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Messaggioda Kaname » 06/02/2012, 19:47

La porta dell'ufficio di Storia della Magia si aprì e il nuovo professore fece la sua entrata. Fece pochi passi, mentre i bagagli fluttuanti dietro di lui, presero posto sul pavimento della stanza. L'arredamento era di ottimo gusto, e l'ufficio era molto spazioso. Era tempo di apportare l'ultimo tocco di personalizzazione: la bacchetta di Kaname sibilò nell'aria, mentre le grandi valige si spalancavano, e gli effetti personali del ragazzo schizzavano fuori, per posizionarsi sulle mensole e sulla grande scrivania in quercia. C'era un'enorme vetrata dietro la scrivania, che dava a vedere su una sponda del Lago Nero. A grandi passi Kaname attraversò l'ufficio, arrivando alla scrivania e posandoci la bacchetta, prima di accomodarsi alla poltrona, dicendo in un sussurro:

Sono pronto..
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Messaggioda Monique » 06/02/2012, 22:04

[Domenica - ore 15.35]


Ma guarda te cosa mi tocca fare...

Se c'era una cosa che Monique Vireau mal sopportava, quella era l'obbligo di fare qualcosa: avrebbe potuto fare qualsiasi cosa coi suoi tempi, e invece la Bergman l'aveva costretta ad adempiere ai suoi "doveri" da VicePreside. Ma perchè doveva sempre fare tutto lei?

Perchè vuole rendermi la vita un inferno, ecco perchè...

Si disse Moni a bassa voce, lasciandosi però scappare un sorrisino dalle labbra: il rapporto con la Preside era molto migliorato, quindi sopportava meglio gli obblighi che il suo compito le poneva sulle spalle; nello specifico, Madeline le aveva chiesto di andare a fare una chiacchierata col professore di Storia della Magia, Kaname, perchè sembrava che fosse sempre molto solitario e silenzioso, che se ne stesse sempre in disparte senza interagire col resto del gruppo.
Adesso dunque stava attraversando il corridoio con tutti gli uffici dei professori in cerca di quello del collega, un sorriso sulle labbra più disteso di quando era uscita dal proprio: alla fine poteva essere una buona occasione per conoscere meglio quell'uomo misterioso; arrivò dunque davanti alla porta e bussò un paio di volte, attendendo il permesso di poter entrare prima di aprirla ed entrare con aria sorridente nell'ufficio dell'uomo.

Immagine


Professor Kuran, buon pomeriggio.
La disturbo?
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Messaggioda Kaname » 07/02/2012, 16:14

Qualcuno bussò alla porta, e Kaname stava a braccia incrociate dietro la schiena, rivolto verso la vetrata, si girò, dicendo ad alta voce:

Avanti.

Entrò nell'ufficio la Vice preside Monique Vireau, alla quale il professore disse in un lieve sorriso:

Buon pomeriggio, signora Vireau. Non disturba di certo. La prego, si accomodi.

Immagine

Fece un ampio gesto con il braccio, seguendo poi la signora Monique all'interno dell'ufficio, accomodandosi sul divano accanto a lei, chiedendole poi:

A cosa devo l'onore del tempo dedicatomi dalla sua persona?
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Messaggioda Monique » 07/02/2012, 20:32

Buon pomeriggio, signora Vireau. Non disturba di certo. La prego, si accomodi.

La prego, mi chiami semplicemente Monique.

Replicò subito la donna che non amava gli eccessivi formalismi: il professor Kuran, oltre ad essere un bell'uomo, aveva anche la particolarità di possedere una figura molto distinta; tutto, dal suo aspetto esteriore al modo di porsi, dava ad intendere un atteggiamento che era molto più vicino ai tempi rinascimentali che non a quelli moderni.

A cosa devo l'onore del tempo dedicatomi dalla sua persona?

Le domandò Kaname, invitando Monique a sedersi: la donna accettò di buon grado con un sorriso, accomodandosi sulla poltrona accanto all'uomo; come spiegargli il motivo per cui si trovava nel suo ufficio senza sembrare invadente, o peggio, pettegola?

In realtà... sono qui perchè non abbiamo ancora mai avuto occasione di parlare.
Insomma, la si vede così poco in sala professori... mi piacerebbe conoscerla meglio, tutto qui.


Rispose alla fine con un sorriso amichevole ed aperto al dialogo: non voleva costringerlo certo a fare conversazione, ma sperava che a lui andasse almeno un po'; per quanto non le piacesse, infatti, l'idea di ricoprire quel ruolo, era sempre e comunque la VicePreside e come tale era giusto avere un rapporto con tutti i colleghi della scuola.
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Messaggioda Kaname » 07/02/2012, 21:57

Kaname si passò una mano tra i capelli, per poi annuire, dicendo quasi tra se e se:

Capisco. Beh, sa, Monique.. non per fare la figura del "lupo solitario", ma passo la maggior parte del tempo con me soltanto. Non mi ritengo capace di rapportarmi ad altri. Comprendo, mi creda, la sua preoccupazione, se così vogliamo chiamarla. Ma davvero, mi imbarazzo non poco in presenza di altri.

Il professore era già arrossito, mentre si scioglieva in un gran sorriso, sussurrando così alla sua interlocutrice:

Come può ben notare.

Alludeva al suo rossore, all'estrema timidezza che ogni volta sembrava ucciderlo.

Starà di sicuro pensando: "Ma che razza di professore è questo?" Le do ben ragione, mi creda.

Un altro sorriso.
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Messaggioda Monique » 12/02/2012, 18:05

Capisco. Beh, sa, Monique.. non per fare la figura del "lupo solitario", ma passo la maggior parte del tempo con me soltanto. Non mi ritengo capace di rapportarmi ad altri. Comprendo, mi creda, la sua preoccupazione, se così vogliamo chiamarla. Ma davvero, mi imbarazzo non poco in presenza di altri.
Come può ben notare.


L'ho notato, in sala professori non la si vede quasi mai.
Non mi fraintenda, non voglio certo obbligarla a passare del tempo coi suoi colleghi, ma potrebbe rimanere sorpreso nel constatare che molti docenti sono piuttosto chiusi come lei.


Convenne Monique alle parole di Kaname, sorridendo appena quando notò il rossore sulle sue guance - non voleva infatti che pensasse che la donna lo stava prendendo in giro: anche il professore di Cura ad esempio era molto timido, ma questo non doveva impedire loro di rapportarsi coi colleghi.

In ogni caso, ripeto, la mia non vuole assolutamente essere una critica nei suoi confronti... lo consideri come un invito a volerla conoscere meglio.

Aggiunse con un altro sorriso più aperto ed amichevole, sperando così d'invogliare l'insegnante a proseguire quella conversazione e magari, perchè no, a voler conoscere più approfonditamente la compagine del corpo insegnanti.

Starà di sicuro pensando: "Ma che razza di professore è questo?" Le do ben ragione, mi creda.

Non potrei mai, io sono la prima ad essere un'insegnante un po'... fuori dal comune; e anche il resto dei docenti è alquanto singolare. Perchè non mi racconta qualcosa di lei?
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Messaggioda Kaname » 12/02/2012, 21:29

Kaname prese un profondo respiro: raccontargli qualcosa di lui? Ecco, forse quella era un'ottima idea. Però prima, si girò verso Monique, guardandola dritto negli occhi, prima di dirle con un sorriso amichevole:

A meno che non vuoi che ti chiami ancora "Signora Monique" o "Professoressa", ti prego, chiamami Kaname.

Tornò così serio, girandosi del tutto verso la sua interlocutrice, posando la bacchetta sul tavolino in vetro finemente lavorato, prima di cominciare il suo racconto.

Molto bene. Dunque... sono nato a Bristol... diciamo qualche anno fa. Mia madre veniva da un paesino della Cina, mentre mio padre, William Armstrong, ha addosso il pesante fardello di aver sposato una babbana. Oh si. Gli Armstrong. Una famiglia Purosangue.

Tutto quel discorso aveva tanto di quell'ironico, che era quasi palpabile.

Insomma, sono un Mezzosangue, e ho frequentato questa stessa scuola, venendo smistato nella casata dei Tassorosso. Ho scelto questa materia, Storia della Magia, perchè mi ha sempre appassionato e la mia voglia di sapere sulla storia magica è tutt'ora implacabile.

Qualche istante di silenzio, nel quale Kaname meditò su cosa poter dire di se, per poi ricominciare:

Sono un uomo timido nelle relazioni umane, ma deciso per tutto ciò che riguarda la mia vita. Ho ben chiaro ciò che posso sopportare e ciò che proprio non sopporto. Riesco ad essere amichevole, nonostante la timidezza, e sono pronto perfino a dare l'anima per un amico o per un'amica. Ma la mia stima una volta perduta, è perduta per sempre.

Ecco, aveva finito. Rimase a guardare negli occhi Monique, quasi come se attendesse una sua valutazione.
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Messaggioda Monique » 13/02/2012, 18:31

A meno che non vuoi che ti chiami ancora "Signora Monique" o "Professoressa", ti prego, chiamami Kaname.

Quell'affermazione fece sorridere Monique, che fece un piccolo sbuffo divertito ed annuì lentamente, alzando le mani come a volergli far capire che non avrebbe più incappato nello stesso errore, e che da quel momento in poi per lei sarebbe sempre stato Kaname, anche di fronte agli altri professori.

Molto bene. Dunque... sono nato a Bristol... diciamo qualche anno fa. Mia madre veniva da un paesino della Cina, mentre mio padre, William Armstrong, ha addosso il pesante fardello di aver sposato una babbana. Oh si. Gli Armstrong. Una famiglia Purosangue.

Ti capisco, anche la mia famiglia è Purosangue, antica, nobile... i Vireau, li avrai sicuramente sentiti nominare.
Una bella fregatura, eh?


Commentò Monique con un sorriso sarcastico, scuotendo appena il capo: poteva capire perfettamente il discorso del docente visto che anche lei proveniva da quel tipo di famiglia; certo, suo padre non si sarebbe mai sognato di sposare una babbana... ma se poco poco Moni ci avesse provato, probabilmente l'avrebbe prima diseredata e poi uccisa.

Insomma, sono un Mezzosangue, e ho frequentato questa stessa scuola, venendo smistato nella casata dei Tassorosso. Ho scelto questa materia, Storia della Magia, perchè mi ha sempre appassionato e la mia voglia di sapere sulla storia magica è tutt'ora implacabile.

E' un peccato che non ci siamo mai potuti incrociare a scuola, ma quando tu sei entrato a Hogwarts io avevo smesso ormai da tempo di frequentarla... e non era un luogo nel quale tornavo con piacere.

Mormorò la donna con un piccolo sospiro, ricordando l'età dell'uomo secondo le informazioni che Madeline Bergman le aveva dato a suo riguardo: non solo lui, comunque, ma molti dei suoi colleghi erano per lei degli sconosciuti, visto che una volta diplomata aveva cercato di stare il più lontano possibile da Hogwarts.

Sono un uomo timido nelle relazioni umane, ma deciso per tutto ciò che riguarda la mia vita. Ho ben chiaro ciò che posso sopportare e ciò che proprio non sopporto. Riesco ad essere amichevole, nonostante la timidezza, e sono pronto perfino a dare l'anima per un amico o per un'amica. Ma la mia stima una volta perduta, è perduta per sempre.

E' un bel modo di essere... il voler dare tutto per gli amici, intendo. E capisco la questione di stima persa, anche io solitamente sono una persona del genere anche se tendo sempre - pur non dovendo a volte - a dare una seconda occasione.
Lei contempla le seconde occasioni, Kaname?
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Messaggioda Kaname » 13/02/2012, 20:30

Quella domanda scombussolò Kaname: seconde occasioni? Se si trattava semplicemente di poter dare una seconda chance ad un amico, certo che si.

Voglio essere sincero con te, Monique: dipende. Da cosa, mi chiederai. Ebbene, dipende dal rapporto che personalmente ho con la persona, e in quanto ci ho investito con questa. Certo, sono più propenso a dare una seconda occasione ad un amico, piuttosto che a un semplice conoscente. Ma per quanto riguarda la stima... come le ho già detto, quella muore assieme ad un pezzo di me, quando qualcuno mi ferisce.

Gli scappò così un sorriso, che giustificò subito con la sua interlocutrice con un gesto che voleva significare "nulla, lascia perdere".

Tuttavia devo ammettere che, quando uscii da Hogwarts, mi diedi alla bella vita. Per anni mostrai al mondo e alla società il mio lato più scapestrato e, alle volte, violento. Si, ho sentito parlare della famiglia Vireau. E chi potrebbe non sentirne parlare?!

Allora il sorriso dell'uomo si fece grande, mentre scambiava uno sguardo significativo alla sua collega.

Una grande e potente famiglia Purosangue, la sua. Ed è stata proprio una delle prime famiglie nella quale suscitai scandali continui, tanto che mio padre fu costretto a puntarmi la bacchetta alla gola. Ma lo ringrazio, infondo; è stato lui a riportarmi alla retta via, e a farmi lasciare alle spalle quella stoltezza che è della gioventù.

Allora scoppiò in una vera e propria risata, mentre diceva in tono amaro:

Altre famiglie Purosangue sindacarono che era il sangue babbano di mia madre ad avermi condotto alla follia. Ed io non avevo fatto altro che infangare ancora di più la sua figura in una società che, come ben sa, sa essere molto più crudele delle Maledizioni senza Perdono.

Poi, con un sospiro, tornò serio, proseguendo:

Fu così che ridiedi un bel colpo di spugna alla mia figura: lasciai i duelli magici clandestini, le scommesse e le... piacevoli compagnie. Mi laureai in Storia della Magia, ed ora eccomi qui, un professore che ricorda il brivido del passato come un libro sul quale è stata versata tanta di quella polvere e vergogna... ma le cui pagine sono così eccitanti, che alle volte sente quel brivido di giovinezza che lo scuote nelle viscere. Ma sto divagando.

Un altro sorriso, prima di scattare in piedi, mentre diceva a Monique:

Posso offrirle qualcosa? Un tè? Dei pasticcini?
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Messaggioda Monique » 14/02/2012, 15:26

Voglio essere sincero con te, Monique: dipende. Da cosa, mi chiederai. Ebbene, dipende dal rapporto che personalmente ho con la persona, e in quanto ci ho investito con questa. Certo, sono più propenso a dare una seconda occasione ad un amico, piuttosto che a un semplice conoscente. Ma per quanto riguarda la stima... come le ho già detto, quella muore assieme ad un pezzo di me, quando qualcuno mi ferisce.

La capisco, fidarsi di un amico anche quando ti ha ferito è certamente più facile che dare una seconda opportunità a qualcuno che ci è fondamentalmente estraneo... ma mi chiedo quanto profondamente una persona debba ferirla, prima di considerare la sua stima persa.

Mormorò Monique, che ragionava su ciò che l'uomo le raccontava e faceva così le proprie considerazioni, studiandone così il comportamento per provare a comprenderlo meglio: forse non sarebbe mai stato un grande animatore durante le feste scolastiche, ma perlomeno la donna avrebbe potuto dire di conoscerlo almeno un po'.

Tuttavia devo ammettere che, quando uscii da Hogwarts, mi diedi alla bella vita. Per anni mostrai al mondo e alla società il mio lato più scapestrato e, alle volte, violento. Si, ho sentito parlare della famiglia Vireau. E chi potrebbe non sentirne parlare?!

Già, forse solo per i babbani quello è un cognome come tanti.

Commentò con sarcasmo Moni, ricambiando lo sguardo complice e significativo di Kaname.

Una grande e potente famiglia Purosangue, la sua. Ed è stata proprio una delle prime famiglie nella quale suscitai scandali continui, tanto che mio padre fu costretto a puntarmi la bacchetta alla gola. Ma lo ringrazio, infondo; è stato lui a riportarmi alla retta via, e a farmi lasciare alle spalle quella stoltezza che è della gioventù.

Non riesco proprio ad immaginarla in versione ribelle, per quanto mi ci possa sforzare: forse è per via dei suoi modi attuali, così gentili ed eleganti.

Affermò la donna con sincerità, sorridendo al proprio interlocutore in un modo quasi di scuse, per fargli capire che non metteva affatto in dubbio le sue parole, semplicemente le riusciva complicato affiancarle alla visione di colui che le stava di fronte.

Altre famiglie Purosangue sindacarono che era il sangue babbano di mia madre ad avermi condotto alla follia. Ed io non avevo fatto altro che infangare ancora di più la sua figura in una società che, come ben sa, sa essere molto più crudele delle Maledizioni senza Perdono.

E dire che dopo la guerra magica sarebbe dovuto andare tutto molto meglio, con più tolleranza verso i babbani... ma le famiglie antiche e bigotte come le nostre sono piuttosto difficili da convincere.

Ancora una volta il commento della VicePreside fu sarcastico e pungente, ma era sicura che l'uomo di fronte a sé l'avrebbe capita perfettamente.

Fu così che ridiedi un bel colpo di spugna alla mia figura: lasciai i duelli magici clandestini, le scommesse e le... piacevoli compagnie. Mi laureai in Storia della Magia, ed ora eccomi qui, un professore che ricorda il brivido del passato come un libro sul quale è stata versata tanta di quella polvere e vergogna... ma le cui pagine sono così eccitanti, che alle volte sente quel brivido di giovinezza che lo scuote nelle viscere. Ma sto divagando.

Quasi si scosse Monique quando l'uomo si alzò: si era persa nelle sue parole così profondamente da essersi quasi dimenticata di dove si trovasse ed il motivo per cui era andata a trovarlo; motivo, comunque, che stava venendo soddisfatto appieno visto che Kaname le aveva raccontato molte cose di sé senza particolari problemi.

Posso offrirle qualcosa? Un tè? Dei pasticcini?

Magari una cioccolata calda, quella l'accetto sempre volentieri... e non dico mai di no ad un dolce accompagnamento alla bevanda che consumo, grazie.
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