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Incantesimi - Ufficio
Inviato:
22/01/2012, 19:16
da Monique
[Martedì - ore 20.43]
Vieni, accomodati.
Monique aprì la porta del proprio ufficio da docente, quello dove riceveva gli studenti che avevano avuto qualche problema con le sue lezioni, o che comunque volevano fare domande o approfondire qualche argomento studiato in classe. L'arredamento era... molto particolare: etnico, luminoso, spazioso ed ordinato, scelto proprio dalla donna che ne aveva curato ogni minimo dettaglio nei particolari; vi era persino una piccola porta-finestra che dava sul cortile interno della scuola.
Un po' di tè caldo?
Offrì la donna a Tisifone, più per rendere meno strana - o almeno provare a farlo - quella situazione surreale che per mera cortesia: qualora l'altra avesse accettato, Monique avrebbe chiamato ad alta voce un nome, portando così una piccola figura a fare la sua improvvisa comparsa nell'ufficio.
Sophie!
Padroncina Monique ha chiamato?
Prendi acqua calda, le miscele e i biscotti, per favore.
Sì padroncina!
La figura a cui apparteneva quella dolce e servizievole voce, altri non era che una elfa: una piccola elfetta sorridente, con occhi profondi ed un vestitino blu addosso, un vestitino che con tutta probabilità la stessa Monique le aveva regalato. Nemmeno due minuti dopo, Sophie posò sul tavolino di fronte al comodissimo divano chiaro l'acqua calda con le tazze...
Una serie di miscele diverse, adatte a tutti i gusti...
E dei biscotti da tè per accompagnare il tutto.
Grazie Sophie, puoi andare adesso.
L'elfa fece un piccolo inchino e, sorridendo alla padrona, si smaterializzò con un PLOP delicato, lasciando le due donne da sole: Monique si lasciò cadere sul divano accanto a Tisifone, allungando subito la mano verso un biscotto al burro che catturò tra le labbra per poi riempirsi la tazza d'acqua calda, prendere una miscela al gelsomino e posarla dentro essa, lasciandola così in infusione; spezzò il biscotto coi denti ed iniziò a masticarlo mentre si toglieva le scarpe, mettendosi poi comoda sul divano come se davvero stesse per intraprendere una conversazione con una vecchia amica: ma tanto se doveva parlare di sé, meglio farlo comodamente.
Allora... Tisifone - disse Moni, decidendo di provare, sempre per il discorso che stavano per affrontare, a sciogliere un po' il ghiaccio chiamandola per nome e dandole del "tu" - non mi hai detto da cosa vuoi iniziare. Che argomento affrontiamo per primo?
Re: Incantesimi - Ufficio
Inviato:
22/01/2012, 22:16
da Tisifone
Dopo essersi tolta i pattini e aver infilato di nuovo i suoi stivali neri con il tacco alto, Tisifone seguì Monique verso il Castello e, una volta entrati, lungo i corridoi diretti, a quanto sembrava, verso l’Ufficio di Incantesimi.
Vieni, accomodati.
La donna fece un cenno con il capo, approvando dentro sé quella scelta non troppo formale come l’Ufficio della VicePreside né troppo intimo come l’alloggio personale di una delle due, ma che assicurava a entrambe la giusta dose di privacy di cui avevano bisogno. Una volta entrata nella stanza, Tisifone si guadò intorno, trovandolo piacevole e confortevole anche se diametralmente opposto al suo di ufficio. Come quello era ordinato e luminoso così nel suo regnava il caos assoluto e si trovava quasi perennemente immersa nella luce soffusa delle candele.
Bella vista, complimenti.
Commentò, avvicinandosi alla porta-finestra e dando una sbirciatina sul cortile della scuola, immaginando come dovesse essere star seduta lì a correggere i compiti mentre lo sguardo vagava sul giardino in fiore a primavera.
Un po' di tè caldo?
E’ una proposta che non posso rifiutare. Il ghiaccio del lago mi è entrato nelle ossa.
Rispose con un tono cortese e leggermente smussato rispetto a quello atono che era solita usare. Avvertiva anche lei, come l’altra donna, la necessità di stemperare un po’ la situazione surreale compiendo gesti normali e cortesi.
Sophie!
Padroncina Monique ha chiamato?
Prendi acqua calda, le miscele e i biscotti, per favore.
Sì padroncina!
Non sapevo che fosse possibile portare a Hogwarts i propri elfi domestici.
Commentò Tisifone non appena Sophie fosse sparita, non volendo in alcun modo offendere l’elfa con il suo commento, soprattutto perché non ne avrebbe sopportato lo sfoggio di tristezza. In realtà il commento nascondeva una domanda velata e altamente interessata, visto che se quella situazione fosse la norma e non l’eccezione, non le sarebbe dispiaciuto per nulla portare Yuma al Castello per tenerle compagnia. Certo avrebbe potuto sbagliarsi ma qualcosa nel vestitino che l’elfa indossava le aveva fatto pensare che non fosse una dei tanti elfi in giro per la scuola.
Grazie Sophie, puoi andare adesso.
Non appena Sophie se ne fu andata, Tisifone passò in rassegna l’assortimento di tè, sorridendo apertamente nel notare che la VicePreside aveva una varietà di miscele numerosa tanto quanto la sua. Vedendo la donna mettersi comoda, la imitò ma a modo suo, preferendo sedersi a terra, con la schiena appoggiata alla sedia, vicino al tavolino, le gambe piegate sotto il sedere, la gonna del vestito a coprire le gambe.
Gelsomino… scelta sicura… è questa la sua essenza magica?
Chiese, versando dell’acqua bollente nella propria tazza e cercando la sua di miscela magica, zenzero e cannella, non faticando a trovarla, visto che non era per nulla rara come combinazione.
Questa invece è la mia… odore di casa, di un porto sicuro… meglio di qualsiasi Pozione Calmante in molti casi.
Aggiunse, immergendo la bustina nella tazza e ignorando per il momento i biscotti, troppo pensierosa per poter mangiare qualcosa.
Allora... Tisifone non mi hai detto da cosa vuoi iniziare. Che argomento affrontiamo per primo?
Direi da quello che ci divide invece che accumunare: i tuoi genitori.
Scelse quindi, considerando l’argomento assassinio un po’ troppo personale e diretto per i propri gusti per essere un punto di partenza.
Ma ti avverto, non sono brava come te a sintetizzare la mia vita quindi sarai costretta a farmi delle domande dirette…
Re: Incantesimi - Ufficio
Inviato:
22/01/2012, 23:59
da Monique
Non sapevo che fosse possibile portare a Hogwarts i propri elfi domestici.
In effetti la Preside mi ha fatto questa piccola concessione quando ha dovuto convincermi ad accettare il posto: le ho spiegato che Sophie è sempre stata con me e che lasciarla a casa da sola l'avrebbe distrutta, così Madeline ha acconsentito che aiutasse gli elfi domestici delle cucine e rimanesse accanto a me, a disposizione della sua "padroncina" com'è solita chiamarmi lei; così Sophie sa di potersi rendere utile due volte, con me e anche con la scuola.
Spiegò Monique a Tisifone con una piccola alzata di spalle, trovando però dolce il comportamento dell'amica elfa: si ritrovò a sorridere, come sempre faceva quando ripensava a lei; per anni, infatti, Sophie era stata la sua più vera - ed unica - amica.
Gelsomino… scelta sicura… è questa la sua essenza magica?
Questa invece è la mia… odore di casa, di un porto sicuro… meglio di qualsiasi Pozione Calmante in molti casi.
Essenza magica? Non avevo mai pensato ad una miscela di té in questo modo.
In ogni caso sì, penso si possa definire come tale: è l'unico aroma che mi fa tranquillizzare e mi fa sentire protetta, e visto che stiamo per aprirci l'una all'altra direi che un po' di tranquillità non farà di certo male.
Rispose Monique con un mezzo sorriso, avvicinando la tazza alle labbra per assaggiare un sorso di quel liquido ambrato che ebbe la capacità di scaldarle subito il cuore e farla sentire meglio. Sospirò leggermente, posando la tazza sul tavolino per afferrare un altro biscotto e mordicchiarlo con un pizzico di nervosismo in attesa che Tisifone scegliesse da cosa partire.
Direi da quello che ci divide invece che accumunare: i tuoi genitori.
Ma ti avverto, non sono brava come te a sintetizzare la mia vita quindi sarai costretta a farmi delle domande dirette…
I miei genitori... facciamo così: io inizio a raccontare e poi tu mi fai le domande se c'è altro che vuoi sapere.
E poi facciamo al contrario, mh?
Riuscì persino a farle un sorriso amichevole, nonostante stesse per affrontare il suo passato... o meglio, per condividerlo con un'altra persona. Ce l'avrebbe fatta? Beh, ci doveva almeno provare. Continuò a mangiare il biscotto, riordinando le idee, fino a che non lo ebbe finito e poté iniziare a parlare.
Mio padre è Nicholas Vireau: conosci qualcosa di lui, no? E' un uomo potente, carismatico... e cattivo. Vuole raggiungere il posto di Ministro in Francia, ed è disposto a tutto per farlo.
Mia madre è Caroline Townley: di lei non c'è molto da dire... è debole, succube di mio padre, invidiosa della libertà che ho ma incapace di trovare il suo posto nel mondo senza mio padre.
Iniziò a raccontare, afferrando un terzo biscotto: era fatta così, quando doveva affrontare un argomento che non le piaceva si metteva a mangiare... il che non era proprio un male, visto che solitamente se ne stava sempre a digiuno e dunque, anche se si fosse rimpinzata di biscotti quella sera, avrebbe semplicemente sfamato il proprio corpo quasi totalmente vuoto.
Mio padre ha iniziato a picchiarmi quando avevo quattro anni, ed ha smesso quando sono entrata dentro Hogwarts, giusto perchè tornavo a casa durante le vacanze estive e lui era troppo impegnato col suo lavoro per darmi retta. Mia madre l'ha sempre saputo, ma non ha mai alzato un dito per difendermi - proseguì, sentendo le lacrime salirle agli occhi: ma perchè doveva venirle da piangere, mannaggia a lei - Per loro sono stata la bambolina dai capelli scuri e gli occhi ghiacciati fino a che non ho iniziato a pensare col mio cervello, e quando è successo... sono diventata una minaccia, un pericolo per la loro autorità: rifiutavo il loro modo di pensare, di vedere il mondo, le cose... non ero più la loro piccola Monique.
Si fermò un momento, quasi per riprendere fiato: bevve uno, due sorsi di té caldo, pensando che sì, le veniva da piangere... ma non sentiva più nulla, quasi stesse parlando della vita di un'altra persona.. e questo fece aumentare ancora di più le sue lacrime che però ancora riusciva a trattenere.
Le uniche figure positive per me erano Flame, la mia cucciola di lupa, Sophie e la mia tata, Rose... ma quella è un'altra storia - mormorò, sospirando a lungo e a fondo prima di guardare Tisifone negli occhi - Allora... ci sono domande che vuoi farmi?
Re: Incantesimi - Ufficio
Inviato:
24/01/2012, 17:01
da Tisifone
In effetti la Preside mi ha fatto questa piccola concessione quando ha dovuto convincermi ad accettare il posto: le ho spiegato che Sophie è sempre stata con me e che lasciarla a casa da sola l'avrebbe distrutta, così Madeline ha acconsentito che aiutasse gli elfi domestici delle cucine e rimanesse accanto a me, a disposizione della sua "padroncina" com'è solita chiamarmi lei; così Sophie sa di potersi rendere utile due volte, con me e anche con la scuola.
A quella notizia, Tisifone non riuscì a nascondere il proprio disappunto, o forse non volle: non aveva senso impegnarsi a maschere i propri sentimenti su cose così superflue quando stavano per fare una sorta di terapia babbana della verità su argomenti intimi e spinosi.
Vorrà dire che per godere delle attenzioni di Yuma dovrò aspettare le prossime vacanze.
Si consolò mentalmente, attendendo la risposta di Monique sulla miscela che stava sorbendo lentamente come se fosse un wiskye incendiario d’annata.
Essenza magica? Non avevo mai pensato ad una miscela di té in questo modo. In ogni caso sì, penso si possa definire come tale: è l'unico aroma che mi fa tranquillizzare e mi fa sentire protetta, e visto che stiamo per aprirci l'una all'altra direi che un po' di tranquillità non farà di certo male.
Come vedi, concordo in pieno. Non c’è nulla di meglio di una o due tazze di zenzero e cannella per rilassare i muscoli e svuotare la mente in modo da poter affrontare anche gli argomenti più spinosi o quasi.
Considerato che quella miscela le aveva letteralmente salvato la vita quando a dodici anni era arrivata a Londra dopo la morte dei suoi genitori, era la scelta migliore per poter sopravvivere a quella serata. Soffiò sulla tazza, chiudendo gli occhi per potersi gustare in pace l’aroma delle volute di fumo che si sollevavano in aria. Quando li riaprì vide Monique mangiucchiare un altro biscotto e un piccolo ghigno le si formò sul volto.
Ecco un’altra differenza… quando sono nervosa io non mangio mai.
Commentò divertita, iniziando a sorseggiare anche lei la sua tisana. E il fatto di non mangiare quando era nervosa era una cosa ottima, visto che solitamente il suo appetito era abbastanza sviluppato e per poter mantenere la sua linea era costretta a fare un sacco di allenamento con gli incantesimi di attacco e di difesa, seguendo un programma serrato giornaliero che le avevano prescritto sia Asher che Demetri.
I miei genitori... facciamo così: io inizio a raccontare e poi tu mi fai le domande se c'è altro che vuoi sapere.
E poi facciamo al contrario, mh?
Mi sembra un’ottima idea… vediamo cosa stuzzica il mio “sesto senso”…
Concordò Tisifone, spostando il busto in avanti verso Monique, le mani posate a terra, come se si preparasse ad accogliere le sue parole non solo con le orecchie ma con tutto il corpo.
Mio padre è Nicholas Vireau: conosci qualcosa di lui, no? E' un uomo potente, carismatico... e cattivo. Vuole raggiungere il posto di Ministro in Francia, ed è disposto a tutto per farlo.
Annuì con un breve cenno del capo: probabilmente non c’era nessuno nel Mondo Magico, almeno tra le famiglie purosangue, che non conoscesse Nicholas Vireau anche se difficilmente qualcuno sarebbe stato così incosciente da definirlo ad alta voce cattivo.
Da quello che ho sentito dire è una sorta di moderno Lucius Malfoy, solo più crudele e determinato. E lo deve essere visto che non ha alcun Signore Oscuro alle sue spalle.
Le parole le erano uscite di bocca spontaneamente, anche se quel pensiero non era suo ma dei suoi padrini. Tempo prima aveva sentito una conversazione tra i due a proposito di Mister Vireau, anche se all’epoca aveva creduto che i due stessero semplicemente commentando un qualche articolo della Gazzetta del Profeta. Non immaginava minimamente che i due uomini conoscessero il padre di Monique e avessero sperimentato di persona quanto potesse essere spietato e senza scrupoli.
Mia madre è Caroline Townley: di lei non c'è molto da dire... è debole, succube di mio padre, invidiosa della libertà che ho ma incapace di trovare il suo posto nel mondo senza mio padre.
Eccola la scintilla che aspettava, quel qualcosa che avrebbe fatto tintinnare il suo istinto e risvegliare il suo Occhio Interiore. Solo non si aspettava che fosse la madre di Monique la chiave di tutto o almeno una pista da seguire per sciogliere il mistero. Stava per fare una domanda, ma preferì tacere, visto che il racconto non sembrava essere ancora giunto a termine.
Mio padre ha iniziato a picchiarmi quando avevo quattro anni, ed ha smesso quando sono entrata dentro Hogwarts, giusto perchè tornavo a casa durante le vacanze estive e lui era troppo impegnato col suo lavoro per darmi retta. Mia madre l'ha sempre saputo, ma non ha mai alzato un dito per difendermi.
Gli occhi lucidi della VicePreside fecero comprendere a Tisifone che l’altra era sul punto di piangere, ponendola in una posizione scomoda. Non era mai stata brava a consolare le persone, non sapeva mai che parole usare, tutte finivano per essere sempre troppo fredde o troppo compassionevoli. E Merlino la cruciasse se Monique in quel momento voleva la sua compassione o qualche frase di circostanza. Se fosse Nadal lo avrebbe semplicemente abbracciato, in silenzio, offrendogli la sua spalla per piangere o anche solo per ricomporre se stesso, ma non poteva fare lo stesso con quella donna, non erano abbastanza in confidenza. Così si limitò a far apparire un fazzoletto e a fissarla negli occhi, sostenendone lo sguardo e qualsiasi sentimento le stesse passando per la testa: dolore, rabbia o frustrazione che fosse. E nei suoi, di occhi, Monique avrebbe visto solo ed esclusivamente comprensione e sostegno, oltre a dello sdegno.
Chi picchia un figlio non è degno di essere chiamato genitore.
Si limitò a sentenziare, con un tono di voce glaciale.
Per loro sono stata la bambolina dai capelli scuri e gli occhi ghiacciati fino a che non ho iniziato a pensare col mio cervello, e quando è successo... sono diventata una minaccia, un pericolo per la loro autorità: rifiutavo il loro modo di pensare, di vedere il mondo, le cose... non ero più la loro piccola Monique.
Ascoltando quella piccola confessione, Tisifone si ritrovò a chiedersi per l’ennesima volta cosa sarebbe successo che i suoi genitori fossero vissuti abbastanza per vederla diplomarsi a Hogwarts e diventare adulta: anche lei si sarebbe ribellata alle loro regole, diventando una minaccia per loro, oppure sarebbero stati fieri di lei e delle sue scelte. Scosse la testa, i capelli neri, lasciati liberi, che le scivolavano di fronte al viso: era inutile farsi domande a cui non poteva rispondere.
Le uniche figure positive per me erano Flame, la mia cucciola di lupa, Sophie e la mia tata, Rose... ma quella è un'altra storia.
Una lupa, un elfo domestico e una tata contro un serpente, un elfo domestico e due padrini. E’ come dire che siamo cresciute nella stessa famiglia.
E l’ironia nella sua voce era palese: per quanto fosse stata felicissima con la sua di “famiglia” non passava giorno senza che sentisse la mancanza dei suoi genitori.
Allora... ci sono domande che vuoi farmi?
Si e no… Certo tuo padre fa venire i brividi a chiunque, ma è stato il nome di tua madre a far vibrare le mie corde. Anche se non ne ho mai sentito parlare né letto su di lei, come di ogni brava bambolina che si rispetti.
E in effetti, il nome di Caroline Townley era un tabù per Asher e Demetri peggio del nome di Voldemort durante la seconda guerra magica.
Sai qualcosa di più su di lei o sulla sua famiglia?
Chiese quindi, aspettando poi di sentire le domande che Monique le avrebbe rivolto.
Re: Incantesimi - Ufficio
Inviato:
24/01/2012, 22:47
da Monique
Aveva iniziato così a raccontarle della sua famiglia, ascoltando ogni tanto qualche commento uscito dalla bocca di Tisifone con una mezza smorfia a volte segno di divertimento, a volte di rabbia, a volte di accordo. Aveva preferito non interrompersi, non commentare ulteriormente le frasi di lei perchè tanto non sarebbe servito: insomma, avrebbe potuto stupirsi del fatto che si trovavano d'accordo anche in quello, nel modo di vedere la storia del suo passato, ma tanto ormai aveva deciso che quelle coincidenze non le davano più tanto fastidio.
Una lupa, un elfo domestico e una tata contro un serpente, un elfo domestico e due padrini. E’ come dire che siamo cresciute nella stessa famiglia.
Le nostre vite sono più a specchio di quanto pensassi.
Mormorò Monique alla fine, socchiudendo gli occhi per un momento: d'accordo non far caso alle coincidenze sullo stesso modo di pensare o vedere le cose, ma le sembrava tanto che la donna fosse una sorta di... sorella separata alla nascita o qualcosa del genere.
Decisa ad andare avanti, comunque, la VicePreside domandò a Tisifone se avesse domande da farle, così da poter soddisfare sue eventuali curiosità.
Si e no… Certo tuo padre fa venire i brividi a chiunque, ma è stato il nome di tua madre a far vibrare le mie corde. Anche se non ne ho mai sentito parlare né letto su di lei, come di ogni brava bambolina che si rispetti.
Mia madre? Che strano, l'ho sempre considerata così... insignificante.
Commentò la donna con aria abbastanza stupita, segno evidente che non si aspettava una risposta del genere: era davvero strano che l'Occhio Interiore di Tisifone - o qualunque altra cosa avesse usato in quel momento - avesse risposto nel pronunciare il nome della madre, e questo non fece che rendere Moni ancora più curiosa.
Sai qualcosa di più su di lei o sulla sua famiglia?
Uhm, vediamo... in realtà non mi ha mai parlato molto di sé: so solo che aveva una sorella la quale s'innamorò di un brav'uomo, andando così contro i genitori che invece preferivano persone come Nicholas, e che quindi si allontanò dalla famiglia con lui decidendo d'interrompere ogni contatto; non so se si sono sposati, anche se posso ipotizzarlo, né se hanno avuto dei figli.
Rispose Moni con aria pensierosa, cercando di ricordare tutto ciò che sapeva sulla fantomatica "zia": alla fine alzò le spalle con aria quasi noncurante.
In ogni caso mia madre deve avere delle foto di sua sorella, potrei chiederle di spedirmene qualcuna se vuoi.
Aggiunse sorridente, così da farle capire che avrebbe fatto di tutto per soddisfare la curiosità del suo Occhio Interiore se lo riteneva necessario: ma a quanto aveva capito, toccava a lei fare domande; da dove iniziare? Cosa chiedere per primo? Alla fine decise di affidarsi all'istinto.
Perchè non mi parli un po'... della tua famiglia?
Di dove vivevate, quale routine avevate... parla a ruota libera insomma, almeno so da che base partire.
Re: Incantesimi - Ufficio
Inviato:
25/01/2012, 22:23
da Tisifone
Le nostre vite sono più a specchio di quanto pensassi.
Anche troppo… per i miei gusti.
Fortunatamente l’espressione del viso di Tisifone non rispecchiava per nulla il pensiero che le era balenato all’improvviso nella mente. Sebbene quando aveva cinque anni avesse inviato alla sua amichetta del cuore Nadia i suoi fratelli e sorelle, una volta giunta a Hogwarts aveva ringraziato Merlino, Morgana e tutti i vecchi maghi del passato per la fortuna di essere figlia unica, per non parlare poi della litania con cui Demetri l’aveva fatta crescere secondo cui i legami di sangue fossero l’incarnazione del demonio.
Mia madre? Che strano, l'ho sempre considerata così... insignificante.
A quel commento di Monique, Tisifone aggrottò le sopracciglia, inclinando la testa di lato come se non riuscisse a comprendere a pieno il senso delle sue parole. Come poteva considerare un genitore insignificante?
Semplicemente ricordando a te stessa quanto ti hanno rovinato la vita…
Le rammentò la sua coscienza, facendole morire sulla punta della lingua la frecciatina fuori luogo che stava per partire.
Uhm, vediamo... in realtà non mi ha mai parlato molto di sé: so solo che aveva una sorella la quale s'innamorò di un brav'uomo, andando così contro i genitori che invece preferivano persone come Nicholas, e che quindi si allontanò dalla famiglia con lui decidendo d'interrompere ogni contatto; non so se si sono sposati, anche se posso ipotizzarlo, né se hanno avuto dei figli.
Che offesa imperdonabile innamorarsi di un brav’uomo.
Ironizzò Tissy, sollevando gli occhi al cielo, mentre la mano destra andava ad accarezzare inconsapevolmente la voglia a forma di serpente che aveva sulla spalla sinistra, uguale a quella della madre. Quando si accorse di quel gesto, si bloccò, osservando la sua mano come se fosse qualcosa che non le apparteneva.
In ogni caso mia madre deve avere delle foto di sua sorella, potrei chiederle di spedirmene qualcuna se vuoi.
Non so… da quello che mi hai detto dei tuoi genitori sono persone molto sospettose. Non vorrei che una richiesta così innocua scatenasse qualche pericolosa caccia alle streghe. Se tua madre ti dovesse chiedere perché vuoi una foto di sua sorella cosa potresti mai rispondere senza metterla sul chi vive?
Forse era lei che si stava facendo delle congetture complesse, ma da quello che aveva capito i rapporti tra Monique e i suoi genitori non erano per nulla rosa e fiori e non voleva mettere nei guai qualcun altro solo per delle “sensazioni” strane. Anche se, più andava avanti quella conversazione più quelle “sensazioni” andavano prendendo corpo.
Perchè non mi parli un po'... della tua famiglia?
Di dove vivevate, quale routine avevate... parla a ruota libera insomma, almeno so da che base partire.
Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ma nonostante quello accolse la domanda con fare nervoso, allungando la mano verso la teiera e riempiendo di nuovo la sua tazza: per parlare dei suoi genitori aveva bisogno di mooolto zenzero e cannella.
Noi vivevamo in un villaggio magico vicino a Ekaterimburg, stile Diagon Alley: magia ovunque tecnologia babbana zero. Anche se vi erano maghi e streghe di tutte le estrazioni era come vivere in un’enorme famiglia purosangue dove tutto ciò che è di origine babbana era bandita, incluso andare a far visita nei villaggi vicini.
Iniziò a raccontare, andando con la memoria ai giorni della sua infanzia e ricordando quanto fosse rimasta smarrita la prima volta quando a dodici anni aveva messo piede per la prima volta nella Londra babbana.
Mio padre era un pozionista molto abile mentre mia madre si dilettava a inventare incantesimi. Per quel che ne so io non ho né zii né cugini… ma non ne sono certa.
La scoperta del baule dei ricordi dei suoi genitori le bruciava ancora, la prova che i suoi genitori le avessero mentito sulle loro origini e che probabilmente tutta la sua vita era stata un’enorme menzogna.
Vuoi sapere della mia routine, di quello che facevamo? Bè eravamo felici, quella che i babbani chiamerebbero una famiglia mulino bianco. Non mi hanno mai fatto mancare nulla, mi hanno sempre voluto bene e sostenuto in qualsiasi cosa facessi, anche quando a nove anni ho scelto un serpente come mio famiglio.
E nonostante quello che stava dicendo era una cosa bella, il tono della voce era triste, sarcastico e si poteva notare anche un bel po’ di astio e rancore.
Re: Incantesimi - Ufficio
Inviato:
27/01/2012, 16:00
da Monique
Che offesa imperdonabile innamorarsi di un brav’uomo.
Nella famiglia di mia madre evidentemente sì.
D'altronde se il loro prototipo di genero ideale era uno come Nicholas Vireau, non c'è da stupirsi che un uomo onesto sarebbe stato ripudiato.
Commentò Monique con una leggera alzata di spalle ed una sottile - per modo di dire - vena sarcastica nella voce: in effetti per qualsiasi altra persona sarebbe stato un ragionamento assurdo, ma evidentemente i nonni materni erano fans di Lord Voldemort e un potenziale Auror sarebbe risultato la rovina della famiglia.
La donna propose poi a Tisifone di chiedere alla madre qualche foto della sua famiglia, e l'altra mosse avanti, com'era prevedibile ed anche sensato, i suoi dubbi.
Non so… da quello che mi hai detto dei tuoi genitori sono persone molto sospettose. Non vorrei che una richiesta così innocua scatenasse qualche pericolosa caccia alle streghe. Se tua madre ti dovesse chiedere perché vuoi una foto di sua sorella cosa potresti mai rispondere senza metterla sul chi vive?
Più che altro pensavo di chiederle foto della sua famiglia in generale, magari dei miei nonni o altro per una qualche ricerca personale: non credo che s'insospettirebbe troppo soprattutto visto che mio padre ha sempre considerato la sua famiglia superiore a quella di mamma, perciò conoscendola si sentirebbe in qualche modo importante... e a prescindere da tutto, credimi se ti dico che peggio di così non può andare quindi vale la pena tentare.
Rispose Monique, senza nessun atteggiamento teatrale: no, non stava esagerando per quanto Tisifone probabilmente non ne aveva idea, ma la donna era ancora restia a scendere nei dettagli; meglio continuare su quel territorio di reciproca conoscenza per il momento, e vedere dove ciò le conduceva.
Poi toccò alla professoressa Samyliak raccontare del suo passato, permettendo a Monique di rilassarsi un pochino con la sua tazza di tè in mano ed un biscotto nell'altra.
Noi vivevamo in un villaggio magico vicino a Ekaterimburg, stile Diagon Alley: magia ovunque tecnologia babbana zero. Anche se vi erano maghi e streghe di tutte le estrazioni era come vivere in un’enorme famiglia purosangue dove tutto ciò che è di origine babbana era bandita, incluso andare a far visita nei villaggi vicini.
Sembra l'ambientazione di una favola babbana...
Mormorò Moni, non sapendo se quel commento potesse essere interpretato in modo positivo o negativo dalla donna: dopo aver bevuto un sorso di tè e aver spazzolato il biscotto al burro - cosa che la portò a cercarne un altro - fu pronta per ascoltare il resto della storia.
Mio padre era un pozionista molto abile mentre mia madre si dilettava a inventare incantesimi. Per quel che ne so io non ho né zii né cugini… ma non ne sono certa.
Anche tu una famiglia incerta, quindi...
Commentò a bassa voce, annuendo lentamente mentre l'insegnante proseguiva il proprio racconto sulla storia della sua famiglia: anche il secondo biscotto scomparve in un batter d'occhio, e così il terzo ed il quarto; quasi non si poteva credere alla quantità di biscotti che la donna era in grado d'ingerire.
Vuoi sapere della mia routine, di quello che facevamo? Bè eravamo felici, quella che i babbani chiamerebbero una famiglia mulino bianco. Non mi hanno mai fatto mancare nulla, mi hanno sempre voluto bene e sostenuto in qualsiasi cosa facessi, anche quando a nove anni ho scelto un serpente come mio famiglio.
... ma poi ad un certo punti la favola è finita, vero?
Ti va di... raccontarmi?
Re: Incantesimi - Ufficio
Inviato:
29/01/2012, 19:57
da Tisifone
Più che altro pensavo di chiederle foto della sua famiglia in generale, magari dei miei nonni o altro per una qualche ricerca personale: non credo che s'insospettirebbe troppo soprattutto visto che mio padre ha sempre considerato la sua famiglia superiore a quella di mamma, perciò conoscendola si sentirebbe in qualche modo importante... e a prescindere da tutto, credimi se ti dico che peggio di così non può andare quindi vale la pena tentare.
Quel “peggio di così” pronunciato da Monique con assoluta tranquillità come se le stesse dando la ricetta dei calderotti lasciò Tisifone leggermente perplessa. La VicePreside non le sembrava il tipo da sopravalutare le situazioni né da voler attirare l’attenzione del prossimo ingigantendo le cose, soprattutto quando il prossimo in questione era una donna che conosceva appena.
Se una tale richiesta può gonfiare l’ego della tua dolce madre chi sono io per privarla del suo momento di gloria.
Acconsentì quindi, in maniera sarcastica e un po’ teatrale, facendo svolazzare la mano destra in aria, un brillio di curiosità negli occhi. Quell’espressione infatti aveva stuzzicato la sua innata curiosità, ma non si sentiva ancora abbastanza in confidenza con l’altra per chiedere delucidazioni. Probabilmente con il tempo glielo avrebbe detto spontaneamente.
Sembra l'ambientazione di una favola babbana...
Sorrise a quel commento, un sorriso aperto e leggermente nostalgico, visto che le riportava alla mente un episodio della sua infanzia, quando, ascoltata la prima favola babbana da parte di Asher, aveva esclamato “Ma questa è casa mia!”
Anche tu una famiglia incerta, quindi...
Più che incerta direi amante dei misteri…
Commentò Tissy con un filo di nervosismo: essere cresciuta in mezzo a segreti e bugie l’aveva resa una paladina della verità assoluta.
... ma poi ad un certo punti la favola è finita, vero?
Come si dice, il vissero tutti felici e contenti è solo un’invenzione letteraria.
Annuì seria, gli angoli delle labbra sollevati in un ghigno mesto, mentre si rigirava tra le mani la tazza di tè ormai tiepida. Ricordare quei giorni le faceva avvertire un senso di gelo fin dentro le ossa, un freddo intenso che nessun camino o bevanda era in grado di scacciare.
Ti va di... raccontarmi?
Il primo istinto fu quello di rispondere di no, che non le andava, che non aveva nessuna voglia di ripercorrere la tragedia che aveva segnato la sua vita. Ma vedendo lo sguardo calmo e per nulla trepidante di Monique, Tissy si rese conto che per la prima volta avrebbe avuto un’ascoltatrice attenta e distaccata, qualcuno che non era bramosa né di scoprire i sordidi retroscena della sua vita né di dispensare compassione e vuote parole di cordoglio.
Bè siamo qui per questo no? Raccontarci le nostre vite…
Esordì, allungandosi sul tavolino per versarsi dell’altra acqua calda nella tazza, bisognosa di avvertire un po’ di calore intorno a sé, anche se fittizio.
Era l’inizio dell’estate subito dopo la fine della guerra tra le scuole, quando Hogwarts fu decretata l’unica scuola di magia e stregoneria d’Europa. I miei genitori aveva deciso che sarei rimasta a casa, mi avrebbero insegnato loro tutto quello che c’era da sapere e sarei venuta qui solo per gli esami di passaggio.
Iniziò a ricordare, lo sguardo perso nel vuoto, mentre intorno a lei l’ufficio della Professoressa di Incantesimi veniva trasfigurato nel bosco di betulle vicino al villaggio dove era cresciuta. La notizia che Drumstrang quel Settembre non avrebbe riaperto era stata accolta come lutto cittadino e tutti si stavano organizzando per cercare di tenere i loro figli lontano da Londra.
Capire perché tutti consideravano Hogwarts il male assoluto è uno dei misteri che non sono mai riuscita a svelare e anche uno dei motivi per cui ho deciso di accettare di venire a lavorare qui.
Spostò lo sguardo da un punto indefinito alle spalle di Monique al giardino che si vedeva dalla vetrata. Era certa che tra quelle mura si trovavano le risposte a molte delle domande che aveva racimolato nel corso della sua vita.
Comunque… Stavamo facendo una sorta di pic nic in riva al lago, non molto lontano dal villaggio quando due manipoli di guerriglieri, mercenari, Auror o non so cosa, si sono materializzati da noi e ci hanno circondato. All’improvviso l’aria ha iniziato a crepitare di incantesimi, la maggior parte mortali, che venivano scagliati da un alto e dall’altro della radura con noi tre in mezzo. I miei genitori, bacchette sguainate, mi hanno messo al centro tra di loro, e hanno risposto colpo su colpo fino a quando non sono caduti entrambi.
Un riassunto breve e conciso, senza alcun fronzolo, il tono della voce atona, quello che era solita usare quando voleva tenere le persone a distanza, anche se in questo caso erano i ricordi che voleva mantenere lontano da sé.
Nel corso di un pomeriggio sono passata dal vivere una fiaba babbana a essere la protagonista di un film horror di serie Z, seppellita sotto i cadaveri dei miei genitori ricoperta del loro sangue.
Concluse, fidandosi solo allora di guardare Monique negli occhi, il fiato corto come se avesse corso per chilometri, il cuore che le batteva forte in petto. La mano tremolava leggermente quando la allungò per prendere una bustina di zenzero e cannella e tuffandola nella tazza: aveva bisogno urgente di calmare i propri nervi, anche se quel tremolio era l’unico indizio che poteva denotare un certo nervosismo da parte sua.
Re: Incantesimi - Ufficio
Inviato:
02/02/2012, 18:49
da Monique
Se una tale richiesta può gonfiare l’ego della tua dolce madre chi sono io per privarla del suo momento di gloria.
Non potrei essere più d'accordo.
Commentò Monique con un sorriso ironico e forse leggermente sadico sulle labbra: d'altronde quando si parlava dei propri genitori, la donna tendeva sempre a mostrare il suo lato più cattivo, ma chiunque conoscesse la sua storia poteva capire come l'ultima cosa che le venisse spontanea fosse l'affetto verso la famiglia.
In ogni caso c'erano cose più importanti di cui parlare, come la storia di Tisifone: fino a quel momento le era sembrata assolutamente perfetta, ma se così fosse stata la donna di fronte a lei sarebbe stato l'esempio vivente della serenità, no?
Era l’inizio dell’estate subito dopo la fine della guerra tra le scuole, quando Hogwarts fu decretata l’unica scuola di magia e stregoneria d’Europa. I miei genitori aveva deciso che sarei rimasta a casa, mi avrebbero insegnato loro tutto quello che c’era da sapere e sarei venuta qui solo per gli esami di passaggio.
Capire perché tutti consideravano Hogwarts il male assoluto è uno dei misteri che non sono mai riuscita a svelare e anche uno dei motivi per cui ho deciso di accettare di venire a lavorare qui.
Credo che facesse paura - o perlomeno desse parecchio fastidio - l'idea di non avere più scelta: se volevi mandare tuo figlio a scuola di magia, Hogwarts era diventata l'unica opzione possibile; e a molti obblighi di questo tipo non piacciono un granchè.
Mormorò Monique con una leggera alzata di spalle, ricordando qualche sporadico discorso sentito ad una delle tante cene di gala organizzate da sua madre dopo che Beauxbatons era sparita, accorpandosi alla scuola inglese.
Comunque… Stavamo facendo una sorta di pic nic in riva al lago, non molto lontano dal villaggio quando due manipoli di guerriglieri, mercenari, Auror o non so cosa, si sono materializzati da noi e ci hanno circondato. All’improvviso l’aria ha iniziato a crepitare di incantesimi, la maggior parte mortali, che venivano scagliati da un alto e dall’altro della radura con noi tre in mezzo. I miei genitori, bacchette sguainate, mi hanno messo al centro tra di loro, e hanno risposto colpo su colpo fino a quando non sono caduti entrambi.
Monique sobbalzò leggermente, la mente fervida che riviveva attraverso le parole di Tisifone quella che era stata la giornata più brutta nella vita della donna, ma non fece alcun commento, chiudendo solo gli occhi per qualche istante prima di riaprirli e notare quelli di lei nei suoi, pronta a concludere quel sintetico quanto raccapricciante racconto.
Nel corso di un pomeriggio sono passata dal vivere una fiaba babbana a essere la protagonista di un film horror di serie Z, seppellita sotto i cadaveri dei miei genitori ricoperta del loro sangue.
Ancora non disse nulla, indecisa su come comportarsi: normalmente - con un po' di confidenza in più - l'avrebbe abbracciata o altro, ma le sembrava ovvio che quello non fosse affatto il caso; rimase in silenzio per un lungo istante ed alla fine le allungò il piattino con i biscotti come a dirle che, in quel momento, doveva sforzarsi di mangiare qualcosa anche se non le andava.
Sei stata molto coraggiosa, altrimenti ora non saresti qui a parlarne.
Ti ammiro molto, per questo. E comprendo i tuoi sentimenti.
Le disse semplicemente, sincera e cristallina nella voce e nelle parole per farle capire che - per quanto sembrasse assurdo - si poteva fidare di lei come la donna stessa poteva farlo di Tisifone: era solo una sensazione la sua, ma sentiva che tra loro si poteva creare un legame forte e valido.
Immagino che tu voglia scoprire chi ha ucciso i tuoi genitori.
Pensi che Hogwarts possa fornirti le risposte che cerchi?
Re: Incantesimi - Ufficio
Inviato:
04/02/2012, 16:47
da Tisifone
Credo che facesse paura - o perlomeno desse parecchio fastidio - l'idea di non avere più scelta: se volevi mandare tuo figlio a scuola di magia, Hogwarts era diventata l'unica opzione possibile; e a molti obblighi di questo tipo non piacciono un granchè.
Tisifone annuì poco convinta: era certa che ci fossero motivi ben più gravi e importanti alla base della decisione dei suoi genitori di non mandarla a Hogwarts. E il fatto che anche Asher e Demetri avessero discusso tra loro, quando pensavano che lei dormisse, sull’opportunità di trovarle un tutore privata, non faceva altro che avvalorare la sua tesi. Per non parlare della stanza segreta che aveva trovato a casa a Ekaterimburg con tutti quegli strani cimeli di famiglia.
Finito il suo racconto, Tisifone raccolse le gambe al petto, in una posa quasi infantile che poco si addiceva alla sua reputazione di donna fredda e distaccata, ma che in quel momento sentiva molto sua. Era strano come la presenza di Monique, quel giorno la facesse sentire così a proprio agio da poter calare la maschera che era solita portare e lasciarsi andare a quel tipo di comportamento. In silenzio, posò il mento sulle ginocchia, gli occhi ancora fissi sulla VicePreside, come in attesa di una sua reazione, temendo in parte di essersi sbagliata e finire per leggere della compassione o incredulità nei suoi occhi. Invece l’unica cosa che l’altra fece fu porgerle il piattino con i biscotti, strappandole un piccolo sorriso triste: la madre era solita offrirle della cioccolata ogni volta che si sentiva triste o emotivamente turbata. Così prese dal piattino un biscotto al cioccolato, ringraziandola con un cenno del capo.
Sei stata molto coraggiosa, altrimenti ora non saresti qui a parlarne.
Non sono coraggiosa, ma una dannata sopravvissuta. E i sopravvissuti non vivono mai per loro stessi ma per le persone che li hanno protetti a costo della propria vita.
Ti ammiro molto, per questo. E comprendo i tuoi sentimenti.
Già, sembra che tu sia la sola o quasi a comprendere.
E non c’era ironia nelle sue parole, era solo una semplice constatazione. L’unico con cui si sentiva così in sintonia era Nadal, e credeva che ciò che li univa tanto era aver avuto esperienze tragiche talmente simili.
Immagino che tu voglia scoprire chi ha ucciso i tuoi genitori.
Pensi che Hogwarts possa fornirti le risposte che cerchi?
Riflettendo attentamente sulla domanda di Monique, Tisifone si portò il biscotto alla bocca e iniziò a mangiucchiarlo lentamente, cercando di non spargere briciole ovunque.
Si e no.
Rispose alla fine, dopo aver messo un po’ di ordine nel tumulto che erano diventati i suoi pensieri e le sue emozioni.
Voglio trovare gli assassini dei miei genitori, scoprire il perché, e ottenere giustizia. – e il lampo di odio puro che attraversò per un attimo i suoi occhi mostrava come non intendesse la giustizia degli uomini – Ma non è questa la mia priorità. Il motivo per cui sono a Hogwarts è scoprire chi erano realmente Cassiopea e Sirius Samyliak prima di auto esiliarsi nel cuore della Russia.
Disse, il tono determinato di chi non si sarebbe fermata di fronte a nulla pur di ottenere quello che voleva, anche se questo avrebbe significato dare una grossa delusione ai suoi padrini.