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da Mark » 05/03/2013, 21:31
Oh, beh... li faccio da quand'ero piccola... E all'inizio li facevo piccoli piccoli, e tutti sbilenchi... ma poi sono diventata brava, col tempo. Ci vuole pazienza, e tanto impegno!
Gli occhi del bambino guardarono Miyabi con ammirazione. Avrebbe voluto fare almeno un pupazzo di neve sbilenco e piccolo piccolo... Poi con voce seria disse
Pazienza e impegno si... ma dopo undici volte che ci provi e quello migliore che hai creato è un "mostro di neve"... perdi le speranze, penso.
Poi la ragazza gli propose di insegnargli a fare i pupazzi di neve e lui cercò di farla ragionare perché poteva anche rischiare di lanciargli una maledizione dato che con lui si perdeva la pazienza... Ma la ragazza non si arrese e rispose
Ma no, vedrai, è facile! Allora, dobbiamo cominciare facendo la base, quindi una palla di neve bella grossa... ci lavoriamo insieme!
Poi la ragazza gli fece cenno di avvicinarsi e insieme si misero accovacciati tra la neve. Il bambino raggruppò un bel po' di neve e gli chiese
Questa neve va bene per costruire una palla grossa?
Guardò il mucchietto che aveva formato e con le mani cominciò a dargli la forma di una palla. Un attimo dopo perse le speranze quando vide che quella che aveva fatto era una pallina di tre centimetri.
Forse l'ho fatta un po' troppo piccola...
Sorrise debolmente e le sue guance diventarono rosso fuoco. Fece un'altra pallina di neve e la unì a quella fatta precedentemente. Il risultato non fu una palla più grossa, ma un modellino di mitosi di una cellula fatto con la neve! Così lasciò tutto e riprovò con un'altra
Ora ho capito il senso di "PAZIENZA" ... è un lavoraccio, ma è piacevole...
La neve era freddissima e le mani gli diventarono rigide e rosse... Mentre erano all'opera la Grifa chiese a Mark
Gli esami si avvicinano... sei nervoso?
Il bambino la guardò e diventò più serio che mai.... poi con voce imbarazzata disse
Veramente i miei primi compiti non sono andati bene, li facevo impiegando poco tempo e ci mettevo poco impegno ma da quando ho aperto gli occhi ho preso ottimi voti come il mio ECCEZIONALE in Storia della Magia! Tu invece? Pronta a passare al quarto anno?
Chiese poi alla ragazza che era sempre molto gentile con lui e che era stata la prima che gli aveva rivolto parola.
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da Miyabi » 07/03/2013, 14:10
[newsgoth]Pazienza e impegno si... ma dopo undici volte che ci provi e quello migliore che hai creato è un "mostro di neve"... perdi le speranze, penso.
Uhm... forse non hai ancora acquisito il metodo giusto!
No, decisamente Miyabi non era il tipo da arrendersi tanto facilmente, soprattutto perché era più che mai decisa a far provare a Mark la gioia di aver costruito un pupazzo di neve: in fondo, si stava avvicinando la primavera, e se la neve si fosse sciolta avrebbero dovuto aspettare l'anno successivo per poterlo realizzare... un vero peccato, specialmente perché potevano approfittare di quella mattina per farlo.
Questa neve va bene per costruire una palla grossa?
Oh, beh...
Mormorò la Grifondoro, non sapendo come far notare all'amico che quella neve era decisamente poca, e che si sarebbe formata una pallina piuttosto piccola... ma non ci fu nemmeno bisogno di dirlo ad alta voce, visto che fu lui stesso a notarlo.
Forse l'ho fatta un po' troppo piccola...
Prova a farne un'altra e a metterne due insieme!
Gli suggerì allora la bambina, ma anche in quel caso non ottennero un risultato soddisfacente, anzi. Era chiaro che fosse meglio lasciar perdere e ricominciare da capo, e difatti il Grifondoro prese dell'altra neve e ripartì da zero, aiutato da Miyabi che accumulava accanto a lui la neve che poi sarebbe servita per far diventare sempre più grande la base.
Ora ho capito il senso di "PAZIENZA" ... è un lavoraccio, ma è piacevole...
Ma hai tutte le mani rosse... Aspetta!
Esclamò la bambina, tirando fuori dalla tasca del cappottino un paio di guanti neri, che porse a Mark con un sorriso gentile.
Io ne porto sempre un paio in più, non si sa mai... tienili, io prenderò quelli che ho dato al pupazzo di neve, e glieli ridarò quando avremo finito. Non credo si offenderà, no?
Aggiunse, accostando a quelle parole una piccola risata allegra per poi alzarsi ed andare a togliere i guanti dal pupazzo di neve che, seppur un po' freddi, sicuramente l'avrebbero protetta almeno un poco dal contatto con la neve gelida. Subito dopo tornò accanto a Mark, chiedendogli intanto se fosse nervoso per gli esami in avvicinamento.
Veramente i miei primi compiti non sono andati bene, li facevo impiegando poco tempo e ci mettevo poco impegno ma da quando ho aperto gli occhi ho preso ottimi voti come il mio ECCEZIONALE in Storia della Magia! Tu invece? Pronta a passare al quarto anno?
Oh, ma sei stato bravissimo! - esclamò Miyabi con aria orgogliosa, per poi alzare le spalle alla sua domanda con aria corrucciata - Penso di sì, anche se un po' mi spaventa il tempo che passa... l'anno prossimo sarò già al quarto anno, non mi pare possibile!
Ed in effetti pareva davvero inconcepibile, per la bambina, essere cresciuta così in fretta: le sembrava ieri che, con l'emozione a stento trattenuta, varcava la soglia della scuola di Hogwarts, ed ora era già quasi una studentessa del quarto anno... il tempo era volato, e lei non se n'era manco accorta. Intanto, comunque, erano riusciti a creare una base abbastanza grande e compatta, tanto che Miyabi la fissò con un gran sorriso soddisfatto.
Direi che questa va bene! Ora dobbiamo creare la testa, che dovrà essere la metà della base come grandezza...
Gli spiegò, anche se naturalmente sarebbero andati ad occhio, non avevano mica gli strumenti per misurare la metà precisa! E così si rimisero al lavoro, l'uno accanto all'altra, ad accumulare neve per poi compattarla in una palla bella tonda.
Sai già dove andrai in vacanza dopo gli esami?
Domandò al Grifondoro mentre lavoravano insieme, curiosa ma non insistente, data la sua vena timida sempre presente.[/newsgoth]
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da Lucas » 14/05/2013, 16:03
[Mercoledì - Post Quest - ore 20.12]
Aveva fatto lezione e si era subito rifugiato nella propria stanza, non volendo pensare, non riuscendo a non farlo: le parole di Monique gli rimbombavano nella mente, e più ci pensava più la rabbia gli saliva in corpo. Perché doveva essere comprensivo? Perché doveva capire? Non era stato lui a tradire, non era stato lui a distruggere tutto, non era stato lui a... sputare sulla loro relazione. Allora perché doveva dare ascolto agli altri? Perché non poteva semplicemente mandare tutto e tutti a quel paese? Scosse il capo, cercando di respirare a fondo l'aria fresca che lo avvolgeva nella parte più interna del giardino: aveva saltato la cena, passando davanti alla Sala Grande senza nemmeno voltarsi per osservarne l'interno, ed era uscito, deciso a passeggiare un po', com'era sua abitudine, prima di lasciare Hogwarts per la notte; ancora non sapeva come e dove avrebbe passato la serata, ma sapeva chi avrebbe potuto riempirgliela... e per quanto sembrasse strano, al momento la compagnia di Julie era l'unica cosa che gli impediva di pensare e stare male, soprattutto perché l'americana sembrava aver deciso di non forzare in alcun modo il rapporto tra i due, lasciando che per il momento fosse su un piano... amichevole, per così dire.
... Tisifone non ricorda nulla dell'uomo con cui è andata a letto, né il viso, né la voce, niente. Un po' strano per qualcuno che vuole tradire il proprio compagno, non trovi?
Fermò il suo incedere rabbioso, abbassando il capo e sbattendo le palpebre, non riuscendo a trovare un modo per dimenticare le parole di Monique.
L'intento della donna era stato solo quello di mettergli la pulce nell'orecchio, come dicevano i babbani, o c'era qualcosa di più dietro? Avrebbe dovuto indagare sulla cosa? Ma questo avrebbe significato parlare con Tisifone, l'ultima cosa che Lucas si sentiva di fare... a cosa dare retta allora, alla parte di lui che non voleva più saperne niente di tutto quel casino, o a quella che invece premeva per arrivare al fondo della questione, per capire perché la donna l'avesse tradito?
Come se ci fosse qualcosa da capire... - si disse l'uomo, stringendo i pugni con rabbia - Credevo di darle tutto ciò che voleva, ma evidentemente mi sbagliavo, probabilmente non sono riuscito ad essere il meglio per lei... e questo è il risultato.
Alzò lo sguardo sull'albero più vicino di fronte a sé, le nocche quasi bianche talmente i pugni erano stretti: poi, con uno scatto, il braccio si alzò e caricò un colpo, che si infranse contro quello stesso albero, contro la sua corteccia dura; faceva male, un male d'inferno, ma non era niente a confronto di quello provato la sera prima, era un dolore quasi confortante perché sapeva da dove proveniva e perché adesso lo attanagliava. Sospirò e ringhiò dopo quel colpo, poggiando l'altra mano sul tronco e respirando affannosamente col capo abbassato e lo sguardo al terreno, incapace quasi di muoversi da lì.
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da Tisifone » 15/05/2013, 20:56
Incontrare Monique era stata probabilmente la cosa migliore che poteva accaderle in quell'incubo a occhi aperti in cui si era tramutata all'improvviso la sua vita. Le aveva impedito di girare per Londra come una folle nella ricerca disperata quanto inutile di Lucas, le aveva restituito la lucidità necessaria per comprendere che nulla di quello che era accaduto era davvero frutto della sua volontà, le aveva dato la forza per reagire e il coraggio di tornate a Hogwarts a testa alta, nonostante avesse messo a repentaglio la sicurezza degli studenti. L'unica cosa che non poteva darle era il perdono e la comprensione di Lucas, ma quello aveva intenzione di ottenerlo lei stessa in qualunque modo, anche a costo di dover torturare o uccidere qualcuno. Propositi pesanti quelli che si agitavano nella mente di Tisifone, piani di attacco e di vendetta violenti, distanti dal suo solito carattere e che sarebbero rimasti tali, fumosi approssimativi fino a quando una scintilla di speranza di potersi riconciliare con Lucas fosse brillata in lei. Nonostante l'intervento provvidenziale della VicePreside, però, quella che si aggirò per il Castello quel mercoledì mattina non era decisamente la solita Tisifone, quella che la relazione con il dolce e solare Lucas aveva contribuito a creare. Sembrava quasi il fantasma della Dama Grigia, con i capelli neri che le cadevano disordinati sulle spalle a incorniciare un viso più pallido del solito su cui spiccavano gli occhi cerchiati di nero e lo sguardo spento. Nessuno a lezione si era permesso di mormorare alcunché quando aveva fatto il suo ingresso nella Torre di Divinazione in ritardo di ben cinque minuti, avvolta in un lugubre vestito nero che le fasciava i fianchi e le copriva le spalle su cui stava adagiata Idra. Non vi era alcun campanellino o piccolo monile che tintinnava al suo passaggio o abbelliva la sua figura, fatta eccezione per il ciondolo di drago semi nascosto nell'incavo dei seni e gli orecchini d'ambra. Il braccialetto che le aveva regalato Lucas era al polso sinistro, come al solito, ma nascosto dalla stoffa ampia della manica. Aveva svolto le sue lezioni come un automa babbano, senza passione né anima, incenerendo con lo sguardo chiunque fosse stato così stolto fa tentare di aprire la bocca per parlare. Neanche i colleghi ebbero modo di commentare qualcosa sul suo strano, in quanto sobrio, abbigliamento o sul suo comportamento al limite dell'educazione perché aveva fatto in modo di non incontrare nessuno. Non era praticamente mai scesa dalla Torre, preferendo pranzare lì in compagnia del suo pitone, da cui difficilmente si sarebbe separata d'ora in avanti, piuttosto che affrontare il caos della Sala Grande e soprattutto il docente di Trasfigurazione. Aveva bisogno di più tempo per calmare la tempesta emotiva che la stava dilaniando e recuperare la capacità di parlare senza piangere o balbettare, oltre ad aver promesso alla cugina che non avrebbe tentato nessun approccio prima di sera. E adesso che la sera era calata su Hogwarts, la Divinante si trovava defilata per non dire nascosta in una delle nicchie di fronte l'Atrio, in attesa che Lucas uscisse per la sua consueta passeggiata o anche solo per abbandonare il Castello. Avrebbe atteso lì fino allo scoccare del coprifuoco e se per allora il collega non si fosse fatto vedere allora sarebbe andata a bussare direttamente alla sua porta. On priekal! (Lui sta arrivando!) Le sibilò Idra in un orecchio, la lingua che saggiava l'aria facendole avvertire il sapore conosciuto del suo odore. Subito Tisifone raddrizzò la schiena e fece un passo in avanti ma qualcosa nel modo di incedere del ragazzo [Intuito (S)=36] la spinse a desistere e a dargli un minimo di vantaggio in modo da poterlo sorprendere da solo. Furono i cinque minuti più lunghi della sua vita, i muscoli tesi e le mani strette l'una all'altra con così tanta forza da far diventarle le nocche bianche. É ora Si disse alla fine, uscendo dal portone aperto e, tenendo l'orlo del vestito sollevato con una mano per impedire alla stoffa di strusciare a terra, seguì silenziosamente l'ex Tassorosso fino a quando non si fermò in uno spiazzo appartato. Ne seguì con lo sguardo il profilo, come se lo stesse accarezzando, beandosi della sua bellezza e provando una dolorosa fitta al cuore al pensiero che probabilmente non avrebbe più avvertito la morbidezza della sua pelle o il calore del suo corpo. Lo vide dare un pugno all'albero, per poi appoggiarvisi in una posizione tesa e arrabbiata, così simile a quella che aveva assunto mesi prima a causa del regalo che gli aveva lasciato Julie. E ora la causa sono io, volente o nolente. Si ricordò, facendo scivolare la bacchetta nella mano destra e, se Lucas non si fosse accorto della sua presenza, pronunciare una Muffliato non verbale in modo da essere certa che la loro conversazione, se mai ce ne sarebbe stata una, rimanesse cosa privata. Non aveva timore di qualcuno in particolare, semplicemente dopo la nottata passata per lei Hogwarts non era più un posto sicuro dove vivere e quindi certi accorgimenti erano necessari. Indipendentemente dal fatto che fosse riuscita o meno a eseguire l’incantesimo, avrebbe preso un profondo respiro e, incrociate le braccia in grembo, avrebbe lanciato un’ulteriore occhiata amorevole alla figura del ragazzo prima di decidersi a parlare. Non credo sia il caso di incorrere nelle ire della Vilvarin danneggiando un povero albero innocente – esordì quindi, la voce tremolante nonostante il portamento rigido che però a chi la conosceva bene, sarebbe subito apparso come una finzione. Tisifone stava facendo forza su se stessa, costringendosi in una posa innaturalmente rigida, per cercare di evitare di crollare in mille pezzi – Se vuoi sfogare la rabbia che hai in corpo prenditela direttamente con me … – propose, fissandolo, nel caso in cui lui si fosse voltato verso di lei, negli occhi in modo che lui potesse scorgere la serietà delle sue parole insieme alla sua disperazione … oppure potresti sfogarti su chi ci ha fatto questo.Aggiunse, ringhiando quasi le ultime parole, in modo da mettere in chiaro subito qual era la situazione e cioè che erano entrambi vittima di un qualche intrigo.
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da Lucas » 15/05/2013, 21:40
Non era sicuramente un tipo delicato, ma nemmeno un palestrato come alcuni suoi colleghi, come Sykes o Vastnor: insomma, quel colpo gli aveva fatto male e dove le nocche si erano sbucciate erano già comparse le prime striature di sangue. Eppure Lucas sembrava non curarsi minimamente di quelle ferite, come se ciò che gli faceva davvero male fosse ben altro... e a pensarci bene era effettivamente quella la verità; un dolore interno, che non si vedeva ma lo dilaniava più di qualsiasi ferita esterna e visibile, più di qualsiasi Maledizione Cruciatus. Era il cuore che faceva male, che quasi piangeva, diviso a metà tra il bisogno di recuperare il rapporto con Tisifone e quello di allontanarsi da lei per sempre. Forse troppo preso nel suo dolore o forse, semplicemente, estraniato da tutto, fatto stava che non si accorse per nulla dell'arrivo della donna alle sue spalle fino a che non sentì la sua voce rimbombargli nelle orecchie.
Non credo sia il caso di incorrere nelle ire della Vilvarin danneggiando un povero albero innocente. Se vuoi sfogare la rabbia che hai in corpo prenditela direttamente con me …
Dovette racimolare tutta la sua buona educazione per costringersi a voltarsi verso di lei e non a prendere ed andarsene, come l'istinto gli aveva inizialmente suggerito: allontanarsi, il più possibile tra l'altro, era ciò che gli veniva più semplice fare, per non ascoltare e non soffrire; ma era pur sempre Lucas Turner, uno sciocco ed ingenuo Tassorosso... e questo lo portava a comportarsi come tale, rimanendo fermo e lasciando parlare Tisifone anche se questo andava contro una parte della propria volontà.
… oppure potresti sfogarti su chi ci ha fatto questo.
Intendi l'uomo che hai... - si fermò in tempo, mordendosi la lingua con forza dolorosa così da cambiare l'incedere delle sue parole in qualcosa di meno forte e volgare - ... intrattenuto ieri sera?
Voce fredda, tono duro ed impassibile. Era rigida lei, lo notava perché la conosceva, ma lui non era da meno, affatto. I lineamenti erano induriti così come la mascella era contratta, mentre i pugni erano chiusi in un chiaro segno rabbioso.
Non dovresti stare qui, non dovresti... parlarmi. Non credo di essere abbastanza forte e capace da sopportare una conversazione su quello che è successo...
Su quello che hai fatto...
... e non credo nemmeno di essere in grado di guardarti, in questo momento. Se oggi sono tornato al Castello, e se ci tornerò domani, è perché sono un docente e prendo sul serio il mio lavoro d'insegnante, portando rispetto a colei che mi ha assunto e agli studenti che si aspettano degli insegnamenti, da me. Ma non voglio parlarti, Tisifone, non voglio...
Si fermò, il cuore che aveva preso a battere con tale forza nel suo petto da fargli credere che sarebbe esploso da un momento all'altro. Si passò una mano sul viso, lentamente, cercando di calmarsi, abbassando però lo sguardo al terreno perché non riusciva a sorreggere il suo sguardo, a guardarla negli occhi.
... non voglio avere a che fare con te, ora. Sono troppo arrabbiato, troppo deluso... diventerei cattivo, lo so, e nonostante tutto ti amo ancora, non voglio dire cose di cui forse un giorno mi pentirò. Per favore, va via.
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da Tisifone » 15/05/2013, 23:03
Aveva parlato di getto, dicendo le prime cose di senso compiuto che le erano venute in mente, qualcosa che le permettesse di attirare la sua attenzione in maniera dignitosa perché, se avesse seguito le indicazioni del suo cuore dilaniato dal dolore, avrebbe finito per dare vita a una delle sceneggiate che tanto andavano di moda nella televisione babbana. No, non era stato il suo orgoglio a impedirle di mostrarsi così come si sentiva, disperata e confusa, ma la paura, probabilmente infondata, di suscitare in Lucas un senso di pietà che si sarebbe andato a mescolare al disgusto che di sicuro provava per lei. Andava a tentoni, Tisifone, incapace di gestire una situazione come quella, vista la sua breve quanto disastrosa esperienza nelle faccende di cuore. Di sicuro non le sfuggì la tensione che si stava accumulando sulle spalle del ragazzo, tensione che avrebbe voluto allentare avvolgendolo in un abbraccio caloroso, e per un attimo temette che se ne andasse, impedendole di spiegarsi, di condividere con lui i suoi sospetti che erano ormai diventate, per lei, delle certezze.
Intendi l'uomo che hai... intrattenuto ieri sera?
Un conato di vomito le risalì dallo stomaco vuoto che rigettò indietro deglutendo a vuoto. Non le era sfuggito il tentennamento che aveva avuto, certa [Intuito (P)=26] che il termine che avrebbe voluto usare era più forte, e le aveva fatto più male del tono duro con cui le si stava rivolgendo. Non c’era traccia del calore e dell’affetto che avevano contraddistinto le loro conversazioni fin dal primo momento in cui si erano conosciute, né sul suo bellissimo viso faceva capolino quel sorriso sghembo di cui si era innamorata.
No. Intendo la persona che mi ha spinto a comportarmi come una p****a scopando con qualcuno di cui non ricordo nulla.
Ribattè in maniera altrettanto fredda e lapidaria, non per rabbia ma per impedirsi di crollare, le mani che stringevano il tessuto dell’abito in maniera convulsa, mettendone a dura prova la resistenza. Non si era fatta problemi a usare termini volgari perché considerava superfluo usare giri di parole quando la sostanza era quella. Certo avrebbe voluto tanto torturare a morte anche l’uomo che si era infilato con l’inganno nel suo letto ma non era quella la sua priorità al momento perché non le avrebbe permesso di riabilitarsi agli occhi di Lucas.
Non dovresti stare qui, non dovresti... parlarmi. Non credo di essere abbastanza forte e capace da sopportare una conversazione su quello che è successo... e non credo nemmeno di essere in grado di guardarti, in questo momento.
Forse se avesse colto il suo suggerimento e l’avesse schiaffeggiata davvero, Tisifone avrebbe sentito meno male, perché il dolore fisico era qualcosa che sapeva gestire perfettamente mentre quello emotivo no. Aveva tenuto il suo cuore chiuso a tutti per anni e adesso si trovava nuda e indifesa di fronte alle parole di Lucas e scivolavano come acido sulle ferite del suo cuore. Fece un passo indietro, barcollando, come se privandola del suo sguardo le avesse tolto la terra sotto i piedi e avesse bisogno di ritrovare l’equilibrio per restare alzata: peccato che il suo equilibrio, in quei mesi, era diventato lui e da sola le sembrava impossibile fare alcunché.
Se oggi sono tornato al Castello, e se ci tornerò domani, è perché sono un docente e prendo sul serio il mio lavoro d'insegnante, portando rispetto a colei che mi ha assunto e agli studenti che si aspettano degli insegnamenti, da me. Ma non voglio parlarti, Tisifone, non voglio... non voglio avere a che fare con te, ora.
Il respiro le si mozzò in gola e il cuore prese a battere all’impazzata tanto che dovette sollevare una mano per proteggersi la cassa toracica e impedirgli di schizzare fuori. Sentì le forze defluire da lei e con esse quel poco di colore che le era rimasto sulle guance, rendendo la sua carnagione praticamente cadaverica.
Non vuole parlarmi… non vuole avere nulla a che fare con me…
Si ripetè allibita mentre lentamente le conseguenze della manipolazione che aveva subito, perché era certa che ci fosse stato un qualche intervento esterno, si andavano concretizzando davanti ai suoi occhi. L’aveva perso, per qualcosa che non aveva fatto e che a dispetto di quello che le ripeteva la sua mente, non avrebbe mai voluto fare.
Sono troppo arrabbiato, troppo deluso... diventerei cattivo, lo so, e nonostante tutto ti amo ancora, non voglio dire cose di cui forse un giorno mi pentirò. Per favore, va via.
Una speranza, una flebile luce in fondo all’oscuro tunnel in cui era precipitata, così flebile che a ogni respiro tremolava, correndo il rischio di spegnersi per sempre. Era così che era risuonato alle orecchie di Tisifone il ti amo appena pronunciato dal collega, anche se forse per lui in quel frangente assumeva più il peso di una condanna che di una benedizione. Si morse il labbro inferiore, indecisa su cosa dire, su cosa fare. Esaudire la sua richiesta e correre il rischio che il tempo passato lontano smorzasse del tutto quel sentimento che ancora provava per lei, oppure tentare di imporgli la sua presenza, per fargli comprendere che l’avevano costretta a deluderlo? Fece un passo avanti e poi un altro, arrivando a pochi centimetri da lui tanto che il suo odore dolce e mascolino le invase le narici e le inebriò i sensi, come le accadeva sempre, senza pensare che in quel modo il proprio odore speziato avrebbe invaso lo spazio vitale dell’altro. Sollevò una mano nel chiaro gesto di sfiorarlo, senza però portarlo a compimento, rimanendo così a mezz’aria, abbastanza distante da non esserci un vero e proprio contatto fisico ma abbastanza vicino da poter percepire il calore del corpo dell’altro, sempre ammesso che nel frattempo Lucas non avesse deciso di spostarsi.
Anch’io ti amo, esattamente come il primo giorno in cui ci siamo baciati la prima volta ed ero troppo stupida per ammetterlo – mormorò alla fine, con un tono di voce basso per paura di non essere capace di trattenere le lacrime che stavano premendo per uscire con sempre maggior forza, gli occhi che lui forse non poteva vedere lucidi – ed è solo per rispetto per questo amore che ti lascio solo, per adesso.
Affermò, sperando con tutto il cuore di non doversene pentire un giorno e mettendo a tacere la vocina interiore che le consigliava di schiantarlo e smaterializzarsi da qualche parte isolata per costringerlo ad ascoltarla. Era disposta a concedergli del tempo per calmarsi, per schiarirsi le idee, anche se non infinito visto che lei nel frattempo sarebbe rimasta sui carboni ardenti, come dicevano i babbani.
E mentre tu sbollisci la tua rabbia e superi la repulsione che hai per me - si costrinse a dire, anche se ogni parola era una lametta che le rotolava sulla lingua ferendola in profondità - io cercherò chi mi ha costretto a essere qualcosa che non sono, una traditrice e una irresponsabile. Perché non ho deluso solo te l’altra notte ma anche la Preside…
Aggiunse, stringendo le labbra in un moto di rabbia al pensiero di aver messo, probabilmente, involontariamente a rischio l’incolumità dei suoi studenti. Dopo aver detto questo se Lucas non l’avesse fermata, Tisifone avrebbe fatto un piccolo inchino, si sarebbe voltata e sarebbe tornata al Castello, su alla Torre dei Grifi, mormorando a voce non così bassa da impedire all’altro di sentirla
Torna presto da me amore mio, ti aspetto.
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da Lucas » 15/05/2013, 23:35
No. Intendo la persona che mi ha spinto a comportarmi come una p****a scopando con qualcuno di cui non ricordo nulla.
... Tisifone non ricorda nulla dell'uomo con cui è andata a letto, né il viso, né la voce, niente. Un po' strano per qualcuno che vuole tradire il proprio compagno, non trovi?
Le parole di Tisifone si sovrapposero a quelle di Monique che tornarono a rimbombargli prepotentemente nel cervello, facendogli digrignare i denti dalla rabbia e mettendo a dura prova il suo auto-controllo, che avrebbe volentieri preso a pugni quel povero albero ancora e ancora. Forse era vero, forse era stata manipolata... ma non poteva provarlo, e Lucas sapeva bene cos'aveva visto, delle scene che gli erano passate sotto gli occhi e a cui era difficile non credere; e si ritrovava così, diviso tra il desiderio di fregarsene del passato e stringerla tra le braccia, sicuro che avrebbero risolto tutto in qualche modo, e la delusione mista al dolore che lo spingevano, invece, a fare dei passi indietro, ad allontanarsi da lei per non rimanere ferito ancora, per non illudersi ancora. La vide avvicinarsi con la coda dell'occhio, poiché teneva lo sguardo fisso a terra, ma non si spostò, più perché non ne aveva la forza che per altro; non la guardò, però, non alzò gli occhi verso di lei né incentivò il contatto, sia visivo che fisico, in qualche modo, come se fosse semplicemente troppo stanco per opporvisi e quello fosse l'unico motivo per cui era rimasto fermo. Ammettere di amarla ancora fu molto difficile, per Lucas, che dovette superare non tanto l'orgoglio, che non era mai stato un grande difetto in lui, quanto il dolore che gli causava pronunciare quelle parole perché, dal suo punto di vista, Tisifone aveva calpestato quell'amore sincero in un momento, con una scopata qualsiasi; e tuttavia non poteva comandare al suo cuore di smettere di provare quei sentimenti per lei, perciò esso continuava a battere per la docente di Divinazione, per quanto facesse male.
Anch’io ti amo, esattamente come il primo giorno in cui ci siamo baciati la prima volta ed ero troppo stupida per ammetterlo, ed è solo per rispetto per questo amore che ti lascio solo, per adesso.
Se fossero stati altri tempi, se fosse stata un'altra circostanza, probabilmente Lucas avrebbe fatto una qualche battuta sul modo in cui la donna aveva pronunciato le due ultime parole, come se fossero una minaccia nemmeno troppo velata... ma non erano altri tempi e la circostanza era la più sgradevole che i due avessero mai dovuto affrontare. Non parlò, dunque, né mosse il capo in un qualsiasi cenno, che fosse di assenso o di diniego, come se non avesse più le forze di fare nulla se non rimanere immobile ad ascoltarla mentre lei si congedava da quel primo, breve e doloroso incontro.
E mentre tu sbollisci la tua rabbia e superi la repulsione che hai per me, io cercherò chi mi ha costretto a essere qualcosa che non sono, una traditrice e una irresponsabile. Perché non ho deluso solo te l’altra notte ma anche la Preside…
Registrò quelle parole senza rifletterci troppo sopra: forse a mente lucida si sarebbe reso conto che, in effetti, la Tisifone che aveva conosciuto non avrebbe mai fatto entrare ad Hogwarts un estraneo mettendo a repentaglio la sicurezza di tutti, ma al momento non aveva la razionalità necessaria per fare ragionamenti di quel tipo. Annuì, questa volta, un rapido cenno di assenso col capo per poi osservarla allontanarsi, silenzioso e nuovamente immobile: si strinse i pugni tanto da farsi male da solo per resistere all'impulso di trattenerla... ma per fare cosa, poi? Baciarla? Schiaffeggiarla? Prenderla lì, in quell'istante e in quel luogo? Ma a che scopo, poi? Si sarebbe fatto del male e basta, cedere all'istinto non avrebbe cambiato le cose. Le diede le spalle, prendendo a camminare il più velocemente possibile per raggiungere i confini di Hogwarts e da lì smaterializzarsi, non aveva importanza dove... l'essenziale era che fosse lontano da lei e dal suo cuore che a gran voce richiamava quello dell'altro.
[FINE]
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da Estelle » 29/05/2013, 13:05
Martedì pomeriggio - Ore 17.00
Il suo secondo giorno al castello dopo il suo allontanamento. Sì, li stava contando, perchè questa volta le importava davvero restare. Questa volta non avrebbe permesso a niente e a nessuno di allontanarla ancora, non ora che si era impegnata con una casa - sì, aveva un appartamento tutto per sè -, un lavoro stabile - era appena diventata infermiera del castello - ed anche una collaborazione con la Vice Preside alla gestione del coro scolastico. Aveva dei progetti, sogni che avrebbe tanto voluto seguire, ma per ora le bastava la strada che la sua vita stava prendendo. Aveva tempo per impegnarsi ad esaudirli. Si stava prendendo una boccata d'aria, una piccola pausa dal caos di Hogsmeade. Avere un appartamento al centro comportava essere nel mezzo del pieno della città, ed in più aveva appena comprato il loft, quindi ciò significava trasferire tutte le sue cose dal castello, e purtroppo non aveva ancora trovato qualcuno disposta ad aiutarla. Quindi, pian piano, sempre in conformità con le sue forze, stava distribuendo la roba, ed a poco a poco stava rendendo il loft la sua casa. Si sentiva elettrizzata al solo pensiero: sì, aveva avuto in precedenza l'opportunità di possedere un appartamento, ma lo condivideva con alcuni amici, quindi la situazione in cui si trovava in quel momento era ben diversa. Ora era sola, e quel loft era tutto suo. E magari, un giorno, sarebbe arrivato anche per lei qualcuno con cui condividere tutto, non solo la casa.
Mangiucchiava una merendina al cioccolato. I capelli biondi si muovevano alla leggera brezza dell'aria. Le era mancato quel giardino, così come le era mancato il vociare di tutta la gente che il pomeriggio soleva trascorrere il tempo all'aria aperta e non nel chiuso di una camera. Li ammirava molto. E un po' li invidiava. Una parte di lei sentiva la mancanza della sua adolescenza, dello studio. Le piaceva studiare, le era sempre piaciuto, e in più come si poteva non amare le materie di Hogwarts? Ma ora era cresciuta, e lo studio restava una parte di lei che avrebbe coltivato a suo piacere.
E così continuò ad occuparsi di quella parte beata del suo pomeriggio.
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Estelle
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da Simon » 29/05/2013, 17:06
Martedì pomeriggio - Ore 17:20 Le lezioni erano finite. Come d'altronde ogni Martedì a quell'ora. Presto Simon sarebbe dovuto ripartire per tornare a Londra. Aveva delle cose da sbrigare tra i due Alley. Camminava lento il Professore. Seth si trovava sulla sua spalla. Questa volta lo Scozzese portava una sobria camicia grigia, un paio di jeans e dei mocassini. Portava Hesna nella tasca posteriore dei pantaloni. Mentre Nyssa era ben nascosta sotto gli indumenti.
Il passo permaneva cauto mentre si avvicinava a quello che era il giardino interno. Aveva le mani dietro la schiena e non sembrava una persona con una meta in mente. Respirava profondamente l'aria fresca del luogo. Si sentiva un po stanco, forse per via delle mille e mille cose che erano successe in quelle settimane. Il ritorno di Julie. Le due creature. Per fortuna che il Castello stava tornando alla normalità. Se non fosse per quella figura in lontananza. Inarcò un sopracciglio osservandola bene. Sembrava una figura conosciuta. Stava mangiando quello che sembrava cioccolato. Cosa che non fu molto risolutiva per l'elaborazione del Professore. Rimase fermo lì un attimo ad osservarla. Si morse il labbro inferiore cercando di ricordare, di trovare qualche particolare che gli poteva essere d'aiuto. Niente. Decise comunque di non importunarla, ovviamente non voleva fare una figuraccia lo Scozzese. L'ingenuo professore infatti non riuscì a riconoscere Estelle dietro quella figura che si stava godendo il sole Estivo all'interno del Giardino. Ma, in fondo, si stava parlando di Simon McDullan.
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da Estelle » 29/05/2013, 17:49
La merendina era ormai quasi giunta al termine. Ed Estelle ne sentiva già la mancanza. Non avrebbe mai pensato che organizzare un appartamento portasse così tanta fatica e, di conseguenza, così tanta fame. E a pranzo aveva letteralmente mangiato un panino al volo. Si ripromise che una volta tornata al loft magari si sarebbe gettata sul divano e avrebbe mangiucchiato con un cucchiaio capiente una vaschetta di gelato al cioccolato. Le serviva proprio un po' di energia, e quale energia migliore del cioccolato?
Masticò l'ultimo boccone di merendina, leccandosi poi, con fare divertito, le labbra. Sicuramente era fame, quella, ma in quel momento, certamente, non avrebbe potuto rimediare affatto. Si guardò attorno. Ancora il vento le carezzò lievemente le guance, quasi facendole il solletico. Sorrise, per poi farsi perplessa quando stranamente un ragazzo sembrava osservarla con attenzione, e poi cambiare direzione proprio quando Estelle lo aveva notato. Sulle prime non lo riconobbe. Erano infatti troppo lontani per vedersi e capirsi. Ma non appena il ragazzo si mosse, Estelle ebbe come un lampo di genio. Quel modo di camminare, quei capelli biondi, e quel fisico..
Simon!
Le venne molto automatico, così come automaticamente si mise in piedi per avvicinarsi a lui. Naturalmente, non si accorse di stare anche a camminare a passo svelto. Certamente, rivederlo per lei era comunque una gioia. Ma solo dopo qualche secondo si accorse del suo comportamento, perciò l'ultima parte di giardino da affrontare prima di avvicinarsi definitivamente a lui la fece a passo normale, semplicemente con un sorriso sulle labbra. Tempo fa era anche stato il suo compagno di stanza, quindi, da quanto ricordava, Simon era anche un tipo un po' chiuso, timido, ed Estelle non voleva di certo metterlo in soggezione.
Ciao, Simon. Scusa, non volevo spaventarti.
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