Giardino Interno
Inviato: 18/11/2011, 0:11
[LUNEDI' NOTTE INOLTRATA - ORE: 1:07 CIRCA]
[yt]http://www.youtube.com/watch?v=QEjgPh4SEmU[/yt]
Non era affatto solito dormire molto oppure riposare eccessivamente, più che altro, con la posizione che ricopriva lì dentro tutto poteva fare meno che prendersela comoda tra pisolini o riposi eccessivamente lunghi e poi non aveva mai vissuto una vita piena di sonno o pigrizia, anzi, tutt'altro, per lui la vita e l'attività fisica era tutto, la fonte e la base di tutti gli sforzi e le vittorie, ciò che lo aveva reso più volte vincitore, ciò che nel più dei casi, lo aveva lasciato in vita.
Sandyon Vastnor sapeva bene che quell'orario poteva essere perfetto per dedicarsi un po' a se stesso, allo scaricare i nervi e lo stress, a rendere quella notte per lui movimentata come tutte le altre, sfoderando il suo lato più selvaggio, fregandosene dell'aria fredda che ricopriva il suo corpo nemmeno un minimo scalfito da quel vento sferzante che a dir poco gli faceva il solletico, con una canottiera attillata marrone scuro, dei pantaloni lunghi di cotone neri con una lunga striscia bianca sottile e capelli al vento, sudore in quantità limitata e viso concentrato il più possibile con occhi sbarrati e fissi sul suo obiettivo: un ipotetico nemico.
Un ipotetico nemico da abbattere, un ipotetico nemico da stordire o da eliminare, questo anche ai fini della motivazione per la quale era lì: proteggere ad ogni costo (almeno questo avrebbe voluto la Preside) la Vice Preside Monique Vireau, la donna che aveva incontrato appena il giorno precedente alla riunione con tutti i professori, tutta gente comunque a sua avviso ed osservazione di poca importanza o sfondo, ma lui era fatto così, poco incline a considerare subito il prossimo come un vero e proprio essere umano degno di attenzione o ancor di più... rispetto.
I fili d'erba bagnati della rugiada notturna inumidivano anche i suoi piedi, nudi per l'occasione del suo allenamento e rinfrescavano quindi la sua pelle che via via andando con l'attività fisica, si tonificava ogni istante in più, rinvigorendolo di energia pura e positiva e con essa, anche di naturale controllo sulla sua psiche e sul suo spirito di quei tempi non poco irrequieto.
Nel corso degli anni passati a fare viaggi in tutti i luoghi del mondo, aveva avuto modo di apprendere che i babbani avevano delle modalità di combattimento molto utili e fondamentali nell'allenamento allo schivare attacchi, infierire danni letali al prossimo senza l'ausilio ovviamente della magia e sopratutto a regolare il respiro in modo che desse maggiore energia possibile ai muscoli.
Calci in volo, pugni, ganci veloci e capriole, tutti fondamenti tra le arti del ninjutsu, judo, pugilato, capoeira e muai thai.
Il tempo prometteva bene ed una luna alta nel cielo segnava che quella era la settimana mezzana del mese per quanto appunto fosse luminoso il cielo quella notte.
In effetti la temperatura non era stata fin troppo malvagia nei suoi confronti, anzi, per lo più l'uomo ormai arrivato ai suoi 31 anni di età faceva ancora piuttosto semplice il fatto di uscire ad un orario così tardo e non avere problemi poi il giorno dopo ad alzarsi. Forse tutta colpa delle trincee di guerra dove anche avere un'ora di sonno era davvero un lusso che pochi si potevano permettere e lui non era uno di quelli ai quali piaceva troppo il lusso.
Non molto distante da lui, il suo fedele amico e compagno, lasciato a cacciare nella foresta proibita di quei giorni per far si che si procacciasse un po' di cibo per conto suo e riprendesse le vecchie abitudini: Dastel, il suo coyote ormai amico e compagno di mille battaglie da svariati mesi: forte, affidabile, scaltro, silenzioso e come lui ovviamente, letale!
Sapeva bene che nei dintorni qualcosa stava andando diversamente dal solito.
Era già la terza notte che si dirigeva lì e già dalla seconda aveva captato che da lontano, dalla finestra di un preciso ufficio una figura lo stava osservando, ma quella notte, già, proprio quella notte, Dastel non fu l'unico ad annusare nell'aria un odore ben diverso dalla semplice felce della sera o del vento che trasportava il profumo dei fiori di campo. Anche Sandyon Vastnor percepì che c'era qualcosa di nuovo lì intorno, che c'era qualcosa che di lì a poco si sarebbe avvicinato, ma sapeva anche bene che con molta probabilità non sarebbe stato un pericolo, insomma, almeno per una volta allarmi verdi.
Smise dopo il suo ultimo diretto con il pugno chiuso al vento, portando l'avambraccio gonfio e pulsante ad asciugarsi la fronte ricca di sudore, socchiudendo un istante gli occhi, nel mentre si voltava lentamente in direzione del movimento che aveva sentito da più di trenta secondi circa.
Nessun cenno di indietreggiare verso il coyote, giusto di farsi un po' più indietro, l'ultima cosa che voleva era mettersi a far spaventare qualcuno dato che non sapeva minimamente che la Vice Preside con i grossi canidi selvaggi aveva già ben avuto a che fare, e così, silenzioso e con sguardo piuttosto serio, vacuo e gelido, si limitò a rimanere immobile davanti ad un incrocio di querce secolari e qualche basso cespuglio, in attesa che la donna, perchè di certo di lei si trattava, si fosse fatta finalmente avanti mostrandosi a lui che più che altro, era ansioso semplicemente di liquidarla per riprendere il suo allenamento.
[yt]http://www.youtube.com/watch?v=QEjgPh4SEmU[/yt]
Non era affatto solito dormire molto oppure riposare eccessivamente, più che altro, con la posizione che ricopriva lì dentro tutto poteva fare meno che prendersela comoda tra pisolini o riposi eccessivamente lunghi e poi non aveva mai vissuto una vita piena di sonno o pigrizia, anzi, tutt'altro, per lui la vita e l'attività fisica era tutto, la fonte e la base di tutti gli sforzi e le vittorie, ciò che lo aveva reso più volte vincitore, ciò che nel più dei casi, lo aveva lasciato in vita.
Sandyon Vastnor sapeva bene che quell'orario poteva essere perfetto per dedicarsi un po' a se stesso, allo scaricare i nervi e lo stress, a rendere quella notte per lui movimentata come tutte le altre, sfoderando il suo lato più selvaggio, fregandosene dell'aria fredda che ricopriva il suo corpo nemmeno un minimo scalfito da quel vento sferzante che a dir poco gli faceva il solletico, con una canottiera attillata marrone scuro, dei pantaloni lunghi di cotone neri con una lunga striscia bianca sottile e capelli al vento, sudore in quantità limitata e viso concentrato il più possibile con occhi sbarrati e fissi sul suo obiettivo: un ipotetico nemico.
Un ipotetico nemico da abbattere, un ipotetico nemico da stordire o da eliminare, questo anche ai fini della motivazione per la quale era lì: proteggere ad ogni costo (almeno questo avrebbe voluto la Preside) la Vice Preside Monique Vireau, la donna che aveva incontrato appena il giorno precedente alla riunione con tutti i professori, tutta gente comunque a sua avviso ed osservazione di poca importanza o sfondo, ma lui era fatto così, poco incline a considerare subito il prossimo come un vero e proprio essere umano degno di attenzione o ancor di più... rispetto.
I fili d'erba bagnati della rugiada notturna inumidivano anche i suoi piedi, nudi per l'occasione del suo allenamento e rinfrescavano quindi la sua pelle che via via andando con l'attività fisica, si tonificava ogni istante in più, rinvigorendolo di energia pura e positiva e con essa, anche di naturale controllo sulla sua psiche e sul suo spirito di quei tempi non poco irrequieto.
Nel corso degli anni passati a fare viaggi in tutti i luoghi del mondo, aveva avuto modo di apprendere che i babbani avevano delle modalità di combattimento molto utili e fondamentali nell'allenamento allo schivare attacchi, infierire danni letali al prossimo senza l'ausilio ovviamente della magia e sopratutto a regolare il respiro in modo che desse maggiore energia possibile ai muscoli.
Calci in volo, pugni, ganci veloci e capriole, tutti fondamenti tra le arti del ninjutsu, judo, pugilato, capoeira e muai thai.
Il tempo prometteva bene ed una luna alta nel cielo segnava che quella era la settimana mezzana del mese per quanto appunto fosse luminoso il cielo quella notte.
In effetti la temperatura non era stata fin troppo malvagia nei suoi confronti, anzi, per lo più l'uomo ormai arrivato ai suoi 31 anni di età faceva ancora piuttosto semplice il fatto di uscire ad un orario così tardo e non avere problemi poi il giorno dopo ad alzarsi. Forse tutta colpa delle trincee di guerra dove anche avere un'ora di sonno era davvero un lusso che pochi si potevano permettere e lui non era uno di quelli ai quali piaceva troppo il lusso.
Non molto distante da lui, il suo fedele amico e compagno, lasciato a cacciare nella foresta proibita di quei giorni per far si che si procacciasse un po' di cibo per conto suo e riprendesse le vecchie abitudini: Dastel, il suo coyote ormai amico e compagno di mille battaglie da svariati mesi: forte, affidabile, scaltro, silenzioso e come lui ovviamente, letale!
Sapeva bene che nei dintorni qualcosa stava andando diversamente dal solito.
Era già la terza notte che si dirigeva lì e già dalla seconda aveva captato che da lontano, dalla finestra di un preciso ufficio una figura lo stava osservando, ma quella notte, già, proprio quella notte, Dastel non fu l'unico ad annusare nell'aria un odore ben diverso dalla semplice felce della sera o del vento che trasportava il profumo dei fiori di campo. Anche Sandyon Vastnor percepì che c'era qualcosa di nuovo lì intorno, che c'era qualcosa che di lì a poco si sarebbe avvicinato, ma sapeva anche bene che con molta probabilità non sarebbe stato un pericolo, insomma, almeno per una volta allarmi verdi.
Smise dopo il suo ultimo diretto con il pugno chiuso al vento, portando l'avambraccio gonfio e pulsante ad asciugarsi la fronte ricca di sudore, socchiudendo un istante gli occhi, nel mentre si voltava lentamente in direzione del movimento che aveva sentito da più di trenta secondi circa.
Nessun cenno di indietreggiare verso il coyote, giusto di farsi un po' più indietro, l'ultima cosa che voleva era mettersi a far spaventare qualcuno dato che non sapeva minimamente che la Vice Preside con i grossi canidi selvaggi aveva già ben avuto a che fare, e così, silenzioso e con sguardo piuttosto serio, vacuo e gelido, si limitò a rimanere immobile davanti ad un incrocio di querce secolari e qualche basso cespuglio, in attesa che la donna, perchè di certo di lei si trattava, si fosse fatta finalmente avanti mostrandosi a lui che più che altro, era ansioso semplicemente di liquidarla per riprendere il suo allenamento.