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da Caroline Priscilla » 11/07/2013, 20:57
[Hogwarts -> Rive del Lago - Ottobre, mercoledì pomeriggio - dopo l'orario delle lezioni]
Aveva pianto di nuovo quella stessa notte. L'incontro con Devo Nightmare aveva fatto scattare una molla dentro l'animo della Tassorosso, che dopo essere fuggita da lui si era rinchiusa in una sorta di muro silenzioso, impedendosi di parlare a chicchessìa. Neanche il fratellino era riuscito a scucirle delle parole di bocca, forse avendo notato lo strano atteggiamento che caratterizzava la tassetta qualche giorno prima. Il volto di Cappie, infatti, mostrava una miriade di emozioni, sembrando a tratti imbarazzato, perplesso, colpevole ed estremamente triste. Quella notte, la giovane strega si era rinchiusa nella sua stanza e aveva pianto fino a consumare tutte le lacrime che fino a quel momento aveva trattenuto. Era un pianto di sfogo, propedeutico per lei che subito dopo, sebbene distrutta, si sentì molto meglio. La speranza passava anche attraverso periodi bui e lei, il suo, sembrava viverlo ogni giorno. Si era alzata con la consapevolezza che desiderava rivedere il ragazzo tenebroso, per potergli parlare, per scoprire come avesse fatto lui a superare quell'inferno. Aveva trovato una persona che poteva capirla e la Tassorosso era troppo curiosa e troppo bisognosa di aiuto per rinunciarvi. Ma si era svegliata pensando anche che non avrebbe potuto continuare a mentire, non a Jorge almeno. Non aveva più parlato col Delfino del suo appuntamento con Elbeth e la ragazza si era sentita estremamente in colpa per aver ignorato quell'esperienza meravigliosa che l'amico aveva vissuto con la Grifondoro. Si stava chiudendo troppo in sè stessa, lasciando che i propri problemi soprafaccessero la sua allegria e il suo buonumore. Ma non avrebbe mai permesso loro che in mezzo ci andasse la sua amicizia col fratellino. Per questo Cappie aveva chiesto a Jorge di andare insieme a fare una passeggiata fuori da Hogwarts, vicino le rive del Lago Nero. Non avrebbe mai ripetuto l'esperienza dell'anno prima, quando i due si erano avventurati all'interno della Foresta Proibitia, scatenando quella che poi sarebbe stata conosciuta come la battaglia contro i Mezzodraghi. Ma andare vicino al lago era ancora permesso e la tassetta sperava di sfruttare la solitudine di quel luogo per avere un po' di privacy col suo amico. Indossava ancora la divisa dei Tassorosso, i capelli sciolti che si scompigliavano a causa del vento che soffiava in direzione opposta a quella dove erano diretti i due ragazzi. Non portava trucco quel giorno, esibendo un volto acqua e sapone, nel quale tuttavia gli occhi della tassetta risaltavano come due piccoli smeraldi alla luce del sole.
Ti stavo dicendo che Astronomia mi è andata molto bene. Il professor Trigger mi ha dato una E...tu invece con Trasfigurazione? Io ho trovato il compito estremamente difficile...
Stava parlando del più e del meno col Delfino, trattando un argomento innocuo e neutro, mentre finalmente le sponde del Lago Nero si palesavano ai suoi occhi. Era una giornata tranquilla, appena un po' movimentata dal vento che soffiava leggero, increspando l'acqua. La tassetta scelse di sedersi su un masso posto molto vicino alla riva, mentre attendeva che l'amico finisse di parlare prima di iniziare quello che, per lei, era un tema delicato e scottante.
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da Jorge » 12/07/2013, 19:03
Era stato paziente, posato, rispettoso dei tempi altrui. Non l’aveva allontanata quando si era rifiutata di parlare con lui e non l’aveva neanche pressata per cercare di estorcerle anche con la forza se necessario la causa di quel suo comportamento strano. Sentiva cosa sussurravano gli altri compagni alle loro spalle, che era normale che una persona a cui era scomparso il padre così all’improvviso si comportasse in maniera strana, che non le andasse di ridire e scherzare come al solito, ma Jorge non gli prestava attenzione. Conosceva Caroline Priscilla come le sue tasche ed era certo [Intuito (S)= 10] che fosse accaduto qualcos’altro che aveva spinto la sua sorellina a quell’assurdo mutismo e il non riuscire a comprendere di cosa si trattasse lo stava letteralmente mandando ai matti. Però aveva fatto il bravo, il super bravo come soleva dire a sua madre quando era piccolo e in cerca di gratificazioni, e non aveva preso alcuna iniziativa – e poi la sua Capa aveva anche il coraggio di dire che non era capace di imparare dai propri errori – limitandosi ad aspettare che la sua sorellina si decidesse a confidarsi con lui. Era stato così in ansia e talmente arrabbiato che per un secondo aveva pensato di portare Cappie quel sabato al villaggio ma così come era venuto quel pensiero si era volatilizzato all’istante non appena i suoi occhi si erano posati sul viso sorridente della Menina il venerdì prima durante il pranzo in Sala Grande. Voleva uscire con la piccola Grifa, conoscerla al di fuori delle quattro e opprimenti mura di Hogwarts e non avrebbe permesso a nessuno di rovinargli quel momento. E così era stato. Il sabato era venuto e se ne era andato lasciando Jorge soddisfatto e felice e a quanto sembrava il suo senso di soddisfazione era destinato a perdurare visto che quella mattina a colazione Cappie gli aveva proposto di passare il pomeriggio, finite le lezioni, insieme in riva al Lago Nero.
E speriamo che si decida a parlare se no è la volta buona che la mando a fare compagnia alla Piovra Gigante.
Pensò il Delfino mentre camminava accanto alla Tassetta, borsa a tracolla, mani infilati nelle tasche dei pantaloni della divisa, bacchetta nella tasca del mantello e l’anello della sfinge al pollice sinistro, unico gioiello che indossava a ricordo di una avventura che spesso assumeva nella sua mente i contorni di un sogno.
Ti stavo dicendo che Astronomia mi è andata molto bene. Il professor Trigger mi ha dato una E...
Non mi sono applicato molto in Astronomia questo mese – ribattè con un tono forzatamente rilassato – Tutta questa storia delle Pozze Lunari e dalla possibilità di vedere qualcuno anche dall’altra parte della terra mi ha messo i brividi.
Come del resto gli capitava con qualsiasi cosa avesse a che fare con la Divinazione e le premonizioni, Antiche Rune incluse.
Tu invece con Trasfigurazione? Io ho trovato il compito estremamente difficile...
Una E piena. Il Professor Turner è un genio, riesce a rendere semplice anche le cose più difficili anche se le esercitazioni pratiche a lezione sono vero crucio per me. – come gli diceva il docente, Jorge era l’unico studente che avesse mai conosciuto che aveva l’ansia da prestazione a lezione – Anche se devo dire che quell’Avifors non mi piace per nulla… troppe responsabilità insite nel creare una vita nuova…
Commentò deciso, prendendo posto a terra, a fianco del sasso su cui Cappie si era seduta, trovandosi gioco forza più in basso rispetto a lei. Si voltò a guardarla una sola volta come per cercare di capire che intenzioni avesse e alla fine la sua pazienza ebbe fine.
Mi hai trascinato qui davvero solo per parlare di Trasfigurazione e Astronomia?
Esclamò cercando di tenere sotto controllo il tono della voce che però risultò essere in ogni caso più elevato del dovuto a dimostrazione che ormai la pazienza di Jorge era giunta al capolinea.
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da Caroline Priscilla » 12/07/2013, 22:59
Quella sembrava essere una perfetta giornata per passeggiare in riva al Lago. Era da tanto che la Tassorosso non usciva dal castello, escluse le lezioni del professor McDullan e quelle della Vilvarin, che si svolgevano solo e rigorosamente all'esterno. I pensieri si affollavano nella sua mente, mentre Cappie tentava di dar loro una regolata, cercando il punto dal quale sarebbe stato meglio iniziare per poi sbrogliare quella matassa informe. Eppure non era per nulla facile, perchè da dove avrebbe potuto cominciare per spiegare a Jorge che cosa le stava accadendo? Avrebbe dovuto aprirgli il suo cuore come non faceva da tanto e sembrava che fosse passato troppo tempo perchè la tassetta riuscisse a ricordare come fare. Qualcosa era cambiato dal giorno in cui era scomparso suo padre; oppure era cambiato già prima, quando avevano dovuto affrontare la loro prima crisi, i mezzodraghi e il senso di colpa nei confronti di coloro che li avevano sempre sostenuti e protetti. Non avevano più risolto quel mistero che aveva visto lei e l'amico vittime degli scherzi crudeli di qualche Delfino. Non avevano più avuto il tempo di pensare, se non ai propri dolori, alle proprie sofferenze, al proprio mondo. Questo era accaduto soprattutto alla giovane strega. Il suo migliore amico non si era allontanato da lei. Era stata lei a chiudersi, per breve tempo, lentamente e incosciamente, ma lo aveva fatto. E anche se sentiva di aver bisogno di lui in ogni istante, sapeva che non poteva aggrapparsi a Jorge mantenendo muto il proprio cuore. Era il suo migliore amico. Era lì per lei, sempre. Ed era stato un momento di shock a farglielo capire. Già, perchè l'incontro con Devo per lei era stato come un fulmine a ciel sereno. L'aveva colpita, stordita e fatta cascare a terra, facendole capire quanto in fondo si era spinta giù nel baratro. E non importava che quel ragazzo appartenesse alla squadra avversaria e probabilmente la stesse prendendo solo in giro. Lei non lo credeva, comunque. Sapeva solo che vezzeggiandola in maniera irriverente, spingendola ad immaginare un futuro insieme anche, sebbene fosso solo una fantasticheria, trattandola normalmente pur conoscendo il suo segreto, Devo aveva fatto crollare tutte le barriere mentali che la Tassorosso aveva innalzato. Ed esse erano crollate non perchè lui fosse una persona importante, ma perchè le aveva dimostrato che per lei c'era ancora speranza di essere felice. Anche con i sensi di colpa. Anche senza suo padre. Avevano iniziato a parlare sui vari compiti che avevano svolto quel periodo, confrontando la difficoltà di ogni domanda e il voto che alla fine avevano preso. Stranamente, più il dolore spaziava nel cuore di Cappie, più lei impegnava la sua mente a concentrarsi sullo studio. Se suo padre fosse stato lì, sarebbe stato orgoglioso di vedere tutti quegli Eccezionale presi dalla figlia.
Non mi sono applicato molto in Astronomia questo mese.Tutta questa storia delle Pozze Lunari e dalla possibilità di vedere qualcuno anche dall’altra parte della terra mi ha messo i brividi. Una E piena. Il Professor Turner è un genio, riesce a rendere semplice anche le cose più difficili anche se le esercitazioni pratiche a lezione sono vero crucio per me. Anche se devo dire che quell’Avifors non mi piace per nulla… troppe responsabilità insite nel creare una vita nuova…
Si limitò a sorridere, senza preoccuparsi di continuare il discorso che lei stessa aveva intrapreso. A ben altri argomenti si rivolgevano i suoi pensieri! Tuttavia, fu proprio il Delfino, stanco probabilmente di tutto quel silenzio, ad esortarla a parlare, qualunque cosa ella avesse da dire.
Mi hai trascinato qui davvero solo per parlare di Trasfigurazione e Astronomia?
Cappie lo fissò, lo sguardo vacuo di chi non aveva la minima idea di cosa rispondere. Spostò gli occhi sulla superficie del lago, anche esso calmo e pacato. Eppure, quella vista non riusciva a suscitarle nessuna emozione dentro: sentiva solo freddo, un freddo che non era reale ma che proveniva solo dalla sua mente.
No. In realtà, volevo parlare di una cosa che mi è successa in questi giorni.
Lei non era una Grifondoro. Eppure, pronunciare quella semplice frase richiese un enorme dose di coraggio da parte della tassetta, perchè sapeva che una volta detta non si sarebbe più potuta tirare indietro. Sorrise mesta, guardando il panorama che aveva di fronte a sè e portando la mano a sfregarsi il braccio sinistro, quasi la ragazzina cercasse di scaldarsi in quel modo. I capelli volavano dolcemente intorno al suo volto da bambola, pizzicandole di quando in quando le morbide guance e le labbra carnose: stava crescendo, la piccola Cappie, assomigliando sempre meno ad una bambina e sempre più ad un'adolescente.
Ricordi l'altro giorno, quando Kelly ti ha avvisato che non potevo venire?- aspettò che il Delfino annuisse, prima di continuare -Avevo dimenticato il mio orologio da polso nell'Osservatorio di Astronomia e dovevo andarlo a riprendere- passò il pollice della mano destra sul quadrante del suo orologio, sorridendo appena a quel ricordo -Lì casualmente ho incontrato uno di quelli- sottolineò l'ultima parola, intendendo un musicante della Cyprus -All'inizio volevo solo trovare il mio orologio e andarmene. Ma poi lui...cioè, Devo...be'....diciamo che mi sono comportata molto male con lui, anche se in effetti era uno dei pochi che non aveva detto una parola su di noi- fece un'altra breve pausa, cercando di notare l'espressione dell'amico. Chissà se si sarebbe reso conto che aveva usato il nome proprio del ragazzo, una cosa che sarebbe risultata strana agli occhi di un attento osservatore -Alla fine ci siamo messi a parlare un po' di tutto. Sono stata ben attenta a non rivelare nulla che potesse mettere nei guai me o qualcuno del gruppo...- disse, cercando di rincuorare Jorge almeno su quel punto -Ma lui mi ha fatto capire che...gli piaccio! E...io non so cosa mi è preso, ma è stato come se qualcosa mi avesse colpito dritta allo stomaco. Fino a quando non sembrava serio, ho riso e scherzato con lui come se nulla fosse, anche se...mi sentivo un po' in soggezione- arrossì leggermente nel ricordare lo sguardo che l'americano sembrava tener fisso su di lei -Poi, quando ha palesato le sue intenzioni...mi sono sentita strana...perduta...sono scoppiata a piangere, come una stupida e volevo fuggire, andarmene via da lì! Ma Devo mi ha trattenuta e allora non ho potuto fare altro che...che sfogarmi con lui...- poteva ancora sentire le lacrime bruciarle le guance e il loro sapore salato sulle labbra. Ma erano anche altri i ricordi che le erano rimasti di quella giornata, come l'odore pungente di Devo, il suo abbraccio forte e caloroso e le sue carezze che tentavano di consolarla con tutta la loro dolcezza. Il discorso della Tassorosso era confusionario e mancava di quei particolari che avrebbero reso la narrazione ricca di elementi interessanti. Ma esso rifletteva la stessa confusione che regnava nel suo animo e che la ragazzina non poteva fare altro che esprimere anche nel modo di parlare.
Jorge io non ho speranze di ritrovare mio padre, non è vero?
Si voltò, guardando fisso negli occhi l'amico. Era una domanda che le era salita dal cuore, senza sapere nè come nè perchè. L'aveva sempre tenuta lì, sepolta sotto una montagna di speranze che man a mano andavano sostituite, per impedirle di risalire fuori. Eppure quelle parole uscirono fuori dalla sua bocca nonostante tutto. Nonostante sentisse i polmoni bruciarle il petto, quasi facessero fatica a ingurgitare l'aria che stava respirando. Nonostante gli occhi le pungessero di nuovo. Nonostante l'espressione sul volto del Delfino rischiasse di spaventarla a morte, se avesse avallato la sua domanda. Cappie semplicemente attese che l'amico, come lei, trovasse il coraggio di risponderle. Nel frattempo, qualche lacrima ribelle scendeva sulle sue guance, senza che la tassetta facesse nulla per asciugarle. Erano calde, quasi bollenti e le scaldavano il viso dal vento freddo che le soffiava sulla pelle.
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da Jorge » 13/07/2013, 18:19
Giorni di silenzi e musi lunghi. Giorni di occhi rossi e sguardo perso. Giorni in cui la Dama Grigia era una compagnia più divertente e socievole. Giorni di rabbia e frustrazione per il non sapere cosa fare, per il non poter far altro che cercare di essere se stessi e andare avanti. Così erano trascorsi i giorni passati per Jorge, quelli in cui Caroline Priscilla aveva deciso di chiudersi in se stessa e nel suo dolore, lasciando il suo fratellino nel dubbio che fosse accaduto altro o che semplicemente l’attesa era diventata troppa e l’aveva fatta impazzire. Era stato quindi felice di accettare di passare un po’ di tempo da soli ma mentre camminavano verso la riva del Lago Nero Jorge si ritrovò impaziente, quasi incapace di tenere una conversazione leggera e futile come disquisire sulle ultime lezioni che avevano seguito, soprattutto perché quello gli ricordava quanto era stato penoso sedere accanto a lei, o meglio al suo involucro senza vita, durante la metà di esse. Così una volta giunti a destinazione ed aver risposto in quella che credeva essere una maniera garbata, Jorge si era seduto a terra accanto alla Tassetta e vedendola con lo sguardo vacuo fisso sulla superficie del lago, era sbottato, chiedendole se davvero era sua intenzione passare quel pomeriggio a parlare di nulla.
No. In realtà, volevo parlare di una cosa che mi è successa in questi giorni.
Subito si fece attento, raddrizzando la schiena e piegando le gambe in modo da assumere una precaria posizione yoga, in volto un’espressione perplessa e concentrata allo stesso tempo. Finalmente stava per sapere cosa aveva ridotto la sua vulcanica sorellina nell’ombra di se stessa – oltre alla scomparsa del padre ovviamente – e doveva essere qualcosa di davvero grosso visti i tentennamenti che sembrava cogliere in lei. Solitamente una volta che iniziava a parlare le si doveva mettere di fronte un dolce per poterla fermare mentre adesso sembrava quasi che dovesse estorcerle le parole con le pinze. Si morse la lingua per evitare di dire qualcosa di stupido come “alla buon’ora” o “finalmente”, limitandosi a restare in silenzio, quasi trattenendo il fiato per evitare che un rumore improvviso potesse farle cambiare idea.
Ricordi l'altro giorno, quando Kelly ti ha avvisato che non potevo venire?- annuì aggrottando le sopracciglia cercando di comprendere come le due cose fossero collegate -Avevo dimenticato il mio orologio da polso nell'Osservatorio di Astronomia e dovevo andarlo a riprendere
Lo sguardo del Delfino saettò dal viso della ragazza all’orologio che aveva al polso, sorridendo appena al ricordo di com’era stata felice la sua sorellina quando gli aveva mostrato quel regalo e delle prese in giro a cui l’aveva sottoposta dandole appuntamento agli orari più improbabili come le 17.17 oppure le 18.23 giusto per testare la sua nuova conquistata puntualità.
Lì casualmente ho incontrato uno di quelli
Saltò quasi sentendo nominare quegli antipatici di americani, stendendo le gambe di fronte a sé e stringendo le mani, riempiendole con i ciuffi d’erba per terra mentre miliardi di immagini in cui quegli esseri tutta ugola e niente cervello si prendevano gioco della tassetta, la deridevano o peggio.
Gli hai fatto una linguaccia e poi te ne sei andata?
Buttò lì per fare il simpatico e sperare che anche quello fosse solo una parte dell’ampio preambolo che la ragazza stava facendo prima di giungere al sodo.
All'inizio volevo solo trovare il mio orologio e andarmene. Ma poi lui...cioè, Devo...be'....diciamo che mi sono comportata molto male con lui, anche se in effetti era uno dei pochi che non aveva detto una parola su di noi.
Era talmente concentrato sulle parole dell’altra da pendere praticamente dalle sue labbra che quando sentì il nome proprio del ragazzo gli schizzarono entrambe le sopracciglia in alto, a diventare quasi un tutt’uno con i capelli.
Devo? E da quando chiami per nome quelli? – chiese cercando di trattenere la rabbia e lo stupore che però finirono per trapelare lo stesso nella voce, senza cercare minimamente di ricordare chi di quei tipi rispondesse a quel nome – Da dove vengo io c’è un detto che dice “o con noi o contro di noi” e lui rimanendo lì fermo a guardare i suoi amichetti fare a pezzi Ariel – sottolineò il nome della Grifa per intendere che poteva anche non fregargliene niente di loro ma che non aveva difeso quella che un tempo era stata una sua compagna di scuola, che conosceva bene, e quello di comportamento era agli occhi del delfino davvero inqualificabile – si è dimostrato essere contro di noi. E’ un bullo, sono tutti bulli che si fanno forza l’un l’altro e usano il gruppo come paravento per sentirsi forti.
E dire che a Jorge gli americani non piacevano poteva benissimo essere un eufemismo. Erano bravissimo come cantanti, impossibile dire diversamente dopo la loro esibizione, ma come persone, bè quello era un altro discorso. Gli ricordavano troppo i gruppi di bulletti che girovagavano per le strade di Alfama, che si spalleggiavano l’uno l’altro in modo da avere le spalle coperte per qualsiasi loro malefatta.
Alla fine ci siamo messi a parlare un po' di tutto. Sono stata ben attenta a non rivelare nulla che potesse mettere nei guai me o qualcuno del gruppo...- sbuffò di fronte a quella precisione decisamene inutile. Dal suo punto di vista il coro non aveva armi segrete da poter sfoderare durante la gara che sarebbe stata in ogni caso un massacro - Ma lui mi ha fatto capire che...gli piaccio!
Quello era decisamente l’ultimo argomento che Jorge si aspettava di dover affrontare con Cappie, una cotta e chissà altro nei confronti di non di un ragazzo qualsiasi ma di uno della Cyprus. E per quanto lui un pochino si era confidato con la sorellina tenendosi sul vago per quello che provava per Elbeth, non si sentiva pronto di parlare di uomini con lei. No, non era geloso, non nel senso classico del termine, non se fosse stata la sua Menina a dirgli una cosa del genere. Era geloso come un fratello maggiore che considerava tutti indegni anche solo di guardare la sua sorellina, un fratello maggiore che sapeva perfettamente cosa passasse nella mente di uomo – va bene non lo sapeva benissimo ancora ma ci andava vicino – e l’idea che l’oggetto di tante attenzioni fosse la tassetta gli mandava il sangue al cervello.
E...io non so cosa mi è preso, ma è stato come se qualcosa mi avesse colpito dritta allo stomaco. Fino a quando non sembrava serio, ho riso e scherzato con lui come se nulla fosse, anche se...mi sentivo un po' in soggezione. Poi, quando ha palesato le sue intenzioni...mi sono sentita strana...perduta...sono scoppiata a piangere, come una stupida e volevo fuggire, andarmene via da lì! Ma Devo mi ha trattenuta e allora non ho potuto fare altro che...che sfogarmi con lui...
Un respiro, un secondo, un terzo. Jorge stava provando a fare quello che i babbani chiamavano training autogeno per impedirsi di alzarsi in piedi, urlare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito e andare a cercare quel Devo per prenderlo a pugni. Con una calma invidiabile ma palesemente falsa visto che stava praticamente tremando dalla rabbia, si schiarì la voce due volte prima di trovare le parole – probabilmente sbagliate – da pronunciare.
E quali sarebbero queste sue intenzioni? – sibilò tra i denti – Non è che ti ha … insidiata? – aggiunse alla fine, dopo aver scartare espressioni come “baciata”, “toccata” o “costretta a fare cose innominabili” per poi tacere e aspettare una qualche altra spiegazione. Di sicuro non si aspettava la domanda successiva.
Jorge io non ho speranze di ritrovare mio padre, non è vero?
Tutta la rabbia che parlare di Devo gli aveva provocato sfumò in un attimo, i pugni che si rilassavano e le spalle che cadevano all’ingiù come sotto un peso indicibile. Sostenere lo sguardo della sua sorellina in quel momento fu una delle cose più difficili e dolorose che potesse fare ma lo fece, cercando di trasmetterle tutto il suo affetto e la sua vicinanza. Fu tentato di mentire, di rassicurarla, di fare persino una pessima battuta, ma Cappie si meritava, secondo lui, solo sincerità ed era quello che lui le avrebbe dato anche a costo di farla piangere.
Cappie… - mormorò, allungando una mano per stringere, se ci fosse riuscito, quello della sua sorellina, per poi mettersi in ginocchio davanti a lei e trovarsi più o meno alla stessa altezza – Io… - avrebbe voluto dirle che si, di speranze ce n’erano, che vivevano nel mondo della magia e quindi poteva essere vivo da qualche parte Oblivato o con ricordi diversi ma non era quello che pensava fosse accaduto – Credo di no, credo che tu debba lasciarlo andare via da qui – e tentò di sfiorarle la tempia sinistra – e custodirlo qui – indicando il suo cuore – Così se io mi dovessi sbagliare il giorno in cui tornerà troverà la sua piccola Cappie diventata una donna forte, coraggiosa e vitale che lo ama ancora e non la brutta copia della Dama Grigia.
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Jorge
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da Caroline Priscilla » 14/07/2013, 21:58
Devo? E da quando chiami per nome quelli?
Dopo tanto procrastinare, la Tassorosso era finalmente riuscita a raccogliere tutto il coraggio e la forza di volontà di cui era dotata per poter parlare al Delfino di quello che le era successo qualche giorno prima nell'Osservatorio di Astronomia. Aveva scelto di essere sincera, perchè era quello che significava la loro amicizia, era quello che avevano deciso nel loro patto. E anche se non avessero stretto quel legame di sangue, la tassetta aveva il bisogno di raccontargli tutto quanto, di non portare più nel cuore quel peso da sola. Naturalmente era preparata alla reazione che avrebbe avuto Jorge nel sapere che si era intrattenuta a parlare con uno della Cyprus, ma non sulla reazione che avrebbe avuto il suo corpo. Non appena l'amico le rivolse quella domanda, trattenendo a stento la rabbia, le guance della ragazza si tinsero di rosso, non riuscendo a mascherare l'imbarazzo che provava misto al senso di colpa. Si, perchè non c'era bisogno che l'amico le ricordasse tutte le brutte cose che avevano detto ad Ariel. Non c'era bisogno che le facesse presente che Devo apparteneva al Coro della Cyprus, fino alla fine. Erano cose che già sapeva. Aveva quei profondi rimorsi anche per questo. Non avrebbe mai dovuto parlargli, nè dargli corda, nè farselo piacere. Eppure Cappie in cuor suo sapeva che se non avesse mai avuto niente a che fare con l'americano, questo non sarebbe mai riuscito a scuoterla e a risvegliarla dal profondo torpore nel quale stava rischiando di cadere. Proprio come Miyabi. L'immagine della giapponesina dopo la morte di tutta la sua famiglia straziò per un secondo la mente della Tassorosso. La vedeva girare nei corridoio come un fantasma. La vedeva vuota, spenta, con quelle iridi violacee che non brillavano più per la loro timidezza nè per un sorriso. E l'unica cosa che riusciva a pensare la giovane strega, guardandola, era Non come lei. Non fatemi finire come lei. Per questo Cappie preferì non rispondere alla provocazione dell'altro, sapendo bene che niente sarebbe mai riuscito a giustificare agli occhi del Delfino il comportamento di uno solo degli Americani. E come scoprì subito dopo, le riusciva più facile continuare a parlare di ciò che le era successo, piuttosto che gettarsi in una discussione in difesa di un'altra persona. Si sentiva priva di energie per poter fare una cosa del genere. E questo, al Delfino, non sarebbe sfuggito.
E quali sarebbero queste sue intenzioni? Non è che ti ha … insidiata?
Per un attimo, la domanda del ragazzo riuscì a confondere le idee della tassetta, che lo fissò stranita per quello che aveva appena detto. Che cosa intendeva dire con "insidiata"? Perchè sembrava non riuscire a trattenere la rabbia? Forse temeva che lei avesse combinato qualcosa con Devo? Che l'avesse baciato o sfiorato volontariamente? Nel fulgore della sua oscurità, Cappie non riusciva a comprondere che Jorge era preoccupato per lei, più che arrabbiato per qualcosa che aveva fatto. Preoccupato che qualcuno potesse farle del male. Neanche lì riuscì a rispondere qualcosa, non a spiegare quali fossero le intenzioni di Devo almeno: non sapeva bene se l'americano fosse totalmente sincero oppure no, ma in ogni caso, almeno per lei, non c'era niente di cui preoccuparsi con l'altro. Probabilmente, dopo la figura che aveva fatto scoppiando a piangere di fronte a lui, il ragazzo non avrebbe più voluto vederla.
No...non credo almeno...
Rispose vagamente, quasi qualcos'altro avesse catturato la sua attenzione, una sorta di ricordo che le era esploso dentro, lasciando per un attimo la sua mente abbagliata.
Inizio FlashbackEra un ricordo che risaliva a quasi due anni prima. Cappie aveva compiuto da poco dodici anni e finalmente era diventata una signorina. Il suo primo ciclo mestruale l'aveva lasciata spossata e dolorante sul letto per almeno tre giorni. Tre giorni nel quale il padre aveva fatto continuamente avanti e indietro da camera sua, per controllare che la sua bambina stesse bene. Aveva messo in testa una collana di fiori intrecciata da sua madre, che avrebbe dovuto portare fino alla fine del suo ciclo. Era un'usanza irlandese della zona dalla quale proveniva Marion celebrare il primo mestruo di una ragazza cingendole il capo con dei fiori bianchi. E la donna scelse proprio il giglio, il più puro e delicato, per la propria bambina. A Cappie non importava poi molto di quello strano rituale. L'unica cosa che voleva è che quei giorni passassero in fretta, per poter riprendere a correre, giocare e a godersi le ultime settimane di vacanza prima di tornare ad Hogwarts. Stessa cosa non si poteva dire di Nathaniel O'Neill, che invece di avere la figlia accanto non ne poteva fare meno. Soprattutto ora che rischiava di perderla. Certo, sapeva che prima o poi anche la sua principessa sarebbe cresciuta, che un giorno avrebbe iniziato a diventare una ragazza e poi una donna, interessandosi ad altri uomini come era giusto che fosse. Ma sperava, in cuor suo, che quel giorno arrivasse quanto più tardi possibile. L'ineluttabilità del suo ciclo, invece, aveva riportato l'uomo con i piedi per terra, gettandolo in un pozzo di preoccupazione dal quale non sapeva come uscirne, se non stando accanto alla figlia quanto più tempo possibile. E alla fine, l'unica soluzione che gli venne in mente fu parlare con lei, mettendola in guardia da eventuali trappole che i ragazzi avrebbero potuto tenderle. Come ti senti principessa?Come se un milione di coltelli mi stessero tormentando la pancia...Vuoi che ti porti qualcosa? Un tè, un succo d'arancia, della cioccolata...No papà, tranquillo non voglio nienteVa bene...Nathaniel si sedette sul letto della bambina, sfruttando lo spazio che si era creato vicino al suo braccio. Iniziò ad accarezzarle i capelli, dolcemente, stando ben attento a non toglierle inavvertitamente la corona: se l'avesse fatto, sua moglie gli avrebbe tenuto il broncio per molto, molto tempo. Cappie, papà deve dirti una cosa...Mm?Come ormai avrai capito, da questo momento in poi ogni cosa cambierà per te. Crescerai a vista d'occhio, il tuo corpo cambierà, diventerai una signorina e guarderai il mondo in modo diverso. Solo una cosa non cambierà: l'amore che tuo padre prova per te. Ma un giorno questo amore non ti basterà più e tu avrai bisogno di altro. Già adesso sei molto legata a quel tuo amico...come si chiama...Gorghe, Iorghe...Jorge papà. Ed è solo un amico, quante volte devo dirtelo?Si, lo so, lo so. Ma un giorno tu troverai un uomo che...ti amerà e ti vorrà tanto bene e tu gliene vorrai altrettanto! E io passerò in secondo piano...Ma...! Papà non è vero! Io...Bambina calmati...so quel che dico. E io voglio che tu sappia che qualunque cosa ti accadrà in futuro, chiunque si avvicinerà a te, amandoti o facendoti del male... Insomma, voglio che tu sappia che il tuo papà ci sarà sempre per te, per sostenerti nella tua gioia e nel tuo dolore.Cappie guardò in volto suo padre, non riuscendo a decifrare quella strana emozione che si era dipinta sul suo volto. Sorrideva, ma il suo sorriso era velato da un tono malinconico che gli impediva di raggiungere gli occhi. Senza pensarci due volte, la Tassorosso si sollevò a sedere, abbracciando dolcemente il suo papà e sprofondando il viso nel suo petto. Ti voglio bene papà...Anch'io principessa...Sarà un vero shock per me, quando troverai un ragazzo a quarant'anni...Papà! Come quarant'anni?!Credi veramente che ti lascerei frequentare qualcuno prima?...sei assurdo... Fine Flashback
Quel momento era arrivato e suo padre non c'era. Le aveva promesso che sarebbe stato con lei, che l'avrebbe sostenuta. Eppure, per quanto volte lo chiamasse la notte, suo padre non tornava da lei. Suo padre non sarebbe più tornato. Quella consapevolezza la colpì come uno schiaffo in faccia, lasciandola dolorante e senza respiro. Ma aveva bisogno di una conferma, aveva bisogno che qualcuno le dicesse che le cose stavano così o, magari, che non stavano così. E il destinatario di quella domanda fu, inevitabilmente, il suo migliore amico. Il suo sguardo non la lasciava un secondo, anche se ne avvertiva il peso di quello che gli aveva detto. La mano del ragazzo iniziò a cercare la sua, stringendola in una presa calda e forte. Il suo volto esprimeva tutto il dolore che ben presto avrebbe riversato sul cuore esanime della Tassorosso.
Cappie…
Ti prego no...
Io…
Non farlo...
Credo di no, credo che tu debba lasciarlo andare via da qui e custodirlo qui. Così se io mi dovessi sbagliare il giorno in cui tornerà troverà la sua piccola Cappie diventata una donna forte, coraggiosa e vitale che lo ama ancora e non la brutta copia della Dama Grigia.
Era stata lei a chiederlo e Jorge non si era potuto tirare indietro. Le lacrime, che prima scendevano solitarie in attesa del colpo di grazia, ora si susseguivano ininterrottamente sul suo volto. Una parte di sè stava morendo ed era doloroso restarsene lì a non fare nulla, continuando a sostenere lo sguardo del suo migliore amico per dimostrargli che poteva farcela, che sarebbe riuscita a cavarsela. Non avrebbe rivisto suo padre, ma il suo ricordo sarebbe sempre rimasto nel suo cuore. Era questo il messaggio del ragazzo, un messaggio che Cappie aveva accolto ma che ci avrebbe messo un po' di tempo ad assorbire. Con calma, il suo cuore si sarebbe adattato a quella verità. Prima, l'avrebbe trovata troppo scomoda, pungente e letale; poi, le punte si sarebbero scalfite, il dolore si sarebbe attenuato e alla fine tutte le ferite si sarebbero rimarginate. Ma la tassetta non avrebbe dimenticato, mai più.
Sono...davvero così brutta?
Singhiozzò fra le lacrime, tentando di asciugarle con la manica della divisa, mentre un sorriso triste, malinconico, ma pur sempre un sorriso le spuntò sul volto, cercando di ironizzare sull'ultima frase che il Delfino aveva pronunciato. Non riusciva a frenare le lacrime e non riusciva a smettere di sorridere. Forse, in quel momento le sue emozioni erano andate in tilt tanto che la giovane strega non poteva controllarle.
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da Jorge » 15/07/2013, 18:58
Diverse furono le reazioni di Jorge di fronte al discorso, per la prima volta sconnesso e non fluido come un torrente in piena, che Caroline Priscilla gli aveva fatto. Sgomento per il saperla da sola ad affrontare un bulletto americano, rabbia per quello che lui le aveva detto e probabilmente fatto per sconvolgerla così tanto, senso di protezione e desiderio di vendetta per un non ben precisato e infinito numero di motivazioni. Di certo se il portoghese si fosse trovato di fronte Devo in quel momento lo avrebbe preso volentieri a cazzotti, anche a costo di guadagnarsi un’altra sospensione. Non gli interessava quante paroline dolci – tutte rigorosamente false per il portoghese – avesse pronunciato alla sua sorellina, quanto contrito si fosse mostrato per il comportamento che tutto il coro della Cyprus aveva tenuto durante l’incontro preliminare nei confronti di Ariel, quanto dolce e comprensivo nei confronti di una ragazzina emotivamente instabile com’era la Tassetta e soprattutto incapace di nasconderlo. Lui era un uomo – vabbè un ragazzo – e in quanto tale sapeva perfettamente cosa passasse per la testa di quelli come lui quando si trovavano di fronte a una ragazza e il pensiero che l’americano avesse potuto fare quel tipo di pensieri sulla sua sorellina o che peggio avesse allungato le mani approfittando di un suo momento di debolezza gli faceva vedere rosso, letteralmente e non e che la risposta di Cappie alle sue domande furono proprio così rassicuranti. No...non credo almeno...I pugni di Jorge era stretti con così tanta forza che le nocche del ragazzino erano bianco latte e i cespugli intorno alle quali erano serrati oramai erano stati divelti. Che diavolo di risposta era non credo? Quanto subdolo doveva essere stato Devo e quanto svampita la sua sorellina per non accorgersi se l’altro l’avesse baciata, sfiorata, toccata? E quali nobili e bugiarde intenzioni aveva dovuto sviolinare per convincerla a cedere? E soprattutto era questo, era lui il motivo per cui aveva dovuto penare in tutti quei giorni immaginandosi gli scenari più catastrofici? Con questi e altri interrogativi marginali Jorge prese un profondo respiro, pronto a sparare a raffica sulla sorellina quando questa lo prese in contropiede, facendogli l’unica domanda a cui non era pronto a rispondere perché sapeva che le sue parole avrebbero ferito la tassetta più di un pugno in pieno stomaco. Perché Jorge aveva smesso di sperare che il papà della sua sorellina potesse tornare a casa sano e salvo ormai da mesi, da prima di tornare a Hogwarts con un mese di ritardo rispetto agli altri per via della punizione, anche se aveva cercato di fare il possibile per apparire fiducioso davanti agli occhi dell’altra nel tentativo di tenerne alto il morale. E per quanto avrebbe voluto mentirle, dirle che si, presto o tardi O’Neill senior avrebbe fatto ritorno dalla sua famiglia, non voleva mentirle, non dopo tutto quello che avevano passato, non se voleva ancora avere il coraggio di guardarla in faccia. Così si era inginocchiato davanti a lei, confidandole la propria verità, avvertendo su di sé come stilettate di acido ogni lacrima che sgorgava dagli occhi di Cappie e che lui continuava a osservare perché se lei poteva essere abbastanza forte da piangere davanti a lui e farsi vedere debole allora il minimo che lui potesse fare era quello di sostenere il suo sguardo, donandole in ogni modo possibile il conforto di cui aveva bisogno. Anche cercando di afferrare le sue mani per stringerle con una presa decisa tra le proprie e fare una battuta stupida per provare a strapparle un sorriso o almeno un’ombra di esso. Sono...davvero così brutta?Guarda che il mio era un complimento – mormorò con un tono fintamente allegro Jorge – Ho sentito dire che il Barone Sanguinario le muore dietro ancora oggi dopo tutti questi secoli…Doveva essere una battuta la sua e si sforzò anche di ridere ma vedere quelle lacrime copiose scorrere lungo le guance gli fecero venire in mente una cosa. Così allungò il dito indice per cercare di sfiorare lo zigomo della tassetta in un gesto dolce e delicato. Se ci fosse riuscito avrebbe colto una lacrima e poi l’avrebbe portata alla propria bocca come per berla. Subito dopo avrebbe ripetuto lo stesso procedimento ma questa volta avrebbe offerto il proprio dito bagnato di lacrime alla ragazza seduta di fronte a lui. Ricordi il nostro giuramento? Siamo riusciti a infrangerlo quasi tutto in meno di due ore – perché si erano detti parole ingiuriose, si erano lanciati contro degli incantesimi, e il cuore del Delfino aveva tradito la Tassetta credendo che l’avesse tradito – Forse è il caso di rinnovarlo ora che viviamo nella Miseria e abbiamo conosciuto il Male. E dobbiamo usare le lacrime perché è così semplice professarsi Fratelli di sangue quando le cose vanno bene...E se Cappie avesse lambito il suo dito per bere le proprie lacrime allora Jorge, guardandola dritto negli occhi, avrebbe chiuso a pugno l’altra mano e l’avrebbe calato con forza contro il terreno mordendosi il labbro inferiore per soffocare un’imprecazione di dolore mentre alcune lacrime gli scivolavano dagli angoli degli occhi e che la ragazza avrebbe dovuto raccogliere con il suo dito per sigillare quel loro patto rinnovato. Indipendentemente dal fatto che i due avesse scelto di rinnovare o meno il loro giuramento, Jorge alla fine si sarebbe lasciato cadere a terra, di fronte alla ragazzina e le avrebbe scoccato un’occhiata poco amichevole. Ora sputa il rospo e dimmi che intenzioni ha questo Devo, che cosa ti ha fatto e soprattutto se è lui la causa del tuo accresciuto malumore degli ultimi giorni.
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da Sandyon » 16/07/2013, 22:10
Mentre Caroline Priscilla e Jorge stanno conversando tranquillamente, ad un certo punto la ragazzina potrà sentire non troppo distante da lei muoversi qualcosa in mezzo all'erba del giardino. Voltandosi, riconoscerà nella vegetazione la figura di una donnola, la quale sta fissando attentamente... Lei. Non entrambi, per nulla Alvares, ma solo la Tassorosso. Il piccolo animale inizierà a squittire come in un sottile lamento, avvicinandosi con qualche salto e scattino in avanti, arrivando ai piedi della ragazzina, mostrandole, come a volerglielo porgere, quello che tiene attorcigliato con la coda: un garofano bianco.
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da Caroline Priscilla » 17/07/2013, 12:42
Guarda che il mio era un complimento.Ho sentito dire che il Barone Sanguinario le muore dietro ancora oggi dopo tutti questi secoli…
La battuta era penosa, vero, ma proprio per la sua natura riuscì a strappare alla giovane Tassorosso un sorriso fra le lacrime che calde le scorrevano sulle guance. Jorge stava facendo di tutto per suscitare un po' di risate in lei e Cappie non poteva che essergli grata per questo. Ne aveva bisogno: aveva bisogno di ridere, scherzare, di non sentire più quel peso addosso che impediva alle sue labbra di incurvarsi all'insù, in uno dei suoi soliti sorrisi solari, allegri e ottimisti. No, era passato parecchio tempo da quando la tassetta aveva trasmesso tutte quelle emozioni, semplicemente ridendo di cuore. Ma la conversazione col Delfino sembrava non essere finita lì: il ragazzo prese una delle sue lacrime, accarezzandole col dito la guancia bagnata, per portarsela alle labbra. Poi ripetè il gesto, questa volta avvicinando la lacrima alla sua bocca.
Ricordi il nostro giuramento?
Annuì appena, fissandolo e cercando di capire quali fossero le sue intenzioni.
Siamo riusciti a infrangerlo quasi tutto in meno di due ore
Non è stata colpa nostra...
Cercò di giustificare la Tassorosso, ricordando bene le parole ingiuriose e gli incantesimi che lei e Jorge si erano lanciati all'interno della Foresta. Non avevano più scoperto chi aveva cercato di metterli uno contro l'altro. Ed in fondo, dopo tanto tempo, alla ragazza neanche importava.
Forse è il caso di rinnovarlo ora che viviamo nella Miseria e abbiamo conosciuto il Male. E dobbiamo usare le lacrime perché è così semplice professarsi Fratelli di sangue quando le cose vanno bene...
La Miseria e il Male. Ma l'avevano conosciuto veramente? Cappie aveva provato il cocente senso di colpa, quando quattro professori erano finiti in Infermeria a causa loro. Aveva provato il dolore di vedere una persona a lei cara scomparire nel nulla. Ma quella scomparsa non poteva che essere frutto della malvagità umana. Forse Jorge aveva ragione: avevano toccato il fondo ed erano ancora lì, l'uno accanto all'altra. All'improvviso, il gesto dell'amico parve acquisire una sorta di significato agli occhi della giovane strega. Senza più aggiungere nulla, posò le morbide labbra sul dito dell'amico, leccando appena la lacrima salata che egli aveva raccolto. Nella sua mente, intanto, le parole pronunciate quel giorno in cui avevano stretto il loro primo patto le rimbombarono in mente, mentre il Delfino sembrava deciso a farsi del male, per completare il loro rito. Anche lei quindi raccolse il frutto del suo dolore, ripetendo gli stessi gesti con solennità. Alla fine, una volta completato quello strano rituale, la tassetta sorrise all'amico, forse sentendosi sollevata per quel sentimento d'amicizia che era stato ulteriormente rinnovato.
Ora sputa il rospo e dimmi che intenzioni ha questo Devo, che cosa ti ha fatto e soprattutto se è lui la causa del tuo accresciuto malumore degli ultimi giorni.
Cappie strabuzzò gli occhi incredula: stava veramente pensando ancora a Devo? Be', non poteva dargli tutti i torti. Anche lei, in fondo, non aveva fatto altro che pensarci. Non solo per quello che le aveva detto, ma anche per ciò che le aveva fatto intendere: che lui sapeva perfettamente cosa stava provando perchè aveva vissuto un'esperienza simile. Erano state quelle le parole che alla fine l'avevano spinta a scappare via da lui. Forse per riprendersi, forse per l'incapacità di poter affrontare una conversazione simile. E anche perchè, a dispetto di tutto, sapere che qualcuno era attratto da lei la faceva sentire...bene. Lusingata. E terribilmente in colpa.
Non so quali siano le sue intenzioni...- rispose sinceramente. Certo, lui le aveva detto che per ora avrebbe voluto frequentarla, vedere com'era, ma sarebbe stato dello stesso parere dopo essere scoppiata a piangere davanti a lui? In più, era da quel giorno che la tassetta evitava di rivolgergli anche solo uno sguardo. Probabilmente l'americano l'aveva già dimenticata -Non mi ha fatto niente, abbiamo solo parlato- continuò, tralasciando la carezza involontaria che le aveva fatto, per sistemarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio - E non ero di malumore. Stavo solo pensando...- pensando alla situazione di Devo, simile alla sua, pensando di rivederlo per parlargli, pensando a suo padre, all'idea che avrebbe anche potuto non rivederlo mai più. Idea che pochi minuti prima era diventata una dolorosa certezza.
Ma...il tuo appuntamento con Elbeth?! Non mi hai più raccontato nien...oh...
Qualcosa aveva attirato l'attenzione della Tassorosso, interrompendo il suo discorso. Una donnola si stava avvicinando, squittendo e saltando fra l'erba alta del giardino. Non sembrava interessata a Jorge, ma fissava lei e solo lei. Era strano guardare l'animale arrivare vicino ai suoi piedi, mostrandole quello che teneva attorcigliato intorno alla coda: un garofano bianco.
E' davvero buffo, non trovi?
Disse, rivolta all'amico. Era buffo si, ma a tratti inquietante, perchè l'animale continuava a fissarla senza mai distogliere lo sguardo. Alla fine, visto che il suo intento sembrava quello di voler dare il fiore a lei, la Tassorosso si sporse appena, prendendo con una mano il Garofano e accarezzando con l'altra il capo della donnola, se quest'ultima avesse voluto.
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da Jorge » 17/07/2013, 13:56
Non è stata colpa nostra...
Jorge scosse la testa con un'espressione in viso seria, come aveva avuto poche volte nella sua breve vita e tutte riconducibili in un modo o in un altro a Cappie e a quello che era accaduto loro nella Foresta Proibita. Certo qualcuno aveva cercato di metterli l'uno contro l'altro ma la colpa del fatto che il piano, crudele e anche un po' sadico, era andato a buon fine e che probabilmente solo grazie all'intervento dei minidraghi le cose non erano precipitate definitivamente - perchè non c'era nulla come il correre il rischio di venire congelati ed elettrificati per mettere da parte infantili dissapori - doveva essere attribuito solo ed esclusivamente a loro, o meglio a Jorge. Era stato lui a credere alle parole di suoi compagni di Casata, lui a covare rabbia in silenzio e a meditare vendetta, lui ad attirare Caroline Priscilla nel Covo dei Centauri e probabilmente si sarebbe portato il senso di colpa fin dentro la tomba. E se non poteva rimediare al dolore subito dalla sua sorellina o a quello causato ai docenti, in particolare a Logan, e a tutta la scuola, poteva almeno cercare di ripristinare una sorta di status quo con la Tassetta, rinnovando nel dolore, appunto, quel giuramento che avevano fatto anni prima scambiandosi il sangue. Una volta completato il rito, Jorge, cercando di ignorare il dolore sordo che avvertiva propagarsi dalle nocche lungo tutto il braccio fino alla base del collo, si mise a sedere e decise di riprendere la conversazione esattamente da dove l'avevano lasciata e cioè da quel bellimbusto di americano.
Non so quali siano le sue intenzioni...Non mi ha fatto niente, abbiamo solo parlato
Quindi non dovrai sprecare altro tempo per lui...?
Quella che era partita come un'affermazione terminò con una nota interrogativa che impediva a Jorge di sentirsi del tutto sollevato dal sapere che Devo non avesse fatto del male in alcun modo alla sua sorellina. Se avevano solo parlato di nulla di importante, ed era quello che il Delfino stava estrapolando dal discorso della Tassetta, allora l'americano non rappresentava un problema per la serenità della ragazza. Ma purtroppo c'era qualcosa nel comportamento che Cappie aveva tenuto in quei giorni, subito dopo l'incontro su alla Torre di Astronomia, che gli faceva temere che le cose non si sarebbero risolte così facilmente.
E non ero di malumore. Stavo solo pensando...
Sorellina quando tu pensi lo sentono anche i pinguini al Polo - ribattè sarcastico Jorge, facendo riferimento al fatto che solitamente la ragazzina era molto comunicativa anche quando doveva solo pensare - e giusto per tua informazione anche loro sono preoccupati per te. Davvero. Ho ricevuto un sacco di gufi con dentro del ghiaccio sciolto.
Aggiunse giusto per rincarare la dose e continuare nella sua missione di "solleviamo l'umore a Cappie" nel caso in cui lei avesse dimostrato di non credere alle sue parole. Ridacchiò per la sua battuta, sperando di coinvolgere anche l'amica, per poi diventare subito serio sentendo la sua domanda.
Ma...il tuo appuntamento con Elbeth?!
Avvicinò le gambe al petto e posò il mento sulle ginocchia, la mano dolorante abbandonata a terra e l'altra che accarezzava i fili d'erba, mentre la lingua andava istintivamente a inumidirgli le labbra come aveva fatto quel giorno quando aveva baciato la Menina. Già, il suo primo bacio. Un sospiro dettato dall'indecisione di non sapere cosa raccontare e quando dischiuse le labbra per cercare di organizzare qualche concetto per tenere buona la Tassetta il Destino, in cui lui non credeva minimamente, gli venne in soccorso nella forma di una donnola.
Non mi hai più raccontato nien...oh...
Cosa c'è? La Piovra Gigante sta cercando di attaccarci?
Chiese, sollevando un sopracciglio e voltando la testa per cercare con lo sguardo cosa effettivamente avesse incuriosito la ragazza tanto da farle dimenticare di fargli il terzo grado. La donnola però si trovava quasi in linea con la schiena di Jorge e se questo non impediva a Cappie di vederla, rendeva praticamente impossibile al Delfino di accorgersi della sua presenza senza spostarsi dalla posizione che aveva assunto. Non reputando, all'inizio, la cosa di molta importanza e fidando sopratutto sul fatto che se fosse stato qualcosa di pericoloso la sua sorellina l'avrebbe avvertito, il Delfino non si mosse, approfittando di quel momento di pausa per riflettere su cosa avrebbe detto a Cappie se - o forse era meglio dire quando - si sarebbe decisa a riprendere il discorso "Menina".
E' davvero buffo, non trovi?
Buffo? Cosa? Chi?
Il commento della ragazza si era insinuato nelle sue elucubrazioni, facendolo girare di scatto, una torsione del busto e la mano dolorante portata in avanti in appoggio per non cadere faccia a terra. Porco di un Merlino in mutande - esclamò dolorante, gli occhi nuovamente lucidi, mentre si rimetteva dritto, stringendo con fare protettivo la mano che ora gli sembrava pulsare in maniera dolorosamente sospetta. Inutile dire che la presenza della donnola e dell'omaggio floreale che aveva portato a Cappie passarono decisamente in secondo piano [Intuito (S)=8+1/d20=9].
Stai attenta a non farti mordere.
Disse solamente, chinando la testa in avanti e occhieggiando al di là del proprio gomito la ragazzina che accettava il fiore e provava ad accarezzare la donnola.
Te l'avevo detto che gli animali sono preoccupati per te ...
Aggiunse subito dopo, dando così maggior valore alla propria battuta precedente sui pinguini.
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