Sopportare ed evitare discussioni per il bene del Coro.
Potevo benissimo tramutarlo in un mantra ed utilizzarlo per evitare di rispondere alle provocazioni di Alvares.
Non solo lo stolto aveva osato bloccarmi la strada parlandomi di non so quali esercizi, ma aveva osato rincorrermi e cercare di afferrarmi, sempre menzionando il fatto che volesse solo parlare.
Certo voleva parlare, ma a chi voleva darla ad intendere
[I/SS=10].
Perché doveva per forza rompermi i boccini, possibile che non avesse di meglio da fare?
Sembrava proprio di no, ed il fatto che con me ci fossero Britney e Patricia mi metteva in una posizione di svantaggio.
Indovinato? Le ragazze erano per me quello che i babbani avrebbero potuto tranquillamente definire il mio tallone d’Achille, le dovevo sapere al sicuro prima di fare una qualsiasi mossa contro il Delfino e solo dopo, avrei acconsentito a prenderlo a calci, simbolicamente si intende.
Ero arrivata al punto di sopportare qualunque cosa, per il bene del nostro amato Coro, ma sentire il babbano prendersela con le mie amiche mi fece perdere la pazienza, ed io non ero una figlia di Tosca Tassorosso e di pazienza ne avevo ben poca.
Dovevo escogitare un piano per allontanare le mie amiche e trovare un modo per disarmare il mio avversario, che intanto aveva estratto la bacchetta.
Certo che per uno che vuole solo parlare la bacchetta era uno strumento inutile, a meno che ...
Facilitata dall’anello della Sfinge, riuscii ad escogitare un piano che mi avrebbe permesso di allontanare le ragazze ed al tempo stesso di disarmare il mio avversario, dovevo solo trovare il momento giusto per coglierlo alla sprovvista.
Spiegato il piano alle ragazze, anche se alle orecchie dei presenti le mie parole suonavano più come degli ordini che non come una preghiera, ma le mie amiche conoscevano quel codice segreto, erano stati i nostri padri ad idearlo solo che noi l’avevamo modificato ed aggiornato, tanto che nessuno riusciva realmente a decodificare le nostre parole, che a volte suonavano l’esatto opposto di ciò che volevamo realmente fare e quello non era uno di quei casi.
Stavo ordinando loro di andarsene mentre invece le stavo supplicando di lasciarmi da sola e nonostante nessuno delle due volesse lasciarmi da sola acconsentirono alla mia richiesta, consce di quello che rappresentavano per me e con l’intento di essermi di qualche aiuto.
Convinte le mie amiche a lasciarmi da sola, dovevo solo trovare il modo di dare loro la possibilità di allontanarsi e contemporaneamente dovevo disarmare il mio avversario.
Insomma una cosa semplice non vi pare?
Cercare di utilizzare la forza bruta era del tutto inutile, non ero forte abbastanza
[T/F=4] per poterci riuscire, ma potevo giocare d’astuzia, potevo cogliere di sorpresa il mio avversario e quale modo migliore se non utilizzare il classico modus operandi di un babbano.
Nessun incantesimo, ma scagliargli contro qualcosa potevo farlo benissimo, ed in quel momento la tracolla ed il libro al suo interno facevano al caso mio.
Il Delfino non si sarebbe mai aspettato un attacco del genere, non era da purosangue e lo sapevo bene e proprio per questo avevo deciso di comportarmi in quel modo, e poi non ero certa di poter contare sulla bacchetta di Britney, quindi meglio utilizzare quel poco che avevo per cercare di disarmare l’avversario.
Impugnai la tracolla e la utilizzai come una della mazze che i miei cugini utilizzano quanto venivano a trovarmi a Walker Manor e si divertivano a giocare in giardino a Quidditch.
Dovevo solo caricare il colpo e cercare di coglierlo di sorpresa, mi sarei accontenta persino di creare un po’ di confusione, non credevo che l’avrei colpito, ma quando sentii il doppio suono dei passi delle mie amiche che si allontanavano ed il tonfo della tracolla che picchiava contro il braccio del portoghese, non potete immaginare la soddisfazione.
Non potevo sperare in tanta fortuna e vedere la bacchetta del portoghese rotolare lontano, mi fece tirare un sospiro di sollievo. Sollievo che duro ben poco, visto che ben presto riuscì a recuperare la bacchetta e nonostante lo sentissi piagnucolando per il colpo ricevuto faticavo a trattenermi dal scoppiargli a ridere in faccia.
Un’intera biblioteca?!? Che esagerato. Pensa,i mentre fissando il viso del Delfino gli rivelavo il contenuto della mia rozza arma babbana.
Che vita sociale triste devi avere per andare in giro la sera con un libro di scuola … Mai quanto la tua. Replicai secca, per lo meno io non andavo in giro ad infastidire la gente, come qualcuno di mia conoscenza.
Eppure volevo far finire quell’inutile lite il più velocemente possibile, cercando persino di provocare il portoghese così da fargli alzare la voce e visto l’ora, se tutto fosse andato per il verso giusto almeno un Prefetto o meglio ancora un professore ci avrebbe sentiti.
Io sono una vittima… del tuo razzismo, dei tuoi pregiudizi nei confronti di chi non è puro come te … Mentre ascoltavo le accuse di Alvares, un sorriso amaro si fece strada sul mio viso, ormai conoscevo il ritornello, erano quattro anni che non facevo altro che sentirlo, eppure sentii il mio cuore andare in pezzi, non tanto per le parole che il portoghese pronunciava, ma per la consapevolezza che qualunque cosa io avessi fatto non potevo cambiare ciò che gli altri provavano nei miei confronti.
Conoscevo quel ritornello così bene che ormai pensavo non mi avrebbe più ferita, eppure sentirmi dire tutte quelle cattiverie gratuite faceva male proprio come il primo giorno.
Perché si ostinava a dire che ero razzista, che diceva che avevo dei pregiudizi?
Chi mi conosceva bene sapeva che non ne avevo, certo non avevo mai avuto contatti con i babbani, ed i pochi che conoscevano erano i miei compagni di scuola, ma questo non mi aveva impedito di avere amiche come Miyabi, Cappie o Brianna, solo per menzionarne alcune, e se questo significava essere razzisti ed avere dei pregiudizi allora era vero, avevo dei pregiudizi ed ero felice di averne.
Tu saresti una vittima dei miei pregiudizi? Non sai nemmeno di cosa stai parlando. Non sai cosa si prova. – replicai con rabbia, mentre sentivo che qualcosa stava cambiando –
Vuoi sentire cosa si prova Babbano, ti accontento subito. – aggiunsi utilizzando proprio quell’appellativo che il portoghese sembrava detestare tanto, ma ciò che lo infastidiva era mio alleato, e quella semplice parola era il miglior alleato che potessi desiderare.
Alla fine Alvares aveva ottenuto ciò che voleva.
Era riuscito a spingermi oltre il limite, ma sarebbe stato disposto a pagarne le conseguenze?
Intanto lo stolto proseguiva il suo sproloquio.
… del tuo immenso ego e del tuo senso di superiorità che ci ha reso ridicoli davanti alla Cyprus ma non sono una donnicciola … Questa poi … – replicai sorridendo in un modo del tutto innaturale, mentre involontariamente abbassavo lo sguardo in cerca di qualcosa e quando tornai a fissare il Delfino sapevo che il mio modo di guardarlo era cambiato, era diventato freddo e soprattutto molto più cattivo di poco prima –
Tu dov’eri mentre i leoni della Cyprus ci divoravano? Dove ti eri nascosto? – non avevo mai utilizzato un tono tanto gelido in vita mia e non mi ero mai sentita tanto cattiva, e la cosa mi spaventava, non mi piaceva quello che stavo provando, non mi piaceva sentire il male scorrermi nelle vene, io non volevo essere così, non potevo essere così –
Te ne stavi bello tranquillo dietro il tuo inutile ruolo di supporter. – intanto la rabbia continuava ad aumentare e la mia voce si faceva sempre più gelida –
Sei salito su quel palco? Hai avuto il fegato di affrontare i leoni, pur sapendo che non saresti mai stata in grado di sconfiggerli? No non l’hai fatto … ed hai la faccia tosta di dire che non sei una donnicciola? Hai ragione non lo sei … – e sempre più acida e con uno sguardo minaccioso aggiunsi l’ultima stoccata al mio discorso –
… sei solo un coniglio. Nonostante le cattiverie che stavo sbattendo in faccia al Delfino ed il mio timore di poter diventare una creatura malvagia, non riuscivo, e soprattutto non potevo concedermi sensi di colpa, non dopo tutto quello che avevo dovuto sopportare. Eppure sapevo che le mie parole avrebbero potuto ferire il portoghese, ma non mi importava. Volevo ripagarlo con la stessa moneta. Volevo che provasse quello che provavo io, ogni singolo giorno. Volevo che sentisse cosa si prova a sentirsi dire solo cattiverie.
La sfortuna di Alvares era che oramai la corda si era spezzata ed io non riuscivo a tenere a freno la mia parte malvagia ed ora che l’avevo libera, mi sentivo, come posso dire … serena.
Volevo ferire a suon di insulti un mio compagno di scuola e cosa provavo?
Un senso di pace, finalmente mi sentivo in pace con me stessa.
Ero davvero così malvagia o era solo la rabbia repressa a farmi parlare.
Non mi sentivo ancora pronta per scoprirlo, preferivo credere che fosse la rabbia a spingermi ad insultare il portoghese.
Alla fine avevo trovato il coraggio per liberare la mia parte oscura e nonostante ne avessi paura, perché sapevo di non poterla controllare sentivo un senso di sicurezza, nessuno sarebbe più stato in grado di ferirmi né a parole né tanto meno con i gesti, non l’avrei più permesso.
Alvares mi aveva sfidata ed io avevo accettato la sfida che mi era stata lanciata.
Io non ho sfidato nessuno… volevo solo parlare con te a quattr’occhi … Non aveva nemmeno finito di pronunciare l’ultima parola che vidi il Delfino muovere la bacchetta e lanciarmi contro un incantesimo, ed ancora una volta riuscii ad evitare l’attacco.
Non avevo fatto altro che difendermi, ma ora era giunto il momento di attaccare, e dopo averlo attaccato a parole, volevo farlo con un incantesimo.
Ero in vena di render pan per focaccia allo sfortunato Delfino che aveva osato sfidarmi.
Infilai lentamente la mano nella tasca del mantello e cercai la bacchetta.
Sentire un legno diverso da quello al quale ero abituata, era una sensazione stranissima.
Sentivo la bacchetta quasi ostile, come se volesse essermi nemica più che alleata e come potevo biasimarla, non ero la sua proprietaria e se nell’utilizzarla per un incantesimo mi si fosse rivoltata contro cosa avrei fatto?
C’erano moltissime incognite da analizzare, ma decisi comunque di rischiare il tutto per tutto in un unico incantesimo.
Speravo che gli astri fossero ancora dalla mia parte e mi aiutassero.
Sollevai la bacchetta continuando a sorridere, ma quel sorriso aveva ben poco di rassicurante, mi stavo preparando ad attaccare e l’avrei fatto nel modo più subdolo possibile. Dovevo giocare ancora una volta d’astuzia, far credere al babbano che volessi utilizzare un incantesimo e castarne un altro.
Posizione difensiva o meno, avevo tutte le intenzioni di mandarlo gambe all’aria.
Utilizzare uno schiantesimo era fuori luogo, meglio qualcosa di più rumoroso e che mi avrebbe permesso di ottenere lo stesso risultato.
Lentamente abbassai il braccio che impugnava la bacchetta, puntandola verso il pavimento e non del tutto sicura che l’incanto potesse funzionare mi inginocchiai sperando così di avere maggiori chance nell'evocare un buon incantesimo.
Hai deciso di gettarti ai miei piedi Lingua Argentata? Mi dispiace Babbano, ma ho in mente ben altro. Dissi minacciosa, nonostante non fossi per niente sicura dell’esito dell’incanto che stavo per evocare.
Era tutto un insieme di se, non sapevo
se sarebbe andato a buon fine, non sapevo
se la bacchetta mi avrebbe dato ascolto e non sapevo nemmeno
se fossi stata in grado di causare dei danni al Delfino, ma dovevo provare, dovevo giocarmi il tutto per tutto.
Pronunciato l’incanto, vidi una luce prendere vita dal catalizzatore e colpire il pavimento, mentre una lieve scossa faceva perdere l’equilibrio al mio avversario.
La scossa non era stata molto potente, per lo meno non come quelle che la mia bacchetta era in grado di sviluppare, ma mi aveva permesso di atterrare e contemporaneamente disarmare il mio avversario.
Ti ringrazio mi sei stata di grande aiuto. Sussurrai fissando per pochi secondi la bacchetta di Britney e giudicandola una fedele alleata.
Un rumore lontano attirò la mia attenzione.
Non ne ero certa ma sembravano dei passi, desideravo così tanto sentire il suono di un paio di piedi che si avvicinavano che credevo di sognare, ma il suono era molto strano come in due tempi, come se ci fossero più persone alla fine di quel corridoio.
Fissai per qualche minuto l'ombra che vi regnava e sperai di vedere qualcuno, ma la voce petulante di Alvares mi costrinse a voltarmi verso di lui.
E ora che vuoi fare? Infierire ulteriormente o goderti lo spettacolo di me che zoppico fino in infermeria? Mi alzai in piedi, nel momento in cui una figura mi si fermava accanto.
Sarebbe più interessante vederti zoppicare nell’ufficio della Vireau. Quella voce, che per me aveva un suono soave, nonostante in quel momento fosse minacciosa quasi quanto la mia, poteva appartenere ad una sola persona.
Britney - fu la prima parola che riuscii a dire voltandomi verso la mia amica –
Cosa ci fai qui? Non dovresti essere in Sala Comune, perché non mi dai mai retta? - le domandai seria, ma ero troppo felice di vederla per volerla realmente rimproverare.
Lo sai che non sarei mai stata capace di lasciarti sola e per lo più disarmata.
Sei tutta intera non è vero Capo? Sì sono tutta intera, ed in parte lo devo alla tua bacchetta. – e porgendogliela aggiunsi sorridendo –
E’ stata una buona amica, proprio come lo sei tu. Hai una strana luce negli occhi, cos’è successo?
Sembri cambiata.Mi chiese seria, nonostante i suoi occhi brillassero di soddisfazione.
Era come se il mio cambiamento fosse qualcosa che Britney aspettava da tempo.
Hai ragione sono cambiata, e quando saremo in Sala Comune ti racconterò tutto. Ancora una volta sentii il soave suono di passi che si avvicinavano, mi voltai e vidi un figura elegante avvicinarsi, ma i miei occhi si soffermarono sul viso di Monique Vireau.
Ma è Madame Vireau. Dissi incredula, mentre osservano la Vice Preside avvicinarsi.
Sapevo che mi aspettava una bella lavata di testa, ma ero lo stesso felice di vederla.
Te l’ho detto non potevo lasciarti nei pasticcio senza fare niente. Disse mentre sorridendo mi stritolava in uno dei suoi abbracci mozzafiato.
Brit mi soffochi. Ma invece di cercare di divincolarmi dal suo abbraccio, mi abbandonai ad esso, felice che invece di darmi ascolto avesse fatto di testa sua, ma ormai dovevo saperlo, Brit faceva sempre l’opposto di ciò che le chiedevo e per una volta la cosa non mi dispiaceva.