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da Lindë » 06/02/2013, 13:42
Elbeth vs. Elisabeth Location: Per il corridoio del Sesto Piano Orario: Notte fonda, oltre il coprifuoco, circa le 2.23 Meteo: Temporale all'esterno, sui 4° Motivazione: Grifondoro vs. Serpeverde, serve aggiungere altro? Facciamo che sia così, e fingiamo che Elbeth abbia fatto una pessima figura alla lezione di Incantesimi, nella cui parte pratica è stata battuta senza alcuna pietà dalla Serpina Elisabeth; e fingiamo che questo non la faccia dormire, al punto che, violando il coprifuoco (ma andiamo, chi non l'ha mai fatto almeno una volta in vita sua?), si sia ritrovata per il corridoio del sesto piano. E fingiamo ancora che Elisabeth, saputo che alcune sue compagne di Casata sono uscite dal dormitorio oltre l'orario consentito e temendo una perdita di punti per Serpeverde, sia andata a cercarle e si sia imbattuta nella Grifondofo furiosa. Cosa potrà mai venirne fuori? Famigli: No Primo Post: Elbeth
Da questo momento il primo duellante ha cinque giorni di tempo per postare la sua introduzione, il suo sfidante avrà altri cinque giorni per rispondere, e così via: per qualsiasi dubbio, vi invito a consultare il Regolamento del CdD.
In bocca al Drago ad entrambi.
Lindë Vilvarin
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da Elbeth » 07/02/2013, 22:06
[Dormitorio dei Grifondoro - ore 2.00 circa] Queen è tutto quello che sai fare?Mi rigirai ancora una volta nel letto. Le risate della classe risuonavano ancora nelle mie orecchie, come la fastidiosa voce di Elisabeth che mi prendeva in giro. Per l’ennesima volta mi tirai su le coperte, coprendomi il capo, quasi che potessi allontanare i brutti pensieri ed i brutti ricordi di quella giornata da dimenticare. Sospirai, mentre mi sforzavo di tenere gli occhi chiusi e di dormire. Era da quella mattina che quella frase e quelle risate continuavano a risuonare dentro di me. Non ero abituata a fallire. Non mi piaceva fallire! Fallire contro una Serpeverde, poi, mi faceva infuriare ancora di più! Mi rigirai ancora una volta nel letto. Ogni posizione era scomoda e mi sentivo come su un letto di carboni ardenti! Erano ore che andavo avanti così. Non ce la facevo più! Mi alzai di scatto sul letto, scoprendomi dalle lenzuola. Per Morgana! Se non riuscivo a prendere sonno, almeno avrei potuto fare qualcosa. A casa Richard era solito sempre prepararmi una cioccolata calda, quando non riuscivo a dormire ed ero troppo agitata. Ma lì, in quel luogo estraneo e sconosciuto, non c’era il mio Richard a prendersi cura di me. Ero da sola! Sospirai ancora. Con stizza malcelata mi vestii in fretta. Non sarei restata in quella stanza un minuto di più, come se l’allontanarmi da quel luogo potesse placare il mio malumore e zittire le voci e le risa dentro la mia testa. Era come se non riuscissi a stare ferma. Già la mia indole era irrequieta, ma quando qualcosa non andava per il verso giusto - il MIO verso! - non riuscivo a placarmi. Uscii dalla Torre dei Grifondoro di gran fretta e presi la prima scala a caso che era lì: avevo l’adrenalina che mi scorreva dentro e che chiedeva di essere sfogata, da qualche parte, una qualsiasi! Vagai per alcuni minuti senza meta: scendevo, risalivo, scendevo di nuovo, salivo ancora. Tutto pur di non fermarmi. Tutto pur di non pensare. Queen è tutto quello che sai fare?Ancora la frase mi rimbombava dentro: appena mi fermavo per riprendere fiato da quel girovagare senza un fine, ritornava prepotente a risuonare dentro di me. Di solito ero brava con gli incantesimi. Brava per una studentessa del primo anno che non ne aveva mai praticati! I miei genitori, sempre troppo impegnati, non avevano mai curato la mia educazione “magica” e Richard, al quale ero affidata - il fedele maggiordomo di famiglia - era un Magonò. Non avevo appreso da nessuno, quindi, a fare magie. Era Hogwarts che me le stava insegnando, assieme a tutto il suo corpo docenti. L’"Everte Statim" è un incantesimo del primo anno!Pensai con stizza. Lo avevo già eseguito. Sapevo esattamente cosa avrei dovuto provare e come scagliare l’incanto. Eppure quella mattina a lezione non c’ero riuscita!!! In realtà, dovrei dire che ero stata distratta... Serrai la mascella, quando la scala finì di muoversi. Mentre mi incamminavo per il corridoio, riconobbi il luogo nel quale il mio girovagare mi aveva portato. [Corridoio del Sesto Piano - ore 2.21 circa] Ero al sesto piano, precisamente nel corridoio dove si aprivano gli uffici dei professori. Era lì che ero arrivata, dunque. Chissà perché mi ero fermata proprio di fronte l’ufficio della Vice Preside Vireau. Uno strano scherzo del destino! La lezione dove avevo fatto la mia pessima figura era proprio quella di Incantesimi! Mi sentivo un fascio di nervi e rabbia. Quelle strane emozioni negative pervadevano l’intero mio essere e la cupa luce lunare che filtrava appena dalle immense vetrate, illuminava il mio volto serio e contratto. Tutto era immerso nel buio. Per non farmi scoprire non avevo neanche usato il “Lumos”. Incosciente, sì! Stupida, no! La luna piena per fortuna aveva rischiarato a tratti il mio cammino fin là. Infilai istintivamente una mano in tasca e ne tirai fuori la mia bacchetta. La mia bellissima bacchetta, di cui avevo sprecato il potenziale, proprio quella mattina! Bruciava. Bruciava tanto! Il mio carattere volitivo soffriva per l’umiliazione subita. La osservano lì poggiata sui palmi delle mie mani, quasi che lei - la bacchetta - potesse dare una risposta alle mie domande. Non potevo prendermela con la professoressa: aveva scelto un incantesimo del primo anno per la prova pratica di quella mattina. Ed anche se Elisabeth era più grande di me, io ero certa di riuscire a farcela: di eseguire l’incantesimo correttamente e adeguatamente. Sospirai ancora. Mi ero concentrata, mi ero preparata, sapevo cosa avrei dovuto provare. Quello a cui non ero preparata, invece, erano i commenti degli altri ragazzi e di Elisabeth, in particolare. Era molto competitiva, era una Serpeverde d’altronde. Era raggiante di poter confrontarsi con me ed era sicura di vincere. Glielo avevo letto in faccia. Ma lo ero anch’io! Non ero abituata a perdere! Non ero abituata a non vedere soddisfatte le mie aspettative! Era bastata una parola, detta al momento giusto, quello in cui stavo scagliando l’incantesimo, per destabilizzarmi. La mia concentrazione era alta, ma era tutta focalizzata sull’esecuzione di ciò che mi veniva richiesto a quella lezione. Non avevo pensato che i Serpeverde fossero scorretti. Eppure, me lo sarei dovuta aspettare! Le risatine di scherno dietro di me mi avevano distratta e riconoscere tra le tante, quella di Elisabeth, ancora di più. Chissà perché da lei non me lo sarei mai aspettato! Forse perché era sempre educata e gentile o perché quei capelli biondi e gli occhi azzurri mal si addicevano a una persona “cattiva”. Nella mia mente di bambina, ritenevo che chi fosse bello fosse anche buono. O almeno finora la mia esperienza era stata questa. Invece mi sbagliavo. Mi sbagliavo di molto! Si fosse limitata a battermi, forse, non me la sarei presa tanto, ma erano state le frasi di scherno sue e degli altri Serpeverde a farmi imbestialire! La rabbia e la frustrazione con il passare delle ore di quella tremenda giornata non avevano fatto altro che aumentare, dentro di me. Un fuoco che si alimentava e mi bruciava da dentro. Ero sempre stata abituata ad avere tutto! Volevo anche essere la migliore! Mi ero sfogata camminando, sfidando le regole, eppure non era ancora sufficiente. I miei passi mi avevano condotta fino a lì. Fuori orario, decisamente oltre il coprifuoco, a vagare senza meta. Io e la mia rabbia! L’unico pensiero che mi dava un qualche sollievo, in quel momento, è che prima o poi mi sarebbe capitata l’occasione di prendermi la rivincita: su Elisabeth e sui Serpeverde! Strinsi con forza la bacchetta che avevo in mano. Un piccolo brivido risalì dalla mano al braccio, un lieve pizzicore mi solleticava il palmo con il quale la impugnavo. La notte scura rendeva le mie emozioni ancora più cupe. Forse non era stata una buona idea girovagare a quel modo. Forse non era servito a nulla, se non farmi rischiare di prendere una punizione. Ma avevo agito d’impulso. L’impulsività: un altro dei miei “pregi”. Ed il motivo per cui quella notte mi trovavo lì, a fissare l’ufficio della professoressa Vireau, in quel corridoio buio.
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da Elisabeth » 11/02/2013, 17:28
[SALA COMUNE SERPEVERDE: ORE 22.30]
Finalmente avevo la Sala Comune tutta per me, potevo studiare fino a notte fonda senza venire disturbata. Le ore successive le avrei trascorse a studiare Erbologia o meglio, a svolgere approfondite ricerche sul Cedro, il Galbano ed il Timo per l’imminente scadenza del compito assegnatoci dalla Prof.ssa Vilvarin. Mi sistemai meglio sulla poltroncina che già occupavo accanto al caminetto ed oltre al tomo di Erbologia, che avevo preso in prestito in Biblioteca quel pomeriggio, accanto a me avevo un quaderno sul quale appuntare le mie annotazioni ed ovviamente una piuma per scrivere. Trovata la posizione più consona per permettermi di scrivere comodamente, aprii il libro ed iniziai le mie ricerche appuntando sul quaderno di tanto in tanto quello che ritenevo importante e soprattutto indicato per il tipo di ricerca che dovevo svolgere. Intorno alle 00.25 o forse 00.30, minuto più minuto meno, la stanchezza venne a farmi visita così decisi di prendere la via del dormitorio. Lasciai il quaderno all’interno del libro, che avevo appena chiuso, mi alzai in piedi e con il libro sotto braccio andai verso il dormitorio del terzo anno. Non ci misi molto a raggiungere il dormitorio e la piccola scrivania accanto al mio letto, dove posai il libro che avevo portato con me. Presi tutto l’occorrente per la notte ed andai in bagno a cambiarmi, indossai il pigiama, mi lavai i denti e mi spazzolai i capelli, conclusa la mia piccola routine pre-riposo, tornai in dormitorio, dove adagiai sulla sedia accanto al mio letto i vestiti che mi ero tolta e gli stivaletti, mentre a piedi scalzi mi avvicinavo al letto, sollevai lenzuola e coperte, mi sdraiai ed infine rimisi le coperte al loro posto. Sotto le coperte percepii immediatamente quel tepore e quel torpore che lentamente mi avrebbero condotta nel regno di Morfeo. [DORMITORIO FEMMINILE III° ANNO: ore 01.15 circa] Dormivo beatamente quando fui svegliata da Patricia che non faceva altro che piangere e biascicare qualcosa di incomprensibile. Fui costretta ad alzarmi dal letto per cercare di capire cosa diceva, così quando sollevai le coperte e misi i piedi sul pavimento gelido, rabbrividendo a quel contatto, dovetti per forza cercare le pantofole ed una volta indossate, mi alzai dal mio letto ed andai dalla mia amica.
Patty, cosa ti prende?
Chiesi cercando di apparire gentile e soprattutto comprensiva, mentre mi sedevo sul suo letto, magari aveva litigato un’altra volta con il fidanzatino o forse era solo impazzita; la seconda ipotesi a mio avviso era la più probabile. La ragazza mi abbracciò e forse più per gentilezza che per altro, ricambiai il suo gesto ed in quel momento mi disse cosa era successo.
Mia sorella ed un paio di bambine sono sparite, non so dirti con precisione quante sono, so solo che si sono avventurate fuori dalla Sala Comune.
In quel momento più che abbracciarla avrei voluto strozzarla, ma, al momento non potevo farlo, Patricia mi stava letteralmente strozzando nel suo abbraccio, troppo violento per i miei gusti.
Patty mi soffochi.
Dissi e per mia fortuna la ragazza allentò la presa, ora potevo cantargliene quattro, senza timore di venire nuovamente soffocata.
Mi spighi perché non sei andata a cercarle?
Chiesi irritata e con il collo che mi faceva male.
Perché non mi danno retta è inutile che vada a cercarle nel corridoio del Sesto Piano.
Dove sono andate?!? E tu disgraziata lo sapevi e non hai fatto niente per fermarle, eppure Patricia sei bella grossa, di forza ne hai fin troppa per riuscire a tenere a freno quella peste di tua sorella Samantha.
Dissi alla ragazza massaggiandomi il collo dolorante.
Ti avverto Patricia se le scoprono e perdiamo dei punti quando ritorno di strozzo. Invece di piangere ti conviene pregare il fondatore della nostra casata di aiutarci.
Dissi alla ragazza, alzandomi dal suo letto e dirigendomi verso il mio armadio, dove presi un maglione, un paio di pantaloni, che ora tenevo saldamente fra le mani, mentre il giaccone lo scaraventai con poca grazia sul letto, mi chinai nella piccola borsa che portavo in bagno con me ogni mattina ed ogni sera, e presi solo la spazzola e così armata andai dritta in bagno, dove mi preparai nel giro di una decina di minuti più o meno. Una volta pronta, tornai in dormitorio, andai a recuperare il giaccone lo indossai, presi la bacchetta e la strinsi nella mano destra, dirigendomi verso l’uscita del dormitorio, senza guardare il viso la ragazza che sentivo ancora piangere e fermandomi sull’uscio aggiunsi.
Io vado a cercarle e quanto ritorno tu ed io faremo i conti. E’ piantala di frignare.
Le dissi sgarbata, poco prima di uscire dal dormitorio. [CORRIDOIO SESTO PIANO: circa le 2.20] Con passo svelto e più infuriata che mai, iniziai a salire le scale che mi avrebbero condotta al Sesto Piano della scuola. Come al solito le scale avevano voglia di giocare, io un po' meno, e quando mi portarono per la seconda volta nell'ala opposta del castello, rispetto alla mia destinazione, persi del tutto il controllo.
Maledette scale, ma, non state mai ferme?
Dissi digrignando i denti, ero furiosa ed appena i piccoli fuggiaschi mi fossero capitati fra le mani uno scappellotto a testa non gliel’avrebbe levato nessuno. Raggiunsi il Sesto Piano abbastanza velocemente, e per mia e loro fortuna non incontrai nessuno; la bacchetta era ancora saldamente stretta nella mia mano destra, nonostante giacesse inerme accanto al mio fianco; utilizzarla per avere della luce extra e perché mai? Le tenebre non mi dispiacevano e poter arrivare alle spalle dei bambini di soppiatto e spaventarli, poteva valere più di una bella sculacciata o di uno scapellotto, per quelli potevo rimandare benissimo al mattino, ma, la cosa più importante, era riuscire a trovarli tutti e velocemente. Avanzai nell’ombra per diversi minuti e vista la scarsa illuminazione, avevo qualche probabilità di non essere vista, gli uffici dei professori sembravano deserti e con un po’ di fortuna avrei potuto trovare i bambini senza incorrere in qualche punizione e nella perdita di punti preziosi per la casa verde-argento. Girai un angolo ed un altro ancora e dei bambini nemmeno l’ombra, mi ci vollero diversi minuti prima di riuscire a localizzarli. Di norma per terrorizzarli a dovere avrei preparato un’entrata d’effetto, fingendo di apparire dai Sotterranei, ma, perché fingere? Non mi avevano sentita arrivare, potevo terrorizzarle comunque e dopo quella performance nessun primino Serpeverde si sarebbero più azzardato ad uscire dal dormitorio oltre il coprifuoco, e soprattutto, non mi avrebbero costretta ad andare a cercarli una seconda volta.
Posso sapere chi vi ha dato il permesso di uscire dalla Sala Comune a quest’ora della notte?
Chiesi loro furiosa, ma, riuscendo più o meno a mantenere un tono di voce piuttosto calmo e soprattutto non avevo alzato la voce, cosa che ovviamente li spaventò ancora di più.
Fate silenzio, non mi interessano le vostre scuse, a gruppi di tre tornate in dormitorio. Voi tre andrete per prime. Poi voi tre e così via.
Dissi ai bambini, aspettando qualche altro minuto prima di mandare il secondo gruppo, il terzo ed il quarto. Potevo ritenermi soddisfatta i bambini dovevano essere arrivati tutti sani e salvi in Sala Comune e poi in dormitorio, ma, qualcosa, mi spinse a percorrere qualche altro metro lungo quel corridoio, forse da qualche parte c’era un altro piccolo gruppo di Serpi fuggiasche, ma, per saperlo dovevo per forza concludere la mia ronda in quel corridoio. Nei pressi dell’ufficio di Madame Vireau intravidi una piccola sagoma.
Maledizione eccone un altro.
Pensai avvicinandomi di soppiatto al bambino, lo o meglio la fissai per qualche minuto, decisamente quella che mi stava di fronte era una bambina, ma, questa volta non era una Serpe, ma, una Grifa a gironzolare da sola per quel corridoio. Guardai meglio la piccola fuggiasca e riconobbi immediatamente Elbeth, la bambina che avevo umiliato quella mattina durante la lezione di incantesimi. Come dovevo comportarmi? Tornare sui miei passi, fingere di non averla vista ed andarmene? Ovviamente non l’avrei mai fatto e poi se l’avessi fatto Kayleen, Miyabi ed Ethan mi avrebbero dato il tormento per tutto il resto dell’anno scolastico. Sono una ragazza ambiziosa ed ho un pessimo carattere questo è certo, ma, non sono cattiva e non volevo che la piccola Grifa venisse punita per la sua escursione notturna. Dovevo trovare il modo di convincerla a tornare alla sua Torre e per farlo potevo solo fare leva sul fatto che fossi più grande di lei e cercare di farmi ascoltare, ma, mi avrebbe dato ascolto oppure avrebbe fatto di testa sua? Al momento non potevo saperlo, dovevo solo cercare di apparire il più gentile possibile, magari avrei raggiunto il mio scopo senza dover per forza apparire più cattiva del necessario. Mi avvicinai di qualche altro passo e con voce piuttosto calma, o meglio quella che credevo fosse una voce calma, ma, che comunque nascondeva un velo di irritazione mi rivolsi alla bambina.
Buonasera Queen, forza vieni con me ti accompagno nella Torre di Grifondoro, non è salutare girare di notte per i corridoi di Hogwarts.
Forse alle orecchie della bambina le mie parole potevano suonare come una minaccia, ma, non mi importava, la volevo nella sua casa e la volevo lì subito.
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Elisabeth
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da Elbeth » 14/02/2013, 0:45
[Per il corridoio del Sesto Piano - ore 2.23] Mentre meditavo sui disastri di quella giornata, la dimostrazione della mia incapacità magica contro una Serpeverde e la disperazione per la brutta figura – rigorosamente in quest’ordine! – dei mormorii sommessi mi fecero quasi sobbalzare. Ci mancava solo una punizione, per farmi chiudere quella giornata in bellezza. Trattenni il respiro e rimasi immobile: a meno di entrare nella stanza della Vireau non è che potessi fare granchè in un corridoio lungo e dritto! Forse, nel buio della notte, la mia piccola figura sarebbe passata inosservata. Attesi un secondo. Un altro ancora. E ancora! I mormorii furono seguiti da uno scalpiccio di passi, svelti e ravvicinati. Inarcai un sopracciglio perplessa, mentre i miei pensieri si rincorrevano veloci dentro la mia testa. Ero sempre fin troppo esuberante ed anche il mio modo di pensare non faceva eccezione: veloce, intuitivo, spesso superficiale. Eppure, il mio intuito in quel momento mi suggeriva che non potevano essere i passi di un adulto (intuito/perspicacia = 16): troppo veloci e a troppa poca distanza gli uni dagli altri. Le alternative erano due: o c’era un raduno degli elfi domestici di Hogwarts nel corridoio del sesto piano o erano altri studenti. Sorrisi sarcastica. In entrambi i casi non correvo alcun rischio, quindi: gli elfi sarebbero stati facilmente convinti dalle mie parole (anche se dubitavo che si trattasse di loro, troppo ligi alle regole per ritrovarsi a quell’ora di notte fuori dalle cucine!), mentre gli studenti erano nella mia stessa, identica e pericolosa posizione... A nessuno avrebbe giovato venire scoperti. In ogni caso! Quella piccola avventura, tuttavia, mi aveva dimostrato come fosse più opportuno rientrare. Un solo studente poteva passare inosservato, ma un gruppo? Il rischio aumentava in misura direttamente proporzionale al numero di persone coinvolte. La bacchetta che poco prima avevo osservato, ora era ben stretta e salda nella mia mano. Anche se le mie deduzioni fossero state esatte, non mi conveniva rischiare. Attesi e ascoltai, respirando il meno rumorosamente possibile, nonostante il battito leggermente alterato dall’adrenalina che mi scorreva nelle vene. I rumori sommessi si facevano sempre più lontani… Posi l’orecchio sinistro per sentire meglio. Il sordo scalpiccio era ormai un eco lontano. Ero finalmente di nuovo sola. Fissai ancora un’ultima volta la porta e istintivamente ne sfiorai con la mano il legno caldo e lavorato. Sospirai. Sicuramente la prova di quella mattina mi aveva penalizzato in Incantesimi e la delusione era stata troppo cocente. Forse, avrei dovuto parlare con la Vice Preside e chiederle qualche consiglio sulla mia scarsa concentrazione o, semplicemente, le avrei potuto chiedere di potermi esercitare di più. I miei occhi tristi continuavano a fissare la porta... Sapevo di non essere un’incapace, ma quella mattina avevo dimostrato tutt’altro. Queen è tutto quello che sai fare?Rialzai il capo decisa. No! Non era tutto quello che sapevo fare! Ora basta recriminare!Mi sarei presa la mia rivincita: a tempo debito. Stavo per voltarmi e riprendere la strada verso il mio dormitorio, quando… Buonasera Queen, forza vieni con me ti accompagno nella Torre di Grifondoro…Il tono apparentemente calmo era venato di irritazione. Sorrisi ironicamente. Ancora una volta il destino sembrava prendersi gioco di me. Avrei riconosciuto quella voce tra mille, soprattutto dopo averla avuta in testa per tutta la giornata. Era solo colpa sua se mi trovavo lì. E poi di che s’impicciava? So perfettamente dove si trova la mia Torre, Elisabeth.Anche la mia voce era irritata. Mi voltai. La penombra ci circondava, ma la sua sagoma era inconfondibile e lì, a pochi passi da me. Una Serpeverde che si preoccupa per me? Te ne saresti potuta ricordare stamattina.Non riuscii a trattenere l’astio nelle mie parole: anche se mi dava estremamente fastidio riconoscere che il suo comportamento mi aveva ferito, erano uscite prima che potessi riflettere. Il tono della mia voce fu volutamente ironico ed indisponente, mente rigiravo l’impugnatura della bacchetta tra le dita. Potevo sentire il mio battito cardiaco accelerare di qualche colpo ed il mio respiro iniziare a diventare un pò più affannato. La rabbia a stento trattenuta unita alla mia impulsività si agitavano dentro il mio animo deluso. Mi rendevano sensibile e attenta, come un predatore che è in procinto di afferrare la sua preda. Era così che mi sentivo: come una belva tesa e pronta a scattare. L’improvvisa tensione del mio corpo ne era una prova: la mia mano era nervosa e rigida mentre impugnava la bacchetta, le spalle si erano contratte e anche i tratti del mio volto erano tirati. … non è salutare girare di notte per i corridoi di Hogwarts.Quelle furono le parole che fecero traboccare il vaso! LEI che osava dire a ME cosa dovevo o non dovevo fare? E poi, cosa le importava? Se avessero tolto punti alla mia casata, lei ne avrebbe solo guadagnato! Era proprio una Serpeverde! Ormai non mi fidavo più di lei, non dopo quello che era successo stamattina. Ero certa che se avesse potuto, mi avrebbe consegnata trionfante nelle mani della Samilyak e non ci tenevo ad avere uno scontro con la mia Caposcuola! Oh! Ma stai un po’ zitta! La tua voce mi ha già infastidito abbastanza per oggi! Glielo sibilai prima di puntarle contro la bacchetta. Il mio tono era basso e vibrante di collera. Se fossi stata Jorge o Steve, l’avrei presa a pugni. Ogni tanto odiavo essere una femmina: un maschio si sarebbe divertito molto di più nella sua rivincita. Ma in fondo c’era un sottile compiacimento nello sconfiggerla con la magia. Avrei ricambiato con la stessa moneta, gli stessi galeoni sonanti, la stessa umiliazione che lei aveva inflitto a me quella mattina! Un brivido –preludio dello scontro imminente - percorse la mia schiena, dal basso verso l’alto, diretto al braccio destro, quello che impugnava la bacchetta. Petrificus totalus!Petrificus Totalus
Difficoltà: 1 Tipo: Incantesimo Generico Descrizione: Immobilizza l'avversario facendo diventare il suo corpo duro e pesante come la pietra Genere: Offensivo Danno: 4
La formula fu pronunciata con precisione, mentre contemporaneamente il mio braccio si muoveva sinuoso, imprimendo alla bacchetta un tocco, simile a un leggero ma deciso colpo di frusta. Sentivo tutta la mia capacità magica agire dentro di me, determinata a raggiungere il risultato. Avevo agito d’impulso, ma in fondo usare la magia non era anche quello? Istinto? Il mio mi aveva consigliato di attaccare e la mia bacchetta pareva averlo sentito! Questa speciale connessione mi faceva sentire potente: sentire scorrere in me la magia, catalizzata da quel piccolo pezzo di legno che tenevo tra le dita, eppure tanto forte da produrre un fascio di luce rossa. Quel fascio, simile a una scossa elettrica di estrema potenza, fuoriuscì dalla punta della mia bacchetta dirigendosi contro Elisabeth, a poca distanza da me (capacità magica 2 + lancio dado d14/20 = 16). Un sorriso di trionfo si dipinse sul mio volto. Finalmente avrebbe avuto ciò che si meritava! Senza contare il piacevole e non secondario effetto di spegnere quella voce fastidiosa, che era stata il tormento della mia giornata.
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da Elisabeth » 19/02/2013, 18:59
Mi ritenevo soddisfatta, i miei piccoli Serpini dovevano essere tutti sani e salvi in Sala Comune e per i rimproveri avrei aspettato pazientemente la mattina e facendo leva sul fatto che fossi più grande gli avrei sgridati a dovere. Ma, erano i soli ad avventurarsi nel corridoio del Sesto Piano? Forse altri bambini avevano avuto la loro stessa pessima idea. In quel momento l’opportunità di lasciare che perdessero punti importanti per l’annuale “Coppa delle Case” mi interessava ben poco, volevo solo la certezza che tutti i bambini della scuola fossero nei loro letti. Una bambina di tredici anni che si preoccupa di altri bambini, stavo crescendo questo era certo, ed in me il desiderio di aiutare gli altri cominciava a farsi vivo in maniera persistente. Non sapevo bene perché, ma, negli ultimi tempi mi veniva quasi spontaneo preoccuparmi per i miei compagni, forse era qualcosa di genetico, mio padre era stato un Auror e mio nonno lo era tutt’ora, proprio come lo erano i miei zii. Ed ora in quel corridoio buio e tetro, mi stavo preoccupando forse per niente, ma, era come se … [Intuito (Sesto Senso) = 8] qualcuno mi dicesse che in quel corridoio c’era un altro bambino, o forse ero solo io che immaginavo altri bambini in quel corridoio. Non mi chiesi se sarebbe stato un bene incontrarli o meno, volevo solo aiutarli ed ingenuamente riposi la bacchetta nella tasca del cappotto, non mi sarebbe servita o almeno credevo che il mio catalizzatore magico non mi sarebbe servito nei prossimi minuti. Voltai l’angolo e vidi Elbeth, una Grifondoro con la quale mi ero scontrata quella mattina durante la lezione di incantesimi, volevo i punti messi in palio per l’esercitazione e gli avrei ottenuti ad ogni costo, mi piacevano le competizioni, specialmente se ero io ad avere la meglio. L’irritazione di poco prima non mi era di certo passata, ma, mi stavo sforzando di essere gentile, mi ero persino offerta di accompagnarla nella sua Torre. So perfettamente dove si trova la mia Torre, Elisabeth. Una Serpeverde che si preoccupata per me? Te ne saresti potuta ricordare stamattina. Potevo percepire l’odio che la Grifondoro provava nei miei confronti e non potevo darle tutti i torti, mi ero comportata male con lei e lo sapevo bene, l’unica cosa che potevo fare era porgerle le mie scuse e cercare di spiegarle perché mi ero comportata a quel modo con lei. Hai ragione Elbeth, ti porgo le mie scuse, lo so bene di essere stata insopportabile questa mattina. Avevo ammesso la mia colpa, mi ero dimostrata umile, ma, questo non bastò alla Grifondoro. Oh! Ma stai un po’ zitta! La tua voce mi ha già infastidito abbastanza per oggi! Di bene in meglio, io cercavo di essere gentile e quella piccola insolente mi rispondeva a quel modo, in un’altra occasione le avrei fatto mangiare ogni singola parola che aveva osato pronunciare, ma, non in quel momento, non dopo il mio comportamento di quella mattina, dovevo dimostrarle che le mie parole erano sincere, così strinsi i denti ed evitai di risponderle come meritava. Molto bene signorina Queen, il corridoio è tutto suo. Dissi voltando le spalle ed iniziando a ripercorrere i passi che mi avevano condotta in quel luogo. Il mio dovere l’avevo fatto, le avevo fatto le mie scuse, mi ero offerta di accompagnarla nella Torre di Grifondoro, ottenendo solo risposte insolenti e maleducate. Non reagire, allontanati prima di perdere la calma. E’ una bambina sorvola. Sentivo la rabbia crescere ad ogni passo, ma, non volevo impugnare la bacchetta e questo era stato sciocco da parte mia. Sapevo che in quel momento la piccola Queen mi odiava, ma, impugnare la bacchetta, voleva dire darle corda o peggio ancora scagliarle contro un incantesimo e con l’umore in cui mi trovavo in quel momento non avrei scelto uno stupido “Everte Statim” avrei scelto qualcosa di molto peggio questo era certo, quindi era meglio per entrambe che avessi deciso di allontanarmi. Avevo appena commesso il secondo errore della giornata. Il primo errore era stato scusarmi con la Grifondoro ed il secondo voltarle le spalle errore che non avrei più commesso. Petrificus totalus! Il prossimo che avrebbe osato dire che noi Serpeverde siamo disonesti si sarebbe ritrovato come minimo schiantato in qualche angolo del castello, noi disonesti? Ed una Grifondoro insolente che ti compisce alla spalle come deve essere chiamata? Semplice pura e semplice vigliaccheria. Che fosse fuori di sé per quello che era successo la mattina durante la lezione di incantesimi non mi importava, io il mio dovere l’avevo fatto mi ero scusata e lei mi aveva colpito alle spalle. Ora potevo solo provare a neutralizzare in qualche modo l’incantesimo della Grifondoro e dopo sarei partita al contrattacco. Mi voltai giusto in tempo per vedere il fascio di luce liberarsi dalla bacchetta della Grifondoro. Cercai di estrarre la bacchetta più velocemente che potevo, non avrei avuto il tempo di concentrarmi, potevo solo rispondere istintivamente cercando di proteggermi. Puntai la bacchetta di fronte a me e mi preparai a lanciare il mio incantesimo Protego Protego
Difficoltà: 3 Tipo: Incantesimo di Evocazione Descrizione: Si tratta del sortilegio Scudo che crea un muro invisibile che protegge da tutti gli incantesimi offensivi e dalle maledizioni di livello medio/basso facendoli rimbalzare su chi li ha lanciati. Non funziona con le Maledizioni Senza Perdono Genere: Difensivo Danno: //
Avevo evocato il mio incantesimo [Capacità Magica 3 + 6/d20 =9] ovviamente non potevo fare un miracolo potevo solo cercare di contenere i danni, la rabbia era tanta e la concentrazione poca, non sarei riuscita a bloccare completamente il Petrificus, ma, avrei potuto contenere il danno. Almeno una parte del mio corpo poteva ancora muoversi, mentre le mie gambe lentamente si erano pietrificate, ora sapevo cosa avesse provato la ninfa Daphne quando per sfuggire dalle brame amorose di Apollo era stata tramutata dagli dei in un albero. Chissà poi perché in quel momento mi era venuta in mente proprio quella leggenda babbana, forse perché stavo in qualche modo provando una sensazione molto simile alla ninfa della storia, una cosa potevo dirla con certezza non era una bella sensazione anzi a mio avviso era orrenda. Cercai di trattenere la rabbia, non si vincono le battaglie lasciando libero sfogo ai propri sentimenti, dovevo riuscire ad estraniarmi da quello che stava accadendo, vivere in terza persona quello che accadeva, solo così avrei potuto pensare in maniera lucida, non amavo fare del male ed una parte di me, mi stava implorando di trattenermi, la parte razionale del mio io, la parte che da quel momento in poi avrei ascoltato. Elisabeth usa il Finitus, ti liberi e poi vediamo cosa farne della Grifondoro. Era un consiglio molto strano, cosa potevo farmene di quella bambina, un bel niente, ma … sapevo cosa non riusciva a digerire ed avrei fatto leva su quello. La mia parte buona e premurosa, l’avevo rispedita in dormitorio, ora Elbeth avrebbe conosciuto un’altra Serpeverde se fosse stata perfida o solo vendicativa nessuno poteva saperlo nemmeno io. Sapevo quale incantesimo evocare per cercare di liberarmi, dovevo solo trovare la giusta concentrazione, abbassai lo sguardo e fissai la mia bacchetta ancora posizionata davanti a me, dovevo solo concentrarmi su di essa e … … come sempre vi consiglio di aiutare la vostra concentrazione immaginando nella vostra mente … Appena raggiunta la concentrazione ricordai le raccomandazioni della Prof.ssa Vireau, dovevo concentrarmi ed immaginare cosa doveva fare il mio incantesimo. Finalmente avevo raggiunto la giusta concentrazione [Concentrazione 2] , in quel momento c’eravamo solo io e la mia bacchetta, eravamo diventate un tutt’uno, era come se fosse diventata un’estensione del mio braccio, ora dovevo solo caricare l’incantesimo.
Finite Incantatem
Finitus/ Finite Incantatem
Livello: 1 Tipo: Incantesimo Generico Descrizione: Annulla gli effetti di alcuni incantesimi oppure ne fa cessare l'effetto Genere: // Danno: //
Dissi pronunciando queste due semplici parole lentamente e scandendo bene ogni sillaba [Capacità Magica 3 + 12/d20 =15] e contemporaneamente mossi la bacchetta lentamente contro la parte del mio corpo pietrificata. Nella mia mente io vedevo l’incantesimo riuscire, avevo immaginato l’esito che volevo raggiungere come ci aveva detto di fare la Prof.ssa Vireau, ma, anche nella realtà sarei riuscita a spezzare il sortilegio di Elbeth o avrei dovuto continuare quello scontro rimanendo bloccata. Comunque fosse andata, non mi sarei arresa, Serpeverde non si arrende, avrei trovato il modo di contraccambiare il favore.
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da Lindë » 26/02/2013, 11:59
Poiché Elisabeth è stata pietrificata solo per metà del corpo e potendo ancora muovere correttamente le braccia, in particolar modo quella che detiene la bacchetta, il suo incantesimo va a segno, e può considerarsi del tutto libera dal Petrificus. Elbeth può dunque, nel suo post, passare direttamente alla fase di attacco, non avendo all'effettiva un incantesimo contro cui difendersi: da questo momento, la signorina Queen ha 5 giorni di tempo, come sempre, per rispondere.
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da Elbeth » 27/02/2013, 14:04
Da un grande potere come quello della Magia, deriva una grande responsabilità, Elbeth! (*) Perché le parole di Richard mi tornavano alla mente proprio in quel momento? Fissai la mia bacchetta ed il fiotto di luce rossa che colpiva la mia avversaria, ma il sorriso sicuro che avevo sfoggiato finora mi morì sulle labbra. Mi sembrava di vivere quella scena al rallentatore. Perché la rabbia che finora mi aveva posseduta e che avevo sfogato in quell’attacco improvviso, non mi dava alcun sollievo? Nonostante il buio che ci circondava potevo vedere l’innaturale contrazione del corpo parzialmente pietrificato di Elisabeth. Aveva provato a proteggersi con l’incantesimo scudo, eppure in parte il mio incanto l’aveva colpita, probabilmente l’avevo sorpresa e non si aspettava che l’attaccassi. Mi appuntai mentalmente che essere imprevedibili, poteva essere un vantaggio in un duello... Era la prima volta che ne vedevo gli effetti su un essere umano: a scuola ci eravamo finora esercitati solo su cavie animali. Quindi, non mi era mai capitato finora di usare la magia contro qualcun altro, almeno non consapevolmente. Potevo escludere dal novero quell’unica volta che per rabbia avevo incendiato il vestito della mamma! Avevo solo quattro anni e mi stava sottraendo il mio gioco preferito solo per “esibirmi” agli ospiti che avevamo quella sera a cena a Queen Castle. Mi ero arrabbiata molto e neanche le persuasive coccole di Richard erano riuscite a placarmi. Ero furiosa! Improvvisamente, il bellissimo e costosissimo abito di mia madre aveva iniziato a prendere fuoco… Ma essendo la prima magia che avevo praticato, invece che sgridarmi, mio padre tutto raggiante mi aveva preso in braccio! Ero una strega a tutti gli effetti: un po’ in ritardo, forse, ma la mia magia alla fine era venuta fuori! Ecco! Riflettevo tra me che quella era l’unica volta in cui avevo fatto deliberatamente del male a qualcuno, nonostante a mia discolpa potessi affermare che non ero pienamente consapevole dei danni che avrei potuto provocare. La mamma per fortuna - nonostante lo stupore inziale - aveva immediatamente spento le fiamme! Anche allora avevo dato solo sfogo alla mia rabbia. La stessa cosa che stavo facendo questa notte con Elisabeth. Eppure, vedere il mio avversario inerme non dava la gioia che avevo sperato… Mi ero immaginata che con quella piccola "vendetta" ogni tassello del puzzle di quella tremenda giornata sarebbe tornato al suo posto: Elisabeth 1 – Elbeth 1! Scontro finito in parità, come nelle partite di Quidditch: l’equilibrio sarebbe stato ripristinato e non mi sarei sentita più né in difetto, né in debito con lei. Ma poi, cosa avevo ottenuto in concreto? Sì, certo, avevo dimostrato le mie capacità e che ci sapevo fare con la magia quando volevo, ma non ero pienamente appagata. Richard non sarebbe stato per nulla fiero di me! Potevo sentire nel mio animo il suo monito: mi aveva sempre detto di non sentirmi onnipotente nel poter praticare la magia, che la magia non rende migliori di altri per il sol fatto di poterla eseguire. Richard sapeva bene di cosa parlava, lui era un Magonò… Eppure era la persona migliore che conoscevo sulla faccia della terra! La mia presa intorno all’impugnatura della bacchetta si fece meno salda. Strinsi gli occhi, che divennero quasi una fessura, per mettere a fuoco meglio nella penombra la sagoma della Serpeverde. Il corpo rigido, il braccio bloccato in una posa innaturale e - lei - impotente, come mi ero sentita io quella mattina, quando il suo colpo mi aveva raggiunto all’addome e buttato a terra, indietro, gambe all’aria. La fissai. Anch’io ero rimasta come Elisabeth, immobile con la bacchetta puntata contro di lei, che ormai non poteva più nuocermi. Cercai i suoi occhi, ma il buio non mi permetteva di creare un reale contatto visivo con lei. Ora che la mia rabbia aveva trovato sfogo in un gesto “violento” come quello di attaccare un compagno di studi, mi trovavo improvvisamente svuotata. La foga era stata spazzata via da quel fermo immagine che era Elisabeth in quel momento. E dovevo tristemente ammettere che la cosa non mi faceva piacere: al di là del momentaneo sollievo, non mi rimaneva nient’altro. Stavo quasi per abbassare definitivamente la guardia e lanciare un Finitus su di lei, quando la sua mano, quella che impugnava la bacchetta, improvvisamente si mosse. La cosa mi riscosse un attimo dal flusso di pensieri e di emozioni che mi si agitavano nel cuore e nell’anima. Dopo l’esitazione iniziale, feci un passo indietro, quasi intimorita dalla reazione che sicuramente la Serpeverde avrebbe avuto: al suo posto sarei stata furiosa! Come lo ero stata IO fino a qualche minuto fa! Era probabile che la ragazzina questa volta si sarebbe vendicata. In fondo era anche più grande di me, oltre ad essere una Serpeverde, quindi l’umiliazione che le avevo appena inflitto la poteva aver reso …suscettibile! Molto suscettibile! Pensai. Quasi a confermare i miei pensieri, lei fece quello che di più ovvio potesse essere: far terminare gli effetti del mio incantesimo di pietrificazione. E se il suo controincantesimo fosse andato a buon fine… Beh! Non ci volevo neanche pensare! Rialzai istintivamente la bacchetta per proteggermi e la puntai ancora contro di lei: era meglio non abbassare la guardia in quel frangente. Almeno fino a quando non avessi capito che intenzioni aveva. Oppure era meglio prevenire un suo eventuale attacco? Tutti quei pensieri si susseguivano velocemente nella mia testa. Avevo già attaccato impulsivamente una volta: era giusto farlo ancora? E se lei mi avesse attaccato? Ora avevo ancora un piccolo vantaggio, Elisabeth si stava ancora riprendendo dagli effetti dell’incantesimo di pietrificazione. Queen è tutto quello che sai fare? Le sue parole di quella mattina mi tornarono alla mente. Dovevo fare una scelta e dovevo farla in fretta! Da un grande potere come quello della Magia, deriva una grande responsabilità, Elbeth!Avevo capito che non mi dava gusto provocare gratuitamente del male, quindi tra le due parti in lotta dentro di me, scelsi. L’incantesimo che pronunciai era quello che finora, per la mia breve esperienza, avevo sentito più ”mio” ed era anche quello che allo stesso tempo poteva mettere fine al nostro scontro senza altro “spargimento di sangue”. Avevo deciso. Expelliarmus!Expelliarmus
Difficoltà: 1 Tipo: Incantesimo di Disarmo Descrizione: Fa volare via la bacchetta del mago avversario Genere: Difensivo Danno: //
L’incantesimo di disarmo, uno dei miei preferiti! La familiarità con cui lo scagliai era evidente. La mano tesa aveva vibrato impercettibilmente mentre il fiotto di luce gialla usciva dalla punta della bacchetta in volute scintillanti, che si rincorrevano nel buio del corridoio. Mi piaceva quell’incantesimo. Mi dava sicurezza. La sensazione che pervadeva il mio corpo un attimo prima era proprio quella di sentirmi stabile e forte, era come lanciare un piccolo dardo letale che però sapevo non avrebbe fatto del male alla mia avversaria. L’avrebbe solo resa innocua, impedendole di nuocermi a sua volta. Io lo sapevo, la mia mente lo sapeva, il mio cuore lo sapeva: la mia bacchetta lo eseguiva! E pronunciare la formula non faceva che potenziare quella sensazione di fermezza. Quando finii di scandire la parola e contemporaneamente concludevo il gesto aggraziato ma deciso che l’accompagnava, ancora una volta le parole di Richard vennero a me. Ma questa volta ero a ripeterle. (Capacità magica 2 + lancio dado 5/20 = 7) Da un grande potere come quello della Magia, deriva una grande responsabilità...Esitai per istante. Come stavo usando il mio potere? Era questo il corretto utilizzo della magia? Richard cosa avrebbe pensato di me? La mia sicurezza vacillò. I miei occhi scuri furono catturati dal fiotto giallo che si dirigeva verso Elisabeth, seguendolo con un punta di ansia e di dubbio e facendo tremare un poco la mia mano.
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da Elisabeth » 06/03/2013, 17:21
Ero rimasta in mobile per un periodo imprecisato, mentre cercavo di concentrarmi per poter evocare al meglio il mio incantesimo. Probabilmente restando ferma avevo dato la falsa illusione alla Grifondoro che il suo incantesimo fosse effettivamente andato a buon fine, e non che seppur con molta fortuna ero riuscita a neutralizzarlo almeno in parte. Alla fine ero riuscita a neutralizzare del tutto gli effetti del Petrificius di Elbeth, buon per me, ma, come avrei reagito a quell’affronto? Male ovviamente. Memorizza Elle, mai voltare le spalle ad un probabile avversario, per nessun motivo.E con questo pensiero spedii in dormitorio la mia parte buona e gentile, la Ellie angelica, chiamiamola così, e tenni con me la Ellie nera, la Ellie malvagia, quella parte del mio carattere che di solito cercavo di tenere segregata in un angolino ben protetto del mio cuore. Adesso ci divertiamo.Pensai, ma, non ero effettivamente io ad avere avuto quel pensiero, almeno non la Elle che cercavo di essere, in quel momento, non ero più la ragazzina gentile che tutti conoscevano, e nonostante io non mi divertissi a fare del male al mio prossimo, in quel momento sembravo quasi elettrizzata da quell'idea; eppure in me non scorreva nemmeno una goccia di sangue nero, non bramavo l'oscurità come ragione di vita, o almeno così credevo, eppure negli ultimi tempi sempre più spesso il mio lato oscuro veniva a galla, ero diventata molto più autoritaria di quanto non lo fossi mai stata, e negli ultimi tempi cominciavo a stancarmi di vegliare sui primini della scuola, e specialmente ai primini Grifondoro suicida nei pressi del Platano Picchiatore, ma, nonostante tutto, avrei continuato a vegliare sulle nuove leve, l'avrei fatto da dietro le quinte per quanto mi fosse stato possibile, niente di palese gli avrei osservati da lontano e solo se ci fosse stato bisogno del mio intervento gli avrei aiutati. Eppure in quel frangente non vedevo una primina da proteggere, ma, una primina da umiliare, era la prima volta che provavo un simile desiderio ed in parte mi faceva paura, io non ero così, eppure mi accingevo a fare del male a qualcuno volontariamente per la prima volta in vita mia. Ero furiosa questo era vero, ma, volendo, avrei potuto cambiare il corso della serata, magari perdonando l’affronto subito, ma, era questo il punto, non volevo perdonare nessuno, volevo solo vendicarmi. Come avrebbero reagito mio padre, mio nonno e Samuel sapendo cosa stavo per fare? Mi avrebbero rimproverata questo era ovvio, ma, anche se il loro pensiero, in parte, in minima parte, sembrava avermi calmata, ricordando il viso sorridente di Elbeth, nel momento in cui cercavo di proteggermi dal suo incantesimo, annullò il pensiero dei tre uomini che amavo di più al mondo, ed anche se sapevo che entro pochi minuti gli avrei delusi continuai per la mia strada. Avevo fissato per tutto il tempo le mie gambe tornare quelle di prima, ora non ero più rigide, eppure le sentivo strane ad a muoverle facevano quasi male, ma, presto quel dolore sarebbe passato, ma, in cambio sarei diventata una Serpeverde molto pericolosa ed avendo spedito il mio lato gentile molto, molto lontano, non c’era niente che potesse trattenere i miei gesti. Vidi la Grifondoro rialzare la bacchetta e puntarmela contro una seconda volta, e lentamente un mezzo sorriso di sfida mi illuminò il viso, e con la poca illuminazione presente in quel corridoio potevo sembrare quasi uno di quei mangiarmorte che illustrano i nostri libri di storia. Dovevo aspettare o attaccare per prima? Avrei aspettato di vedere cosa avrebbe fatto la Grifondoro in quel frangente, e solo allora mi sarei mossa, era proprio vero, la vendetta era un piatto che andava gustato con moderazione, ed invece di scagliarmi contro la mia avversaria attesi la sua prossima mossa. Un ultimo gesto di bontà il mio? No di certo, stavo semplicemente organizzando le idee, dovevo ancora decidere quale tattica e soprattutto quale incantesimo utilizzare, anche se, avevo una mezza idea a riguardo. Expelliarmus! Un incantesimo di disarmo? Patetica.Pensai, rimanendo ferma al mio posto, non cercai né di proteggermi da quell’incantesimo né tanto meno di schivarlo. Perché restare fermi alla mercé di una bambina? Semplicemente perché sapevo cosa fare e quando l’avrei fatto. Attesi pazientemente che l’incantesimo si avvicinasse e rimanendo concentrata sul quel raggio di luce, avrei aspettato l’ultimo secondo per fare la mia mossa. Sapevo che era pericoloso e che avrei rischiato di venire separata dalla mia bacchetta, sarebbe bastato una piccola distrazione ed il danno era fatto. Mentre attendevo di poter eseguire la mia mossa osservai la familiarità con la quale la Grifondoro aveva utilizzato l’incantesimo di disarmo e sorrisi, era stata brava e l’aveva eseguito alla perfezione, non potevo negarlo e non l’avrei fatto, ma, ora toccava a me entrare in scena. Focalizzai la mia attenzione sul raggio di colore giallo che si stava avvicinando, attesi quanto più potevo prima di fare la cosa più naturale di questo mondo per una Serpe, scansarsi [Riflessi 4 + 6/d20 = 10] lasciando che l’incantesimo mi passasse accanto. Quale sarebbe stata la reazione di Elbeth, vedendomi scansare come se niente fosse il suo incantesimo? Speravo con tutta me stessa che ci restasse malissimo, doveva restarci male, proprio come le avrebbero fatto male le parole che mi accingevo a pronunciare. Queen è tutto quello che sai fare? Dissi sorridendo, ma, mentre il mio sorriso poteva apparire tranquillo, nel mio sguardo si poteva leggere il cambiamento che era avvenuto in me in quei pochi minuti. Avevo preso la mia decisione Elbeth ed io con lei avremmo rivissuto una sorta di dejavu della lezione di pozioni, non a caso avevo scelto di utilizzare la stessa frase che le avevo rivolto quella mattina, ma, fui abbastanza furba, da non trascorrere nemmeno un minuto prima di evocare il mio incantesimo. Il motivo di quella scelta? Colpirla simultaneamente con le parole che l’avevano ferita quella mattina e soprattutto colpirla con il medesimo incantesimo, ma, se durante la mattinata utilizzarlo per me era stata una semplice esercitazione, ora l’avrei utilizzato per spedirla a gambe all’aria, volevo ripagarla con la stessa moneta. Sollevai il braccio destro e tracciai nell’aria una parabola ascendente mentre pronunciavo il mio incantesimo [Capacità Magica 3 + 12/d20 = 15] e contemporaneamente con voce chiara e decisa scandii il mio incantesimo. E-ver-te Sta-tim. Everte Statim
Difficoltà: 1 Tipo: Schiantesimo Descrizione: Utilizzato spesso per scaraventare via immediatamente l'avversario infliggendogli un colpo violento e facendolo finire a gambe all'aria Genere: Offensivo Danno: 5 Dissi mentre fissavo il fascio di luce bianca liberarsi dalla bacchetta e dirigersi verso la Grifondoro. Era buffo se per Queen il suo marchio di fabbrica era l’ “Expelliarmus” il mio era l’ “Everte Statim” non potevamo essere più diverse, ed era normale una Serpe ed una Grifa sarebbero sempre stata differenti, in ogni attacco ed in tutto quello che facevano. Ora dovevo solo aspettare e vedere se il mio incantesimo avrebbe colpito o meno la Grifondoro. Nessuno poteva saperlo al momento, anzi, una persona c'era la Prof.ssa Samyliak.
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da Elbeth » 11/03/2013, 22:39
Queen, è tutto quello che sai fare?Con disappunto osservai Elisabeth parare con un semplice incantesimo scudo il mio incantesimo di disarmo. Ok, forse non era proprio potente come avrei voluto, ma in fondo avevo solo undici anni, praticavo la magia da troppo poco tempo e lei era di due anni più grande di me! Borbottai il mio cruccio a mezza voce. Maledizione!Sarebbe stata una bella soddisfazione vedere la sua bacchetta volare via in aria e avrei chiuso una volta per tutte quel nostro inatteso “incontro” notturno. Invece sembrava proprio che sarebbe continuato… E-ver-te Sta-tim!Ci sarà un motivo per cui i Serpeverde hanno una cattiva fama ad Hogwarts? Pensai proprio di sì! Forse anche io all’inizio del nostro scontro non mi ero comportata proprio in modo corretto, ma era un duello, per Merlino! Eppure in quell’ultimo attacco di Elisabeth, vidi tutta l’arroganza che la sua casata rappresentava e tutto ciò che era molto lontano dalla mia. Ero piccola, ero viziata, ero diffidente, ero impulsiva, ma non ero cattiva! Quando sentii scandire chiaramente ancora quella formula, improvvisamente tutta la rabbia che ero faticosamente riuscita a contenere, sembrava voler esplodere di nuovo. I moniti di Richard erano di nuovo un’eco lontana che non mi raggiungeva più, persi nel vortice della mia animosità verso di lei. Il mio spirito focoso - troppo focoso! – ribolliva per l’affronto che un’altra volta la Serpeverde sembrava volermi infliggere. Mi voleva umiliare, ancora, nello stesso modo! Per un attimo mi passò per la testa che mi avrebbe mandato gambe all’aria, come era successo la mattina a lezione. La ragazzina, per quanto la detestassi in quel momento, era forte: dovevo ammettere che come avversaria era temibile, oltre che più grande ed esperta di me. La sua dimestichezza con la magia era stata evidente, quando era riuscita a contrastare sia il mio incantesimo di pietrificazione che quello di disarmo. Io, però, sono una Grifondoro!Un moto di orgoglio mi pervase! Facevo parte della casata più coraggiosa di Hogwarts: dovevo tenerne alto il valore. Soprattutto contro una Serpeverde! E si sbagliava di grosso se pensava di umiliarmi come era accaduto poche ore prima, per la mia età ero particolarmente sveglia e imparavo in fretta dai miei errori. La mia mente si concentrò velocemente in cerca di una soluzione (intuito/perspicacia = 16). Non ero ancora abbastanza versata nello studio della magia da potermi difendere con un incantesimo scudo, come aveva fatto lei, ma non era solo con la magia che potevo avere ragione in uno scontro! Anzi. Vanificare l’effetto del suo incanto senza magia, sarebbe stato infinitamente più divertente. Un sorriso sarcastico mi increspò le labbra. Non mi piaceva perdere, non mi piaceva per niente e, forse, avevo trovato il modo per trionfare! Non ero particolarmente agile (talento/fisico=2), ma ero piccola e questo era un vantaggio per me in quel momento. Scartare il colpo sarebbe stato semplice. Dovevo solo concentrarmi su di esso e andare nella direzione opposta: era facile. Dovevo convincermene e farlo! Calcolai velocemente che la distanza tra noi due era più che sufficiente: allontanarmi istintivamente da lei, quando mi ero accorta che stava per sciogliere l’incantesimo di pietrificazione, mi aveva messo in una posizione di favore. Avevo, inoltre, un’ottima visuale, nonostante la penombra. Osservai, nel buio della notte che ci avvolgeva in quel freddo corridoio, lo scintillio dell’incantesimo scagliato dalla bacchetta di Elisabeth. Sembrava prendere forma e consistenza in quel fascio di luce bianca, mentre fuoriusciva dalla bacchetta e si dirigeva letale e pericoloso verso di me. L’andatura era serpeggiante, come un’onda densa di elettricità, che fendeva l’aria. A ascoltare bene, era distinguibile un leggerissimo sfrigolio che accompagnava la sua folle e veloce corsa verso di me, caricando di energia statica lo spazio intorno a noi. Il mio sguardo si fece determinato, il tempo sembrava essersi allungato nella mia percezione di esso, come se un istante potesse durare in eterno. La mia attenzione era al massimo delle mie capacità, la mia determinazione nell’evitare di essere colpita pure! Non avrei sbagliato questa volta. Oh, no! Non avrai questa soddisfazione Elisabeth. Non stanotte! Lo pensai con lucidità ed il mio cuore mi si infiammò al pensiero di riuscire. Poi, una leggera piega nella traiettoria dell’incantesimo attirò la mia attenzione: era come se riuscissi a percepire chiaramente dove sarebbe andato a parare. Un sorriso di trionfo affiorò sul mio volto. Già prima di scartare decisamente verso sinistra, ero certa che l’Everte Statim, questa volta, non mi avrebbe colpito. Mentre mi buttavo di lato, addossandomi alla parete di sinistra, spalle al muro, sapevo già che la scia luminosa che accompagnava l’incantesimo offensivo di Elisabeth, non poteva più raggiungermi. (Riflessi 1 + lancio dadi 20/20= 21 punti)Passò davanti a me, sfrigolando e finendo in terra, contro il pavimento. C’ero riuscita! Finalmente! Questo dava molta più soddisfazione di un attacco impulsivo e rabbioso! Potevo percepire l’insoddisfazione della Serpeverde per non avermi colpito... Stavo per aprire la bocca e deridere la mia avversaria, quando un miagolio lontano giunse alle mie orecchie nel silenzio della notte. Il guardiano! Pareva che i guardiani di Hogwarts si tramandassero anche l’amore per i gatti orrendi, oltre che il loro ingrato compito! Il nero gattaccio del Signor Gummle si narrava che fosse addirittura un pronipote della temibile Mrs. Purr e che fosse particolarmente dotato nell’individuare gli studenti “indisciplinati”. Spalancai gli occhi per la sorpresa: allora, non tutto ciò che si narrava ad Hogwarts era leggenda! Presa dal mio scontro con Elisabeth, mi ero completamente dimenticata di dove eravamo e soprattutto che ci trovavamo lì, nel cuore della notte, decisamente oltre l’orario consentito. Eravamo già state abbastanza fortunate a non essere state scoperte… … finora! Pensai velocemente. Il cuore accelerò di molti battiti: non potevo farmi trovare lì. Potevo immaginare l’ira della Samyliak, se fossi stata scoperta e punita. Dovevamo rientrare e dovevamo farlo in fretta. Ero certa che in quel silenzio ovattato, il miagolio era stato perfettamente udibile anche a lei. L’unica nota positiva in quel frangente era che proveniva dalla direzione opposta a quella in cui dovevamo scappare: forse, avremmo avuto il tempo sufficiente per tornare ai nostri dormitori. Le divergenze, ora, dovevano essere messe da parte. Mi staccai velocemente dal muro ed iniziai a correre nella direzione della Serpeverde. Mentre le passavo accanto le sussurrai Muoviti, Walker! Il bisbiglio era meno che un respiro. Il suo Everte Statim, invece ero certa che era stato sentito, eccome! Dovevamo sfruttare quel poco di vantaggio che avevamo, per arrivare sane e salve nelle nostre stanze. Non era il caso di parlare ancora, Gummle poteva raggiungerci da un momento all’altro. Lo immaginavo già avanzare furtivo nell’ombra, salendo le scale che lo avrebbero condotto lì da noi, con quelle sue dite lunghe ed aguzze pronte ad afferrarci! Appena giunta alla scala che mi avrebbe condotto verso la Torre Est, mi voltai verso di lei. Le nostre strade si dividevano lì. Io andavo verso l’alto, lei verso il basso. Ma ero certa di una cosa: ci saremmo incontrate di nuovo! Con un muto cenno del capo mi congedai dalla mia avversaria di quella notte. In fondo, avevo imparato molto di me da lei… No, Walker, non è tutto quello che so fare!Non potei evitare di risponderle a tono, un’ultima volta. Poi, in un lampo, mi voltai e corsi a perdifiato, in salvo, verso il dormitorio dei Grifondoro.
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da Elisabeth » 16/03/2013, 16:05
Mi sentivo come se una parte del mio essere mi fosse stata strappata via, ed ero stata io stessa ad allontanarla. Non mi piacevano i sentimenti che stavo provando in quel momento verso la Grifondoro, bramavo una tremenda vendetta, volevo farle del male, non mi bastava umiliarla volevo mandarla in infermeria e togliermela dai piedi il più a lungo possibile, ma, sapevo che papà non avrebbe visto di buon occhio questo mio comportamento, dovevo trovare un modo discreto per vendicarmi della bambina, non lì, non a quell’ora della notte, ma, in separata sede, solo così avrei pregustato la mia vendetta al cento per cento. Nessuno avrà da ridire se darai una lezione alla Grifondoro? Papà, il nonno e Samuel si. Elle pensa con la tua testa, ti sei scusata e ti ha colpita a tradimento, tu non le hai lanciato nessun incantesimo ed ha tentato di disarmarti, sei proprio certa di non volerti vendicare? Certa. Stai mentendo lo vedo cosa hai in mente, perché vuoi aiutarla? Non se lo merita. Non voglio aiutarla, avrò la mia vendetta non ora, non domani, tra un mese, tra un anno, tra dieci anni, ma, avrò la mia vendetta.
Pensai risoluta, mentre cercavo di sviluppare un piano abbastanza complicato da far credere alla Grifondoro che fosse lei stesse ad effettuare determinate scelte, mentre ero io a spingerla a farle. Era un piano ardito, lo sapevo bene, poteva riuscire come poteva fallire. Per prima cosa decisi che la signorina Elbeth Queen avrebbe rivissuto la stessa esperienza di quella mattina, io che le lanciavo un Everte Statim e lei che lo deviava, lo scansava, quello che volete, per me bastava solo che ci riuscisse. La mia non era bontà, sapevo che farle rivivere in parte quella situazione l’avrebbe colpita nello stomaco come se le avessi scagliato contro il più potente degli schiantesimi, ma, dovevo rimediare al modo in cui l’avevo trattata quella mattina, dovevo riuscire a ridarle il sonno, per quella notte, presto però mi sarei divertite a sue spese. Erano passati una decina di minuti da quanto avevo preso la mia decisione e presto avrei aperto le danze, stessa frase, stesso atteggiamento e stesso incantesimo. Elle sei sicura di volerlo fare? Sicura.
Pensai risoluta, anche se, non era così volevo ancora vendicarmi, ma, al momento mi sarei accontentata di ferirla con le mie parole, era crudele lo sapevo, ma, anch’io dovevo sentirmi in qualche modo ripagata per quello che stavo per fare. Era come se stessi salendo su di un palco e mi preparassi a recitare una scena, sapevo cosa dovevo dire e fare, ma, non sapevo quali risultati avrei ottenuto, pianificare era una cosa, realizzare il proprio piano era tutt’altra faccenda. Sembrava che le mie parole avessero colpito nel segno, ed era proprio così che volevo la marmocchia, arrogante, cattiva, ma, soprattutto era arrabbiata, solo così il mio piano sarebbe andato in porto o meglio speravo che andasse in porto.
Perfetto, ora dovrebbe schivare il mio attacco.
Pensai, osservando i movimenti la bambina, ma, quest’ultima se ne restava ferma ad osservare il fascio di luce avvicinarsi.
Muoviti una buona volta.
Pensai, mordendomi la lingua non dovevo dirle io cosa doveva fare, doveva pensarci da sola, altrimenti che gusto ci sarebbe stato, ma, invece di cercare di difendersi continuava a restare in mobile.
Queen vuoi muoverti una buona volta.
Le urlai contro in preda all’ira, di sicuro la mia voce era stata sentita in tutto il castello, e presto, avrebbero sentito il frastuono del mio incantesimo che andava ad infrangersi contro il pavimento del corridoio, le avevo appena dato l’occasione di riscattarsi dal fallimento di quella mattina e lei cosa faceva? Se ne restava ferma come una statua, fino a quando la vidi buttarsi sul lato destro del corridoio. Sorrisi vedendola muoversi, anche se, ero quasi sicura che non avesse ascoltato una sola parola di quello che avevo detto poco prima [Intuito (Sesto Senso) = 8], proprio come quando mi ero scusata con lei, ma, andava bene, avrebbe creduto di aver fatto tutto da sola e la cosa non mi dispiaceva. Mi ritrovai a sorridere fissando la bambina scansare il colpo, ma, non ero del tutto soddisfatta, avevo rinunciato ad una vendetta ben meritata solo per poter dare un po’ di sollievo ad una Grifondoro impertinente, avevo fatto bene? Al momento credevo di si, ma, presto avrei scoperto di aver presto la decisione sbagliata. Notai l’aria soddisfatta della bambina e guardandola in viso immaginai [Intuito (Perspicacia) = 8] immaginando quello che avrebbe voluto dire. Si sarebbe vantata di aver scansato il mio incantesimo, certo c’era riuscita, ma, le era servita un bell’aiuto, se mi avesse sentita o meno non mi importava, le avevo detto cosa fare e lei l’aveva fatto. In quel momento stavo cercando di convincermi che avevo preso la decisione migliore, ora, le avevo ridato quel sonno che con il mio comportamento di quella mattina le avevo negato, quando sentii un suono, simile ad un miagolio.
Il guardiano.
Sussurrai, mentre facevo segno alla bambina di raggiungermi. Vidi la bambina staccarsi dal muro e correre verso di me e quando mi passò accanto le sentii dire.
Muoviti, Walker!
Lasciai che la bambina mi superasse, il guardiano o chi per esso avrebbe visto me e non lei, un ultimo gesto di bontà verso la Grifondoro. Era strano mi trovavo in quel corridoio perché volevo impedire che Serpeverde perdesse dei punti preziosi per la Coppa della Case ed ora ero disposta a perderli solo per salvare una bimba impertinente da una punizione certa. Ero davvero così cambiata? Ero pronta a sacrificarmi per un avversaria? No di certo, in tutta quella storia, alla fine sarei stata solo io ad avere il mio tornaconto, non ora, non quel giorno, ma, l’avrei avuto prima di quanto immaginassi. Raggiungemmo velocemente le scale e poco prima di separarci, la Grifondoro, si dimostrò ancora una volta per quella che era, cattiva ed arrogante. No, Walker, non è tutto quello che so fare! Lo credi tu.Pensai stringendo i pugni, cercando di trattenermi da dirle qualche cattiveria gratuita e quando vidi la bimba allontanarsi non riuscii a trattenermi.
Arrogante fino in fondo.
Pensai restando ferma ad osservare le spalle della Grifondoro che si allontanava. La bambina ora era salva sulla via di casa, la Torre Est, ora toccava a me, raggiungere i sotterranei e la mia Sala Comune. Ero fortunata intorno a me c’era il buio, le poche lampade non bastavano ad illuminare le scale a quell’ora della notte, tesi le orecchie cercando di percepire qualche rumore alle mie spalle, ma, sembrava che in tutta quella storia qualcuno mi stesse aiutando, del guardiano e del suo gatto nemmeno l’ombra, così iniziai a scendere le scale velocemente raggiungendo quasi completamente priva di fiato il piano terra della scuola, dove rallentai il passo, cercando di percepire qualsiasi rumore sospetto ed una volta sicura che anche lì non ci fosse nessuno mi precipitai nei sotterranei ed in dormitorio dove trovai Patricia ad aspettarmi.
Elle come mai ci hai messo così tanto, i bambini sono arrivati da un pezzo.
Mi chiese preoccupata la mia amica, non riuscendo a trattenersi e scoppianto a piangere un'altra volta.
Sei sicura di essere una Serpeverde? Frigni troppo per i miei gusti. Domani se mi andrà ti racconterò cosa è successo stanotte, ora vai a dormire.
Dissi sorridendo alla ragazza, che sembrava tranquillizzarsi dopo le mie parole, ed io nonostante tutto, mi sentivo soddisfatta, avevo salvato le mie piccole Serpine ed avevo aiutato Elbeth a liberarsi dalle frase che per lei era statao un incubo per tutta la giornata, mentre per me, era solo una semplice frase per istigarla a fare meglio durante la prova di incantesimi, cosa che avevo scoperto non le era di suo gradimento, ora comunque sapevo quale tasto toccare per darle fastidio, un piccolo vantaggio che non avrei dimenticato tanto facilmente.
Almeno adesso potrà dormire tranquilla per il resto della nottata.
Pensai, immaginando Elbeth nel suo lettino che finalmente prendeva sonno e soddisfatta seguii Patricia in dormitorio.
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Elisabeth
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