Beh non è grande come Hogwarts, ma è un castello come Hogwarts! – Jorge roteò gli occhi per poi aggrottare le sopracciglia, cercando dare alle parole di Elbeth una sorta di veste grafica e l’unica cosa che ottenne fu una Hogwarts in miniatura, con due Torri e sette piani, sotterranei inclusi perché come una costruzione non poteva essere chiamata Castello senza di essi - Mio padre non è solo purosangue, è... ehm...è nobile. Sir Edward Queen, mio padre. Anche mia madre è nobile, ma il suo è un ramo cadetto...
Menina non ho la più pallida idea di cosa sia un ramo cadetto…
Ammise senza alcun problema, qualsiasi altro commento gelato sulla punta della lingua dal gesto della Grifa che lo lasciò alquanto basito. Lui adorava la propria famiglia e per quanto non fossero per nulla ricchi, né benestanti a dirla tutta, gli piaceva parlare di loro, anche se spesso ometteva dei dettagli che considerava imbarazzanti e per questo non riusciva a comprendere la ritrosia dell’altra. Però non poteva che apprezzarla perché la rendeva diversa dagli altri purosangue che aveva conosciuto e che disprezzava cordialmente come Lingua Argentata.
E' un bel castello, ma intorno non c'è nulla. Non ho mai avuto modo di fare amicizia, quindi.
E questo agli occhi di Jorge spiegava il carattere schivo della ragazzina anche se il portoghese faceva fatica a immaginare come dovesse essere vivere in un posto in cui non c’era nessuno, non si conosceva nessuno e quindi crescere da soli.
E qui... insomma... non è facile. Almeno non per me. Il primo amico che ho conosciuto qui, ora...non sono molto brava nelle amicizie, evidentemente.
Si, in effetti aveva notato che Elbeth stava quasi sempre da sola e anche con visino di pesca in Infermeria si erano comportate come se non si conoscessero proprio. Ma come poteva essere se appartenevano alla stessa Casata? Certo lui non conosceva tutti i Delfini di Hogwarts però poteva ammettere con orgoglio di essersi scontrato con almeno metà Casata.
Il maggiordomo serve per mandare avanti il castello... e me! Richard è... potrei dire tutto per me. Il mio migliore amico, il mio confidente, la mia guida e mi è mancato molto l'anno scorso.
Anche a lui il primo anno gli era mancata un sacco sua madre e anche suo cugino, ma non voleva dirlo ad alta voce per non sembrare melenso e poco virile, perché i ragazzi non hanno bisogno di nessuno,così diede un morso al panino per tenere occupata la bocca e lasciare i suoi neuroni liberi di pensare e fraintendere il comportamento dell’altra.
Non è mia abitudine mentire e non mi sono offesa. Solo non voglio parlare di quello che mi fa star male. Non voglio rovinare questa giornata, più di quanto non abbia già fatto.
Dischiuse le labbra, di nuovo, per sottolineare come se c’era qualcosa che la faceva stare male allora voleva dire che qualcuno le aveva detto qualcosa di cattivo e quindi gli aveva mentito, ma non riuscì a farlo, di nuovo, perché quello che aggiunse subito dopo la Grifa era esattamente la stessa cosa che pensava lui, almeno nella prima parte. Lui non pensava che lei avesse fatto qualcosa per rovinare la giornata, non gliene faceva una colpa per il modo in cui aveva reagito al bacio, anzi probabilmente doveva ringraziare Merlino che non l’avesse schiaffeggiato. Il bacio sulla guancia giunse inaspettato e lo fece sentire leggermente accaldato e sereno e a esso il portoghese reagì in maniera spontanea, abbracciando velocemente la ragazza e dandole un bacio sulla testa.
Prima, quando mi hai baciata...
In maniera naturale e spontanea, Jorge sciolse l’abbraccio, afferrando un panino al cioccolato per minacciare l’altra bonariamente e spronarla a rispondere alle domande che le aveva fatto prima. Non voleva parlare del bacio, le aveva promesso che non avrebbero più tirato in ballo quell’argomento ed era deciso a mantenere la parola data.
Veramente, sei tu che distrai me, Jorge.
Fischiettò con aria innocente, prendendo la metà di panino che lei gli stava porgendo e addentandola con gusto, peccato che l’ultima frase quasi sussurrata della Grifa glielo fece andare storto.
Il prima mi è piaciuto molto...
Tossì in maniera poco discreta,mentre infido un pezzetto di cioccolata decideva di ritrovare la libertà perduta risalendo lungo il suo naso, allungando la mano a prendere un bicchiere e bere un sorso di succo di zucca per liberare le sue povere vie respiratorie.
Menina – disse quindi non appena fu di nuovo libero di parlare senza correre il rischio di morire, cercando di prendere entrambe le mani della ragazzina tra le proprie – ti ho promesso che non ne avremo più parlato e non ho alcuna intenzione di venir meno alla parola data. Quindi questa sarà l’ultima volta che ne parleremo… - prese un profondo respiro, non sapendo bene come dire tutto quello che gli stava girando per la testa e soprattutto temendo di scegliere le parole sbagliate – E’ piaciuto molto anche a me perché sei una persona dolce e speciale anche se a volte ti comporti come un porcospino – e sorrise dolce mentre glielo diceva – Ma per quanto la tua testolina sia molto più matura di molti altri hai pur sempre dodici anni e io sono stato stupido e avventato… Non dovevo farlo e non lo farò mai più…
Affermò serio. Le piaceva certo ma era oggettivamente troppo piccola per poter anche solo pensare di avere qualcosa che andasse al di là di una semplice amicizia, sempre ammesso che lei lo volesse ancora.
Ancora amici?