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da Caroline Priscilla » 04/07/2013, 22:35
Non ti piace il tuo nome? Se preferisci che ti chiami in un altro modo, basta che tu me lo dica.
Parlare con l'Americano non era poi così terribile, come aveva ipotizzato la tassetta all'inizio. Aveva un carattere molto indipendente e a tratti strafottente, ma non quel tipo di strafottenza alla "Cyprus maniera", come ormai l'aveva etichettata Cappie; era più una sorta di ribellione nell'atteggiamento che tanto le ricordava il fratellino. E in più sembrava un ragazzo gentile e disponibile. Già, sembrava. La Tassorosso non sarebbe mai riuscita a capire quali fossero i suoi reali intenti, nè che tutto quello che Devo diceva era calcolato alla perfezione per farla capitolare e cedere alle sue lusinghe. Eppure, nonostante man mano la ragazzina abbassasse la guardia, essa non scompariva mai del tutto, proprio perchè non sapeva quanto in là poteva spingersi confidandosi con quel ragazzo. Tuttavia Cappie si consolava, sapendo che quello che gli stava rivelando, anche se usato contro di lei dal Coro avversario, non l'avrebbe mai destabilizzata nè fatto del male; e sui suoi compagni, lo sapeva, avrebbe avuto le labbra cucite.
Qui tutti mi chiamano Cappie...
Disse, non aggiungendo spiegazioni sul perchè avesse deciso proprio quel soprannome. Lo stava annoverando nella cerchia dei propri amici? Non proprio. La Tassorosso non aveva la minima idea di come comportarsi con lui, ma non voleva neanche rischiare di fargli un torto, considerandolo alla stregua di un nemico. Le era dispiaciuto di averlo accusato ingiustamente dei fatti avvenuti durante il loro primo incontro e non voleva assolutamente ripetere lo stesso sbaglio. Per questo aveva tentato di scherzare come faceva di solito, sottolineando che anche il nome di Devo era particolare e, soprattutto, strano. Per fortuna, il ragazzo, col suo commento, sembrò stare al gioco della tassetta che si sentì sollevata di non averlo offeso col suo atteggiamento. In realtà, era molto probabile che neanche si sarebbe accorta di avergli dato fastidio se lui non glielo avesse detto esplicitamente. Così come non aveva capito che quando il musicante aveva spostato la borsa a tracolla, era per invitarla a sedersi al suo fianco se avesse voluto. No, Cappie non era capace di leggere i piccoli segnali che spingevano un uomo ad interessarsi ad una donna, anche perchè lei stessa non si sentiva degno di essere considerata l'oggetto di tali attenzioni. L'argomento passò a toccare questioni spinose, almeno per la giovane Tassorosso, che si sentì in dovere di avallare le parole di Devo su quanto i suoi compagni di squadra fossero stati crudeli con tutti loro.
Sì, non hanno alcuna giustificazione in effetti. E' che sono così tanto legati a questa storia dei cinquant'anni di vittorie...Una volta ho provato a far notare loro che siamo abbastanza bravi da poter evitare tutto questo, ma quando mi sono ritrovato tutta la squadra contro, ho preferito lasciar perdere. In fondo e per fortuna, queste sfide non accadono spesso...
Mh?
Anche se da qualche minuto a questa parte... quasi spero che le nostre scuole si scontreranno più spesso...
Lo sguardo, il tono di voce, le movenze: anche una persona tonta avrebbe capito che Devo stava iniziando a palesare dell'interesse nei confronti di quella che per lui era solo una bambolina. E Cappie, nonostante tutto, sembrò percepire che forse quel ragazzo dagli occhi tenebrosi non stava conversando con lei perchè si era ritrovata lì per caso, ma che il suo interesse andava al di là di queste piccole cose. Se la giovane avesse avuto un po' più di senno, probabilmente avrebbe trovato strano questa sorta di interesse nei suoi confronti; ma il suo sesto senso, davvero poco sviluppato, non riusciva ancora a concepire che al mondo potessero esistere delle persone che mentissero per fare del male [Intuito(S): 4]. Persone malvagie si, erano le stesse che le avevano portato via suo padre. Ma nella sua mente, esse non si sarebbero mai presentate sotto le sembianze di un ragazzo di diciasette anni.
Dici...davvero? Eheh...be', se i tuoi compagni continuano a comportarsi così, sarebbe davvero un bel problema per noi...
Una risposta banale la sua, ma non l'espressione imbarazzata che le era spuntata sul volto. Cappie parlava più col proprio corpo che con le parole, palesando sul volto emozioni che per la tassetta sarebbero dovute rimanere sepolte dentro di lei. Prese a mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore, mentre gli occhi verde smeraldo dardeggiavano silenziosi verso quelli di Devo per poi tornare a fissare veloci e scattanti qualsiasi cosa che non fosse la sua figura. Per sua fortuna, il ragazzo sembrò voler passare oltre, spostando l'argomento sulla loro età. La tassetta dovette correggerlo, spiegandogli che lei non aveva quindici bensì quattoridici anni, anche se era palese che quell'anno in più aveva avuto l'effetto di farla sorridere divertita e compiaciuta.
Davvero, solo? Sì, ti facevo più grande... forse perché ho pensato alle ragazze della Cyprus. Ma rispetto a loro tu sei molto più carina.
No, il ragazzo-demonio non voleva proprio darle tregua, attaccando nuovamente con un altro complimento, questa volta neanche troppo velato, che ebbe l'effetto di farla arrossire. Cappie stava scoprendo qualcosa di nuovo dentro di sé, un piacere caldo che si diffondeva in tutto il suo corpo e che si manifestava sotto forma di strani contrazioni allo stomaco e di brividi dietro la schiena. Eppure, sentiva che qualcosa la bloccava dal gettarsi dritto in quell'esperienza che, a quattordici anni, l'avrebbe aiutata a crescere, sia nel bene che nel male. Il fatto che Devo appartenesse alla Cyprus era solo uno dei tanti motivi che frenavano gli ormoni e forse l'audacia della Tassorosso, spingendola ad una sorta di imbarazzo e timidezza che non avrebbe mai creduto di possedere. Era la scomparsa del padre, i doveri che sentiva nei suoi confronti ad impedirle di pensare che lei, si proprio lei, la Tassorosso combinaguai, quella che aveva quasi rischiato di far morire quattro professori per le sue bravate, quella che aveva urlato a suo padre che lo odiava prima che sparisse, potesse anche solo minimamente piacere ai ragazzi. E che ragazzo! Non uno qualsiasi, ma addirittura un americano, più grande di lei e dagli occhi magnetici. No, era tutto troppo paradossale, troppo assurdo, pensava la giovane strega, perchè possa essere vero. Pensieri torbidi i suoi, che mascherò tentando di proseguire la conversazione senza rispondere alla provocazione che le aveva lanciato Devo, se non con un ringraziamento. Dopodichè, la ragazza passò a chiedergli conferma della sua di età e sul motivo per cui si trovasse lì.
Esatto, frequento il penultimo anno. Avevo voglia di rimanere da solo perché... tra i miei compagni non si parla di altro che della sfida contro di voi, mentre in giro per il Castello non ricevo altro che occhiatacce...
D'accordo, mi dispiace per quelle che ti ho lanciato quando sono entrata qui...
Perciò volevo un posto dove potermene stare in pace; per quanto riguarda il soggiorno... Difficile goderselo quando non sai se qualcuno ti lancerà uno Schiantesimo appena metti piede fuori dal dormitorio che ti è stato assegnato. Mi piacerebbe andare in giro per Hogwarts, o magari Hogsmeade, ma non voglio andarci coi miei compagni, e da solo è piuttosto deprimente.
Eheh..ok, ammetto di averlo pensato molto spesso da quando siete arrivati. Ma non siamo poi così pericolosi...credo...almeno, io non avrei alzato un dito su nessuno di voi
Rispose, andandosi a sedere nel punto indicato da Devo, senza però specificare il motivo per cui la sua bacchetta non avrebbe mai toccato uno della Cyprus. Gli occhi glaciali di Monique erano ancora troppo freddi quando si posavano su di lei e la tassetta non si sarebbe mai permessa di combinare qualche guaio, pur di non vedere nuovamente la sua faccia assumere un'espressione delusa. In realtà, le era grata per quella seconda possibilità al Coro e non se la sarebbe mai lasciata sfuggire per un banale litigio. Nel frattempo, Cappie si sistemò meglio, sollevando la divisa scolastica in maniera che non si sgualcisse o rovinasse e allungando le gambe sul pavimento quel tanto che bastava ad abbracciare le ginocchia con le braccia. Era strano osservare la stanza da quell'angolazione ma, tutto sommato, non era poi così male la vista del tramonto da lì. Certo, se avessero potuto vedere il firmamento stellato, come era solito mostare loro Irvyne, lo spettacolo sarebbe stato assolutamente straordinario.
Comunque, non ti basterebbero sette anni per girare tutta Hogwarts. E' meravigliosa, ad ogni angolo potresti scoprire nuovi segreti- come la Stanza delle Necessità, pensò la tassetta senza però accennare nulla -Non so com'è la tua di scuola, ma io penso che potrei rimanere qui a vita- disse, palesando l'amore che provava per quella scuola, per le esperienze che vi aveva vissuto e, in effetti, aprendo parte della sua anima al ragazzo americano -Qui mi sento a casa. Sono in parte babbana, per questo il mondo magico l'ho potuto conoscere solo entrando a scuola. Hogsmeade invece è un piccolo villaggio, ma molto carino! Ci sono un sacco di negozi interessanti anche se niente batte Mielandia! Posso chiedere ai miei amici se puoi venire con noi questo week-end! Ci metterò un po' a convincerli, ma forse ce la faccio. Sempre se stare con gli avversari non rischia di metterti nei guai...- disse scherzando, ma sinceramente preoccupata che quelli della Cyprus potessero fargliela pagare per aver socializzato col nemico. Lei al massimo avrebbe dovuto vincere le resistenze e la diffidenza di Jorge, Elbeth e di chiunque avesse qualcosa contro il Coro americano. Ma nessuno si sarebbe mai sognato di farle del male. Cappie aveva iniziato a parlare molto, quasi come faceva un tempo: era da tanto che non le accadeva di iniziare un discorso lungo entusiasmandosi per quello che stava dicendo. Da un po' di tempo, infatti, il suo umore sembrava essersi adombrato, oscurato, affievolendo quella luce di serenità che la Tassorosso era solita portare con sè. La presenza di Devo la imbarazzava e in effetti, quella vicinanza, seppur innocente e lieve per lei, la gettava in uno stato di inconsapevole agitazione tanto da spingerla a riempire i vuoti, che potevano crearsi fra i due, con le parole. Forse Devo si era reso conto della sua tattica o forse lo aveva capito già da prima. Fatto sta che le sue successive parole ebbero l'effetto di zittire nuovamente la tassetta.
Ti metto in soggezione? Se così fosse, mi dispiace. Non lo faccio apposta, è che...è difficile non guardarti. Sai, mi chiedevo... per caso hai un ragazzo?
Lui l'aveva guardata per tutto il tempo, è vero. Mentre lei aveva cercato di evitare quanto più possibile il suo sguardo, parlando e osservando l'ambiente circostante, ma soffermandosi solo per pochi secondi sulla sua figura. La ragazza ammutolì, non sapendo cosa rispondere. Non perchè non conoscesse la risposta, ma perchè non capiva la natura di quella domanda e, soprattutto, il complimento che era venuto prima. Allora non era solo una sua immaginazione, stava veramente mostrando interesse per lei! Cappie lo fissò per un lungo istante negli occhi, prima di rispondere e passandosi una mano sul retro del capo, come segno di imbarazzo.
Tranquillo! Non preoccuparti è solo che...non ci sono abituata! Sai, è la solita e vecchia storia per cui non dovrei parlarti, guardarti, starti vicino e altre cose simili. Eheh, siamo nemici ricordatelo e questo, almeno fino alla fine della competizione, non si può cancellare!- disse, cercando di sdrammatizzare la situazione, prima di riprendere coraggio e rispondere alla sua successiva domanda -No, non ho un ragazzo...- gli rivelò scuotendo leggermente la testa e cercando di apparire più naturale e meno tesa di quanto non fosse. Non sapeva neanche lei perchè si sentisse tanto in soggezione, ma in fondo era facile tentare di non pensare ai perchè e ai per come, seguendo solo il proprio istinto -Tu invece? gli chiese, più per una forma di educazione che per vera e propria curiosità, anche se stranamente il cuore della ragazza prese a battere più forte in attesa della sua risposta.
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Caroline Priscilla
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da Cyprus » 05/07/2013, 16:19
Qui tutti mi chiamano Cappie...
Cappie? - ripeté Devo, inarcando le labbra in un sorrisetto divertito - E' carino come nome... ti chiamerò così, allora, se vorrai. Anche se preferisco Caroline, è più adulto... ti si addice, secondo me. Ma non voglio infastidirti.
Come a dire che lo stava facendo per lei, insomma, per farle piacere, perché non voleva che Caroline Priscilla si sentisse a disagio se lui, chiamandola, usava parte del suo nome intero; tutto calcolato, naturalmente, per farla capitolare, e considerando quanto spesso le sue guance si tingevano di rosso, probabilmente non era così tanto lontano dal riuscirci.
Dici...davvero? Eheh...be', se i tuoi compagni continuano a comportarsi così, sarebbe davvero un bel problema per noi...
Non scherzerei mai su una cosa del genere - confermò lui, ora serio in viso come per farle capire che no, mai si sarebbe permesso di dire una cosa come quella, che lei gli interessava, insomma, tanto per dire - E so che i miei compagni costituiscono un problema, ma sono fatti così, ed è difficile cambiarli. In più avere Clarissa come Coordinatrice non aiuta certo a far loro abbassare la cresta, anzi...
Aggiunse Devo, al quale andava bene parlare così, del più e del meno, visto che era il volto della Tassorosso la vera cosa interessante: era nervosa, non riusciva a guardarlo a lungo, si mordeva quelle labbra che lui avrebbe saputo bene come impegnare, e le gote rosso pomodoro... erano deliziose. Come quella della più bella delle bamboline, un tesoro che Nightmare era ben deciso a conquistare: per questo la lusingava, punzecchiandola al contempo, per poi lasciarle riprendere fiato; era come una trappola preparata ad arte, nella quale ogni passo era compiuto con maestria, senza fretta.
Eheh..ok, ammetto di averlo pensato molto spesso da quando siete arrivati. Ma non siamo poi così pericolosi...credo...almeno, io non avrei alzato un dito su nessuno di voi.
Tu forse no, ma sono sicuro che un paio di tuoi compagni l'avrebbero fatto...
Replicò l'americano di rimando con aria divertita, annuendo internamente con soddisfazione quando la ragazzina si sedette accanto a lui, una vicinanza che gli avrebbe permesso molto più facilmente di stabilire un contatto fisico con lei.
Comunque, non ti basterebbero sette anni per girare tutta Hogwarts. E' meravigliosa, ad ogni angolo potresti scoprire nuovi segreti. Non so com'è la tua di scuola, ma io penso che potrei rimanere qui a vita... Qui mi sento a casa. Sono in parte babbana, per questo il mondo magico l'ho potuto conoscere solo entrando a scuola.
La Cyprus è molto diversa da Hogwarts, è come un'accademia babbana, come i campus universitari, hai presente? - le domandò, attendendo un suo cenno prima di proseguire - Solo che al posto delle Confraternite ci sono le tre Casate. Ed ovviamente è gigantesca, rumorosa, e sempre luminosa: non è soltanto una scuola, è come avere una mini-città a portata di mano, con le palestre, le piscine, i campi da Quidditch, i chioschi... abbiamo persino qualche ristorantino a tema.
Le raccontò, cercando di farle immaginare la vastità del luogo che stava presentando, anche se descriverlo era un conto, mentre vederlo dal vivo... beh, era tutta un'altra cosa.
Hogsmeade invece è un piccolo villaggio, ma molto carino! Ci sono un sacco di negozi interessanti anche se niente batte Mielandia! Posso chiedere ai miei amici se puoi venire con noi questo week-end! Ci metterò un po' a convincerli, ma forse ce la faccio. Sempre se stare con gli avversari non rischia di metterti nei guai...
Non mi preoccupano i miei compagni, in fondo posso fare quello che voglio. Mi preoccupano piuttosto i tuoi, non voglio rovinare loro la giornata... - si fece pensieroso per qualche istante, prima di proseguire come se gli fosse venuta in mente qualche idea geniale - Potremmo andarci separati, io per conto mio e tu coi tuoi amici, e vederci dopo, magari per un'oretta. Che ne dici? Potresti portarmi in giro senza dover discutere con nessuno. E poi... - sorrise, allungando lentamente la mano per, se ci fosse riuscito, scostarle una cioccola di capelli dal viso, sfuggita alla coda, e portarla dietro l'orecchio - mi piacerebbe molto passare altro tempo con te, da soli.
Confessò a voce più bassa, calda, col chiaro intento di farle venire i brividi non solo nelle zone che le sue dita avevano sfiorato, ma ovunque, per tutto il corpo: poteva ipotizzare, anche se magari a torto, che la ragazzina non fosse esperta di approccio con l'altro sesso, e se ciò era vero, voleva essere lui il primo a farle provare sensazioni di quel tipo. Ma forse la stava mettendo in soggezione col suo sguardo, coi suoi gesti, e per questo le chiese scusa.
Tranquillo! Non preoccuparti è solo che...non ci sono abituata! Sai, è la solita e vecchia storia per cui non dovrei parlarti, guardarti, starti vicino e altre cose simili. Eheh, siamo nemici ricordatelo e questo, almeno fino alla fine della competizione, non si può cancellare!
Ti sembrerà strano, ma per me è l'esatto contrario... fino a che non ci sarà la competizione vera e propria non saremo nemici, non avrebbe senso darsi contro così tanto tempo prima, anche se così la pensano i miei compagni... e poi nemici, che brutta parola. Al massimo avversari. Ma gli avversari di solito si scontrano e si fanno del male, e a me non va affatto di fartene.
Romantico a tratti, sfacciato in altri, sicuro in altri ancora, Devo si presentava a Cappie con un'infinità di sfumature diverse, tutte volte ad irretirla, a conquistarla, a corromperla, a farle progressivamente abbassare la guardia non per carpirle chissà quale segreto del coro, ma per farla sua.
No, non ho un ragazzo... Tu invece?
Nemmeno io. E poi, se sto con una ragazza, cerco di non interessarmi a nessun'altra... - rispose Devo, allargando le labbra in un sorriso malizioso, per poi tentare di sfiorare la mano di lei con una carezza delicata - Ed io invece sono parecchio interessato a te, Caroline.
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da Caroline Priscilla » 05/07/2013, 21:35
Cappie? E' carino come nome... ti chiamerò così, allora, se vorrai. Anche se preferisco Caroline, è più adulto... ti si addice, secondo me. Ma non voglio infastidirti.
Non era la prima volta che qualcuno le faceva i complimenti per quel nome. Suo padre fu il primo a sorriderle divertito, quando una Cappie di appena quattro anni chiese di essere chiamata in quel modo perchè era più facile di Caroline Priscilla. Ma che a Devo il suo soprannome piacesse le provocava una gioia diversa da quella suscitata dall'accondiscendenza gioiosa del padre. E non le dava neanche troppo fastidio che ogni tanto la chiamasse Caroline: non lo aveva mai fatto nessuno, ma non per questo avrebbe schiantato chi ci avesse provato.
E' indifferente- rispose con un'alzata di spalle e un sorriso divertito -E no, non mi infastidisci. Quindi fai pure!
Concluso quel discorso, i due ragazzi passarono a parlare nuovamente della Cyprus, o per meglio dire, dei musicanti che vi facevano parte. Devo sembrava sempre più intenzionato ad imbarazzare la giovane Tassorosso, facendole complimenti e dimostrando un interesse che la ragazza non aveva mai conosciuto. Per questo, cercava di sviare quanto più possibile da quelle considerazioni che la mettevano un po' in soggezione e un po' la lusingavano, concentrando invece la propria attenzione sui suoi compagni americani.
Non scherzerei mai su una cosa del genere. E so che i miei compagni costituiscono un problema, ma sono fatti così, ed è difficile cambiarli. In più avere Clarissa come Coordinatrice non aiuta certo a far loro abbassare la cresta, anzi...
Il tono serio non era sfuggito alla tassetta, che tuttavia preferì evitare di pensarci. Accettò invece l'invito a sedersi al suo fianco, anche perchè le gambe iniziavano a dolergli nello stare ferma in piedi. Per questo si mise seduta, con le ginocchia vicino al petto, continuando la loro conversazione. Poterlo osservare da quell'angolazione era più di quanto avesse potuto sperare la tassetta: non era capace, come lui, di fissare il proprio sguardo sulla sua figura; ma le occhiate che gli lanciava con le iridi smeraldo erano più che sufficienti per notare quei particolari che sembravano attirare maggiormente la sua attenzione. Gli occhi sembravano acuti e penetranti, a volte tenebrosi nonostante il loro colore chiaro; i capelli, neri come l'oscurità (una strana metafora, pensò Cappie, ma che gli si addiceva bene) sembravano fatti per attirare le dita della mani per accarezzarli; e infine il sorriso, un sorriso capace di turbarla e contro il quale non riusciva a difendersi. La tassetta si sorprese nel provare tanta curiosità nei suoi confronti. Non aveva mai mostrato tanta cura nell'osservare la figura di Jorge, forse perchè lui era il suo migliore amico; eppure la ragazza sapeva che, anche se fosse riuscita a riconoscere tutte le migliori qualità fisiche del Delfino, non avrebbe mai provato lo stesso imbarazzo.
La Cyprus è molto diversa da Hogwarts, è come un'accademia babbana, come i campus universitari, hai presente?
Si...
Solo che al posto delle Confraternite ci sono le tre Casate. Ed ovviamente è gigantesca, rumorosa, e sempre luminosa: non è soltanto una scuola, è come avere una mini-città a portata di mano, con le palestre, le piscine, i campi da Quidditch, i chioschi... abbiamo persino qualche ristorantino a tema.
Campi da Quidditch! Qui ne abbiamo solo uno, però è molto grande. Ad Hogwarts sentiamo molto la competizione fra le varie Casate specie quando giochiamo a Quidditch. Purtroppo noi Tassi non siamo ancora riusciti a vincere una Coppa, almeno da quando io sono entrata a scuola...avrei tanto voluto poter partecipare alle selezioni come Battitore ma non credo che mi sarà possibile...
Mentre parlava, gli occhi di Cappie si illuminarono all'improvviso, come se parlare dello sport più famoso in tutto il mondo magico riuscisse a scuoterla un po' da quella sorta di timidezza mista a diffidenza. In realtà, era da parecchio che la giovane strega non si dedicava a parlare delle cose più banali ed eccitanti che potevano interessare una ragazzina di quattoridici anni. Certo, il suo fratellino faceva di tutto per tenerle compagnia e tirarla su di morale, ma lui era a conoscenza di tutti i problemi che stava affrontando la tassetta in quel periodo. Devo non la conosceva. Devo non sapeva cosa le fosse successo. Il suo comportamento, almeno in apparenza, era naturale. E alla Tassorosso mancava parlare tranquillamente con qualcuno, senza aver paura che da un momento all'altro spuntasse fuori un "Mi dispiace per te" o un "Ti senti bene?". Non sopportava più le occhiate di compassione che gli altri le lanciavano e temeva costantemente di fare lo stesso errore con Miyabi. Era diventata insofferente. Eppure, quei pochi minuti insieme all'americano l'avevano per un attimo distolta da tutti i suoi problemi. Dimenticare che cosa le era successo appariva facile con lui. E continuare a parlare di ciò che la entusiasmava era un modo come un altro per far si che quell'illusione continuasse a vivere.
Non mi preoccupano i miei compagni, in fondo posso fare quello che voglio. Mi preoccupano piuttosto i tuoi, non voglio rovinare loro la giornata...Potremmo andarci separati, io per conto mio e tu coi tuoi amici, e vederci dopo, magari per un'oretta. Che ne dici? Potresti portarmi in giro senza dover discutere con nessuno.
Be'...non mi piace molto mentire, però in fondo immagino che Jorge sarà impegnato questo week-end...- rispose la Tassorosso, pensando all'appuntamento che l'amico stava progettando da settimane con la ragazza che le piaceva, Elbeth -Ma si, dai! Perchè no?
E poi...mi piacerebbe molto passare altro tempo con te, da soli.
La mano del ragazzo le sfiorò il viso mentre le sistemava la ciocca di capelli dietro l'orecchio. Cappie si sentì avvampare a quel contatto, non sapendo cosa rispondere alla successiva affermazione di Devo. Era entrata nel panico: sapeva che il suo imbarazzo era più che visibile sul suo volto, le gote lentigginose cosparse di un lieve rossore. Eppure, una sorta di tristezza la assalì in quel momento, ammorbidendole lo sguardo e distendendo le sue labbra in un sorriso che a tratti sarebbe apparso malinconico. Era bella, quella commedia, ma non sarebbe potuta durare per sempre. Se si fosse interessata seriamente a quel ragazzo, che cosa sarebbe accaduto? Cappie si sentiva in colpa: non voleva dimenticare suo padre e, nella sua mente ancora inesperta, provare qualcosa per qualcuno significava tradire la sua memoria, smettere di impazzire la notte perchè lui non c'era più. Il primo amore di una bambina è il proprio padre. E queste parole, Cappie le condivideva ampiamente nel suo cuore. Quindi, non potendo più rimangiarsi la parola, la ragazza tentò di svicolarsi da quella sorta di imbarazzo nell'unico modo che conosceva:sdrammatizzando.
A tuo rischio e pericolo! Sei un uomo coraggioso, Devo Nightmare. Te lo concedo!
L'agitazione era palese nel modo in cui le parole uscirono fuori dalle labbra della giovane. Inoltre, mentre parlava, la tassetta passò nuovamente la ciocca toccata da Devo dietro l'orecchio, incosciamente, come se volesse riprovare quella sensazione che per un attimo aveva messo a contatto la loro pelle. Era stato un tocco lieve, forse per molti neanche tanto importante; ma a lei importante sembrava e come. Pensò più volte a come le sarebbe piaciuto potersi confrontare col suo fratellino. Tuttavia il pensiero che questo sarebbe andato fuori di matto nel sentire che la sua sorellina aveva fraternizzato col nemico, la faceva desistere dalla volontà di raccontargli tutto. La Tassorosso pensò che la cosa migliore fosse non pensarci in quel momento e aspettare, eventualmente, quando lei e Jorge sarebbero stati finalmente da soli. E proprio di nemici si passò a parlare subito dopo, mentre Devo dava la sua personale interpretazione di come stavano messi i loro rapporti.
Ti sembrerà strano, ma per me è l'esatto contrario... fino a che non ci sarà la competizione vera e propria non saremo nemici, non avrebbe senso darsi contro così tanto tempo prima, anche se così la pensano i miei compagni... e poi nemici, che brutta parola. Al massimo avversari. Ma gli avversari di solito si scontrano e si fanno del male, e a me non va affatto di fartene.
D'accordo...neanche a me va di farti del male...ma io non sarei capace di fare del male a nessuno!- cercò di rispondere evasiva, in maniera che l'altro non capisse quanta importanza gli stesse dando -Anche se devo ammettere che a quella Regina un bel incantesimo dritto in faccia non mi dispiacerebbe lanciarglielo...- continuò sottovoce. Devo era un predatore, continuava ad aizzarla, a confonderla, annebbiandole la mente con le sue menzogne e le sue lusinghe. Come chiederle se lei avesse un ragazzo, domanda alla quale Cappie rispose negativamente.
Nemmeno io. E poi, se sto con una ragazza, cerco di non interessarmi a nessun'altra... Ed io invece sono parecchio interessato a te, Caroline.
Ecco. Il predatore aveva sferrato il suo attacco in piena vista, centrando al petto la sua pedra. Che rimase lì, attonita e ammutolita per un bel po' di secondi. Non aveva spostato la mano quando il ragazzo si era allungata per accarezzarla, ma non aveva neanche risposto a quel contatto. Sentiva di dover necessariamente ritornare con i piedi per terra, di riaprire gli occhi sulla realtà. Era Caroline Priscilla O'Neill. Non una Kelly Byron, nè una Kayleen Ward nè un Elisabeth Walker. Era la ragazza col padre scomparso, la supporter del Coro e non musicante, la sconsiderata che aveva affrontato due mezzidraghi cuccioli invece di scappare all'istante. Il senso di colpa per ciò che aveva fatto le pesava dentro il cuore, come un cancro maligno di cui le fosse difficile liberarsi. La sua mente non avrebbe mai potuto essere all'altezza di una relazione sentimentale. Perchè lei stessa non se ne sentiva degna, nè capace. Io...non so cosa dire...- aprì la bocca, sforzandosi di parlare, mentre sentiva il suo corpo reagire in maniera strana a quell'affermazione -Sono...davvero lusingata di sapere che sei interessato ad una come me...- gli occhi le si fecero lucidi, mentre la vista lentamente le si offuscava per i lacrimoni che rischiavano di rigarle le guance -Ma...non credo di potercela fare...- come sarebbero suonate quelle parole alle orecchie di Devo? Sapeva della sua situazione? Poteva anche solo ipotizzare cosa stava passando la Tassorosso? Anche se non l'avesse saputo, probabilmente Cappie non avrebbe rischiato di metterlo al corrente di come stesse andando a pezzi la sua vita. Non per diffidenza nei suoi confronti, ma perchè non voleva rischiare di perdere anche quell'unica possibilità di tener celata la sua situazione. Era arrivata agli sgoccioli, ormai, e qualcosa dentro di lei sembrava essersi spezzato. -Scusa, mi dispiace...- quando capì di non poter trattenere più le lacrime, la tassetta tentò di far scivolare via la propria mano da quella di Devo, alzandosi in piedi di scatto e tentando di asciugare con il palmo le prime lacrime ribelli che scesero giù lungo le sue gote. Se l'americano non l'avesse fermata, quindi, Cappie si sarebbe voltata di scatto e sarebbe corsa via dall'Osservatorio, lasciandolo lì, probabilmente, con tante perplessità e molti dubbi...
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da Cyprus » 05/07/2013, 22:16
L'avrebbe chiamata Caroline, allora, almeno una volta ogni tanto, a seguito di un complimento, di una carezza o, chissà, magari anche di un bacio: no, non pensava fosse così improbabile riuscire a strapparglielo, era piuttosto sicuro di sé, e soprattutto la Tassorosso rispondeva bene - molto bene - ai suoi stimoli; notava infatti le occhiate incuriosite che lei gli lanciava, ma Devo faceva finta di niente, rimanendo silenzioso come se non se ne stesse accorgendo così da lasciare a Caroline Priscilla la possibilità di studiarlo per tutto il tempo che avesse voluto.
Campi da Quidditch! Qui ne abbiamo solo uno, però è molto grande. Ad Hogwarts sentiamo molto la competizione fra le varie Casate specie quando giochiamo a Quidditch. Purtroppo noi Tassi non siamo ancora riusciti a vincere una Coppa, almeno da quando io sono entrata a scuola...avrei tanto voluto poter partecipare alle selezioni come Battitore ma non credo che mi sarà possibile...
Come mai? Alle ragazze non è permesso fare la selezione? - domandò l'americano, trovando del tutto logico quel quesito - Comunque sì, ne abbiamo quattro... uno personale per ogni Casata, ed uno globale che ospita le sfide tra le tre Case, per decretare quella vincitrice.
Aggiunse, chiedendosi come fosse possibile che sei Casate, lì ad Hogwarts, si allenassero in un campo solo: ma non stavano strette? Tutto un altro mondo, Nightmare se ne rendeva conto, e se a loro andava bene così, tanto meglio; lui voleva solo stare un altro po' da solo con lei, magari in un posto diverso, e a giudicare dalla risposta che la ragazzina gli diede dopo, ottenere ciò che voleva non era stato nemmeno troppo difficile.
Be'...non mi piace molto mentire, però in fondo immagino che Jorge sarà impegnato questo week-end... Ma si, dai! Perchè no?
Riuscì a spostarle i capelli dietro l'orecchio, vide le sue guance infiammarsi, così come si rese conto che la Tassorosso ripeté il movimento da lui effettuato dopo qualche istante, come a risentire quella sensazione in prima persona; era nel panico, era lusingata ed intimidita al tempo stesso, affascinata da qualcosa che non aveva mai conosciuto... era la situazione perfetta.
A tuo rischio e pericolo! Sei un uomo coraggioso, Devo Nightmare. Te lo concedo!
Solo con ciò che per me vale lo sforzo ed il coraggio... - replicò lui, sorridendole - E tu li vali entrambi, Caroline.
Aggiunse a voce più bassa, calda, mandando forse in frantumi anche il suo tentativo di sdrammatizzare la situazione: era come se lei tentasse di scappare, e lui invece la gettasse sempre di più nel baratro della sua trappola. Poco dopo, infatti, fece presente che non la vedeva come un'avversaria, affatto, e che tra l'altro non avrebbe mai potuto farle del male.
D'accordo...neanche a me va di farti del male...ma io non sarei capace di fare del male a nessuno!
Sorrise tra sé a quelle parole, sicuro che Cappie avesse cercato di non sottolineare quanta importanza gli stava dando con quella risposta.
Anche se devo ammettere che a quella Regina un bel incantesimo dritto in faccia non mi dispiacerebbe lanciarglielo...
Credo se lo meriterebbe appieno.
Ammise Devo, dimostrando così di aver sentito il suo sussurro e, tra l'altro di condividerlo in pieno; Regina, al di là della pantomima che aveva tirato su per la ragazzina, era davvero un po' troppo montata, ed un po' di umiltà non le avrebbe di sicuro fatto male. E poi, l'americano tentò di fare quel passo verso di lei, ammettendo palesemente di trovarla interessante ed accarezzandole la mano, per ricreare un contatto tra loro: la reazione di Cappie, tuttavia, lo prese in contropiede, soprattutto quando gli occhi le si velarono di lacrime.
Io...non so cosa dire... Sono...davvero lusingata di sapere che sei interessato ad una come me... Ma...non credo di potercela fare...
La mente del ragazzo elaborò in fretta una strategia per non perdere la sua preda, così quando la Tassorosso si alzò per scappare lontano da lui, Devo si alzò a sua volta velocemente, pronto a fermare la sua corsa.
Scusa, mi dispiace...
E difatti, subito dopo quelle parole, il ragazzo allungò la mano per afferrare quella di lei prima che Cappie potesse lasciare l'osservatorio - Talento (Fisico) 8 + 19/d20 = 27. Se ci fosse riuscito, l'avrebbe attirata a sé, avvolgendola in un abbraccio diverso da quelli che il "suo fratellino" le aveva dato fino a quel momento, diverso anche da quelli che le dava il padre, perché si trattava dell'abbraccio di un ragazzo interessato a lei.
Piangi, se vuoi... ma non scappare da me.
Le sussurrò dunque, ammesso che fosse riuscito a fermarla, tenendole una mano dietro la schiena e l'altra intenta ad accarezzarle i capelli, con delicatezza: se fosse riuscito sia a bloccare la sua corsa che ad abbracciarla, Devo sarebbe rimasto in silenzio per diversi secondi, forse anche minuti, lasciandola sfogare; solo diverso tempo dopo si sarebbe azzardato a posarle una mano sulla guancia, nell'intento di spingerla ad alzare lo sguardo su di lui.
Non so cosa intendi per "una come te", e poco m'importa: nemmeno io sono un santo, tutti abbiamo combinato qualche cazzata; tolto questo, non ti sto chiedendo nulla se non di uscire con me, e magari di non interessarti ad altri ragazzi nel frattempo, così da vedere come va, che succede, senza nessun impegno. Dalla tua reazione mi sembra di capire che almeno un po' ti piaccio... e non c'è nulla di male in questo: sei una ragazza ed io un ragazzo, è normale e giusto cominciare a volersi approcciare con l'altro sesso.
Avrebbe parlato in tono suadente, dolce, per spingerla a placare i nervi, a tranquillizzarsi - Talento (Arte) 22 + Carisma (Arte) 24 - a fidarsi di lui e a credere nelle sue parole al punto da affidarsi ad esse, e sperimentare qualcosa di nuovo.
Non ti metterò alcuna fretta, né ti farò alcuna pressione... volevo solo che sapessi che ho posato gli occhi su di te dal primo momento in cui abbiamo potuto parlare con voi, in Auditorium, e che ciò che ho visto mi è piaciuto molto. Tutto qui.
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da Caroline Priscilla » 05/07/2013, 23:44
Quel breve tempo passato all'Osservatorio di Astronomia era stato vissuto come una sorta di sogno dalla giovane Tassorosso. Le ostilità nei confronti di Devo, le scuse per essersi comportata male con lui, il conversare tranquillamente con un'altra persona, come se il suo mondo continuasse a girare nel verso giusto, come se nulla fosse cambiato. Si, per lei era un sogno, nel quale era stato facile perdersi e cedere alle lusinghe di un ragazzo che sembrava palesare un reale interesse per lei. Ma come avrebbe potuto continuare quell'illusione, quando per loro natura esse sono effimere e destinate a finire? Cappie lo sapeva bene, sapeva bene che mettere da parte i propri problemi non li avrebbe cancellati e che a prescindere da tutto, mille altri se ne sarebbero aggiunti se lei avesse ceduto ai propri istinti, interessandosi a quel ragazzo tanto strano. Per questo la sua mente cercava di difendersi dagli assalti del musicante che, non conoscendo quale inferno stesse passando la tassetta in quel periodo, aveva tentato più approcci consecutivi, volta a farle capire che di lui poteva fidarsi.
Come mai? Alle ragazze non è permesso fare la selezione?
Certo che si! Semplicemente non credo di riuscire a reggere tutti gli impegni. Sai, lo studio qui è tanto, in più sono nel Coro e anche lì la Vireau non ci lascia un attimo di tregua...
Spiegò al ragazzo, tralasciando il fatto che lei, di partecipare alle prove, non era obbligata a causa della sua recente espulsione e integrazione poi come supporter. Ma perchè rovinare quel bel momento, rivelandogli come stavano realmente le cose? Se poi lui si fosse informato sui partecipanti alla competizione, avrebbe sicuramente notato che il nome di Caroline Priscilla non era presente. Gli argomenti si susseguivano, dal parlare di Quidditch, all'organizzare un'uscita insieme (lei in gruppo, lui da soli) ad Hogsmeade, il villaggio magico per eccellenza. La costanza di Devo nel rimarcare quanto gli sarebbe stato a cuore poter uscire con lei era qualcosa di straordinario per la giovane strega, che non aveva mai visto avvicinarsi a lei un ragazzo se non per chiederle appunti, ridere, scherzare e, con il suo fratellino, per condividere le loro esperienza lì ad Hogwarts. Quando il musicante della Cyprus, però, confessò apertamente il suo interesse per lei, l'illusione si spezzò intorno a Cappie, costringendola a ritornare con la mente sulla realtà. Era difficile capire quali emozioni vorticassero nel suo animo: da quando suo padre era scomparso, il senso di colpa non l'aveva mai abbandonata, impedendole di guardare alla vita con la stessa speranza e spensieratezza che l'avrebbe accompagnata probabilmente fino alla fine dei suoi anni ad Hogwarts. Il dovere morale nei confronti di una persona scomparsa, quello mentale nei confronti della madre, fragile quanto lei ma non altrettanto ostinata nel continuare ad andare avanti, il sentirsi oppressa dagli sguardi di chi quell'esperienza poteva viverla solo da lontano e il dolore, il dolore perchè niente sarebbe più stato come prima, nè lei, nè la sua vita, nulla. Le parole di Devo l'avevano travolta, sbattendole in faccia che lei non aveva una vita normale, non meritava una vita normale ed era solo per colpa sua che tutto quanto era andato degenerando. Le lacrime furono impossibili da bloccare. Per questo, cercando disperatamente di non farsi vedere dal ragazzo, che tutto sommato era un estraneo, la Tassorosso si alzò di scatto, pronta a girare i tacchi e a fuggire da lì, lontano da Devo, lontano da Jorge, Elbeth, Miyabi, Elisabeth, nelle sue stanze nei Sotterranei, dove protetta da sguardi indiscreti avrebbe potuto sfogare il suo dolore finalmente, scoppiato come una piccola bomba a pressione. Eppure qualcosa andò storto nelle intenzioni della ragazza. Una mano l'afferrò con forza, mentre delle braccia l'avrebbero avvolta intorno al corpo, stringendola contro il battito ritmico e cadenzato di un cuore umano. Prima di potersi rendere conto di quello che stava accadendo, la tassetta si ritrovò senza volerlo ancorata al corpo di Devo, le mani strette a pugno e attaccate al petto, mentre l'odore fino ad allora sconosciuto dell'americano le penetrava la mente. Lacrime di vergogna si aggiunsero a quelle di dolore. Come poteva farsi vedere in quello stato? Devo poteva essere un suo potenziale nemico!, tentava di giustificarsi, pur sapendo che non era realmente quello ad impensierirla, quanto il fatto che ora, Devo, avrebbe scoperto quale povera derelitta stava stringendo fra le braccia. E il pensiero le risultava insopportabile. Tuttavia, più cercava di liberarsi, più le braccia del ragazzo la tenevano ancorata lì. E alla fine, l'unica cosa che le rimase da fare, fu lasciar scorrere le lacrime sul suo petto, mormorando parole di scusa la cui causa Devo non avrebbe compreso.
Piangi, se vuoi... ma non scappare da me.
Avvertiva la sua mano scivolarle fra i capelli, accarezzandola dolcemente e mormorandole parole dolci per rassicurarla. Il corpo era scosso da violenti singhiozzi ma, per quanto la volontà della tassetta fosse quella di darsi un contegno, i suoi occhi non smettevano di cacciare fuori tutte le emozioni che Cappie aveva celato dentro di sè fino a quel momento. Dopo qualche minuto, infine, le violente emozioni che l'avevano scombussolata se ne andarono soddisfatte, lasciandola completamente vuota.
Non so cosa intendi per "una come te", e poco m'importa: nemmeno io sono un santo, tutti abbiamo combinato qualche cazzata; tolto questo, non ti sto chiedendo nulla se non di uscire con me, e magari di non interessarti ad altri ragazzi nel frattempo, così da vedere come va, che succede, senza nessun impegno. Dalla tua reazione mi sembra di capire che almeno un po' ti piaccio... e non c'è nulla di male in questo: sei una ragazza ed io un ragazzo, è normale e giusto cominciare a volersi approcciare con l'altro sesso. Non ti metterò alcuna fretta, né ti farò alcuna pressione... volevo solo che sapessi che ho posato gli occhi su di te dal primo momento in cui abbiamo potuto parlare con voi, in Auditorium, e che ciò che ho visto mi è piaciuto molto. Tutto qui.
Lasciò che le sollevasse il volto in modo che i loro sguardi si incrociassero, ascoltando attentamente il discorso di Devo. Il suo corpo, minuto, quasi gracile in quel momento, sembrava adattarsi bene a quello del ragazzo, che continuava a parlarle tentando di calmarla, convincerla che non c'era niente di sbagliato in ciò che provava. Si, ma che cosa provava? La confusione era tanta e la tassetta non avrebbe saputo come spiegare all'americano che non la spaventavano i suoi sentimenti, ma la sua stessa esistenza. Come fargli capire l'angoscia di risvegliarsi ogni giorno, realizzando per la prima volta cosa fosse la solitudine? Cappie non aveva perso l'intera famiglia come Miyabi, ma una parte molto importante del suo cuore si era staccato da lei e per quanto lei sperasse, sembrava non voler tornare indietro. Come dirgli che sentiva un vuoto nel buco aperto che aveva lasciato suo padre? Troppi problemi a cui pensare e la Tassorosso si scoprì a non volerci pensare. Le sue barriere mentali si erano abbassate, lasciando che le parole di Devo le circolassero nella mente come una dolce melodia, come la voce che l'aveva emozionata mentre cantava una canzone.
Mi dispiace...- ripetè quindi per l'ennesima volta, dopo che egli ebbe finito di parlare, cercando di mantenere quel contatto visivo da lui tanto cercato -Di solito non piango con ogni sconosciuto che mi capita a tiro, giuro...- una piccola battuta, che si sforzò di accompagnare con un sorriso, mentre riprendeva a parlare -Non sarebbe facile riuscire a frequentarci, non ti pare? Viviamo lontani, non frequentiamo neanche la stessa scuola e non riusciremmo mai a vederci...- disse, elencando tutti i contro che la sua mente era in grado di formulare per ostacolare una possibile relazione- Per me va bene continuare a vederci quando verrai qui, o se io verrò da te. Possiamo andare a Hogsmeade e in qualunque posto tu abbia voglia di visitare...- fece una piccola pausa prima di riprendere- Ma non chiedermi di provare ad impegnarmi in qualcosa di più...non posso garantire nulla e non voglio...prenderti in giro..- già, lei era anche preoccupata di poterlo trascinare nel suo stesso vortice di disperazione -E...un'altra cosa: non chiedermi nulla del mio passato...nè perchè mi sono comportata così...- concluse infine, cercando di preservare per quanto le fosse possibile la notizia della scomparsa di suo padre. Sapeva che, se l'americano avesse fatto qualche ricerca, sarebbe venuto comunque a saperlo; ma per lo meno quando e se l'avesse saputo, non sarebbe stata lì di fronte a lui a vedere i suoi bellissimi occhi trasudare pietà e compassione -Ora...puoi lasciarmi andare...sto bene, davvero...- sorrise timidamente nel dire quelle parole, mentre realizzava quanto fossero vicini i loro corpi e arrossendo imbarazzata. Tuttavia non riuscì a distogliere lo sguardo da quello di Devo, attirato dal magnetismo che trasudava, aspettando che fosse lui a lasciarla libera di andare.
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da Cyprus » 06/07/2013, 22:24
[Personaggio mosso: Devo Nightmare]
Non si era aspettato di vederla piangere, non era qualcosa che nel comportamento di lei avrebbe potuto prevedere, ma questo non significava certo dover rinunciare al proprio piano originale: avrebbe dovuto modificarlo velocemente, quello sì, adattandosi alla nuova situazione che si era venuta a creare, ma non c'era ragione di mandare al diavolo tutto il lavoro fatto fino a quel momento. La strinse, dunque, lasciando che Caroline Priscilla si sfogasse, che piangesse tutte le - o buona parte delle - sue lacrime, per poi cercare il suo sguardo per poterla guardare negli occhi ed avvolgerla coi propri, così da tranquillizzarsi come solitamente lui era ben in grado di fare.
Mi dispiace... Di solito non piango con ogni sconosciuto che mi capita a tiro, giuro...
Sconosciuto? Dopo questa potrei quasi offendermi, sai?
La riprese dolcemente lui, inarcando le labbra verso l'alto, in un sorriso all'apparenza dolce come il tono della voce che aveva usato per rivolgersi a lei.
Non sarebbe facile riuscire a frequentarci, non ti pare? Viviamo lontani, non frequentiamo neanche la stessa scuola e non riusciremmo mai a vederci... Per me va bene continuare a vederci quando verrai qui, o se io verrò da te. Possiamo andare a Hogsmeade e in qualunque posto tu abbia voglia di visitare... Ma non chiedermi di provare ad impegnarmi in qualcosa di più...non posso garantire nulla e non voglio...prenderti in giro...
Ehi ehi, frena bella Tassorosso... non ti ho mai chiesto di stare insieme - replicò lui, così da porre un blocco almeno momentaneo a quel fiume di parole che l'aveva investito - Anche non considerando il fatto che tra un anno avrò finito la scuola, e nulla mi vieterebbe di spostarmi a Londra... - proseguì Devo, togliendo così il problema del vivere lontani e frequentarsi poco - Non ti sto chiedendo di metterti con me ora, sarebbe un po' presto, non credi? Ti voglio frequentare perché m'interessi, ed ho un po' di tempo per farlo fortunatamente, perciò ne voglio approfittare. Se andrà bene, allora ne riparleremo alla vigilia della mia partenza.
La rassicurò lui: no, che gusto ci sarebbe stato a mettersi insieme a lei così, subito? Dove sarebbe stato il gioco, dove sarebbe stata la caccia, dove sarebbe stata la soddisfazione nell'aver catturato la propria preda?
E...un'altra cosa: non chiedermi nulla del mio passato...nè perchè mi sono comportata così...
Temi che ti guarderei diversamente se lo conoscessi? Che proverei compassione per te, che mi faresti pena? - domandò di rimando l'americano, guardandola più intensamente negli occhi e raccogliendo le sua lacrime con le dita di entrambe le mani - Io so cosa stai passando, Caroline... perché l'ho passato anch'io. E ti giuro che non potrei mai trattarti con compassione, perché so quanto fastidio possa dare.
Le rivelò Devo, ora più serio nel tono, facendole così comprendere che sì, forse non sapeva cosa le fosse preso in quel momento, ma in realtà il suo passato lo conosceva eccome, perché lui per primo l'aveva provato sulla propria pelle, e se non le aveva detto nulla era proprio per non darle l'idea di essere trattata con la compassionevole accondiscendenza che si concedeva a coloro che ci facevano pena.
Ora...puoi lasciarmi andare...sto bene, davvero...
Mi piace tenerti così vicina... posso osservare il tuo viso da una distanza ancora più breve. Ma se tu vuoi che ti lasci andare, non hai che da chiederlo.
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da Caroline Priscilla » 08/07/2013, 22:18
Era crollata. Il peso di tutti quei mesi passati a dibattersi fra i sensi di colpa e il dolore era finalmente esploso, anche se nel momento meno opportuno. Avrebbe preferito essere da sola, quando sarebbe successo. Avrebbe voluto nascondersi in un angolo, magari nella Stanza della Necessità, a buttar via tutto il lerciume che provava dentro. Avrebbe voluto soffrire in perfetta solitudine. Invece le braccia forti e confortevoli di uno sconosciuto la strinserò a sè, lasciandola sfogare come mai aveva fatto fino ad allora. Era un tipo di contatto che la Tassorosso non avrebbe mai immaginato di avere proprio con quel ragazzo alto e tenebroso, che riusciva a metterla in soggezione col suo sguardo magnetico. Eppure si trovava lì, ad un passo dal suo viso, schiacciata contro il suo petto, anche se la cosa non le dispiaceva affatto. Ma di mostrarsi in quel modo, quello si che le dispiaceva eccome. Non si vergognava per vanità, ma perchè sarebbe risultata debole agli occhi dell'altro. E se qualcuno della Cyprus fosse venuto a saperlo? Avrebbe potuto lei mettere in pericolo il proprio gruppo? La tassetta non ne era convinta, ma non riusciva a stare del tutto tranquilla, non in sua compagnia. Per questo, aveva cercato di scusarsi per il suo comportamento, biascicando parole di ogni tipo e parlando a macchinetta, proponendo le scuse più varie per le quali loro non avrebbero potuto vedersi nè frequentarsi, se non poche e sporadiche volte e solo da amici. Forse, la paura di poter commettere un altro errore la stava spingendo a correre ai ripari prima che fosse troppo tardi. Eppure, fu proprio Devo a farla ritornare ancora una volta coi piedi per terra, questa volta rassicurandola sull'avvenire di entrambi.
Ehi ehi, frena bella Tassorosso... non ti ho mai chiesto di stare insieme. Anche non considerando il fatto che tra un anno avrò finito la scuola, e nulla mi vieterebbe di spostarmi a Londra... Non ti sto chiedendo di metterti con me ora, sarebbe un po' presto, non credi? Ti voglio frequentare perché m'interessi, ed ho un po' di tempo per farlo fortunatamente, perciò ne voglio approfittare. Se andrà bene, allora ne riparleremo alla vigilia della mia partenza.
Cappie non potè fare a meno di sorridere timidamente quando l'altro la chiamò bella Tassorosso. Bella lo era sempre stata solo per suo padre e il fatto che il musicante ricordasse la sua casata di appartenenza era qualcosa che la faceva gioire, sia per l'orgoglio che provava nello stare fra i Tassi, sia perchè dimostrava sincero interesse per lei, se riusciva a ricordare quei particolari. Arrossì invece un po' vergognosa, quando lui chiarì che non aveva intenzione di stare insieme. Avrebbe voluto spiegargli di non fraintendere le sue parole, che non era corsa con la fantasia troppo in là, ma semplicemente doveva mettersi in guardia contro qualsiasi cosa. Tuttavia, il ragazzo non la lasciò parlare, continuando tranquillamente il suo discorso che ebbe l'effetto desiderato. Annuì semplicemente alle sue parole come una brava bambina, per poi passare a chiedergli di non indagare sul suo passato. Non avrebbe mai voluto vedere quegli occhi di un blu profondo trasformarsi nel guardarla. Erano magnetici e la lasciavano stordita ogni qual volta si rendeva conto che la stavano fissando troppo a lungo. Ma li avrebbe sempre preferiti ad uno sguardo carico di compassione, che avrebbe solo aumentato la rabbia che c'era in lei. Eppure la sua risposta fu la più sorprendente di tutte quelle che il ragazzo le aveva dato fino ad allora.
Temi che ti guarderei diversamente se lo conoscessi? Che proverei compassione per te, che mi faresti pena? Io so cosa stai passando, Caroline... perché l'ho passato anch'io. E ti giuro che non potrei mai trattarti con compassione, perché so quanto fastidio possa dare.
...
Rimase in silenzio per alcuni minuti, gli occhi spalancati, le morbide labbra leggermente schiuse a disegnare una perfetta e minuscola oh di stupore. Come era possibile che lui già sapesse? E soprattutto, cosa significava che conosceva l'inferno per il quale stava passando? La Tassorosso sentì gli occhi farsi nuovamente lucidi, ma questa volta per un'emozione diversa: era come trovare una luce che brillasse uguale alla sua, una luce da seguire e con il quale confrontarsi. Aveva visto anche lui suo padre scomparire nel nulla da un giorno all'altro? E come era riuscito a superare il trauma? In quel momento, con quelle semplici parole, Devo divenne per la giovane strega un faro nella notte, sebbene lei fosse ancora troppo inesperta per rendersene conto. Quella notizia l'aveva colpita talmente tanto, che Cappie sentiva il bisogno di staccarsi dal giovane almeno per un po', per riprendere il controllo della situazione e soprattutto dei suoi spazi.
Mi piace tenerti così vicina... posso osservare il tuo viso da una distanza ancora più breve. Ma se tu vuoi che ti lasci andare, non hai che da chiederlo.
Neanche questa volta riuscì a rispondere alla sua provocazione, troppo allibita per poter fare qualsiasi cosa. Quindi, dopo averlo pregato ancora una volta di lasciarla andare, la Tassorosso si svicolò finalmente da quell'abbraccio, sebbene le sue di braccia si stringessero comunque attorno al proprio corpo, come se ora che non c'era lui la tassetta avvertiva di colpo una sorta di freddo gelido.
Grazie per la chiacchierata...
Disse infine, sforzandosi di sorridere serena, mentre si sistemava per bene la borsa a tracolla e indietreggiava verso l'uscita dall'Osservatorio.
E' tardi. Probabilmente i miei amici si staranno chiedendo dove mi sia cacciata. Allora, ci vediamo in giro...a presto Devo...
Detto questo, la ragazza, con un'ultima occhiata, uscì fuori dalla stanza, lasciandosi alle spalle, almeno per il momento, quell'esperienza sconvolgente.
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2013-07-05 23:06:50 |
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