero ritrovati lì per chiacchierare e stuzzicare qualcosa.
Lei preferiva avere un approccio precoce con la cucina, prima di tutti gli altri.
Sorrise a quel suo pensiero, aprendo un'anta a caso. Vivande di tutti i tipi occupavano ogni tipo di spazio.
Estelle non sapeva da dove cominciare.
Si guardò attorno. Evitò di aprire altre ante, capendo che magari l'avrebbero resa ancor più indecisa. Si posò con il fondo schiena su uno dei mobili, evidentemente curiosa di ciò che poteva nascondersi in ogni anta.
Ne aprì un altro: pane e un barattolo di quella che doveva essere normale marmellata. Inarcò un sopracciglio. Il capo scattò improvvisamente all'indietro, assicurandosi che non ci fosse nessuno.
Rise. Una risata sonora e acuta.
Afferrò il barattolo con una mano, e con l'altra la busta di plastica contenente il pane. Posò le vivande sul tavolo.

Tell me how I' m supposed to breathe with no air..

Canticchiava, mentre ancheggiava verso il frigorifero, aprendo lo sportello e posando il capo così all'interno, in cerca di qualcosa da bere.

Can’t live can’t breathe with no air..

Una bottiglia di vino rosso ora occupava la mano destra di Estelle, che continuava a volteggiare, quasi stesse danzando, per la cucina, mentre canticchiava tra sè qualche verso di una canzone che aveva scritto di suo pugno tempo prima.
Indossava qualcosa di semplice: una canotta beije, qualcosa di vecchio e allo stesso tempo poco elegante, ed un semplice jeans, che le calzava perfettamente. Niente di troppo scontato e formale.
Prese posto al tavolo. Si mosse fino a trovare la seduta perfetta.
Sorrise tra sè. Piano cominciò ad aprire il pacco di pane, posizionando una fetta su un tovagliolo bianco.

Il coltello a mezz'aria, stava per macchiare di marmellata il bianco del pane.
Qualche passo in direzione del corridoio. Qualcuno stava esattamente venendo nella sua direzione.

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Messaggioda Monique » 25/11/2011, 20:31

[Martedì - ore 16.59]


Aveva tante, tante cose su cui riflettere una volta tornata da Parigi: non solo l'aver rivisto i genitori, ma anche l'esserci andata con Sandyon e quali implicazioni avrebbe potuto avere tutto ciò sul loro rapporto professionale... magari non avrebbe dovuto pensarci, ma forse invitare un ex-mercenario a casa di un suo ex-cliente non era stata proprio una genialata.

Mah, ormai quel che è fatto è fatto, e poi non è andata nemmeno troppo male...
... insomma, ne siamo usciti vivi. E' questo che conta.


Si disse Monique, appoggiandosi allo stipite del letto con le braccia con la faccia rivolta leggermente all'insù, in atteggiamento pensieroso: non riusciva proprio a combinare nient'altro, e visto che non aveva niente da fare al momento... perchè non prepararsi uno spuntino?

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Massì... una sorta di merenda alla Moni.

Commentò ridacchiando la donna, che magari non mangiava spesso... ma che quando lo faceva di certo non si risparmiava nelle quantità o nelle calorie: tanto, almeno per il momento, il suo fisico sembrava permetterle tutte le pazzie alimentari del mondo.
Si alzò dunque dal letto, stiracchiandosi per bene, ed uscì dalla sua stanza diretta verso la cucina comune, senza preoccuparsi di assumere un abbigliamento più formale di felpa e jeans con calzini perchè tanto, chi mai ci poteva essere a farle compagnia?

E anche ci fosse qualcuno, chissene importa... alla fine fuori dall'orario di lezione o dai pasti principali è giusto che ognuno si vesta come gli pare.

Si disse Monique, coprendo dunque a passi veloci e leggeri la distanza che la separava dalla cucina... luogo che, come si accorse poco dopo, era già occupato: a fare uno spuntino, chissà se per fame o per noia, c'era la professoressa Moreau, docente di Babbanologia; la francesina aveva notato sguardi non troppo benevoli verso di lei alla riunione docenti, ma era quel tipo di persona che prima di esprimere un giudizio cercava di conoscere chi aveva di fronte, quindi decise di non farsi minimamente influenzare.

Buon pomeriggio Estelle...
... anche tu colta da un attacco improvviso di fame?


Le domandò con un sorriso cordiale, permettendosi di darle del "tu" invece che un po' più formale "lei" vista la sua giovane età: ovviamente si aspettava che la ragazza facesse lo stesso, un po' perchè si sentiva a sua volta molto più giovane dei suoi quasi 30 anni, ed un po' perchè almeno nei momenti di relax le piaceva l'idea di potersi lasciar andare e conoscere così meglio i propri colleghi.
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Messaggioda Estelle » 27/11/2011, 13:45

La porta si aprì. Estelle rimase in attesa, girata verso la porta.
Una figura femminile, familiare alla vista della francesina, fece capolino nella stanza.

Buon pomeriggio Estelle...
... anche tu colta da un attacco improvviso di fame?


Monique la raggiunse al tavolo e le rivolse quello che sembrava un sorriso abbastanza sincero. Il che era una gran bella novità per Estelle, sinceramente perplessa dal comportamento delle sue colleghe qualche giorno prima. Nel corpo docenti le donne erano poche e sembravano guardarla con un certo odio. Estelle ci aveva fatto caso, ma non ci aveva dato granchè peso. Anche se comunque aveva sperato di poter instaurare con loro un rapporto piacevole.

Stranamente si..
Mi serviva giusto una pausa.


Mosse il capo come a voler annuire. Lo sguardo basso, inizialmente, posato sul bicchiere di vino che, ancora pieno, teneva in una mano.
Mosse il capo in sua direzione, le rivolse un sorriso, facendole segno con la mano libera di prendere posto accanto a lei.

Prego, accomodati pure.
C'è sempre posto per un'altra ragazza affamata.


Ancora sorridente, le rivolse un invito.
In attesa che la collega prendesse posto accanto a lei, posò il bicchiere sul tavolo e prese a spalmare la marmellata su una fetta di pane. Rivolse lo sguardo alla ragazza accanto, alzando la fetta di pane a mezz'aria, chiedendole così, senza uso di parole, se volesse accompagnarla.
Nel caso avesse accettato, Estelle le avrebbe preparato volentieri una fetta di pane con marmellata.
Mangiucchiò, sorridendo ancora. Era piacevole poter sentire ancora il gusto di qualcosa di babbano sotto il palato.

Come è andata la giornata?

Chiese, ponendo la prima domanda sensata che le fosse venuta in mente.
Un altro sorriso in sua direzione. Poi riprese a mangiare.

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Messaggioda Monique » 27/11/2011, 15:17

Stranamente si..
Mi serviva giusto una pausa.


E quanto la poteva capire Monique, Estelle non se lo poteva nemmeno immaginare: anche lei aveva decisamente bisogno di una pausa, una pausa dalla sua vita però: peccato che ciò non fosse possibile, e che dunque la donna si sarebbe dovuta accontentare di una pausa merenda. Meglio di niente, comunque.
Osservò la professoressa farle segno di sederle accanto, e le sorrise con un piccolo cenno del capo, come a volerle far capire che accettava il suo invito.

Prego, accomodati pure.
C'è sempre posto per un'altra ragazza affamata.


Grazie mille, in effetti si dice che il cibo sia il miglior consolatore del mondo... - commentò Moni con aria divertita, scuotendo il capo in un cenno di diniego quando l'altra alzò la fetta di pane in un tacito quesito - Preferisco il salato oggi, anche se di solito adoro tutto ciò che è dolce. Ma ti ringrazio comunque.

E così dicendo anche lei aprì le dispense iniziando a tirare fuori roba da esse e dal frigo: pane in cassetta, maionese, formaggio cheddar, insalata, contenitore con fette di tacchino... sì, decisamente la sua merenda sembrava essere un panino coi fiocchi. Prese tutto il necessario e lo posò sul tavolo di fronte ad Estelle, così da poter chiacchierare durante la preparazione di quello spuntino, ritornando poi alla credenza per prendere un bicchiere alto e stretto e riempirlo d'acqua, trovando poi in dispensa la sua scatola personale con dozzine di miscele diverse di té: in quel momento le andava quella all'anguria e lampone, perciò la prese e, dopo averla messa in infusione nel bicchiere, tornò con esso al tavolo, sedendosi finalmente per cominciare a prepararsi la merenda.

Come è andata la giornata?

Molto bene direi, nessun primino urlante oggi, almeno per il momento.
La tua?


Domandò Monique mentre iniziava a spalmare la maionese sul pane, soppesando per un momento la ragazza prima di parlare ancora.

Come ti trovi ora che sei insegnante?

Ed ovviamente il chiaro seppur velato riferimento era rivolto alle colleghe della donna.
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Messaggioda Estelle » 29/11/2011, 17:04

Grazie mille, in effetti si dice che il cibo sia il miglior consolatore del mondo...

Monique aveva una voce che riusciva ad attirare la sua attenzione. Non che Estelle non gradisse la sua compagnia. Anzi, in quel momento la francesina stava più controllandosi, in modo da far bella figura almeno con la vicepreside.
Non aveva gradito gli sguardi minatori delle sue colleghe, così troppo materialiste per non rendersi conto che sotto quella coltre di capelli biondi, si nascondeva una vera mente.
Cercò di non pensarci.
Monique sembrava il genere di persona con cui si poteva parlare liberamente.

Preferisco il salato oggi, anche se di solito adoro tutto ciò che è dolce. Ma ti ringrazio comunque.

Estelle abbozzò un sorriso, annegando il malumore nel vino, sorseggiandone un altro po'.
Monique, intanto, cominciava a perlustrare la cucina, indaffarata a portar con sè al tavolo l'occorrente per preparare quello che doveva essere un panino.
Estelle seguiva i suoi movimenti, divertita dalla quantità di vivande. Era così strano come in un corpo così esile potesse nascondersi una fame così potente.

Molto bene direi, nessun primino urlante oggi, almeno per il momento.
La tua?


Sto preparando la mia prima lezione, oltre alle seguenti.
Avevo pensato di portare i ragazzi, verso la terza\quarta lezione, fuori, ma sto ancora soppesando le varie idee.


Confessò Estelle, facendosi per un attimo pensierosa, prima di tirare un morso alla fetta di pane che ancora aveva tra le mani. Un sorriso anche in direzione di Monique, che ora aveva preso a squadrarla. Cacciò il pessimismo.
Mangiarono per un attimo in un silenzio abbastanza piacevole.

Come ti trovi ora che sei insegnante?

Estelle mosse il capo. Gli occhi azzurri incontrarono il bel volto della vicepreside.
Si guardarono per un istante che sembrava quasi interminabile. Estelle soppesò le parole della collega. Impossibile non notare un riferimento.
Parlò.

Direi bene.
Ho coronato, finalmente, un sogno che conservavo segretamente.


Un sorriso in sua direzione. Un altro morso, poi riprese.

Purtroppo, però, come temevo, il corpo docenti, salvo qualche eccezione, si è limitato solo a giudicarmi secondo il mio aspetto.
Credevo che certi pregiudizi fossero cancellati, ormai.


Se ne lamentò, titubante, timorosa che Monique potesse giudicarla al loro stesso modo.
Il lato positivo era semplicemente che cominciava ad essere sincera anche con qualcuno che, oltre ad essere sua collega, era anche la vicepreside della scuola.

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