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da Lindë » 05/10/2012, 0:34
Avrebbe voluto rassicurarlo. Dirgli che andava tutto bene, che era stato solo un brutto momento. Eppure non riusciva proprio a parlare, non riusciva ad emettere alcun suono. Si sentiva così lontana da quel luogo, da quell'ufficio, da lui. Percepiva sensazioni diverse, come la Natura intorno a sé, l'odore delle piante ed il vento che accarezzava leggero il suo viso. Sentiva voci di persone conosciute rivolgersi a lei, farle domande, chiederle consiglio. E poi ancora quelle parole, quel titolo che sembrava esser diretto proprio alla sua persona. Terran Verdigris.
La Gilda... La Gilda... La Gilda Terran...
Lindë!
La voce di Irvyne non rimbombò subito nelle sue orecchie e per diversi istanti lo sguardo di lei rimase vitreo e totalmente vuoto. Poi, lentamente, la realtà sembrò richiamarla a sé tramite il docente di Astronomia. Le sue mani sulle proprie spalle le donarono calore. La sua voce s'insinuò nella sua mente. Ed il suo viso, il suo bellissimo viso ridonò luce ai suoi occhi spenti.
Cos'hai? Parlami per favore... Ti ha fatto male qualcosa? Lindë...
In pochi istanti, ciò che aveva strappato l'Erbologa dal presente sembrò doversi piegare alla presenza dell'uomo ora inginocchiato di fronte a lei. La donna sbattè le palpebre due, tre, quattro volte. Si portò le mani ai capelli, sfiorandoli con mano tremante. E alla fine alzò gli occhi su di lui, fissandolo intensamente con espressione smarrita.
Io...
Mormorò Lindë, la voce tremante come le sue mani. In uno scatto, le braccia della donna andarono a circondare il collo di Irvyne. La sua testa si nascose nell'incavo del suo collo. Ed il corpo scivolò a terra, di fronte al suo.
Mi dispiace...
Disse ancora in un soffio, stringendo il collega in quell'abbraccio improvviso e spaventato a cui non sapeva dare risposta. Non sapeva cosa dire o cosa pensare. Ciò che aveva visto o sentito non aveva spiegazione per lei. Eppure sapeva che era avvenuto davvero, se lo sentiva. Quel qualcosa che le era scattato dentro apparteneva al passato che non riusciva a ricordare.
Non è stata colpa tua.
Sussurrò senza accennare a scostarsi, nel caso lui se ne fosse fatto venire il dubbio. Non c'entravano il té o i cioccolatini. Era il passato, quel maledetto passato che tornava a bussare alla sua porta. Metaforicamente, certo... almeno per il momento.
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da Irvyne » 05/10/2012, 15:17
Probabilmente non era mai stato così preoccupato in vita sua. La conversazione aveva iniziato ad avere una piega ottima, con qualche sorriso, qualche superficiale battuta volta ad alleggerire il contesto ed in tutto ciò, si stava tornando lentamente alla stessa splendida situazione di qualche mese fa, sulle sponde del lago. Adesso però, gli occhi vitrei della donna significavano che qualcosa stava andando storto, qualcosa che Irvyne non comprendeva e ancora non riusciva a comprendere, sopratutto col fatto che lei ancora non riusciva a dire niente, come intrappolata in una dimensione parallela o qualcosa di simile, qualcosa di terribile che non le permetteva più di dire niente, di pronunciare una frase o formulare un pensiero, e più i secondi passavano e più la voce dell'uomo sfruttata per richiamarla, aumentava nel tono. Finalmente, al termine di un'altra serie di parole da parte sua, il docente riuscì in qualche modo a farsi ascoltare, risvegliandola da quel sonno comatoso improvviso da far spavento, ed inizialmente ci fu una lenta ripresa di coscienza che culminò con un abbraccio da parte di Lindë nei confronti dell'uomo, mettendosi lei in ginocchio alla sua stessa altezza, cercando di recuperare parole, pensieri, emozioni... Ricordi forse.
Io... Mi dispiace...
Non devi dispiacerti di nulla, stai tranquilla... ... Cosa ti è successo? Ti ha fatto male qualcosa che ti ho offerto forse?
Non è stata colpa tua.
Sospirò da una parte per il sollievo di non esser stato la causa di quel malessere improvviso, d'altra parte però, era ancora più preoccupato perché evidentemente il problema era un altro ed era quindi molto più profondo e pesante di una semplice intolleranza alimentare. Il suo istinto di protezione ed affetto lo spinsero ad abbracciarla più stretta, per portarle maggiore tranquillità, serenità. La fece alzare lentamente, premurandosi che le gambe reggessero o nel caso che si potesse appigliare a lui per mantenere stabilità, poi, la prese in braccio velocemente e con forza e possenza, scostando con un piede i cocci di ceramica della tazza che aveva paura potessero tagliarla o recarle dolore in qualche modo, mettendosi ora seduto lui sulla sedia lasciando che lei adagiasse col sedere sulle proprie gambe, quasi come una bambina. La mano sinistra le sosteneva la schiena, la destra, istintivamente cercò di prenderle la sua per intrecciare le dita e stringerle, fissandola ancora dritto negli occhi, preoccupato, premuroso.
Un calo di zuccheri forse? ... Qualunque cosa sia, puoi parlarne con me, se lo desideri, avanti...
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da Lindë » 05/10/2012, 19:55
L'aveva abbracciato. Così, d'istinto. Forse perché quei ricordi improvvisi erano stati così diversi dagli altri. L'avevano colpita dritta al cuore, stimolando sensazioni, emozioni, pensieri e parole che non sapeva spiegarsi, che non conosceva. Per questo si era stretta a lui, per recuperare un contatto con la realtà che ora era per Lindë, assolutamente necessario. Non si azzardò a scostarsi da Irvyne anche se si sentiva meglio. In quel momento aveva una visione così fragile di sé che non riusciva a stare sola. Sperò soltanto che a lui non dispiacesse troppo. Si lasciò aiutare nell'alzarsi in piedi, e quando il collega di Astronomia la prese in braccio per non farla sforzare nemmeno un poco lei si aggrappò a lui come una bimba piccola. Si posizionò sulle sue gambe, e strinse le sue dita con forza. Erano fredde, le sue dita, ma ancora una volta sperò che Irvyne non ci facesse caso.
Un calo di zuccheri forse? ... Qualunque cosa sia, puoi parlarne con me, se lo desideri, avanti...
Non so cosa... sia stato.
Mormorò Lindë, sincera. Abbassò lo sguardo e si lasciò sfuggire un piccolo sospiro, tremolante.
E' come se mi fossi ricordata di qualcosa, all'improvviso. E' stato quando hai pronunciato quei tre nomi...
Aggiunse, passandosi una mano tra i capelli come in una carezza leggera.
Mi è scattato qualcosa nel cervello. Ed ho ricordato un nome. Terran Verdigris. Non so cosa voglia dire.
Concluse, alzando appena gli occhi su di lui.
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da Irvyne » 06/10/2012, 3:14
E' come se mi fossi ricordata di qualcosa, all'improvviso. E' stato quando hai pronunciato quei tre nomi...
Erano stati dunque i nomi di quelle tre stelle a destabilizzarla a tal punto da perdere la cognizione del tempo e dello spazio per alcuni secondi? Evidentemente dovevano significare qualcosa di importante per lei, tanto da portarla in uno stato simile, peccato che ora come ora nemmeno la stessa professoressa sapeva dare un effettivo riscontro a quella ipotesi, visto che a primo pensiero, quei nomi non le suggerivano nulla. Irvyne comunque non si scoraggiò e cercò di trovare la maniera di riflettere su qualcosa di utile, che potesse aiutarla a ricordare, qualcosa che le potesse fornire qualche dettaglio in più per fare un punto della situazione più concreto, dal quale poi risalire alla motivazione di un attacco così forte di estraniazione dal mondo.
Mi è scattato qualcosa nel cervello. Ed ho ricordato un nome. Terran Verdigris. Non so cosa voglia dire.
Quel nome. In effetti adesso che lei lo pronunciava, cominciava a venire in mente qualcosa anche al ragazzo. Non c'era da stupirsi che certe cose per lui diventassero subito oggetto di riflessione, vista l'immensa conoscenza che si trovava a ricoprire grazie agli studi intensi e molto profondi effettuati negli anni, anche perché altrimenti come poteva essere possibile che fosse un uomo già maturo e formato seppur ad un'età così giovane? Seduta sulle sue gambe, non accennava minimamente a volersi spostare, anzi, forse era anche comoda. Si limitò solamente a tornare a fissarlo, con intensità, quasi cercasse risposte da lui a quesiti che invece si stava sottoponendo da sola, o alla quale veniva sottoposta dal suo cuore o dal suo animo, ma ben presto Irvyne Trigger le avrebbe fatto capire quanto lui poteva essere di aiuto in ogni istante, anche nei confronti di se stessi, o almeno sperò tanto che fosse così.
"Verdigris" era l'appellativo celtico con il quale i druidi dell'antichità nominavano il capo Sciamano. Era un titolo importantissimo, conferito non per eredità ma per merito e scelta da parte, dicevano, della Madre Terra. Studi storici magici parlano di Sciamani divenuti tali non per appartenenza all'Ordine druidico ma per il rapporto stretto ed intenso che avevano dimostrato di possedere nei confronti del mondo naturale e dunque nominati "ad honorem". Ti aiuta maggiormente questa serie di informazioni? Forse ho amici che potrebbero reperirmi dei libri in merito, se ti può essere di aiuto... Chiedimi qualsiasi cosa, cercherò di aiutarti in qualsiasi modo a me possibile...
Questo era Irvyne, un uomo incredibilmente premuroso, protettivo, gentile e altruista, con l'estremo desiderio di fornire l'appoggio migliore e più forte in grado di risolvere qualche problema e rendere così più serena la vita delle persone a lui care. In quel caso, Lindë rappresentava ben più che una semplice persona a lui cara, e a conferma di tale condizione c'era la mano di lui che stringeva con maggiore intensità ed energia quella di lei, volendole donare una infinita dose di calore, quel calore che adesso era assente sulla pelle dell'erbologa, forse a seguito di quel brutto colpo, o spavento, o shock. Le dita della mano del professore la accarezzavano, sfioravano ogni centimetro tra polpastrelli, polso, dorso e interno, mentre gli occhi scuri erano fissi in quelli di lei, volendo a tutti i costi cercare un contatto maggiore, una consapevolezza che lei sapesse che lui era lì per lei, per aiutarla, per esserle vicino, a prescindere che le sue parole fossero state utili o meno. Le fece un piccolo sorriso, voleva trasmetterle una piccola dose di serenità, chissà se le l'avrebbe colta, ma nel frattempo, la mano proseguiva il suo lavoro ed il suo intento. Non si sarebbe affatto arresa molto facilmente, anzi.
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da Lindë » 06/10/2012, 21:01
Terran Verdigris. Non sapeva cosa volesse dire. Non sapeva dove l'avesse sentito. Non sapeva perché le fosse venuto in mente. Eppure sapeva che quel titolo era legato a lei. Che era connesso a lei. Che era suo. Lo sguardo cangiante di Lindë si posò sul volto di Irvyne, come a chiedere aiuto a lui. Forse la dimostrazione più palese di quanto credesse nell'uomo e di quanto volesse fidarsi di lui, era proprio quella.
"Verdigris" era l'appellativo celtico con il quale i druidi dell'antichità nominavano il capo Sciamano. Era un titolo importantissimo, conferito non per eredità ma per merito e scelta da parte, dicevano, della Madre Terra. Studi storici magici parlano di Sciamani divenuti tali non per appartenenza all'Ordine druidico ma per il rapporto stretto ed intenso che avevano dimostrato di possedere nei confronti del mondo naturale e dunque nominati "ad honorem".
Conferito dalla Madre Terra. Quelle parole la colpirono in pieno stomaco, facendole abbassare per un momento il capo. Cosa c'entrava un appellativo celtico con lei? Quale valenza poteva avere nel contesto della sua vita? Che fosse l'ennesima cosa accaduta in quel vuoto che non riusciva a ricordare?
Ti aiuta maggiormente questa serie di informazioni? Forse ho amici che potrebbero reperirmi dei libri in merito, se ti può essere di aiuto... Chiedimi qualsiasi cosa, cercherò di aiutarti in qualsiasi modo a me possibile...
Non so cosa chiederti.
Rispose Lindë in sussurro, ancora con lo sguardo basso. Cosa avrebbe potuto chiedergli anche volendo? Non poteva colmare il vuoto che provava. Non poteva rispondere ai suoi interrogativi. Non poteva dirle cosa fosse successo in quei tra anni che non ricordava. Eppure sapeva dentro di sé che quel titolo era riferito…
… a me. Quel titolo era riferito a me. Loro… mi chiamavano così.
Inutile dire che non sapeva chi fossero "loro". Alzò lo sguardo e fissò Irvyne, pregando che lui non chiedesse nulla. Non avrebbe saputo dargli risposte. E il silenzio avrebbe fatto troppo male.
Irvyne…
Chiamò il suo nome. Lo sussurrò appena, con voce tremante. Lo fissò ancora, negli occhi, quasi cercandovi qualcosa dentro. Alla fine, si sporse verso di lui. Lentamente, senza fretta, come a volergli dare il tempo di spostarsi. Se il docente non l'avesse fatto, l'Erbologa avrebbe sfiorato le sue labbra con le proprie. Avrebbe preso l'iniziativa, sì, se Irvyne gliel'avesse permesso. E l'avrebbe baciato, delicatamente, in quel modo goffo ed impacciato di chi non è abituato a farlo. Si poteva solo sperare che a lui andasse di baciarla. Che a lui andasse ancora di starle vicino. Che Trigger la volesse ancora un po' per sé.
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da Irvyne » 06/10/2012, 22:55
… a me. Quel titolo era riferito a me. Loro… mi chiamavano così.
Loro? La chiamavano così, ma chi lo faceva e per qual motivo? Adesso si che le cose stavano prendendo una piega abbastanza strana e difficile da comprendere pienamente, o del tutto. Onestamente Irvyne non sapeva bene cosa dire in una situazione simile, fermo e considerato che desiderava aiutarla ma più di quelle informazioni al momento non conosceva e di certo non si sarebbe mai alzato in piedi facendola togliere da sopra di se per andare a consultare la propria libreria. Va bene acculturato e altruista ma mica scemo. Da una parte era bello sapere che lei si stava confidando con lui e che piano piano prendeva a ricordare maggiormente degli stralci della sua vita, di quei tre anni, quel buco di tre lunghi lustri che al momento non possedevano alcun riferimento concreto, ma il professore di Astronomi di Hogwarts non era a conoscenza di tutto quello che attanagliava Lindë nell'animo, costringendola troppo spesso a contenere in se ogni emozione, ogni sensazione, ogni parola. In quel frangente tutto possedeva una sorta di aspettativa strana, confusionale e stranamente romantica, per quanto si stesse comunque focalizzando l'attenzione su un nominativo che era stato capace di mandare in stato catatonico la mente della bella erbologa, seppur per pochi secondi.
Irvyne...
Ci sono io con te.
E forse nemmeno la donna si discostava molto da quell'idea strana e assurda appartenente al settore romantico della situazione, visto quello che avvenne poco dopo e che lasciò Irvyne completamente di stucco. La ragazza lo fissò con assoluta ed estrema profondità, cercando negli occhi scuri dell'uomo forse un barlume di appiglio, di aiuto, di appoggio, di speranza, avvicinandosi ulteriormente e trasformando il battito cardiaco del Trigger in una sorta di rullo di tamburi da orchestra. Più la vedeva avvicinarsi e più lui rimaneva fermo, impossibilitato a muoversi e per altro grazie alla sua volontà. Forse nei suoi sogni aveva immaginato un momento simile lungo tutto il periodo estivo e non voleva di certo lasciarsi scappare l'occasione di assaggiare ancora una volta le labbra morbide e delicate della professoressa sua collega. Già, due professori, per certi versi quel contesto assumeva un forte tono di eccitazione e proibizione, chissà se tale sensazione aveva sfiorato anche lei, anche solo per un istante, ma poco importava, visto che mentre lei si stava avvicinando ormai prossima a quel bacio di richiesta di aiuto ed affetto, protezione, lui fece esattamente lo stesso movimento con il viso così da rendere quello sfiorarsi di estremità del viso completamente in accordo ed unisono, senza una maggiore propensione da parte dell'uno o dell'altra, l'avevano voluto entrambi, era questo il messaggio che lui voleva trasmettere alla donna dalle fattezze più belle che avesse mai visto. La mano di lui lasciò lentamente quella della ragazza, e adesso con entrambe le braccia andava stringendola a se facendola avvicinare ulteriormente, come a volerla far aderire completamente a lui, al suo petto, quasi cullata dalla possenza del proprio corpo, non smettendo mai e poi mai di rimanere a contatto con le sue labbra, in un bacio che questa volta però, iniziò, almeno da parte del professore, ad avere un comparto più maturo, più adulto, forse più audace, visto che con lentezza non calcolata ma naturale, cercò pian piano di far uscire qualche millimetro di lingua a toccare ad intervalli la bocca di lei, sperando con tutto se stesso di sentirla schiudersi.
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da Lindë » 06/10/2012, 23:11
Ci sono io con te.
Lui c'era. Che cosa strana da pensare. Non c'era mai stato nessuno, in passato, per lei. I suoi genitori erano sempre vissuti in un mondo tutto loro. A scuola non aveva mai avuto veri amici. All'inizio della sua esperienza di ricerca erbologica, nessun collega le si era mai avvicinato troppo. In quei tre anni di buco poteva anche aver conosciuto qualcuno, ma considerando che nessuno dopo era mai andata a cercarla ne si poteva fortemente dubitare. E ad Hogwarts era sempre stata sola, per sua volontà. Irvyne era il primo ad esserci, con lei. Per lei. Non per rubarle i risultati delle sue ricerche. Non per distruggere tutto ciò che aveva di caro. Forse solo per la volontà di starle vicino. Di farla sentire bene. Di farle capire che poteva fidarsi di lui. Poteva, vero? Era la prima volta nella sua vita, da che ricordava, che metteva il proprio cuore nelle mani di qualcuno. Voleva credere, per quanto avesse paura, che Trigger fosse meritevole di quell'onore. E soprattutto che anche lui volesse dare il suo cuore a lei. Perché quel sentimento che provava, qualunque nome avesse, non poteva essere unilaterale. Non doveva. Lindë non lo voleva. E per questo si avvicinò a lui, impunemente. Non riconoscendosi quasi. Socchiuse gli occhi, sentendo il respiro accelerare ed il battito del cuore velocizzarsi. Attraverso le palpebre semichiuse poteva percepire il suo viso avvicinarsi al proprio. Dunque voleva ricambiarla? Voleva baciarla a sua volta? Sentire la sua bocca sfiorare la propria le fece saltare un battito. Percepì le sue braccia stringerla dolcemente a lui, e seguendo l'istinto posò una mano sul suo petto e l'altra sul collo. La pelle delle mani sembrava bruciare a contatto con la sua. Un bruciore bello, che non distruggeva ma creava. Creava un legame tra i loro corpi. Creava un'unione tra le loro anime.
Cosa...
Si domandò Lindë nel sentire un tocco nuovo accompagnare la bocca di Irvyne. Ci mise qualche secondo a capire che si trattava della sua lingua. Il primo pensiero fu semplicemente il panico. Sapeva baciarlo in quel modo? L'aveva mai fatto in quei tre anni? E se l'aveva fatto, sarebbe riuscita a ricordarselo? Lentamente e goffamente schiuse le labbra, facendo scivolare la lingua vicino alla sua per darle qualche piccola leccatina di prova. Si sentiva ancora più stupida ora di quando era fuori dalla sua porta. Stupida e soprattutto infantile. Come una bambina che non sa come comportarsi. Mentre lui... lui era un uomo. A quel pensiero, si scostò da lui col fiato corto. Gli occhi erano bassi, le guance appena velate di rosa.
... scusami. Non ne sono capace.
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da Irvyne » 07/10/2012, 19:26
Era fatta, era accaduto di nuovo e questa volta per una volontà differente, per un impegno diverso, per delle sensazioni particolari ed opposte, non in accordo ma comunque abbastanza compatibili da rendere quella vicinanza troppo magnetica per essere ignorata. Lei si avvicinava a lui volendo essere protetta e lui si avvicinava a lei perché sentiva di non poterne fare a meno tanto era il desiderio nei confronti di Lindë, quella necessità di stringerla a se per darle maniera di non aver paura di nulla e farla sentire libera di comportarsi in modo istintivo e impulsivo, proprio come quella notte al lago, indimenticabile per lui e quasi sicuramente anche per lei, dato che certe cose, certe vicinanze, certe effusioni, non sarebbero potute accadere con nessun altro, o per lo meno Irvyne sperava fosse così. Le loro labbra si sfiorarono con molto più impeto dell'ultima volta ed entrambi diedero il loro contributo a far si che l'atmosfera si riscaldasse ulteriormente. Adesso come adesso, si poteva anche pensare che chiunque sarebbe potuto entrare per chiedere conferenza al docente di Astronomia e quindi rendersi spettatore di quel rapporto un poco proibito tra due colleghi, ma vi pare che in quell'istante il ragazzo stesse riflettendo su una cosa simile? Assolutamente no, adesso il suo intento era tenere ben forte ed attaccata a se la docente, lasciarsi andare a godersi quei preziosi secondi di passione e dolcezza allo stesso modo. Lindë appoggiò la mano sul petto di lui e timidamente, con iniziale difficoltà si sciolse lentamente in quel bacio, anche se a distanza di alcuni secondi, tutta quella tranquillità difficilmente accumulata dovette scemare in concomitanza con l'audacia di Irvyne che cercò in modo gentile e non invasivo di avanzare di qualche passo metaforico, lasciando agire anche la lingua che inizialmente incontrò la gemella ma che venne subito ritirata in breve tempo con conseguente distacco del corpo e del viso dell'erbologa dal proprio. Aveva un viso molto imbarazzato, estremamente dolce ed affascinante, ed ammise la sua difficoltà e colpa in merito all'intimità.
... scusami. Non ne sono capace.
Sei brava a baciare esattamente quanto a farmi battere il cuore... In parole povere, sei un fenomeno Lin...
Tralasciando il suo solito romanticismo spontaneo e veritiero di quelle parole, il soprannome che egli utilizzò per chiamarla uscì dall'anima con tanta spensieratezza da sembrare quasi come se l'avesse sempre chiamata a quel modo. Quel soprannome dava a lui la sensazione di un qualcosa di delicato, piccolo, dolce e indifeso, esattamente come un fiore di campo raro, in parte gli era venuto per quella metafora, per quell'immagine che accostava all'immagine della professoressa. D'altra parte invece il tutto era nato per caso, per una semplice abbreviazione di un nome bellissimo e che anche se ulteriormente accorciato manteneva la sua infinita magia e cristallina perfezione. La mano destra del ragazzo tornò a posarsi sulla guancia della collega, facendo qualche lieve carezza di rassicurazione, mentre la sinistra si mosse per avvicinare il pollice alle labbra di lei come a voler sentire ancora un istante sulla pelle il brivido di quel frutto così proibito e delizioso, gli occhi non smettevano di fissarla, volendo prima aspettare che assimilasse quelle sue parole e potesse magari fargli presente di non prenderla in giro o non scherzare su certe cose, e se così fosse stato, allora lui avrebbe già cominciato a scuotere il capo con un sorriso morbido e sicuro, facendo scendere la destra dalla guancia al centro del petto per poi finire di nuovo su quella di lei, per tenerla a se e tornare a scaldarla.
"Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi" Queste sono le parole di un libro babbano bellissimo, che avrei piacere di regalarti, si chiama "Il Piccolo Principe". La frase che ti ho ripetuto, serve a farti capire che per me sei stata bravissima, sei stata meravigliosa, più di ogni altra. Non è vero che non sei capace, non è vero che non sei stata un gran che, non è vero nulla, è vero soltanto ciò che io sento essere vero, e cioè che il bacio che ho ricevuto è che ci stavamo dando era il migliore in assoluto mai provato... Perché quello che ho sentito dentro non è paragonabile ad altro, perché quello per me era l'essenziale... Perché per me l'essenziale sei tu...
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da Lindë » 07/10/2012, 20:33
Sei brava a baciare esattamente quanto a farmi battere il cuore... In parole povere, sei un fenomeno Lin...
Lin. Quel soprannome, quell'abbreviazione del suo nome, la fece sorridere. Lentamente, forse in modo un poco incerto al momento. Poi, più decisamente. Sì, Lin le piaceva. Era immediato. Era dolce. Era... simile a lei. Non in toto. Per molti versi, quegli stessi che Irvyne riusciva a tirar fuori della sua persona. Non distorceva nulla di quello che era davvero. Raccontava quasi tutto il suo essere. Era lei, ma in un modo nuovo. Un modo che apparteneva a lui. Non avrebbe permesso a nessun altro di chiamarla in quel modo. Non avrebbe accettato nessun altro soprannome da altre persone. Lindë Vilvarin era per tutti. Lin... sarebbe stata solo per lui. Ma rimaneva il fatto che non ce l'aveva fatta. Non era stata in grado di baciarlo come lui avrebbe voluto. Come lui aveva desiderato. Come lui aveva provato a fare. Si sentiva stupida e fuori luogo per questo. Lo fece presente a lui. E sentendo quelle sue parole, le venne naturale scuotere il capo.
Sono un disastro. Non c'è bisogno che sei dolce con me per farmi credere il contrario.
Replicò Lindë, sicura delle sue parole. Le andava bene anche così. O forse non le andava bene, ma ci si doveva adeguare comunque. Non voleva che lui mentisse. Che le facesse credere qualcosa di falso. Eppure Irvyne scosse il capo. Sorrise, in sua direzione. Lei sentiva le sue mani accarezzarle dolcemente il viso. La guancia, le labbra. Poi, una scendeva sul cuore e tornava ad intrecciare le dita con le sue. Era una bella sensazione. Si sentiva al sicuro così.
"Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi"
Lo fissò a quelle parole. Confusa, sì, ma anche interessata. Non erano solo belle parole. Possedevano un significato nascosto che lei voleva capire. Che lei voleva sentirsi spiegare da lui. Chissà perché, lei piaceva il suono della sua voce. Non le dava fastidio che parlasse tanto. Cosa che invece accadeva di solito.
Queste sono le parole di un libro babbano bellissimo, che avrei piacere di regalarti, si chiama "Il Piccolo Principe". La frase che ti ho ripetuto, serve a farti capire che per me sei stata bravissima, sei stata meravigliosa, più di ogni altra. Non è vero che non sei capace, non è vero che non sei stata un gran che, non è vero nulla, è vero soltanto ciò che io sento essere vero, e cioè che il bacio che ho ricevuto è che ci stavamo dando era il migliore in assoluto mai provato... Perché quello che ho sentito dentro non è paragonabile ad altro, perché quello per me era l'essenziale... Perché per me l'essenziale sei tu...
Cosa rispondere ad una dichiarazione del genere? Cosa poter dire di fronte ad una palese dimostrazione di... affetto? Piacere? Desiderio? Non sapeva definirlo. Ma lo sentiva vicino, Irvyne, più di chiunque altro in tutta la sua vita. Il bacio migliore... era difficile crederci. Ma perché dover pensare che lui stesse mentendo? Perché dover pensare che lui volesse prenderla in giro? Sbatté le palpebre più e più volte, abbassando lo sguardo. Inspirò ed espirò lentamente, annuendo piano. Alla fine, tornò a guardarlo negli occhi. Lo sguardo era di nuovo cangiante, pulito, sereno. Irvyne le faceva sempre quell'effetto. Ma doveva pur dire qualcosa. Rimanere in silenzio sarebbe stato come rifiutare le sue parole. Lo fissò ancora, silenziosa. Poi, semplicemente... ... lasciò parlare il cuore.
Voglio stare con te.
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da Irvyne » 10/10/2012, 0:02
Sono un disastro. Non c'è bisogno che sei dolce con me per farmi credere il contrario.
Una prova forse del fatto che erano entrati maggiormente in sintonia? Irvyne non sapeva se poteva definirla effettivamente così, ma da un lato la cosa solleticava quel suo lato romantico e poetico che lo spingeva a credere in qualcosa che tra loro poteva essere definito come "Destino". Sapeva che forse lei non sarebbe stata d'accordo con il suo giudizio, che l'avrebbe preso come un modo per non farla sentire troppo mortificata od incapace, ma non aveva agito seguendo uno schema volto a dire delle bugie per rasserenarla, era tutto vero, tutto autentico, ogni cosa, ogni frase, ogni lettera di quelle parole che vennero fuori non solo come un placido fiume comunque in piena, ma sopratutto scaturite da un battito forte del cuore che non accennava a smettere il suo ritmo, ogni secondo in più che passava, che passava con lei, con Lindë. Tuttavia, poco dopo aver finito di farle presente quel suo bellissimo pensiero, la ragazza decise di chiudersi in qualche attimo di silenziosa riflessione, magari per incamerare adeguatamente tutte le emozioni che stava percependo dentro di se, come un gigantesco temporale dove però i fulmini e il vento invece che far male e spaventare, ti spingono ancor di più a dirigerti verso l'occhio del ciclone. Silenzio, fondamentale e snervante silenzio, egli avrebbe voluto chiederle ancora qualcosa, supplicarla di parlargli e dirgli cosa affliggeva il suo animo, cosa forse non l'aveva convinta e quanto ancora avrebbe dovuto parlarle per convincerla dei suoi pensieri. Se fosse stato necessario, egli sarebbe andato avanti per altre dieci ore, ma non sapeva che dentro di se, nel frattempo, la professoressa di Erbologia più bella del mondo aveva già fatto una sua scelta, o meglio, aveva raggiunto una consapevolezza, la consapevolezza di un desiderio grande ed importante, che presumeva di certo anche una sua convalida, la convalida da parte dell'uomo sul quale adesso era seduta come una bambina indifesa e magicamente speciale. Sospirò, alzando di nuovo gli occhi di quel colore magnetico ed indefinibile a sprofondare in quelli di lui, decidendo alla fine di parlare, di esprimere il suo pensiero, lasciando Irvyne Trigger a dir poco di stucco, sorpreso e colpito, in positivo, si intende.
Voglio stare con te.
[yt]http://www.youtube.com/watch?v=PUzMqqiCVDU[/yt]
Io sono qui non c’è più niente intorno adesso che precipita il ricordo che di noi in fondo è stata solo una bugia e il resto è inutile.
A parte loro il nulla più assoluto. Mentre lei lo guardava, Irvyne sentiva come se ogni altra particella di oggetto o raggio di luce scomparisse, annichilita da lei e dall'attenzione che ora riponeva in quella ragazza meravigliosa. Intorno a loro niente, solo e soltanto loro, mentre forse la ragazza iniziava a capire che era inutile focalizzarsi sulle bugie del passato, sulle bugie della verità, una verità che ancora faceva fatica a venire a galla, ma quella mezza consapevolezza e quella mezza confusione non potevano tener freno ai sentimenti, non potevano bloccare quel flusso che dal cuore si espandeva ovunque, irradiando di calore tutto ciò che toccava.
Voglio star con te no, non può finire qui resta il vuoto dentro di noi tremi, in fondo sento che siamo ancora in tempo un istante indietro per noi.
Le mani della ragazza, ancora fredde, sembravano trasmettere le sue emozioni, forse le paure e i timori legati al fatto che lui potesse non corrispondere quel desiderio, per quanto tendenzialmente impossibile. Si erano baciati, di nuovo, allora perché rifiutare? Troppo presto magari, o magari era uno dei tanti bastardi intenzionati a prendersi solo il meglio senza voler avere oneri, in fondo Lin poteva farsi ogni domanda, adesso come adesso che la confusione ed il silenzio regnavano ancora, visto che adesso era il turno del docente di prendere silenzio e riflettere, o forse solo elaborare correttamente quanto ascoltato. La ragazza si sentiva ancora in tempo per riprendere a vivere, come se desiderasse non contare quei lunghi anni di vuoto nel suo passato e ripartire da prima, da quando la sua mente non aveva perso un solo secondo e memorizzato ogni cosa. Tornare qualche istante indietro, ancora più indietro ed allacciare da lì, dai momenti di reale spensieratezza, il suo legame con lui, con il ragazzo che dopo molto tempo l'aveva fatta emozionare di nuovo.
Giurami che non è cambiato ancora niente ma che cammini tra la gente e cerchi me continua a chiedermi se tutto avrà mai senso senza te.
La consapevolezza che da quella notte al lago nulla era mutato, né la voglia né il desiderio di averla vicino. Con quegli occhi carichi di speranza e bellezza, lei lo stava supplicando di essere sincero con lei e con se stesso, di essere completamente sicuro che nulla si era modificato da quel bacio umido nel lago durante l'Estate. Garantire al suo cuore debole e indifeso che in ogni giorno lui l'aveva pensata, anche se non aveva scritto per poca esperienza, ma che comunque non era mai sfuggita dalle sue fantasie e dai tremori del suo animo. Dolcissima in ogni frangente, la ragazza, dolcissima anche solo con uno sguardo che nascondeva milioni di parole, domande, promesse.
Voglio star con te no, non può finire qui resta il vuoto dentro di noi tremi, in fondo sento che siamo ancora in tempo un istante indietro per noi.
La destra del ragazzo si mosse finalmente, durante quegli interminabili secondi di attesa e nostalgia delle parole. Muovendosi, il suo intento fu andare dietro la nuca di lei per spingerla con delicatezza verso di se, esattamente, anche il viso di Irvyne si avvicinava ancora di più e questo perché voleva assaggiare ancora una volta le labbra della ragazza, senza parlare ancora, senza dover necessariamente spiegare il perché, seguendo solo il suo istinto, con quel fare più uomo che nasceva ed usciva fuori nel momento stesso in cui doveva dimostrare a lei che anche il collega era dotato di una ferrea volontà, la stessa volontà che adesso gridava di prendere ancora un poco di zucchero dalle labbra più buone che avesse mai assaggiato. Se lei non avesse obiettato al momento con quella richiesta implicita e passionale, allora si sarebbero trovati ancora una volta a baciarsi ma questa volta con un bacio in tutto e per tutto uguale a quello datosi quella notte al lago. Forse un modo come un altro per farle capire che non aveva dimenticato niente, che aveva ricordato sempre tutto e che lei non si era mai allontanata dai suoi pensieri? Oppure, inoltre, un'altra maniera per allontanare ogni cosa ulteriormente da loro, farla sparire nel nulla più totale, in uno spazio luminoso e delizioso dove da soli governavano e dove soli erano autorizzati a sognare.
Perché un’altra storia non è lo stesso perché il tuo profumo lo sento addosso perché non è normale dimenticare perché non è facile respirare senza di te.
Al termine di quel bacio poi, il tentativo del ragazzo di avvicinarla ancora di più ma questa volta per avere tutto il corpo di lei addosso, per bearsi del profumo della sua pelle, fu carico di bisogno, come se fosse una cosa impossibile da negare a se stessi, ai propri sensi. Gli occhi vennero socchiusi, mentre il suo respiro si faceva più affannato e teso, come se il proprio cuore fosse quasi sul punto di esplodere se non avesse espresso il prima possibile quello che voleva, un qualcosa che probabilmente Lin aveva atteso per tutti gli interminabili minuti passati nella gioia e maledizione di quel limbo di istinto ma freddo silenzio, un freddo che all'istante fu spazzato via da un bollente responso.
Anche io voglio stare con te...
Voglio star con te no, non può finire qui resta il vuoto dentro di noi tremi, in fondo sento che siamo ancora in tempo un istante indietro per noi.
Si spostò nuovamente col corpo, per fissarla dritto negli occhi adesso, per constatarne le reazioni e le emozioni. Chissà se il cuore di lei batteva tanto forte quanto il suo, chissà se i respiri morivano in gola anche a lei. Tutto stava a capire adesso cosa lei avesse detto in risposta, tutto stava a vedere adesso come si sarebbe comportata, dopo quel bacio e dopo quella affermazione, che in parte onestamente, lui stesso non sapeva bene come interpretare. Essere insieme quindi, stare l'uno con l'altra... Avevano appena accettato quindi di avere una... Relazione adulta e matura?
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Irvyne
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Alexis |
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Alexis |
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