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E' la casa più infestata di spiriti della Gran Bretagna
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da Jorge » 16/07/2013, 13:29
L'aveva baciata. Per desiderio, per egoismo, per curiosità, perchè il momento gli era sembrato perfetto, perchè i suoi ormoni erano impazziti e gliene fregava poco che Elbeth aveva dodici anni quando riusciva solo a pensare che aveva un sorriso stupendo e quando arrossiva gli faceva venire voglia di trovare sempre nuovi modi per pungolarla così da far permanere quel colorito sulle sue guance. Avrebbe potuto passare ore a elencare i motivi che si celavano dietro a quell'atto, ore che non aveva nè che avrebbe voluto impiegare in quel modo perchè il suo era stato un gesto spontaneo e non calcolato, una sorta di piacevole e sconvolgente variazione sul programma della giornata.
ALVARES!
Preferivo quando mi chiamavi Jorge.
Borbottò, facendo un passo indietro e poi un'altro, imbronciato per quella reazione comprensibile, lasciando all'altra tutto lo spazio di cui aveva bisogno. Si portò la mano sinistra al viso, a massaggiarsi gli occhi e poi le guance, coprendo in quel modo la propria bocca su cui la lingua saettò un attimo o due per cercare di cogliere tracce del sapore della Grifa, per poter assaporare il suo primo bacio. Eh già perchè quella era la prima esperienza in assoluto di Jorge e non se ne sarebbe pentito nè scusato per nulla al mondo.
Io... Non dovevi!
Lo so ma non posso scusarmi - rispose sincero scrollando le spalle con un'aria dispiaciuta non per quello che aveva fatto ma per la reazione della Menina - Quale idiota si scuserebbe per aver dato il proprio primo bacio?
E non aveva alcun problema a dirlo, non a lei, anche se probabilmente non lo avrebbe mai confessato ad anima viva. Aveva la sensazione [Intuito(P)=10] che gli occhi della Grifa fossero lucidi e questo smorzò di poco il suo entusiasmo e la sua sicurezza. Non voleva che scoppiasse in lacrime, sopratutto perchè non avrebbe saputo cosa fare, non era bravo nel gestire quel tipo di emozioni femminili, quasi quasi avrebbe preferito essere preso a pugni piuttosto che vedere quello sguardo ferito rivolto verso se stesso
Perché...?
L'elenco di prima iniziò a scorrergli davanti agli occhi, inutilmente, perchè non avrebbe mai dato vita a nessuna di quelle considerazioni personali, così optò per rigirarle la frase che lei stessa gli aveva rivolto poco prima, tendendole una mano con un'aria di pacata attesa. Quando l'altra incrociò le braccia, dimostrando ampliamente di non avere alcuna intenzione di prendere la sua mano, Jorge le infilò entrambe nelle tasche dei pantaloni, scrollando le spalle e assumendo l'espressione più serena e innocua che aveva.
Menina non volevo spaventarti o farti del male. E' capitato e forse avrei dovuto chiederti il permesso ma se lo avessi fatto allora avrebbe voluto dire che era qualcosa di premeditato ma non è così. Non ti ho invitato a passare la giornata con me per chissà quali secondi fini oscuri o poco onorevoli ma solo per mangiare, ordire qualche scherzo alle spalle della Cyprus, raccontarci qualche aneddoto divertente e tentare di scoprire il più possibile sulla Stamberga Strillante.
E così dicendo si volse verso la vecchia casa, notando in quel modo la presenza di un cartello non molto distante da loro che con molte probabilità avvertiva di curiosi di stare alla larga. Fece una smorfia contrariata, storcendo il naso visto che quello mandava a monte una parte del suo programma ma tanto ormai la giornata aveva preso una piega abbastanza imprevista che un ostacolo in più o in meno non faceva poi tanta differenza.
Se vuoi ti accompagno al villaggio o a Hogwarts, se preferisci - propose quindi riportando l'attenzione sulla ragazzina, con un tono di voce il più leggero possibile anche se non sarebbe stato difficile per l'altra comprendere quanto gli sarebbe pesato fare una cosa del genere - Oppure possiamo proviamo a dare una sbirciatina dalle finestre al piano terra e gustarci un po' dell'ottimo cibo che ho sottratto agli elfi domestici. Prometto che non farò nulla di inappropriato e non menzionerò mai quello che è appena accaduto...
Cosa avrebbe preferito fare Jorge era palese, ma purtroppo per lui era Elbeth a dover decidere.
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da Elbeth » 17/07/2013, 14:25
Era ancora confusa e le parole di Jorge, invece che rassicurarla, l’avevano confusa ancor di più. Aggrottò la fronte e i suoi occhi scuri si fecero seri. Aveva capito che il ragazzino non aveva alcuna intenzione di farle del male, né pretendeva che le chiedesse il permesso per fare alcunchè. Era complicato da spiegare cosa si agitava dentro il suo animo e dentro il suo cuore. Erano sensazioni nuove, sconosciute, mai provate, o almeno mai esplicitate in quel modo e per lei tanto più difficili da catalogare perché poco abituata ad essere trattata con quella dolcezza. La sua educazione era stata piuttosto rigida, con dei genitori assenti che solo il vecchio maggiordomo aveva cercato di compensare, ma comunque sempre in modo limitato per via della posizione che ricopriva all’interno della famiglia Queen. Un maggiordomo non poteva lasciarsi andare ad effusioni in pubblico con lei ed in realtà Richard, al di là di qualche carezza consolatoria, non lo aveva mai fatto neanche in privato. Quindi, la ragazzina era rimasta spiazzata. Aveva accolto con piacere la mano, l’abbraccio di Jorge, ma il bacio era stato …troppo. E' stato bello.... - si ritrovò a confessare a se stessa. Gli occhi scuri rimasero a fissare quelli azzurri del ragazzino: erano limpidi e sinceri e non aveva vergogna di guardarla e di confessarle che anche per lui era stato il primo bacio.
… ma non posso scusarmi… Quale idiota si scuserebbe per aver dato il proprio primo bacio?
Quindi, Elbeth sorrise timidamente a quella affermazione, non facendo trasparire la sua sorpresa e arrossendo ancora leggermente. Anche se lui le sembrava molto più sicuro di lei in quelle faccende. Forse era per via dell’età… Sospirò profondamente. Stava bene con lui. Non voleva rovinare quella giornata, la prima veramente spensierata da quando era arrivata ad Hogwarts, la prima felice da quando era iniziato quell’anno.
Era anche il mio primo bacio… - gli disse in un sussurro che era quasi un respiro, appena imbarazzata.
Menina non volevo spaventarti o farti del male. E' capitato e forse avrei dovuto chiederti il permesso ma se lo avessi fatto allora avrebbe voluto dire che era qualcosa di premeditato ma non è così.
Non devi chiedermi il permesso per nulla… - continuò con voce dolce. Forse aveva reagito in modo un po’ troppo brusco con lui, come al suo solito. Infatti le parole successive del ragazzino glielo confermarono. – Perdonami, io solo… non me lo aspettavo.
Glielo confessò candidamente. In fondo era solo una ragazzina di dodici (quasi tredici!) anni e non pensava di aver suscitato in lui tanto interesse. E, una parte del suo cuore, in fondo, era felice di questo.
E, insomma… non pensavo… ecco… - per fortuna Jorge la interruppe, facendole superare l'imbarazzo con l’affermazione successiva.
Non ti ho invitato a passare la giornata con me per chissà quali secondi fini oscuri o poco onorevoli ma solo per mangiare, ordire qualche scherzo alle spalle della Cyprus, raccontarci qualche aneddoto divertente e tentare di scoprire il più possibile sulla Stamberga Strillante. – accennò affermativamente con il capo a quelle parole: era esattamente anche il suo sentire - Se vuoi ti accompagno al villaggio o a Hogwarts, se preferisci.
No! – negò più velocemente del normale. Nonostante l’imbarazzo che ancora provava, non aveva alcuna voglia che la sua giornata con Jorge finisse così presto.
Oppure possiamo proviamo a dare una sbirciatina dalle finestre al piano terra e gustarci un po' dell'ottimo cibo che ho sottratto agli elfi domestici. Prometto che non farò nulla di inappropriato e non menzionerò mai quello che è appena accaduto...
Si ritrovò a fissare il Delfino con aria seria e attenta. Il tono di Jorge e il suo sguardo trasparente, non solo per il colore degli occhi, la fecero sorridere ancora. Il cuore aveva ripreso ad accelerare il battito. Come mai? Lui non stava facendo nulla, era a metri di distanza da lei, eppure… Abbassò ancora per un attimo lo sguardo per terra, mentre un sorriso si apriva sul suo volto. Perché chiudere in fretta quella giornata che si era preannunciata così bella? Si rese conto che lo stare con lui la rendeva felice, non la faceva pensare a cose brutte e lei si divertiva con lui. Anche quando esagerava nelle sue manifestazioni esteriori! Rialzò il capo a fissare il ragazzino, rimasto fermo davanti a lei, con le mani in tasca.
Jorge… - lo chiamò di nuovo dolcemente con il suo nome, dato che a lui faceva piacere e gli disse semplicemente - …andiamo?
Fu lei questa volta a porgergli la mano, ancora un pò imbarazzata, ma con un gesto gentile e naturale. Certo, sarebbe stata più felice ed un sorriso più aperto le avrebbe illuminato il volto, se lui avesse deciso di stringere la mano che gli stava porgendo nella sua.
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da Jorge » 18/07/2013, 18:04
Era anche il mio primo bacio…
Ovviamente quella non fu una gran scoperta per Jorge, non solo per la giovane età di Elbeth ma anche per il suo carattere solitamente ritroso e spigoloso con cui sembrava voler tenere a distanza tutti. Però sentirlo dire così candidamente e imbarazzata era tutt’altra cosa, tanto che un filo di senso di colpa si insinuò il lui, adombrando la perfezione del momento perché quello che si erano scambiati più che un bacio poteva essere classificato come un “furto” di cui il portoghese andava contento ma non proprio fiero. E temendo che la Menina potesse fraintendere le sue intenzioni, pensando a torto che tutta quella situazione fosse stata organizzata solo per attentare alla sua virtù, Jorge decise di parlare chiaro in modo da fugare qualsiasi dubbio.
Non devi chiedermi il permesso per nulla…
A quella precisazione il Delfino inarcò un sopracciglio, rivolgendo all’altra un’occhiata furbetta e per nulla rassicurante, sollevato dal tono dolce che la Grifa aveva ripreso a usare con lui.
Neanche per usare il tuo gufo o saccheggiare la tua scorta di dolci?
Domandò impudente più per contribuire ad allentare la tensione e ripristinare un’atmosfera spensierata che per altro e per fortuna che pur avendo gli ormoni impazziti, Jorge aveva pur sempre quattordici anni e quindi la sua fantasia in quel campo era molto limitata perché in caso contrario le battute maliziose si sarebbero sprecate.
Perdonami, io solo… non me lo aspettavo. E, insomma… non pensavo… ecco… No no e no, decisamente la situazione non stava migliorando di nulla e così Jorge decise di essere ancora più specifico, esponendole in linea generale quali erano i suoi programmi per quella mattinata, sperando che alle orecchie della Menina suonassero esaltanti così come lo erano per lui in modo da non chiedergli di porre fine, in un modo o in un altro, alla loro uscita.
No!
L’esclamazione imperiosa della Grifa fece sorridere il portoghese interiormente, mentre sul suo viso il ghigno furbetto che ormai era diventato il suo marchio di fabbrica faceva capolino tra le labbra impegnate però a continuare a esporre le alternative. Non voleva metterle fretta né farla decidere sull’onda di qualunque emozione, positiva o negativa che fosse, così una volta terminato di parlare, rimase fermo ad alcuni passi di distanza da lei, le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni e gli occhi fissi sul suo profilo visto che stava di nuovo rifuggendo il suo sguardo.
Jorge… - e dentro di lui un Alvares in miniatura iniziò a saltare entusiasta per quella vittoria, perché essere chiamati per nome dalla Menina voleva dire, per lui, essersi guadagnati la sua fiducia o almeno parte di essa - …andiamo?
Ovvio che andiamo… - affermò sorridente, afferrando la mano di Elbeth e stringendola con delicatezza, prima di percorrere gli ultimi metri che li separavano dalla Stamberga – Inoltre credo proprio che sia passato mezzogiorno perché sento il mio stomaco brontolare.
Aggiunse, posando la mano libera sullo stomaco che in effetti stava emettendo degli inquietanti gorgoglii. Una volta giunti di fronte al cartello che il ragazzino aveva visto in lontananza i due studenti dovettero arrendersi all’evidenza che entrare nella vecchia casa era fuori discussione.
Uff… Chissà cosa ci sarà di così pericoloso là dentro da dover mettere un cartello – sbuffò Jorge inclinando la testa a destra e a sinistra e sollevandosi sulle punte come se da quella distanza avesse potuto davvero scorgerne l’interno – Se non temessi che abbiano messo degli incantesimi di Guardia alla casa ti proporrei di entrare lo stesso ma non credo sia una buona idea farmi sospendere dopo meno di un mese dal mio ritorno.
Soprattutto perché con molte probabilità Monique avrebbe richiesto la sua testa su un piatto d’argento se avesse infranto anche una sola piccola regola non solo di Hogwarts ma dell’intero Mondo Magico. Anzi probabilmente in quel secondo caso la pena sarebbe stata ancora più aspra perché avrebbe messo in cattiva luce non solo se stesso ma tutto il Castello, di nuovo. Sperando che Elbeth non lo prendesse per un codardo per quel motivo e soprattutto che non cercasse di convincerlo ad entrare lo stesso, Jorge si guardò intorno alla ricerca di un posto dove consumare il loro lauto e di sicuro variegato pasto.
Che ne dici se ci sediamo in quello spiazzo lì – domandò, indicando uno spazio libero all’ombra della Stamberga – E dopo pranzo cercherò il modo di farti sbirciare dentro.
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da Elbeth » 23/07/2013, 1:12
Ovvio che andiamo… Inoltre credo proprio che sia passato mezzogiorno perché sento il mio stomaco brontolare.
Prima di pronunciare quelle parole Jorge le prese la mano tra la sua. Interiormente Elbeth tirò un sospiro di sollievo. Aveva avuto timore che lui la rifiutasse. Invece ora la calda sensazione delle loro mani strette la tranquillizzò per un verso e la agitò da un altro. Era tranquilla perchè il ragazzino aveva capito e sembrava non essersela presa a male per le sue parole. Era agitata perchè dopo quel bacio tra loro... beh... stava iniziando a guardare Alvares in modo diverso, molto diverso! Gli occhi azzurri del Delfino avevano sempre quella scintilla che brillava vivida e il sorriso sfrontato le era in fondo sempre piaciuto... senza contare che trovava belle anche le lentiggini sul viso. Nel complesso era un bel ragazzo, spigliato, intelligente (anzi uno tra i più intelligenti a scuola!), ma nello stesso tempo divertente, solare e un pò scavezzacollo, particolare che il carattere impulsivo di Elbeth apprezzava particolarmente. All'inizio pensava che Jorge e Cappie alla fine si sarebbero messi insieme, invece il ragazzino sembrava avere altre mire... ovvero lei! Arrossì leggermente all'idea di poterlo interessare sotto quel punto di vista. Non pensava di poter suscitare in lui qualcosa... invece evidentemente si sbagliava.
Ho fame anche io.
Mentì spudoratamente. Non aveva assolutamente fame, ma volevo assecondare il ragazzino dato che lui era stato così gentile con lei. In effetti da quando l'aveva baciata, ogni altro impulso era scomparso. Elbeth era solo presa da lui. Quando si accorse di averlo fissato un pò troppo oltre il dovuto, distolse imbarazzata lo sguardo, ma sapeva che lui sarebbe rimasto là. La mano che stava stringendo ne era una conferma. Sorrise.
Uff… Chissà cosa ci sarà di così pericoloso là dentro da dover mettere un cartello. Se non temessi che abbiano messo degli incantesimi di Guardia alla casa ti proporrei di entrare lo stesso ma non credo sia una buona idea farmi sospendere dopo meno di un mese dal mio ritorno.
E da quando in qua un cartello ti ha mai bloccato? - gli chiese stupita, poi riflettendo meglio dopo le sue ultime parole aggiunse - ma non vorrei mai che ti sospendessero ancora!
Non gli avrebbe mai confessato che lui e Cappie le erano mancati tanto in quel mese. Tuttavia il delfino sembrava non aver abbandonato del tutto l'idea di esplorare la Stamberga, difatti cercava alzandosi sulle punte di sbirciare al suo interno. Anche Elbeth, incuriosita, cercò di allungare lo sguardo al suo interno, ma apparentemente al di là della polvere, non vedeva nient'altro. Rimase leggermente contrariata ed imbronciata alla cosa. Si aspettava qualcosa di più eccitante dalla Stamberga Strillante!
Che ne dici se ci sediamo in quello spiazzo lì.
Elbeth seguì il suo sguardo e vide il piccolo spazio che sembrava aspettare solo loro. Non aveva mai fatto un pic nic all'aperto, quindi era eccitata all'idea. Fece un cenno affermativo con il capo, dirigendosi con lui verso lo spiazzo.
E dopo pranzo cercherò il modo di farti sbirciare dentro.
Gli regalò un altro dei suoi sorrisi. Jorge sembrava saper assecondare spontaneamente ogni suo desiderio. Ma quando sciolse la mano dalla sua evidentemente per prendere l'occorrente per il loro pic-nic, una parte di lei la lasciò andare a malincuore. Iniziava a piacerle quella confidenza con lui... E se Jorge si fosse messo a preparare l'occorrente per il loro pranzo, lei lo avrebbe fissato lungamente, con il volto serio, catturando ogni suo gesto, ogni sfumatura dei suoi capelli, chiedendosi come fosse accarezzarli.
Quella faccia da schiaffi di Alvares! pensò stizzita.
Lui ed i suoi baci a tradimento! Era tutta colpa sua. Come mai aveva voglia di assaggiare di nuovo il sapore delle sue labbra invece del cibo? Arrossì vistosamente al pensiero che le era nato spontaneo in testa! Quindi, abbassò lo sguardo verso il basso in modo da coprire gran parte del volto con i suoi lunghi capelli scuri. Il sole alto che illuminava a tratti i loro volti, tessendo trame di luce in mezzo alle fronde degli alberi, faceva risaltare ancor di più il caldo tono rosso dei suoi capelli.
Ma Elbeth non poteva saperlo, tutta presa da quella miriade di farfalle che avevano preso a volarle nello stomaco!
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da Jorge » 24/07/2013, 15:16
Aveva assecondato il suo istinto e l’aveva baciata, sfiorando quasi una tragedia a giudicare dal modo in cui Elbeth aveva reagito, allontanandosi da lui con gli occhi lucidi. Impreparato a gestire una situazione del genere Jorge si era affidato di nuovo al suo istinto e alla sua buona stella che, solitamente, guardava da un’altra parte visto il numero imprecisato di guai in cui si era infilato dal primo anno di scuola, ma che questa volta sembrò adempiere appieno al suo compito. Rassicurata quindi la Menina sul fatto che non era premeditato, che non voleva approfittare di lei e che non ne avrebbero più parlato, il Delfino passò oltre, come dicevano i babbani, riprendendo il programma della giornata esattamente da dove l’avevano interrotto poco prima e cioè dal pranzo. Ho fame anche io.Lo spero proprio visto che è stata Cappie a organizzare il cestino del pic nic.Commentò divertito, dando una piccola pacca alla borsa che portava a tracolla, facendo intendere alla Menina che probabilmente lì dentro ci sarebbe stato cibo in quantità tale da sfamare un piccolo esercito. La sua sorellina infatti era famosa per l’appetito da Ungaro Spinato e lui di certo non era da meno. Quel pensiero lo portò a osservare con più attenzione la Grifa, notandone non per la prima volta il fisico asciutto e minuto, decisamente non ancora sbocciato, che però gli fece venire il dubbio che l’altra non fosse decisamente quella che i babbani chiamavano una buona forchetta. Speriamo solo che non sia vegetariana come figlia dei fiori…Sperò mentalmente il delfino, maledicendosi per non aver prestato attenzione a quel dettaglio o anche per non essersi informato presso le sue compagne di casata prima di “ordinare” il pranzo al tavolo dei Tassi. Scosse la testa, alzando gli occhi al cielo, per quei pensieri stupidi: non era il tipo che badava a certe cose e di certo non sarebbe mai andato in giro a chiedere informazioni sulla Menina un po’ per non metterla in imbarazzo un po’ per non metterci se stesso. Perso in quelle elucubrazioni mentali del tutto inutile non si accorse di come la ragazzina lo stava osservando e fu un bene considerato che con molte probabilità avrebbe finito per fraintendere quell’interesse. Giunti in prossimità della Stamberga il cartello di divieto d’accesso si erse in tutto il suo odioso splendore, stroncando sul nascere ogni velleità di esploratori dei due ragazzini. E da quando in qua un cartello ti ha mai bloccato? – fermò il suo incedere a quell’esclamazione, stringendo un po’ di più la mano con cui teneva quella della Menina, più per rabbia mista a paura che per altro. Si conosceva abbastanza bene da sapere che se l’altra avesse insinuato che fosse diventato un codardo o qualcosa del genere avrebbe finito per fare qualcosa di stupido di cui si sarebbe pentito amaramente. - ma non vorrei mai che ti sospendessero ancora!Un sospiro di sollievo sfuggì dalle labbra del delfino seguito da un sorriso divertito che divenne ben presto furbetto. Confessa che senza di me a Hogwarts in questi mesi ti sei annoiata.La canzonò con aria divertita, più per darsi un tono che perché avesse intuito qualcosa, mentre la conduceva verso un piccolo spazio all’ombra della Stamberga stessa. Le finestre erano troppo sporche per poter vedere qualcosa e troppo in alto per poterle pulire ma il delfino contava di riuscire a inventarsi qualcosa per provare a ovviare quel problema. Una volta giunti nel piccolo spiazzo, Jorge lasciò andare la mano della Menina, si inginocchiò a terra e prese ad armeggiare con la sua borsa che uno studente del sesto anno gli aveva gentilmente ingrandito in modo da farci stare tutto. Humm forse non è stata un’idea grandiosa…Mormorò, con la testa praticamente infilata nello zaino, insieme a metà del busto, come se dovesse finirci dentro tutto intero. L’interno dello zaino, infatti, era diventato così grande che Jorge non riusciva più a trovare quello che vi aveva messo. D’altro canto però, non potendo compiere magie al di fuori di Hogwarts, non aveva potuto chiedere di miniaturizzare le cose perché poi non avrebbe saputo come riportarle alla loro grandezza originaria. Eccola finalmente!Esclamò alla fine, tirando fuori la coperta da pic nic che aveva ottenuto sacrificando il copriletto del suo baldacchino. Nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere a scacchi rosso – oro in onore della Casata della ragazzina, ma non era molto ferrato nel trasfigurare i colori e così alla fine era venuta fuori una scacchiera rosso – bianco. Prego Menina, puoi accomodarti mentre… - si interruppe per un attimo abbagliato dai giochi di luce che i raggi del sole facevano con i capelli della ragazzina, facendola assomigliare a una lingua di fuoco, bella e pericolosa - mi immergo alla ricerca del cibo.Strizzandole l’occhio, il delfino tornò nello zaino, per così dire, da cui riemerse poco dopo mettendo sulla coperta dei panini misti con dentro salsiccia, formaggio, frittata, dei muffin salati e muffin dolci colorati. Elbeth non avrebbe avuto alcuna difficoltà nel notare come tutto il cibo fosse stato assemblato in base al gusto eclettico e super calorico della Tassetta durante la colazione. Spero che ti piaccia il succo di zucca perché alla fine sono riuscito a prendere solo quello.Chiese tra il dubbioso e lo speranzoso, tirando fuori per ultima una bottiglia colma e due bicchieri di plastica, anch’essi frutto della sua abilità come trasfiguratore. Signorina prego si serva pura.Aggiunse alla fine, sedendosi a gambe incrociate sulla coperta accanto alla Grifa, aspettando da lei qualche commento per l’operato svolto.
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da Elbeth » 26/07/2013, 9:11
Confessa che senza di me a Hogwarts in questi mesi ti sei annoiata
Elbeth rimase interdetta e silenziosa, mentre con la mano libera si riavvió una ciocca dei lunghi capelli dietro l'orecchio, abbassando un poco lo sguardo. Quando si sentì più sicura sbirció di sottecchi Jorge, che invece pareva tranquillo e beato. Evidentemente non aveva intuito quanto la sua affermazione di poco prima fosse vera! Rimase perplessa, mentre il piccolo Delfino era indaffarato a preparare il loro pic nic. Solo per un attimo il suo sguardo si adombró. In fondo era lei quella schiva e riservata: Alvares al contrario era molto popolare a scuola, era normale quindi che non avesse sentito la sua mancanza. Intanto la tovaglia a quadri bianca e rossa fu galantemente stesa dal ragazzino. Il suo entusiasmo le fece spuntare un sorriso, appena accennato. Era stato carino ad organizzare tutto quanto, anche se aveva ammesso che Cappie gli aveva dato una mano.
Wow! - l'esclamazione di sorpresa le sfuggì spontanea - avete saccheggiato le cucine di Hogwarts!
Tutto quel ben di Dio... Come dire ad Alvares che il suo già scarso appetito era stato minato da quella strana sensazione che non l'aveva abbandonata da quando si erano sfiorati le labbra?
I-il succo di z-zucca è perfetto...
E soprattutto da quando aveva iniziato a balbettare come il professor McDullan? Insomma El, riprenditi, per Morgana! Sospirando, si sedette sulla tovaglia.
È la prima volta che faccio un pic nic...
Disse indicando con una mano il posto accanto a lei ed aspettando che Jorge prendesse posto. Non aveva smesso di parlare un attimo ed Elbeth lo fissò incuriosita. Forse Cappie aveva contagiato il suo fratellino o forse... ...Che anche Alvares fosse un pó nervoso per la situazione che si era venuta a creare tra loro? La piccola Grifa si portò istintivamente le gambe al petto, stringendole con le braccia, in una posa imbarazzata e di evidente protezione.
Ed ora? Come doveva comportarsi con lui? Erano amici, lo erano ancora? Era rimasto deluso dalla sua solita ritrosia? Lei gli piaceva ancora? O aveva cambiato idea? E soprattutto l'avrebbe abbandonata? Anche lui? Voltó il capo verso il boschetto che avevano appena percorso assieme. Perché si sentiva così? Lasciò vagare il suo sguardo, godendo delle varie sfumature di verde che le riempivano gli occhi. Fissò i raggi del sole che giocavano con le fronde degli alberi, creando splendide figure d'ombra e luce. Ombra e luce, un pò come lei.
Non sono una persona facile da trattare, vero?
Era una domanda retorica. Lo sapeva bene. Il tono di voce era sommesso, mentre continuava a fissare la radura poco distante, non osando guardarlo negli occhi.
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da Jorge » 27/07/2013, 15:30
Mentre prendeva tutto l’occorrente per il pic-nic la mano di Jorge sfiorò il pacchetto con dentro il ciondolo che aveva scolpito per Elbeth durante le sue vacanze prolungate. Facendo finta di essersi perso nella sua borsa magicamente allargata, il Delfino accarezzò più volte la carta grezza in cui aveva avvolto il regalo, chiedendosi se quella fosse davvero l’occasione giusta per darglielo o meno. Quando l’aveva preso dal suo baule era certo che la Menina sarebbe stata felicissima di riceverlo e forse, per ringraziarlo, gli avrebbe anche dato un piccolo bacio, non che l’intento del gesto fosse quello di strapparle una qualche reazione positiva di quel genere. Adesso invece temeva che non fosse proprio la cosa più saggia da fare, non se voleva davvero passare il resto del pomeriggio in allegria insieme a lei. Il modo in cui aveva reagito al bacio poco prima, con gli occhi lucidi e allontanandosi da lui, infatti non gli faceva presagire nulla di buono.
Tu mi sei mancata un sacco.
Si risolse quindi a dire, sincero, lasciando ricadere il pacchetto sul fondo della borsa e prendendo invece i panini e i dolci, dicendole solo la prima parte del discorso che si era preparato.
Wow! Avete saccheggiato le cucine di Hogwarts!
In realtà solo il tavolo della colazione dei Tassi. Con tutto quello che è successo l’anno scorso non abbiamo ancora avuto modo di fare un’incursione nelle cucine né quindi verificare se quello che ho letto su Storie di Hogwarts è vero.
Confessò candidamente esibendo il suo solito sorriso furbetto, mentre si sincerava che all’altra piacesse il succo di zucca.
I-il succo di z-zucca è perfetto... Si sentì sollevato da quella conferma e, una volta tirato fuori tutto l’occorrente, tovaglioli inclusi, si sedette accanto alla ragazzina, le gambe incrociate e un sorriso rassicurante in volto. Non parlava tanto perché si sentisse nervoso, ma semplicemente perché non gli piacevano i silenzi imbarazzanti e qualcosa [Intuito(P)=10] nel modo di comportarsi di Elbeth gli diceva che l’altra non fosse ancora completamente a proprio agio con lui, non come lo era prima del bacio. Dopotutto perché avrebbe dovuto sentirsi nervoso? Aveva baciato, ok aveva sfiorato le labbra della ragazza che gli piaceva, e non era stato per nulla male, le labbra gli formicolavano ancora un po’ ed era contento.
È la prima volta che faccio un pic nic...
Davvero? – esclamò sorpreso, guardandola come se fosse qualcosa di raro, accigliandosi un po’ quando si rese conto della posizione di difesa che aveva assunto. Si fidava così poco di lui? Aveva promesso che non avrebbe più fatto nulla di male e lui manteneva la parola data, sempre. – E cosa fate le domeniche d’estate con i tuoi genitori? O con i tuoi amici? - Chiese quindi, cercando di mettere da parte quel senso di fastidio e concentrandosi su altro.- Noi andiamo a fare le escursioni a Sintra o il bagno a Cascais e si pranza sempre al sacco.
Spiegò, prendendo un tavogliolino e con esso un quadratino di panino perché lui, come sempre, stava morendo di fame.
Non sono una persona facile da trattare, vero?
E chi lo è? – rispose serio, masticando veloce il boccone che aveva appena staccato per poter completare il suo dire – Ognuno di noi ha le proprie luci e le proprie ombre e nessuno può mostrarsi allegro e solare tutti i giorni tutto il giorno – e come non pensare alla sua sorellina in quel frangente? – A me non importa se sei musona, o timida, o allegra, vandala o tipo suora… mi piaci come sei e va bene così… Io non sono perfetto e non pretendo la perfezione nei miei amici soprattutto perché se no sai che noia sarebbe?
E le fece l’occhiolino divertito.
Perché ti butti giù così? Qualcuno ti ha detto qualcosa di poco carino?
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da Elbeth » 28/07/2013, 23:26
Tu mi sei mancata un sacco.
Sul serio?
La frase le uscì spontanea. Senza neanche accorgersene. Con Jorge era così. Tutto era semplice e spontaneo, diretto. Senza imbarazzi, senza sovrastrutture, senza frasi sibilline. Alvares era un libro aperto. Elbeth non lo era sempre, ma con lui sentiva di poterlo essere. Senza problemi. Senza paura. Sorseggiò ancora un pò di succo di zucca, prima di allungare una mano verso un panino e iniziare a sbocconcellarlo. Ascoltò il Delfino spiegarle come era riuscito a procurarsi tutto quel ben di Dio. Elbeth lo fissò sorridendo, mentre si portava alla bocca un'altro boccone del panino che stringeva nell'altra mano.
E cosa fate le domeniche d’estate con i tuoi genitori? - il voltò di Elbeth si incupì - O con i tuoi amici? Noi andiamo a fare le escursioni a Sintra o il bagno a Cascais e si pranza sempre al sacco.
Alzò gli occhi scuri e li fissò in quelli azzurri di Jorge, che si era seduto, nel frattempo, accanto a lei. Le loro spalle quasi si sfioravano. Elbeth sospirò prima di rispondergli.
Io...beh... i miei genitori sono sempre fuori. Raramente stanno con me. - abbassò lo sguardo verso terra, abbassando contemporaneamente la mano che teneva il resto del panino - Quasi mai, in effetti... e amici...
L'ultima parola quasi fu sussurrata. Poi, rialzando il capo decisa, lo fissò di nuovo negli occhi.
Non ho mai avuto amici. Sono sempre vissuta un pò in giro e a casa... cioè... al castello sono da sola. A parte Richard, ovvio.
Poi rendendosi conto che Jorge non poteva conoscerlo aggiunse
Richard è il maggiordomo di famiglia. Lui è l'unico amico che ho, ecco. A parte te e Cappie..ora...
Tenne a precisare e gli sorrise dolcemente. Non voleva suscitare pena in lui, o compassione. Voleva solo essere sincera... Fu per quello che gli chiese a bruciapelo se fosse difficile come persona. Jorge non le avrebbe mentito. Anche lui sarebbe stato sincero e diretto, come lo era stato finora.
E chi lo è? Ognuno di noi ha le proprie luci e le proprie ombre e nessuno può mostrarsi allegro e solare tutti i giorni tutto il giorno. A me non importa se sei musona, o timida, o allegra, vandala o tipo suora… mi piaci come sei e va bene così… Io non sono perfetto e non pretendo la perfezione nei miei amici soprattutto perché se no sai che noia sarebbe? Perché ti butti giù così? Qualcuno ti ha detto qualcosa di poco carino?
Il sorriso di Elbeth si spense improvvisamente sul suo volto nell'udire l'ultima domanda di Alvares. Lasciò definitivamente andare il panino sul tovagliolo, rinunciando a mangiare.
No, nessuno mi ha detto nulla.
La risposta fu forse un pò troppo brusca. Elbeth che stava fissando un punto di fronte a lei, tornò a guardare Jorge, voltandosi con il capo di lato. Lo fissò a lungo, seria, concentrata. Lasciò vagare lo sguardo ad ammirare il suo profilo: i capelli un pò scompigliati dalla leggera brezza che spirava, le efelidi che spiccavano sul naso di Jorge, i suoi occhi azzurri e furbi, sempre con quel guizzo vivace ed infine le sue labbra, piegate in un sorrisino accattivante. Gli sfiorò la spalla con la sua, cercando un contatto con lui.
Scusami per prima...
Gli mormorò in un sussurro. E lasciandosi definitivamente andare si sporse un pò, avvicinandosi a lui e gli sfiorò la guancia, posandogli un bacio lieve.
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Elbeth
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da Jorge » 29/07/2013, 14:29
Sul serio?
Ehi non dico le cose tanto per dirle…
La rimproverò bonario, facendole la linguaccia giusto per sottolineare il fatto che non era rimasto offeso da quell’uscita o almeno non troppo. Ovviamente gli era mancata tutta Hogwarts perché non era più abituato a passare tutto quel tempo senza poter usare la magia per non parlare di quanto avesse iniziato a trovare noiosi i giochi che gli proponevano i suoi amici dopo le prime settimane. Gli erano mancati anche alcuni studenti, ma era normale che di qualcuno avesse avvertito la mancanza più degli altri. Della sua sorellina ovviamente, con cui si erano scambiati gufi a iosa, e della Menina, del suo sorriso e di quel suo arrossire così delizioso. Un angolo della sua coscienza gli rammentò quanto gli fosse mancata anche la sua Ninfa, ma lo scacciò subito, insieme allo sfarfallare che avvertì in fondo al suo stomaco al ricordo del bacio che lei gli aveva dato qualche giorno prima. Lo aveva fatto sentire al settimo cielo, ma per quanto i suoi ormoni si fossero messi a vorticare, Jorge era una persona concreta, con i piedi per terra e sapeva perfettamente, o almeno credeva di saperlo, che le ragazze come la Prefetta verde – argento non si innamoravano dei ragazzi come lui, al massimo li usavano per i loro scopi – o almeno era così che accadeva dalle sue parti. Dal canto suo, lui la adorava, certo, ma non ne era innamorato. E questo lo portò a guardare con più attenzione Elbeth, i suoi capelli così simili a lingue di fuoco a causa dei raggi del sole e a quegli occhi sempre così riflessivi. Era innamorato di lei? Decisamente quella era una domanda a cui non riusciva a dare una risposta secca e tanto, per come si erano messe le cose tra loro, non avrebbe dovuto neanche farlo in tempi brevi. Probabilmente l’aveva spaventata, baciandola, e promettendole che non lo avrebbe fatto più né che ne avrebbe parlato, si era dato involontariamente del tempo per fare chiarezza dentro di lui. Una sola cosa era certa: la Menina gli piaceva e non aveva alcuna intenzione di perderla fosse anche solo come amica.
Io...beh... – il balbettio di Elbeth lo strappò alle sue riflessioni, troppo impegnate per i suoi quattordici anni e che gli stavano facendo venire un principio di mal di testa. Con un sorriso di incoraggiamento e un panino stretto in mano, Jorge invitò la ragazzina ad andare avanti - i miei genitori sono sempre fuori. Raramente stanno con me.
I miei non mi mollano un attimo, soprattutto dopo la sospensione… Non sai quanto vorrei avere un po’ di libertà…
Commentò spontaneo senza rendersi conto di essere stato completamente indelicato, visto il senso reale delle parole che l’altra aveva appena pronunciato. Diede un morso generoso al panino e quando riportò l’attenzione sulla Menina qualcosa [Intuito (P)=10] nel modo in cui teneva lo sguardo fisso a terra gli fece venire il dubbio che forse ci fosse qualcosa che non andava.
Quasi mai, in effetti...
Hummm credo di essere stato uno stupido, vero? – ammise candidamente e spontaneamente come era solito fare, soprattutto quando si trovava in compagnia di qualcuno di cui si fidava e a cui non doveva dimostrare niente – e soprattutto credo che il non vedere mai i tuoi genitori ti faccia sentire sola… Però hai i tuoi amici, vero?
Aggiunse, calcando sulla nota interrogativa della sua voce, sperando di non aver fatto una gaffe come invece la risposta della Menina gli rivelò poco dopo.
… e amici...Non ho mai avuto amici. Sono sempre vissuta un pò in giro e a casa... cioè... al castello sono da sola. A parte Richard, ovvio.
Ma non hai detto di essere figlia unica?
Chiese perplesso. Già faceva fatica a immaginare una casa a forma di Castello, lui che viveva in una casetta a due piani in un vicolo di Alfama, figuriamoci se poteva anche solo pensare al fatto che lei potesse avere un maggiordomo.
Richard è il maggiordomo di famiglia. Lui è l'unico amico che ho, ecco. A parte te e Cappie..ora...
Sei solo al secondo anno, hai tempo per farti degli amici… o anche solo dei conoscenti con cui giocare a Sparaschioppo o studiare in Biblioteca – la tranquillizzò sorridendole fiducioso e posandole, se lei glielo avesse permesso, una mano su una spalla, stringendo un pochino per dimostrarle la sua solidarietà, e poi riportarla a terra. Per lui era ovvio avere pochi amici, perché non ci si poteva fidare delle prime persone che passavano, però a stare da solo alla lunga si annoiava quindi si era creato quella figura di “conoscenti” con cui passare il tempo in maniera divertente ma senza entrarci troppo in confidenza in modo da non rimanerci male quando faceva qualcosa di brutto – Ma scusa… quanto grande è casa tua perché la chiami Castello? E che te ne fai di un maggiordomo?
Chiese poi a brucia pelo, il suo cervello ancora troppo da adolescente per stare “sintonizzato” per troppo tempo su argomenti seri, il tono di voce altamente scioccato.Dopo quella piccola digressione leggera, però, Elbeth gli pose una domanda un po’ spinosa a cui Jorge rispose in maniera diretta e sincera come al suo solito. Inutile dire che la reazione della Grifa lo colse di sorpresa facendogli credere di averla offesa, vista l’espressione triste sul suo volto e il successivo abbondano del cibo.
No, nessuno mi ha detto nulla.
Ti sei offesa… oppure mi stai mentendo.
Ribattè lui con lo stesso tono brusco, trasformando quella che nella sua mente era un’affermazione categorica in una opzione, anche se in quel momento non sapeva quale delle due risposte l’avrebbe ferito maggiormente, se l’essere stato frainteso o lo scoprire che la sua Menina non si sentiva abbastanza a suo agio con lui da dovergli mentire. Pronunciò quella frase con un tono basso e lo sguardo fisso davanti a sé, mentre addentava il panino con un po’ troppo vigore. Quando la Grifa gli sfiorò la spalla non si scostò ma non diede neanche segno di averla sentita, non voleva lasciarsi distrarre perché voleva una risposta.
Scusami per prima...
Devi essere più precisa Menina, prima quando?
Il tono adesso era molto più allegro anche se determinato, il punto in cui la ragazzina l’aveva baciato aveva assunto una lieve colorazione rosata e uno strano formicolio gli stava facendo rizzare i peli delle braccia. Braccio destro che, libero dal panino, le cinse la vita e se la strinse, se lei non si fosse divincolata, a sé per una manciata di secondi, dandole anche un bacio sulla testa, prima di lasciarla andare e ripristinare tra loro la distanza originale.
E non cercare di distrarmi… voglio le mie risposte…
La minacciò bonariamente puntandole contro con panino al cioccolato.
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da Elbeth » 30/07/2013, 0:24
I miei non mi mollano un attimo, soprattutto dopo la sospensione… Non sai quanto vorrei avere un po’ di libertà… Hummm credo di essere stato uno stupido, vero? e soprattutto credo che il non vedere mai i tuoi genitori ti faccia sentire sola…
Accennò di sì con la testa all'ultima frase del portoghese, non osando parlare. Era un argomento molto delicato per lei.
Però hai i tuoi amici, vero? Ma non hai detto di essere figlia unica? Sei solo al secondo anno, hai tempo per farti degli amici… o anche solo dei conoscenti con cui giocare a Sparaschioppo o studiare in Biblioteca.
Ancora una volta il volto di Elbeth si rabbuiò. Chissà perchè, pensava invece di non essere minimamente capace di farsi degli amici. Il ragazzino seduto accanto a lei era un'eccezione. E a dire il vero, aveva paura di aver rovinato tutto anche con lui. Possibile che non avesse notato, ad esempio quando era andata a trovarli in infermeria, che non conosceva neanche i suoi compagni di casata?
Ma scusa… quanto grande è casa tua perché la chiami Castello? E che te ne fai di un maggiordomo?
La domande di Alvares si susseguirono, senza che Elbeth spiccicasse parola. Ma alle ultime due non potè evitare di rispondere, anche perchè le strapparono un timido sorriso.
Beh non è grande come Hogwarts, ma è un castello come Hogwarts! - gli fece l'occhiolino a sua volta - Mio padre non è solo purosangue, è... ehm... -esitò un attimo ricordando l'antipatia di Jorge per Elisabeth: e se l'avesse paragonata a lei? - ...è nobile. Sir Edward Queen, mio padre. Anche mia madre è nobile, ma il suo è un ramo cadetto...
Disse liquidando l'argomento con una mano, come infastidita dalla cosa. Sospirando, continuò, mentre staccato un filo d'erba dal prato, se lo passava nervosamente tra le mani.
E' un bel castello, ma intorno non c'è nulla. Non ho mai avuto modo di fare amicizia, quindi. E qui... insomma... non è facile. Almeno non per me. Il primo amico che ho conosciuto qui, ora...
Esitò. Si fidava di Jorge, ma le faceva ancora male. Parlarne le faceva male.
...non sono molto brava nelle amicizie, evidentemente.
Si strinse ancor di più le ginocchia al petto. In fondo non era stata scontrosa anche con lui? E non solo per la storia del bacio, anche nel loro primo incontro! Sospirando cambiò argomento, andando su un terreno meno impervio.
Il maggiordomo serve per mandare avanti il castello... e me! -sorrise quasi nel dirlo - Richard è... potrei dire tutto per me. Il mio migliore amico, il mio confidente, la mia guida e mi è mancato molto l'anno scorso.
Non andò oltre. Non era nella sua natura dire altro. Il ragazzino era intelligente, se avesse voluto avrebbe capito. Tornò a riprendere il panino, quando Jorge la sorprese con un'affermazione che la lasciò con la bocca spalancata.
Ti sei offesa… oppure mi stai mentendo.
Elbeth si irrigidì. Non voleva parlare di Steve ora. Non voleva e basta! Si voltò a guardare il Delfino, gelandolo con lo sguardo.
Non è mia abitudine mentire - affermò in tono pacato - e non mi sono offesa. Solo non voglio parlare di quello che mi fa star male. Non voglio rovinare questa giornata, più di quanto non abbia già fatto.
Era così con lui. Glielo aveva detto così, confessando il suo timore per la reazione eccessiva che aveva avuto con lui.
Devi essere più precisa Menina, prima quando?
Prima, quando mi hai baciata...
Lo disse con semplicità e dolcezza, fissandolo timidamente negli occhi con il mento ancora poggiato sulle ginocchia. Fu così che la sorprese con quell'abbraccio accogliente, appena accennato. La strinse in vita e lei si lasciò andare contro di lui. Sciolse la posizione di protezione che aveva. Non ce n'era bisogno, adesso. Sospirò un attimo, mentre scopriva quanto potesse essere bello essere abbracciati così spontaneamente. La protezione ora veniva da un'altra parte. Inaspettata. Quella piacevole sensazione di calore, la stava di nuovo avvolgendo. E quello che alcuni avrebbero definito ghiaccio, intorno al suo cuore, sembrò per un attimo sciogliersi, come neve al sole. Il ragazzino sfiorò la testa con un bacio e poi la lasciò andare di nuovo. Gli occhi scuri della ragazzina brillavano ora. Un sorriso si aprì sul suo volto.
E non cercare di distrarmi… voglio le mie risposte…
Le sventolò un panino davanti, ma lei non vi badò neanche. Si sarebbe lasciata coccolare ancora un pò... Arrossì leggermente mentre lo pensava. Ed aveva di nuovo cercato gli occhi azzurri del ragazzino.
Veramente, sei tu che distrai me, Jorge.
Deglutì e, più per nascondere l'imbarazzo, prese il panino che le sventolava davanti. Lo divise a metà: ne tenne un pezzo per sè e poi porse l'altra metà a lui. Se avesse voluto avrebbe potuto mangiarlo direttamente dalla sua mano o avrebbe potuto prenderlo. In ogni caso, lei, avrebbe aggiunto un'ultima frase. Un sussurro dolce, lieve. Come il bacio che si erano scambiati.
Il prima - disse enfatizzando la parola in modo che non potesse fraintendere - mi è piaciuto molto...
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